Tumgik
#a proposito di no filtri
Text
Tumblr media
Ilary Blasi e il suo racconto in “Unica”: il docu film Netflix.
Ebbene sì l’ho visto. Le “iniziali” accuse di lui per il caffè con un altro e la migliore amica di lei, il maschilismo di Francesco Totti (così come titola anche vanity fair oggi) nel pressing e non solo, affinché Ilary tornasse al suo posto di moglie smettendo di lavorare ed uscendo dai social, il coinvolgimento dei figli da parte di lui nella sua vita parallela con la Bocchi, l'investigatore privato ingaggiato da Ilary e la conferma di quel tradimento che costringeva lei a rivedere i piani di una vita e la famiglia. A tutti coloro che l’hanno accusata anche sulle mie pagine, nel suo viaggio con i figli in Africa, dico di guardare bene il film e provare poi a riconfermare lo stesso punto di vista. Nel Docu film non c’è il contraddittorio e Totti, visto anche il momento che viviamo di accuse al patriarcato, non ne esce affatto bene, anzi... Questa storia e le sue narrazioni fatte da quel gossip bieco da cattivo vicinato, costringono tutti a riflettere, affinché ogni facile giudizio nel confronti di una donna, madre o moglie, possa sembrare la via più facile, quella più logica e scontata. Questo Docu film è il racconto senza filtri di Ilary Blasi anche e a proposito, di vita familiare e sessualità, riconsegnano ognuno a se stesso, perché lei ora la sua verità ha saputo nobilitarla, mostrandosi così come davvero Ilary è, coraggiosa, ancora un po’ acciaccata ma finalmente libera di essere. Ci sono molti modi di colpire una donna e ferirla, i figli sono uno di questi, perché ancor più subdola e silenziosa è quella violenza al maschile che viene troppo spesso perpetrata ogni giorno verso le donne, passando silenziosamente attraverso i figli e non solo... Per fortuna il tempo restituisce la verità, sempre. Meditiamo donne, meditiamo. Anche quando troviamo più facile accusare un’altra donna. Troppo spesso le lotte tra mariti e mogli divengono vere e proprie lotte di potere e se sei stata con un uomo di potere, rischi di uscirne azzerata, distrutta, Ilary invece ispira a rinascere. A Ilary, a chi si riconoscerà tra le pagine di queste settimane, a chi si sentirà graffiare corpo e anima nei meandri di questa ennesima storia di “potere” in cui specchiarsi, il mio abbraccio con il cuore.
Tiziana
tizianacerra.com
5 notes · View notes
djs-party-edm-italia · 4 months
Text
Tumblr media
Chicca: arriva "BABYBOY"
Dal 12 gennaio 2024 sarà disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica "BABYBOY", il nuovo singolo di Chicca.
"Babyboy" è un brano che toglie dalla lista dei tabù un argomento scomodo da trattare, il tradimento, o meglio ancora l'attimo che lo precede. Ed il tema scotta di più se il punto di vista non è quello della vittima. Cedere alla tentazione, la fragilità dell'essere umano, la perdizione, "Babyboy" racconta della confusione e della perdita di lucidità che si avvertono nel gioco di seduzione tra amanti, dell'impotenza che si avverte di fronte al desiderio, e della consapevolezza che si sta per commettere un errore. Tra giochi di parole e battute pungenti, CHICCA ci regala uno scenario intimo e seduttivo, e la produzione di Matteo Liotta dona alle sonorità pop-reggaeton del brano la sensualità perfetta per il tema trattato. 
Commenta l'artista a proposito del suo progetto musicale: "Un giorno preciso di qualche anno fa ero di turno al lavoro e mi sono chiesta cosa stessi facendo della mia vita, e soprattutto perché non stessi facendo ciò che da sempre desideravo fare: scrivere, cantare, fare musica. Poi un giorno preciso di qualche anno dopo ho raccolto tutto il mio coraggio, ho mollato la mia vecchia vita e ho iniziato a lavorare sodo, ma stavolta per qualcosa in cui credevo. Ho scritto e pubblicato il mio primo singolo così, di impulso, senza sapere cosa fosse un'armonia, una scala, un palco, figuriamoci una società di collecting. Sapevo solo scrivere e cantare, ma avevo l'urgenza di liberarmi, di essere me stessa, di far sapere a tutti quello che avevo da dire. Oggi, dopo aver iniziato a studiare, a conoscere, dopo essere cresciuta ed essermi analizzata a fondo, sorrido della ragazzina impulsiva di qualche anno fa che rincorreva un sogno, e ho imparato a gustare la bellezza del processo e del percorso più che la fine. Ma il motivo per cui continuo a fare musica resta sempre lo stesso: liberarmi, essere me stessa, e far sapere a tutti quello che ho da dire. I miei due ultimi singoli "You & Me" e "Babyboy" sono il frutto di questa riconnessione con me stessa e l'emblema della CHICCA senza filtri, che ama ciò che fa e si diverte a farlo"
Biografia
All'anagrafe Nicole Marini De Filippi, CHICCA è una cantautrice romana classe '94 che si muove tra Roma, Napoli e Milano per curare il suo progetto musicale. 
Musicalmente attiva dal 2020, è a partire dal 2022 che l'artista inizia a raccogliere i frutti del suo lavoro, con la finale del TMF 2022, la vittoria del Lunatika Contest 2022 e il Premio della Critica IVISIONATICI Music Festival 2023. Nello stesso anno si trasferisce a Napoli per studiare produzione musicale e lasciarsi contaminare dalle magnetiche atmosfere partenopee; da qui la svolta del suo progetto con la pubblicazione dei suoi singoli "You & Me" e "Babyboy", brani dalle sonorità pop con contaminazioni dance e reggaeton. D'altronde CHICCA cresce tra gli anni '90 e gli anni '00 ascoltando per lo più dischi pop di artiste statunitensi che la influenzeranno sia artisticamente che stilisticamente.
Sagittario ascendente Vergine, impulsiva e perfezionista, eccentrica e colorata, amante dell'arte e della moda. "La ragazza con la valigia", la chiamano scherzosamente. Con gli studi in lingue orientali, CHICCA ha viaggiato spesso tra Asia, Europa e America, nutrendo così il suo desiderio di conoscere quante più culture esistenti al mondo.
I suoi testi parlano sempre di esperienze vissute che racconta attraverso immagini vivide e giochi di parole, come se mettendo in play una sua traccia volesse ricreare un film nell'immaginario dell'ascoltatore, da guardare ad occhi chiusi. Le piace l'idea che anche solo una persona al mondo ascoltando i suoi brani possa rivedersi nelle sue parole, e sentirsi speciale.
"Babyboy" è il nuovo singolo di Chicca disponibile sulle piattaforme digitali di streaming  e in rotazione radiofonica dal 12 gennaio 2024. 
0 notes
tarditardi · 4 months
Text
Tumblr media
Chicca: arriva "BABYBOY"
Dal 12 gennaio 2024 sarà disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica "BABYBOY", il nuovo singolo di Chicca.
