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#amore in affitto
drheinreichvolmer · 17 days
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AMORE IN AFFITTO 5
Per Francesca divenne evidente fin da subito che era necessario il loro intervento, se Florian fosse riuscita a liberarsi di quel peso che portava da tempo nel cuore, sicuramente la sua performance sarebbe stata nettamente superiore. Ma come potevano creare un momento adatto così dal nulla? Fortunatamente, Francesca aveva una soluzione a questo. Poco più tardi, le prove di teatro ripresero, mentre le due maid erano nascoste tra il pubblico di giovani studenti; finché ad un tratto Florian prese a recitare il suo monologo. Tutti si accorsero che il testo era diverso: non era più Giulietta a parlare ma la stessa Florian. Anche Camill era visibilmente confuso, fino a quando non si accorse durante il suo turno che anche i suoi appunti erano cambiati. La professoressa stava per interrompere, ma vedendo i due ragazzi dare il meglio di sé, lei stessa rimase stupefatta. Per Florian e Camill era come se l'intera classe fosse scomparsa, i loro cuori erano tornati a quel parco pieno di ciliegi in fiore. La ragazza riuscì così a dichiarare il suo amore, e a sua sorpresa Camill la ricambiava ormai da tempo. E nel momento in cui si stringevano sul palco sotto lo sguardo meravigliato di tutti, Francesca si accorse che i loro cuori riflettevano un rosa scintillante, segno del loro evidente amore reciproco. Le pietre delle due maid raccolsero i due cristalli, e fu allora che notarono il giornalista, seduto poco più in là. Il suo cuore era arancione, simbolo della felicità, avrebbe finalmente potuto scrivere un articolo interessante grazie a quella inaspettata dichiarazione. Gloria sorrise soddisfatta mentre raccoglieva quel cristallo, soprattutto perché lei e Francesca avevano aiutato tutti a raggiungere il proprio obiettivo. A quel punto era meglio far ritorno al castello, prima che il barone si accorgesse della loro assenza. Rientrate di fretta, le ragazze entrarono dalla finestra della cucina, fortunatamente la cuoca Svetlana era troppo presa per accorgersi delle due infiltrate. Poco dopo fecero ritorno alla caffetteria come nulla fosse, solo Maris e Judith avevano dedotto cosa fosse successo, ma avevano ovviamente coperto le spalle alle due colleghe. In verità anche il barone stesso era a conoscenza della loro fuga.
Quella sera, dopo che si era tenuta l'abitudinaria cena, Gloria si ritirò nella sua camera da letto perché iniziava ad essere veramente stanca, era stata una giornata intensa. Poco dopo si vide raggiungere dalla sua collega greca Maris, la quale chiese alla collega più giovane come fosse stata quell'insolita avventura fuori dalle mura del castello. Così Gloria raccontò come lei e Francesca erano riuscite ad aiutare quella coppia di innamorati a dichiararsi, e allo stesso tempo a far avere al giovane giornalista il suo tanto ambito scoop. La maid dai capelli verdi sorrise, era stata sicuramente una giornata piena di emozioni per la nuova arrivata; allo stesso tempo si sentiva sollevata nel sapere che il barone non si fosse minimamente accorto della loro fuga, o almeno così credeva, come le altre. Decise allora di uscire dalla camera di Gloria per lasciarla riposare, dopotutto il giorno seguente l’attendeva una giornata di lavoro, era meglio che fosse riposata a dovere. Gloria sorrise a Maris quando la vide uscire e si mise coricata nel letto, si sentiva davvero esausta.
Più tardi quella notte, la ragazza venne colta nuovamente da uno dei suoi incubi, ma questa volta era diverso dal solito. Gloria aprì gli occhi in preda al panico, si agitava e continuava a guardare in maniera nevrotica le vesti come se ancora percepisse il sangue su di essi. Maris, che aveva la camera da letto affianco alla sua, percepì dal caos che qualcosa non andava e decise di verificare che Gloria stesse bene. Quando aprì la porta, trovò la povera ragazza rannicchiata in un angolo della stanza in preda a un attacco di panico, ma questa volta sembrava più serio dell’ultimo. La greca corse da lei afferrandola e stringendola al suo petto.
<< Gloria!? Gloria che succede? Riesci a sentirmi??>> chiese insistentemente la collega più anziana. Quando finalmente la ragazza dai capelli rosa uscì da quello stato di panico, si strinse piangendo disperata al petto di Maris.
<< Oh Maris, è stato orribile.. >> disse la ragazza tra i singhiozzi. La greca chiese cosa fosse successo, se avesse avuto un altro di quei sogni che da tempo le davano tormento. Gloria annuì ed il suo sguardo divenne serio, spiegando che si era trattato di un sogno insolito, non le era mai capitato nulla del genere. Maris chiese timidamente maggiori dettagli al riguardo, così la fanciulla si mise ad illustrare di aver sognato sé stessa da bambina, sulla rampa delle scale interne del suo castello. Saliva lentamente quelle scale, diretta alle camere da letto; mentre i suoi vestiti sporchi di sangue lasciavano uno strascico dietro di lei.
<< Oh mio dio, che cosa macabra.. >> commentava intanto Maris, portandosi una mano alla bocca.
<< C'è dell'altro.. mia madre.. >> proseguì Gloria con esitazione.
<< Cosa? >> domandò l’altra preoccupata.
<< Il suo corpo, o meglio il suo cadavere.. mi giaceva addosso. >> concluse la ragazza con voce rotta.
<< Oddio.. ancora peggio!>> commentò la greca sconvolta.
<< Sì, ma non ha senso! I miei genitori sono morti in un incidente stradale, ricordo perfettamente il giorno in cui mi venne comunicato, e rammento che subito poco dopo sono stata mandata qui da mio zio. >> dichiarò risolutamente la ragazza dai capelli rosa. Maris osservava Gloria con evidente preoccupazione; se i suoi genitori erano morti in un incidente stradale, perché aveva fatto un sogno al riguardo così macabro?
<< Forse la tua mente ha interpretato a modo suo, a volte succede che i ricordi mutano nei nostri sogni. >> spiegò Maris cercando di rassicurarla.
<< Forse hai ragione tu ma.. sembrava tutto così maledettamente reale. >> ribatté Gloria cercando di calmarsi. Maris voleva esserle d'aiuto, ma in quel momento non aveva idea di come esserlo, decise quindi di limitarsi a trascorrere la notte in camera con la sua collega. Con la greca al suo fianco, Gloria riuscì a tranquillizzarsi fino a riaddormentarsi nuovamente.
Il mattino seguente quando sentì il trillo della sveglia, la ragazza dai capelli rosa aprì gli occhi, era appena cominciato un nuovo giorno. Si sentiva ancora un po' scombussolata da ciò che era accaduto la notte prima, e non riusciva a togliersi dalla testa l'immagine nitida di sua madre morta tra le sue braccia. Voleva tantissimo pensare che fosse tutto frutto della sua mente, un modo contorto del suo trauma di elaborare i ricordi, ma qualcosa la convinceva fortemente che ci fosse ben altro dietro. Per questo motivo prese la decisione di andare in fondo alla questione. Ma come avrebbe fatto? Forse suo zio avrebbe potuto aiutarla, pensò Gloria; dopo tutto era il fratello maggiore della sua defunta madre, motivo in più per il quale poteva essere la persona giusta. Decise quindi che avrebbe parlato al barone delle sue preoccupazioni quel giorno stesso, durante la pausa pranzo della caffetteria. Una volta terminato di prepararsi raggiunse la sala, nel corridoio c'era anche Francesca che stranamente quel giorno era puntuale. La bionda si fece avanti camminando al fianco di Gloria.
<< Come ti senti oggi? Maris mi ha raccontato di questa notte.. >> chiese Francesca con timore.
<< Sto bene, credo. Anche se non ti nascondo che non riesco a smettere di pensare a quel maledetto sogno. >> rispose Gloria in un evidente stato di angoscia.
<< Immagino, forse dovresti prendere in considerazione un supporto psicologico. Anzi, onestamente mi sorprende che sua altezza non ci abbia ancora pensato. >> ribatté la bionda perplessa.
<< Mio zio dici? Beh lui non è al corrente della completa situazione, sicuramente non immagina il mio turbamento. >> commentò la ragazza dai capelli rosa. Era convinta che suo zio pensasse che lei stesse bene, in fondo lei stessa aveva sempre fatto intendere che non le importasse troppo dei suoi genitori. Era in parte vero, era sempre stata trascurata; ma non era certo completamente indifferente al loro costernato destino. Soprattutto ora che era piena di dubbi e domande al riguardo, forse chiedere aiuto allo zio era davvero l'unica soluzione fattibile per risolvere le sue preoccupazioni. Le due maid raggiunsero la caffetteria, la giornata di servizio era ufficialmente iniziata. Gloria stava pulendo i tavoli quando si accorse che la sua collega Ilona si stava avvicinando.
<< Certo che hai avuto proprio una bella faccia tosta a svignare fuori dal castello, e per giunta coinvolgendo anche Francesca. >> disse la maid dai capelli viola in maniera saccente.
<< Cosa? Non capisco proprio a cosa tu stia facendo riferimento. >> rispose Gloria facendo finta di non capire.
