Tumgik
#allora con tutto il bene che gli posso volere
deathshallbenomore · 11 months
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vecchio amico mi manda audio lunghissimi e noiosissimi e forse pensa di fregarmi ma io, detentrice di un dottorato nella nobile arte della comunicazione passiva aggressiva conseguito presso il dipartimento di scienze sociali dell’università della vita, aspetto a rispondergli solo per raccogliere tutti gli aneddoti più noiosi e sconclusionati della settimana, al fine di narrarli in un audio ancora più lungo è ancora più noioso. specchio riflesso, ha! addirittura
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janniksnr · 7 months
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io ci provo nella vita a essere una persona calma e paziente e gentile ma la gente che mi circonda evidentemente non mi vuole aiutare !!
sfogo sulla vicenda sotto perché non voglio rompere le balle sulla dash con i miei post chilometrici rip
giovedì propongo a delle mie amiche (3) di venire a cena a casa mia. ricevo come risposta da tutte un "ti faccio sapere", nello specifico una mi dice che dovrebbe vedersi con un'altra persona e mi aggiornerà. ieri una di loro mi dice che non ci sarà, mentre da parte delle altre due silenzio stampa. paziento fino alle 16.30 di oggi (per la cena avevo proposto di vederci verso le 19.30 (a gran premio finito perché ci sono pur sempre delle priorità eheh)) e poi, con un po di rodimento, scrivo dicendo che mi avrebbero potuta avvisare se la risposta all'invito era no invece di farmici arrivare per deduzione vista l'ora. tempo un minuto e ricevo subito la prima accusa di voler fare polemica (!!) dall'amica che doveva forse vedersi con un'altra perché lei cito testualmente aveva saputo proprio alle 16.31 che non si sarebbe vista e a breve mi avrebbe avvisata che per la cena ci stava. ora, con tutta la calma del mondo, trovo poco carino avvisare una persona che si deve anche organizzare appunto per la cena , con così poco preavviso come trovo poco carino lasciarmi appesa per parte del pomeriggio non dandomi eventualmente la possibilità di organizzare altro per il sabato (non avrei comunque fatto niente e me ne sarei stata a casa ma è principio !!). a questo punto io rispondo che giovedì mi avrebbe potuta avvisare che sarebbe rimasta in dubbio sulla sua presenza fino all'ultimo perché non ho la palla di vetro e se non ricevo notizie penso che si sia scordata di avvisarmi (tralascio il fatto che con tutto il bene non è che posso stare ad aspettare che finisci di organizzarti con gli altri e poi siccome altri ti danno buca allora vieni a cena ma vabbè). a ciò mi viene detto "vabbè io potevo anche dirtelo però anche tu potevi richiedere conferma" SCUSA ?!?!?!!!??? cioè ti invito giovedì per sabato e pretendi che ne so che venerdì stia di nuovo li a dire "ma quindi ci sei? 👉🏻🥺👈🏻" quando tu mi hai detto che mi avresti aggiornata?? l'impegno lo hai tu, sei tu che non sai se ci sarai, ma sono io che ogni giorno devo chiederti se hai una risposta. ma poi posso capire se tipo faccio l'invito il lunedì per il sabato e allora a metà settimana posso chiedere di nuova una conferma ma da giovedì a sabato c'è bisogno che ti ricordo di averti invitato a cena ma tutto bene ??????!! e poi mi viene detto "la prossima volta se sono in dubbio dirò subito di no" si esatto perché se non si è in grado di gestire gli impegni e si rischia di lasciare appesi gli altri è meglio dire di no o quantomeno non fare le vittime ma vabbè
io davvero ci provo a non fare la puntigliosa però a volte mi sembra proprio che siano cose base cioè essere in dubbio o avere altri impegni è super lecito però ecco venire a sentenziare sul fatto che avvisare alle 16.30 mi deve andare bene perché è il giusto preavviso o pretendere che dopo aver fatto un invito due giorni prima io stia tutti i giorni a chiedere conferma di una presenza mi sembra un po' assurdo poi ovviamente mi viene detto che sono pesante cerco la lite bla bla bla e alla fine i sensi di colpa li fanno venire a me
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arreton · 8 months
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In fin dei conti non posso dire con esattezza chi sono e cosa desidero, se la mia persona è un individuo o un agglomerato di paure e traumi altrui. Non ho mai avuto una parola di incoraggiamento a svilupparmi in qualcosa di mio, dunque ho sempre cercato di imitare gli altri e di farli contenti ché magari così sarebbe bastato a farmi volere bene. Ricordo che ero brava in disegno, a scuola, solo perché copiavo le opere degli altri; un'altra scena, questa volta delle elementari: presi ottimo e lode solo per aver tagliato ed incollato delle figure di scoiattolo, evidentemente era tutto preciso e ben fatto pure se anche allora mi chiesi il perché di quel voto dato che il lavoro non era poi così preciso. Ecco, forse adesso capisco perché è significativo questo ricordo – uno dei poi che ho delle elementari –, perché forse è da lì che stavo sviluppando la mia nevrosi: tutto era perfetto e pulito e ordinato, io ero quella brava che faceva le cose come dovevano essere fatte. Tuttavia non sono mai stata eccellente in nulla e paradossalmente ho sempre scoraggiato, con atti di profonda timidezza (come la chiamavano) insicurezza ed evitanza, quei pochi che cercavano di incoraggiarmi: alla fine avevo introiettato ciò che nel mio ambiente era la regola base, e cioè che ero un essere buono a nulla e che non avevo futuro tanto meno speranza, la mia esistenza era inutile così come tutto quello che facevo dunque ogni tentativo di cambiamento, ogni slancio emotivo che vedeva un minimo di interesse per qualcosa era bloccato sul nascere. Adesso non mi aspetto nulla da me stessa se non riuscire a campare decentemente: un tetto sopra la testa, un piatto caldo davanti, riuscire a pagare quel che devo pagare senza dovermi svenare. Parlarmi di desiderio è totalmente inutile, parlarmi di progetti futuri e obiettivi è semplicemente ridicolo. Gli unici desideri, forse, sono solo le mie più grandi paure: morire sofferente, sola, povera e pazza.
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volumesilenzioso · 2 months
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qualche sera fa ho detto a un mio conoscente che, nonostante tutto il dolore che il rapporto con il mio ex mi ha provocato, gli voglio bene e non riesco a non volergliene. il mio amico, incredulo, mi ha detto "non dovresti, ti ha trattata male". a quest'affermazione ho prontamente risposto che non importa, perché io mi tratto molto peggio di come mi abbia trattata lui nel corso degli anni, ragion per cui non ho smesso di volergli bene neanche quando mi ha accusata di star facendo la vittima a seguito di una molestia che ho subito da parte di un suo amico; non ho smesso di volergli bene neanche quando ha fatto finta di non vedere tutto il male che mi stava facendo; non ho mai smesso di volergli bene. io non so se sia giusto o sbagliato voler bene a qualcuno che ci ha fatto soffrire al punto da farci chiudere sentimentalmente in tutto e per tutto, al punto da neutralizzare in qualche modo la nostra umanità nei rapporti sociali di ogni tipo, ma so per certo che non abbiamo l'abilità di decidere quando iniziare e quando smettere di voler bene a qualcuno, così come non abbiamo la capacità di scegliere di chi innamorarci, altrimenti trovare la propria persona sarebbe la cosa più facile del mondo. l'unica cosa che posso fare, anziché sperare di svegliarmi un giorno e non provare più niente nei confronti di chiunque mi abbia fatto male, guardando la vita passarmi davanti senza fare nulla, è sperare di ricevere tutto il bene che sono stata e sono ancora in grado di dare a quella persona, posso sperare di essere amata tanto quanto amo io, posso sperare che, un giorno, tutto mi tornerà indietro e allora potrò dire che continuare a coltivare quel sentimento invece di coltivare odio sarà servito a qualcosa
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a-tarassia · 2 years
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la nave di teseo
L’altra sera che erano le 2 e poi ad un tratto erano le 4 e alla fine le 5 e io ero distrutta dal weekend, ad un certo punto non ero stanca da voler andare a dormire, ma sapevo che il giorno dopo avevo ancora da finire delle cose e mi son detta che non c’avevo più l’età per fare bisboccia. Se non altro perché a quarant’anni oltre alle serate da pazzi hai anche una vita a cui devi dar conto quando ti svegli la mattina, non c’ho più 23 anni che alla fine era alcol droga ed esami da dare, ma è diventato tutto più complicato e lo sarà sempre di più, te ne rendi conto perché le cose che devi affrontare cambiano di tono e pesantezza man mano che cresci.
Adesso per esempio muoiono più persone di quelle che conosci o vicine a quelle che conosci, per dirne una.
Ti chiama tua madre e ti dice che tuo padre si deve operare.
C’hai una nipote che è passata dai pannolini a mettere insieme le sillabe che legge e poi magari di nipoti ne diventano due.
Hai un mutuo e un van da sistemare.
Un lavoro e a volte anche due.
Una parete da verniciare, una libreria da montare.
Amici, libri da leggere, visite mediche da fare, serie tv, film, anziani da visitare, giardini da pulire e grigliate da organizzare.
Io non mi sento meno in forma rispetto ai miei 20 anni, anzi, mi sento di essere più impegnata, che ho meno tempo per un vita che dovrebbero essere quattro per fare tutto, una vita che sta volando in frettissima e io spesso, troppo spesso non ho modo di fermarmi a considerare quello che è appena successo.
Di chiedermi se sto bene, se ci sono e se mi sento di essere presente per me e per gli altri. Ho ascoltato abbastanza? Sono stata troppo frettolosa? Devo chiamare la piccola per sapere come sta? E mio fratello? Devo trovare il tempo per festeggiare la casa nova di M e S, devo allenarmi un po’, avrò tempo di andare in skate questa settimana? Ho giocato abbastanza con la gatta? Dormo abbastanza? Forse sono stanca, ma forse no, forse è solo la vita che per entropia diventa sempre più complicata e un po’ più esigente.
Per quanto mi riguarda ne vale sempre la pena, io mi diverto.
Insomma intorno alle 3 con M parlavamo come sempre di pop culture ed era entrata in discorso Kylie Jenner, una delle Kardashian per intenderci, stavamo guardando una foto e per quanto M preferisce Kendall (anche io) a me veniva da ridere, perché quella in foto non era Kylie, ma la sua versione totalmente rinnovata.
Le Kardashian hanno fatto con il loro corpo un po’ come facevano quelli nella trasmissione pimp my ride, che gli davi la macchina e loro te la migliorano in ogni pezzo tecnico ed estetico che alla fine della tua macchina non restava niente.