"Babyboy" è un brano che toglie dalla lista dei tabù un argomento scomodo da trattare, il tradimento, o meglio ancora l'attimo che lo precede. Ed il tema scotta di più se il punto di vista non è quello della vittima. Cedere alla tentazione, la fragilità dell'essere umano, la perdizione, "Babyboy" racconta della confusione e della perdita di lucidità che si avvertono nel gioco di seduzione tra amanti, dell'impotenza che si avverte di fronte al desiderio, e della consapevolezza che si sta per commettere un errore. Tra giochi di parole e battute pungenti, CHICCA ci regala uno scenario intimo e seduttivo, e la produzione di Matteo Liotta dona alle sonorità pop-reggaeton del brano la sensualità perfetta per il tema trattato. 
Commenta l'artista a proposito del suo progetto musicale: "Un giorno preciso di qualche anno fa ero di turno al lavoro e mi sono chiesta cosa stessi facendo della mia vita, e soprattutto perché non stessi facendo ciò che da sempre desideravo fare: scrivere, cantare, fare musica. Poi un giorno preciso di qualche anno dopo ho raccolto tutto il mio coraggio, ho mollato la mia vecchia vita e ho iniziato a lavorare sodo, ma stavolta per qualcosa in cui credevo. Ho scritto e pubblicato il mio primo singolo così, di impulso, senza sapere cosa fosse un'armonia, una scala, un palco, figuriamoci una società di collecting. Sapevo solo scrivere e cantare, ma avevo l'urgenza di liberarmi, di essere me stessa, di far sapere a tutti quello che avevo da dire. Oggi, dopo aver iniziato a studiare, a conoscere, dopo essere cresciuta ed essermi analizzata a fondo, sorrido della ragazzina impulsiva di qualche anno fa che rincorreva un sogno, e ho imparato a gustare la bellezza del processo e del percorso più che la fine. Ma il motivo per cui continuo a fare musica resta sempre lo stesso: liberarmi, essere me stessa, e far sapere a tutti quello che ho da dire. I miei due ultimi singoli "You & Me" e "Babyboy" sono il frutto di questa riconnessione con me stessa e l'emblema della CHICCA senza filtri, che ama ciò che fa e si diverte a farlo"
Biografia
All'anagrafe Nicole Marini De Filippi, CHICCA è una cantautrice romana classe '94 che si muove tra Roma, Napoli e Milano per curare il suo progetto musicale. 
Musicalmente attiva dal 2020, è a partire dal 2022 che l'artista inizia a raccogliere i frutti del suo lavoro, con la finale del TMF 2022, la vittoria del Lunatika Contest 2022 e il Premio della Critica IVISIONATICI Music Festival 2023. Nello stesso anno si trasferisce a Napoli per studiare produzione musicale e lasciarsi contaminare dalle magnetiche atmosfere partenopee; da qui la svolta del suo progetto con la pubblicazione dei suoi singoli "You & Me" e "Babyboy", brani dalle sonorità pop con contaminazioni dance e reggaeton. D'altronde CHICCA cresce tra gli anni '90 e gli anni '00 ascoltando per lo più dischi pop di artiste statunitensi che la influenzeranno sia artisticamente che stilisticamente.
Sagittario ascendente Vergine, impulsiva e perfezionista, eccentrica e colorata, amante dell'arte e della moda. "La ragazza con la valigia", la chiamano scherzosamente. Con gli studi in lingue orientali, CHICCA ha viaggiato spesso tra Asia, Europa e America, nutrendo così il suo desiderio di conoscere quante più culture esistenti al mondo.
I suoi testi parlano sempre di esperienze vissute che racconta attraverso immagini vivide e giochi di parole, come se mettendo in play una sua traccia volesse ricreare un film nell'immaginario dell'ascoltatore, da guardare ad occhi chiusi. Le piace l'idea che anche solo una persona al mondo ascoltando i suoi brani possa rivedersi nelle sue parole, e sentirsi speciale.
"Babyboy" è il nuovo singolo di Chicca disponibile sulle piattaforme digitali di streaming  e in rotazione radiofonica dal 12 gennaio 2024. 
0 notes
micro961 · 11 months
Text
Sparta è il nuovo singolo di Medellin
Tumblr media
Il rapper con milioni di views per le sue performance al pianoforte esce con una canzone multilingue
Sparta è il nuovo singolo di Medellin che ha realizzato in collaborazione con Baha, un rapper emergente di Milano, classe 2005 che ha iniziato ad appassionarsi di Musica 6 anni orsono sui banchi di scuola e che, essendo multilingue e di origine marocchina, canta in arabo, italiano e francese. A tal proposito Medellin ha scelto di coinvolgere Baha nel suo progetto per rivolgersi alla comunità Araba che ormai in Italia è molto radicata; il brano infatti parla dell' emigrazione, della sopravvivenza di strada e del precariato lavorativo avvicinandosi il più possibile ai temi dell' attualità senza filtri nè riserve.
Fabio Tanca in Arte Medellin è un cantautore nato a Quarto Oggiaro, quartiere della periferia milanese, è attualmente l’unico rapper/pianista con il volto completamente tatuato presente sulla scena musicale italiana, ed ha unito così due sue passioni: la comunicazione e la musica.
Ha iniziato a studiare pianoforte quando era un bambino svogliato e in sovrappeso al quale la madre, per incitarlo a svolgere dell’attività, ha regalato lo strumento con tasti bianchi e neri. Strumento che avrebbe, in futuro, segnato la sua carriera. I suoi articolati e spericolati reels al piano sono un successo, spopolano, e collezionano milioni di views sul canale Instagram @medellinthereal. 
Per questo, e per la voglia di dimostrare le sue grandi capacità, Medellin si definisce un ribelle!
https://open.spotify.com/artist/0rppnYwMVHij9PAzYh181X?si=AQ3QBjwNS3arP2nmFiu-BQ&utm_source=copy-link https://instagram.com/medellinthereal?igshid=YmM0MjE2YWMzOA== https://www.youtube.com/@medellinthereal
0 notes
lostaff · 2 years
Text
Ch-ch-changes
🌟 Novità
Stiamo lentamente rilasciando una nuova interfaccia utente per la ricerca che include filtri per intervalli di tempo. È disponibile per il 25% delle persone su Web e Android (a partire dalla versione 22.2). Dai un'occhiata e facci sapere cosa ne pensi!
Nell'app Android, la dashboard ora ha due schede: "Segui" e "Cose per te". La dashboard a schede sarà presto anche nell'app iOS!
Abbiamo rimosso la possibilità di toccare due volte per togliere il Mi piace nell'app iOS (ma il doppio tocco per il Mi piace è ancora disponibile).
🛠 Correzioni
Risolto un problema sul Web per cui l'apertura di un nuovo post e la sua chiusura rendeva non riproducibili i video nella dash.
Risolto un problema sul Web desktop in cui più note o menu di condivisione potevano essere aperti contemporaneamente.
Risolto un problema per cui i video nativi non potevano essere riprodotti nella dashboard.
Risolto un problema per cui le foto non venivano visualizzate nell'ordine corretto quando visualizzate sul web.
La scorciatoia da tastiera (alt + c o opzione + c) per creare un nuovo post sul web è stata ripristinata.
La versione 22.1 di Tumblr per iOS è stata rilasciata e include correzioni per i seguenti bug:
Il suddetto problema di velocità di riproduzione GIF che stava interessando i nuovi dispositivi iOS.
Il selettore dell'album fotografico era invisibile nella tavolozza True Blue.
🚧 Lavori in corso
Stiamo lavorando per risolvere problemi di vecchia data che hanno causato conteggi imprecisi dei follower. Rimani sintonizzato!