<< Non fare la finta tonta con me, ragazzina! Sappiamo tutti che avete violato il regolamento, e non credere che sua altezza non sia al corrente. >> ribatté Ilona infastidita. Il viso di Gloria divenne pallido, era convinta che il barone non fosse minimamente al corrente della fuga sua e di Francesca. Ilona a quel punto afferrò il colletto della camicetta di Gloria e la spinse contro il muro senza alcuna esitazione.
<< Non credere che solo perché sei la nipote del padrone tu possieda qualche privilegio più di noi altre! >> dichiarò freddamente Ilona. Judith notando la scena si fece avanti spingendo via la collega più anziana.
<< Ma ti ha dato di volta il cervello? Ti sembra il modo di agire, per fortuna che non c'era qualche cliente! >> contestò subito la maid dai capelli arancioni.
<< Se ci fosse stato anche un solo cliente ti pare che lo facevo? >> replicò Ilona infastidita.
<< Non lo devi fare a prescindere! >> aggiunse Judith alzando il tono di voce, a cui Ilona non diede alcuna risposta, decise di non proseguire ulteriormente quella fastidiosa discussione e tornò alle sue mansioni. Gloria, che era rimasta in silenzio ad osservare la collega Judith, la ringraziò per il suo intervento. Judith annuì alla ragazza e riprese il suo lavoro. Quando finalmente giunse l'orario di pausa, Gloria chiese al maggiordomo Gerry dove si trovasse il barone, spiegando che aveva estrema necessità di parlarci. Il maggiordomo le rispose che in quel momento il padrone era nel suo studio, pesantemente occupato dal suo lavoro. Nonostante il suo consiglio di non disturbarlo, la ragazza raggiunse ugualmente l'ufficio di suo zio. Prese un respiro profondo prima di bussare alla porta, esitava poiché temeva che non avrebbe voluto prestarle nessun aiuto dopo aver scoperto della sua fuga. Riuscì però a farsi coraggio, e diede alcuni colpetti di nocche sulla porta di legno antico di fronte a sé. Attese una riposta dall'altra parte della porta; finché udì la voce dello zio che invitava chiunque avesse bussato ad entrare. La ragazza prese un altro lungo respiro per cercare i calmare i nervi, e poi si fece avanti.
<< Oh Gloria sei tu, perché non me lo hai detto subito! >> disse il nobile con estrema accoglienza notando la ragazza appena entrata. Gloria non si aspettava una tale reazione, al contrario credeva di trovare lo zio di pessimo umore.
<< Mi dispiace averti disturbato, Gerry mi ha avvertita che eri molto occupato, ma ho davvero bisogno di parlare con te adesso! >> replicò la ragazza con agitazione.
<< Sei mia nipote, per te io non sono mai occupato! Avanti, dimmi pure tutto quello che mi devi dire. >> controbatté l'uomo con un sorriso amabile.
<< Non è facile.. riguarda i miei genitori. >> rispose Gloria con trepidazione.
<< I tuoi genitori? Beh certo, dimmi pure. >> replicò il barone alzando leggermente il sopracciglio destro. L’argomento era per lui una sorpresa, ma non sembrava turbato dalla questione; al contrario invitò la giovane a esprimersi tranquillamente al riguardo. Gloria sorrise, era convinta che avesse fatto la scelta giusta a farsi avanti, sicuramente l'uomo avrebbe potuto aiutarla.
<< Ecco.. sono sempre stata turbata da strani sogni, ma questa notte ne ho fatto uno diverso dagli altri. >> disse Gloria prendendo un respiro profondo.
<< Sarebbe? >> chiese il barone curioso.
Gloria allora si mise a raccontare in maniera dettagliata l'angosciante sogno, e la sua evidente preoccupazione riguardante il motivo per il quale era avvenuto. Per tutta la durata del racconto il viso dell’uomo non mutò espressione neanche una volta, si limitò ad ascoltare attentamente ogni singolo punto della narrazione. Al termine della storia, Gloria osservava il barone nella speranza che l'uomo potesse davvero fare in qualche modo la differenza. Il nobile le diede uno sguardo quasi paterno prima di esprimersi al riguardo.
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isabeil · 1 year
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Studiando la nostra storia umana, si nota che solo in età moderna il concetto di 'fare figli per amore' si è affermato. I nostri nonni italiani stessi non avevano tale ideale: i matrimoni erano per lo più contratti per interesse economico, anche fra parenti.
Il movimento politici di destra, le organizzazioni pro-life, tentano di risolvere il problema natalità, nelle società con molti anziani, provando ad obbligare le donne che vogliono abortire ad avere lo stesso un figlio: questo è 'sterilizzare la maternità', togliendo amore all'atto della riproduzione; un figlio va desiderato.
Gli 'ideali' conservatori sterilizzano l'avere figli a meri atti riproduttivi, con ruoli di 'padre' e 'madre' solo esteriori, biologici, non di 'sostanza'; il progresso umano invece chiede di più: che si vada oltre la 'tecnica riproduttiva', per concentrarsi sul ruolo di tutori.
Le coppie eterosessuali e non eterosessuali, nel momento in cui sentono di volere un bambino andrebbero supportare e non ostacolate; ben venga chi vuole prendersi cura bene di un bimbo; andrebbe criticato, invece, ogni tentativo di obbligare chi non vuole figli ad averne.
Mettendo da parte ogni pretesa morale religiosa (la religione non è etica, ma superstizione), la riflessione corretta da fare è, per ogni tipo di famiglia, se si è capaci di crescere un figlio, a prescindere dall'identità sessuale. La risposta è si: basta avere Cultura, empatia.
Il rapporto fra due persone dello stesso sesso può non produrre figli, così quanto può accadere fra persone eterosessuali. Nella bibbia stessa troviamo personaggi che ricorrono a terze persone per diventare padri, fecondando donne che non sono mogli, perché è pratica antica.
Il problema non è mai stato mettere al mondo figli (fin dall'antichità esiste l' "utero in affitto"), ma se si è adatti a crescere figli, cioè farli diventare adulti sani, mentalmente equilibrati, poiché è questo lo scopo primario del prendersi cura di qualcuno: renderlo Felice.
Se dovessimo vivere 'per natura', molti di noi morirebbero al primo taglietto infettato, come accadeva prima che l'uomo inventasse metodi artificiali per procrastinare la propria morte. Non viviamo da millenni 'per natura': noi non sappiamo volare, ma abbiamo gli aerei.
Quello che conta per un bimbo, anche quando non ne sei il tutore legale, è il rispetto che hai per lui: della sua integrità come individuo, della sua intelligenza. Più che di una famiglia, abbiamo tutti bisogno di un'intera società sana, che ci ami, ci Rispetti e non ci molesti.
Il fatto che esistano famiglie eterosessuali disfunzionali indica una realtà scientifica: essere genitori biologici non basta per crescere un bimbo. Non esiste alcuna perfezione ideale nella 'famiglia tradizionale' e lo dimostra anche l'essere cresciuti omofobi o maschilisti.
La realtà delle famiglie disfunzionali, dove i genitori sono coppia eterosessuale, che porta i figli ad avere atteggiamenti non tolleranti verso i 'diversi', anche per educazione religiosa, ci offre l'idea netta che l'eterosessualità non è affatto una garanzia in campo Educativo.
La realtà dei paesi poveri, dove si mettono al mondo 'figli come conigli', senza minimamente valutare il futuro di miseria, stenti, e pure abusi d'ogni sorta, mette in chiaro che senza Cultura, l'eterosessualità stessa è spoglia d'ogni significato e scopo opportuno.
Ci sono molte famiglie italiane, che sotto il velo del 'i genitori sono sempre genitori, e non possono che amarti', commettono o hanno commesso abusi d'ogni sorta ai figli; genitori 'naturali', 'buone famiglie', dove tutto si svolge con la complicità del generale perbenismo.
Ci sono molte famiglie italiane, che sotto il velo del 'i genitori sono sempre genitori, e non possono che amarti', commettono o hanno commesso abusi d'ogni sorta ai figli; genitori 'naturali', 'buone famiglie', dove tutto si svolge con la complicità del generale perbenismo.