L’ho detto ad M e mi è venuto in mente il paradosso della nave di teseo, nel senso che se della nave iniziale dopo anni di riparazioni, sostituzioni di pezzi, non resta una parte originaria allora è sempre la stessa nave? Si può dire essere la stessa nave, l’unico resta tale se i componenti sono tutti stati sostituiti labbra, naso, zigomi, occhi, fianchi, sedere, seno gambe, tutto? Per una persona chiaramente è diverso perché noi siamo fatti di quel qualcosa che la scienza ancora non si spiega, dentro il corpo c’è il pensiero, il nostro animo, il cervello, le nostre sensazioni ed esperienze ed emozioni, ma cambiare così tanto non ti cambia anche dentro?
Certo che ti cambia dentro, ti cambia per forza, non in peggio, ovvio, ma ti cambia, ti rende più sicuro di te stesso, a volte magari no, ma alla fine cosa resta della te di prima? Come lo affronti?
Tralasciando le Kardashian perché non vivono nel mio mondo, non posso analizzarle non conoscendo la loro realtà e quindi non penso ragionino come me e non credo provino allo stesso mio modo, non penso abbiano un’idea propria di se stesse, visto che man mano in quel sistema stanno diventando tutte fondamentalmente la stessa persona, almeno fuori.
Parliamo di una persona senza tutti quei soldi e quella fama che decide di modificare il suo aspetto perché non si piace, tipo quelle che decidono ad un certo punto che vogliono essere uguale a barbie o ken.
Mi viene in mente Tutto su mia madre, il film di Aldomovar, in cui Agrado diceva letteralmente che una diventa più autentica quanto più somiglia all’idea che ha di se stessa.
Almodovar è un regista che non amo, ma forse he’s got a point there.
Non volevo arrivare da nessuna parte con questo post, spero sia ovvio.
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susieporta · 1 year
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DIALOGO TRA UNA DONNA E LA SUA GUIDA INTERIORE
D - Perché vedo tutto nero?
G - Perché hai ancora le paure di quando eri bambina.
D - Perché sono agitata?
G - Perché ti porti dietro le ansie della mamma.
D - Perché non riesco a vedere i miei pregi?
G - Perché la tua mente ha deciso di non vederli.
D - Perché vedo solo difetti?
G - Perché è il tuo modo per sentirti inferiore.
D - E perché dovrei fare una cosa del genere?
G - Perché se tu fossi “troppo”, non saresti accettata dagli altri, nemmeno dalla mamma.
D - E allora come posso fare?
G - Fai un salto.
D - Un salto?!?
G - Sì, fai un salto di qualità, fai un salto di dimensione, fai un salto di coscienza.
D - Non sono capace, parli difficile.
G - Allora fai un salto fisico e scrollati tutte le idee svalutanti che hai nella mente, lasciale cadere a terra.
D - Bastasse un salto…
G - Basta qualunque cosa a cui tu attribuisci questo potere di liberarti dalle false credenze e maschere.
D - La fai facile tu… Io ho ansie e paure, mi vergogno di me stessa, non riesco a relazionarmi bene con gli altri, non trovo un lavoro dignitoso, di fidanzati non ne parliamo, e tu mi parli di saltare?
Comprerò una corda, come quella dei bambini.
G - Ecco brava, così magari muovi un po’ l’energia. Perché tieni tutto stagnante, dentro di te non si muove niente, comprimi e reprimi le tue emozioni e le tue energie, fai resistenza al cambiamento.
D - Sarei quindi una repressa?
G – Eccome! Stai frenando la vita, stai frenando la tua espansione, espressione, manifestazione. Stai impendendo al tuo istinto naturale di essere, impedisci alle tue parti autentiche di vivere.
D - Io?
G - Già, tu proprio tu, con il negativo che alimenti.
D – È anche colpa mia, quindi. Sono io colpevole di tutto…
G - Meglio dire che sei la causa, che scegli così.
D – Non mi accorgo di scegliere. E contro di me, per giunta… Come si fa? Come potrei cambiare i pensieri? Come…
G – Come, come, come! La tua mente non sa chiedere altro. Non potresti semplicemente lasciarti andare? Sapere in anticipo il “come” è voler avere tutto sotto controllo, ma la vita non la puoi controllare.
D – Ma io non so vivere senza la mente e senza controllo!
G - Nessuno sa vivere, perché non è stato spiegato! Inventa!
D - Eh sì, adesso creo la vita… Divento magica…
G - È proprio questo il punto: finché ti sminuisci, non capirai mai la tua vera natura e le leggi di funzionamento del tutto... Sei molto più di quello che credi… Esci dai tuoi limiti, esci dalle tue credenze… Ascolta altre voci dentro di te…
D – Ho un po’ di paura…
G – Sì, di scoprire che sei stata nell’inganno finora, che ti sei tradita, che hai ascoltato voci che non dovevi ascoltare.
D – Mi aiuti?
G – Sono qui apposta, stai tranquilla, non ti lascio da sola… Però devi aprire un pochino di più il cuore alla gioia, alla leggerezza, all’amore… Devi giocare di più alla vita… Altrimenti io non riesco ad aiutarti, se resti solo nella mente ingannevole…
D – Ce la farò?
G – Ce l’hai già fatta! Sei già quello che cerchi, devi solo comprenderlo, sentirlo, vederlo e accettarlo.
Sei già Luce, datti il permesso di esserlo anche nella materia. È questo il salto di coscienza…
Forza, coraggio… Saltiamo insieme!
Canale Telegram: Metodo Studiamo. Link: https://t.me/metodostudiamo
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Profilo personale FB: Lucia Goldoni
#metodostudiamoleenergiesottili #campomorfico #luciagoldoni #quintadimensione #risvegliodellacoscienza #spiritualità #latooscuro #anima #consapevolezza #amore
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ljuba28 · 8 months
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la mia storia
Ho conosciuto un ragazzo. Leonardo.
bello direi, non posso dire che vorrei non averlo mai incontrato perchè sotto sotto so benissimo che non è così. stavamo bene insieme, almeno non sempre, continuava a farmi incazzare per ogni singola cosa. E lì ho capito che sono io il problema, continuo ad immaginarmi cosa voglio con la persona sbagliata, convincendomi che possa funzionare in qualche modo. io e lui stiamo bene quando siamo da soli, so che lui mi ha sempre detto di non volere relazioni, ma io ho voluto provarci lo stesso perchè ormai gli avevo regalato il mio primo bacio e diventava un po’ strano vederlo a scuola sapendo che avrei potuto fare qualcosa per noi. quindi l’ho assecondato, gli ho dato tutto il tempo che gli serviva e finalmente, dopo una litigata abbiamo deciso di frequentarci, da lì ero felice di poter dire che finalmente avevo anch’io qualcuno su cui contare. beh dai non proprio, tre giorni dopo mi ha detto che voleva rimanere amici. triste eh? beh abbastanza grazie. dopo verso sera dello stesso giorno mi ha chiamato nel bel mezzo di una mia crisi di pianto; tempismo perfetto. abbiamo parlato per una buona mezz’ora e mi ha detto che sarebbe venuto sotto casa mia per parlare meglio, sentendosi in colpa per avermi fatto stare male. quella sera è il mio roman empire, siamo stati benissimo insieme, ci eravamo solo io e lui, al freddo dei primi di gennaio, ma riscaldati dalle emozioni di entrambi. beh durò effettivamente un po’ di tempo, siamo tornati a litigare per voci che girano su di lui, e dopo tre settimane puntualmente lui mi ha detto che voleva rimanere amici perchè era troppo pesante la situazione per lui. la cosa che mi stupì però, non era tanto il fatto che volesse rimanere amici, ma il modo in cui lo disse, lo disse con così tanta semplicità, come se tra noi non ci fosse mai stato nulla, e penso che questa è stata una delle cose che mi ha ferito di più. dopo messaggi in cui cercavo di sistemare la situazione lui ha detto va bene, continuiamo a frequentarci. cosa non sapevo io, era che lui aveva un’altra. ma non un’altra nel senso che si vedeva e si baciava un’altra, ma nel senso che sta ragazza è di un’altra città, si sono conosciuti per una settimana al mare e ora continua a rinfacciarmi di quanto lui sia effettivamente innamorato di lei. beh potevo pensare che fosse tanto per scherzare, ma lo scherzo è bello finché dura poco no? infatti, una sera dopo che lui fece le sue solite battute mi sono quasi messa a piangere, a piangere dalla realtà che mi era stata sbattuta in faccia, io non avrò mai quella versione di lui, io avrò la versione del rimpiazzo, del rimpianto, ma mai dell’amore. allora quando mi sono svegliata la mattina dopo mi sono ritrovata con un messaggio bello lungo pieno di scuse, eh già, basta poco per illudermi un’altra volta facendomi credere di essere qualcosa di importante. gli ho creduto, gli ho detto che era tutto apposto, ma in realtà non era così. ecco questa è la nostra storia, io sto male e lui sta bene, il fatto è che nemmeno se ne accorge di quanti sbagli lui stia facendo, e io sono ancora qui ad aspettare che lui cambi. Il problema è che il mio cervello sa benissimo che lui non cambierà per me, perchè non sono nulla di speciale per la quale tu devi distruggere le tue abitudini. però il mio cuore non ascolta, il mio cuore ama fino allo sfinimento, ama fino alla distruzione, ama così tanto che poi, dopo un po’ le forze finiscono, e così tutto il mio amore. solo che per arrivare a quel momento vuol dire che lui debba farmi così tanto del male che una persona nemmeno si immagina, perchè io non mi staccherò da lui finché lui non mi distruggerà completamente, e lo dico perchè lo so che non sono emotivamente forte per lasciarlo andare ora, ora che è ancora un punto debole, ora che ancora mi importa troppo di lui. fortunatamente non posso dire che mi piace da impazzire, ma il modo in cui mi tratta, quando mi tratta bene, mi tratta molto bene, è stato il primo ragazzo con cui posso parlare tranquillamente senza momenti di silenzio imbarazzante 
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dabaki · 8 months
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Non riesco più a volere l'amore e la vita di coppia
Pensavo fosse un momento passeggero dovuto all'ultima storia andata male, finita veramente in maniera drastica. Ma ora, a distanza di tanti anni, mi rendo cono che devo ricostruire la parte di me che era disposta alla vita di coppia. Ho sempre amato le donne che stavano con me intensamente e con tutto me stesso fino al punto di soffrire molto quando la storia finiva; ho sempre pensato che la prima storia seria che ho avuto fosse quella che avrei sposato. Ma non fu così a causa di quel tragico incidente. Col tempo mi sono rimesso in gioco, ero giovanissimo e un sognatore che credeva ancora all'amore. La mia seconda storia d'amore, ero appena maggiorenne, durò più di 4 anni e non rinnego nulla di quel periodo; fu bellissimo. Ma ci lasciammo e sono stato malissimo e oggi col senno di poi capisco i motivi per cui non poteva funzionare in quel momento. È sempre questione di tempismo, non solo di "brividi" ed eravamo troppo giovani. Successivamente ho sempre fatto l'errore di confrontare tutte le ragazze con lei e con Christine sbagliando. Ho amato comunque intensamente ma in modo diverso forse. L'ultima storia poi fini malissimo perché sono stato bugiardo e perché durante gli ultimi mesi del rapporto mi sentivo distrutto, messo da parte e pensavo di essere tradito. Secondo me, alla fine della storia, ero solo un suo "amico" ma lei non aveva il coraggio di lasciarmi oppure sperava che ciò passasse perché comunque ci teneva a me. Sta di fatto che le mie bugie vennero a galla. Bugie che prima di lei dicevo automaticamente, intanto le tipe le incontravo nei locali o nei social/chat e non duravano mai troppo quelle storie. Con Julia però fu diverso, mi innamorai di lei e mi sono trovato letteralmente nella merda a causa di quelle bugie. La storia finì, non so se lei mi amasse ancora o se come avevo pensato mi aveva tradito. Sta di fatto che fortunatamente il tempo mi ha permesso di sistemarmi e maturare. Più bugie con nessuna. Da allora ho avuto molte storie ma nessuna seria, non ci riesco. Ho conosciuto delle bravissime ragazze e ci stavo male perché non riuscivo ad amarle o a mettermi in gioco come vedevo che facevano loro. Debby era dolcissima con me ma era "troppo appiccicosa/dolce" O meglio, in quel momento la percepivo così. In realtà era solo una donna innamorata che si comportava dolcemente dopo il sesso o durante le nostre uscite. Devo ammettere che lei mi ha aiutato molto a non pensare. Mi sono concentrato sul vivere e fare esperienze e con lei sono sempre stato sincero su come in quel momento non volevo nulla di serio. Lei diceva che andava bene ma sentivo che soffriva. Ho tagliato ad un certo punto e sono felice di averlo fatto. dopo un paio d'anni circa ho visto che era incinta e dopo il covid si è sposata. Ora mi sembra essere felice, se lo merita. Stessa storia per Fiorenza, Barbara, persino con la bellissima Jun una coreana che venne qui per studio; famosissima nel suo paese come cantate e attrice. Ora mi fa strano vederla nei film e sapere che per me era disposta a non seguire le tradizioni coreane. Mi sono molto vergognato di non provare più amore per nessuna; ero bravo ad amare e a far sentire la persona del cuore a proprio agio. Ora mi sento anestetizzato da anni e non so se mai riuscirò ad uscirne. Ieri ero su Badoo, non ci andavo da un sacco, e una tipa di Vignola mi scrive. Mi ha colpito molto, la trovo bellissima con quegli occhi grandi ed il dolce sorriso. Però c'è quella parte di me che dopo averle scritto per presentarsi e 2 convenevoli classici per approcciarsi, che ora mi impedisce di scriverle nuovamente. Come posso fare? Mi dispiace un sacco apparire stronzo ma è più forte di me. Ho paura forse e non riesco più ad accendere questo cuore infranto tante volte.