Ricorda di controllare l'opzione "Utilizza tag migliori e decodifica URL di ricerca" nella pagina/personalizza del tuo blog (https://tumblr.com/customize). Una breve nota in proposito: non è necessario apportare aggiornamenti ai tag sui tuoi post. Solo a eventuali URL codificati a pagine /tagged e /search. Scopri di più qui e contatta l'assistenza per qualsiasi domanda.
🌱 In arrivo
La documentazione per il blocco paywall verrà aggiunta a breve alla specifica NPF su GitHub.
Hai riscontrato un problema? Invia una richiesta di supporto e ti risponderemo il prima possibile!
Vuoi condividere il tuo feedback su qualcosa? Dai un'occhiata al nostro blog Work in Progress e avvia una discussione con la community.
36 notes · View notes
karassiopoulos · 3 years
Text
A dir la verità non ho mai capito se fosse un alba o un tramonto questo settembre.
Questo tanto atteso ma anche così disperatamente vissuto primo di settembre. Disperati perché devono mantenere promesse, palestra, corsi di cucina, intenti per essere persone migliori, cambio lavoro, cambio casa, cambio.
Per scelta mia, mi sono sempre osservato da fuori con l'occhio del peggior giudice, quasi un nemico, si lo so sbaglio, ma non sono l'unico che si comporta così con se stesso.
Allora come posso usare questo settembre mi chiedo da un po'?
Chiamiamo settembre, questo nuovo inizio, questa nuova alba, e naturalmente sarà il tramonto di qualcosa che finisce, si sa, ma facci caso, guardiamo ai tramonti con amore, con meraviglia.
È più facile fotografare un tramonto che un'alba, il tramonto ti trova sveglio, a volte per l'alba ti devi svegliare di proposito. E allora svegliati, svegliamoci, io guardo al mio tramonto con gratitudine, quello che mi ha portato ad avere un bellissimo tramonto da vedere mi ha reso quello che sono ora, scrivo senza filtri, sono più forte, mi appartiene una forza che non credevo fosse possibile contenere in una sola persona, e mi sono fatto un regalo, ho scelto di dare e ricevere allo stesso modo, ho scelto di ascoltare, me stesso, gli altri, anche per caso, in fila per la spesa o nella sala d'attesa di un medico, ascolto, ciò mi crea un bagaglio di storie, mi dà una cosa della quale mi stavo privando, la consapevolezza.
Sono consapevole che il mondo che mi circonda non è fatto solo da me, da te.
Siamo piccoli pianeti, ma interagiamo in un moto gravitazionale proprio di un sistema, siamo puntini nell'universo. Ma una cosa ho trovato sempre interessante da quando ho memoria, che ad unire i puntini, a volte creiamo delle immagini e delle cose che ancora ci stupiscono.
Per questo settembre mi voglio e ti voglio augurare questo. Che tu possa avere puntini da unire, che possano rivelarti l'immagine più bella ed inaspettata, te stess*
Tumblr media
1 note · View note
Note
C’è qualcosa del tuo corpo che ti piace?
Scusa anon se ti rispondo in ritardo (credo), ma stranamente non mi era arrivata alcuna notifica e solo oggi ho notato questo ask nella box.
Com’è evidente in molti dei miei papiri-sfogo-esistenziali non ho un buon rapporto col mio corpo, non l’ho mai avuto e solo negli ultimi anni ho iniziato a lavorare su me stessa per riuscire a conviverci in maniera più pacifica, perché sai, le guerre civili sono davvero stupide.
Inutile premessa fatta, qualche tempo fa risposi ad un ask giochino in cui mi si chiedeva di elencare un numero definito - che non ricordo e fa troppo caldo per prendermi la briga di cercarlo - di cose che mi piacciono di me stessa e, la prima cosa a cui pensai e tuttora penso, sono le mie labbra. Penso sia l’unico dettaglio di me stessa che trovo sensuale, femminile e che mi piace valorizzare, nonostante sottostress mi capita di martoriarmi le labbra mordendomele come se non fosse una parte di me stessa.
Tuttavia ti sono sincera è un po’ che seguo una blogger influencer americana su Instagram, una ragazza più o meno della mia età, anche lei con una SMA 2, che si condivide senza veli e facendo passare a gran voce e senza filtri il concetto che, un corpo inevitabilmente “diverso” come il nostro, non è sinonimo di bruttezza, bensì di femminilità oltre i canoni, di bellezza pura. Nella sua campagna di sensibilizzazione insegna che ogni corpo merita di essere amato e desiderato così com’è, proprio per come è e non per quello che gli manca. Viene spesso criticata per come “sessualizza” il suo corpo disabile, cavoli andrò pur contro corrente, ma ben venga a mio avviso che lei faccia passare il messaggio che: “being different is fucking awesome & so much more interesting.”
Se avessi un briciolo della sua sicurezza, proverei anche io a fare una cosa del genere, ci ha provato Toscani l’anno scorso con gli atleti paralimpici e in passato in maniera piuttosto pessima; ma credo non sia mai abbastanza la cultura e l’insegnamento all’amore per il diverso, inteso come unico e non come differente. Spesso mi sento dire che sono “carina nonostante tutto”, finanche qualcuno con innocenza e un bel po’ di ignoranza mi ha detto che se non fossi stata così, avrei avuto sicuramente molti spasimanti (fa venire i brividi pure a voi, vero?), eppure stranamente quando mi sento dire certe cose non mi viene ancor più voglia di nascondermi, ma piuttosto di mostrarmi nella mia infinita diversità.
Non avrò un corpo mozzafiato, sul fianco destro ho un osso del bacino incredibilmente sporgente e appuntito così tanto che un giorno mio fratello nell’abbracciarmi al mare credeva lo avessi punto di proposito con una spina (da dove avessi potuto recuperarla, ancora mi risulta ignoto), ho 157 punti di “ricamo” fra gamba, fianco e schiena (non conto i punti del drenaggio e dei cateteri venosi); ciononostante però mi vado bene così e sono sicura che non sono la sola a pensarlo.
8 notes · View notes
yomersapiens · 5 years
Text
Non aprite quella porta piuttosto cementificatela.