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eleonorasimoncini · 6 months
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Sono la tua P
Sono una puttana perché mi piace
Sono una puttana perché ho amato senza riserve
Sono una puttana perché ho disobbedito senza riserve
Sono una puttana perché non confondo più sesso, sex work e amore
Sono una puttana perché come puttana posso ridere senza motivo e anche a sproposito
Dico sono una puttana e non faccio la puttana perché quando lo faccio lo sono anche intimamente
Sono una puttana perché il lavoro che avevo prima non sapevo più farlo
Sono una puttana per essere la figlia che i miei non avrebbero voluto mai e non vogliono adesso
Sono una puttana perché non sono il figlio maschio che i miei avrebbero voluto
Sono una puttana per capire chi mi vuole veramente bene e mi accetta anche se sono una puttana
Sono una puttana perché non sopporto i tacchi a spillo e voglio indossarli il meno possibile per camminare a piedi scalzi
Sono una puttana perché non sopporto il perbenismo
Sono una puttana perché il mio lavoro mi ha impoverito
Sono una puttana perché gli uomini che rispondono agli annunci erotici te la chiedono gratis senza dire né buongiorno né buonasera e dando per scontato che sei una puttana gratuita
Sono una puttana perché dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fiori
Sono una puttana perché gli uomini vogliono fare con me cose che non hanno il coraggio di chiedere alle mogli e alle fidanzate (incluso il mio compagno)
Sono una puttana perché mio marito confonde la donna per bene che ha sposato con la propria madre e qualche volta anche con sua figlia
Sono una puttana perché gli uomini per bene vogliono sposare una donna per bene ma per fare sesso preferiscono una puttana
Sono una puttana perché il sesso ognuno lo fa come vuole anche a pagamento se ritiene opportuno
Sono una puttana perché qualcuno mi ha detto ti vesti come una puttana, ti trucchi come una puttana, fai sesso come una puttana
Sono una puttana per sapere cosa provano in strada le donne sfruttate, mie sorelle
Sono una puttana perché il lavoro a 4 euro l’ora è schiavitù per uomini e donne e io voglio vivere
Sono una puttana perché ho bisogno di leggere e avere tanti libri
Sono una puttana perché il lavoro intellettuale e il lavoro artistico sono sottopagati sfruttati e offesi
Sono una puttana perché l’Italia ha rinunciato ai suoi artisti
Sono una puttana perché l’Italia ha affamato i suoi artisti
Sono una puttana per poter restare in Italia e fare arte
Sono una puttana perché i miei amici artisti sono quasi tutti andati via, attori, registi, produttori più o meno indipendenti, musicisti, ballerini, mimi, pittori, performer, artisti visivi, designer, architetti e folli innamorati della vita
Sono una puttana perché le mie amichette studentesse universitarie per pagarsi una camera tugurio in affitto a Roma devono fare le puttane (i maschi per lo stesso motivo spacciano o battono anche loro)
Sono una puttana perché amo la mia vagina e non la disprezzo
Sono una puttana perché certe volte quando ho fatto l’amore mi sono sentita stuprata
Sono una puttana perché la famiglia in questo momento storico è il luogo più violento che c’è
Sono una puttana perché sono stata una bambina assillata
Sono una puttana per tutte le donne che sono morte a causa del loro essere donne, madri, lavoratrici, figlie incomprese, mogli sole, puttane sole, amanti nascoste, fidanzate uccise perché un uomo insicuro le perseguitava
Sono una puttana perché il sesso a pagamento è un lavoro e ha dignità
Sono una puttana perché la puttana è genere sessuale diverso e un piacere diverso per tutti coloro che lo praticano
Sono una puttana perché il sesso è sacro e sacro a questo mondo vuol dire monetizzato. Ché tutti sappiano cos’é il loro senso del sacro
Sono una puttana perché ogni gesto è puro incluso il più riprovevole se lo fai con l’istinto di un animale e non di un uomo
Sono una puttana perché i miei alunni consideravano Pasolini un frocio marchettaro
Sono una puttana perché sono femmina e femminista
Sono una puttana perché per una donna fare sesso libero in molti posti è ancora un reato
Sono una puttana, una strega, una mistica, una madre, una santa perché posso contenere il mondo, tenendomi in equilibrio
Sono una puttana perché il mio pensiero potrebbe dare fastidio
Sono una puttana perché hanno uccisa Ipazia dandole della puttana
Sono una puttana perché non è solo il mestiere delle donne ma da che mondo è mondo è il lavoro degli uomini
Sono una puttana perché ho abolito il senso di colpa dei genitali
Sono una puttana perché il mio cuore è puro e non ha doppio fondo
Sono una puttana perché rigetto il potere
Sono una puttana perché voglio riprendermi il desiderio di essere donna come dico io e non come dice un uomo
Sono una puttana perché questo è un mestiere inventato da un uomo per dividere le donne in belle e brutte buone e cattive e io me lo riprendo
Sono una puttana perché voglio stabilire il prezzo che gli uomini mi hanno dato e mi hanno tolto
Sono una puttana perché questo è un lavoro nobile e antico rovinato dalla politica come dice Pia Covre
Sono una puttana perché tutte le donne per bene e per male sono sorelle
Sono una puttana perché una moglie per bene può essere più in vendita di una puttana
Sono una puttana perché non voglio la protezione di un uomo
Sono una puttana perché questa parola si usa a sproposito
Sono una puttana perché mio padre aveva paura che diventassi una puttana
Sono una puttana perché voglio che noi donne riprendiamo a vederci e a ridere delle nostre imperfezioni fisiche e della nostra vecchiaia
Sono una puttana contro una società che trasforma le nostre bambine, le nostre figlie in tutto il mondo in puttane
Sono una puttana perché di dieci uomini politici che ho conosciuto a nessuno darò mai il mio voto solo perché è mio cliente
Sono una puttana perché meglio freddare i bollenti spiriti con una puttana che fare violenza alle proprie donne
Sono una puttana perché gli uomini non sanno gestire come uomini la propria sessualità
Sono una puttana perché la civiltà di un paese si misura da come tratta le proprie donne
Sono una puttana perché amo la democrazia e odio la dittatura della maggioranza
Sono una puttana perché da un uomo di potere non ho mai accettato mai niente tranne il mio cachet e da mangiare. Da mio padre
Sono una puttana perché finalmente mi amo e mi accudisco come merito
Sono una puttana perché ho bisogno di una stanza tutta per me
Sono una puttana perché voglio capire che c’è di tanto strano in questo mestiere
Sono una puttana perché le donne devono stare tutte insieme puttane e donne per bene e mettere insieme le loro vite
Sono una puttana perché ancora oggi una donna non prende valore di per sé ma ancora come secoli addietro per il matrimonio che ha fatto al massimo per gli studi che ha fatto o i figli che ha avuto
Sono una puttana perché voglio sapere perché le donne hanno paura di essere definite puttane
Sono una puttana per sapere perché questa società ingiuria le puttane, le occulta, le biasima, le disprezza ma dietro le porte delle puttane c’è sempre la fila
Sono una puttana colta perché la gente dice che se fai la puttana è perché non hai altre possibilità
Sono una puttana perché vorrei che tutte le donne dicessero anch’io sono una puttana come te e non mi vergogno di dirlo perché anch’io…
Sono una puttana
Cit.
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couragescout · 1 year
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Tumblr media
Ai miei ventisei anni di casini, di scelte sbagliate, di case in affitto, di notti insonni, di zaini riempiti e svuotati. Alla mia tenacia, alle mie debolezze, alla mia testardaggine, alla scoperta del mio mondo. Al mio amore per me stessa e per coloro a cui tengo. Ai treni presi, gli autobus persi e gli aerei desiderati. A chi c’è sempre stato, a chi è stato una scoperta meravigliosa, alla me di oggi. Un brindisi a tutto ciò ma soprattutto a me, perché un anno fa ero terrorizzata di non uscire da una sala operatoria mentre oggi ho ventisei anni di casini sulle spalle e la voglia di vivere.
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carraromarco · 11 months
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Ho firmato il contratto per un nuovo affitto. Sarà una casa nuova (ci vuole coraggio a chiamarla casa), un piccolo angolo di mondo solo mio. Un punto da cui ripartire, un modo per provare a lasciare alle spalle ciò che in questi mesi sono stato bravo solo a trattenere e a conservare. Ieri sera ho pianto. Ho pensato a quanto sia difficile lasciare la mia casa attuale; ho pensato a quante cose ci ho fatto qua dentro, a quante promesse, a quanto amore, a quanta vita sia passata tra queste mura. Vita che all'epoca pareva la quotidianità mentre ora ripensare a quei momenti mi sembra che tutto fosse oro. Lucente. Perfetto. Il tempo modifica la prospettiva delle cose, temo. Però com'è difficile cambiare adesso casa, sapendo che nessuna nuova casa sarà comparabile alla precedente. E non si parla di affitti, non si parla di grandezza, metri quadri o bellezza. Si parla di cuore. Ed un pezzo del mio cuore (chissà quale e chissà quanto importante) rimarrà per sempre tra queste mura. Spero che il mio cuore abbia capacità di staminalità e possa rigenerare le parti mancanti. Ora mi sento solo a pezzi. Chissà cosa diresti tu se vedessi adesso questa nuova casa. Ti piacerebbe il letto? Hai visto che ora ho pure il condizionatore? Ma sono parole ed anche le parole a volte non bastano a riportare indietro il tempo. Vorrei solo avere il coraggio per andare avanti.
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ilsalvagocce · 2 years
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Un tempo con mamma abitavamo la casa dei sogni
non c'era niente, ma era vicino alla mia scuola media e poi al liceo, e a pochi passi dal mercato, dal macellaio con le polpette al sugo, da lulù profumerie con gli ombretti glitter, da io che esco da scuola e chiamo Mamma! a mezzogiorno di giugno, con la maglietta turchese a quadretti, quella un po' meno da bambina, col girocollo che scopre le clavicole, da sotto casa, per dire che l'esame di fine scuola media È andato bene, bene! e lei si affaccia
La casa del centro, avanti alle Poste dei casermoni arancioni, quelli che allora vedevo arancioni e ora vedo anche casermoni, sopra la strada trafficata delle mura a ovest, al secondo piano, sopra l'autoscuola. Non c'era niente in quella casa di passaggio, ma pian piano ci aveva messo tutto, mamma.