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orotrasparente · 3 years
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Credi nell’amore? Io sono in dubbio.
secondo me l’amore esiste ma noi lo complichiamo, si può amare qualcosa come qualcuno che non deve essere necessariamente una fidanzata o un fidanzato, posso amare anche un amico o un parente, noi complichiamo tutto distinguendo l’amore dal voler bene o dall’affetto, ma alla fine sono tutte facce della stessa medaglia, ci siamo messi in testa che l’amore vero è uno e che debba essere quello per tutta l’esistenza nei secoli dei secoli amen, ma chi l’ha deciso? chi ha deciso che io non posso amare 65 persone diverse in modo diverso nella mia vita? e poi perché se le persone dicono di amarsi poi si fanno del male? amare qualcuno non significa volere che quella persona brilli, insomma volere il meglio per qualcuno? e perché allora ci ostiniamo a pensare di essere noi stessi il meglio per quel qualcuno, anche se palesemente ci rendiamo conto che gli stiamo tarpando le ali con il nostro egoismo sterile? il problema non è l’amore ma le persone e come lo intendono, l’amore (ripeto, in tutte le sue forme e derivazioni) è il motore dell’uomo e noi ci siamo indottrinati così tanto nel pensare all’interno degli schemi che adesso sembra anche assurdo dire qualcosa che è fuori dalla voce del coro e sinceramente non sono tanto sicuro di ciò che voglio dire e probabilmente nemmeno mi sono spiegato bene, sto parlando di un qualcosa che sto ancora elaborando e non ho una risposta precisa su ciò che penso dell’amore
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alittlebigwarrior21 · 3 years
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01/09
Caro diario,
Oggi è un’altra di quelle giornate in cui vorrei essere morta. Non trovo senso nel continuare nulla, le cose che mi rendevano felici ora mi ammazzano pure quelle, cerco di dormire tutto il giorno per evitare di pensare. Evitare di pensare che vorrei essere altrove, sai a volte penso che se mi ammazzassi davvero nessuno verrebbe al mio funerale a piangere la mia morte, l’unica sarebbe la mia mamma. Forse si, forse sulla tomba porterebbero dei fiori e solo allora si renderebbero conto dei dolori che mi portavo dentro, quando ormai non ci sarei più e l’ipocrisia regnerebbe sovrana. Sai diario, ieri mi sono ritagliata, ma non taglietti semplici... tagli profondi che sulla mia pelle chiara risaltano, li copro con una bendana dicendo che sono caduta e mi sono fatta male. Mi sono procurata tagli profondi sulla vena principale del braccio, vedevo uscire il sangue e nonostante il dolore che mi procuravo non era paraganabile al dolore che provavo interiormente. Poi ho incominciato a effettuare piccoli tagli sulle cosce, come se fosse possibile eliminare il grasso così facilmente. Poi sono rimasta stesa li sul balcone mentre pioveva con la lametta in mano, la sigaretta nell’altra e il tempo sembrava rispecchiare il mio umore, Sentivo cuhe ero viva perchè stavo provando dolore ma in quel momento forse viva non volevo esserlo. Sono sbagliata sai diario? E mi odio. Odio il mio corpo, non sto mangiando da giorni, non ho forze e continuo. a vedermi sempre più grassa e la cosa che mi fa più male è che uno dei miei sospetti si è avverato. Tramite sotterfugi ho scoperto che il mio ragazzo guarda e fa commenti su altre, e la cosa mi ha ucciso dentro. Erano un po’ che le cose non andavano bene fra di noi, e io stavo malissimo per questo, penso di aver consumato tutte le lacrime nelle ultime settimane. Le sue parole a volte tagliano più di una lama, ho messo un’altra volta il cuore e sono rimasta fregata. Sono distrutta. Era la mia ancora di salvezza e ora sto annegando. Non ho mai chiesto tanto, ho sempre solo voluto qualcuno che mi portasse al mare quando sono triste, che mi prendesse per mano e mi salvasse dal mostro che mi tiene imprigionata. So che non è facile stare con una persona come me, ma io non ho mai abbandonato nessuno e vorrei che lo stesso venne fatto con me. Sai come ci si sente ad essere sempre un ultima scelta? A sentirsi sbagliata, inadeguata, un fallimento in tutto. Caro diario vorrei dire alla mia anima che non ho più le forze per lottare perchè le uniche cose in cui credevo sono crollate come le mie speranze. Sai l’altro giorno mi hanno detto alcune persone passeggiando così se mi fosse successo qualcosa, avevo gli occhi spenti e una faccia sconvolta. Ecco come mi definisco ora. Occhi spenti, anima rotta, e cicatrici ovunque. Chiedo scusa alla bambina che si immaginava a questa etè di essere sposata, di essere una mamma, di essere felice, Ti chiedo scusa piccola Angelina, ti chiedo scusa per essere diventata tutto ciò che non volevi diventare, se ti incontrassi probabilmente mi vergognerei di dirti che a 22 anni vorresti toglierti la vita. Tu che la vita l’amavi, eri socievole, eri sempre colei che faceva sorridere tutti e invece ora vorresti solo che qualcuno quel sorriso te lo facesse ricomparire. Caro diario sento che non resisterò ancora per molto, probabilmente mia mamma mi vorrà fare ricoverare, ma come si può salvare una persona che crede di non essere salvata? Sai a volte penso alla favola di Peter Pan, lascio sempre la finestra aperta, vorrei essere in un posto migliore. Mi fa male vedere la mia mamma e il mio Almi stare male per colpa mia, anche per questo vorrei andarmene, non voglio essere un peso... è stupido voler solamente qualcuno con cui affrontare tutto questo? Trovare quel qualcosa che ti faccia ritrovare la voglia di vivere? E’ stupido? Caro diario io ho perso le speranze, se la vecchia me lottava per vivere, la me di oggi si sta lasciando andare. PPensavo di non dover più affrontare tutto ciò, tra l’altro in maniera peggiore e invece eccomi qua, a scrivere parole a caso che spaventerebbero tutti coloro che mi stanno vicino e che cercano di aiutarmi, mia mamma, la mia psicologa, quelle poche persone su cui posso contare. Chissà se nella mia vita passata ero felice, mi piacerebbe scoprirlo. Mi piacerebbe sapere che nella mia vita passata sono stata una donna contenta, amata... E’ assurdo pensare a voler farla finita, e ancora di più renderti conto che forse lo vuoi davvero; ma tu piccola anima fragile hai sempre temuto la morte, Hai paura del dopo, e sei combattuta, perchè da un lato senti che così non riesci più a vivere e dall’altra c’è la paura dell’ignoto, e del vuoto che lascerei nella mia mamma. La mia mamma che sto distruggendo, ma come glielo spieghi a tua mamma che l’unica cosa che vorresti è essere felice, smetterla di guardarsi allo specchio e vedersi uno schifo, dirle che il ragazzo che ami forse non ti ama più e tu continui a lottare per un qualcosa che non sai nemmeno se avrà un futuro? Come spieghi alla propria madre che quando ti tagli lo fai per colmare un dolore che hai dentro che a voce non si riesce a spiegare?
Ora diario devo andare, e mentre scrivo queste parole con le lacrime che scolpiscono il mio viso, voglio che tu sappia che sono stata una combattente, che sono stata sconfitta e che non mi sono mai arresa. Questa volta è dura lottare ma continuerò a provarci, se non per me per la mia mamma. 
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mercantedispezie · 2 years
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Scritto di getto, flusso di coscienza a piede libero.
Trovo sinceramente preoccupante la quantità di filosofie che insegnano "il bene", l'allontanarsi dalle cosídette "fonti nocive", "persone negative", alla ricerca del costante "benessere personale". Trovano terreno fertile in questa società chiaramente marcia e piagata (innegabile, direi), perchè la gente vuole ovviamente sentirsi bene, sussiste questa ricerca del benessere. Il che sarebbe anche buono, se ci fermassimo qui.
