Tumgik
#Teatrino dei Burattini
deliriumtropos · 26 days
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r18❗️ parte seconda di una fan fiction in revisione; 🇮🇹
capitolo incompleto!
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— Allora che si fa, eh? O Planetario, ma che si fa?
Pistonai fuori dall'autobus alla fermata del Center col sole sulla biffa e i fari schermati dalle travegghie scure, da vero duro della ti vù tipo. Poi con un bel dito centrale verso l'autista e il suo tentativo d'acciuffarmi in tempo per la collottola, e controllarmi così le gaioffe come in caccia della solita bella maria che mai gli avrei dato, manovrai quasi volando sulla strada nella speranza che questo non volesse insistere oltre. E forse questo martino mi lesse nel cardine, O fratelli, perché il poldo autista - un tipo bigio stagionato col corpo tutto molle e tarchiato e con una certa sguana nella sudata - agitò le granfie verso il sottoscritto, proprio noncurante dei passeggeri imburianati dall'attesa, e provò a scendere coi fari tipo su tutte le furie contro di me. Ma questo era appunto un poldo bigio e grasso da fare invidia a Orwell coi suoi porci nel porcile, e anche assai lento.
Allora gufai, accompagnando perbene il misero teatrino e la ciangotta affannata e stanca dell'autista con un po' di musica labiale: brrrrzzzzrrrr.
Il poldo del porcile prese la rincorsa più friggibuco del secolo. — Ora ti acchiappo, ora ti acchiappo! —, sborgnò. Ma, più che acchiappare il vostro Umilissimo narratore, acchiappò il marciapiotte inciampando come un sacco di letame sguanoso e io fui pronto, tipo, a un tanti egregi saluti alla tua vecchia fattoria lerciosa, e nemmeno a dirlo lo seminai allampo.
— Ma io Ti conosco, ma tu sei quello sui giornali! — abbaiò il poldo, ancora più imburianato di prima e col grosso biffone sgarrettato e rosso. — Non credere che non ti conosco! ti conosco, hai capito che ti conosco? —
Gli gufai sopra con una gufata più grassa di lui. — Senti, amico, io non ho tempo, — dissi facendo flash flash coi zughi di fuori e il labbro tipo a scimmione per imitare quanto più fedelmente possibile la biffa sguanosa che continuavo a locchiare come a volerlo provocare o ca cate simili. — C'è una questione di vita o di morte al varco, afferri il concetto? Ma che ne puoi capire tu? Amico, senti, perché non prendi un respiro? —
Il poldo martino Santo Martire degli autisti digrignò i zugh festati perbene e ecco che esce il sangue per lo scapriccio del marciapiotte senza farci flash flash come il sottoscritto faceva. E fu uno spettacolo cinebrivido, compagni miei, una vera bellezza. Poi il mio stomaco cominciò come a voler protestare, e allampo e senza apparente ragione rovellai di voltarmi e di lasciarlo lì. Strano, pensai in un primo momento. Ma, come dicono, non tutto deve sempre averci del significato, e così attribuii il mio distacco dalle sue macerie al pensiero di cosa ci avrei trovato di friggibuco per il Van, e cominciai a non darci chissà quale peso. Manovrai via dalla fermata e dal Martire festato dal marciapiotte, imboccai la strada per il Taylor Place e continuai per la Missione.
Fu proprio una volta che il sottoscritto si trovò di fronte alle insegne della disco-butik che mi fermai con le patte, e sempre lì che il mio planetario suggerì alla svelta di far retro marcia e baracca e burattini, mica molto convinto d'aver fatto cosa buona e giusta nel lasciar casetta, o casa dolce casa. Ma ormai ero lì, e nonostante il pizzicore e la sguana e l'ira coi coltelli dentro, per com'ero fatto le cose lasciate a metà non mi si facevano.
Dissi al planetario, tra sottoscritto e sottoscritto:
— E allora si entra o si entra? O no? Sei un malcico fatto e finito, e coi venti e sette anni sul groppo pure. E allora che sguana di cosa t'aspetti, se indugi e non ti ci smuovi? Ci entri alla disco-butik oppure no? — E gli ci aggiunsi che gli sarebbe pure convenuto di darsi una mossa e di agire sul punto. Ma, nel mentre, le mie patte avevano preso come sù il peso del puro piombo, come se la figura del bebbeotto indeciso fosse già poca cosa, e non mi veniva idea d'un rimedio o una trucca qualsiasi dalla soluzione immediata che potesse, con ogni mezzo, sbrogliare la faccenda. Nemmeno un lampo che suonasse di genio alla Ein e Stein! Non mi garbava di sentirmi le granfie mezze date alla voglia di darsi a gran festoni sui primi martini a tiro di biffa in pieno giorno, O fratelli: con Zio e Tutti gli Angeli a locchiarmi e ammonirmi, e magari a suon di cerini e auto-pol.
Più che Melodia – questo il nome del commerciante di musica in padellami dei miei tempi d'oro e argento –, già friggibuco come nome a quell'epoca, e poi Van (e questa era cosa buona e giusta, amici rari), l'ennesimo cambio di gestione alla cassa e alla vecchia maria suonava come un rutto meschino e intollerabile. Vogue era adesso il suo nome, e era proprio un nome da bigia, di quelle che ci passano intere ore a rifarcire il truglio raffazzolettato con la trucca del trucco, e coi specchi tutti rotti per la vergogna tipo, se capite cosa intendo. Al solo pensiero mi ci scardinavo tutto al centimetro quadro, e tutta quella sguana. Nessuna precedente insegna pareva superare in mielestrazio questa qua nuova, a cominciare da quel tanto di logo friggibuco del Van che adesso si chiamava Vogue, perché era una gran schifo d'insegna e di situazione, potete starne certi, né il sottoscritto amante dei compromessi e del porgi-la-guancia-amico. Allora i miei fari tornarono frappè, e per una volta pensai che in fin dei conti ogni sosto sarebbe stato cento sguane meglio d'un locale ormai ridicolo come questo sostaccio, anche un sosto sgualcito come la rozzeria centrale, per esempio. Ed era tutto dire.
Mentre ancora scricciavo al planetario di trovare una maniera per farmi coraggio, stupendomi instupidito di quanto certe volte certi sogni dicano il vero (e potevo anche confermarlo, fratellini), e che non trarne poi tutta quella tragicomica da gedia avrebbe migliorato in parte il bel pome che tutto sommato era sereno e spumante, le mie granfie pigliavano a rovellarsi tra di loro e ci facevo pochi passi che quasi subito mi rovellavo di nuovo di non oltrepassare la soglia con le patte a un metro dalle porte della friggi-butik, sguana and company. O locchiavo a destra e a manca per tutta Taylor Place, e anche per diritto nel caso, coi fari cinebrivido e severi.
Ci passò molto altro tempo, tipo lo scorrere in stile un-due-tre-stalla o giù di lì. Poi le mie gambe e le mie patte reagirono, si fecero finalmente di forza in avanti e il vostro Umilissimo narratore si decise a procedere verso il rivenditoriale che pensavo di conoscere come le mie gaioffe sacre, o fratelli, e ecco che superai l'insegna buzzurra e mielestrazio del Van che ora si chiamava Vogue del porco mondo, e ci entrai con i zughi da finto ghigno perbene: tutto sorridente, insomma, come un malcico tranquillo tranquillo, sbarbato e lavato. E almeno sulle ultime due c'era del vero, mi ero lavato cioè.
Le mode, anche se poco cinebrivido, cambiano. Ma Vogue era proprio un nome sguanoso, e mai mi sarei pentito di definirlo in questo modo, e era pure peggio del primo nome di Melodia, e Van-non-più-Van-ma-Vogue a questo punto leggenda da tramandare ai figli dei figli dei figli e amen, da tramandare, dico, coi fari da piagnisteo e condoglianze vivissime, cari.
Delitto! In cinque o sei anni d'assenza del VUN, tutti mi ci avevano tipo ballato alle spalle alla maniera dei ratti che ballino alla scomparsa del Gatto, e la rabbia mi prese un piccolopoco. Locchiai male il primo capitato a tiro, scapricciando di prenderlo davvero a tiro con l'aire d'un festone sulla sua biffa coi zughi da coniglio, altro che indugiare per il pugno dei rozzi e dei cerini coi parazzucchi! Ma gli evitai il buon giro tipo quarto d'ora di porco diciannove ultraviolento del sottoscritto, non so come né perché, e nel portarmi lontano dal martino coi zughi da coniglio senza la sua carota m'infilai a dar di perlustrazione per gli scaffali dandogli un'ultima locchiata di fari minacciosi per evitarmi, almeno, la figura del Bamba che si pigli la coda tra le gambe come i cagnacci. Certo, Bamba ormai non era più così Bamba, ma nel mio planetario speravo ancora che il nuovo bamba col parazzucca da rozzo fosse una qualche genere di trucca tipo fantascientifica o un clone.
Le mode cambiano, anche i soma a quanto pare, ma la musica no. Ci si deve accontentare nella vita, perché Zio ha da fare e non può sempre starsene lì a soffocarti la granfia con la sua salda d'acciaio e vino e ostie per dirti di ritentare che la prossima volta sarai un malcico fortunello. E almeno la bella musica (quella vera, se capite), non era cambiata, ma nemmeno di poco, e locchiato alla buona un dieci o poco più di scomparti di dischi affloscia-plotto con le solife biffe del malcichi friggibuco di turno, suggerendo al plantetario di darci fuoco in onore dello Zio, per quanto assente come sempre, abbracciai le sezioni della Classica coi fari appannati dalla gioia e col cuore pronto a far di nuovo bumbumbum.