Tutt'attorno allo stipite di una camera — che era di mia sorella quando tornava dall'università, ma pure la stanza degli armadi, e del lettino di nonna se si voleva fermare, e dell'ospite di casa porto di mare — mamma ci aveva dipinto una cornice di fiori e foglie. Ma mica con gli stencil, proprio a pennello libero, come le andava, petali rosa e corpulente foglie verdi, che bastava quello a dire Guarda! Sono a casa, pure se non era casa tua.
I lampadari li avevamo costruiti, su quello della camera dei miei, mamma ci aveva sistemato una stoffa, a calar giù, tipo velo dall'evidente sfacciataggine luminosa, quella che fa ridere i bambini: un foulard magico di quando eravamo piccole, con le stelle gialle fluorescenti, veletta comica, che faceva la sua figura cosmica.
Fu difficile al tempo lasciar quella casa, affitto in più che non serviva ormai, tutti sparsi, potevamo farne a meno, e un po' di cuore s'incrinò a entrambe, dire basta alla casa dell'adolescenza e di molto amore. mamma mi salvò dal trasloco via da lì, io a urbino, lontana dalla vista di scotch e scatoloni, e cornici dipinte di camere che restavano senza noi. chiudi gli occhi e scappa.
Son tornata ogni lustro, forse, sotto quella casa, sperando di trovare il portone aperto, solo per sentir l'odore di quelle scale di dodicenne, sedicenne, diciottenne.
Ci sono riuscita solo a giugno di quest'anno, quando cercavo e cerco mamma ovunque. Al secondo piano nostro ero arrivata, a leggere i campanelli di chi ci abitava, ora una famiglia indiana, sembra, forse anche i dirimpettai; l'odore di cucina d'oriente nelle mura d'occidente, impregnava la tappezzeria verde muschio delle scale, eppure sentivo ancora tutto, a toccar lo scorrimano bruno, la mattina presto, la colazione, la bici nel sottoscala, la mia gatta che usciva ad annusar il lucernaio, noi che si tornava a casa bastava poggiare la mano sul gran pomello butterato della nostra porta. 
Oggi son andata alle Poste, e con quell'ardore disperato È il mio onomastico, mamma mi avrebbe portato una rosa, uscendo ho guardato su, verso la nostra casa dei sogni.
Una finestra era aperta, spalancata, lì al secondo piano. Quella della camera dei miei, un gran vento d'ottobre caldo ci entrava, o ci usciva chissà.
Allora son andata avanti, lì sotto, più sotto possibile, a guardar su dalla strada trafficata, e l'ho visto.
Il lampadario senza lampadario, il nostro lampadario di fortuna cosmica, era ancora lì. Quel fazzoletto dalle stelle fluo della mia infanzia, della nostra infanzia, cincischiava dal soffitto, verso il sotto che non si vede. Il presente inscalfito che resiste ai secoli faceva da paralume a tutta la nostra felicità nostra ben colma, come la sfacciataggine luminosa che fa ridere i bambini e, me, io, che da lì sotto a testa in su, non so ancora come contenere.
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lupo64sblog · 2 years
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Weltanschauung Italia
Un racconto ironico e distopico di un futuro non troppo lontano.
Non avrai nulla e sarai felice
Il monopattino elettrico sbanda sulla strada deserta, innaffiata dalla pioggia, lasciando una scia profonda, che pare quasi un solco, sull'asfalto bagnato e scivoloso. I lampioni, quei pochi rimasti accesi, emanano una luce fioca, intermittente, quasi fossero grandi occhi che si aprono e richiudono in un ritmico ed isterico battito di ciglia. Tutto è irreale, spettrale, ovattato. Fa freddo, il silenzio è assordante. Sono le ventuno. Lasci il mezzo sotto casa, non vedi l'ora di rientrare fra le mura domestiche. Il lavoro in azienda è stato stressante, la giornata molto dura, i tuoi capi pretenziosi. Appena varchi l'uscio del tuo appartamento in affitto calmierato statale, tuo figlio ti corre incontro, sgranocchiando, con voracità, una barretta alla farina di grilli.
"Com'è andata la dad amore?", gli domandi premuroso, "e la lezione di storia nel metaverso?". " Tutto ok papà, come al solito benissimo! Ho anche preso 8 all'interrogazione a distanza!!". "Bravo tesoro, sei il mio orgoglio", gli rispondi felice, con il sorriso stampato sul volto stanco, arrossato, provato dalla fatica. Saluti tua moglie, entrando in cucina. La pasta, cotta a "fuoco spento", sta quasi per essere messa in tavola. " Tesoro, una doccia tiepida ed arrivo". Tua moglie ti guarda amorevolmente, " Va bene caro, stasera è il mio turno di farla fredda...certo con questo gelo..". "Perché, quanti gradi ci sono in casa?", "16 ovviamente, come prevede il decreto green austerity". Entri nel bagno, simile oramai ad una cella frigorifera. Il riscaldamento è spento dalle sette. Ti spogli, ti lavi in due minuti, ti radi con l'acqua fredda, ti asciughi, ti rivesti velocemente indossando un pesante maglione di lana. "Amore è pronto in tavola!", le parole della tua consorte risuonano, celestiali, dalla piccola cucina attigua. "Arrivo!", rispondi entusiasta, non vedi l'ora di sederti, rilassarti e goderti la cena. In fondo te lo sei meritato, hai lavorato duro, hai dato il massimo tutta la settimana. Gli spaghetti, incollati nel piatto, sono proprio come piacciono a te. Li divori, incensando la tua metà per l'ottima portata. In fondo non aveva torto quel premio Nobel, anni fa, agli albori della crisi energetica: anche cotta così è ottima, ed in più si risparmiano risorse fondamentali per il pianeta e l'economia. Finito di desinare assieme alla tua famiglia, finalmente puoi sederti sul divano. Affondi tra i cuscini infreddolito, ma beato, con la coscienza pulita per aver fatto il tuo dovere. Tua moglie e tuo figlio ti raggiungono. Vi stringete, tutti e tre, sotto il piumone, guardando sulla piattaforma a pagamento la vostra serie TV preferita. "Amore sai pensavo ad una cosa..", tua moglie ti mormora dolcemente nell' orecchio, " sono veramente felice, rispettiamo l'ambiente, viviamo in libertà, non ci manca proprio nulla!". "Sì, hai proprio ragione", rispondi assonnato. Mentre le tue palpebre diventano sempre più pesanti e la testa ti si sta reclinando lentamente all'indietro, incroci lo sguardo di tuo figlio. Le immagini della tele riflettono sui suoi occhiali spessi, formando quasi un caleidoscopio, che illumina il salottino buio. "Che generazione meravigliosa che siete", cogiti tra te e te, "verde, ubbidiente, colta, sorridente, che vive nell'epoca d'oro del progresso, della scienza, dei diritti, della democrazia". "Tesoro", la voce soave di tua moglie ti desta dal dormiveglia strappandoti, per un attimo, dalle braccia di Morfeo, "ricordati che la settimana prossima ti scade il pass vaccinale, devi effettuare il richiamo". "Certo", rispondi sbadigliando, "altrimenti non potrò entrare al lavoro". Mentre stai di nuovo per addormentarti, tra il brusio della TV e la coperta calda, un sorriso, appena accennato, affiora sulle tue labbra, oramai semi aperte e pronte al meritato riposo. "Avevano proprio ragione", pensi, "proprio ragione...non si sbagliavano di una virgola: non possederai nulla e sarai felice".
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newsintheshell · 2 years
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Quando scopre che la sua amica è scomparsa, Jolyne indaga sul passato di Ermes. Intanto quest'ultima dà la caccia a un uomo misterioso e segue ogni sua mossa.
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Quando le persone iniziano a prendere fuoco spontaneamente, un pirocinetico si unisce alla Fire Force per evitare che Tokyo finisca in cenere.
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Per realizzare il suo sogno di diventare un "hunter" leggendario come il suo papà, un ragazzino deve superare un difficile esame e trovare il padre scomparso.
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Guarda "Gira che ti rigira (Prologo)" su YouTube
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1) GIRA CHE TI RIGIRA (RCA 1973)
Ma che fine avete fatto?
Amore breve, tu, amore bello
E tu con quello strano cappello
E tu ci torni in quella casa in costruzione?
E tu con me in affitto
Il letto sfatto, tutto il giorno incomprensione
E tu che non mi aprivi la porta
E tu, inglesina
La tua strada dove ti porta?
E tu ragazza di campagna
Ti trucchi più o no?
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ypsilonzeta1 · 3 months
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Le cucine della poesia
non sono banchetti,
non hanno tavole apparecchiate
né liste degli invitati,
non hanno il servizio buono
né segnaposti sulla tovaglia.
Le cucine della poesia
sono luoghi umili,
con una tazza sbreccata
e due bicchieri spaiati.
Le cucine della poesia
lottano con le nostre vite in affitto,
coi pochi metri quadri
con scrivanie improvvisate.