Invece ho notato un continuo poco rassicurante. Accade infatti che gran parte delle persone che seguono queste filosofie sviluppano una sensibilità del tutto "insensibile": mettono sè stessi al centro dell'importanza, a scapito delle persone che le circondano. Non hanno a cuore la sensibilità di chi stà loro davanti. Accade (e l'ho vissuto piú di una volta) che finchè questa persona si comporta bene, è serena, ti fa ridere (intendo a te persona che segui questo pensiero del benestare), 'tutto-va-bene'. La persona è fonte di buone emozioni, è una fonte positiva.
Ma non appena accade che, per qualche motivo, magari persino per tua colpa senza che te ne rendi conto, questa persona decida di affrontarti, o di farti una osservazione di un qualunque tipo...allora apriti cielo! Quella persona diventa di punto in bianco una fonte negativa, una "persona nociva", ti dà preoccupazioni. Non va bene.
Va rimossa dalla propria vita.
...una filosofia che dovrebbe essere radicata nell'Amore, cade proprio sul punto centrale del concetto di Amore stesso: quello verso il prossimo. Si tende a sviluppare un amore tremendamente egoistico rivolto solo ed esclusivamente a sè stessi. E le persone che gravitano attorno alla tua persona DEVONO darti emozioni positive: altrimenti vanno rimosse dalla tua vita. Perchè tu devi stare bene.
Devi stare bene. Devi...
...e chissene frega dell'empatia. Chissene frega di indagare sul perchè quella persona si è comportata in un tale modo, sul perchè ti abbia affrontato. Chissene frega se la motivazione sei TU stessa. Chissene frega se quella persona sta soffrendo per causa tua, magari perchè ti sei dimenticata che voler bene a qualcuno richiede impegno, essere amici di qualcuno richiede impegno, empatia per quella persona. COMPRENSIONE per il benessere (o malessere) di quella persona. No, chissene frega. Anzi! Stronza lei, perchè lei SI, che deve capire i tuoi silenzi. Lei SI! Che deve capire il fatto che tu l'hai ignorata per tutto questo tempo, che la cerchi solo quando tu ne hai bisogno, solo quando tu ti senti sola e hai voglia di ridere. Quella persona ti stà giudicando: non va bene. Ti fa male: non va bene. Fanculo, è una persona negativa, e noi non vogliamo negatività nella nostra vita.
Ho visto persone atee dimostrare una vera e propria fede per questa scuola di pensiero, cosí tanto attratte da lezioni e filosofie dedite al trovare la "pace per sè stessi" a scapito però dell'amore verso gli altri. Persone diventate egoiste e CIECHE a tal punto da non capire che, se degli amici cercavano di far notare loro la loro noncuranza e menefreghismo, questi venivano bollati come "energie negative", e quindi messe da parte.
Ho visto persone parlare d'Amore, diventare cieche ed ignoranti davanti all'Amore stesso. Perchè se io vengo da te per affrontare un problema, significa che io quel problema lo voglio risolvere perchè con te voglio-stare-BENE! Siete diventati paranoici, ciechi ed egoisti. E codardi. Aprite gli occhi...non riuscite a sostenere un commento. Non riuscite a sostenere una osservazione. Non riuscite a sostenere un discorso che riguardi voi. Senza soffrirne. Senza chiudervi a riccio. Siete diventati bambini, poppanti che piangono di fronte al "No" dei genitori perchè non vi compra l'ennesimo giochino. So bene che questo è solo Tumblr, e non mi aspetto che queste parole vengano lette o notate da chissà chi (e un po' sticazzi, tanto son sfoghi e riflessioni), ma se posso dire la mia l'essenza del benessere è l'amore. E l'essenza dell'amore è l'EMPATIA. E l'empatia funziona soltanto in un modo: quando la indirizzi sugli altri. Non su di te, sugli altri. Tu non soffri la fame; ma dai comunque da mangiare all'affamato perchè cerchi di immedesimarti in lui. Perchè "potresti-essere-tu". Stai vicino ad un amico che soffre anche se non soffri tu stesso, perchè ti immedesimi in lui: soffri-per-lui, soffri-con-lui. E se volete davvero, DAVVERO stare bene con voi stessi, allora per forza di cose dovete allenarvi a sviluppare questa empatia. Anche con chi non si conosce. Anche con chi si odia. Perchè sotto sotto, sono le filosofie da odiare, non le persone. Le persone siamo noi, le idee si possono cambiare. Quindi se una persona ti commenta, se un amico ti fa una osservazione, e ci rimani male, per dio NON cercare subito la difesa a questo "male": il male è un campanello d'allarme, usalo per comprendere. Usalo per ascoltare.
Che forse quell'amico non è uno stronzo perchè continua a riprenderti.
Forse quel "riprenderti" significa semplicemente "Oh, che fine hai fatto non ti sento piú. Mi manchi, perchè mi ignori?"
...forse quell'amico ti vuole davvero bene. Perchè ti cerca. E lo fa ancora, e ancora. E lo fa finchè non gli dici chiaro e tondo cosa succede. Perchè lui non ti capisce, e VUOLE capirti, perchè ti ama. Perchè chi "ti capisce", in realtà, accetta i tuoi silenzi. Accetta di essere ignorato. Accetta il tuo essere incurante di lui. Accetta.
Ed in silenzio (pure lui ora) se ne va.
Come stai facendo tu.
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sciatu · 3 years
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Briosce salata con formaggio e wurstel, peperonata, insalata di riso, braciole alla messinese con peperoncini arrosto, polpettine vegane, caponata, cous-cous, frittata di patate, olive passolute, spiedini di melone.
LA IENA
L’osservò staccarsi dal gruppo di amici con cui stava ed avvicinarsi al buffet prendendo un piatto ed osservando la distesa di pietanze che vi erano disposte. Distolse lo sguardo dalla ragazza e guardò lui che parlava con due suoi vecchi amici, sotto un olivo in un angolo del prato dove era stato organizzato il buffet. Era il momento migliore per avvicinarsi alla ragazza. Si avvicinò lentamente e preso un piatto incomincio a mettervi delle briosce salate, arrivando alle sue spalle con la massima casualità la sfiorò “Oh scusami – le disse quasi con noncuranza – ah ma ciao, non ti avevo riconosciuta” Mentì cercando dirlo con la massima spontaneità e cordialità. La ragazza si girò e appena capì chi era si irrigidì lanciandole uno sguardo gelido “Buonasera” Lei lasciò perdere la sua evidente ostilità e continuò sorridendo “Sei Monica, non è vero? Tuo padre mi parla sempre di te.” “Mio padre parla con tutti di me tranne che con me. Lei è la nuova donna di mio padre? Tutti son venuti a dirmi che c’era anche lei per vedere che effetto mi faceva, bontà loro” “E che effetto ti ha fatto?” “Nessuno. È lui che mi fa effetto! Lo guardi: elegante, con la cravatta che gli abbiamo regalato durante l’ultima festa del papà mentre va avanti e indietro tutto felice e sorridente per la sua nuova donna che si è scelto.” Dentro di lei l’anima le avvampò urlando “Se vuole la guerra l’avrà – penso, e a voce alta continuò - Non ha scelto una nuova donna, ha scelto una nuova vita. La cosa è sostanzialmente diversa. Forse io avrei potuto anche non esistere, ma lui avrebbe fatto la stessa scelta di andarsene per non restarsene chiuso dentro casa sua come un estraneo per tutto il resto della sua vita.” Prese una braciola e la morse con gusto “Probabilmente si, per questo non penso che possa prendermela ne con lei che è stata più un effetto che una causa, ne con i miei genitori. Erano al capolinea senza saperlo. Quello che mi da fastidio è che per anni non hanno neanche provato a ritrovarsi. Si sono lasciati andare alla deriva lontano l’uno dall’altro, senza preoccuparsi minimamente di volersi ritrovare, dimenticandosi di me e di quel disperato di mio fratello.” Lei mise una cucchiaiata di cous-cous nel piatto. “Si combatte per quello a cui si da valore. La vita non è un ristorante dove ordini ciò che vuoi e ti viene portato. La vita è un buffet dove tu prendi questo e quello pensando che sia buono. Invece a volte prendi quello che non ti piace e allora lo lasci nel piatto, metti il piatto in un angolo e ne prendi uno nuovo. È più semplice, ti permette di evitare domande, spiegazioni e guerre tra le pareti di casa. Molti sanno vivere i conflitti perché non gli importa di far del male a qualcuno. Altri preferiscono soffrire loro, piuttosto che dare dolore. Tuo padre è uno di questi. Per me è un suo pregio.” “Forse. Però io e mio fratello meritavamo di poter fare qualche domanda e di avere una minima spiegazione. Almeno il tentativo di discuterne insieme, anche se solo di facciata senza che ci cadesse tutto addosso dall’oggi al domani.” “Tu pensi che i tuoi genitori non ci abbiano provato? Quante volte è uscito con te per parlartene ela discussione è finita sull’università all’estero o sulle prossime vacanze? Quante volte lo ha fatto con tuo  fratello  per poi trovarsi a barattare un motorino per una misera promozione? Quante notti lui e tua madre hanno cercato di ritrovarsi scoprendosi invece sempre più distanti, sempre dalla parte opposta del letto. Non mi sarei messa con lui se  tuo padre non avesse capito che era inutile cercare di salvare il suo matrimonio ormai inghiottito dal nulla che era diventato. Ha avuto troppi Natali senza parole, troppe discussioni su cose senza importanza per credere ancora che fosse possibile una spiegazione, un chiarimento, un ricominciare in qualche modo o forma.” Monica l’osservò e prese una forchettata di cous-cous forse per pensare “Non credo che mio padre abbia cercato disperatamente una qualche discussione, forse quello che stava provando lo stava sconvolgendo e basta. Comunque, sono problemi loro. Mia madre gioca a “non è successo niente”!!  