Rovistai subito alla ricerca del grande e insuperabile Ludovico Van. Perché la musica non cambia, se sapete dove andare e cosa cercare con la dovizia di un tedesco spia della galassia galattica e compagnia bella, fratelli; e poi, una volta guarito, potevo permettermelo un certo esercizio di sacrosanto potere.
Mentre il mio planetario tornava alla contemplazione massima della biffa del Grande Ludovico Van stampata sulla copertina del bel padellame che avrei acquistato senza rovellarci sú due volte, e il mio plotto si drizzava ritrovando l'amicizia molto lecita con Lui, la mia attenzione si distaccò allampo dal vinile prescelto e la locchiai. Una bella mammola da urlo. E anche lei vide me, tutta sorrisi e battiti di ciglia o da cerbiatta mammolosa.
Era la mia occasione, dissi tra me e me. Non potevo mica sapere di tutti quegli effetti collaterattivi o quel tipo di sguana lì, del tipo sguane dei disturbi di traumi o postumi, O fratelli, anche perché ormai l'avevo locchiata, ci eravamo l’occhiati l’un l’altra, e avevo già deciso pure sul da farsi e non c'era freno che potesse fermarmi — proprio no — e, come sempre, nemmeno il Bog innominato. Nemmeno me medesimo.
Londra, O fratelli, quel certo fascino d'antico – non di bigio, sia chiaro – l'aveva sempre avuto, e come sosto c'era da dire che avesse, pure, un non so che di Misterioso. Ma quando i fari del vostro Umilissimo narratore locchiarono ancora una volta e con dovizia la mammola a poca distanza da lui, con sù quei capelli di miele come a carati e lisci lisci come ultimamente era circa di mio gusto, dovetti allampo averci da ricredere in fatto di fascino londinese. Poi le locchiai perbene la trucca leggera sopra i fari delicati, e sul truglio lo stesso, e quando mi ci posai ad analizzare come s'era tappata, amici, mi sentii festato per il senso buono, convinto difatti di averci a che fare con una francesina. Altro che Londra e soliti soma e solite soma! La mammola in questione, infatti, era quel genere di mammola diversa dalle altre ormai fatte quasi a stampino, —o omologazione se preferite, con quelle maglie vomitosamente colorate e gommose,— ed era tutta tappata all'ultimo grido del vestire come ai bei tempi gotici a partire dalla Francia, ma che in quei giorni aveva preso piede anche in poche periferie di Londra – tra cui il Palace, il Churchill e il New Creston e basta. Il suo tappo consisteva in quelle palandrine lunghe, rigorosamente nere di cui sù, nella parte tuberosa, motivetti a lacci, neri uguali, e la presenza d'altri motivi a rete che lasciavano intravedere la pelle diafana delle braccia (erano tutte mammole color latte, comunque, quelle poche tappate in questo modo; ma non si locchiavano purtroppo quasi mai al Korova, quelle volte in cui ci tornavo).
La locchiai di nuovo, lei inclinò il collo, poi mi decisi e le mie patte si mossero nella sua direzione e la voglia di far numero crebbe. Smisi così di rovellarmi il cardine una volta per tutte ed ebbi un guizzo volpino.
Dissi: — La mia fama mi precede o mi son sporcato il ceffo, sorellina?— con la ciangotta quatta quatta e accomodante. Ci feci di flash flash coi zughi, o meglio fissai i fari svicci verso di lei, e i suoi erano fari del tipo grigio grigio da gattona, e ci sorrisi da malcico baccagliatore. Allora seppi d'averla incuriosita in buona parte, piuttosto che inquietata, e allungai il truglio con fare un piccolopoco beffardo quando intravidi il bagliore di un sorriso. Eppure, fu un'ombra soltanto dell’antico brio. — Ma no, ma no, sicuramente hai letto il mio pensiero, come in quegli sceneggiati fantascientifici che ci vanno giù pesante con le più strane tramuccole e vorresti riavere il Van, vero? —
La mammola d'urlo socchiuse il truglio come per rispondere, ma fui ancora io a precederla, e aggiunsi:
— Ma no, certo che no, Sorellina. Né temi le brutture della nostra epoca, ora che entrambi ci troviamo in un luogo pubblico, tipo, e di certo non ambisco a destare altri scandali alla pubblica opinione di figli cinti di fiori alla porta. Dopo tutti questi anni ne faccio anche a meno, fidati di un drugo perbene. Lo sono diventato, lo prometto.—
— Ma non mi pare d'averti mai visto, né di averti dato il consenso di chiamarmi in questo modo, lo sai? Forse ti confondi con qualcun'altra, temo sia così— disse la mammola dal tappo gotico, ma con un sorriso lungo il truglio che suggerì bene al sottoscritto d'aver fatto mirino in qualche modo dalla forosa. — Però lo ammetto, mi pari simpatico.— A quel punto era diventata tipo un piccolo poco rossa, di un rosso gradevole a locchiarsi.
Si lasciò a una gufatina divertita. — Ma il tuo modo di parlare…— si portò le granfie snelle a trattenere la melodia labiale del truglio sottile e calò la biffetta, e fu quel genere di trucca sana e favorevole che, per una volta, il vostro Umilissimo narratore trovò spontanea e gradevole.
Più la mammola sorrideva e rideva con quella ciangotta cristallina e innocente, più quell'innocenza mi portava il cardine a rovellare imagini non proprio caste nel sottoscritto. poi, tipo subito, lo stesso planetario -non si sa come o perché- si rimangiò la parola data, e dagli intestini arrivò una nota non poco chiassosa di dissenso per ogni pensiero che ci facevo.
Per un poco rovellai allora che potesse trattarsi, come in passato, di quei pensieri che gli erano stati inculcati dalla Cura Ludovico. Poi me la gufavo col cardine imponendogli dimettersi a tacere.
La mammola mi guardò un po' confusa.
— Hai un nome, oltre agli occhi azzurri? Sto parlando con te, sicuro che va tutto bene? Io, comunque, mi chiamo Jennì— disse dopo un po'. E aveva tutte le ragioni dalla sua, o fratelli, perché sicuramente dovevo esserle apparso un po' fané, e non volevo proprio immaginare che razza di biffa da stronzo friggibuco dovessi averle tirato fuori.
— Alex DeLarge, Alexander per le anagrafi, amica— dissi allampo, riportandomi al qui-e-fottuto-ora. — Ma basta Alex, per i soma e i vicini, Sorellina. Sì, nient'altro che Aleuxo Bello. Con modestia—. Poi mi fissai profondamente nel grigio dei suoi fari, come se granfie invisibili ci uscissero dai fari (questavolta miei) per agganciare quelli di lei, e la mammola rosseggiò più di prima. — Jennì come nome è proprio carino, in ogni caso, o dolce pulzella. E sei pure francese, magari? Come la Giovanna che accende cancerose.—
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Continua ~~~~>
Spero vi piaccia. per quanto riguarda il primo capitolo, ovvero Latte di Suocera, appartiene a un testo cominciato se non erro nel lontano 2021/2022, quindi aveva bisogno di sul serio ancora pochi accorgimenti; questo qua, la seconda parte insomma, è già più recente e mi sembra come di averci perso la mano con il linguaggio moschetto/Nadsat.
il mio sogno è quello però di portare avanti la fan fiction e di riprendere la mano con lo stile adottato da Burgess! Fatemi sapere la vostra!
gif a caso.