Le cucine della poesia
hanno lampadine sfarfallanti,
gatti freddolosi
e ciotole di cibo sparso.
Le parole della poesia
non usano l'inchiostro dei regnanti
sono preghiere alla vita minima,
intessute negli inciampi quotidiani,
non nascono in un altro mondo
ma in questo, divorato e sofferto,
testimoniando amore.
Gianluigi Gherzi
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notizieoggi2023 · 3 months
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https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/03/piccole-principesse-crescono-le.html Né conflitti alla William e Harry né amori improbabili e ancora meno follie di gioventù per gli eredi ai troni europei. La pattuglia di futuri re e regine nati nel primo decennio del secolo, guidata dalla 22enne Elisabeth del Belgio e chiusa dai 18enni Christian di Danimarca e Leonor di Spagna, è composta da principi politicamente corretti, impegnati nel loro cursus honorum, tra università e accademie militari, con vite sentimentali che pian piano si stanno scoprendo – foto | video DAL BELGIO – Per questo c’è stata molta curiosità nel Belgio per il primo amore della graziosa Elisabeth. Studentessa di politica e storia al Lincoln College dell’Università di Oxford, si sarebbe innamorata del 20enne collega britannico Nicholas Dodd, che non ha una goccia di sangue blu ed è arrivato a Oxford grazie agli ottimi voti ottenuti alla scuola superiore. Un familiare del giovanotto ha smentito il flirt, la Casa Reale è rimasta in silenzio, ma il Paese, che ha sempre avuto consorti reali di origine aristocratica, ha iniziato a interrogarsi: è giunta l’ora di un principe borghese? Harald di Norvegia in ospedale per una grave infezione: paura per il re 87enne – guarda DALLA NORVEGIA – Fidanzato plebeo anche per Ingrid Alexandra di Norvegia, primogenita degli eredi al trono Haakon e Mette Marit. 20 anni compiuti a gennaio, è andata a vivere con il suo 23enne studente in Legge Magnus Heien Haugstad, poco prima di partire per  il servizio militare a Målselv, località in cui le temperature scendono fino a -20°C. I due condividono un appartamento da 40 metri quadrati a Grünerløkka, quartiere trendy di Oslo, e pagano circa 1.700 euro al mese di affitto. Per il magazine Se ogHør la convivenza serve anche a dividere le spese. Alexia d’Olanda, il debutto: indossa per la prima volta l’Ordine del Leone e gli occhi sono tutti per lei – guarda DALL’OLANDA – Nessun problema per le origini del potenziale sposo nei Paesi Bassi: i rumors vogliono la 20enne principessa ereditaria Amalia innamorata del 26enne principe Boris, pretendente al trono bulgaro dopo nonno Simeone. Da tempo la futura regina passa lunghi periodi a Madrid, non si è mai capito se per sfuggire alle minacce di sequestro della mafia olandese, che l’hanno costretta a lasciare l’appartamento universitario ad Amsterdam, o se per studi non comunicati in qualche ateneo madrileno. Poi è spuntato Boris, con cui è stata avvistata per la prima volta in Andalusia, al matrimonio della Duchessa di Medinaceli Victoria Hohenlohe con Maxime Corneille. E quando, a novembre, il principe è tornato a vivere nella capitale spagnola, dopo gli anni di studio a Londra, è stato facile fare due più due. Se è amore lo dirà il tempo. A cui toccherà anche stabilire gli equilibri tra l’introversa Amalia e la spumeggiante Alexia. 18enne, amante dei flash e sempre in cerca di visibilità, ruba volentieri la scena e persino la parola in pubblico alla sorella maggiore. Mentre Amalia non ha ancora assistito a un atto da sola, Alexia ha già battezzato una nave e non se l’è cavata affatto male. Rivalità in arrivo? I sovrani Willem Alexander e Maxima non sembrano curarsene. Letizia Ortiz a schiena nuda, la regina di Spagna ammalia tutti per l’ennesima volta – guarda DALLA SPAGNA – Sorelle unite, affettuose e popolari invece a Madrid, dove Leonor e Sofia filano d’amore e d’accordo e agli eventi pubblici si parlano anche con sguardi e mezzi sorrisi silenziosi. La Spagna si è innamorata della Principessa delle Asturie lo scorso autunno, non appena l’ha vista in divisa, seria e luminosa cadetta dell’accademia militare, nella cerimonia del bacio alla bandiera. Quando poi è apparsa in un dinamico tailleur pantalone bianco per giurare fedeltà alla Costituzione in Parlamento, è stata l’apoteosi. Ma il momento più divertente della “Leonormania” in corso è stato a ottobre: durante un ricevimento a Palazzo Reale, Felipe VI e Letizia si sono voltati all’unisono e sorridenti verso la figlia che salutava alcuni colleghi cadetti, facendo così intendere ci fosse del tenero con uno di loro. Social impazziti con meme, battute e ironie alla «guai a chi si avvicina alla nostra Princesa senza buone intenzioni», che hanno rivelato l’affetto di cui gode. Del resto, anche i più antimonarchici dicono: «Sono repubblicano, ma Leonor…». Mary e Frederik di Danimarca: all’incoronazione ci sarà il fratello Joachim, ma non sua moglie Marie – guarda DALLA DANIMARCA L’UNICO MASCHIO – Quattro future regine e un solo futuro re, Christian di Danimarca. All’ultimo anno della scuola superiore, è il più sconosciuto della sua generazione. Mai un atto ufficiale da solo, mai una parola di troppo. Poi nonna Margrethe ha abdicato e lui si è trovato improvvisamente catapultato in una nuova realtà. Due settimane dopo l’ascesa al trono, re Frederik X è andato in visita in Polonia, lasciandolo in patria come reggente. E, nel nome del padre, il principe ha approvato la modifica di legge sull’imposta di registro e il congedo parentale di un ministro. Gli sono bastati quindici giorni da Kronprins, principe ereditario, per fare quello che nessuna delle sue più mediatiche omologhe ha ancora fatto. Laura Cardia
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drheinreichvolmer · 2 months
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AMORE IN AFFITTO 4
Gloria venne accompagnata nel salone della caffetteria da Maris e Francesca, e prima di entrare la greca le fece una breve spiegazione di quelli che sarebbero stati i suoi doveri: << Dovrai occuparti dell'ordine e della pulizia della caffetteria e di tutti i vari utensili di uso quando sarà il tuo turno, dovrai portare le varie ordinazioni ai rispettivi tavoli e se verrai richiesta dovrai intrattenere il cliente o la cliente in questione. >> le spiegò con calma la maid dai capelli verdi.
<< Ok.. spero di non combinare altri disastri. >> rispose mortificata Gloria, ripensando allo sguardo di Corinne nella sala del trono.
<< Tranquilla, andrà tutto bene. >> disse Maris, << Saprai di aver svolto un buon servizio se questo ciondolo si illuminerà. >> aggiunse mettendole al collo un ciondolo con una pietra rosa.
<< A seconda dell'emozione che una persona prova, la pietra si illumina di uno specifico colore. >> asserì Francesca con un sorriso.
<< E cosa succede dopo? >> domandò la ragazza dai capelli rosa curiosamente.
<< La pietra cattura l'emozione, essa poi viene raccolta e custodita in un luogo a noi sconosciuto. Lo scopo è cercare di raccoglierne più delle altre maid. >> proseguì Maris.
<< Colei che riuscirà in questa impresa sarà la fortunata che il nostro padrone sposerà!>> aggiunse Francesca con gli occhi a cuoricino.
<< Beh a me non interessa, l'ultima cosa che voglio è sposarmi un vecchio, e per giunta pure mio stretto parente. Mi limiterò a farlo solo per saldare il mio debito. >> replicò Gloria dopo aver fatto una faccia disgustata al pensiero sposare suo zio.
Gloria era finalmente pronta per il suo grande esordio, la sua collega Maris le diede un ultima sistemata al fiocco e poi sorrise.
<< Bene, sei pronta.. vedrai, andrà tutto benissimo. >> disse la greca sorridendole.
<< Spero tanto che tu abbia ragione. >> rispose ansiosamente Gloria.
<< Sicuro, e poi ricordati che noi saremo sempre lì ad aiutarti!>> aggiunse Francesca. Gloria entrò poi finalmente nel grande salone del castello riservato alla caffetteria, lo sguardo di tutti i presenti puntato su di lei.
<< Bene, è venuta a fare altri disastri vedo. >> disse acidamente Ilona porgendo a Gloria il vassoio con le tazzine da tè e la rispettiva teiera. La ragazza cercò di non farsi condizionare dalla collega, prese il vassoio e partì in direzione del tavolo dodici.
<< Dai muoviti, non c'è mica il ghiaccio a terra o le bucce di banana! >> continuava intanto Ilona, alzando il tono della sua voce. Le gambe della giovane Gloria iniziarono a tremare per l'agitazione, si stava trattenendo a stento dal mettersi a piangere. Le tazzine sul vassoio ondeggiavano a causa della sua agitazione, rischiava seriamente di cascare tutto.
<< La situazione si sta mettendo male.. >> commentò Judith dispiaciuta, mentre Evelyn annuì con la testa facendo un sospiro sconsolato.
