Tumgik
#affidarsi a se stesso
mccek · 7 months
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“Nonoo” questa mattina sei venuto a mancare e dopo aver lottato per altri tre mesi, anche se in ospedale ti avevano dato pochi giorni, ininterrottamente non hai mai mollato quel filo sottile che divide la vita dalla morte; anche contro le tue volontà a testa alta col tuo carattere (in cui non mi rispecchiavo) sei riuscito a tenerti vivo, ahimè, purtroppo, la morte vince si tutto, non ha pietà.
Fin da piccolo il tuo sogno era di vedermi guidare, cosa che se pur col tempo ho saputo apprezzare non ho mai amato fare come te, prima che l’infarto ti colpisse definitivamente ti avevo fatto una promessa, di portarti a vedere un gran premio di formula uno, da noi tanto amata, questo seppur per evidenti problemi economici non mi avrebbe mai impedito di non farlo, però non avresti avuto le forze, anche se immagino che ti saresti commosso, anche se una persona come te era difficile vederla piangere.
Abbiamo avuto periodi in cui ci costruivamo mentalmente dei muri invisibili e proprio per la differenza del nostro carattere questo ci ha ferito entrambi, fuori sicuramente eravamo orgogliosi ma il problema poi è sempre dentro, quel peso che a lungo andare ti consuma fino a trasformalo in malattia.
Col senno di poi siamo bravi tutti, tu hai le tue responsabilità e io le mie, non esistono santi, nessuno di noi due ha vinto o perso, nonostante abbiamo sofferto, ci siamo riavvicinati pian piano, con più fiducia e lo abbiamo fatto raccontandoci la mia, la nostra infanzia, nostra perchè alla fine hai passato davvero tanti anni assieme a me quando ero piccolo, io non dimentico i tuoi errori nonno, ma nemmeno il bene che mi hai fatto, la tua immensa disponibilità per me e la mamma quando aveva bisogno di essere portata per lunghi anni su e giù in ospedale, sappi che queste cose rimarranno impresse nella mia testa, perché col tempo, forse crescendo, anche se ancora mi vedo, sai, un po’ bambino, quel Mattia che era il tuo idolo, che doveva essere il migliore di tutti, ma che in realtà voleva solo essere come tutti, e che quei tutti avessero il mio stesso cuore, quella bontà che col tempo è pian piano svanita.
Chi si dimentica di tutta quella gente che ci Incontrava in bici la mattina presto?
La tua felicità negli occhi, nel vedere come tutti si fermassero a guardarmi, a parlarmi e a sottolineare il fatto che il sorriso non mi mancasse mai.
Si andava a prendere il pane, ne volevo subito un pezzo, ci fermavamo a vedere tutti i cani della via con la speranza che rispondessero alle mie parole, e restavo lì convinto fino a quando sentivo abbaiare e tu mi davi conferma delle loro risposte.
Che periodi, cercavo sempre mia mamma, purtroppo per via del lavoro per me era come stesse via intere settimane ma in realtà così non era, però tu ben sapevi quanto io sia legato a mamma, e tranquillo ricorderò sempre quanto anche tu lo fossi, anche se spesso avevi qualcosa da ridere per via del tuo carattere ricorderò le tue ultime parole: “La mamma è la donna più intelligente che ho conosciuto, fin troppo buona e disponibile per tutti, voglio che lei lo sappia”.
Potrei scrivere un libro, non un poema su ciò che abbiamo vissuto insieme, sei stato la mia infanzia, il mio periodo preferito, lo rivivrei mille volte, nonostante il tuo modo di essere, ma chi sono io per giudicare? Certo, quello che penso lo dico, come hai sempre fatto tu, ma allo stesso tempo non mi nasconderò mai come non giudicherò mai!
Ora stai vicino alla nonna, e assieme fatemi il regalo più grande, che non sono i soldi, non sono una vita di successi, ma la speranza di vedere vostra figlia, mia mamma, stare un po’ meglio.
Solo questo.
Il pensiero rimbomberà sempre nella mia testa, fra cose belle e cose brutte, ma per vivere di questi tempi, bisogna affidarsi solo all’amore, lo sai nonno no?
Quella piccola parte di odio che io ho sempre avuto verso la mia generazione, e tu, verso chi ben sapevi, era molto simile, però se fossi qui so che con un sorriso, e magari una lacrima, diresti: “Qua te ghe rason”.
Ciao caro nonno, ti voglio bene❤️
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schizografia · 2 months
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Mentre
Per liberare il nostro pensiero dalle panie che gli impediscono di spiccare il volo è bene innanzitutto abituarlo a non pensare più in sostantivi (che, come il nome stesso inequivocabilmente tradisce, lo imprigionano in quella «sostanza», con la quale una tradizione millenaria ha creduto di poter afferrare l’essere), ma piuttosto (come William James ha suggerito una volta di fare) in preposizioni e magari in avverbi. Che il pensiero, che la mente stessa abbia per così dire carattere non sostanziale, ma avverbiale, è quanto ci ricorda il fatto singolare che nella nostra lingua per formare un avverbio basta unire a un aggettivo il termine «mente»: amorosamente, crudelmente, meravigliosamente. Il nome – il sostanziale – è quantitativo e imponente, l’avverbio qualitativo e leggero; e, se ti trovi in difficoltà, a trarti d’impaccio non sarà certo un «che cosa», ma un «come», un avverbio e non un sostantivo. «Che fare?» paralizza e t’inchioda, solo «come fare?» ti apre una via d’uscita.
Così per pensare il tempo, che da sempre ha messo a dura prova la mente dei filosofi, nulla è più utile che affidarsi – come fanno i poeti – a degli avverbi: «sempre», «mai», «già», «subito», «ancora» - e, forse – di tutti più misterioso – «mentre». «Mentre» (dal latino dum interim) non designa un tempo, ma un «frattempo», cioè una curiosa simultaneità fra due azioni o due tempi. Il suo equivalente nei modi verbali è il gerundio, che non è propriamente né un verbo né un nome, ma suppone un verbo o un nome a cui accompagnarsi: «però pur va e in andando ascolta» dice Virgilio a Dante e tutti ricordano la Romagna di Pascoli, «il paese ove, andando, ci accompagna / l’azzurra vision di S. Marino». Si rifletta a questo tempo speciale, che possiamo pensare solo attraverso un avverbio e un gerundio: non si tratta di un intervallo misurabile fra due tempi, anzi nemmeno di un tempo propriamente si tratta, ma quasi di un luogo immateriale in cui in qualche modo dimoriamo, in una sorta di perennità dimessa e interlocutoria. Il vero pensiero non è quello che deduce e inferisce secondo un prima e un poi: «penso, dunque sono», ma, più sobriamente: «mentre penso, sono». E il tempo che viviamo non è la fuga astratta e affannosa degli inafferrabili istanti: è questo semplice, immobile «mentre», in cui sempre già senza accorgercene siamo – la nostra spicciola eternità, che nessun affranto orologio potrà mai misurare.
14 marzo 2024
Giorgio Agamben
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automatismascrive · 1 month
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Giudice, vittima e carnefice: Broken Minds
Dice il saggio: i guilty pleasures sono una trappola poiché non c’è motivo di provare imbarazzo per ciò che piace. Dunque non sono particolarmente a disagio nel mettere nero su bianco che due delle mie serie di videogiochi preferite in assoluto sono Danganronpa e Zero Escape. Certo, probabilmente lo sono anche perché riescono a grattare un prurito che quasi nessun altro videogioco mi ha mai sopito, ma sono convinta che al di là dei misteri macchinosi e al limite del sensato, per non parlare dei personaggi stereotipati quando non direttamente cretini, si celi un delizioso piacere nel comporre i pezzi di un puzzle incredibilmente complicato o nel vederlo semplicemente sistemarsi con l’avanzare della trama – oltre alla mia goduria personale nel fare esperienza di quei twist finali anche un po’ nonsense che ho coltivato da quando a otto anni mi sono data la missione di leggere tutti i Piccoli Brividi. Che è poi anche il motivo per cui dalle medie in poi mi sono affrettata a divorare l’intera bibliografia di Hercule Poirot, che pur essendo assai meglio costruita presenta spesso e volentieri lo stesso problema di artificiosità che è facile da segnalare nelle avventure sopracitate (niente colpi di scena stupidi, grazie a dio).
Dicevo poc’anzi però che difficilmente i videogiochi riescono a regalarmi questa specifica soddisfazione – le due saghe citate, assieme ad Ace Attorney che sta prendendo polvere nella mia lista di Steam ormai da un decennio, sono diventate così popolari anche per la peculiarità del loro gameplay nel panorama odierno, che fonde puzzle, visual novel e a volte anche inusuali minigiochi. Sono quindi sempre contenta di poter testare e segnalare altri giochi che scavano a piene mani nel mystery strambo per regalarci la gioia di un pazzo pazzissimo giallo interattivo di serie B, siano essi giochi su piccioni avvocati ambientati nella Francia del 1800 (consigliato) o visual novel ambientate nel Giappone degli anni Novanta: è proprio di quest’ultimo videogioco, intitolato Broken Minds e pubblicato da LockedOn nel 2018, che voglio scrivere oggi.
Noa Karada vive da sola, non ha nessun amico e pochi conoscenti, ma i suoi genitori sono un’ingombrante presenza nella sua vita, specialmente quando si autoinvitano a casa sua per cenare a sbafo, giudicare le sue scelte lavorative e chiederle denaro in prestito; è perciò con un certo sollievo che Noa è costretta a lanciarsi dalla finestra per scappare da un incendio che sembra scoppiare durante la cena, preceduto da un’inquietante presenza mascherata da coniglio che aveva bussato sul vetro appena prima che scoppiasse l’allarme. Le indagini però devono partire in ogni caso, dunque Noa decide di affidarsi alla Yamagata Private Detective Agency, nonostante i loro modi sgradevoli ed eccentrici e la loro professionalità assai dubbia… La situazione però non tarda a precipitare quando numerosi cadaveri si aggiungono al mistero, mentre la nostra protagonista deve fare i conti con l’ingombrante presenza dei detective che sembrano più interessati a battibeccare e a compromettere la scena del crimine anziché a risolvere il caso a loro assegnato.