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scontomio · 9 months
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lamilanomagazine · 1 year
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Bologna: il 27 maggio inaugurazione della nuova Casa di Quartiere Katia Bertasi
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Bologna: il 27 maggio inaugurazione della nuova Casa di Quartiere Katia Bertasi. La tanto attesa apertura della Casa di Quartiere Katia Bertasi avrà luogo sabato 27 maggio in via Fioravanti 18/3 (Bologna), il taglio del nastro con i saluti del Sindaco Matteo Lepore sarà alle ore 11. Seguirà la visita guidata ed animata della struttura e della Palestra Fantoni, parte integrante del progetto della Casa. Le mostre per la maggior parte sono ispirate al tema della memoria e della libertà, perché è uno dei compiti della Casa di Quartiere anche alla luce del nome a cui è intitolata. Tra queste: Percorsi di libertà a cura del Museo Temporaneo Navile. L’esposizione vuole essere un omaggio a Katia Bertasi attraverso la libera ispirazione di maestri attivi sul territorio bolognese, unitamente ad artisti più giovani e studenti dell’Accademia Di Belle Arti. Il treno della memoria di Gabriele Fiolo vede l’interno di un vagone originale in cui i “viaggiatori” non avevano possibilità di scegliere cosa portare, così ci racconta il valore della memoria. Buratto, fili e bastoni ovvero burattini, marionette e pupi della collezione museale Zanella-Pasqualini, materiale in parte donato dalla Compagnia Teatro stabile d'Abruzzo /L'Uovo nata dai corsi di teatro di Maria Signorelli del DAMS di Bologna e in parte marionette appartenute al Professor J. Skupa, fondatore del primo teatro professionale di marionette della Cecoslovacchia nel 1930. Infine, l’esposizione La Casa di Quartiere Katia Bertasi: passato, presente e futuro, a cura di Comune di Bologna e Fondazione per l’Innovazione Urbana, ripercorre le principali tappe della storia del centro sociale e delle trasformazioni dell’area, dalla nascita del Mercato Ortofrutticolo negli anni ‘30 del secolo scorso fino ai nostri giorni. Per quanto riguarda lo sport open day e lezioni aperte per tutto il giorno presso la Palestra Fantoni a cura di Dojo Equipe. Trovano spazio anche spettacoli e laboratori come: - teatro di figura, Un mare di Storia a cura del Teatrino dell'ES  - Performance di danza Alle Cose Invisibili, a cura di DNA - Improsocial laboratorio aperto di improvvisazione teatrale con Zoè Teatri  Arriva anche la musica con un duo, piano e voce, dell’Orchestra Senza Spine ci accompagnerà la mattina, nel pomeriggio Next Generation Italy metterà al mixer i suoi ragazzi per un concerto hip hop, mentre si concluderà la giornata durante l’aperitivo con Le Cadavere Squisite. Il 27 maggio sarà un assaggio di quello che la Casa di Quartiere Katia Bertasi vuole essere, un luogo aperto a tutta la cittadinanza, fatto di spazi accoglienti per stare insieme da mattina a sera, dove trovare cultura, sport, servizi, un po' di relax, divertimento e tanto altro da scoprire...insieme!... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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paoloxl · 4 years
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TAV: l'indottrinamento inizia dalla scuola | notav.info
È di ieri la notizia del convegno “Il treno del green deal” organizzato al Castello di Novara a cui hanno partecipato il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, l’assessore all’Ambiente Matteo Marnati e a distanza l’assessore ai Trasporti Marco Gabusi.
Il convegno ha battuto parole di ferro principalmente su due punti: la fantomatica direttrice ferroviaria Lisbona-Kiev e la gigantesca bufala che con il Tav Torino-Lione si raggiungerebbe l’abbattimento dell’inquinamento atmosferico prodotto dai gas di scarico che oggi producono i camion che trasportano le merci oltralpe.
Ma il dato più inquietante è quello per cui Cirio sostiene che ci sia la necessità di cominciare dai banchi di scuola per spiegare ai ragazzi l’importanza del viaggio su rotaia e di quanto sia idilliaca la favoletta “il treno inquina meno del camion”. E se in linea di logica generale è certamente un’affermazione corretta, il Presidente Cirio si dimentica volutamente di indicare che per costruire il Tav Torino-Lione le emissioni di Co2 sono estremamente fuori misura. Come indicato benissimo anche dalla Corte dei Conti Europea nella relazione dello scorso giugno, che demolisce le stime di progetto, indicando il livello delle merci sovrastimato e quello delle emissioni per la costruzione della linea sottostimato, tanto che – sempre la Corte dei Conti Euoropea – indica che ci vorranno almeno 50 anni dal termine della grande opera per rientrare dell’inquinamento prodotto durante la costruzione della linea ferroviaria.
Inoltre sempre il Presidente Cirio e la cricca Sì Tav, omette di buon grado il fatto che esiste già una linea ad alta velocità, mista per passeggeri e merci che, per quest’ultima, è utilizzata ad oggi solo al 20% della sua capacità.
Senza un briciolo di vergogna Cirio è ritornato a parlare della direttrice Lisbona-Kiev, pur essendo più che consapevole che tale direttrice è solo un’idea eterea poiché il Portogallo ha fatto baracche burattini ed è uscito dal progetto Tav già nel 2012 (ben otto anni fa) e l’est europeo fino a Kiev non ha nemmeno preso in considerazione l’idea di una linea ferroviaria ad alta velocità.
Sembra un costante viaggio avanti e indietro nel tempo. Potrebbe essere il 1991 (29 anni fa) quando La Stampa con un articolo firmato da Beppe Minello titolava cubitale “Treni ad Alta Velocità subito o sarà tardi” oppure potremmo tornare a “Binario Morto” quando Luca Rastello e Andrea De Benedetti, nel 2012 (8 anni fa) erano partititi, con un pacco di caffè, in viaggio da Lisbona per dirigersi a Kiev e scoprire che per migliaia di chilometri non solo non si discuteva nemmeno di treni ad alta velocità, bensì non esistevano nemmeno progetti o progettucoli in tal senso.
Oggi, inoltre, provano a giocarsi la carta “Green Deal” e lo fanno mettendo di mezzo gli studenti proprio perché nell’ultimo anno e mezzo, con la nascita del movimento Fridays For Future e degli importanti contenuti sollevati inizialmente da Greta Thunberg e poi abbracciati da milioni di giovani e giovanissimi, il rispetto e la tutela dell’ambiente sono diventati oggetto di grande discussione tra quelle che sono le nostre generazioni del futuro.
Così, sempre ieri, arriva anche Mauro Virano a dire la sua, tutto giulivo esulta dietro alla conquista per il progetto Tav Torino-Lione del “marchio” Green Deal, proprio come fanno i ragazzini davanti ad un’esilarante buona notizia. Peccato che quello che di nuovo questi stanno cercando di vendere alla popolazione e ancor peggio ai giovani, linfa di questo Paese, è ben più grave di inutile fumo, bensì sono visioni vecchie e spregiudicate.
Andare in una scuola e raccontare che il treno inquina meno del camion è una semplificazione estremamente grave se utilizzata per strumentalizzare i giovani. Forse questi barbagianni dovrebbero anche dire che sono trent’anni che parlano di urgenza ogni volta che qualcuno di nuovo conquista la poltrona politica più alta, ma che poi questa urgenza si arena una volta stanziati i fondi alle ditte appaltatrici che, guarda un po’, non solo sono quasi sempre in mano ai soliti grandi gruppi edili, ma in più, diverse volte, alcune delle aziende sono state successivamente stralciate poiché colluse con la ‘ndrangheta.
E nel mentre che questa cricca di vecchi borbottoni continua a battere su idee vetuste, il Pianeta ci dice che abbiamo solo più 11 anni, per prendere una direzione netta verso l’abbattimento dell’inquinamento atmosferico. Insomma non si possono utilizzare retoriche di discorsi puri come quelli portati in piazza dai giovani del Fridays For Future, per vendere la storiella che il Tav non inquina. Soprattutto in un momento come questo con l’emergenza sanitaria che spinge come un moloc di fronte ad una sanità pubblica e territoriale depredata da chi sceglie di stanziare miliardi di euro in una grande opera che metterà a serio rischio la salute, fregandosene totalmente dell’urgenza espressa da chi lavora nel settore medico sanitario, che urla ad una maggiore prevenzione. Come si possono prevenire malattie respiratorie se per 30anni si effettuano lavori inquinanti, si spostano materiali contaminati come lo smarino e lo si fa in più con metodi di controllo definiti “alla chetichella”.
Ma il ritornello di Cirio non si ferma solo alle bubbole anti inquinamento, il fenomeno continua sulla follia del vantaggio per il mondo del lavoro. Peccato che ormai sia chiaro anche ai sassi della Val Clarea, che non esisterà alcun incremento lavorativo reale per nessuno, se non per le mafie del tondino e del cemento. Anche perché – e sono i dati a dirlo – il commercio transfrontaliero è in netto calo da vent’anni, come ben evidenziato sempre dalla Corte dei Conti Europea che definisce sovrastimato il calcolo delle percentuali di merci che necessitano del passaggio oltralpe.
E se per un soggetto come Mauro Virano, che nel 1948 aveva quattro anni e i treni al tempo viaggiavano ad un massimo di 90 km/h e la poesia dell’immaginario poteva anche spingere verso l’idea di un treno supersonico per andare ovunque, visto che nel primo dopoguerra i mezzi erano veramente limitati, i giovani di oggi hanno solamente poco più che una manciata di anni per spingere il mondo politico verso una netta presa di responsabilità per un serio utilizzo delle – ormai poche – risorse che il nostro Paese dispone.
Non lasceremo il partito unico del TAV indottrinare ragazzi e ragazze senza che sia possibile ascoltare una voca contraria. Se pensano di poter fare una tranquilla passerella aziendale nelle scuole possiamo già promettere che le cose andranno ben diversamente e saranno gli alunni in prima persona a ribellarsi a questa teatrino per pretendere un’informazione corretta.
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Since you're on the roll.. What about a metamoro soulmate au? (You wrote it yourself in the tags) one when maybe is involved a particular mark on their backs somewhere that links them?
Hey you
You wanted a soulmates au?
And that’s what you’re gonna get
Prima di tutto, mettiamo delle linee guida base
E cioè come funziona questo mondo
Tutti nascono con una strana voglia sulla parte destra del petto
(Si ad altezza della tasca destra in alto)
Questa strana voglia rimane informe fin quando non incontri la tua soulmate
Which is all fun and games ma essendo un punto piuttosto coperto in genere e si incontrano millemila persone ogni giorno diventa problematico se magari è qualcuno con cui hai scambiato un “buongiorno” al supermercato
Which is why la gente che si cosa con le proprie vere soulmate non dico che è rara ma non sono neanche così tanti
Anche perché molti avvertono un formicolio sulla pelle, quando la voglia assume un significato preciso, ma that’s not necessarily true e dipende dalla sensibilità della persona quindi, metti che succede davvero una mattina mentre sei di turno al supermercato, come fai a ricordare e capire chi sia la tua soulmates?