Internet era un posto stupendo prima che arrivaste voi a rovinare tutto. Mi ero ripromesso di lasciare scorrere le cose, ché tanto non vale la pena di perdersi in discussioni, però vedo che davvero là fuori non state bene e voglio aiutarvi. Allora, prima che arrivaste voi a prendere tutto sul serio qualunque cazzata che si trova scritta nel web, c’era una cosa chiamata fantasia. O immaginazione. C’erano persone come me che scrivevano di fatti reali farcendoli con la propria immaginazione. Poi c’erano i lettori e i lettori, lo dice il nome, leggevano. Ora invece vogliono fare di più, i lettori diventano commentatori, certo, nella rete tutti possono diventare qualcosa di più. Quindi accade che se uno scrittore scrive e quindi fa quello che gli concerne, il lettore commenta e va contro la sua semplice natura di essere passivo. Mi va bene, ho sempre ignorato tutto perché non mi compete, non ho tempo da perdere in discussioni. Cazzo no, piuttosto che perdermi a discutere o a spiegare cose a sconosciuti rincoglioniti sulla rete vado ad ubriacarmi con gli amici. Ma ieri ho scritto una storia che certo poteva sembrare reale, e da ieri vengo bombardato dall’indignazione della rete. È colpa vostra se hanno tolto le tette da Tumblr, voi dannati esseri incapaci di scindere tra realtà e finzione. Colpa vostra che leggete una storia e vi sentite in dovere di diventare parte della storia. Beh, vi informo che voi non eravate su quel treno, non eravate con me in viaggio, o con il possibile bambino che mangiava sushi, non eravate presenti al forse accaduto fatto e sapete perché? Perché tutto quello che ho elencato sopra accade nella mia immaginazione. E voi per fortuna siete esclusi perché vi immaginate che palle se dentro la mia testa dovessi far entrare ognuno di voi inutili esseri incapaci di scindere tra una storia e la realtà? Ecco altri possibili scenari finali per la storia che tanto ha fatto scalpore: il bambino si gira verso di me e dopo aver finito il sushi, mi chiede se credo in Dio, rispondo di no e lui dice beh, forse è ora che inizi a crederci e di colpo si alza in piedi e da sotto la maglietta estrae due pistole e si mette a sparare a tutto il vagone. Questo finale alternativo è realistico tanto quanto io che mi prendo gioco di lui nella mia testa. Ma non è la mia testa la colpevole di tutto questo, no, lei fa solo il suo lavoro, butta fuori pensieri belli e brutti che siano. I colpevoli sono quelli che leggono e non hanno più la capacità di scindere. Un adulto su un treno si prenderebbe gioco di un bambino? Forse sì, forse no, sicuramente un adulto infastidito dall’esistenza di ogni altro essere umano potrebbe scriverci una storia sopra. Relativizzate quello che leggete. Una storia letta gratuitamente su un sito di blogging. Non dovete nemmeno pagare per dovervi indignare. Dovete solo pigramente scrollare, probabilmente mentre siete seduti sul cesso, ed ecco che la vostra reazione nasce dallo stesso impulso che vi porta ad espellere feci. Ricordatevi sempre che in internet il 50% di quello che leggete potrebbe essere una stronzata colossale e se foste intelligenti abbastanza sareste ancora in grado di scindere ma purtroppo no, non tutti lo siete, altrimenti non si spiega la gente che avete mandato al governo sempre per questo problema del prendere l’internet sul serio. Io ho un solo grande difetto, quello di riporre ancora fiducia nell’intelligenza del genere umano ma Cristo se mi state mettendo alla prova. La mia mente produce pensieri orribili, una marea costante, ne produce anche di bellissimi e dolcissimi e romantici ma è tutto parte dell’insieme. Devo accettare il pacchetto completo. Quando ero piccolo mia madre mi portava in chiesa, dovevo ancora fare la prima comunione, mentre il prete parlava l’unica cosa che mi passava per la testa era vedere se riuscivo a fare incazzare Dio così dentro di me bestemmiavo di continuo ed ero terrorizzato mentre lo facevo, pensavo ad insulti orribili durante la mia visita nella casa del Signore e non capivo perché la mia testa generasse tali atrocità. Ma dal vero, se mi conosceste, sapreste che non bestemmio mai e non perché io creda in Dio, ma perché lo trovo di cattivo gusto. Quindi, se pensate davvero che io provi del piacere nel far piangere dei bambini nel reale, non ci andate troppo lontani ma più di tutto mi piace far piangere i bambini nelle mie storie. Adoro creare personaggi e trattarli di merda. Quando parlo di me, mi tratto di merda di proposito proprio per un senso sadico ma è il mio unico potere da scrittore, questo di fare il cazzo che mi pare con le mie parole e i miei personaggi. Così come il potere di chi legge non è il commentare, bensì il NON leggere. Internet è ancora un posto libero anche se vi state impegnando tantissimo a farlo diventare un parco giochi per i vostri dittatori, se qualcosa non vi piace potete non leggerla o potete allontanarla dalla vista. Non verrò sotto casa vostra a raccontarvi dei miei pensieri orribili. Lo faccio con i miei amici e accetto più che volentieri di essere insultato da loro. Perché mi interessa di quel riscontro, questo posto, questo Tumblr, esiste solamente come deposito di ciò che mi gira per la testa. Non sono una blogger che parla del suo passato di droghe e racconta ogni dettaglio della sua esistenza. Non sono un tenebroso tumblero che vive delle domande ricevute da costanti anonimi. Non guadagno un euro nonostante abbia più di 111.000 lettori, sì non so come sia possibile ma tanti anni fa fui messo nella classifica dei Tumblr comici e ci fu un caos di followers che tutt’ora persistono anche se non credo esistano quindi non lo faccio per la popolarità, l’ho avuta e non è servita ad un cazzo. Non lo faccio per sentirmi uno scrittore perché per fortuna vengo pubblicato su libri e riviste che sono sicuro non vi prendereste la briga di leggere dato che non sono gratis e non ve le portano in bagno mentre siete seduti sul cesso. Non lo faccio neanche per dare una mano alla carriera musicale perché anche lì, mi bastano i concerti. Non lo faccio più per darmi un tono, lì lo faccio quando leggo le mie storie in teatro o scrivo sceneggiature per film e cortometraggi. Tutto questo elenco di cose che faccio solo per farvi capire che basta essere in grado di scindere, solo così si può evitare di rimanere fregati dall’internet. Dalle persone troppo belle in foto che vi fanno sentire orribili ma che dal vivo sono prive di filtri e hanno gli stessi brufoli che abbiamo noi. Dai presunti dati statistici che vi portano a non vaccinare i vostri figli e anzi guardate io di questo sono felice perché grazie a voi ho capito che non voglio avere figli, non voglio portare nuovi esseri viventi in questo medioevo esistenziale bis. Dai ministri o signori del selfie che vi fanno sentire parte del tutto, dell’insieme, solo perché sono ignoranti e volgari come siete voi nel profondo. Ma ancora, non ho tempo per queste cose. Non ho nulla da insegnare per fortuna, ho solo un sacco di rabbia e voglia di impedirvi l’accesso alla rete che doveva essere un posto di scambio e crescita e invece è diventata una pattumiera di commenti non richiesti. Non smetterò di scrivere e non censurerò la mia immaginazione, qualunque cosa essa produca. Ma nel reale, sarò il più distante possibile da quello che mi circonda, cercando di avere il minimo contatto con il prossimo apposta per non deludere, fare del male, o essere deluso o ferito. Ho fatto abbastanza danni cercando di essere buono, ora mi basta essere me stesso. Ho tanto da fare, ad esempio adesso devo andare ad aprire la porta dell’ufficio perché mi hanno citofonato deve essere la consegna di gattini orfani da picchiare. Lo faccio sempre quando sono molto stressato dalle discussioni del web. Picchio dei gattini orfani. Ora vediamo se avete capito, picchio davvero dei gattini orfani o lo dico solamente per mettervi alla prova? Siate dannati voi che mi fate uscire dalla mia immaginazione per venire nel reale a farvi il cazziatone. Ringrazio come sempre @kon-igi e @spaam che mi sostengono, leggono, rebloggano e consigliano. Io non sono paziente come loro, nemmeno intelligente, a me basta sapere che se dico qualcosa di orribile solo perché mi fa ridere almeno due persone capiscono che sono un povero stronzo che si diverte così e mi vogliono bene lo stesso. Tutti gli altri hanno il medesimo valore dei bot di Tumblr.
899 notes · View notes
spettriedemoni · 5 years
Text
Il mondo dell'assurdo
Mi guardo in giro e mi rendo conto che Flaiano aveva ragione: la situazione è grave ma non seria. Lo diceva per l'Italia ma in questi giorni lo si può estendere a tutto il mondo.