Questo setup un filo peculiare per un’indagine – se non altro perché i detective sono fin da subito presentati come individui non solo strambi ma anche piuttosto svogliati e incompetenti – viene supportato da un sistema di gioco che alterna dialoghi con sprite a schermo in cui occasionalmente potremo scegliere che risposta dare, sequenze di minigiochi che ci permetteranno di unire i puntini sulle dinamiche e le motivazioni del (dei?) misterioso criminale, e momenti in cui potremo selezionare lo stato emotivo di Noa. Quest’ultima fase di gioco è cruciale, poiché in base al mood selezionato con le prime scelte ci imbarcheremo in route drasticamente differenti, in cui molte conversazioni e soprattutto diverse opzioni saranno sbloccate o al contrario rese impraticabili a causa del drastico cambiamento di Noa, aprendo un totale di ben sei route diverse, ciascuna con più finali; è vero che tale varietà è in alcuni casi poco significativa, modificando solo il tono di certi dialoghi, ma rimangono comunque tutte abbastanza interessanti da essere portate a termine, complice il magico pulsante skip seen text, specialmente quando il giocatore riesce a farsi un’idea più precisa di che cosa sta succedendo nella vita di Noa e delle motivazioni del misterioso criminale.
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Quando si esplora l’ambiente si guarda praticamente uno slideshow, ma funziona abbastanza bene.
Questa varietà a livello di meccaniche, per quanto si possa sostanzialmente ricondurre a delle variazioni su tema sul formato visual novel, è ben incorniciata da uno stile grafico altrettanto vario: gli sprite dei personaggi sono cartooneschi, spigolosi e dalle proporzioni esagerate, a metà tra una serie di Cartoon Network e quelle illustrazioni piatte tipiche di certe graphic novel, ma si muovono in un ambiente finto-3D molto realistico e pensato per colpire per il suo contrasto nel momento in cui il giocatore si trova a navigarlo per cercare indizi o per scegliere il personaggio con cui parlare. Si tratta oltretutto di un gioco con un livello di attenzione al dettaglio e di rifinitura davvero sorprendente, considerando il suo stato di super-indie (ha nove recensioni su Steam, al momento!): oltre alle sequenze in cui Noa esplora l’ambiente attorno sé ci sono un paio di animatic piuttosto complesse, menù personalizzati per tutti i minigiochi, musiche originali composte per il gioco e sprite creati appositamente per la risoluzione finale del caso; anche le opzioni di accessibilità e le quality of life features sono tante, ben pensate e rendono l’esperienza di gioco piuttosto rilassante. Senza conoscere la storia del gioco sarebbe difficile sospettare che tutto questo sia il lavoro di un singolo, ma LockedOn specifica che l’unica persona coinvolta in maniera significativa nel progetto è proprio ləi. Ciò dota oltretutto Broken Minds di un’estetica generale molto riconoscibile e soprattutto molto schizofrenica, che ben si adatta al mondo e ai personaggi pensati dallo sviluppatore, che restituiscono un quadro di generica nevrastenia e di interazioni fortemente sopra le righe.
Ciascun personaggio con cui avremo la possibilità di interagire, infatti, sarà o marcatamente stereotipato fino a rasentare la parodia – come i genitori di Noa, talmente sgradevoli da risultare comici – o affetto da ogni sorta di tic, paturnie o instabilità: il capo dell’agenzia YPDA, Takuma Karashi, è un detective che maschera la sua inefficienza con un comportamento tipico dei detective dei gialli, arroganti e capaci di collegare gli indizi più sottili per arrivare ad una conclusione inaspettata, che in Broken Minds però porta solo a connessioni bislacche e insensate; la patologa Yuzuki Hiiro è insicura e morbosa, nonché straordinariamente incompetente, mentre Ume Hakase, l’esperta di tecnologia, si ritiene anche fine psicologa e cerca di scavare nelle improbabili motivazioni dei criminali senza alcuna pretesa di appellarsi ai fatti. Nonostante la profonda introversione e insicurezza, Noa sembra di primo acchito l’unica persona con una parvenza di normalità, fatto che favorisce assai bene l’immedesimazione del giocatore in ogni scena in cui la ragazza si trova costretta ad interagire con i personaggi che la aiuteranno (o la intralceranno) nelle indagini; certo, più il giocatore scava nei possibili scenari di gioco più la facciata di normalità di Noa inizia ad incrinarsi, fino ad arrivare ai veri finali della VN che saranno in grado di fare chiarezza sugli eventi che accadono nel corso della vicenda.
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I detective come raffigurati in un’illustrazione. La mia preferita è la patetica Yuzuki, che però nasconde un segreto...
Eventi che effettivamente si ricompongono in un puzzle piuttosto intrigante: per quanto LockedOn stessə abbia ammesso che iniziare certe route può rovinare in parte la sorpresa che il giocatore dovrebbe provare completando i due True Ending (sconsiglio in particolare la route del Puppet da giocare tra le prime), in generale il mistero è in grado di lanciare al giocatore una quantità importante di domande interessanti, e anche solo la curiosità di vedere i quattro finali principali di ciascuna route spinge a cercare di completare il gioco. Per quanto trovi che la storia manchi di un colpo di scena super incisivo o di un twist che cambi radicalmente le carte in tavola al livello del mio amato Zero Escape, fatto che si soffre particolarmente sul finale, la qualità della narrazione e dei passaggi logici rimane piuttosto alta e permette alla VN di collocarsi tranquillamente in un ottimo posto nell’immaginaria classifica della qualità della scrittura delle sue colleghe di genere (il fatto che questa classifica sia estremamente povera in termini di qualità assoluta è un dettaglio in questo caso secondario). La vera nota dolente di questa visual novel risiede invece nel modo in cui si arriva a ricomporre i pezzi del puzzle.
Già, perché sebbene ritenga che le idee alla base dei minigiochi che costituiranno il modo principale per risolvere i misteri che circondano Noa siano originali e interessanti, la loro realizzazione lascia parecchio a desiderare. I cosiddetti Logic Train sono composti da una ruota delle fallacie, in cui sarà necessario associare ad ogni frase la fallacia logica che la contraddistingue per costruire un’argomentazione, un puppet theatre per ricostruire la scena del delitto e un minigioco in cui si dovranno selezionare le aree cerebrali… rilevanti… per l’affermazione fatta da qualcuno. Sì, l’ultimo è davvero tremendo, soprattutto perché siccome le aree del cervello si palleggiano compiti molto simili ci si troverà a cliccare tutte le aree simili per capire quale coppia è quella giusta, ma anche la ruota è composta da moltissime fallacie che si sovrappongono almeno parzialmente, e il fatto che sia possibile girare la ruota per ottenere un indizio o una penalità in maniera del tutto casuale non fa che contribuire alla frustrazione.
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Lo schermo da cui selezionare le main mood. Non ho screen dei minigiochi perché li ho odiati troppo, ma concederò che sono belli da vedere.
Il teatro dei burattini è invece abbastanza funzionale, anche perché è stato significativamente migliorato dalle build precedenti, almeno a giudicare dai commenti su Steam e itch.io. Si tratterebbe di un’esperienza molto frustrante, se lə sviluppatorə non avesse inserito sia l’opzione di giocare tutti i minigiochi in modalità facile sia quella di saltarli a piè pari, scegliendo invece tra diverse opzioni quella più logica per proseguire con la ricostruzione del caso o con l’obiezione di Noa – presumo che LockedOn si sia resə conto di quanto i minigame stessero impattando negativamente l’esperienza di gioco e in più di una nota alle patch ha reiterato che i Logic Train sono molto difficili (verissimo, anche se per le ragioni sbagliate). L’unico lato positivo di questi segmenti è che i loro tutorial sono accompagnati da uno sprite chibi della stessa Noa davvero adorabile.
Non posso lamentare però molto altro a questo gioco, se non il fatto che all’occasione l’elemento mystery e quello parodistico cozzano tra loro rendendo difficile al giocatore da una parte sentirsi abbastanza coinvolto nel mistero da provare a svelarlo route dopo route, o dall’altra di ridere liberamente delle interazioni disturbanti che si vengono a creare tra questo cast disturbato; per la maggior parte del gioco però ho trovato che Broken Minds riuscisse piuttosto bene ad amalgamare questi generi per tessere una storia in uguale parte appassionante e canzonatoria: il fatto che la personalità frammentata ma seria di Noa sia a messa a confronto con l’assurdità parodistica degli altri personaggi e che ne esca spesso e volentieri perdente (o additata come quella “strana”) indubbiamente è la chiave di volta su cui si regge questo precario equilibrio di genere che tanto amo in giochi come questo – e pazienza se ogni tanto una crepa si allarga in questa costruzione pericolante.
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Sì, Ume, immaginavo. Questa sarà l’interazione più gentile che avrete con lei.
Beyond Broken Minds: due racconti, Prison of Lies e molto altro
Nonostante Broken Minds non abbia raggiunto purtroppo alcuna notorietà, LockedOn è abbastanza affezionatə alla sua ambientazione da aver prodotto, oltre che numerosi fix per il gioco e diversi update nel corso del tempo, anche altri pezzettini del puzzle che rimangono inesplorati nel gioco principale; sono nati così due racconti inclusi nel gioco base, Broken Egg e Broken Spiral, accompagnati dalle adorabili illustrazioni che ho inserito anche nel consiglio, che svelano qualche retroscena del gioco principale e che seguono i detective della YPDA oltre il caso di Broken Minds. La prima di queste infatti narra di una misteriosa sparizione che ha come tema ricorrente le uova, tutta raccontata dal punto di vista della persona scomparsa, mentre la seconda si incentra sul lavoro del misterioso quarto membro della YPDA in incognito, infiltrata nella polizia giapponese. Si tratta di storie scritte proprio come graphic novel, dunque in prima persona e dallo stile parco di descrizioni e ricco di dialoghi colloquiali, che permettono di aggiungere a questo mosaico di personaggi bizzarri almeno un paio di divertenti new entry e di fare luce su alcune delle vicende che erano rimaste in ombra durante il gioco principale, nonostante sia stato annunciato a questo proposito anche un seguito (Broken Spirits) che non ha ancora visto la luce.
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Reiwa compare nel gioco principale come assistente dello psicologo di Noa. Ha una cantilena? Tipo troppo irritante?
LockedOn non è però una one-hit wonder, nonostante il secondo capitolo di Broken tardi ad arrivare: la sua pagina itch conta diversi giochi all’attivo, tra cui Prison of Lies, scritto nel corso di una VN jam e quindi abbastanza corto, ma che costruisce un mistero molto interessante pescando a piene mani proprio dagli Zero Escape, con un cast più serio e meno nevrotico di quello di BM e tanta tanta tensione. Si tratta dell’unico altro gioco dellə sviluppatorə che ho provato, ma anche i due capitoli della saga di Methods sembrano essere dei gialli interessanti e ben rifiniti, giustificando anche il prezzo un po’ più importante – se questo Broken Minds riesce ad appassionarvi, consiglio di tentare l’acquisto.