Lui – fece indicando con il mento suo padre – gioca a fare l’uomo rinato, il padre sempre complice e disponibile. A me e a mio fratello non ce ne frega niente se si sono lasciati. Sono già scomparsi da anni, in casa erano già fantasmi prima e adesso lo sono ancor di più. È di questo che non si stanno rendendo conto: prima si sono persi loro, ora stanno perdendo a noi. A casa c’è sempre stato troppo silenzio per accorgersi adesso che qualcuno ha sbagliato. Forse abbiamo sbagliato tutti, ma noi ragazzi non conoscevamo la vita e per noi è stato normale sbagliare perché non abbiamo esperienza. Loro sapevano, dovevano fare qualcosa quando erano ancora in tempo.” “Di fronte a queste cose siamo tutti incapaci di capire. Siamo tutti ciechi ed incapaci di vedere che stiamo appassendo l’uno di fronte l’altro. Alla fine, d’improvviso ci si accorge di non essere più una coppia e si corre il rischio di pensare solo a sé stessi. Tuo padre è dispiaciuto di questo e sta cercando di evitare problemi e difficoltà. Soprattutto, sta cercando di non perdere voi e di essere presente più che può” “Uno può essere presente quanto vuole, ma se non parla e comunica, resterà sempre invisibile. Comunque, ormai comi  veni si cunta ( Quello che accadrà lo sapremo solo dopo che è accaduto).” Prese un cucchiaio di caponata e un tovagliolo. “Buonasera – fece in tono superficiale – saluti il vecchio” E se ne andò verso i suoi amici con fare indifferente. “Piacere d’averti conosciuto” Le rispose in tono ironico, e tornò a occuparsi del suo piatto rimuginando quello che si erano detti Lui lasciò gli amici con cui stava parlando e la raggiunse “allora, hai conosciuto la iena?” Le chiese mentre prendeva un pezzo di frittata “È meno iena di quello che dicevi – fece lei continuando a guardare il suo piatto – è ancora disorientata.” “mi considera un vigliacco perché l’ho lasciata sola con la madre” “ti considera un punto di riferimento che non vuole esserlo più” “Questo non è vero” “Ne sei sicuro? L’hai evitata tutta la serata. Le hai detto appena ciao” “È sempre con i suoi amici, non mi considera neanche” “Ma ti sei mai preoccupato di conoscerli i suoi amici? Lei ha visto subito che hai la cravatta che ti hanno regalato alla festa del papà: secondo te è questo il non considerati?” Lui bevve un sorso “Vado?” chiese guardando la figlia “devi!” rispose lei. Si mosse aggirando l’ostacolo. Andò dalla padrona di casa per farle i complimenti e le chiese della figlia, quando lei gliela indicò nel gruppo dove stava Monica le chiese di accompagnarlo a salutarla. Arrivò cosi nel gruppo accompagnato da una figura neutra ma importante e si fece presentare a tutti chiedendo a chi conosceva dei genitori e a chi non conosceva dell’università che stavano frequentando. La serata continuò e lei lo perse di vista ritrovandolo più tardi per alcuni minuti subito rapita dalle amiche del poker per organizzare una prossima partita a Rometta. Ad un certo punto lui la chiamò “Devo andare, Monica mi ha chiesto se accompagno lei e una sua amica in un locale al faro” “Va bene, vengo anch’io così posso smettere di mangiare prima che arrivino i dolci: non so quanto ho mangiato: avrò messo due chili solo con l’insalata di riso” Incominciarono a salutare tutti e riuscirono dopo mezzora ad arrivare alla macchina. Le ragazze erano già li ad aspettare impazienti “Dai papà è già tardi – poi rivolgendosi all’amica – Serena, questa è Enrica, la nuova compagna di mio padre” “Piacere” Disse Serena gentile allungano una mano esile su cui era tatuato un serpente. Entrarono in macchina e partirono e Serena chiese a Monica se i loro amici erano già arrivati “Non lo so, ora gli mando un altro messaggio” Mentre l’amica era impegnata con il cellulare Serena incominciò a parlare “Ora voi due state insieme? Anche i miei non stanno più insieme. Ora ho una diecina di nuovi fratelli e sorelle, perché mio padre ha trovato una nuova donna con tre figli e mia madre un signore che ne ha due dal primo matrimonio e tre dal secondo. O viceversa? Non me lo ricordo mai! Ora sono sempre invitata a qualche festa e d’estate posso andare in una diecina di case al mare di qualche parente! Ci sono dei vantaggi, ad esempio non sei mai sola e ogni fine settimana hai una festa, un compleanno, un anniversario ed è tutto un casino “ Restò qualche secondo in silenzio per far prendere fiato ai pensieri che non riuscivano a seguire la mitragliata di parole. Poi, raggiunta finalmente da un pensiero sensato aggiunse “Però è triste che ad un certo punto tutto finisca – guardando il padre di Monica chiese – secondo te perché succede?” “Succede cosa?” Chiese lui che aveva smesso di seguirla appena aveva iniziato a parlare “Che due si vogliono bene e poi improvvisamente non si amano più” L’uomo fece una faccia sconcertata ma replicò “Ognuno ha i suoi motivi però vedi, chiediti che cos’è l’amore. L’amore non è desiderare, volere e quelle cose che scrivono nelle canzoni. L’amore è fare per chi ami quello che non faresti per nessun altro. Non è una cosa semplice e forse non è neanche naturale, per questo ci vuole impegno, motivazione, tempo, interesse, voglia e bisogno che chi ami sia parte della tua vita, dei tuoi pensieri, di quello che fai o fate. Invece, una volta insieme pensi che sia fatta, che ormai è tutto a posto, che non ci saranno difficoltà, incomprensioni che potranno separarvi e che l’amore che provavi quando volevi farla innamorare, sia lo stesso di ora che vivete la vita gomito a gomito. Per farla innamorare mostri solo il lato migliore che pensi di avere e lei ti mostra il suo lato più piacevole, senza spigoli ed ombre. Da sposati invece, la vita ti tira fuori il carattere i pregi ed i difetti: l’amore mostra il suo lato più vero e concreto. Lei incomincia a pensare alla casa, ai figli e al lavoro mentre tu ti concentri sulla carriera, sui viaggi d’affari, su tutto quello che pensi necessario per vivere, su i desideri che lei non può o no sa di dover soddisfare e un giorno, quando c’è qualche problema serio, o quando qualcuno torna a riempirti la vita, allora scopri che siete sulle sponde opposte di un burrone, divisi nei pensieri, nei progetti per il domani e nelle voglie di oggi. Allora o ti nascondi nell’ipocrisia e fai finta di niente tradendola ora con una, ora con l’altra, o scegli di trovare un'altra strada, un'altra opportunità e rincominci in modo più onesto, più maturo con te stesso, con chi hai amato, con i tuoi figli e con chi scegli di stare.” Serena aggrottò la fronte impegnata a capire le parole del padre di Monica, poi si voltò verso l’amica “Hai ragione, tuo padre è molto intelligente” Monica sorrise “Te l’avevo detto, no?” E guardò gli occhi di suo padre che l’osservavano nello specchietto retrovisore per scusarsi della banalità detta dall’amica. La mano sinistra di lei, si avvicino a quella di lui che era appoggiata sul cambio, l’avvolse e gliela strinse forte.
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tma-traduzioni · 2 years
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MAG148 - Caso #0110304 - Sorveglianza estesa
[Episodio precedente]
[CLICK]
ELIAS
Buon pomeriggio, Detective.
[Basira lo attacca immediatamente.]
Ow!
BASIRA
Inutile pezzo di merda manipolatore!
ELIAS
- Detective, questo è piuttosto inutile -
[Suono arrabbiato]
[Ulteriore violenza]
BASIRA
Scusa, quello era inutile?
ELIAS
Ow!
BASIRA
Perché questo è stato il modo in cui sei stato di maggior aiuto fino ad ora!
A meno che tu non abbia un’altra crisi per me.
ELIAS
[Riprendendo fiato] No, no, no - va bene... Mi dispiace?
BASIRA
Oh, sì? Per cosa?
ELIAS
…tutto quanto?
BASIRA
Ci hai mandato al fottutissimo Polo Nord senza un maledetto motivo!
ELIAS
Un, um, errore di calcolo -
BASIRA
No, no, ne ho abbastanza dei tuoi giochetti -
ELIAS
È - Basira -
BASIRA
E quando di preciso avevi previsto di dirci che si sta nutrendo di innocenti?!
ELIAS
- Ho - Ho sempre ritenuto che le abitudini alimentari di un uomo siano affar suo -
BASIRA
Mm-hm.
ELIAS
- ma… posso capire perché forse avrei dovuto accennarlo.
BASIRA
O che eravamo pedinati da un’inquietante donna ragno? Non dirmi che non lo sapevi.
ELIAS
Uh, sì, beh, ad essere onesto io - vi consiglieri di lasciarla in pace quella.
BASIRA
Oh, sì?
ELIAS
Guarda, guarda - io è da moto che faccio questo, e se c’è una cosa che ho imparato sulla Ragnatela, è che gioca il suo gioco. Puoi solo sperare che non interferisca con quello che è il tuo piano. Perché il Ragno di solito vince.
Presupponendo che tu abbia un piano.
Hai un piano, Detective?
BASIRA
Perché lo fai? Che è?
ELIAS
Faccio cosa?
BASIRA
Mi chiami sempre ‘Detective’. Dovrebbe voler dire qualcosa?
ELIAS
Sinceramente, mi piace solo come suona.
BASIRA
[Rumore esasperato]
Allora: perché hai acconsentito a vedermi?
ELIAS
Mi mancavi.
BASIRA
Già. È per questo che hai rifiutato ogni mia visita da quando siamo tornati.
ELIAS
Pensavo che sarebbe potuta… essere un’idea lasciarti un po’ di spazio.
BASIRA
Oh? E come ti è andata?
ELIAS
Um, non nel migliore dei modi?
BASIRA
E adesso cosa? Un altro giro a vuoto?  Più autocompiacimento sul ‘destino’ di Jon? Perché ora come ora, sto avendo seri problemi a capire perché non dovrei semplicemente dire loro di buttar via quel tuo piccolo accordo speciale, e vedere come te la cavi qui senza il trattamento speciale.
ELIAS
Voglio dire, hai moltissimi motivi per farlo, certo, ma non sono sicuro che abbiano motivo di darti ascolto.
BASIRA
Li farò ascoltare.
ELIAS
Davvero? Non sei più nella polizia. Gli hai fatto dei favori, ma anche loro ne hanno fatti a te. E credo scoprirai che le informazioni che gli ho dato io sono state di gran lunga più utili. Vuoi mandare un ultimatum? Prego. Non sono certo che di preciso andrà come speri.
E, um, niente più violenza, Detective. O potrei aver bisogno di chiamare le guardie.
BASIRA
Dunque questo è quanto, allora.
ELIAS
A quanto vedo, non sei interessata a qualsiasi cosa possa dirti, e forse sei venuta qui per sfogati un po’ - quindi, sì, questo probabilmente è tutto.
BASIRA
Sono sorpresa che tu non l’abbia previsto.
ELIAS
Beh, quello è sempre stato il mio problema. Sempre ottimista.
BASIRA
Sai, quando non avrai più informazioni utili e avranno finito con te -
ELIAS
Mi ammazzerai. Sì. Mi dispiace dirlo, Detective, ma stai diventando prevedibile.
BASIRA
[Suono esasperato]
ELIAS
Arrivederci, Detective. Mi mancheranno le nostre chiacchierate.
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[CLICK]
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Allora?
BASIRA
Solo autocompiacimento inutile. Come avevo detto che avrebbe fatto.
ARCHIVISTA
Avresti dovuto far venire anche me.
BASIRA
No. Tra l’altro, non mi avrebbe vista se lo avessi fatto.
ARCHIVISTA
Non riesco a credere che tu l’abbia visto per tutto questo tempo.
BASIRA
Oh, sì. È quello l’enorme segreto che ha minato la fiducia tra noi.
ARCHIVISTA
[huff] …Ne ha parlato…? Della mia, uh…
BASIRA
Oh, la tua nuova dieta? Niente di utile. Non ne sembrava troppo sconvolto.