Si comincia con l'incendio di Notre-Dame a Parigi. Un tweet suggerisce di usare degli elicotteri per spegnere l'incendio. Una idiozia perché scaricare l'acqua dall'alto rischia di rovinare le poche cose sopravvissute all'incendio e dunque si farebbero solo più danni. La cosa curiosa è che a suggerire questa soluzione è Donald Trump il presidente degli USA. Questo non potrebbe fare il pompiere ma fa il presidente della prima potenza mondiale. Stanno messi bene, insomma, pure oltreoceano quanto a governanti.
Arriva la Pasqua e in Sri Lanka una serie di attentati dinamitardi coordinati fa strage di fedeli in chiese e in hotel. La preoccupazione maggiore per molti è che la Clinton e Obama usino Il termine "Easter worshipper" invece di "cristiani" per indicare le vittime. Questo testimonierebbe la loro adesione al progetto di sostituzione della popolazione occidentale perpetrato da Soros, Kalergi e non so chi altri. Uno di questi è un giornalista che si occupa di cronaca estera su RAI 2. Sì, un giornalista agli esteri della seconda testata nazionale se ne è uscito con questa idiozia. Usa Google Translate per l'inglese, insomma. Ovviamente viene sbugiardato da docenti d'inglese e da Paolo Attivissimo che, tra le altre cose, è di madre lingua inglese. Il problema non è l'ignoranza ma l'arroganza di chi è ignorante.
A Roma la sindaca Virginia Raggi è attaccata per via del suo pessimo lavoro. La attacca la Lega, che vuole conquistare la Capitale, pur essendo alleata al governo con i 5S. È isolata dal suo stesso partito, non proprio accorato nel difenderla, e domenica è uscito un articolo su L'Espresso che non le fa fare una bella figura, diciamo.
Il problema più grave di questo reportage, però, per molti grillini, è la foto di copertina. Sì, perché Virginia Raggi in copertina è ritratta in bianco e nero, con qualche ruga e un'aria stanca. La foto è semplicemente un po' più saturata, nulla più, come fecero a suo tempo con Berlusconi, nulla di che, fa solo vedere una persona in modo più veritiero, senza filtri o ritocchi.
L'Espresso si prende le accuse di sessismo. Avete capito bene: sessismo da quelli che offendevano la Boldrini, la Rita Levi Montalcini e che compilavano le liste di proscrizione dei giornalisti e che insultavano la Boschi. Loro. Faccia come il culo, insomma.
Poi però L'Espresso va bene se fa reportage contro la Lega con cui loro sono alleati al governo. Capolavoro.
A proposito di Governo, il Presidente del Consiglio dei Ministri Conte riesce a citare un grande scienziato in un suo discorso: Albert Astàin. Non so bene chi fosse ma ce l'aveva con i pesci e con l'acqua in cui nuotano, se ho capito bene.
Infine lo "spin doctor" (qualunque cosa significhi) di 5alvini pubblica su Facebook la foto del ministro dell'interno con un mitra in mano e dice che i legaioli sono "armati e con l'elmetto". Se segnalate questa foto allo staff di Facebook non viene rimossa perché non viola le linee guida della piattaforma. Fa più paura una tetta nuda che un mitra, insomma.
Un po' come in Texas dove puoi portare una pistola a scuola ma non un dildo.
Non è bellissimo tutto ciò?
45 notes · View notes
milionidigiorni · 5 years
Text
Oggi, come ieri, io ti dono me stessa. I miei sorrisi, le lacrime, i miei silenzi e le volte in cui non smetto di parlare. Le preoccupazioni che non mi lasciano dormire, l'eccitazione prima di vederci. Le mie giornate migliori e quelle peggiori. Le volte in cui proprio non vorrei alzarmi dal letto e quelle in cui a letto non ci tornerei mai. Le mie fragilità, le incazzature, le brutte risposte, le cose che dico con rabbia ma che ma non penso veramente. Le risate più belle, quelle che faccio di cuore. E a proposito di cuore ti dono anche e soprattutto lui. Così come quel sette luglio di tre anni fa, quando ti ho conosciuto e ho capito subito che eri speciale. Ti ho donato me stessa senza barriere, senza filtri, e tu mi hai accolto così, come fosse la cosa più naturale che potessi fare. Oggi come allora sono tua senza riserve.
7 notes · View notes
guelfoalexander · 5 years
Text
Ti odiamo
Proseguo il discorso iniziato qui, a proposito di una particolare configurazione umana che mi sta facendo assai riflettere, e con la quale sto avendo difficoltà a relazionarmi.
Ho già espresso il mio disappunto circa l'atteggiamento spiazzante dei disfattisti, anche se l'accezione del termine, per descrivere la persona con la quale mi sto confrontando e che sto facendo fatica a comprendere, è ben diversa da quella più comune: si tratta di un disfattismo subdolo, fatto di retorica, di mezze frasi, di etichette apposte in momenti di attrito: "sei..., sei ..., sei...", col senso incompiuto di rendere la mia opinione priva di valore, denigrando il mio ragionamento a priori. Ebbene, io ascolto, penso che in parte ha ragione questa persona, ci sono aspetti del mio carattere che sono da limare assolutamente, e poi no, altri proprio non c'entrano nulla - io sono l'esatto opposto di quello che descrive! La sua descrizione è strumentale, anzi sembra girare le carte in tavola, usando i propri limiti come fossero i miei e additandomi come l’eretico, “l’anormale”. Ho abominio di questa definizione pregiudizievole. E allora cerco, invano, di rappresentare il mio GAG-pensiero, nel tentativo di essere al contempo determinato, ma aperto a possibili revisioni del mio pensiero, come sempre è stato e sempre sarà. E in quel momento sento che la mia capacità di penetrazione verbale è ridotta, ridottissima. Non arrivo al cuore. Non arrivo là, dove voglio arrivare. C’è un muro di gomma.
"Ma chi te lo fa fare?" direte voi. Eh, il fatto sta che se per una persona ho nutrito anche solo per un istante rispetto e stima, se la persona ha colto il mio interesse, allora mi struggo, mi disfo e cerco di comprenderla, di dialogarci, di integrare il suo pensiero nel mio, perlomeno per provare empatia, e di raggiungere almeno una certa intesa, se non proprio una simbiosi. Cerco insomma, di andarci "d'accordo", cercando di andare oltre una superficiale conoscenza del suo pensiero, perché merita di essere valutata e valorizzata e io sono interessato e quindi dedico del tempo e delle energie. E se non ho successo una volta, ci riprovo e anche quando capita che mi dico “ma chi me lo fa fare?”, poi inevitabilmente mi ricordo che ho scelto io, e quindi insisto...
Ok, non dico di essere perfetto, ma m’impegno costantemente, ma se la deriva è forte, anche il miglior nuotatore affoga. 