Sono sempre felice di scoprire sviluppatori che hanno una chiara idea di che cosa vogliono scrivere e che hanno anche le capacità per farlo bene; che poi questi sviluppatori seguano il solco di alcune delle mie serie videoludiche preferite è solo la ciliegina sulla torta; spero dunque di avervi incuriosito abbastanza da dare una chance a questa VN, o perlomeno a giocare Prison of Lies per convincervi che LockedOn merita il vostro danaro. Che poi sono tipo sei euro, eh, intendiamoci.
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susieporta · 8 hours
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Tre di Spade.
"La proiezione sull'Altro: la trappola del Riconoscimento".
Il compito del mese di Maggio è accompagnarci alla frattura con la nostra profonda "Ferita del Riconoscimento".
Essere stati "ignorati" o "svalutati", "boicottati" o "abusati" all'interno del percorso di crescita, tra le mura di casa, nei luoghi più intimi ed emozionali, nelle relazioni primarie, può generare schemi di profonda disfunzione e colpa.
Il dolore non passa solo.
Si deposita nelle memorie cellulari e si riattiva ad ogni simbolo o associazione con l'Evento traumatico, sia esso breve ed estemporaneo o reiterato nel tempo.
Il tempo non sistema le cose. Le complica.
E' per questo che non basta affidarsi alla parte Divina per compiere quel passaggio così strettamente Umano.
Siamo tutti chiamati ora a rivedere amorevolmente i nostri automatismi di manifestazione della sofferenza.
Tutta la rabbia, la violenza, il malessere che si stanno scatenando all'interno dei Sistemi di Relazione, sono frutto di un passaggio delicato della "Coscienza", sempre meno "presidiata" e sempre più libera di esprimere il proprio vissuto.
I terremoti Energetici di questi ultimi anni hanno assediato le fondamenta di tutti gli edifici, anche quelli apparentemente solidi, rendendone evidenti le infiltrazioni di umidità e il marciume del basamento, producendo irreparabili crolli, riducendo in macerie interi caseggiati.
E molti, invece di ristrutturare alla base la loro casa distrutta, ci hanno "messo la pezza", restando però nella costante sensazione che, un'ulteriore potente scossa, potrebbe davvero essere la definitiva per loro.
L'Evoluzione è un processo legato all'Umiltà.
L'Umano si rende strumento di se stesso.
E accoglie con coraggio e resilienza la Verità, che di volta in volta si palesa di fronte a sé.
Si affida al Viaggio. Sa che il percorso sarà accidentato, sa che dovrà distruggere una ad una ogni illusione, ogni contraddizione, ogni trigger interiore.
Ma non si abbatte, non si demotiva, non si appoggia pesantemente sulle schiene degli altri.
E' la sua Casa a necessitare di restauro. E' il suo Giardino interiore che va bonificato a fondo. Sono i suoi "Mostri" da sconfiggere.
Ed è l'unico che può affrontare il suo percorso trasformativo. Nessun altro lo potrà fare al suo posto.
E se ad un certo punto del Viaggio, si è scelto di percorrere la scorciatoia, si mollano gli ormeggi e si decreta "ho già fatto troppo, è tutto inutile, io sono fatto così, sono gli altri che non mi capiscono e non mi accettano per quello che sono", sarà naturale incappare nella solita "risoluzione infantilizzata".
Dove la Struttura immatura necessita costantemente di attenzione, di riconoscimento e premi di partecipazione.
Nessuno ci darà il premio o "la pacchetta sulla spalla" quando avremo compiuto i nostri faticosi passi.
Saremo noi ad omaggiarci con Gratitudine e tanta Gioia. A festeggiare con un sorriso l'ennesimo tassello d'Amore che abbiamo aggiunto al nostro "edificio emotivo".
E mattone dopo mattone, fatica dopo fatica, piano piano vedremo la nostra Nuova Casa Interiore prendere forma.
Sentiremo il Cuore pulsare nuovamente di Vita, irradiare quella sua sconfinata potenza e trasparente purezza in ogni istante ed in ogni respiro del nostro procedere.
Non soffermiamoci nella solita "zona di sconforto", di immobilismo e di "vittimismo".
C'è tanto da smaltire.
Ora più che mai.
Bisogna trovare il coraggio di osservare il "Passato devitalizzato" che torna. Ci dobbiamo stare.
Nessuna fuga, nessuna scorciatoia, nessun premio.
Si resta. Si affronta. Si elabora. E poi si espelle via!
Se lo tratteniamo finirà per intasare il Sistema e ci porterà ad una lenta agonia di "morte" per soffocamento o asfissia.
Lasciamo che i dolori del Passato si trattengano solo il tempo necessario per preparare l'espulsione finale.
Non identifichiamoci con le nostre Ferite. Non partiamo a razzo con gli automatismi che proiettano questi informi cumuli di tossine in transito.
Restiamo concentrati, consapevoli, presenti e partecipativi.
E smettiamola di giocare alla Ferita del Riconoscimento con gli altri! Di voler a tutti i costi attirare l'attenzione del "genitore" di turno. Di agganciare dinamiche infantilizzate di confronto, di invidia, di competizione, di pietismo o, peggio ancora, di vendetta.
Siamo adulti.
Curiamo il nostro Giardino. E smettiamola di ficcare il naso nel Giardino altrui.
Restiamo Radicati a noi stessi, presenti e orientati.
Si tratta di Noi. Della nostra Vita. Delle nostre Emozioni e Disfunzioni. Della nostra Responsabilità su noi stessi. Delle nostre scelte di Guarigione.
L'Altro non c'entra. Mai.
Ricordiamocelo sempre.
E proseguiamo con tanta Fede, Impegno e Dedizione nel nostro straordinario Cammino Evolutivo.
Mirtilla Esmeralda
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iviaggisulcomo · 11 months
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(Cose che ho imparato da quando conosco Miyagi - II Parte)
Il dolore di adesso non può essere lo stesso di tanto tempo fa, quando non eravamo pronti ad affrontarlo; quando eravamo sguarniti di ogni strumento, e pensavamo di essere noi il problema, in una maniera così totalizzante e spaventosa. Quando il nostro coraggio non bastava. Adesso possiamo limitarlo, circoscriverlo alla situazione specifica e non lasciare che ci fagociti completamente, trascinandoci a quando non avevamo nulla per comprenderlo. Ripercorrere tutti i nostri passi, trovare le coordinate reali di ciò che sentiamo, quelle ancorate alle realtà di adesso. Lasciare andare ciò che è stato, perché non è più così.
Affidarsi troppo all'esterno compromette la fiducia nelle nostre risorse interne, il nostro centro, la nostra vera àncora nei momenti di smarrimento e solitudine. Affidarsi troppo a chi è (temporaneamente) intorno a noi sottintende essere convinti che da soli non saremo mai abbastanza, qualsiasi cosa diventeremo.
Non è il fatto doloroso in quanto tale a ferirci, ma è ciò che provoca in noi. Tutto lo storico non importa, tutto ciò che abbiamo fatto prima non importa se il ripresentarsi di quel fatto provoca in noi ancora insofferenza, turbamento, dolore.
Va bene l'assertività, ma spesso andare dritti al punto ed essere onesti con se stessi prima e con l'altro poi evita una buona dose di fraintendimenti e comportamenti passivo-aggressivi.
Una relazione implica fidarsi e affidarsi, contribuire per metà a una terza entità con il nostro essere-come-siamo-fino-al-midollo, sfrondato di tutte le sovrastrutture e bugie che ci raccontiamo ogni giorno per non affrontare le nostre storture. Detto ciò, non possiamo costringere l'altro ad amarci, possiamo solo incassare il rifiuto e capitalizzarlo nella nostra crescita e maturazione emotiva.
Essere sinceri con se stessi e con l'altro implica anche riconoscere se e quando un rapporto ha esaurito la sua funzione di reciproca crescita e gratificazione, significa ammettere che ha esaurito la sua linfa vitale, significa dire che non risponde più ai bisogni di ognuno. Significa lasciare andare.
(Addio Miyagi, e grazie di tutto.)
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artide · 1 year
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Incontro F. dopo un brevissimo scambio di messaggi su un applicazione, che si riassume in una scrollata, a La Spezia. Come arrivo riconosco quel muro lontano e ricordo che guardavo verso quella galleria quando dicevo ad M. che averla incontrata mi aveva fatto capire che lei era il luogo in cui volevo stare anche se era impegnata con un biglietto pronto per emigrare ed una casa che l'aspettava. M. è stata casa per 3000 giorni, tempo denso, lento e veloce, ed ora che non vivo più a casa gialla io dimoro in me stesso. Arriviamo a Riomaggiore e dopo una breve camminata ci arrampichiamo sugli scogli, sono in hang over dal giorno prima, il mio equilibrio precario, ci sistemiamo sguardo a ovest il sole che tramonta di fronte. Parliamo lenti di relazioni, di attaccamento, di poly, di scuola, di famiglia e famiglie e le parole scorrono fluide, ed il pomeriggio scorre con velocità fermandoci di fronte a muri per guardarci negli occhi, per ascoltarci. Senza esitazioni capiamo che vale la pena di continuare quella conoscenza e mangiando sugli scogli quando ormai l'umidità e le stelle sono in cielo pensiamo di stare a dormire la. Prendiamo stanza senza prenotare, come ai vecchi tempi, dirigendoci nelle strutture, al primo tentativo camera con soffitto a travi a vista e muri spessi. Nessun indugio bollitore e tisane, ed altre chiacchere e poi a cena con una vellutata di zucca ed un dolce. Torniamo in camera stanchi del viaggio e non esiste orologio e quando spengo il cellulare e metto la sveglia sono l'una, svegliami tu mi dice se ti svegli prima. Dormiamo e non è un modo gentile per dire altro, buona notte, si spegne la luce e ci addormentiamo. Nessun pensiero mi è passato perchè questa situazione è magica perchè non ci conosciamo perchè non sapevo il suo nome sino alle nove del mattino, perché in un mese ci siamo mandati 15 messaggi. é magica perché stiamo dormendo nello stesso letto tra perfetti sconosciuti, se non è fiducia ed affidarsi questo non so. Mi sveglio prima della sveglia e alle otto come sento le otto campane della chiesa le poggio una mano sulla spalla si gira e si sveglia, parte il bollitore altro the, controlliamo i treni per andare a Monterosso parlando di scuola, educazione, bambini, ricordi. Arriviamo e prima di avventurarci per il trekking ci prendiamo un caffè vista mare e ci diciamo bello quello che sta accadendo. Sono le 12 sul sentiero 592 il sole è alto la giornata splendida, saliamo e saliamo, il mare che ci accompagna, alberi di limone, case solitarie, rifugio di gatti vista mare e tra un gradino e l'altro, continuamo a parlare ancora più lenti perchè siamo in ascolto dei nostri passi. Penso che camminare sia un buon modo di conoscersi. Arriviamo dopo qualche fermata giù in fondo intravediamo Vernazza e manca ancora tempo e le gambe sono pesanti ma il cuore è leggero. Sono le due passate e come arriviamo all'inzio del paese ci abbracciamo e ci ringraziamo di questi passi insieme, interiori ed esteriori. Arriviamo agli scogli in fondo al porto, vista mare come nemmeno ventiquattrore prima mi siedo, si appoggia a me, e stiamo là a guardare il mare, come se fosse un film proiettato mangiando grissini al posto di popcorn. Alzandomi sento le gambe stanche ma vive, leggero e rallentato. Parliamo di spazio e di tempo, parliamo di performatività, del tutto e subito, del mordi e fuggi e che ascoltarsi richiede tempo e quando impari a farlo lo stesso tempo ci vuole con gli altri e ci vuole spazio per conoscersi, per stare in silenzio, per camminare. Ci salutiamo in stazione con una cioccolata calda e mentre sono in fila per la cassa succede che non ci importa che il bar è pieno e che siamo in fila ma ci stringiamo in un abbraccio breve ma stretto che mi ricorda che i corpi hanno dei ritmi loro che possiamo solo inchinarci. Il treno parte e ci salutiamo veloci in fondo, di abbracci ce ne siamo dati tre in poche ore, di baci nessuno ed quel letto che avrebbe potuto raccontare la più classica delle storie, ne può raccontare una meno scontata.