ARCHIVISTA
Già.
BASIRA
Cosa.
ARCHIVISTA
Non so - cioè, non sappiamo ancora che cosa sia veramente Elias? Pensavo forse che se fosse stato più simile a me di quanto non ci fossimo resi conto…
BASIRA
Avrebbe avuto dei consigli?
ARCHIVISTA
È stupido, lo so…
BASIRA
Già. Jon. Ne abbiamo parlato. La chiave è non forzare le persone a servirti i loro traumi. Sai - non farlo e basta?
ARCHIVISTA
Non è così facile.
BASIRA
No. Lo è. Altrimenti ti abbatto.
ARCHIVISTA
Cioè, è a malapena -
BASIRA
Daisy ci sta riuscendo.
ARCHIVISTA
Daisy è... già. Ci sta riuscendo.
Ha detto qualcosa su Annabelle?
BASIRA
Non proprio. Sembra non essere troppo preoccupato, però. Dice di ignorarla e basta.
ARCHIVISTA
Già, buona fortuna per quello.
BASIRA
Sei riuscito a trovarla?
ARCHIVISTA
Non è che ci abbia provato davvero. Fare quel tipo di cosa volontariamente mi fa venire fame.
BASIRA
Oh, beh allora: trova una dichiarazione che sia di tuo gusto, e leggila.
ARCHIVISTA
Sì, sì, lo so, grazie.
...Basira?
BASIRA
Sì?
ARCHIVISTA
Volevo chiederti: la cassetta, quella della uh… mia vittima. Hai detto che te l’aveva data Martin.
BASIRA
Sì.
ARCHIVISTA
Come stava? Come sembrava - stava - uh -
BASIRA
[Interrompendo; con tono un po’ meno aspro] Non lo so. Non l’ho visto. L’ha solo lasciata sulla mia scrivania con un biglietto.
ARCHIVISTA
Oh. Giusto.
BASIRA
Già.
ARCHIVISTA
Posso chiedere che cosa diceva?
BASIRA
Um, sì. Diceva, uh. "Parlagli"
ARCHIVISTA
[Col respiro strozzato/ suono singhiozzante]
Vado a prendere qualcosa da mangiare.
[CLICK]
[CLICK]
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Dichiarazione di Sunil Maraj riguardo il suo lavoro come addetto alla sicurezza e la scomparsa del suo collega, Samson Stiller. Dichiarazione originale rilasciata il 3 aprile 2011. Registrazione audio di Jonathan Simms, l’Archivista.
Inizio della dichiarazione.
ARCHIVISTA (Dichiarazione)
Dunque ho perso il lavoro la scorsa settimana. Cioè, me ne sono andato, loro non mi hanno licenziato o altro. Ma sapete come a volte ti licenzi perché vuoi, e altre volte ti licenzi perché devi? Beh, questa era la seconda, anche se non farò finta di non essere stato felice di lasciarmi alle spalle quel posto.
È perché continuavo a chiedere di Samson, sapete? E su quello che avevo visto. E loro davvero, non volevano che alzassi un polverone per quello. Perché se fosse sparito un giorno, non si fosse presentato a lavoro, sarebbe stato okay - voglio dire, non okay per la sua famiglia ovviamente, o i poliziotti che avrebbero dovuto trovarlo, ma okay per l’azienda. Se fosse sparito a lavoro, però - se quello credo sia successo si anche solo avvicinasse a quanto è successo davvero - allora sono notizie davvero brutte per loro, e gli apre la possibilità di ogni genere di causa e responsabilità.
Voglio dire, va bene, posso trovare altri lavori, e non è come se voglio continuare a lavorare lì per davvero dopo tutto quello che è successo, ma vorrei solo che qualcuno prendesse tutto sul serio. È un casino, e sto faticando davvero molto a togliermelo dalla testa.
Dunque, lavoro per la sicurezza, okay? Prima era così, un’azienda o un negozio metteva assieme la sua piccola squadra della sicurezza, si occupavano di tutta la vigilanza nel negozio e delle telecamere a circuito chiuso. Adesso, però, è tutto centralizzato. Si tende ad avere un edificio o un centro commerciale che appalta tutto il lavoro di sorveglianza a una singola agenzia, che poi coprirà tutti gli uffici o negozi. È più facile, da un punto di vista centralizzato, e più economico, se è quello che piace ai proprietari.
Ma questo vuol dire che tende a esserci molta meno stabilità in come viene tutto organizzato, a livello di personale, per lo meno. Se avete fortuna, vi verrà assegnata una posizione e ci rimarrete per anni, imparerete a conoscere il luogo, i sistemi, i vostri colleghi. Se avete sfortuna, o se ci sono problemi col contratto, potreste facilmente ritrovarti a spostarvi in due o tre posti diversi in altrettanti mesi.
Questo fu più o meno il caso con me e Samson. Eravamo quelli di troppo sotto più punti di vista. Originariamente eravamo stati assunti per un grande edificio di uffici di una corporazione vicino a Liverpool Street, ma ci furono dei problemi e hanno dovuto chiudere tutto per mesi. Samson diceva che avevano trovato dell’amianto, io avevo sentito che era un problema con il leasing, ma non era importante davvero. Il punto è, ci avevano assunto per un incarico che non esisteva più.
Mi aspettavo che si sarebbero sbarazzati di noi e basta, ma per dargli credito, cercarono di fare la cosa giusta. Fecero del loro meglio per aggiungerci alle altre squadre di sicurezza; voglio dire, negli ultimi due anni ci siamo occupati di un paio di data center, un hub di marketing digitale - qualsiasi cosa sia - tre diversi edifici di uffici vicino a Kings Cross… il problema era che, ogni volta, quasi non appena arrivavamo, c’erano sempre dei cambi di personale, o contratti che scadevano, o qualche altra grana, e generalmente, in quanto gli ultimi due arrivati, eravamo sempre i primi a essere riassegnati. Iniziava a sembrare come se un po’ fossimo maledetti, sapete?
Samson la prendeva peggio che di me. Voglio dire, io sono giovane, mia madre ha un appartamento a Hackney, e ad essere onesto, passo la maggior parte delle serate fuori con gli amici o a casa a giocare a black ops, quindi spostarmi in giro non era poi un problema per me. Sam aveva un figlio di tre anni, però, e viveva giù a Morden, quindi essere sballottato da un posto all’altro tutto il tempo gli stava davvero dando fastidio. Aveva provato a parlarmene un paio di volte, ma onestamente non eravamo poi così vicini. O meglio, eravamo vicini perché avevamo sempre lavorato insieme, ma non avevamo moltissimo in comune. Voglio dire avevo provato a parlargli di calcio per un po’, ma credo avesse capito che stavo parlando a vanvera. In ogni caso, il punto è, quando siamo stati riassegnati a un centro commerciale a Stratford, non era di buon umore.
Ora, non sono sicuro di poter legalmente dire a voialtri il nome del centro commerciale in cui stavo lavorando, ma diciamo solo che non era il Westfield. Era vecchio, era decisamente in piedi da decenni, e il sistema di sicurezza lo dimostrava. Cioè, uno dei negozi aveva ancora gli allarmi originali dalla fine degli anni 70, e moltissimi avevano ancora videocamere che registravano in VHS, per l’amor di Dio.
L’ufficio della sicurezza era un casino. L’agenzia per cui lavoravo - di nuovo, non so se posso legalmente farne il nome, ma potete verificare, sapete - hanno un pacchetto dove sostituiscono tutte le vostre apparecchiature con la roba che usiamo noi. Non è a poco, ma ne vale la pena, anche solo per il fatto che sappiamo tutti di preciso come usare quelle cose.
Chiunque stesse gestendo il centro commerciale aveva di sicuro non optato per quel contratto in particolare. Voglio dire, le squadre prima di noi avevano fatto un prode sforzo nel centralizzare e integrare tutti i feed e i sistemi in un’unica sala di controllo, ma… diavolo, quel posto era un casino. Schermi al plasma accanto a vecchi monitor a tubo catodico in cui alcune videocamere dovevano trasmettere, vicino a ripiani di banchi di canali, e qualche raro vero e proprio computer, che tentava del suo meglio per forzare tutto in qualcosa che risultava essere quasi utilizzabile.
Lo trovavo davvero opprimente, quel posto non mi piaceva per niente. Ma Sam sembrò trovarcisi abbastanza bene quasi da subito. A quanto pare ai suoi tempi era stato un ingegnere, e qualcosa in tutti quei vecchi sistemi di sorveglianza, tutti annodati, tutti aggrovigliati gli uni attorno agli altri come un qualche strano nido di telecamere… sembrava piacergli davvero. La prima settimana lì passò quasi tutto il tempo a giocare con i sistemi e i cavi… lasciandomi a fare quasi tutto il lavoro da solo. Beh, voglio dire… c’erano gli altri ragazzi che lavoravano lì, certo, ma anche quelli che erano lì da un po’ iniziarono a capire come stavano le cose e dopo qualche giorno lasciarono a Samson un po’ di spazio.
Sembrava davvero aver riordinato un po’ il posto. Cioè, almeno una parte, solo lui capiva davvero, ma presto iniziò ad avere senso - cosa stavamo guardando e quando - e riuscì a eliminare un po’ di ritardo, quindi eravamo anche riusciti a prendere un paio di taccheggiatori.
C’era solo un pezzo dell’apparecchiatura che sembrava dargli dei problemi. Era questa vecchio registratore multicamera Tecton della fine degli anni ’80, che gestiva i filmati per uno dei vari discount di scarpe sul viale principale.
Non sembrava poi così complicato se lo guardavi e basta, ma provare ad usarlo era a dir poco un incubo. Nessuno dei bottoni sembrava fare di preciso quello che volevi facesse, e c’era ogni genere di sequenze in cui pigiare un bottone, tenerlo premuto, pigiarlo tre volte, tutte - facevano cose davvero diverse.
Sam passò quasi un mese intero a litigarci, prima di cedere e chiedere a Dave - il vecchio tizio con la barba che in un certo senso davamo tutti per scontato essere stato lì per più tempo - se avessero ancora qualcuno dei vecchi manuali d’istruzioni.
Ricordo l���odore di polvere di quando Dave aprì lo schedario nella stanza sul retro, prima di indicare nella direzione del cassetto e alzare le spalle. Voglio dire, io l’avrei lasciato perdere e basta, ovviamente, ma credo che Samson avesse preso tutta la faccenda di sapere come funziona il sistema come - una questione d’onore? Qualcosa che avrebbe potuto recuperare dalla situazione. Solo un modo per riprendere un po’ di controllo sulla sua vita, sapete?
Quindi trovò il manuale. Più un volantino, a dire il vero. Non saranno state più di dieci pagine in A5 in totale, ingiallito e sciupato dall’acqua. Consumato, però. Qualcuno ci aveva addirittura lasciato il proprio nome davanti, come se avesse avuto paura che la gente avrebbe rubato un lurido manuale delle istruzioni.