A onor del vero, se sono soulmates di solito le ribecchi in altre occasioni, ma non è scontato e insomma si tiene in considerazione anche della capacità e della volontà individuale
e sopratutto, se è la tua soulmates davvero -eccetto in alcuni casi- la ribecchi in giro
veniamo a Ermal e Bizio
Fabrizio aveva rinunciato alla cosa dell’anima gemella da quando aveva circa 25 anni ed era già molto se ci voleva stare lui con se stesso, figuriamoci dover costringere un altra persona che magari poteva vivere una vita meno incasinata senza un peso simile
ora, a 43, ha una considerazione un po’ migliore di se stesso, ma rimane il fatto che per se non vuole manco considerare l’ipotesi
Con Giada era andata come era andata e okay, alcune cose potrebbero essere gestite meglio, ma aveva due figli bellissimi e una famiglia che funzionava a modo suo, quindi chi era per lamentarsi?
Ermal credeva alle anime gemelle…… ma per gli altri. Non del tipo “ah non troverò mai la mia oh no” (nonostante abbia passato un periodo così)(da hipsterino edgy nsomm), però non era neanche la sua preoccupazione massima
I mean, se non era Silvia - per cui era stato disposto a mandare al diavolo tutto quel sistema di credenze - chi altri avrebbe potuto?
quindi no, si occupava del suo lavoro, della sua musica, e stava benissimo così
jump to Sanremo 2017
e tutto il teatrino con Fabrizio che è antipatico eccetera eccetera
certo è che se lo becchi appena finisce le prove e sta spompato tipo dopo una maratona la colpa è anche un po’ tua, Ermalì
però a difesa di Ermal, lui stava tutto emozio-eccitato di incontrare uno degli artisti che seguiva da una vita figherrimo che solo gesù lo sa quanto ha rotto i coglioni a tutti e lui è—-kttv.
però va beh non è che ha il tempo mo’ per mettersi a vedere cose ha un festival a cui arrivare terzo, un Albano da cui farsi fregare i fiori e sopratutto il TOUR
il bello del tour, dei tour con gente che conosci e a cui vuoi bene, è che pare sempre di essere in gita di quinto
e lui amava da morire i suoi compagni di viaggio
sopratutto quando lo appoggiavano nelle puttanate 
come fare i turni per dare fastidio a Marco ogni volta che la notte la passava a russare
o decidere di rubare lo spazzolino a Vige a ogni tappa, così che debba ricomprarselo ogni santa volta
e i cappellini di Emiliano. SU COSA SONO STATI QUEI CAPPELLINI.
O fermarsi vicino alla costa a fare i tuffi incuranti del fatto che potesse spezzarsi l’osso del collo
e esattamente in quella situazione i nostri magici amycy e in particolare Ermal hanno finalmente notato che la voglia sul petto di Ermal aveva smesso di essere un blob informe e !!!!!!!!!!!!! era qualcosa
“è una mela” “una spazzola” “un ragno” “SEH, SUPERMAN”
la forma poteva anche essere chiara ma in realtà non lo era manco per il cazzo
però di base è una cosa uguale per i due membri della coppia, quindi nel loro caso saranno confusi in due
EH MA CHI SARA’ MAI si domandano in coro i nostri ometti
“qualcuno che hai conosciuto di recente, no?” “Grazie al cazzo, Ma’, sai quanti cristiani ho conosciuto in stì mesi?” “ma scusa quando è l’ultima volta che ci hai fatto caso” “…” “marzo?” “…” “febbraio?” “..” “..”
Pure Vige ha un po’ pietà per lui. Deeno se la rideva
Ermal non rideva popo pe’ niente che cazzo
quindi con un tacito accordo tutti decisero ovviamente di non far uscire la roba da là che già così era un macello, immagina se la gente si fosse fatta prendere dal fanatismo
“vuoi dire, di più?” commenta saggiamente Emiliano, mentre Roberto era impegnato ad aiutare Paolino negli spergiuri e le preghiere perché già così stavano messi male 
quindi la vita fluisce tra i soliti casini, i concerti e le canzoni da inserire nel nuovo album e ora pure quest’altra roba
che si Ermal poteva pure dire che non gliene fregava niente e gne gne gne
ma in realtà gliene fregava a s s a i
almeno abbastanza da passare le notti con Macco, che tanto la sleep schedule era andata a farsi benedire da quando Anna era a NY
e manco le ragazzine nei peggio teendrama americani anuwanawei si mettono a vagliare le possibilità tra la gente che Ermal potrebbe aver incrociato
“ma possibile che non hai  sentito proprio niente?” “none” “ma manco un bruciore? un solletico? un fricciorio?” “seh, so’ fatto Nino Manfredi”
“oh, io stavo per avere un infarto quando ho conosciuto Anna” “quello era il colpo di calore nel girare a Bologna a luglio a mezzogiorno”
E a Marco era venuto il pensiero di Bizio, si insomma, scorrendo i nomi della gente a Sanremo, sperando che non fosse l’assistente dell’assistente
però lui ci stava quando Ermal c’era rimasto male, e je dispiaceva ad aumentare il carico 
però, però, PERO’
quando una sera Ermal si ritira sulla group chat #guessthatpockemon tutto gnegnino perché “no raga non indovinerete mai chi è vento stasera a parlare, roba da non crederci, pazzesco” perché Fabrizio Moro proprio lui proprio Bizio si era avvicinato a scambiare due chiacchiere, a Marco il dubbio gli ritorna
ma per bene placido se sta zitto che campa 100 anni
nel frattempo Ermal gestisce il fatto che nella sua già bella che incasinata vita si è aggiunto Fabrizio Moro che, a quanto pare, voleva a tutti i costi diventare suo amiketto
(mo’, cì, ci sono problemi più gravi da avere suvvia)
mentre i suoi amici se ne escono ogni giorno con spiegazioni più fantasiose al simbolo perché in teoria è legato a qualcosa di importante per le persone
ma il destino è stronzo quindi è “iMpOrTaNtE” a cazzi suoi, tipo per Marco e Anna era l'ombrellino del cocktail che Marco le ha regalato dal suo drink per fare il dolcino e nessuno dei due se ne sarebbe mai reso conto se non fosse stato iper ovvio
dicevo, il destino è stronzo
così stronzo che non solo Fabrizio vuole essere amiketto suo, ma deve pure essere BELLO DIVERTENTE SIMPATICO AFFASCINANTE SENSUALE TALENTUOSO E DEVE PURE SAPER CANTARE nello spazio vitale di Ermal
il disrispetto purissimo
ma a Fabrizio frega un cazzo di essere cortese buon giorno e per favore, visto che si stava insinuando nella vita del più piccolo sempre di più
e non è che Ermal “è chiuso, fa il calabrese di testa” E’ CHE GLI PIACE FINGERE DI AVERE UN CONTEGNO e non fare la scolaretta alla prima cotta che “prendimi, sono tua”
ma te faccio vedè come il contegno passa in settordicesimo piano quando Fabri gli propone la canzone assieme e “ah e pensavo di chiedere anche a —” “NON SERVE BASTIAMO NOI”
da scolaretta delle medie a ragazzina di quarto liceo che SA di dover sfruttare tutte le occasioni per stare con la sua crush è n'attimo eh
quindi via il contegno e indossiamo i nostri abiti più vulnerabili che vuoi che sia una canzone che tratta le ferite di entrambi e la loro vittoria su di esse per spiegarle al mondo, un giro di giostra proprio
e raga, Ermal davvero se potesse evitarlo lo farebbe, chiuderebbe baracca e burattini e andrebbe a Honolulu a vendere noci di cocco, tutto pur di non affrontare il fatto di starsi invaghendo per Fabrizio
Fabrizio così paziente e dolce, ma anche stronzissimo quando vuole
Fabrizio che gli ha aperto casa e vita come se non fosse manco la sua (beh, considerando che ci era appena andato ad abitare, quasi quasi manco lo era)
Fabrizio che era tantissime cose, ma sicuro non ne era due: innamorato di lui, ad esempio. E la sua anima gemella sorella vitasnella, per dirne un'altra.
e questa cosa sarebbe bello usarla per farsi passare la cotta, no? per stare bene
e invece ogni volta che si incontrano Ermal deve fare training mentale per non sospirare grandemente come la dramaqueen che è nell'anima
quella sciocchissima cotta non andava da nessuna parte ed avevano ancora tutto Sanremo davanti, e “oh il 16 canto all'Olimpico” “fantastico mettimi da parte un biglietto” “ma scusa a sto’ punto sali a cantare”
e le serate passate a parlare e scambiarsi idee su quel mondo così pazzesco e incasinato, ma che sembrava meno spaventoso con Fabrizio affianco
Ermal non era mai stato una persona particolarmente fisica, ma stava riscoprendo il piacere di essere stretti al punto che quando non succedeva per giorni di seguito cominciava a sentirne la mancanza
Però stava tenendo botta bene.