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L’anima risvegliata sa. Chi ha più sofferto meno lo dimostra, abituato da sempre a dovere essere forte. Chi più ha bisogno di amore, meno sa chiederlo. In un viaggio introspettivo importante, il dolore deve acquisire “nome” e dignità ed apprendere ad auto ripararsi attraverso il ritorno a se stesso, a ciò che lo ha generato. Non un ricordo vigile, esatto e chiaro ma un “finalmente affidarsi” che lascia spazio al credersi. Da qui scaturisce un nuovo incedere e una iniziale, flebile, impercettibile apertura a ciò che si era chiuso fuori da sempre e ad un reale cambiamento destinico che non riguarderà solo l’individuo ma l’intera famiglia, liberando così da sofferenze generazionali e schemi l’intera discendenza.
tizianacerra.com
(foto Annie Spratt, unsplash)
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klimt7 · 2 years
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Abbandono ?
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La parola italiana " Abbandono " ha una ricca varietà di significati.
C'è l'abbandono subito da una famiglia che vede andarsene il padre ad esempio, ed equivale in sintesi a una "perdita". Un impoverimento di ciò che vi era in precedenza.
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Esiste poi l'abbandono che si verifica sul ring durante un incontro di pugilato.
Può accadere che uno dei due pugili, abbandoni l'incontro una volta colpito in modo definitivo.
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A me oggi invece piace illuminare un altro tipo ancora di ABBANDONO.
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L' Abbandono, infatti, non ha soltanto sfumature e accezioni negative. Esiste invece un abbandono che è un atto creativo.
Non è l'essere abbandonato e nemmeno il mollare un incontro, è invece, lasciarsi andare all'inaspettato, è mettersi nelle condizioni di stare a vedere ciò che arriva, ciò che succede... è predisporsi al nuovo, allo stupore, all'incanto della scoperta.
È un abbandono "attivo" nel senso che ci si offre alla realtà, a tutte le sue possibili conseguenze, quelle razionalmente non previste e non prevedibili. È un affidarsi.
È un fidarsi.
È lasciarsi andare al cuore, all'irrazionale, a offrire se stessi per un esperimento emotivo. È volersi conoscere meglio, indagare la gamma intera delle proprie reazioni ed emozioni.
In questo significato l'abbandono produce un evento. Un viaggio.
Si prende e si parte su un oceano mai conosciuto in precedenza. Si esce dal "te stesso" che conoscevi fino ad ora e si va in direzione di tutto quello che puoi essere. Di quello che puoi diventare quando abbandoni i tuoi abituali limiti e confini...
È viaggiare, è partire, è uscire da sè, è sperimentare, è fidarsi e affidarsi, è voler conoscere nuove sfumature della realtà e del tempo.
Facciamo un esempio?
Un bacio, un abbraccio, un abbandono all'inaspettato...
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Lo capite il significato dell'abbandono in questa sua versione particolare?
E in Arte cos'è mai un "abbandono", se non un atto di apertura alla propria ispirazione del momento?
In questo Amore e Arte sono molto prossimi uno all'altra.
Richiedono capacità creativa, fiducia, apertura, immaginazione e insieme esigono la presenza totale del proprio corpo oltre che della mente.
Da lì in poi diventa accessibile la nostra capacità di visionarietà. Il mondo diventa malleabile, liquido, aperto ad una nuova idea di realtà.
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Testo liberamente tratto, ed elaborato, da appunti di
"TEORIA DELLA PERCEZIONE".
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hermioneblk · 1 year
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Tessa e Elena: è l’ennesima volta leggo After 2 e con questa affermazione posso già dimostrare che lo adoro e quindi invece di sperticarmi in lodi con alcune critiche voglio proporre un insolito confronto tra After e l’Amica Geniale. Anche se non posso comparare lo stile di scrittura perché non sarebbe giusto posso però confrontare le due protagoniste che si ritrovano ad essere inaspettatamente uguali e simili nei loro comportamenti umani. Tessa e Elena vengono da due mondi completamente diversi distanti anni luce nel tempo, nello spazio e nella cultura ma entrambe si assomigliano per un semplice fatto: hanno rinunciato a una storia d’amore sicura e che le avrebbe potute accompagnare per tutta la vita per inseguire un amore assurdo pericoloso e che le ha fatte soffrire. Tessa all’inizio della storia stava con Noah poi incontra Hardin e tutto cambia e inizia il tira e molla, litigano si lasciano si riprendono rilasciano. Tessa ha seguito la passione abbandonando la sicurezza di un sentimento che anche se meno passionale era comunque sincero e leale e lo stesso succede ad Elena. Tessa ed Elena sono credibili, vive e in grado di entrare in sintonia con le lettrici che si sentono come se ci sia qualcuno in grado di capirle, anche se non c’è niente da capire in un comportamento assurdo come quello di innamorarsi di qualcuno che sai che ti farà impazzire. Tessa ed Elena entrambe deragliano dai binari di un amore sicuro in una storia che loro stesse si erano costruite (nessuno le aveva obbligate a stare insieme Tessa a Noah e Elena a Pietro) per rischiare e affidarsi a tipi poco raccomandabili, Tessa con Hardin e Elena con Nino. La scrittura emozionante è quella che esce da esercizi di scrittura per racconta sensazioni e drammi reali, enfatizzando ciò che rende i personaggi illogici come la gente vera. Quello che amo di queste due scrittrici è infatti la naturalezza la spontaneità e l’urgenza di scrivere. Ecco perché ragionare troppo sulle regole di scrittura creativa non ha senso: se il personaggio si comporta in modo troppo preconfezionato risulterà solo poco credibile cosa che invece non accade né con Tessa né con Elena. #bookstagram #recensione (presso Falconara Marittima) https://www.instagram.com/p/CnmaESkK6p7/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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pastrufazio · 1 year
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Uccidere il padre
La prima cosa che cercarono di insegnarmi quando presi a frequentare l’università fu quella di “uccidere il padre”! Non mi riuscì bene. Continuai ad amarlo e rispettarlo più di prima. Come continuai ad essere orgoglioso dell’operaio che era. E degli operai, quelli veri, non quelli del Partito, che “veri” lo erano solo in base alla dottrina a cui prestavano voce. Leggevano, se leggevano, una partitura scritta da altri.
Poi venne la volta del figlio. Dopo aver ucciso il padre tocca al figlio esistere nel vuoto genealogico. Un’esistenza grama, da essere indiviso ma socializzato. Un essere tutto di un blocco, un granito di assoluto, accanto ad altri simili. Uccidi il padre, uccidi il figlio, cosa ti rimane?
Se è vera l’osservazione di Pierre Legendre che “i nazisti, nell’atto di sterminio degli Ebrei, hanno sferrato un attacco al principio di filiazione stesso (la logica genealogica)” quell’atto è oggi portato a termine da altre agenzie e non riguarda più solo gli Ebrei. Siamo in una società post-hitleriana e lo saremo sempre di più e sempre meglio anche sul piano politico. Piano sul quale, però, non mette più conto affidarsi per interromperne lo scivolamento. Era lo stesso Freud, di cui, ho il sospetto, sentiremo sempre meno parlare, ad affermare che “lo sviluppo della cultura assomiglia a quello dell’individuo e procede con gli stessi mezzi”. Bene, se interrompi lo sviluppo del secondo interrompi anche la prima.