Comunque, Sam semplicemente non riusciva a metterlo giù. Voglio dire, erano tipo le 10 di mattina quando alla fine lo abbiamo trovato, e quando sono andato alle 14:00 a controllare se avesse già fatto la sua pausa pranzo, era ancora seduto lì, a fissarlo e basta. Voglio dire, io non sono un lettore veloce, o niente di simile, ma è troppo, giusto?
E io sono tipo - okay, questo è il punto in cui crederete di sicuro che vi sto prendendo in giro, ma onestamente non è così, sono serissimo. Perché ho visto alcune delle pagine da oltre la sua spalla, e su una di quelle, c’era una mia foto.
Tipo una foto in bianco e nero del mio viso. Non l’ho guardata bene, ma di sicuro non era una che ricordo aver scattato. Non che questo avrebbe reso meno strano il fatto che fosse stampata in un vecchio manuale delle CCVT risalente a quando ero ancora in fasce. E non me lo sto inventando, giuro.
Poi Samson si è voltato, e mi ha guardato, e non so, mi sono davvero spaventato. I suoi occhi erano tutti - incasinati. Tipo, strani. E vitrei. Era davvero, davvero spaventoso, e mi sono solo girato e sono uscito di lì. Quello non è stato tutto, però. Se lo fosse stato allora, okay, forse avrei lasciato perdere come uno strano sogno, dove io ero semplicemente stanco o qualcosa del genere, ma no. Da quel punto, Samson è semplicemente diventato sempre più inquietante.
Per prima cosa, è sempre a lavoro. Voglio dire, non siamo sempre nello stesso turno, quindi mi ci è voluto un po’ per notarlo, ma quando glielo chiedo, dice solo che i nostri orari devono essersi sincronizzati in modo strano. Ma ogni volta che arrivavo, era lì, a fissare gli schermi, a controllare il viavai di persone, le sue pupille dilatate come se stesse studiando tutto. E ogni volta che rimanevo tardi, ed era il mio turno chiudere, diceva sempre che era felice di occuparsene lui, diceva che io potevo andare via qualche minuto prima.
Quindi, non l’ho mai visto andarsene. Ho provato a rimanere una volta, dissi che dovevo farlo io di persona, ma lui si è fatto zitto, come… davvero zitto, e mi ha fissato.
Il gruppo di schermi era dietro di lui, e io sto cercando di trovare qualcosa da dire, per farlo parlare… e uno per uno, iniziarono semplicemente a spengersi, diventando neri.
E mi è venuta questa sensazione, in fondo allo stomaco, che se l’ultimo schermo si fosse spento, allora mi sarebbe successo qualcosa di veramente brutto. Era uno di quei vecchi set CRT, grande e voluminoso, e le immagini non apparivano mai così nitide, ma per un istante è sembrato come se ci fossi io. Fissavo me stesso mentre gli schermi diventavano lentamente neri, facendosi sempre più e più vicini. Il volto sullo schermo sembrava totalmente terrorizzato, come stavo iniziando a sentirmi io stesso.
Quindi ho provato a sorridere e basta, gli ho detto di non preoccuparsene, e sono uscito più velocemente possibile. Le gambe mi stavano tremando così tanto che uscendo sono quasi caduto.
Poi c’erano le telecamere vere e proprie. Voglio dire, se lavori in un centro commerciale, ovviamente ci compri delle cose. Ero solito prenderci il pranzo, per esempio, e ovviamente prendevo alcune delle cose base di cui avevo bisogno. A volte, se mi sentivo davvero a pezzi ed era il giorno di paga, mi sarei potuto comprare una maglia nuova, o un gioco, o qualcosa.
E ovviamente, perché lavoro nella sicurezza, so dove sono tutte le telecamere. Quali aree coprono, anche come si muovono. Molte sono completamente immobili, fisse su un unico punto. Ma gradualmente, ho iniziato a notare qualcosa mentre facevo compre. Come un formicolio, una sensazione che mi striscia sul collo. Come se fossi osservato.
Quindi inizio a guardare le telecamere con la coda dell’occhio quando sono nei negozi, e sapete cosa, ho ragione. Mi stanno seguendo. Ogni volta che le guardo - non importa in quale direzione dovessero puntare - sono sempre mirate su di me.
Continuo a fissarle, muovendomi in giro, e quelle semplicemente si spostano per tenere le loro lenti puntate su di me. Ma non sono mobili, non hanno un motore o una base rotante si… muovono e basta. Puntate proprio su di me.
Una volta, quando nessun altro nel negozio stava guardando, ho tirato una bomboletta di deodorante a una di quelle. L’ho centrata in pieno. Samson ha indossato degli occhiali da sole per i due giorni seguenti, e quando l’ho visto di striscio senza, c’era una crepa proprio al centro del suo occhio.
Ho provato a parlarne agli altri. Sono abbastanza sicuro che anche loro stessero notando stranezze simili. Erano tutti tesi e nervosi in quegli ultimi mesi. Ma ero noto come l’amico di Sam. Eravamo arrivati insieme e tutti avevano più o meno dato per scontato che fossimo vicini. Quando ho iniziato a fare domande, su quanto stesse succedendo, si sono tutti chiusi a riccio come se stessi cercando di farli finire nei guai. Avevo i nervi a fior di pelle.
Non ero a lavoro la settimana in cui è sparito. Mi ero dato malato con una qualche stronzata su un problema allo stomaco. Avevo solo bisogno di una pausa, un po’ di tempo per rimettere a posto la testa. Era quasi lavoro, sapete? Un po’ di distanza, un po’ di spazio per rilassarmi. Stavo iniziando a sentirmi meglio.
Poi ho ricevuto la chiamata da Dave. Era fuori di sé.
Non sono riuscito a capire metà di quanto stava dicendo con la linea disturbata, ma continuava a ripetere il nome di Samson. Chiedendomi se “lo sapessi,” se lui “me lo avesse detto.”
Non avevo idea di che cosa stesse parlando, ma continuava a urlarmi. Continuava a dire che io dovevo saperlo, che lui mi doveva aver detto cosa stava succedendo. Continuava a dire, “che cosa facciamo con i suoi occhi?”
Voglio dire, non sapevo cosa diavolo dire, sono solo rimasto a sentire Dave in silenzio quando ha iniziato a singhiozzare al telefono.
“Non la smette,” ha detto. “Non riusciamo a sbarazzarci della sua faccia.”
Ho attaccato. E Dave se n’era andato quando sono tornato. Lo erano in diversi, avevano tutti mollato all’improvviso. Volevo chiedere a loro, scoprire che cosa fosse successo, ma a dire il vero non eravamo amici, e non conoscevo nessuno dei loro recapiti.
Non ho più neanche rivisto Samson. Però, ho trovato la vecchia maglietta che indossava a lavoro nello stanzino. Era ridotta a brandelli, avvolta attorno a quel vecchio manuale d’istruzioni. L’ho rimesso nello schedario, e ho tirato via la maglia.
Ho provato a rimanere, a fare il mio lavoro, ma stavo facendo troppe domande secondo quelli dei piani alti, credo. Volevo sapere perché Samson non aveva timbrato il cartellino d’uscita prima di sparire. Perché, non importa chi provasse a resettare il sistema, faceva sempre login con il suo nome.
Perché, ogni volta che guardavo gli schermi da solo, lo vedevo sempre su quel vecchio monitor a tubo catodico. Che mi fissava. Che in silenzio m’invitava ad unirsi a lui.
ARCHIVISTA
Fine della dichiarazione.
[Espira] Hm. Meglio.
Leggere una dichiarazione del Perenne Osservatore conta come una specie di auto-cannibalismo, mi chiedo? O una specie di rigurgito di paura come negli uccelli? Ri-consumare terrore di seconda mano.
Qualunque sia l’analogia, mi sembra sempre più difficile ignorare il calo di rendimento - quanto meno soddisfacente sia una dichiarazione. Il mio desiderio di indagare, di cercare conferme, di… [Risatina frustrata] digerire in modo corretto - l’esperienza, continua a diminuire.
Onestamente non m’interessa se il signor Maraj sia stato inseguito e consumato dal suo vecchio amico guardone, o se si sia dimenticato tutta la faccenda, vivendo in beata ignoranza.
Semplicemente la mente si fa già domande sulla prossima dichiarazione, nella speranza che non sarà così stantia.
Fine della registrazione.
[CLICK]
[Traduzione di: Victoria]
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melancholictear · 3 years
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Il voler uccidermi è diventata una consapevolezza, non più un desiderio.
So che lo farò, so che sarà presto, so di esserne convinta, so di volerlo fare, non provo dolore al pensarci, solo tanta tanta consapevolezza e sono determinata.
Non vedrei più mia madre stare così male, cercare di arrivare a fine mese, sentendosi mio padre che le dice che non fa nulla, che solo lui è stanco.
Non vedrei più mia sorella cercare un modo di scappare, a 16 anni lei dovrebbe fare tutta un’altra vita
Non vedrei più mio padre che sta tanto male ma che spinge questo male su di noi, facendoci sentire in colpa, manipolandoci, so che lui sta male davvero, lo vedo, però mia madre e mia sorella cercano di fargli vivere una vita migliore, perché trattarle così?.
Ma non vedrei più me, non sentirei più nulla e data l’assenza di pensieri o sensazioni positive in questo ultimo anno, ne sarei sollevata, sono sicura che dopo non ci sia nulla, che semplicemente non esisterei più, il pensiero mi rallegra e mi calma.
Non fraintendermi, ci sono stati giorni dove sono stata davvero felice, dove non volevo più morire e mi piaceva quel tipo di realtà, poi però tornavo a casa oppure mi passava qualcosa per la mente e i pensieri erano più forti di tutto quello che avevo passato in quei giorni, quindi andavano a coprire la felicità e ad annientarla.
Quando sono triste non ricordo mai cosa provassi quando ero felice, sento solo una grandissima voglia di sparire, da me, dalla vita di tutti, mi sento egoista perché non mi chiedo nemmeno come starebbero gli altri ma poi penso, sopravvivono tutti alla morte di qualcuno, viviamo in un mondo dove ognuno di noi è egoista, per un po’ penseranno a me, si, poi però svanirò insieme ai loro ricordi di me, piano piano ci si abitua e ci si dimentica, erika sarà solo “una vecchia amicizia che purtroppo non c’è più”, prenderò si un po’ del loro tempo ma, poi staranno bene, te lo posso giurare, me lo sento.
I miei sogni? Non esistono, mi sarebbe piaciuto diventare maestra, ma ad oggi non so nemmeno cosa provo, sono rivestita da una coperta di menefreghismo, indifferenza, tristezza e apatia, non ho più sogni, non ho più finalità, non ho più voglia di fare o voglia di essere.