Una cosa che mi viene spesso riproposta come mio “difetto”, è che non posso avere sempre ragione. Lo so, sembra assurdo, ma se non dici tutto quello che pensi, e pensi a tutto quello che dici, e soprattutto se dici solo cose che sai essere vere, è dura avere “torto”. Al massimo si può essere “inesatti”, o dire qualcosa che è “contrario all’opinione altrui”, ma generalmente è ben difficile che mi accada di dire cose che sono inequivocabilmente sbagliate. Anche se questo può sembrare un po’ presuntuoso (mi hanno paragonato a Fonzie), è il frutto di un sacco di legnate sui denti prese da persone che sapevano il fatto loro e che mi hanno fatto comprendere senza mezze misure come stanno le cose e come si sta al mondo, soprattutto nel periodo della mia adolescenza. Da allora ho quindi adottato la strategia della info-formazione, mi sono documentato e quando qualcosa non mi era chiaro, ho detto “non lo so, ma mi informo e ti dico”. Da qui, la nomea che “Ghibellini ha sempre ragione”. Certo, una buona dose di lungimiranza e una capacità analitica abbastanza allenata, mi hanno aiutato ad essere perspicace oltre la norma, ma credo che (mi perdonino i disfattisti) questo sia un pregio e non un difetto, e ne vado fiero.
Col tempo ho imparato però, mio malgrado, che effettivamente non posso avere sempre ragione. Nel senso che a volte devo concedere all’interlocutore il “beneficio del dubbio”, e qui mi accingo a spiegare il titolo del post precedente: il disfattista NON ti lascia il beneficio del dubbio. Anzi, alimortaccisua!, il dubbio lo usa come arma di distrazione di massa, e lo alimenta come un’aquila alimenterebbe la sua nidiata, gli serve per poterti affondare definitivamente prima che tu prenda di nuovo respiro, tra una bracciata e l’altra quando stai affogando nelle sue invettive (perché lo stratagemma n. 38 è quello più abusato).
Ormai sono arrivato al punto che ho timore a condividere il mio pensiero in presenza di certe persone, ad esporre la mia idea senza filtri, perché il disfattista è in agguato: quando meno me lo aspetto mi taglia le gambe, mi zittisce lo spirito, mi atrofizza l’entusiasmo, con una sagacia senza pari, da farsi veramente venire i sensi di colpa (”come ho fatto a non pensarci, sono proprio un mostro!”), perché - bisogna dirlo - il disfattista sa il fatto suo, sa dove colpirti e non ha bisogno di molte parole. Tu sei felice e lui, con semplicità e falsa ingenuità, ti rimprovera, ti ricorda che “no, tu non puoi essere felice, perché”. 
L’antitesi del motivatore: il disfattista è il de-motivatore per antonomasia. 
E se provi a difenderti, a dargli contro, la mania di persecuzione del disfattista lo metterà in grado di sentire da migliaia di miglia di distanza l’odore dell’errore logico, della mezza verità detta di fretta, della bugia detta a fin di bene, e della dimenticanza, perché il il disfattista ha una memoria eccezionale per tutto quello che riguarda te e non ricorda nulla che riguardi lui stesso: il disfattista ha un archivio di elefantiaca memoria, un bagaglio culturale superficiale, costruito con dovizia di particolari su quanto sentito nei telegiornali sensazionalisti e nei siti di fake-news, ma lui - ovviamente - “ha verificato le fonti”, lui. Il disfattista usa questa sua personalissima Difattistipedia per trovare l'errore per farti fare brutta figura, perché è di quelli che sono contenti del tuo malessere (che in Tedesco si direbbe “schadenfroh”), e ovviamente, è alimentato dal suo carattere pretenzioso, pratica metodicamente la ricerca dell'inganno altrui nei suoi confronti perché “non sono mica scemo, mi hai preso per scemo?”, con metodi e logica da inquisizione: "dato che sei una strega, ti mettiamo al rogo, tanto potrai salvarti", tralasciando il “dettaglio” che poi le supposte streghe tali non erano e morivano bruciate, ma almeno nel frattempo lo spettacolo goliardico era assicurato. 
Si diceva del fare pretenzioso, prepotente, egoista e vessatorio. Ebbene, quello che mi dispiace è che il disfattista  è mosso da intima cattiveria, è rancoroso, e nutre desiderio per una generica, qualsiasi rivincita, combatte per la sua personale rivalsa per tutti i torti che ha subito, si improvvisa regista della più epica ripicca, partecipa e vince lo speciale Master Chef per disfattisti per poter servire la sua vendetta su un piatto freddo, tra gli applausi della folla social.
Così alla fine, esausto, mi areno su una spiaggia di aridità emotiva, originata dalla mia felicità repressa, quella felicità che scaturirebbe dalla condivisione spontanea del momento, dal pensiero senza filtri, da una gioia momentanea, che invece è contrita dalla corteccia cerebrale indurita, incallita, direi anzi infallita, ormai infallibile, attentissima a non commettere errori, a cercare di non dare adito al disfattista, affinché egli non possa infierire.
Dopo tutto questo sproloquio, un raggio di sole: mi sono convinto che non tutto sia perduto!
La mia esperienza, finora, nonostante questo quadro poco edificante della persona che mi ha dato spunto per questo ragionamento, mi suggerisce che un antidoto c’è, anche se non sempre efficace: si tratta di un ottimismo ponderato, abbinato ad una sconfinata fiducia nel prossimo, ovviamente senza sfociare nell’ingenuità.
Io speriamo che me la cavo.
GAG
1 note · View note
bravagente · 6 years
Text
I miei two cents non richiesti su questo Meta/Metamoro gate.
Sbattevene. Non taggateli, ma per il resto sbattetevene. Quello che fate non è stalking, non è molestia, non è diffamazione. Non siete andate a piazzare teste di cavallo sul cuscino delle loro donne, non avete violato i loro domicili. Siete appassionate e la passione è una cosa bella, presumibilmente la stessa che muove gli artisti - loro inclusi.
Si dirà che loro sono persone vere e non personaggi ecc ecc: è vero fino a un certo punto. Per quante pretese di spontaneità e sincerità possano avere i personaggi pubblici, anche quelli che ci sembrano senza filtri, anche quelli che ci sembrano genuini, quello che ci presentano è sempre un lato di loro che hanno scelto di presentare, spesso concordato con consulenti e staff. Una fanfiction sui Metamoro è basata su quello. Loro due, dietro le porte chiuse, sono altre persone rispetto a quelle che vediamo ed è giusto che lo siano.
Nel rispondere male al o alla fan che ha postato un fotomontaggio simpatico, francamente uno dei migliori che abbia visto in giro proprio perché scanzonato e un po’ ridicolo, Ermal Meta è stato un cafone. Con le sue ragioni, certo, ma pur sempre un cafone. Se proprio voleva muovere una ~ severa critica ~ contro la “manipolazione” travisata del suo rapporto con Moro, forse sarebbe stato più opportuno farlo su eventuali fotomontaggi di carattere sessuale. E non sono sicura che neanche quello avrebbe giustificato la maleducazione. Quello che invita a essere educati, salutare eccetera è generalmente lui. Dopo, a proposito di tutta la storiaccia, ha detto che offendere è sbagliato.
Beh, ha iniziato lui.
Voi fan di Meta e Moro siete tra le più devote che abbia mai visto. Li stimate come artisti forse più di quanto non meritino, sicuramente (parere mio) più di quanto meriti la loro canzone. Il tempo e le energie che dedicate loro potrebbe imbarazzarli, ma innanzitutto dovrebbe lusingarli in tempi cinici come i nostri. Forse un giorno ripenserete a quelle fanart e a quelle fanfiction e sarete un po’ imbarazzate anche voi, ma sarete contente di esservi dedicate a qualcosa che vi appassionava. Quel tempo non tornerà più, ma non è perso.