Se per bene intendiamo il momento più awkward della storia stile Rossana con la neve che scendeva e loro due che si salutano sulla porta di casa di Ermal a Roma e l'aria fredda che fa arrossare le guance e nessuno dei due che vuole tornare a casa
“Ermal te sei.. insostituibile” “insostituibile?” “Si. Perché non è che solo sei unico, o necessario, o importante, ma proprio che o sei tu o non se ne fa niente” “io… grazie.”
Macco and Vige singing kiss the girl in the background
Ermal vorrebbe dirgli quanto è anche lui insostituibile. Miracoloso. Vero. Tutte le cose belle del mondo e dell'universo.
“sai cos'è la galassia di Hoag?” dice invece, perché le cose semplici ci fanno schifo e no, Ermal, nessuno lo sa. “è un corpo celeste visto da questo tipo, Hoag, assolutamente assurdo, con un anello attorno, un centro luminoso e pulsante e il buio nel mezzo. Nessuno sa cosa ci sia dentro. Ecco, tu sei così - spettacolare, fuori. E hai permesso di far vedere al mondo parte del tuo io interiore, che è luminosissimo. Ma per sapere cosa ci sia tra le due cose uno deve stare con te, deve viverci, deve essere così fortunato che tu glielo permetta. Ma sono convinto ne valga la pena”
e dopo una dichiarazione del genere, chi ha la forza di biasimare Fabrizio se decide di baciarlo e far collassare tutti i sistemi e il cosmo di Ermal, roba che tutte le sue stelle sono diventate cadenti e i desideri se li era fregati tutti quel bucchino di Bizio
Ermal torna a casa quella sera che grazie al cielo erano due scale da salire che se avesse dovuto guidare sarebbe sicuro andato a sbattere
Fabrizio Moro!!!! aveva baciato!!! lui!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
“ma quindi ora state assieme?” chiede una assonnato Marco al telefono. Erano le tre del pomeriggio.
“figurati, chi si mette assieme dopo un bacio. Anzi, probabilmente per lui non ha avuto neanche tutta sta importanza, insomma”
come volevasi dimostrare, Ermal ha torto marcio perché Fabrizio gli scrive quella sera per cenare assieme e “ma guarda che è un appuntamento, capito?” “si si, capito”
si guarda lo strano simbolino sul petto, e pensa che il destino possa allegramente andarsene a importunare altri se proprio ci tiene
Una parte di lui, che suona stramaledettamente come Paolino, lo avverte di non far scoppiare casini prima o durante Sanremo e loro sono iper mega bravi a non far trasparire niente
così niente che al party pre-robe metà della gente aveva capito che gatta ci covava ma hey, è lo showbiz, tutti se la fanno con tutti and all your faves are gay
ma almeno non fanno gli infami e bisogna dare qualche credito a entrambi, nei primi tempi sono quasi professionali
poi, la COSAtm succede: pochi giorni prima di Sanremo, vanno a fare quella specie di intervista a Radio Italia (da cui sono uscite foto di esibizioni ad oggi mai viste grrrrrrr ma che sono così soft che mi sento a disagio a guardarle) e li becca una degli speaker con le solite domande di routine e Fabrizio dice una cosa MARIA MANDA L’RVM 
#ATUPERTU 
e appena l’intervistatrice sparì, Ermal capì. Capì la strana forma sul suo petto, capì perché con Fabrizio era tutto giusto come doveva essere, capì TUTTO.
BEH tutto, capì quello che doveva capire e fu abbastanza da prendere Fabrizio per infilarsi nel primo bagno disponibile a domandare spiegazioni 
spiegazioni che a quanto pare Fabrizio non voleva dare visto che aveva cominciato a levarsi la maglia e ora si vedeva giusto la canotta e oh mucho calor vero Ermal? perché non ti spogli pure tu e maga—AH E’ PER VEDERE LA VOGLIA SCUSA FABBRì QUA SIAMO MENTI DEBOLI
“quindi.. tu lo sapevi?” “l’avevo capito dar primo momento” “dall’inizio?” “dar giorno in cui ce siamo conosciuti, dal momento stesso proprio” “e perché non mi hai detto niente scusa potevamo risparmiare un sacco di tempo”
“è che, cè, io ‘nme ce so voluto buttà subbito perché volevo prima capì se ce stavamo a amà perché sì o pe sta cosa de quattro segnacci su'a pelle, capito?” (cit. @chiamatemefla grazie amò)
E Ermal non gli poteva dar torto eh, cioè di base è pure il suo pensiero
però una cosa è sapere la roba IN POTENZA e magari pensare a come sarebbe andata la sua storia con Fabrizio, un conto è sapere che quella persona meravigliosa era stata messa al mondo solo per te
roba da rimanerci secchi
e ora guardava il simbolino gemello al suo, un trapezio con delle striscette sotto ed era perfettamente consapevole di cosa fosse, e si sentiva un enorme cretino a non aver riconosciuto la versione stilizzata di un diffusore
ma poi il suo sguardo si perse nel resto del petto dell’uomo davanti a se, le braccia, la barba e le labbra dolcissime, i capelli scombinati e gli occhi che lo scrutavano per capire se fosse arrabbiato o meno
e forse avrebbe dovuto, forse non gli sarebbe dovuta andare a genio la cosa tanto facilmente
ma quel bucchino birbante di Fabrizio ormai era tanto così al centro del suo cuore che l’unica cosa che sentiva era il bisogno impellente di stringerlo e ribadire ancora una volta che si erano trovati e amati e perché volevano, non perché qualcuno aveva deciso per loro, e un amore libero è un amore condannato a durare.
a few things:
-ho cercato di renderla più light possibile perché con me le soulmates!au sono sempre un peso micidiale boh roba epocale ed impossibile da racchiudere in un bullet point
-also sono pienamente consapevole di essere meno divertente del solito ma boh, oggi va così
-l’oggetto di Hoag (non galassia, Ermal, lo so che volevi fare il carino ma no.) esiste davvero ed è bellissimo
- nel caso qualcuno non ci fosse arrivato, è esattamente questo il simbolo sul petto di Ermal e Bizio ed è tutta la notte che ridacchio per sta cosa perdonatemi tutti (ovviamente nel mio fantastico mondo immaginario è disegnato meglio ma come la metti e come la volgi rimane un: diffusore)
(capirò se nessuno mi vorrà più promptare nulla e direi che me lo meriterei anche sorry)(ma non ho davvero resistito scusate il destino è stronzo ma io di più)
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frogindipendente · 5 years
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IX - Pinocchio vende l'abbecedario per andare a vedere il teatrino dei burattini Link per scaricare Pinocchio illustrato: https://ilmondodifrog.simdif.com/illustrazioni-pinocchio.html #illustrazione #art #illustration #draw #sketch #pencil #disegno #artwork #watercolor #instaart #doodle #portrait #arte #drawings #ink #color #grafica #instagood #favola #pinocchio #ilmondodifrog https://www.instagram.com/p/BwuxCFGFMYk/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1g1f5md66g937
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dianablackblood · 3 years
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Passo dei momenti nella vita in cui smetto di esistere, un po' per me stessa, un po' anche per gli altri, mi lascio andare come se non servisse più a nulla perdere tempo truccarmi , a farmi bella, Penso : per chi?
Ma poi mi rendo conto che la gente non è felice se non metto su il mio teatrino di burattini, Loro sono abituati a vedermi come un personaggio di quello spettacolo che anni fa ho messo in atto , devo rispettare certi canoni sennò deludo il mio pubblico.
Allora apro il mio teatrino per i miei pagliacci, saranno felici di farsi una risata mentre mi guardano arricchirmi.
A volte mi chiedo però, non saranno stufi di vedere sempre lo stesso spettacolo ? Si accorgeranno prima o poi che personaggi non sono mai cambiati? Che le scene sono le stesse e sempre le stesse ripetute?
Ma cosa penso! Quei pagliacci non si renderanno mai conto di quanta finzione li circonda, di quanto tutti i giorni della loro vita vivono di illusioni a cui loro stessi si sottopongono.
Continuerò il mio spettacolo finché non sarò abbastanza ricca da comprare il vostro circo.
