Alla fine di tutto penso che ci siano semplicemente giorni in cui si è "predisposti" a sentirsi belli.
Si, insomma, quei giorni in cui non noti tutte quelle cose che altri giorni invece ti pesano; ci sono invece quei giorni in cui sembra che nulla vada bene, le braccia un po' cicciottelle, le gambe un po' cicciottelle, la pancia che magari non è piatta se non quando sei distesa
E stesso in questi giorni guardacaso neanche i capelli che tanto ami vengono bene, in nessuna maniera eh, e il viso?
Oddio però non ho un viso così brutto, eppure se non mi trucco almeno un po' non mi sento tanto a mio agio.. dovrei uscire con questo cerchio nero sotto agli occhi? Ma perché sembra sempre che ho i baffi pure dopo averli fatti? Mettiamo un po' di correttore qua e là e magari si toglie tutto
Vabbè però il correttore mica ti toglie l'insicurezza
Eppure guardandomi, eccomi qua, mica so così brutta? In fondo no, ma ho bisogno di essere "predisposta"
E nei giorni in cui sono predisposta semplicemente tutto quello che vedo scompare, e penso: ma forse sono solo io a vedere tutte queste cose? Queste piccolezze, ma chi è che le va a guardare? Eppure alcuni giorni pesano così tanto che dopo aver messo l'armadio sottosopra passa anche la voglia di prepararsi per bene per uscire
Eh ma poi tu già ti senti brutta, poi non ti vuoi manco preparare?
Chiaro, dopo mi sento ancora peggio
Ma quando mi sento bella invece mi preparo ancora meglio e mi sento ancora più bella
Allora come funziona?
In teoria dovrei semplicemente accettarmi e basta, certo mangiare sano, ma accettare questa corporatura
Ultimamente sono ingrassata di due kili e vabbè magari leggendo, se state ancora leggendo, penserete "e che sarà mai?" E in effetti è vero, non è tanto il numero sulla bilancia il problema, ma è il fatto che a vederli su di me dopo averne persi 10 pesa così tanto che non sembrano solo 2
A volte penso che la gente se sapesse quello che penso realmente di me penserebbe che sono solo stupida e che magari "c'è gente che vorrebbe averlo il corpo come il tuo"
Ma come si fa quando vorresti essere più magra, semplicemente più piccola in generale
Allora mi auguro in futuro di sentirmi più predisposta a sentirmi bella per un periodo di tempo abbastanza lungo da superare il tempo in cui non lo sono
402 notes
·
View notes
IL LATO OMBRA DEL NON ESSERE STATI AMATI
Concludiamo indagando il lato ombra della ferita dei non amati.
Torniamo più all’aspetto energetico-psichico, mettiamo da parte il karma per un attimo e torniamo all’aspetto più pratico causa-effetto.
Esiste in noi una ferita o caratteristica principale che se ne sta ben nascosta in profondità.
Invece altre ferite, più facili da cogliere, sono quelle che siamo in grado di vedere meglio e sono quelle che la ferita principale manda avanti come soldati, a generare reazioni emotive, istintive e meccanismi di difesa.
Immaginiamo che c‘è una ferita principale, nascosta, quella karmica, che viene dalle vite passate e che questa poi muova tutti i meccanismi di difesa e agganci le ferite di questa vita, facendo scattare tutti i meccanismi di difesa.
Se noi riusciamo a lavorare, come abbiamo già spiegato, dall’interno verso l’esterno, sarà il cuore, l’essere, l’energia interna a pulire la ferita principale e tutte le altre ferite. Non ci interessa analizzare ferita per ferita. Quello che invece ci interessa è vedere il lato ombra di tutto questo.
Il lato ombra di non essere stati amati genera la sensazione di essere vittime dei genitori, vittime della famiglia, vittime della società, vittime del sistema, vittime della vita.
Vittime punto.
E può essere qualcosa di conscio, cioè mi sento vittima e so di sentirmi tale, oppure inconscio, cioè porto avanti la mia vita, però dentro qualcosa non va.
Questo è molto importante, perché dobbiamo vedere i problemi da tutti i lati.
Allora, quando ci si posiziona da vittime per non essere stati amati e non si riesce a coglierne la vera causa, (la causa radice dei nostri problemi), recitando anche molto spesso il ruolo di vittima, allora c’è un grande rischio, quello di passare da vittima ad abusatore.
Questa è una delle classiche reazioni della vittima.
Ci ricolleghiamo al capitolo della relazione vittima-carnefice.
Quindi, esiste la vittima passiva e la vittima attiva.
La vittima passiva spesso cade in stati di depressione, malinconia, va molto giù e non riesce a reagire.
Diverso è quando, per non essere stati amati, si cade nello stato di vittima attiva.
La vittima attiva reagisce molto spesso compensando e diventando l’esatto opposto.
Cioè, si posiziona da vittima, ma in realtà diventa un abusatore, e spesso diventa un vero e proprio stalker in amore.
Tantissime persone che vivono con un grande vuoto d’amore e non sono state amate, o sono state abusate, diventano così affamate d’amore che praticamente ossessionano chiunque gli dia un briciolo di attenzione.
Possono diventare davvero ossessivo-compulsivi, maniaci, stalker, pur di avere un briciolo d’amore. Perdono completamente il controllo del centro emozionale e di quello istintivo-motorio.
Però loro si sentono vittime a livello profondo. E quando non gli dai quello che si aspettano esce il peggio del peggio.