<< Dannazione, sei proprio negata!>> insistette la maid dai capelli viola frustata. Gloria si morse il labbro, ed alcune lacrime iniziarono a scendere lungo le sue rosee guance.
<< Non posso più restare a guardare! >> disse d’un tratto Francesca, esasperata dal comportamento da bulletta di Ilona. L'italiana si fece avanti, sistemando con cura le tazzine.
<< Sta solo cercando di metterti pressione, dimostra a quell'oca che tu non sei meno di lei in questo posto, io credo in te Gloria! >> dichiarò la bionda osservando Gloria dritta negli occhi. Le parole di incoraggiamento di Francesca diedero alla fanciulla la motivazione di riprendere il controllo della situazione e portare a destinazione il vassoio senza difficoltà. Una volta giunta al tavolo numero dodici, servì con disinvoltura le due ragazze per poi allontanarsi dopo aver fatto un lieve inchino. Le clienti sorrisero in segno di apprezzamento, e Judith ed Evelyn le fecero un piccolo applauso per congratularsi. La fanciulla fece ritorno dalla collega Francesca abbracciandola per ringraziarla del supporto.
<< Visto? Te lo dicevo che ci saresti riuscita. >> ribatté l'italiana mentre ricambiava l'abbraccio. In quel momento la pietra di Francesca divenne di colore verde, la sua disponibilità ed empatia avevano appena generato un sentimento di amicizia da parte di Gloria. Anche Maris si fece avanti congratulandosi con Gloria per aver dato ascolto alle parole di Francesca. Nell'esatto momento in cui le due maid si congratulavano con la giovane Gloria, il barone si fece avanti per complimentarsi a sua volta. Aveva apprezzato molto quanto Francesca e Maris erano state preziose nella riuscita di quel primo servizio, ma anche molto fiero di come Gloria aveva scelto di fidarsi dei consigli delle due donne. Dietro le spalle del barone c'era la loro collega Corinne, la quale continuava a squadrare biecamente le due colleghe. La francese strinse entrambi i pugni, e dopo di ciò decise di abbandonare la caffetteria, prima di avere un crollo nervoso davanti ai clienti. Heinreich si accorse dell'evidente strano comportamento della sua dipendente, e dopo essersi congedato dalle altre maid, convinto che sarebbe andata a rifugiarsi nella sala dove veniva custodita gelosamente la mistica pietra. Fu infatti lì che la trovò, intenta ad osservare quel prezioso artefatto che fluttuava dentro alla teca, mentre sospirava angosciata.
<< Che cosa ti turba tanto mia cara, non dirmi che sei gelosa di Gloria? >> domandò ad un tratto l'uomo avvicinandosi.
<< Altezza siete qui.. gelosa? State forse scherzando.. >> replicò poi acidamente la francese mentre tentava di nascondere i suoi reali pensieri al riguardo.
<< Mia cara Corinne, sai bene quanto io ti conosca, quindi non c'è motivo di cercare di mentirmi. >> la rassicurò il nobile con voce calma.
<< Okay, la detesto! Non merita di servirvi, e poi è evidentemente incapace di essere all'altezza di questo posto. >> aggiunse la francese alzando il tono di voce.
<< Corinne, per certe cose serve tempo.. guarda questa pietra, non posso farla completare quando voglio io, e allo stesso modo Gloria non può essere pronta quando lo decido io. >> ribatté il barone.
<< Ma poteva decidere di non farla venire qui o di non farla lavorare alla caffetteria, certe cose le possiamo decidere altezza. >> lo corresse subito Corinne. A quel punto il barone si tolse la benda nera di cuoio che portava sull'occhio destro; molte persone, tra cui le altre maid, erano da sempre convinte che lo avesse perso a causa di qualche scontro. In verità la benda serviva unicamente a celare il segreto che riguardava l'occhio destro del nobile. Difatti, a differenza del sinistro, che era di un color azzurro polvere; il destro presentava una colorazione rossa, e questa non era l'unica cosa peculiare. Ad un tratto sulla pupilla apparve infatti uno strano simbolo, il quale ricordava vagamente la croce di ferro, o quella maltese. Ciò era collegato al mistico potere in possesso del barone, chiamato “Macht der Kaiser”, ovvero “il potere degli imperatori”. Grazie a questa abilità, era in grado di leggere i cuori delle persone e vedere le loro più nascoste emozioni. Scrutando l'animo di Corinne si accorse che il suo cuore bianco e puro era diventato nero come la pece, il che non era certo un bene. Avvicinandosi alla donna la osservò negli occhi, mentre accarezzava il suo viso.
<< Non hai motivo di preoccuparti, non sei più sola e non verrai più abbandonata.. insomma, io sono migliore di tuo padre. >> pronunciò con tono quasi paterno il nobile.
<< M-mio padre? >> disse Corinne sgranando per un attimo gli occhi.
<< Non è colpa tua, Corinne.. tu volevi solo essere amata. >>
<< Solo essere amata.. >> ripeté la donna, mentre il suo corpo iniziava a tremare. Sembrava come se stesse ricordando qualcosa che non voleva ricordare, e si ritrovò improvvisamente il viso bagnato dalle lacrime.
<< Tuo padre era incapace di darti l'amore di cui avevi bisogno, per lui non eri abbastanza. Per questo ti ha rimpiazzata... ma non devi temere, io non potrei mai fare una cosa del genere a te. >> replicò il barone asciugando le sue lacrime. Corinne rimase in silenzio, poi osservò nuovamente il volto del suo padrone. Heinreich la strinse in un abbraccio, mentre le accarezzava i capelli blu indaco.
<< Era solo un incidente.. ma le persone non sempre sanno capirci, e il più delle volte è più facile abbandonare qualcuno che cercare di capirlo. >> aggiunse l'uomo senza smettere di confortarla. Pian piano il cuore di Corinne fece ritorno ad bianco puro, e la ragazza sorrise provando una sensazione di benessere. Il tutto si era svolto sotto l'attento sguardo di un uomo dalla chioma albina vestito elegante, i suoi occhi rossi osservavano da diversi minuti i due. Si trattava di Hans, il braccio destro di Heinreich, questo era il suo vero aspetto. Soltanto il barone e Corinne erano a conoscenza delle sue vere sembianze. Dopo quel colloquio col barone, la giovane venne accompagnata nella sua camera da letto da quest'ultimo. In tale circostanza, la maid colse l'occasione per denudarsi in sua presenza, con l'intenzione di sedurlo – convinta che se si fosse concessa avrebbe avuto più sicurezza di non perdere i suoi privilegi. Corinne fece cadere le vesti a terra, mentre il suo sguardo fissava intensamente l'uomo di fronte a lei. Si sentiva però talmente nervosa che si morse le labbra con forza, finendo per farle sanguinare. Heinreich le pulì quella traccia di sangue dal labbro inferiore passandoci sopra il pollice, tenendo sollevato il mento della donna. Il cuore di Corinne batteva forte, anche se voleva farlo più di qualunque cosa sentiva un non so che, che la tratteneva da andare fino in fondo. Il barone notò però immediatamente l'evidente insicurezza e disagio della maid dai capelli indaco, e la respinse, invitandola a rivestirsi e ad andare a dormire.
Al mattino il sole splendeva e una nuova giornata stava per cominciare alla caffetteria, Judith era impegnata a dare da mangiare ai gatti del bistrot, mentre Maris si occupava di pulire i tavoli prima dell'arrivo dei clienti. Francesca ed Evelyn stavano pulendo gli utensili e macchinari vari, quella mattina era il loro turno. Gloria era arrivata puntuale al suo secondo giorno di lavoro, e finalmente sentiva di poter dare il meglio di sé a lavoro. Si mise quindi a pulire con attenzione e scrupolosità i vetri delle grandi finestre, osservando ogni tanto di nascosto la sua collega Corinne e domandandosi se mai la donna dai capelli indaco avrebbe cessato di essere in collera con lei. Poco dopo i clienti fecero il loro ingresso alla caffetteria, ognuna delle maid stava svolgendo la sua mansione, fino a quando Judith non si fece avanti verso Gloria.