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tecnoandroidit · 21 days
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SwitchBot Lock Pro: serratura smart compatibile con Matter - Recensione
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SwitchBot è un'azienda di cui vi abbiamo già ampiamente parlato in passato, capace di mettere sul mercato una lunga serie di dispositivi elettronici per la casa di alto livello, tutti in grado di comunicare tra loro per creare un ecosistema completo e funzionale, pronto per rendere smart la casa a basso prezzo. Recentemente ha fatto la propria comparsa sul mercato anche SwitchBot Lock Pro, una serratura smart di nuova generazione, compatibile con Matter, ed acquistabile dal consumatore in differenti varianti, più o meno complete di accessori. Vediamola meglio da vicino con la nostra recensione completa. Contenuto della confezione e accessori Nel momento in cui decidete di acquistarla, collegandovi al sito ufficiale, troverete varie possibilità di acquisto, e prezzi differenti. Si parte dalla sola Lock Pro, adatta per coloro che già dispongono di un buon ecosistema di base di Switchbot, sino ad arrivare ad una delle più complete, quella in nostro possesso, al cui interno si trova: Lock Pro (la serratura smart), l'Hub Mini (fondamentale per la connessione alla rete) ed il keypad touch (un tastierino fisico sul quale digitare il codice per l'ingresso). Nel caso in cui doveste acquistare la variante base, dovete sapere essere possibile aggiungere accessori e parti anche in un secondo momento, così da 'vestire' correttamente il prodotto, nel momento della bisogno, senza farlo in modo preventivo. Prima di parlare della serratura smart in sé, capiamo per quale motivo gli accessori potrebbero risultare fondamentali, o comunque in grado di estendere la versatilità del prodotto stesso. L'Hub Mini è un elemento fondamentale per collegare direttamente la serratura smart alla rete internet, deve essere a sua volta collegato fisicamente ad una presa di corrente ed al router di casa. Accoppiandolo con SwitchBot Lock Pro, l'utente si ritrova a poter utilizzare gli assistenti vocali (come Amazon Alexa, Google Assistant o Siri), inviando comandi per l'apertura della porta con la voce, oppure tramite Apple Home e Apple Watch (è anche compatibile con SmartThings). Il plus è sicuramente rappresentato dalla piena compatibilità con Matter, uno standard facilmente integrabile ed utilizzabile praticamente da chiunque, perfetto per estendere al massimo la compatibilità dello stesso prodotto con la maggior parte dei servizi. Il keypad touch è invece consigliato per gli utenti che non vogliono affidarsi esclusivamente allo smartphone per l'accesso alla serratura, ma vogliono impostare una password fisica (o un accesso con l'impronta digitale, data la presenza del sensore integrato), installando questo piccolo tastierino nella parte esterna dell'abitazione. Soluzione ideale, ad esempio, per tutti coloro che installano la SwitchBot Lock Pro in una casa vacanze affittata ad estranei, basterà impostare un codice per permettere loro di accedere senza problemi.   Installazione e Design SwitchBot Lock Pro è composto da un unico grande pezzo, realizzato con materiali di qualità molto resistenti e robusti, per un utilizzo anche su lungo termine, di dimensioni pari a 120 x 59 x 83,9 millimetri. Il prodotto deve essere installato nella parte interna della porta, andando difatti a coprire fisicamente la serratura, dopo aver integrato al suo interno la chiave; per questo motivo sulla superficie non si trovano tasti fisici, se non una rotella per l'apertura (che funge anche da tasto fisico a pressione) e la chiusura manuale della serratura stessa. Come sempre accade per dispositivi dello stesso tipo, l'installazione è tutt'altro che impegnativa, infatti è un'operazione alla portata di ogni singolo utente, non viene richiesto l'intervento di personale addetto, né sono richieste operazioni particolarmente complesse per l'attuazione. La prima cosa da verificare è la compatibilità con il prodotto, che in questo caso è stata ampliata notevolmente rispetto al passato, risultando utilizzabile con il cilindro sporgente classico europeo, o il pomello (ancora meglio se removibile, o sostituibile). Ad ogni modo, prima di acquistare, controllate a questo link se potete installare SwitchBot Lock Pro sulla vostra serratura fisica. Chiarito il primo concetto, è arrivato il momento di procedere all'installazione vera e propria. All'interno della confezione si trova tutto il necessario, comprensivo di viti, brugole per l'avvitamento e similari. E' bene sottolineare che non sono richieste forature, ciò sta a significare essere un prodotto facilmente utilizzabile anche temporaneamente su porte non di vostra proprietà (ad esempio se vi trovate in affitto), e che una volta rimosso non andrà a rovinare o mostrare segni particolari. Prima è necessario montare la basetta direttamente sulla serratura di casa, poi inserire nell'apposito alloggiamento la chiave fisica, per coprire il tutto con SwitchBot Lock Pro, la quale viene fissata con apposite viti poste direttamente sui lati. Lo stesso tastierino, di cui vi abbiamo parlato nei paragrafi precedenti, non richiede in nessun modo la foratura della porta, anch'esso è composto da due parti: una base da incollare fisicamente alla porta, ed il tastierino in sè che andrà incastrato sulla stessa. Sulla superficie non trova posto nemmeno un connettore fisico, in quanto il funzionamento del prodotto viene garantito dall'inserimento di quattro pile AA (stilo), oppure dal pacco batterie ricaricabili venduto a parte da SwitchBot stessa. L'autonomia, dati alla mano, dovrebbe essere rispettivamente di 9 e 12 mesi, sebbene comunque siano numeri molto aleatori, poiché dipende dalla qualità delle pile installate e dal numero effettivo di aperture (un utente che apre la porta 50 volte al giorno, consuma più carica di uno che la apre solamente 2 volte).   Funzioni e Prestazioni Utilizzare SwitchBot Lock Pro è davvero semplicissimo, esistono svariati modi per accedere all'abitazione la stessa azienda ne descrive addirittura quindici. Il più immediato consiste nell'utilizzo dello smartphone, tramite l'applicazione mobile dedicata, per l'apertura/chiusura della porta d'ingresso, oppure i comandi vocali grazie all'integrazione con l'assistente vocale, passando poi per gli accessori di cui vi abbiamo parlato in precedenza: il keypad touch (per accedere quindi con tastierino, impronta digitale o tessera NFC), ma ancora più semplicemente con l'ausilio di un Apple Watch, data la presenza di un comando mostrato direttamente a schermo. Tutti metodi che vengono perfettamente raccolti in una app mobile davvero ben fatta ed ottimamente realizzata, compatibile sia con iOS che Android, e dall'interfaccia grafica estremamente semplificata. Dalla schermata principale potete osservare lo stato attuale della serratura (potendosi collegare direttamente anche tramite bluetooth), verificandone anche la carica residua della batteria. Poco sotto invece si trovano i dettagli degli accessori collegati, nel nostro caso, avendo il Keypad Touch, abbiamo potuto impostare più codici di sblocco, impronte digitali o carte NFC (le prime due opzioni possono essere permanenti o temporanei). Tra le impostazioni generalmente settabili, è degna di nota la voce Serratura Notturna, ovvero un'opzione che permette di abilitare l'utilizzo di una chiave per l'apertura della porta dall'esterno (lo SwitchBot Lock Pro deve essere ricalibrato). Molto comodo è inoltre il blocco automatico, la serratura si chiuderà senza il vostro intervento, oppure l'invio della notifica nell'esatto momento in cui la stessa serratura dovesse restare aperta. Nel caso in cui la rete internet, o la connessione non dovesse funzionare, non temete di restare chiusi fuori di casa, esiste una procedura facilmente eseguibile per lo sblocco di emergenza. Tutte le aperture e le chiusure sono raccolte comunque nella voce Registri, una sorta di changelog all'interno del quale si trovano tutte le informazioni relative appunto agli stati verificatisi nel corso del tempo.   SwitchBot Lock Pro - conclusioni In conclusione SwitchBot Lock Pro è un prodotto eccellente sotto molteplici punti di vista, in primis la sua semplicità di utilizzo e di installazione. Potete tranquillamente pensare di installarlo da soli, sulla maggior parte delle porte presso le vostre abitazioni, senza dovervi preoccupare di forare o rovinare la superficie. Per questo motivo può tranquillamente essere utilizzato anche in case in affitto o case vacanze, grazie all'estensione della possibilità di creare codici temporanei o monouso, da dare effettivamente a chi affitterà l'appartamento ed abitazione. L'applicazione mobile, compatibile con tutti i sistemi operativi in commercio, è anch'essa di facile comprensione ed assolutamente immediata, con schermate chiare e semplici da comprendere, anche per gli utenti meno esperti. Il prodotto può essere acquistato al prezzo di 239 euro tramite il sito ufficiale dell'azienda, con 50 euro di sconto nel momento in cui si andrà ad applicare il coupon SAVEUP80, per spendere in finale solamente 189 euro, almeno per quanto riguarda la versione citata nel nostro articolo, comprensiva di Lock Pro, Hub Mini Matter e Keypad Touch. Nel caso in cui foste interessati al solo acquisto della serratura smart, la spesa si riduce a 139 euro di listino, con lo stesso coupon, ma in questo caso di 20 euro, per spendere poi solamente 119 euro. Essendo oggi il prodotto in pre-ordine, le spedizioni inizieranno a partire dal 15 maggio 2024, con invio dal magazzino in Europa, quindi senza la necessità di pagare dazi doganali o altro tipo di costi aggiuntivi da inserire nella spesa finale che l'utente si ritroverà a sostenere. E' presente la garanzia soddisfatti o rimborsati, valida 30 giorni dalla ricezione del prodotto, i metodi di pagamento accettati sono i più comuni, come tutte le carte di credito mastercard, Visa o American Express, passando poi per PayPal o Apple Pay. I costi di spedizione sono completamente azzerati, infatti è gratuita la spedizione a domicilio per tutti gli ordini del valore superiore ai 99 euro (inteso come valore complessivo dell'ordine, non del singolo prodotto, ma somma di tutti gli elementi inclusi nel carrello). https://dai.ly/x8xpzls Gli stessi prodotti sono acquistabili anche su Amazon, esattamente allo stesso prezzo, a questo link trovate lo Smart Lock Pro (in vendita a 139 euro, con l'aggiunta del coupon di 20 euro), mentre a questo link invece l'esatto set da noi testato, con Smart Lock Pro + Hub + tastierino per le impronte digitali, a 247,53 euro. Read the full article
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bongianimuseum · 1 month
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Retrospettiva di Ray Johnson  “NOTHING / NOIHTNG”
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Presentazione:
Pavilion Lautania Valley
Stranieri Qui e Altrove - Foreigners Here And Elsewhere
Retrospettiva di Ray Johnson  “NOTHING / NOIHTNG”
Presentazione a cura di Sandro Bongiani 
con la collaborazione dell'Archivio Ray Johnson di Coco Gordon, Colorado (USA).
Salerno, 5 aprile 2024
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Quella di Ray Johnson da autentico “stranger” rimane una proposta decisamente ai margini del sistema dell’arte ufficiale diffusa ad ampio raggio, grazie alla capillarità del mezzo postale in diversi paesi del mondo. Per lungo tempo è stato considerato dalla critica negli anni 60’ per essere “il più famoso artista sconosciuto di New York” e un  pioniere della performance nell'uso della lingua scritta nell'arte visuale. Una ricerca che accoglie persino frammenti di oggetti di vita. Ray è stato “un assiduo raccoglitore di cose trovate e recuperate” per essere rimesse nel circuito della comunicazione e nell’arte  restituendo a loro una nuova vita.  Le associazioni delle cose e i processiin cui accadono realmente erano alla base della comunicazione visiva, una sorta d’indagine intesa come un “work in progress” assolutamente del tutto provvisorio, che non  può avere mai una definitiva conclusione.
Una pratica per certi versi trasversale e nel contempo deviante e poco credibile agli occhi del sistema dell’arte ufficiale, basata essenzialmente sulla contaminazione tra i diversi strumenti espressivi:  collage, fotografia, oggetti recuperati, disegno, performance, happening e testi scritti, utilizzando frequentemente  il gioco oscuro delle parole, come per esempio, “SEND” riorganizzato come “ENDS”, oppure, “NO THINGS” diventato “NOTHINGS”, con unasorta di   operazione, in cui “i giochi di parole non sono solo un fatto ludico”, fine a se stesso,ma un’altra diversa possibilità di liberarsi dalle costrizioni e dagli impedimenti e  affidarsi all’invenzione e alla  creatività della parola, avvalorata anche  dalle collaborazioni attraverso dall’invio postale.