Bisogna stare molto attenti a queste ferite, perché da vittima ti puoi trasformare in un vero e proprio mostro. E non si capisce più bene il ruolo, a quel punto.
Se dovessimo dare voce alla ferita dalla quale ci stiamo relazionando, la ferita direbbe: “Siccome io ho sofferto tantissimo e non sono stato amato, voi dovete accettarmi, dovete amarmi, dovete riconoscermi, con le buone o con le cattive. La vita mi deve molto perché io non sono stato amato”.
Questo è il ragionamento della ferita.
Cosa succede?
Posizionandoci come vittime per non essere stati amati, cadiamo nell’illusione che il mondo ci debba qualcosa, perché abbiamo sofferto e non siamo stati amati.
Questo è ovviamente un meccanismo inconscio.
Chi entra nel ruolo di vittima sente che tutti gli devono qualcosa; quindi, non c’è solo il vittimismo, ma nasce un senso di orgoglio negativo, vanità negativa, egocentrismo.
Da bambini, quando eravamo molto, molto piccoli, tutto ruotava intorno a noi, tutti si preoccupavano di noi, avevamo la completa attenzione e questo ci piaceva un sacco.
Ma cosa succede quando i genitori stanno male e non c’è più questa attenzione?
O cosa succede quando nasce un altro bambino e la loro attenzione è diretta tutta a lui?
Anche queste sono sfumature che poi possono generare la ferita di non essere amati o accettati, perché nella nostra mente di bambini pensiamo che preferiscano i nostri fratelli. In verità, in quel caso, i genitori devono gestire molte cose e semplicemente danno precedenza ai più piccoli.
Però, se a questo si aggancia una ferita karmica pregressa, in cui c’è già un bel buco e una bella chiusura di cuore, ecco che la cosa si fa davvero pesante, soprattutto se preferiscono un altro fratello o sorella a noi e siamo noi i primogeniti.
A prescindere da fratelli e sorelle, quando abbiamo un grande buco di amore e tante ferite si attiva un meccanismo, per il quale è come se diventassimo molto, ma molto egocentrici. “Siccome ho sofferto, adesso gli altri mi devono qualcosa, devono ascoltarmi, devono rispondermi, devono, devono, devono…”
Questo in Quarta Via si chiama, in gergo tecnico, tenere i conti. È come se noi andassimo in giro con un libro nero dove segniamo ogni piccolo torto subito, ogni piccola offesa, ogni situazione dove non riceviamo in cambio ciò che secondo noi ci spetta di diritto, dato che abbiamo sofferto e non siamo stati amati.
Si dice proprio “tenere i conti”.
Piano piano, a forza di tenere i conti, il nostro cuore si tinge di nero come quel libro.
Questa è una delle cause profonde della rabbia e del risentimento che non riusciamo a lasciar andare.
Quante volte abbiamo parlato della difficoltà a lasciar andare la rabbia, a lasciar andare i vecchi torti, lasciar andare il passato?
È difficile farlo, perché abbiamo un libro pieno di cose che secondo noi gli altri ci devono. Teniamo i conti di ogni offesa. E quello è un po’ il nostro diario di bordo.
La cosa interessante però è che in questo libro dei conti scriviamo solo le cose negative, non scriviamo mai le cose belle che abbiamo ricevuto.
Non abbiamo un libro bianco.
Peccato che non teniamo conto anche di tutte le volte in cui abbiamo ricevuto del bene, e di tutte le volte che invece noi abbiamo ferito qualcuno in qualche modo, a causa delle nostre pretese.
Qui c’è qualcosa che non va. O tieni tutti i conteggi, da bravo ragioniere, oppure non puoi tenere solo le ferite.
Il problema è che se accumuliamo e ci segniamo ogni cosa, prima o poi il nostro inconscio farà il botto, e dovremo scaricare rabbia e frustrazione sul primo che capita. Ci dovremo vendicare.
Oppure, come succede molto spesso, se qualche persona si adatta, si incastra con i nostri buchi d’amore, ecco che diventiamo dei veri e propri stalker, dei maniaci, delle persone ossessionate da un’altra persona, come accade spesso nei film. Si parla di amore, ma in realtà è violenza, è compensazione.
Questo è proprio il campo della psicologia e psichiatria, non il nostro, però è importante vedere le cose da molti punti di vista diversi.
Insomma, si può diventare cinici, vendicativi, chiusi o ossessionati nei confronti degli altri, violenti, soprattutto quando chi ci interessa non ci dà ciò che vogliamo.
Di fatto nessuno ci deve niente e noi non dobbiamo niente a nessuno, ma vallo a raccontare alla tua ferita, che invece pretende amore, pretende attenzione, pretende riconoscimento, pretende all’infinito.
Per concludere è importante vedere che anche quando non ci sentiamo amati da adulti, allarghiamo la ferita di non essere stati amati da piccoli. La rinforziamo.
Ogni delusione d’amore, ogni tradimento, ogni abbandono allargherà la ferita di non essere amati.
E andrà sempre a cadere nel buco.
Un bambino che non è stato amato, riconosciuto nelle sue caratteristiche, nelle sue qualità, nel suo stesso amore verso i propri genitori, soprattutto quando non hanno mai tempo per lui, piano piano, si chiude in sé stesso, chiude il cuore e non gli interessa più condividere amore con nessuno: Non gli interessa più condividere sé stesso.
ROBERTO POTOCNIAK
10 notes
·
View notes