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entheosedizioni · 4 years
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Elisabetta Galli e Sara Casini
1. Cosa ci puoi dire di te e cosa no? Elisabetta: Preferisco dirvi com’è Sara... perché non amo particolarmente parlare di me. Sara è una persona solare, brillante, empatica e un’inguaribile ottimista. Sara ha creduto in me e insieme abbiamo pubblicato il nostro primo libro di fiabe e scritto una sceneggiatura teatrale, laddove tutti gli altri forse  mi avrebbero forse giudicata come “la pazza della porta accanto”. - Di Sara non posso dire... che  crede ancora nelle favole! Sara: E allora io vi dico com’è Elisabetta. Elisabetta è una persona introversa e all’apparenza seriosa, ma se si fida di te e si lascia scoprire hai la fortuna di conoscere un mondo fatto di curiosità, sensibilità e di folle ingegno. È grazie alla sua determinazione che oggi siamo qui a rispondere a queste domande. - Non posso dirlo nemmeno io... ma anche lei crede ancora nelle favole.   2. Cosa scrivi e perché? E. S. Fiabe per bambini e racconti per ragazzi. E.  Da bambina conoscevo le favole più classiche, ma crescendo ho voluto approfondire spalancando la porta di questo bellissimo mondo e me ne sono innamorata. Scrivendo mi sono costruita una realtà diversa da quella che avevo sempre vissuto. Credo che ognuno di noi abbia il dovere verso se stesso di cambiare le cose che non gli piacciono, poco alla volta, giorno per giorno, step by step. S.  Perché non ho mai smesso di essere quella bambina ricca di immaginazione che inventava personaggi, storie e avventure fantastiche.   3. Cosa manca nell’attuale panorama letterario e cosa c’è di troppo? E. S.  noi due! (in coro). E.  Sicuramente ci sono troppi autori che accettano compromessi con case editrici a pagamento pur di vedere pubblicata  la propria opera. Secondo noi un buon editore crede e scommette su quelli che reputa i propri “cavalli vincenti”. S. Troppi casi editoriali legati al nome e al numero dei followers a volte a discapito della qualità stessa dell’opera.   4. Come convinceresti il lettore a leggere di più? Quando si è letto abbastanza? E.  Leggere è portentoso! La lettura infrange tutte le leggi della fisica trasportandoti su dei comodi sedili volanti nella realtà parallela che hai scelto di vivere, dimenticando  tutto il resto. Suggerirei quindi, se vuoi viaggiare nel tempo e nello spazio: apri un libro! S. Spiegandogli che con la lettura si resta giovani nella testa e nel cuore, è come bere dal calice più scintillante un elisir di lunga vita. - E.S.  Pensiamo entrambe che ci vorrebbe “Mastrotempo” per poter dire di aver letto abbastanza.   5. Vivi di scrittura? O per la scrittura? E. Vivo per la scrittura e per tutto ciò che mi incuriosisce e stimola la mia immaginazione. S. Nella vita di tutti i giorni sono sempre davanti al PC per lavoro, ma con la testa penso sempre a quanto vorrei potermi dedicare alla scrittura a tempo pieno.   6. Qual è il tuo ultimo progetto? E.S.  La Tenda Magica -  Ima, Vic e I 5 Regni Un libro di fiabe illustrato dalla bravissima Silvia Tilli, dedicato ai nostri nipoti e ispirato al fantastico mondo dei bambini, dove realtà e fantasia si fondono insieme in un unico grande viaggio, quello della scoperta di nuovi mondi e nuovi amici. Scritto a 4 mani, inizialmente autopubblicato e promosso con un teatrino di burattini itinerante da noi ideato e con all’attivo più di 30 eventi nel Lazio tra scuole e librerie, ora, grazie alla pubblicazione con Entheos, il libro è diventato a tutti gli effetti un prodotto editoriale, risultato di un un’ottima sinergia tra casa editrice e autrici.   7.Qual è il tuo prossimo progetto? E.S.  Il nostro prossimo progetto è la pubblicazione del libro “Yuyo - la formica aliena” tratto dall’omonimo spettacolo teatrale di cui siamo autrici insieme a Pier Luigi Nicoletti e andato in scena al Teatro degli Eroi di Roma durante la settimana dell’Epifania 2020. Yuyo è una fiaba dei nostri tempi, la storia di un incontro speciale tra mondi diversi capaci di salvarsi l’uno con l’altro. Il libro tratta tematiche importanti come la salvaguardia dell’ambiente, la diversità, il bullismo e l’amicizia raccontate in chiave fantasiosa volta a sensibilizzare i ragazzi e le loro famiglie. Ah! Ovviamente è in progetto anche il sequel della Tenda Magica.   8. Quali sono i pro e i contro della scrittura? E.  Scrivere è donare per sempre una parte di sé agli altri, è uno dei gesti più generosi che si possa fare. Io penso che per poter realizzare qualcosa, qualsiasi essa sia, occorrono impegno, passione, determinazione e la fortuna di incontrare qualcuno realmente interessato a quello che hai da proporre, tanto da offrirti una possibilità portando alla luce  il tuo progetto.  Regalate opportunità perché è il più bel regalo che si possa fare, ma è anche il più bel regalo che si possa ricevere. S. Nel nostro caso specifico scrivere a quattro mani è davvero qualcosa di sorprendente . La facilità con la quale nelle nostre storie riusciamo a far convivere e bilanciare il mio lato ironico e il suo lato drammatico che amalgamati insieme raggiungono la loro massima espressione è davvero incredibile. -  E.S. Al momento avendo scritto soltanto fiabe riusciamo a vedere solo i “pro” della scrittura, crediamo però che cimentandoci  in  altri generi, affondando la penna nel nostro io più recondito, sia più facile imbattersi nei “contro” della scrittura. Magari un giorno potremmo sperimentarlo anche noi, perché no?   9. Dove andresti e cosa porteresti con te? E. Andrei a Disneyland, il regno della magia, dove le fiabe diventano realtà. Porterei con me una valigia vuota, per riempirla di sogni. S. Andrei a Disneyland con Elisabetta, nascondendomi nella sua valigia, così quando la apre per riempirla la trova già piena! Ma voi non diteglielo, altrimenti mi rovinate la sopresa!   10. Perché resti? E. Sarà la prima cosa che farò, appena possibile! S. Resto? E chi l’ha detto che resto? È già tutto prenotato!
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italianaradio · 5 years
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Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/locri-on-ice-2019-servizio-esclusivo/
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di Simona Ansani e Francesca Cusumano – FotoGallery e Video di Enzo Lacopo © 2019
LOCRI – Solidarietà, amore, ricerca e “Cuore di mamma”, il titolo della manifestazione a sostegno di Telethon che si è svolta questa sera in Piazza dei Martiri, incastonata nell’evento Locri On Ice Baby. Un incontro per sensibilizzare e stare vicino alle famiglie che vivono una quotidianità difficile, piena di sacrifici, di scoperte continue, e di una realtà poco piacevole, a tu per tu con malattie rare o degenerative che spesso non  lasciano ben sperare. Ma che probabilmente, con le ricerche scientifiche, sembrano assumere un peso diverso, forse, perché  danno quell’appiglio di fiducia. Una manifestazione non solo per gli adulti, ma anche per i più piccoli, perché lo scopo di Locri On Ice Baby è informare, far riflettere e porre l’accento anche su temi forti, senza però dimenticare la spensieratezza dei più piccini. E i bambini, ieri sera hanno sognato ad occhi aperti con il teatrino delle marionette e dei burattini. Un’arte che può apparire lontana, nella società attuale dei social, dei media, dei giochi multimediali, ma che riescono a catturare ancora e far divertire nel 2019. Artisti che regalano emozioni, quelle vere, emozioni senza tempo, perché è anche questa la magia del Natale.
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Enzo Lacopo
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itssoniacolarullo · 5 years
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Evviva!!!!!!!!! In una delle scuole in cui insegno hanno acquistato un bellissimo teatrino e dei burattini. Io provvederò ad arricchire il gruppo con altri personaggi!!! Con vera gioia!!!! #happyteacher #happyschool #teatriamo #theatreschool #teatrino (presso Camigliano Santa Gemma) https://www.instagram.com/p/B4hatJ7IeMj/?igshid=1pr7bb5n9ne9
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lamilanomagazine · 2 years
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Milano, Natale 2022: inaugurato il mercatino di piazza Duomo