Vivo la mia vita come fosse un gioco finito, dove ripeti i livelli quando sei annoiato e non hai nulla da fare, sono forse 8 anni che ripeto quei 10/15 livelli: ti svegli, ti lavi, studi o vai a lezione, torni, mangi, studi, esci o vai nel letto e torni a dormire, la vita è questa, una stupida routine dalla quale non puoi scappare, gli imprevisti, quelli che danno una smossa alla routine sono quelli che ti uccidono, che ti fanno vivere la routine in modo peggiore, come dover camminare per tanti km a piedi con una gamba rotta che ti fa un male cane.
È questa la vita, dover vivere soffrendo pure, e allora poi ti chiedi, mi conviene vivere tutti i giorni la stessa vita e stando anche male? E allora in quel momento dici: “a questo punto conviene morire, non sentirei più nulla, non esisterei più”.
Il che solleva, non è vero? Chissà se esiste qualcuno di davvero felice che a volte non pensa di voler morire, gli altri tutti i giorni prendono in considerazione l’opzione del suicidio o sono solo io quella con dei problemi?.
È diventata una cosa fissa, come le mosche che ti ronzano attorno fino a farti perdere la ragione, è così, mi spinge verso la disperazione, mi spinge verso l’impossibile, ci pensi e sei incazzata, ti alzi trovi le forbici, abbassi i pantaloni e 1-2-3-4-5-6 e ti incazzi se le forbici non tagliano bene e quindi riprendi a farlo con più forza 1-2-3-4-5-6 il sangue esce, la gamba brucia, ti senti tanto forte così decidi di replicare l’opera d’arte sull’altra gamba 1-2-3-4-5-6-7-8-9-10 non basteranno mai.
Poi ti siedi
Ti guardi
Sei piena di sangue
Hai la faccia di una che ha appena visto uno spiraglio di luce, come se quei graffietti avrebbero potuto portarti via, ma invece sei ancora lì, non sei andata da nessuna parte.
Ti guardi, hai le mani che tremano, le guance rosse, non capisci più nulla, inizi a singhiozzare e poi inizia il pianto più isterico che tu abbia mai sentito uscire dalle tue labbra, cosa è?
È un mix tra senso di colpa, felicità, immensa tristezza, vedi i casini della tua vita e poi vedi lei.
Lei
Quell’immagine di te allo specchio con un coltello al collo, ora capisci cosa desideri vero? Capisci a cosa ambisci, prima ho parlato di sogni, penso che non ho sogni enormi perché quello di morire occupa tutto.
Ho sempre detto che se non fossi morta entro i 25 anni mi sarei uccisa io, mancano ancora 7 anni, riuscirò ad aspettare?.
Mi sento come se fossi sul precipizio di un burrone, legata, ogni cosa che succede nella mia vita è una piccola spinta, una piccola spinta verso il burrone:
“Sei un fallimento”
1 cm avanti
“Sei una merda umana”
1 cm avanti
“Fai schifo”
1 cm avanti
“Stai diventando un maiale”
1 cm avanti
“Vi lascerò da sole”
1 cm avanti
E così via, a soli 18 anni forse mi mancheranno solo una quarantina massimo di cm prima di cadere, e i cm volano, anche 2/3 cm a settimana.
Per non parlare di quanto io mi disprezzi da sola, ooo voi non sapete quanto mi faccia schifo, mi guardo schifata allo specchio, mi odio, cerco sempre di non mangiare ma sono così tanto una fallita che dopo riprendo.
E così presto finiranno i cm e cadrò, ma il burrone non sarà la fine, riuscirò a sopravvivere o mi lasceranno finalmente andare una volta per tutte? Voglio andare via prima della distruzione, prima del casino, prima del totale sfascio, perché so che lì, in quel momento, proverò un dolore fortissimo, un dolore che mi costringerà a letto, che non mi farà respirare, ho paura del dolore, voglio andare via prima del dolore, quello forte.
Oggi, ieri, domani, ce l’ho il dolore, me lo porto dietro, ma non è quello della fine, non è quello che provi quando c’è il casino, è un dolore alla quale ti ci abitui, della quale non parli, in silenzio può arrivare, quando sei ubriaca e tenti di spiegare che hai bevuto tanto perché così non pensi a tutto il dolore che stai provando, ti chiedono che dolore intendi e tu rispondi “ma no niente ero solo ubriaca ahaha”, ci credono, sei sollevata, non puoi raccontare del tuo dolore, non puoi parlare di te, se fai la stupida e fai ridere le persone poi ti credono, lo sai? Riescono a vedere quella falsità che tu reciti da tempo, riescono a capire che sei tu quella stupida ma non capiscono che dentro stai morendo, che non riesci più a distinguere falso e vero, se ti fanno un complimento tu ci credi? Io no, lo faranno per altro non perché è così, mi sento un fallimento.
Alla fine lo sono, no? Sono una scansafatiche, menefreghista, apatica, stronza, non sono bella, non sono brava a far nulla, non sono intelligente, sono sempre nel mezzo, allora cosa vivo a fare? Do solo fastidio, sono un tassello della società che non serve a nulla, a cosa servirò mai qui? A niente.
Allora andrò via, forse prima dei 25 anni, forse andrò via domani, o tra un anno, non si sa, ma andrò via, questo posto non fa per me, questo posto non ha bisogno di me.
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spettriedemoni · 4 years
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Nella stanza accanto
Quando sono tornato a casa di mia suocera per riprendere Tigrotto, questi mi ha visto, mi ha sorriso e mi ha detto «Papà!»
Mi ha aperto il cuore sentire la sua vocina dire quelle due sillabe. Mi ha abbracciato perché era una giornata intera che non mi vedeva.
Ho provato a spiegargli che il nonno è andato altrove, in cielo, gli ha detto la mamma e lui ha risposto chiedendo se poteva andare anche lui in cielo.
Abbiamo ricordato come papà imprecava... Quando non poteva imprecare e allora al "vaffa" aggiungeva "a Napoli" e ci veniva da ridere per come cercava di darsi un contegno.
Mi guardo indietro e ringrazio di non aver aspettato oltre nel riallacciare i rapporti con mio padre perché ora mia sorella minore avrà questo rammarico anche se non lo ammetterà mai. Ha promesso una mano per le pratiche post morte ma credo dovrà fare i conti con il non essersi riconciliata con lui, presto i tardi.
Oggi dei suoi amici mi hanno detto che non veniva mai a mani vuote quando era ospite. Posso confermarlo: ha sempre portato un giocattolo a Tigrotto ogni volta che è venuto e altrettanto ha fatto per la cuginetta di lui pur non essendo sua nipote. L'ha trattata come se lo fosse.
La Mia Regina ha voluto essere presente sul manifesto funerario proprio per questo motivo: perché suo suocero sapeva farsi voler bene.
Annuso i suoi vestiti per sentire ancora il suo profumo. Li ho ripiegati e rimessi in borsa. Sono gli ultimi vestiti che ha indossato.
Ho rivisto il volto di mio nonno Vincenzo oggi quando lo hanno esposto per la camera ardente. Il suo viso mi è sembrato identico a quello di suo padre. Non mi ero mai accorto di quanto si somigliassero.
Devo pensare alla disdetta delle utenze, dell'affitto e della sepoltura.
Devo pensare a tutto questo ma per ora voglio solo piangere.
Al resto penserò domani.
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ross-nekochan · 3 years
Note
Perché una persona con malattia mentale non può usufruire del suicidio assistito? Ragà forse nessuno di voi qui ha idea di quando si dichiara si spengono le macchine ad un paziente ormai neurologicamente bollito e fisicamente compromesso, come dopo un grave incidente stradale, oppure al vecchiettino che gli viene l'insufficienza multiorgano che fino ad un attimo prima che gli si infilasse il tubo in gola per respirare, con gli occhi ti sorrideva pure. Ad oggi è già difficile capire quando fermarsi nel caso delle patologie degenerative e inguaribili, capire quando è accanimento, far coincidere la fine delle cure con la dignità e il rispetto della persona. Spesso questo significa "solo" spegnere delle macchine perché sono pazienti già molto compromessi. Senza sminuire in alcun modo la malattia mentale, che però non si paragona ai casi suddetti, con che etica posso accostarmi ad una persona fisicamente sana, autonoma nelle attività di vita, e farla fuori a sangue freddo? Come? Gli metto un ago nel braccio e gli faccio l'iniezione letale? La risposta ad una malattia è la cura, se la cura è sbagliata o carente ma c'è margine di miglioramento o almeno di stabilizzazione decente, la risposta non è il suicidio assistito ma la modifica e il rinforzo della rete di cura, non abbiamo la pena di morte, perché dovremmo istituire i sicari del Servizio sanitario?
Vabbè che non ho capito perché tutto questo fuoco per un post che non ho nemmeno scritto io... Ma comunque a me non pare nessuno abbia detto che il suicidio assistito, sia per le malattie debilitanti fisiche, sia per quelle psicologiche, siano una passeggiata o che sarebbe una passeggiata la modalità con cui applicarla.
La questione centrale, che forse è sfuggita, era semplicemente: perché le malattie mentali hanno sempre meno "valore" di quelle fisiche?
Si può pensare "non ce la faccio più, basta" sia con quadri clinici e fisici compromessi, ma anche dopo anni di continue lotte contro i propri mostri. È importantissimo che si parli di suicidio assistito e di eutanasia per le malattie fisiche e, sì, è difficilissimo capire quando fermarsi, capire quando è accanimento terapeutico ecc con le malattie fisiche e sicuramente sarebbe ancora più difficile determinarlo con una persona affetta da malattia mentale, ma questo non vuol dire che a una persona fisicamente sana debba essere preclusa la possibilità di poter morire in maniera tranquilla.
La risposta a una malattia è la cura, ma quando per decine di anni lotti contro una malattia mentale, perché non è accanimento terapeutico? Parli di stabilizzazione - per la malattia mentale va bene essere "stabilmente malato" e non avere il diritto di morire, mentre per uno che sta a letto e ha un quadro clinico "stabile" è giusto che possa scegliere di morire. Lo vedi che la malattia mentale non viene vista al pari di una malattia fisica?
Per quanto possa essere strano sentirselo dire, questa discriminazione non è giusta - primo perchè è provato che le malattie mentali sono delle alterazioni a livello celebrale e ormonale (quindi un riscontro "fisico" esiste); secondo, sono io padrone della mia esistenza e se voglio morire, la decisione è la mia.
Infine, si potrebbe dire: "vabbè ma se vuoi morire allora ammazzati"... non è così semplice. Siamo animali e tutto il nostro corpo è volto alla sopravvivenza, la paura di morire è viscerale. Puoi voler morire con tutte le tue forze e non riuscire a non salvarti. Oppure puoi provare a morire e farlo male, quindi ti ritrovi ad essere vivo e a dover trovare di nuovo la forza di andare contro il tuo istinto di sopravvivenza.
Non è facile per nessuno avere il diritto di morire, ma per chi soffre di malattie mentali è un pelino più difficile degli altri.
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