<< Perdona il disturbo, ma sei richiesta al tavolo ventiquattro. >> disse Judith sorridendole. Lo sguardo di Gloria divenne pallido come quello di un malato, non poteva credere che al suo solo secondo giorno di lavoro qualcuno già avesse chiesto di lei. Voleva seppellirsi ma non poteva rifiutarsi, aveva promesso a sé stessa di non tirarsi più indietro. Judith le mise una mano sulla spalla, incoraggiandola che in fondo non era poi così complicato rendere felici i loro clienti. Gloria quindi prese un respiro e si sedette al tavolo, davanti ad un giovane con gli occhiali e una fila di taccuini ed appunti vari. Gloria lo osservava confusa, chiedendosi a cosa gli potessero servire tutti quegli appunti. Il ragazzo, dopo essersi presentato come Abel, spiegò di essere il capo redattore del giornale del suo liceo, era venuto per fare un intervista, per la quale aveva scelto il membro più giovane della caffetteria. Gloria rimase ancora più sconvolta alle sue parole, un’intervista a lei? A che domande avrebbe dovuto rispondere? E cosa sarebbe successo se non fosse stata all'altezza di soddisfare le aspettative di quel giovane giornalista? Era sul punto di tirarsi indietro, quando si rese conto che quella poteva essere l'occasione per catturare il suo primissimo cristallo, quindi a discapito di tutto decise di accettare. E così l'intervista cominciò, ma il carattere discutibile di Gloria stava rendendo difficile le cose al povero Abel; il quale alla fine, stanco della scarsa collaborazione di Gloria, decise di pagare il suo consumo e lasciare immediatamente la caffetteria. Ilona sorrise compiaciuta di fronte alla scena, si aspettava che la maid dai capelli rosa avrebbe prima o poi fatto fiasco. La giovane si rese conto di aver rovinato l'occasione di catturare il suo primo cristallo, tuttavia non si lasciò sconfortare. Infatti, determinata a sistemare le cose e dispiaciuta per il povero Abel, decise di trovare il giovane giornalista e aiutarlo a trovare il perfetto scoop. Per farlo avrebbe dovuto lasciare il castello, e la sua collega italiana Francesca Bellini volle aiutarla in quell'impresa. Le due uscirono quindi di nascosto durante la pausa pranzo, consapevoli di star violando il regolamento che imponeva alle maid di allontanarsi dal maniero, se non al seguito del loro padrone.
Le due vennero però viste dalla maid Maris, che scelse di tacere al fine di non far finire le due ragazze nei guai. Soltanto una volta fuori si posero il problema di rintracciare Abel; e Francesca suggerì di presentarsi fuori dal suo liceo nella speranza di riuscire a trovarlo. Le due maid si recarono allora alla scuola nominata dal giovane giornalista, ma vennero informate che Abel era già andato via. Persa ormai ogni speranza, vennero fortunatamente a sapere da una sua compagna di classe che in quel momento il ragazzo si trovava al vicino teatro Adonis. Gloria e Francesca decisero quindi di raggiungerlo al teatro, dove scorsero di nascosto Abel tra il pubblico, che stava assistendo alle noiose prove dello spettacolo di Romeo e Giulietta. Nonostante Camill, un suo compagno di classe, interpretasse perfettamente la parte di Romeo; la sua controparte Florian era davvero pessima. Il giornalista osservava senza speranze le prove, convinto di ritrovarsi a scrivere l'ennesimo articolo da pochi soldi, avrebbe assistito all'ennesimo spettacolo osceno della sua classe. Francesca stessa guardava incuriosita gli attori sul palco, e riuscì immediatamente a dedurre che qualcosa stava interferendo con la prestazione della povera Florian. Riferiti i suoi dubbi a Gloria, le due decisero di seguire di nascosto la studentessa, così da capire cosa la rendesse tanto a disagio. Il presentimento si rivelò corretto, trovarono infatti la ragazza che piangeva in camerino; e cercando di consolarla, scoprirono la causa del suo problema. Florian era segretamente innamorata di Camill, e i suoi sentimenti per lui le rendono impossibile recitare la sua parte. Compresa la situazione, Francesca ipotizzò che se Florian fosse riuscita a dichiarare il suo amore a Camill, sarebbe stata in grado di interpretare al meglio Giulietta. Osservandola da sola infatti, entrambe le cameriere scoprirono che Florian era in realtà una bravissima attrice, adesso che nessuno la stava osservando. Fu allora che Francesca estrasse un ciondolo dalla sua tasca, spiegando sottovoce a Gloria come quella collana le permetteva di vedere i desideri delle persone. E nel momento in cui lo indossò, dopo aver scrutato il cuore della ragazza, scoprì che il suo più grande desiderio era quello di poter vedere nuovamente i ciliegi in fiore con Camill, come quando erano bambini.
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ildiariodibeppe · 4 months
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DALLA PAROLA DEL GIORNO
Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio […] “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
(Mt 21, 33-37.42-43)
Come vivere questa Parola?
La protagonista di questa parabola è una vigna, per la quale il padrone ha una grande premura. Al tempo dei frutti, che sono suoi, manda dei servi dai coltivatori a prenderne il raccolto, ma questi servi saranno uccisi! Sappiamo che la vigna è il popolo eletto di Dio e questi servi sono i profeti, i quali hanno sempre richiamato il popolo ad un cambiamento, ad una conversione. I richiami sono rimasti inascoltati, ma Dio non si stanca, moltiplica con generosità i suoi appelli. Il suo amore arriva fino a mandare il Figlio, ma davanti a Lui il muro del rifiuto si alza consistente, si arriva ad ucciderlo fuori delle mura della città. Ma dal rifiuto della prima Alleanza il Padre farà nascere una nuova ed eterna Alleanza proprio con il sangue del Figlio
Noi entriamo a questo punto della storia della salvezza. Il Signore ha dato ad ognuno di noi il dono grande della libertà. La libertà è il dono dato ai figli, creati a sua immagine e somiglianza. La libertà è il dono che ci fa simili a Lui e noi, questo dono, come lo usiamo? Per accogliere o difenderci dall’Amore, per respingere il dono dell’Alleanza o diventare con Gesù parte viva di questa nuova Alleanza?
Il tuo Spirito Signore ci renda accoglienti alla tua proposta d’amore! Convertici a Te!
La voce di Papa Francesco
“L’urgenza di rispondere con frutti di bene alla chiamata del Signore, che ci chiama a diventare sua vigna, ci aiuta a capire che cosa c’è di nuovo e di originale nella fede cristiana. Essa non è tanto la somma di precetti e di norme morali, ma è prima di tutto una proposta di amore che Dio, attraverso Gesù, ha fatto e continua a fare all’umanità. È un invito a entrare in questa storia di amore, diventando una vigna vivace e aperta, ricca di frutti e di speranza per tutti. Una vigna chiusa può diventare selvatica e produrre uva selvatica. Siamo chiamati ad uscire dalla vigna per metterci a servizio dei fratelli che non sono con noi, per scuoterci a vicenda e incoraggiarci, per ricordarci di dover essere vigna del Signore in ogni ambiente, anche quelli più lontani e disagevoli.”
(ANGELUS, 8 ottobre 2017)
Commento di Sr Monica Gianoli FMA
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colorfulprincewombat · 6 months
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Anche se vivevano insieme ormai da parecchio, condividendo un appartamento preso in affitto ai tempi dell'università, il mercoledì rimaneva a sempre la loro serata e il Celtic, un vecchio pub del centro, il loro locale preferito: quello era un appuntamento fisso a cui non avrebbero mai rinunciato.
Le vere amiche fanno così, ed Elettra e Gaia erano vere amiche fin dalla prima liceo.
La prima volta che le due ragazze notarono Noa era un mercoledì, erano sedute al loro solito tavolo e mai avrebbero immaginato di condividere quell'uomo, come avevano fatto con tante altre cose, tra cui l'affitto del trilocale dove vivevano insieme.
Fu lui a fare il primo passo, avvicinandosi con tre boccali di birra. Non seppero mai, o non lo vollero sapere, se il suo iniziale interesse fosse per l'una o per l'altra.
Le due giovani donne, entrambe graziose, erano diversissime fra loro: Gaia era bionda con i capelli corti e lisci, Elettra bruna e con i ricci che le ricadevano sulle spalle. La bionda era magra e slanciata, l'altra aveva forme morbide e seducenti. Anche i loro caratteri erano differenti: Elettra era romantica e perennemente persa nei suoi sogni, Gaia più razionale e pragmatica.
Il fatto di accettare Noa al tavolo e lasciare che si sedesse, fu un fatto eccezionale, però il sorriso del ragazzo era contagioso e si sentirono subito a loro agio. Non si poteva definire bello, con la sua barba trascurata e le rughe sopraggiunte anzitempo, le occhiaie indelebili di chi dorme sempre troppo poco e lo sguardo triste che hanno alcuni bambini quando vengono esclusi. Forse era proprio quest'aria di infelicità che le aveva indotte ad accettare quella birra e, subito dopo, si accorsero che era capace di ascoltare, quasi si divertisse a sentire i loro problemi e, talvolta, anche gli acidi pettegolezzi.
Da quella sera e per un bel po', venne incluso anche lui nell'appuntamento fisso del mercoledì. Noa imparò che le due preferivano il vino bianco alla birra, che il maschilismo di facciata non veniva preso bene, che Gaia ogni tanto scopava con il suo capo ufficio il quale non avrebbe mai lasciato la moglie, mentre Elettra cercava il vero amore, restando puntualmente delusa, prendendo delle gran facciate.
Gaia ed Elettra viziavano il loro nuovo amico come fosse un adolescente, quasi a farsi perdonare delle loro chiacchiere a volte futili, pur sapendo che lui si divertiva molto, dimostrando intelligenza nel non intervenire a sproposito. Nacque fra loro un'empatia che ben presto si trasformò in confidenza e poi in complicità.
Durante la giornata le ragazze parlavano spesso di lui, chiedendosi cosa stesse facendo, talvolta chiamandolo, interrogandosi su quell'alone di fascino misterioso che avvolgeva il nuovo amico. In passato era capitato di invaghirsi dello stesso uomo, ma questa volta era diverso, nel parlare di lui non vi era alcun desiderio prevaricatore, era come se fosse del tutto naturale tesserne le doti, anche con battute sfacciate e al limite del volgare, ma senza alcuna competizione, quasi fosse un particolare segreto da condividere.