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Milano, Natale 2022: inaugurato il mercatino di piazza Duomo. Settantotto baite in legno, disposte lungo un percorso che si snoda tra corso Vittorio Emanuele II, via ex Camposanto e via Martini. È stato inaugurato oggi il Mercatino di Natale in piazza Duomo. Questa mattina, al taglio del nastro, sono intervenuti il sindaco di Milano Giuseppe Sala con l’assessora allo Sviluppo Economico Alessia Cappello, il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli e il presidente di Apeca (l’Associazione ambulanti di Confcommercio Milano) e Fiva Confcommercio Giacomo Errico. Promosso da Apeca e Confcommercio Milano e organizzato da ATI Promo.Ter - Prisma, il Mercatino sarà aperto fino al 6 gennaio, tutti i giorni - anche a Natale -, dalle ore 8.30 alle 22. Idee regalo, cibo e artigianato d'eccellenza Prodotti alimentari e artigianali d'eccellenza e molte idee regalo proposte dagli espositori. Dall’oggettistica della tradizione natalizia (addobbi per l’albero con le palle di Natale in vetro soffiato del Nord Europa, curiosità e prodotti per il presepe) alle creazioni artigianali, ai bijoux, alla cosmesi naturale, agli accessori in lana cotta tipica del Sud Tirolo, agli articoli per la casa, alle innumerevoli soluzioni per decorare la tavola delle feste. E l’oggettistica da varie parti di tutto il mondo. Ricca e varia l’offerta anche per quanto riguarda le specialità gastronomiche provenienti dalle diverse regioni italiane. Ad esempio, sarà possibile trovare la bottarga, gli affumicati e i prodotti tipici sardi, formaggi e salumi della tradizione del nostro Paese, le conserve pugliesi, la norcineria umbra, il panettone artigianale, il miele della Val Camonica, i prodotti della tradizione siciliana, vini e liquori selezionati. Ma anche la gastronomia dell’Est Europa, le spezie e gli infusi di tutto il mondo, i dolci caratteristici italiani e internazionali. Sarà inoltre presente l’isola del cioccolato: con un maestro cioccolatiere di Pavia sarà presentato il ciclo di produzione, dalla fava al prodotto finito, per poi essere proposto al pubblico in tutte le forme e varietà. Area manifestazioni Nell’area manifestazioni sar�� possibile ammirare un presepe a grandezza naturale, mentre dall’altro lato sarà allestito un "teatrino permanente" con uno spazio dedicato ai bambini (coinvolti con fiabe, racconti dei cantastorie, burattini, spettacoli di gioco e magia). Come da tradizione, grazie al Mercatino verranno donati contributi alla Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, all’Istituto dei Tumori, alla Fondazione Casa della Carità, al CAV-Centro di aiuto alla vita della Clinica Mangiagalli e alla Fondazione Asilo Mariuccia, storica istituzione milanese che aiuta i più piccoli. Vetrina di eccellenze e iniziativa di solidarietà "Il piacere di donare e di condividere è il motore del Mercatino di Natale in Duomo, vetrina di eccellenze e iniziativa di solidarietà di grande valore – commenta il Sindaco di Milano Giuseppe Sala –. La passeggiata tra le bancarelle attorno alla nostra cattedrale fa parte della tradizione per molti cittadini, cittadine e turisti. Oggi, in queste casette in legno, tra prodotti artigianali e specialità provenienti da ogni regione d'Italia e dal mondo, si percepisce un’atmosfera di gioia e di fiducia nel domani, un messaggio che ci auguriamo di riuscire a trasmettere ai milanesi e a tutti coloro che visiteranno la nostra città nel periodo natalizio". Tradizione ed eccellenza “Con il Mercatino di Natale, all’ombra del Duomo – afferma Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio – Milano diventa ancora più bella e attrattiva. È il segno visibile di una ritrovata vitalità economica e sociale che genera fiducia. Ed è un’iniziativa particolarmente attenta alla solidarietà operosa nei confronti delle persone sole e in difficoltà”. “Il Mercatino di Natale in Duomo abbina la tradizione all’eccellenza – dichiara Giacomo Errico, presidente di Apeca (Confcommercio Milano) e Fiva Confcommercio – la tradizione di un percorso di shopping, nello stile dei più affermati mercatini, in piena atmosfera di Natale. E l’eccellenza dei prodotti: dall’artigianato all’enogastronomia, all’oggettistica, alle idee regalo per la casa, la cosmesi, la moda. E’ un mercato fortemente attrattivo anche per chi si recherà a Milano per turismo. Ed è infine un momento di concreta vicinanza a istituzioni che si distinguono nella sanità e nel sociale”. Read the full article
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obiettivolavoro · 7 years
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Obiettivo Lavoro Animazione
Salve, siamo una nota agenzia di feste napoletane. Offriamo ai nostri clienti giochi per bambini di tutte le età, in più anche spettacoli pagliacci, gonfiabili, torte in faccia, teatrino dei burattini ... Obiettivo Lavoro e pubblicazione annunci CV curriculum e cercare lavoro in Italia
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pangeanews · 4 years
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“Vi aspetto, lettori, con una torcia accesa alle porte del Lukomòrie, remoto paese ravvolto in bambagia di nebbia…”. I libri meravigliosi (e introvabili) di Angelo Maria Ripellino
Alto, bello, baffuto, magro, elegante, pronto all’arabesco retorico e all’altolà del verbo, Angelo Maria Ripellino è riassunto, per lo più, in un libro, Praga magica, ipnotico, per altro, ma parziale. Ripellino – inutile ricamo – è nato il giorno in cui muore mio padre nell’anno in cui nasce il padre di mio padre, nel paese natale della mamma di mio padre. Palermo, 4 dicembre 1923. L’incrocio delle casualità dovrebbe dare abito a un destino. Io continuo a credere che un palermitano nell’allora Cecoslovacchia è lì a fomentare rivoluzioni o per celebrare la propria marcia nel sogno. Ripellino pensava al fulgore della poesia, i sovietici irruppero con le armate, “Non avrà fine la fascinazione, la vita di Praga. Svaniranno in un bàratro i persecutori, i monatti. Ed io forse vi ritornerò”. Ripellino non tornò più a Praga, la poesia prosegue, tra sbadigli, a essere perseguita e perseguitata.
*
Ribadisco ciò che si sa. Angelo Maria Ripellino è un genio. Allievo di Ettore Lo Gatto, ha tradotto Andrej Belyj (Pietroburgo, romanzo che Vladimir Nabokov mette, nel mazzo dei prediletti, tra Ulisse, ‘Recherche’ e TuttoKafka) e Aleksandr Blok, Vladimír Holan e Velimir Chlebnikov. Gli piacevano i poeti che forgiano neologismi, che scartavetrano la grammatica, che fanno del vocabolario una giungla – che cercano la tigre, ecco. La sua sintonia con Majakovskij fu pressoché totale – eppure Einaudi gioca a ripubblicare e a dimenticare quello studio necessario, Majakovskij e il teatro russo d’avanguardia –; ha tradotto con maestria Boris Pasternak, di cui adorava l’indole selvatica più che la rassegnazione al romanzo. Incontrò il poeta nel 1957, dandone nota in un articolo eccellente, riprodotto ora in Iridescenze. Note e recensioni letterarie (1941-1976), edito da Aragno, a cura di Umberto Brunetti e Antonio Pane.
*
“Le parole di Pasternàk avevano una gravità battesimale. Mi suona ancora negli orecchi la sua cantilena discontinua, arrochita… Ci invitò a pranzo. A capotavola, come un nero idolo, troneggiava la moglie. Un lunghissimo pranzo all’antica: galline, funghi e verdura della sua villa. E cognac e brindisi. Intanto Borís Leonidovič parlava della gioia che si prova nell’ospitare gli amici venuti da terre lontane. Paragonò la figura del poeta ad un albero che stormisca nel vento. Esortò Evtušenko a non stemperare il suo ingegno negli intrugli dei versi servili. Ci narrò di Marina Cvetàeva; tracciò un parallelo fra Bunin e Čechov, dando la palma a quest’ultimo. Mi sorprese il suo amore per le ariette banali di Severjànin, che era stato per me sino allora il campione d’un bolso decadentismo… Quando prendemmo congedo, mi regalò due quaderni con liriche allora inedite; verdi quaderni, su cui rameggiava la sua scrittura antiquata, tutta svolazzi ed occhielli. Benché a poche verste da Mosca, Peredélkino era in realtà più remota di un villaggio in Siberia. In quella dacia Pasternak coltivava, come una fragile pianta, la sua solitudine, contrapponendo all’effimero brulichío degli «slogans» la ferma meditazione dei problemi eterni. Eppure questa solitudine era fertile, esemplare, ed agiva sui giovani stanchi delle false fanfare”.
*
Morto nel 1978, nonostante gli sforzi di amici e studiosi – nel 2007, ormai un secolo fa, Einaudi ha riprodotto le sue poesie – mi pare che Ripellino sia inacidito nell’oblio. Forse Ripellino è come una formula magica, che rimbalza a contrario, eco incongrua, contro le pareti di una stanza vuota, con vigna di lampadari. Ad esempio, l’antologia sulla Poesia russa del 900, dedicata da Ripellino “a mio padre”, chiusa con quelle parole d’emblema (“Questi lirici ci offrono la testimonianza d’una poesia non rinchiusa fra schemi dottrinari, non impacciata da intenti di propaganda, non ingolfata in cadenze di superficiale esaltazione, una poesia nitida, luminosa, piena di ottimismo e di aperta fiducia nella vita e nei destini del mondo”), va ristampata immediatamente, la apri e ti salva il giorno, inchiodato ai versi di Anna Achmatova, di Osip Mandel’stam, di Marina Cvetaeva… Come una P sul torsolo della soglia di casa, al raduno degli irredenti.
*
“Non ho ancora trovato il tema di questo racconto. Eppure non posso non scrivere. Scrivere, prendere appunti è un’ossessione che ti corrode la vita. Me ne sto qui sull’erba bruciata di Forte Antenne, a schizzare pigri disegni. Estrella mi guarda ridendo. Riempirò molti fogli di graffiti e di sgorbi e di ghirigori. E alla fine in un lampo mi si chiarirà l’argomento”. Così attacca Storie del bosco boemo, al crocevia di un’ossessione, l’ultimo dei “Quattro capricci” del libro omonimo, stampato con sfarzo da Einaudi nel 1975 (“Numeri baracconeschi, riquadri sghimbesci da stampe folcloriche, tavolozze sgargianti da Ballets Russes, sfondi da libri infantili illustrati a frastagli che si alzano aprendoli, una certa bamboleria surrealistica, buffonaggini da vecchia novella italiana… tutto questo confluisce in un ardente giuoco verbale, che tuttavia non si esercita a vuoto, ma è sempre sotteso di tenerezza e rimpianti e calore umano”). Il libro mi è stato inviato – insperabilmente – dalla Sicilia; in copertina una illustrazione di František Tichý (1896-1961), artista di Praga, Il ventriloquo, forse indica il perimetro di una poetica. Ci si adatta alla voce dando voce – chi dice è sempre l’altro. Ma che libro bellissimo, innaturale, fresco perché anomalo, questo, di chi crede, ancora, che il vocabolario non sia un giogo ma un gioco, una mappa stellare, il primo passo di un viaggio nell’ignoto e nell’incongruo.
