Sarà la stagione
ma qui le giornate
sono sempre più fredde.
Qualunque cosa può manifestarsi fredda
oggetti, luoghi, emozioni…
anche due persone,
nel mezzo di una discussione
smettono di parlarsi
e in quegli attimi di silenzio
tutto si fa freddo.
Nel mentre,
aspetto pensieroso la neve
che nonostante il freddo,
mi trasmette gioia.
Ho confidato a un’impiegata del reale
di avere sete di luce quest’anno
di volere primavera addosso,
c’è un ghiaccio alle ossa da sciogliere
un odore di candele da disperdere.
Nel frattempo Venere e Giove, in prima serata
danno repliche di dio, gratis
nel cielo terso dell’attesa
due punti luminosi, occhi distanti tra loro
muti, fissi come nascita e morte
e noi sotto a sperare ancora nelle…
Il calcio nel cuore dei fiorentini, in ogni tempo e in ogni stagione
Nel gennaio del 1490 vi fu una incredibile ondata di freddo su Firenze. L’Arno era completamente ricoperto da una spessissima lastra di ghiaccio. Il 10 gennaio, di tutta fretta, tra Ponte Vecchio e Ponte Santa Trinita, i fiorentini organizzarono, proprio sul fiume ghiacciato, una vera e propria partita di calcio, “a guisa di battaglia ordinata con una palla a vento, rassomigliantesi alla sferomachia, passata dai greci ai latini e arrivata fino a noi”.
Al posto delle tribune, i tifosi si accomodarono lungo i ponti e sulle spallette, da dove incitavano gli atleti, con cori e acclamazioni. Tutto questo venne annotato da Niccolò Ridolfi nel Registro dei Priori della Repubblica Fiorentina, quando “il fiume Arno diacciò sì forte che vi si fece sopra al Calcio fra Ponte Vecchio e Santa Trinita”.
Tracce di questa memoria vengono riportate anche da Scipione Ammirato, nelle Istorie Fiorentine: “ghiacciò Arno per modo forte, che per tre dì continovi vi si fece il Calcio”.
Ed anche Luca Landucci, nel Diario Fiorentino, scrive “E a dì 10 di giennaio 1490, ghiacciò tutto Arno in modo che vi si fece su alla palla, e arsevisi scope; fu gran freddo”.
Per quanto eccezionale fosse stata quella ghiacciata, è difficile immaginare che non vi siano state conseguenze derivanti dal cedimento della lastra di ghiaccio; infatti, tralasciando gli scivoloni, le cadute, le inevitabili zuffe che saranno occorse nei momenti più “caldi” delle partite, vi fu anche un dramma, ricordato dal Landucci. A distanza di qualche giorno, probabilmente il ghiaccio cominciò a sciogliersi per un innalzamento delle temperature, e già da monte della città le acque cominciavano ad ingrossarsi, gonfiate appunto dallo scioglimento del ghiaccio, e accadde che una persona venne inghiottita dal fiume e che lo stesso straripasse in più punti. Queste le parole di Luca Landucci sull’accaduto: “a dì 19 di giennaio 1490, venne Arno molto grosso e rovinò el mulino del Ponte a Rubaconte a lato a Santa Maria delle Grazie, e affogovvi un portatore. E uscì Arno in più luoghi del letto suo. Questo mulino faceva filatoio.”
Ancora, vent’anni dopo, accadde che l’Arno ghiacciasse totalmente, con una nuova ondata di freddo glaciale. Bartolomeo Masi lo descrisse come talmente ghiacciato da poter essere attraversato camminando “comunemente come uno farebbe andare in su una piazza; e facevasi al Calcio, come si fa l’anno al Calcio in sul prato Ognisanti”.
Gabriella Bazzani Madonna delle Cerimonie
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