Nella parola “Nothing” come nel collage di Jeff - scrive Coco Gordon - non c’è la lettera “I”, in cui sotto le dita del piede c’è scritto “Martin Friedman”,  a volte non scrive per tre volte la lettera “I”, oppure aggiunge “No I”  come quello spedito a  Chuck Welch. Nella mia personale esperienza con Ray  il "NO I “' l’aveva scritto in occasione della mia mostra alla CHA SOHO Gallery nel 1982 sull’invito all'opera trap per pianoforte, scrivendo su un piccolo foglietto di carta la parola “noihtng”, opponendola come regalo di compleanno per John Cage con 70 rossi pistacchi sanguinanti in carta sulla parete della Galleria. Forse provava a comunicare  nascostamente  la sua scomparsa con un “i” scrivendo “Noihtng” anche dietro la mia tshirt dicendo di  non perderla perché era molto importante… In questo modo nascosto  annunciava  già sommessamente agli amici la sua prematura scomparsa che poi realmente ha  realizzato  nel 1995 gettandosi in mare da un ponte a Sag Harbor, New York, e che la critica ha valutato come  ultima opera testimoniale e finale di questo importante artista americano.
Diceva Ray: “ho semplicemente dovuto accettare che per una necessità di vita ho scritto molte lettere e dato via molto materiale e informazioni, ed è stata una mia azione compulsiva, e mentre l'ho fatto, è diventato storia. È il mio curriculum, è la mia biografia, è la mia storia, è la mia vita”. I suoi progetti includono prestazioni concettualmente elaborate che si occupavano di relazioni interpersonali e disordini formali, diceva: "sono interessato a cose e cose che si disintegrano o si disgregano, cose che crescono o hanno aggiunte, cose che nascono da cose e processi del modo in cui le cose mi accadono realmente. Secondo  Coco Gordon, “i suoi lavori non sono mai singole  operazione assestanti di mail art, ma nascono da piccole storie, da incontri  con le altre persone, da relazioni e  riflessioni  spontanee capaci di innescare  nuovi apporti e nuove azioni al pensiero creativo”dando così completa autonomia alla comunicazione e rendendo questo nuovo modo di espressione  totalmente libero, al di fuori  di qualsiasi schema imposto e prefissato dal potere culturale e di conseguenza  dal  mercato ufficiale dell’arte.
Spesso viene  associato al gruppo  Fluxus per il carattere  solitamente  minimal-concettuale dei suoi progetti; il gruppo Fluxus è stato un vivace movimento internazionale che  in quel periodo si distinse per una serie di azioni e interventi  a carattere neodadaista. Dobbiamo  segnalare che  Ray Johnson non ha mai fatto parte del  “Fluxus”,  ma ha comunque condiviso le  stesse problematiche e ”l’underground”  prettamente sperimentale con molti artisti di questo raggruppamento. Precursore  e convinto individualista. presenza enigmatica e nel contempo trasgressiva dell’arte contemporanea americana, nel 48, si era trasferito  a New York iniziando una produzione di opere geometriche  aderendo così  al  “Gruppo degli Artisti Astratti Americani”, per poi a metà degli anni '50 dedicarsi al collage, producendo centinaia di piccoli lavori che chiamò  "moticos", quasi una sorta di “Pop Art”  anticipatrice delle ricerche che a distanza di  qualche anno verranno messe in campo  con successo da Leo Castelli con il gruppo  storico americano. Non sappiamo  se era cosciente fino in fondo della portata innovativa e rivoluzionaria  che stava  apportando   all’interno dell’arte  . Oggi, a distanza di diversi anni ci appare uno dei personaggi più  originali e influenti,  e nel contempo, un  grande pioniere solitario dell’arte visuale, influenzando il futuro dell'arte e  divenendo altresì il punto di riferimento per  nuove generazioni di giovani artisti.  
Johnson ha sempre preferito lavorare su piccoli formati, precludendosi  così l’appoggio del grande mercato dell’arte ufficiale,  rifiutando  spesso di esporre o vendere il  proprio lavoro. Del resto,  il mercato dell’arte preferisce le grandi dimensioni e una produzione creata  appositamente per essere “mercificata��� in senso commerciale, e quindi, poco interessato a tale situazione. Si direbbe,  una ricerca del tutto “trasversale” rispetto alle proposte svolte in quel periodo da altri autori, che accoglie diversi mezzi espressivi con interventi che di fatto hanno creato attrito come del resto ha fatto, quasi nello stesso periodo, anche Guglielmo Achille Cavellini in Italia utilizzando la scrittura, il comportamento,  la concettualità e persino l'ironia ben sapendo che  questa era l’unica strada possibile da percorrere. Ray, non amava tanto essere chiamato un mail artista, e neanche essere considerato il pioniere della  Mail Art, ma pensava di poter creare un nuovo gruppo  di lavoro “Pre Pop Shop”  tra Black Mountain e Pop Art. Secondo lui l’arte è vita, del resto, anche la parola “Moticos” utilizzata molto spesso deriva dalla parola osmotic, una specifica qualità caratterizzata da una reciproca influenza, uno scambio fra individui, una compenetrazione di idee, atteggiamenti e realtà culturali, insomma, un nuovo modo di pensare in un processo decisamente fluido e in evoluzione che si rivela in modo puntuale esaminando gli scritti e le azioni performative “Zen Nothings” svolte dall’artista americano. Oggi a distanza di 29 anni dalla morte il suo lavoro sperimentale dagli anni 60’ in poi  è considerato dalla critica parte integrante del movimento Fluxus e persino originale anticipatore della Pop Art americana.
Ray Johnson (1927-1995)
Nato il 16 ottobre 1927 a Detroit, nel Michigan, i suoi primi anni di vita comprendevano lezioni sporadiche al Detroit Art Institute e un'estate alla Ox-Bow School di Saugatuck, nel Michigan. Nel 1945, Johnson lasciò Detroit per frequentare il progressivo Black Mountain College in North Carolina. Durante i suoi tre anni nel programma, ha studiato con un certo numero di artisti, tra cui Josef Albers, Jacob Lawrence, John Cage e Willem de Kooning. Trasferitosi a New York nel 1949, Johnson stringe amicizia tra Robert Rauschenberg e Jasper Johns, sviluppando una forma idiosincratica di Pop Art. Nei decenni successivi, Johnson divenne sempre più impegnato in performance e filosofia Zen, fondendo assieme  la pratica artistica con la vita. Il 13 gennaio 1995 Johnson si suicidò, gettandosi da un ponte a Sag Harbor, New York, poi nuotando in mare e annegando. Nel 2002, un documentario sulla vita dell'artista chiamato How to Draw a Bunny,  ci fa capire il suo lavoro di ricerca. Oggi, le sue opere si trovano nelle collezioni della National Gallery of Art di Washington, D.C., del Museum of Modern Art di New York, del Walker Art Center di Minneapolis e del Los Angeles County Museum of Art.
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notizieoggi2023 · 2 months
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Veronica Ferraro, la migliore amica di Chiara Ferragni: «Non riesco ad avere figli, farò la fecondazione in vitro» Veronica Ferraro parla a cuore aperto, e per la prima volta, delle difficoltà che ha incontrato nel momento in cui ha deciso per la prima volta di diventare mamma. La migliore amica di Chiara Ferragni, che in questo periodo le sta dando grande supporto nella crisi con Fedez nonostante si trovi a sua volta a far fronte a grossi impegni, è prossima al matrimonio con Davide Simonetta, «l’amore della mia vita e l’unico che immaginavo come padre dei miei figli». Ma quando l'influencer e il fidanzato hanno provato davvero ad avere un bambino, sii sono scontrati con la difficoltà di concepire naturalmente, così hanno deciso di intraprendere un percorso di fecondazione in vitro. Veronica ne ha parlato in un post su Instagram condiviso con il suo quasi milione e mezzo di follower. La fecondazione in vitro Il lungo post di Veronica Ferraro comincia con la premessa di non aver mai vissuto come un peso in non avere ancora figli: «Ho desiderato per la prima volta essere madre a 34 anni, quando ho conosciuto l’amore della mia vita e l’unico che immaginavo come padre dei miei figli. Ormai la maggior parte delle mie amiche attorno a me aveva già una famiglia, ma non l’ho mai sentito come un peso, perché so che la vita di ognuno di noi segue percorsi diversi e io non sono mai stata vittima delle convenzioni che su queste cose la nostra società ci impone anche in maniera velata. Nessuno dovrebbe mai sentirsi in colpa o sbagliato se non desidera figli o se il timing della sua vita non coincide con quello delle persone attorno a sè. Allo stesso tempo però, purtroppo, non possiamo sottrarci alle regole dell’orologio biologico». La sensibilizzazione L'influencer, che oggi ha 37 anni, continua: «Quando io e Davide abbiamo iniziato a provare ad avere un bambino, ci siamo sottoposti a dei test e abbiamo scoperto di avere entrambi problemi a concepire naturalmente. Anche in quel caso non mi sono scoraggiata, so che al giorno d’oggi ci sono tanti metodi per provarci comunque». Quello della fecondazione in vitro (o Fivet) è un percorso che si fa in due, e a giudicare da video e foto pubblicate su Instagram, Davide Simonetta si sta impegnando quotidianamente trasformandosi in infermiere per fare le punture per la stimolazione ovarica alla sua futura moglie. Il rimpianto «L’unico mio rimpianto - scrive ancora Veronica - però è non aver avuto una conoscenza e consapevolezza maggiore, anni fa, della possibilità di vitrificare i miei ovuli, perché di certo lo avrei fatto in più giovane età, quando la mia capacità riproduttiva era più alta. Credo davvero che sia una tematica importante e sono contenta che ora se ne parli sempre di più anche in Italia». L'influencer ha scelto di affidarsi nel suo percorso alla dottoressa Daniela Galliano, che anche su Instaram affronta quotidianamente il tema della fertilità.   Il percorso Il percorso di Veronica e Davide è già cominciato da qualche giorno con la stimolazione ovarica, racconta ancora la Ferraro, e «dopo il matrimonio, porteremo a termine (speriamo con buoni risultati!) la fivet». Infine, l'influencer conclude: «Non sono solita condividere cose così private ma spero davvero che il mio percorso io possa far sentire meno sole le persone che hanno una storia simile alla mia. Io e Dave abbiamo davanti a noi tanti step che devono andare bene e se non andranno come spero, ci riproveremo se ne avremo la possibilità».