Ciò che posso ripetervi è di non taggarli. La vostra creatività non li riguarda, “rompe il cazzo”. È vostra. Fa sorridere voi. Fa passare il tempo a voi. Pensare che certe critiche possano avervi ferito al punto di rimuovere i vostri lavori dalle varie e rispettive piattaforme mi dispiace da morire perché posso solo immaginare che siate giovanissime ed entusiaste e, adesso, provate.
Dire che vi “debbano” qualcosa è forse ingiusto, ma siete voi a sostenere il loro lavoro, pagare i biglietti, comprare gli album, prendere treni per raggiungerli nelle librerie Feltrinelli, sostenere le cause che sostengono anche loro unicamente per sentirvi a loro più vicini. Siete il loro pubblico. L’immaginazione di un pubblico può correre. Se ne saranno accorti Armie Hammer e Timothee Chalamet, probabilmente ne sono risentiti, di certo non ho memoria di loro risposte acide e stizzite.
Non assaliteli, non invadete la loro privacy, non pungolateli, per il resto fate come vi pare. È svago innocente. È piuttosto probabile che prima o poi vi stufiate anche di immaginare le loro facce e allora forse dispiacerà anche a chi vi ha risposto male.
40 notes · View notes
spritzapeiron · 2 years
Text
La filosofia non serve a nulla
Tumblr media
Andare oltre lo strumento
Fu proprio Aristotele ad asserire che la filosofia non serva a niente, in quanto essa non si fa serva e proprio per questo non è tenuta a servire. Per il sommo filosofo greco il filosofare è qualcosa di fine a sé stesso, non ha scopo alcuno se non quello del piacere di sapere. Appunto filo, che significa amore verso qualcosa, e sofia, che si traduce in sapere: l’amore per il sapere. Ma se la filosofia, per stessa ammissione di uno dei più importanti filosofi di tutti i tempi, non serve a nulla, allora perché praticarla?
Nonostante l’affermazione in questione abbia avuto luogo nel quarto secolo antecedente alla nascita di Cristo, non sono stati pochi i filosofi che hanno portato avanti il mestiere nei secoli successivi alla morte di Aristotele, fornendo un fondamentale contributo al pensiero filosofico e scientifico.
Detto questo, è bene prendere in considerazione un aspetto decisivo ai fini di questa riflessione: mi riferisco a quella che potremmo definire come la visione funzionale o se vogliamo, servile-utilitaristica che l’uomo, in particolare quello contemporaneo, ha della realtà. Il progresso, inteso come progresso tecnologico, ha viaggiato a velocità diverse durante il corso della storia. Dall’invenzione dell’aratro, ai colpi di genio di Leonardo Da Vinci, la tecnologia ha da sempre ricoperto un ruolo fondamentale nella vita dell’uomo. Inoltre, si può affermare che l’evoluzione tecnologica abbia avuto un’impennata durante le rivoluzioni industriali, che hanno radicalmente cambiato il modo di vivere dell’uomo moderno. In tutto questo, il concetto di strumento e di conseguenza quello di strumentalità, hanno assunto un ruolo decisivo e quasi indispensabile per la società. A tal proposito, Heidegger disse che per noi occidentali il pensare corrisponde all'afferrare e di conseguenza, disponiamo di un pensiero così detto prensile, in forza di cui tendiamo a piegare le cose secondo la nostra volontà. Secondo il pensiero orientale, invece, le cose vanno lasciate così come sono, senza trasformarle, né forzarle. Da ciò si desume come l’attuale cultura occidentale, sempre più globalizzata e mercificante, non riesca a rappresentarsi la realtà se non nella sua dimensione strumentale e utilitaristica. Per l’uomo-medio contemporaneo la conoscenza di un qualcosa diviene necessaria ogni qual volta gli può essere utile acquisirla: al di fuori del confine dell’utilità non gli resta che un vastissimo deserto.
Com'è possibile, allora, ridare una dignità alla figura del filosofo, specialmente nel momento storico attuale in cui la società sembra aver oscurato tutto ciò che non viene considerato utile?
Trovare una risposta a questo quesito sembra difficile, ma per chi come noi nutre ancora speranza e considera la filosofia come un elemento importante della propria vita, è doveroso non arrendersi di fronte a tanta desolazione culturale. Per fare ciò, bisogna essere in grado di staccarsi dall'approccio strumentale che abbiamo della realtà, promuovendo un’interpretazione delle cose che va oltre la loro mera funzione pratica. Dobbiamo imparare a vedere solo coi nostri occhi, facendo a meno di quei filtri che ci dicono esclusivamente se un qualcosa sia per noi più o meno utile. Non dimentichiamoci che la filosofia consiste nell'osservare criticamente ciò che ci sta intorno e non ci mostra, come spesso erroneamente si suppone, cose totalmente nuove o astratte dal quotidiano. Forse, è proprio questo luogo comune una delle cause che ha portato alla svalutazione dei saperi filosofici nella nostra epoca, nella quale detta legge solo ciò che è tangibile, scientificamente o popolarmente dimostrabile.
Fa sorridere ma allo stesso tempo riflettere un racconto su Talete, il primo filosofo per professione, il quale mentre osservava le stelle finì dentro un pozzo, suscitando le risa di una donna di Tracia, la quale lo schernì per non aver fatto attenzione a dove metteva i piedi. A quei tempi di Talete ce n’era uno, forse oggi quasi nessuno, o almeno mai quante le donne che ridono. Diceva appunto Aristotele nella Metafisica:
“La filosofia non serve a nulla, dirai; ma sappi che proprio perché priva del legame di servitù è il sapere più nobile”
Fonti:
https://www.universitari.to.it/2018/11/filosofia-scienza-inutile.html
https://www.filosofiablog.it/filosofia-contemporanea/heidegger-e-il-compito-del-pensiero-il-dono-dellessere/
Umberto Galimberti - Il gioco delle opinioni
Tommaso Mosole
0 notes
vtricambi · 2 years
Text
Lanostra Specialità Assoluta: Volvo Trucks
La V.T. Ricambi nasce ed è conosciuta proprio per essere l'azienda leader nei ricambi per i camion Volvo o altrimenti chiamati Volvo Trucks. Nel grande mercato dei veicoli industriali sono seytte i marchi che a livello mondiali si danno battaglia a colpi di nuovi modelli ed innovazioni ma si può affermare con certezza cheiamati Volvo Trucks hanno un ruolo di primissimo piano e possono essere considerati il top del top insieme ai rivali di sempre della Scania. Volvo Trucks sono diffusi in tutto il globo, in Europa particolarmente, grazie alla loro estrema qualità ed affidabilità che li ha resi famosi e grazie alle costanti innovazioni di cui dotano i loro mezzi. VT Ricambi, il cui noime stra proprio per Volvo Trucks sa sempre ha puntato su questo brand di cui fornisce praticamente ogni tipologia di ricambio possibile, dalla meccanica, alla carrozzeria, agli accessori. Il mondo sei ricambi Volvo Trucks è vastissimo per questo abbiamo diviso il nostro e-commerce in categorie molto specifiche in modo da aiutarvi nella ricerca di quello che state cercando.