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Il libro, Storie del bosco boemo, non si trova più nell’edizione Einaudi, è stato ripreso nel 2005 da Mesogea. Nel mondo isterico, dal linguaggio sterilizzato, chi può amare l’istrione, chi ha voglia di giocare il verbo, di pitturarsi la faccia di bianco? “Non c’è verso di farsi capire”, dice a un certo punto il regista di un baraccone, la scena si chiama Parapiglia, lui s’avventa nel “Museo dei Prodigi”, sterza dal “rancore di fiabe assopite” e “sebbene maldestro come un Wunderrabbi chassidico, un giorno tenterò di costruirvi un teatrino di burattini”. Forse c’è l’estro dei pupi, l’audacia del No nipponico, l’estensione del futurismo russo (la meccanica di Ripellino è riassunta in “Manichini a Pietroburgo”, capitolo miliare del suo Majakovskij, chevvelodicoafare: “il tessuto verbale è con rattrappito da continue contrazioni, si raggrinza, si gonfia, si deforma con ritmo spasmodico”) nel gergo di Ripellino. Un giorno mi dico, con brillio, Ripellino va letto ascoltando Paolo Conte – in assenza di un Esenin nell’armadio.
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Ci sono sonnambuli e teatranti, clown ignari di esserlo e angeli di Klee, l’idea che il tempo sia una sciocchezza e che si possa vivere nel sottoscala del secolo defunto, che i morti non muoiono mai, che la lingua è acqua e tutti andiamo a Manichinia. “Vi aspetto, lettori, con una torcia accesa alle porte del Lukomòrie, remoto paese ravvolto in bambagia di nebbia, invetriato nel velo verde bottiglia di una fittissima nebbia che mai si dirada”, attacca Ripellino, gran maggiordomo della letteratura, aeropagita del parlar materno, in Il gallo d’oro. “Se non vi conducessi per mano, potreste perdervi in questo paese grande dieci giornate, in questo intrico di madidi muri illusori…”. Che desiderio di perdersi, appunto, tra nebbie e illegali illusioni; abbiamo prediletto le virtù dell’ordine, l’ordinario, la comprensione. Bye, bye. (d.b.)
*In copertina: Angelo Maria Ripellino; la fotografia è tratta da qui
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lospeakerscorner · 4 years
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Spettacoli di Napoli Teatro Festival Italia, Teatro dei Burattini, performance di MusiCapodimonte e raduno del gruppo scout Agesci per un weekend da favola
NAPOLI – Primo weekend di luglio al Museo e Real Bosco di Capodimonte pieno di attività con un’offerta culturale variegata per tutte le tipologie di pubblico: dagli spettacoli del Napoli Teatro Festival Italia al Teatro dei Burattini, dalle performance di MusiCapodimonte al raduno del gruppo scout Agesci. E nella Reggia, i visitatori potranno ammirare le due mostre Napoli Napoli. Di lava, porcellana e musica e Santiago Calatrava. Nella luce di Napoli, oltre alle ricche collezioni.
Prenotazione obbligatoria sul sito www.coopculture.it: ingresso contingentato e obbligo di mascherina.
Ecco gli appuntamenti in dettaglio:
Spettacoli del Napoli Teatro Festival Italia 2020
Sabato 4 luglio
ore 21 | Cortile della Reggia – La vita davanti a sé, dal testo di Romain Gary (Emile Ajar), per la regia e l’interpretazione di Silvio Orlando, con la direzione musicale di Simone Campa. Pubblicata nel 1975 e adattata per il cinema nel 1977, la storia è quella di Momò, bambino arabo di dieci anni che vive nel quartiere multietnico di Belleville a Parigi, nella pensione di Madame Rosa, un’anziana ex prostituta ebrea che sbarca il lunario prendendosi cura degli “incidenti sul lavoro” delle colleghe più giovani. Silvio Orlando ci conduce dentro le pagine del romanzo con la leggerezza e l’ironia di Momò diventando, con naturalezza, il protagonista di quel dramma.
ore 21 | Fagianeria – Bed Boy Jack (replica), un progetto di Amadio/Fornasari, scritto e diretto da Bruno Fornasari, con Tommaso Amadio, Emanuele Arrigazzi, Sara Bertelà, Chiara Serangeli. Nei primi anni Novanta l’Austria è scossa da una serie di omicidi di prostitute che portano la polizia a fare i conti col primo serial killer nella storia del Paese. Il caso affascina molti giornalisti, tra i quali lo scrittore Jack Unterweger che, condannato all’ergastolo per omicidio nel 1974, ottiene la libertà grazie all’appoggio dell’élite letteraria, in particolare del Premio Nobel Elfriede Jelinek. Quando l’indagine sugli omicidi delle prostitute sembra a un punto morto, la polizia comincia a sospettare proprio dell’uomo che tutti credevano pienamente riabilitato. Per tutte le altre info napoliteatrofestival.it
ore 11.30 – 12.30 : Teatrino dei Burattini e la tradizione delle Guarattelle interpretato da Bruno Leone e Irene Vecchia fino a sabato 11 luglio. Iniziativa promossa e sostenuta da Amici di Capodimonte onlus, realizzata in collaborazione con le Associazioni Musicapodimonte e Casa Guarattelle con il supporto di Euphorbia srl. Prenotazione obbligatoria su [email protected]. Bruno Leone e Irene Vecchia, maestri della Casa Guarattelle, rappresentano le storie classiche dei burattini della tradizione popolare napoletana, che ancora oggi incantano il pubblico di tutte le età. Protagonista e anima delle storie è Pulcinella, un essere libero, che rinnova in scena l’eterno conflitto tra bene e male e si prende gioco del mondo che ci circonda e delle sue incongruenze donando momenti di spensierata allegria. Insieme a Pulcinella si potranno sconfiggere mostri e nemici che spesso ci angustiano, vincere ataviche paure e ritrovare nella danza finale con Teresina l’amore e la gioia di vivere il nostro presente. Maggiori info su http://www.museocapodimonte.beniculturali.it/il-teatro-dei-burattini-al-realbosco-di-capodimonte/
30 – 12.30: Attività MusiCapodimonte. Ogni sabato le sale del Museo di Capodimonte sono allietate dalla presenza dalla Dama di Corte e da Re Pulcinella, mentre nel salone degli Arazzi risuoneranno le note del pianoforte suonate dal Maestro Rosario Ruggiero.
sabato 4 e domenica 5 luglio, ore 9-17: Gruppi Scout Agesci nelle praterie del Cellaio e della Fagianeria riscopriranno il valore del contatto con la Natura e la bellezza delle attività e dei giochi en plein air
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Weekend a Capodimonte Spettacoli di Napoli Teatro Festival Italia, Teatro dei Burattini, performance di MusiCapodimonte e raduno del gruppo scout Agesci per un weekend da favola…
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tmnotizie · 5 years
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SAN BENEDETTO – Tanti sono gli appuntamenti per festeggiare alla grande il Carnevale nei servizi socio-educativi della Città: nei nidi , nelle sezioni primavera comunali, nelle ludoteche comunali e presso il Centro sociale “Primavera”.
 Si parte giovedì 13 febbraio alle 16,30 con le “Favole della Mongolfiera” presso il centro ludico di via Manzoni (piano terra del nido), appuntamento curato dalle educatrici del nido comunale “La Mongolfiera” ed espressamente rivolto ai bambini e ai genitori della scuola dell’infanzia “Miscia” di via Ferri.
Mercoledì 19 febbraio, sempre alle 16,30, alla scuola dell’infanzia di via Mattei, è in programma la puntata di “Favole della Girandola” curata dalle educatrici della sezione primavera “La Girandola” e destinata ai bambini e genitori della scuola  dell’infanzia di via Mattei.
Sempre mercoledì 19 febbraio e sempre alle 16,30, al Centro sociale “Primavera” di via Piemonte appuntamento con teatrino dei burattini e laboratorio sul riciclo in tema di “Batti il 5”. Ingresso libero per tutti: bambini, genitori e nonni che sono invitati a presentarsi in maschera per condividere momenti all’insegna del divertimento con i nonni ospiti del Centro, prendendo parte alla coinvolgente “sfilata delle mascherine” capitanata dai personaggi di Topo Gigio e Topo Tip dello spazio ludico del centro.
Giovedì “grasso” 20 febbraio, dalle 17, ci si potrà divertire presso le due ludoteche comunali: in via Colle Ameno (Ponterotto) con giochi, truccabimbi e balli di gruppo per bambini e genitori; in via Gronchi (quartiere Agraria) con laboratorio di hip hop, gara di cucina e sorpresa di Carnevale per i bambini dai 6 ai 13 anni. E’ necessaria la prenotazione telefonica (per la ludoteca di via Colle Ameno 0735-574259, per la ludoteca di via Gronchi 0735-659698).
Martedì 25 febbraio si concluderanno i festeggiamenti nei nidi e sezioni primavera comunali, con “pesca-la-mascherina dallo scatolone di Re Carnevale” e poi originali e liberi “giochi dei travestimenti”.
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Il teatrino dei burattini: barcamenarsi sul nulla
Il teatrino dei burattini: barcamenarsi sul nulla
Che pena alla mia età assistere a un teatrino dei burattini mentre il Paese affonda, ma ancora peggio è sentire che il rumore delle teste di legno non viene principalmente dalla scena ma dalla platea dove si alzano sonorità da marimba: Santori e sardine contro Salvini,  Renzi in agguato, la zattera della medusa dei Cinque Stelle, i piddini degli affari sottobanco e il tamburo ipnotico del…
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