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global-news-reviews · 10 months
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Recensione su Liracoin
Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni su Liracoin, sito di scambio di criptovalute, che promette rendimenti vantaggiosi ai propri iscritti. Dopo aver analizzato a fondo questa piattaforma di bitcoin exchange, riteniamo che non possa essere ritenuta affidabile. Dalle nostre analisi è emerso che Liracoin opera al pari di altri broker non proprio sicuri.
All’interno di questa guida troverete tutte le informazioni relative a Liracoin, potenziale bufala che attira molti utenti e sul modo in cui funziona questo sito. Inoltre illustreremo quali fattori prendere in considerazione quando si cerca un broker per investire in bitcoin e criptovalute. Dato che in gioco ci sono i vostri soldi è bene fare una scelta oculata e affidarsi solo a piattaforme sicure.
La nostra esperienza con Liracoin
Dopo aver letto vari articoli su Liracoin, recensioni e opinioni molto positive un po’ ovunque sul web, ci siamo insospettiti. Ed è emerso che questo sito probabilmente opera applicando un sistema conosciuto come “schema Ponzi”.
Facendo una rapida ricerca su Google, con parole chiave come “Liracoin opinioni” o “Liracoin forum” vengono fuori esclusivamente risultati positivi. Ma è facile comprendere, a una lettura più attenta, che si tratta di contenuti creati dallo stesso operatore.
Liracoin truffa? ecco perché potrebbe trattarsi di una frode
In che modo Liracoin riesce ad attirare così tanti iscritti? Il meccanismo in atto da questo broker è ben collaudato e si articola in diverse fasi.
È importante capire che il sistema Liracoin funziona perché si rivolge in maniera specifica al pubblico di persone interessate a investire in Bitcoin. Si tratta di potenziali investitori che sono alla ricerca attiva di informazioni, e per questo tendono a iscriversi a forum e portali. Così facendo diventano bersaglio di e-mail insistenti e annunci pubblicitari molto aggressivi.
Questa rappresenta il primo obiettivo dello schema Liracoin: indurre gli utenti a compilare un semplice form di registrazione. L’attività richiede solo pochi minuti, ma è fondamentale perché tutto il meccanismo entri in funzione.
I vari step della truffa Liracoin:
Annunci pubblicitari aggressivi
Semplice form di registrazione
Telefonate da call center
False testimonianze di VIP
Dopo aver compilato il form di registrazione, sarete contattati a stretto giro da un call center. Questa fase è molto importante e la componente umana farà la differenza. Infatti gli operatori hanno il compito di convincervi a effettuare un primo deposito sulla piattaforma. Lo faranno trasmettendovi sensazioni di affidabilità e sicurezza.
Prima di fare il deposito potreste cercare ulteriori conferme in Internet e a questo punto scatta la fase successiva. Liracoin truffa anche facendo ricorso a false testimonianze di VIP e volti noti dello spettacolo. Troverete online articoli che fanno riferimento agli investimenti delle celebrità e ai loro guadagni, ottenuti grazie a questo sistema.
Liracoin recensione: quello che sappiamo su questo broker
In realtà su Liracoin commenti e recensioni dei veri esperti sono del tutto negativi. Basta fare una rapida verifica su un sito di comparazione dei vari broker per capire che Liracoin non permette di ottenere guadagni. Questo broker è inaffidabile al pari di 1k daily profit, Immediate Edge e Bitcoin Bank. La nostra raccomandazione è quella di non affidarsi a operatori del genere. Potrete fare un ulteriore controllo anche dando un’occhiata alla nostra blacklist delle piattaforme per investire in bitcoin sempre aggiornata.
Credi di essere già stato truffato? Ecco qui i nostri suggerimenti
Se leggendo questo articolo vi è sorto il sospetto di essere già caduti vittima di Liracoin o di un sito simile ecco cosa potete fare. Prima di tutto vi suggeriamo di interrompere ogni deposito di denaro verso la piattaforma. Potrete fare una verifica su eventuali segnalazioni relative a Liracoin, sul sito della CONSOB. Inoltre potreste verificare se c’è la possibilità di ottenere un risarcimento danni, con il supporto di un legale o di un esperto del settore.
Liracoin alternative sicure
Per chi desidera entrare nel mondo degli investimenti in criptovalute, esistono comunque alternative affidabili e sicure. Liracoin opera senza avere le autorizzazioni necessarie per fare trading nei paesi europei e in Italia. Ma esistono siti come eToro che invece consentono di fare bitcoin exchange in modo sicuro. Si tratta di un operatore approvato dalla CONSOB per l’Italia, e con licenze per tutti i paesi europei. Tra queste quella della CySEC di Cipro.
eToro permette di scambiare criptovalute, indici, materie prime e altri asset e di abbinare gli investimenti finanziari a meccanismi di condivisione social. In questo modo anche i principianti potranno affrontare le operazioni di trading senza problemi, seguendo strategie di utenti più esperti.
Liracoin messo a confronto con eToro
Assenza di autorizzazioni e licenze per operare in Europa e in Italia sono i primi fattori che destano sospetti su Liracoin. A questi si aggiungono i contenuti, i commenti e le recensioni false, le finte testimonianze di VIP. Qui di seguito proponiamo uno schema di confronto tra un operatore affidabile come eToro e Liracoin.
A questo punto ci preme ricordarvi che ogni forma di investimento può comportare dei rischi per il vostro denaro. Prima di cominciare a investire in bitcoin o in altri asset, è importante chiedersi se si è disposti a correre il pericolo di perdere il proprio capitale.
Una guida introduttiva su come investire in maniera sicura in bitcoin
Se è vostra ferma intenzione investire in bitcoin in modo sicuro, vi raccomandiamo di scegliere piattaforme come eToro. Per cominciare è necessario riempire il modulo di registrazione e inviare il proprio documento d’identità. Dopodiché si può effettuare il primo deposito e partire con lo scambio di criptovalute.
Fare trading con bitcoin: fidatevi solo di un operatore serio
Siamo quasi giunti alla fine della nostra disamina su Liracoin. Recensione e pareri degli esperti su questo broker sono negativi, il sito non è approvato dalla Consob e non ha altre autorizzazioni valide per i paesi UE. Per investire in bitcoin consigliamo di scegliere piattaforme affidabili come eToro.
Dopo aver valutato il portale, le opzioni bancarie e le funzionalità offerte, abbiamo selezionato i migliori broker. A seguito della nostra valutazione raccomandiamo piattaforme come eToro. Su Liracoin recensione e pareri dei nostri esperti indicano che è un sito da evitare.
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minimomax-blog · 4 months
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Rimanda alla volontà e al fortuito caso di un destino amico… ad uno slancio della vita verso la sua apparente vitalità…frasi impaginate o solo immaginate e, con dovizia rigorosa, annichilite … a cercar dardi appisolati nella stanca faretra del passato… tutto da affidarsi all’ottimismo dello sguardo… a una fiducia senza tregua… ad una proiezione un po’ sgranata della determinazione… procedimento scontato… comodo e opportuno a trovare nella rotta bisaccia della speranza imprigionata l’utile menzogna che tutto salva ed indennizza… c’è del buono in questa convenienza…anche l’illusione paga… (e poi non manca mai di presentarsi puntualmente ad una interessata rancorosa riscossione…) il buono… il luminoso… l’armonioso.. il fresco … il tiepido… l’azzurro e il roseo… e la bellezza… la dolcezza… l’amorevolezza… la fortuna… l’incantevole momento che a nessuno mai sarà negato… l’attimo di positività… l’istante magico e divino… l’opportunità…
Nelle scorrevoli porte degli infiniti mondi paralleli… in qualche sogno… nel dio junghiano o in qualche stella dedicata a te… nell’ambito di un pragmatismo mistico o in una matrix di possibilità…in un dato statistico di probabilità… in un qualche santuario intitolato alla madonna… magari nei tarocchi… tra i fiori di plastica o di stoffa di una cara tomba… nel mezzo di un solipsistico delirio…nell’indiscusso tetragramma… forse in dio o allah … dentro te stesso o nell’amore dei tuoi cari o in quello universale e cosmico … di là dai tuoi confini umani troppo umani… nella meditazione… in internet … nell’intimo d’una dimenticata essenza… negli frattalici anfratti della apparente assenza di pensiero … dentro al tuo cuore…magari nella milza… nel tormentato percorso della colpa… nella coscienza d’essere quello che si è (sgaiattolando tra vicoli e impervie vie di psicanalisi sociologia o matematica od economia)…in qualche buco nero… forse nel cazzo o in questo mio imbarazzo… forse al momento del risveglio…forse nell’ istante del passaggio tra luce e buio… amore e odio… saggezza ed idiozia… tra tempo e spazio… tra vita e morte forse… estasi e strazio… tra gemito di dolore o di piacere…
Quel che si deve o quello che si vuole… comunque sia quello che sarà… Non mai dismettere la lotta ed il vestito della festa e le tue scarpe nuove, la rabbia e il grido e la speranza… ché, se di nome fai Lazzaro e vivi nei pressi di Betania , tutto non è perduto ancora…(che cosa conta se chi resuscita alla vita somma a un altro refolo d’inutile esistenza il triste strazio di una morte rinnovata ?)
Una preghiera? Un brivido d’orrore? Fumo d’incenso ? Un mantra? Un’ara votiva? Un sacrificio ? Un’ abluzione dentro a un sacro fiume? Propiziatorio rito? Una ecumenica speranza? Una genuflessione od un inchino? Un qualche affidamento ad un qualche buon proponimento? Forse una rinuncia?
Per prendersi il dovuto… in/per/da/con quello che rimane al termine (del) pensiero….
Orizzonti striati da bellezza disumana… liquide spumeggianti volontà affidate ai languori della nostalgia… caduchi cieli rispecchiati nelle invisibili pozzanghere d’una memoria lacerata.
Salutarsi nei crocicchi delle imperturbabili abitudini …per noia o educazione o per affetto o per servile compiacere… forse per ritrovare solamente l’appassito ricordo dei propri 4 poveri elementi…
Si canta altrove della soave collinosa e tersa e impavida passione (frutto di un sano volitivo amor di sé…)
Ci si dà un senso , seppure provvisorio ed irrisorio…, un po’ per celia e un po’ per non morir…
Il testa_mento non ha e non dà disposizioni…morde dolcemente l‘inguine… l’ordine delle cose profuma d’entropia…pura energia in dissolvimento…. non interessa nessun pro-cedimento…non trova spazio nessun miglioramento… prosciugamento d’ogni possibile altro proseguimento… in assenza di forza non c’è moto… tempo assente prelude a vibrazione quantica … big-pluff …e gli occhi a rimirare…fossette delle guance in un sorriso…
Vivere d’intensità e pure non farsene mai compenetrare . (Fra tutti , il più intenso ed annientatore – per quanto qualche necrofago e qualche saprofita ne subisca famelica attrazione – tra gli odori , è quello delle vivemorte cose, - lievito di vita è la putrefazione?- )
Istruire una in-consapevole distrazione onde approdare ad una particella d’istruzione…
Delenda Carta_go … Vai verso strampalato inascoltato … Attendere … La pagina si sta caricando… Godot e Malone meurt … L’innominabile…
Farsi impassibile pietra di paragone che gutta escavat d’insensibile agonia…
Né per, Né col Mondo . Né spirito , né carne.