Una categoria vastissima: Meccanica
Tra le tante categorie di ricambi per camion Volvo una delle più vaste è sicuramente Meccanica al cui interno possono trovarsi così tante tipologie di pezzi di ricambio che a volte è difficile orientarsi se non si è assolutamente esperti e coscienti di ciò che si sta cercando. All'interno della categria Meccanica troviamo infatti alcune sotto-categorie generiche quali Aria/Freni, Cabina, Cambio/Trasmissione, Filtri, Impianto Elettrico, Motore, Sospensioni, Sterzo.
Come immaginerete già vedendo il numero di sottocategorie, all'interno di Meccanica, si trovano migliaia di ricambi la cui identificazione è piuttosto complessa perchè per alcune tipologie variano in base al numero di telaio o alla tipologia di motore o ancora ha subito modifiche da parte del produttore. A tal proposito, se state cercando ricambi di Meccanica il team VT Ricambi è sempre disponibile a fornirvi tutta l'assistenza necessaria ed eventualmente ricercare il ricambio correttoi per il vostro specifico mezzo.
0 notes
giancarlonicoli · 3 years
Link
8 set 2021 18:27
GENERALI DELLE MIE BRAME - CALTAGIRONE SALE ANCORA E SFIORA IL 6%. LA TEMPISTICA DEGLI ACQUISTI È TUTT'ALTRO CHE CASUALE: A TRIESTE IL 27 SETTEMBRE SI APRIRÀ LA PARTITA DEL RINNOVO DEL CDA CHE DOVRÀ DECIDERE SE ESERCITARE LA FACOLTÀ DI PRESENTARE UNA SUA LISTA - NON È UN MISTERO CHE CALTAGIRONE, SCONTENTO DELL'AD PHILIPPE DONNET, NON GRADISCA QUESTA STRADA GIUDICATA PIÙ APPROPRIATA PER UNA PUBLIC COMPANY CHE PER UNA SOCIETÀ DOVE NEL TEMPO SI SONO CONSOLIDATI AZIONISTI FORTI, CHE HANNO INVESTITO INGENTI CAPITALI (E GIULIO SAPELLI LO EDITORIALEGGIA SUL “MESSAGGERO”). DI DIVERSO AVVISO MEDIOBANCA
-
1 - CALTAGIRONE SALE ANCORA E SFIORA IL 6% DI GENERALI ORA LA SFIDA PER IL CDA
Da “La Stampa”
Francesco Gaetano Caltagirone continua la sua ascesa nelle Generali, collocandosi a ridosso del 6% del capitale e consolidando il suo ruolo di secondo azionista. L'imprenditore romano ha investito in una settimana, dal 31 agosto al 6 settembre, quasi 93 milioni di euro, passando dal 5,6 al 5,93%.
La tempistica degli acquisti è tutt' altro che casuale: a Trieste si sta per aprire la partita del rinnovo del consiglio, in scadenza la prossima primavera, con la compagnia che dovrà decidere se esercitare la facoltà di presentare una sua lista. Ad agosto Generali ha comunicato l'avvio delle «attività preparatorie della procedura per la definizione dell'eventuale lista» del cda e il tema, su cui si sta concentrando il lavoro istruttorio del comitato nomine, sarà oggetto dell'esame del consiglio il 27 settembre.
Non è un mistero che Caltagirone, scontento dell'ad Philippe Donnet, non gradisca questa strada, giudicata più appropriata per una public company che per una società dove nel tempo si sono consolidati azionisti forti, che hanno investito ingenti capitali. Di diverso avviso Mediobanca. -
2 - IL PERICOLO DI UN MANAGER CHE RISPONDE SOLO A SE STESSO
Giulio Sapelli per “il Messaggero”
Il capitalismo mondiale è una costruzione sociale molto differenziata. Più di quanto non si immagini. Ma la distinzione più importante è tra le società per azioni che reggono e sostanziano il sistema; più precisamente, tra le imprese governate secondo la cosiddetta civil law di derivazione romano-giustinianea e quelle governate invece secondo la common law che configura la corporation come personalità giuridica cui è affidata la responsabilità, anziché agli amministratori.
Nelle società quotate esiste una netta separazione tra proprietà e gestione, sono perciò intuibili le ragioni che inducono a limitare il potere affidato al management. Un potere che risiede nella cosiddetta legge dell'oligarchia formulata agli inizi del secolo scorso dal giurista e storico Gaetano Mosca, secondo cui una minoranza organizzata sempre finisce per dominare una maggioranza non organizzata, soprattutto laddove esistono divieti eretti - come nel caso dell'ordinamento italiano a proposito delle società quotate - per assicurare il massimo della trasparenza verso il mercato.
Tra le innumerevoli contaminazioni culturali che ha prodotto la globalizzazione, nel governo dell'impresa vi è la sovrapposizione di molti strumenti della common law a quelli della civil law. Sicché vediamo per esempio gli audit committee, i comitati di revisione, sedere accanto ai collegi sindacali che sono propri della civil law.
Il fine di questa commistione resta lodevole: si è voluto in tal modo rimuovere ogni ostacolo alla trasparenza, dotando la società di tutti gli strumenti e i filtri necessari per prevenire anomalie nei vari livelli di comando, limitando al massimo l'insorgere di conflitti d'interesse.
Il punto è che a forza di fortificare l'obiettivo della trasparenza, si sono avallate costruzioni giuridiche che rischiano di svuotare il ruolo dell'azionista, accordando al manager un potere tale che è poi difficile smontare. Ciò è accaduto soprattutto in anni recenti, che hanno visto non poche società quotate dotarsi di statuti che prevedono la possibilità per il cda uscente di formulare una propria lista di candidati al rinnovo del consiglio.
Un fatto che, se gestito con criterio, può essere positivo, ma che non manca di suscitare perplessità fra chi ne sottolinea i rischi di autoreferenzialità e di conseguente opacità della governance societaria.
Qui non è in discussione il principio della tutela delle minoranze o il diritto della maggioranza azionaria di avere una rappresentanza adeguata nel cda; come bene ha spiegato Giuseppe Vegas, il predecessore di Paolo Savona alla guida della Consob (che a sua volta è stato un pioniere in materia di moderna governance), il punto è evitare che il meccanismo di confezione delle liste, unito al sistema di votazione a lista bloccata, possa portare ad una sorta di cooptazione, tale da creare una situazione autoreferenziale a vantaggio esclusivo del management: una circostanza che fatalmente finisce per alimentare spaccature con gli azionisti di riferimento, a scapito naturalmente del bene aziendale.
Anch' io ho esercitato per anni l'attività di consigliere indipendente e ho presieduto importanti audit committee. Non me ne pento. Di una cosa però mi dolgo: di non aver a suo tempo riletto con maggiore attenzione Gaetano Mosca e la sua teoria del dominio oligarchico, invisibile e potente.
Avrei probabilmente valutato diversamente lo snaturamento del voto di lista in certe situazioni e condiviso l'atteggiamento restrittivo della Consob che ha sempre ritenuto che la lista del cda non possa essere proposta all'assemblea in presenza di soci stabili o di controllo.
Questa modalità, mentre da una parte rende opachi gli assetti di governo cristallizzati in un pericoloso gioco di specchi, dall'altra non consente il fisiologico avvicendamento del management, con l'evidente rischio di cattura degli amministratori da parte di chi ha un ruolo rilevante nella composizione della lista. Creando, in definitiva, quella situazione di autoreferenzialità e autoprotezione a vantaggio di un solo manager che perciò diviene potentissimo, con pericoli oggettivi per la società che così si avvia più facilmente al declino.
0 notes