Tagliuzzare avidamente la parola per disperderne la presuntuosità del suo vago sapore di sapere.
Disfarsi dell’eccezione per disconoscere la regola.
Il programma non con_tiene, il programma è l’errore. Il caos è il termine. Il caso un anagramma rotolato .( S’inizia secco in un accenno di sorriso [ca] e poi s’affida ad una quasi meraviglia [so]… ) penetra senza lacerarne l’indimostrabile perversa inconsistenza…)
Arretra lentamente ed abbandona… Fiera ferita o preda cosa cambia?
Si cerca un’ altra opzione tra vivere o morire…
Ah!?! Tertium non datur?
E vabbè
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bitcoinreportitalia · 4 months
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💸 NON COMPRARE L’ETF! Benissimo! 💸
☄️ Ora che l’ETF spot su Bitcoin è stato approvato è tempo di ignorarlo. Sì, proprio così. L’approvazione dell’ETF è più importante del prodotto stesso. Comprando l’ETF spot non comprerai dei Bitcoin veri ma dei Bitcoin “cartacei”, cioè un prodotto finanziario che segue il prezzo di Bitcoin.
☄️ Comprare l’ETF equivale ad acquistare Bitcoin su un exchange. I Bitcoin non sono di proprietà dell’utente. Su otto degli undici ETF approvati, gli emittenti hanno scelto di affidarsi a una società terza per effettuare la custodia dei fondi (in nove casi è stato scelto Coinbase, in un caso BitGo, in un altro caso Gemini). Soltanto la società Fidelity ha deciso di efettuare la self-custody dei propri bitcoin.
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☄️ Per molte persone acquistare quote dell’ETF sarà certamente più facile, ma perché non imparare ad acquistare Bitcoin veri e riprendere il controllo del proprio denaro? Perché mai una persona dovrebbe rinunciare a tutti i vantaggi del possedere dei Bitcoin veri?
☄️ Insomma, l’approvazione dell’ETF sarà pure un evento eccitante, ma hai mai provato ad acquistare dei Bitcoin veri senza KYC?
💸 Not your keys, not your coins 💸
☄️ Il primo vantaggio che viene meno acquistando quote dell’ETF è il controllo del proprio denaro.
💸 Se non detieni le tue chiavi private, non possiedi i tuoi Bitcoin. 💸
☄️ Questa è una delle massime più importanti all’interno della comunità Bitcoin. L’utente che ha il pieno controllo delle proprie chiavi private, è l’unico proprietario dei Bitcoin e l’unico responsabile della sicurezza dei fondi. Inoltre, la quantità di Bitcoin che sarà detenuta dalle società di custodia potrà attirare le attenzioni di potenziali attaccanti esterni.
💸 Privacy 💸
☄️ Tutti i broker e gli intermediari con cui sarà possibile comprare l’ETF richiederanno sicuramente le procedure di verifica dell’identità e di provenienza dei fondi, noto come KYC & AML. Tali procedure compromettono la privacy dell’utente. Al contrario, un normale wallet non-custodial non richiede alcuna procedura di KYC & AML.
💸 Rischio confisca 💸
☄️ Sebbene possa sembrare una possibilità molto remota, il rischio di una possibile confisca di tutti i Bitcoin detenuti dalle società di custodia da parte del governo degli Stati Uniti non è nullo. In uno scenario in cui Bitcoin continua ad attrarre liquidità da altri mercati e da altre valute fiat, con il dollaro americano in sofferenza, il governo USA potrebbe pensare a una mossa di questo tipo. Del resto, un evento simile è già accaduto il 5 aprile 1933 attraverso l’ordine esecutivo 6102, con cui il governo USA decise di confiscare l’oro dei privati cittadini.
💸 Altri svantaggi dell’ETF 💸
L’unica azione possibile con l’ETF è vendere le quote dell’ETF per valuta fiat;
Gli ETF applicano commissioni di gestione. Se possiedi direttamente dei Bitcoin, non c’è alcun costo per detenerli dato che non ci sono intermediari. Nel tempo, le commissioni degli ETF possono aumentare;
L’ETF può essere acquistato e venduto solamente durante gli orari del mercato finanziario tradizionale.
☄️ Purtroppo, per quanto ognuno di noi possa consigliare la self-custody, esisteranno sempre entità o persone che non vorranno prendersi la responsabilità di detenere Bitcoin ma affidarsi a terze parti. Il mercato deciderà cosa desiderano le persone. Molto probabilmente milioni di persone non avranno mai dei Bitcoin veri, ma dei Bitcoin “cartacei”.
☄️ D’altronde persino Hal Finney già nel 2010 ipotizzò per la prima volta la creazione delle “Bitcoin banks”, cioè delle istituzioni che detengono Bitcoin nelle proprie riserve ed emettono un token riscattabile in Bitcoin. Un po’ come facevano le banche quando detenevano oro fisico nei propri caveau e consegnavano ai cittadini banconote riscattabili in oro.
💸 RISPARMIARE SENZA IL PERMESSO. 💸
☄️ Una delle tante ingiustizie insite nel sistema politico ed economico nel quale siamo immersi – e sicuramente uno degli aspetti più incisivi sulla nostra qualità della vita – ruota intorno al tema annoso del risparmio, reso sempre più sconveniente e oramai impossibile da perseguire dall’attuale sistema fiat. Inutile dirlo, anche in questo caso Bitcoin fixes this.
💸 MONDO ALLA ROVESCIA 💸
☄️ Checché se ne dica, il sistema fiat oggi impedisce il risparmio. Un lavoratore, un’impresa, una famiglia o un risparmiatore, anche volendo, oggi non può risparmiare. Non ha la possibilità di risparmiare.
☄️ Quando una moneta imposta per legge e in regime di monopolio perde potere d’acquisto col passare del tempo by design, ecco che la pratica di accantonare dei fondi in euro perde ogni senso. Risparmiare in euro diventa irrazionale. Indebitarsi diviene conveniente.
☄️ Nel solo anno 2022 la moneta che siamo costretti a utilizzare all’interno dell’eurozona ha perso in media il 12% (sì, è bene rimarcarlo: dodici per cento!) del suo potere d’acquisto. Siamo tutti più poveri del 12 per cento in un anno (per di più dati nominali, non reali). Il tutto senza esserci abbandonati al lusso sfrenato e senza averne alcuna colpa.
☄️ Oggi un individuo si trova nella situazione surreale per cui, dopo aver guadagnato col sudore della fronte il suo meritato stipendio, si trova poi inevitabilmente costretto ad effettuare un secondo lavoro: quello di ricercare freneticamente un modo per evitare che il valore appena ottenuto non svilisca mestamente col passare del tempo, mangiato dall’inevitabile inflazione.
☄️ Da qui il ricorso a consulenti finanziari ed esperti di mercati per decidere non tanto se; quanto mai dove investire i propri risparmi: se in azioni, in titoli di stato, in qualche fondo, nelle obbligazioni, addirittura nei mercati azionari o altre forme di investimento nel tentativo di “far fruttare” il proprio capitale al fine di non vederlo svilire mestamente.
☄️ Tradotto: i nostri averi non restano affatto al sicuro, ma vengono continuamente esposti a rischi, più o meno vertiginosi. Praticamente siamo obbligati a giocare d’azzardo con i nostri risparmi.
☄️ La causa di tutto questo è presto detto: per usare un eufemismo, la moneta che oggi dobbiamo utilizzare è quantomeno inadeguata in riferimento a quello che uno strumento monetario dovrebbe anzitutto garantire come primo requisito, ossia quello di Riserva di Valore.
☄️ La moneta fiat stampata dal nulla è (volutamente) una pessima riserva di valore. ☄️
💸 SCRIPTA VOLANT 💸
☄️ Suonano davvero beffarde le parole presenti nella carta costituzionale italiana secondo la quale le Istituzioni hanno a cuore i risparmi dei cittadini.
☄️ La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. ☄️
47, primo comma, Costituzione Italiana
☄️ Oltre al danno, quindi, anche la beffa. Non sono i verba a volare (delle parole vuote della politica ormai ha poco senso scandalizzarsi). Sono proprio le scripta a venire disattese e smentite allegramente per mezzo di pratiche truffaldine contro il risparmio.
☄️ La cosa curiosa è che queste pratiche (tra tutte, l’imposizione di una moneta fiat a corso forzoso, oppure la pratica della riserva frazionaria) risultano oggi legalizzate… dalle Istituzioni stesse!
💸 RITORNO ALLA NORMALITÀ 💸
☄️ Come mettersi al riparo da questa situazione, riprendendoci finalmente il controllo dei nostri risparmi, e di conseguenza del nostro benessere economico, affettivo e psicologico?
☄️ Per uscire dall’impasse occorre rovesciare lo strumento monetario alla base della nostra società mediante una moneta sana e onesta come Bitcoin.
💸 Se poi governi, banchieri centrali o improbabili autorità – ormai sempre meno credibili – tenteranno l’inverosimile per imporre la loro moneta stampata dal nulla, impedendoci di risparmiare, beh: poco importa. Di fronte all’esistenza di Bitcoin, che ogni 10 minuti continua inesorabile a impartirci lezioni di economia applicata, adesso il re è nudo.
Non credo che potremo disporre ancora di una moneta sana e onesta, senza prima averla tolta dalle mani dei governi. Se non possiamo con la violenza, dobbiamo inventarci uno stratagemma, introducendo qualcosa che loro non possono fermare.
Friedrich von Hayek premio Nobel per l’economia, esponente della Scuola economica Austriaca
Anche senza il benestare di questi signori, con Bitcoin abbiamo finalmente trovato un modo di ripristinare la normalità, difendendoci dai soprusi e dall’indebita sottrazione delle nostre ricchezze, del nostro lavoro e del nostro tempo.
Con Bitcoin, possiamo finalmente riprenderci il diritto di risparmiare. Senza chiedere il permesso a nessuno.
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