Mercoledì 21 dicembre di quel fatidico anno, a pochi giorni dal Natale, Gaia non riusciva a smettere di piangere. Seduta al solito tavolaccio di legno del Celtic, in compagnia di Elettra e Noa, raccontava della rottura con il capo ufficio, il famoso uomo sposato che non avrebbe mai lasciato la moglie.
La disidratazione da versamento di lacrime necessitava di abbondanti dosi alcoliche, principio su cui tutti erano d'accordo, bevvero abbondantemente non limitandosi al vino bianco e alla birra. Quel mercoledì 21 dicembre, a pochi giorni dal Natale e per la prima volta, Noa seguì le sue amiche nel loro appartamento.
Lì dentro baciò per prima Gaia, in realtà inciampò sulle sue labbra, sorreggendola nella piccola cucina ed evitando che cadesse. Fu un bacio del tutto naturale, breve e con le labbra che si incontrarono a metà strada. Elettra sorrise per quel gesto che pareva più affettuoso che passionale, finchè Noa la prese per mano attirandola a se e volle assaggiare anche lei.
Il ragazzo, in piedi in quella piccola cucina, stretto fra le due donne, proseguì a baciare entrambe, in quella situazione che seppur inconsueta vissero come fosse ineluttabile.
Avvenne tutto lentamente, si spogliarono vicendevolmente nella camera da letto di Elettra. L'uomo fece l'amore prima con lei, godendosi le carezze di Gaia sulla schiena, sul collo, sulle braccia, quasi che Gaia lo volesse aiutare a prendersi cura dell'amica.
Fu un orgasmo dolce, delicato. Quando finì, steso sul letto fra le due ragazze, entrambe si accovacciarono sulle sue gambe e cominciarono a stuzzicargli il cazzo, con le mani, con la bocca, con la lingua, finché non fu di nuovo eccitato e poté prendersi cura di Gaia. Anche questa volta, cibandosi dei gemiti della donna bionda, Elettra lo accarezzava delicatamente, posando piccoli baci sulla fronte dell'amica.
Si addormentarono abbracciati e felici, in silenzio, con la sensazione che anche un semplice respiro avrebbe potuto rovinare la perfezione di quel naturale incanto.
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lamilanomagazine · 9 months
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Messina: la Multisala Apollo prosegue le attività e annuncia il Cineforum 2023/24
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Messina: la Multisala Apollo prosegue le attività e annuncia il Cineforum 2023/24. Sono 23 i film che, dall’11 ottobre al 12 aprile, il mercoledì (orari 16:30 – 18:30 – 20:30) e il venerdì (orario unico alle 18:30), sono stati scelti fra quelli più significativi della scorsa stagione. “Abbiamo in programma una vasta programmazione, eventi speciali e ritorna anche il Cineforum. Speriamo di creare l’atmosfera degli anni passati, dove tanti messinesi si ritrovavano all’Apollo il mercoledì e il venerdì per condividere questo appuntamento. Abbiamo scelto di continuare a fare cinema perché la settima arte non è morta e la Multisala Apollo rimarrà un presidio culturale importante per la nostra città”, dichiara Loredana Polizzi. Per la Multisala Apollo sono stati mesi molto particolari e la proprietà ha scelto di continuare la sua storica attività. Fabrizio La Scala aggiunge: “Dopo 70 anni dalla nostra apertura nulla è cambiato e, il lavoro della Apollo s.r.l., continuerà con ancora più slancio e determinazione”. CINEFORUM 2023/24 Ottobre: 11/13 Whitney - Una voce diventata leggenda 18/20 Mia 25/27 Maigret Novembre: 08/10 Fidanzata in affitto 15/17 Il colibrì 22/24 La lunga corsa 29/01 Il sapore della felicità Dicembre: 06/08 L’ultima notte di Amore 13/15 Mon Crime - La colpevole sono io Gennaio: 10/12 Jeanne du Barry - La favorita del re 17/19 L’ultima luna di settembre 24/26 Educazione Fisica 31/02 Rido perché ti amo Febbraio: 07/09 The quiet girl 14/16 Chiara 21/23 Ti mangio il cuore 28/01 Primadonna – la ragazza del futuro Marzo: 06/08 Last film show 13/15 Gli spiriti dell’isola 20/22 Io capitano 27/29 Nostalgia Aprile: 03/05 Barbie 10/12 L’immensità Orari da verificare di volta in volta a seconda della programmazione Mercoledì: 16:30 – 18:30 – 20:30 Venerdì: 18:30 Ingresso singolo € 5,00 , Tessera € 50,00 Si accettano pagamenti con bonus cultura o 18 App. La direzione si riserva di apportare modifiche al programma per cause di forza maggiore.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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gcorvetti · 2 years
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Sempre io?
Dopo l'ultima, per non dire l'ennesima oramai, litigata mi trovo in una situazione di stallo non solo familiare ma anche professionale. Come sempre devo essere io a farmi avanti per parlare, la mia sensazione è che dovrei chiedere scusa ma scusa di cosa di aver detto cosa penso e quali sono le mie sensazioni in questo momento? Perché non si fa avanti lei visto che l'interesse è reciproco, sempre se c'è interesse da parte di lei, cosa che a me non sembra proprio, mi duole dirlo ma ho come l'impressione che a lei di me non freghi un cazzo, senza dire che forse non le è mai fregato niente e che stare con me è stato meglio che con un altro o a quanto pare peggio, vorrei vedere se beccava l'alcolizzato violento. Questo si allaccia alle discussioni che mi faceva la Piccina un giorno mi disse : 'Qua le donne non hanno un metodo di scelta dell'uomo, che so se hanno gli stessi gusti o interessi, certo non tutte, ma la maggior parte si accontenta di uno qualsiasi basta avere uno accanto'; queste parole risalgono oramai a tre anni fa circa, ma non ho mai pensato che lei fosse così, almeno non fino ad ora. C'è anche il fattore sostegno che mi è sempre pesato in qualsiasi cosa faccio a livello artistico, per il lavoro tutto è buono basta che porto i soldi a casa senza la minima idea di come mi sono sentito in questi 12 anni a essere preso in giro, insultato ed al razzismo che ho dovuto subire da parte dei suoi concittadini solo perché non sono estone (fanculo trogloditi). Ieri ho realizzato la mia prima opera d'arte ready-made che è fondamentalmente una testa dentro uno scatolo, titolo il conformista non sto a spiegare non è il caso magari faccio un post ad hoc, quando le parlai di sta idea e delle altre che ho in mente mi disse bello, ma ieri quando l'ha vista ha fatto la faccia come se fosse una cosa inutile, ora, se facevi la shampista (niente da levare alle shampiste è un modo di dire) posso capirlo, ma sei la scenografa e costumista del teatro centrale e di quelli piccoli annessi, hai fatto quadri e mostre nella tua vita, dammi almeno un giudizio artistico, cosa devo pensare che anche tu sei come gli altri che mi butti giù perché non sono estone? Dopo 23 anni che stiamo assieme un minimo di aiuto morale no? Porco dio, poi oggi aveva sta cosa come se io non ho intenzione di riappacificare la situazione che è di merda, scusa tu non hai interesse a fare il primo passo, devo farlo come sempre io? Ma che cazzo di situazione di merda, che si somma al fatto che a sto punto andrei via volentieri e qualsiasi posto sarebbe meglio di sto buco di culo in culo al mondo piatto come la mente di questi trogloditi alcolizzati, ma non ho i soldi per affrontare uno spostamento con tutta la roba che ho, si potrei vendere la strumentazione, ma resto comunque con una quantità di cose che mi servono, non compro cazzate, da portare via, mi servirebbe un'auto, l'ideale sarebbe un furgone, così non devo vendere la batteria. Trovare un lavoro è accettare uno stipendio da fame, 5,30€ lordi all'ora, e fare tante ore implicherebbe un totale annientamento di me stesso come artista, non voglio fare lo schiavo di sti stronzi; sto trovando difficoltò anche a fare il mio business proprio perché non sono estone, cioè ma siete dei razzisti di merda, altro che integrazione come dice la comunità europea, qua si calpestano i diritti di chi viene a vivere in un paese che in teoria fa parte di questa grande merdata che è l'UE. Cercarmi una casa in affitto è impensabile, sia per questo motivo che per il fatto che non ho un lavoro e nessuno affitta una casa a un disoccupato, questo è logico ovunque non solo qua, ma sono sicuro che troverei comunque difficoltà stando fuori da tutti i circoli benpensanti come l'università, per carità se lavori all'università ti aprono le porte, se sei uno che è arrivato qua per amore e quindi non hai connessioni con nessuna istituzione che fai?
Sono dell'idea che a sti coglioni non piace lo straniero che ha più capacità di loro perché li fa sfigurare a casa loro, dopo 40 anni di musica non riesco neanche a trovare una serata, qualcuno che vuole suonare con me, vivo circondato da muri di gomma dove sbatto continuamente.
Ieri Picci mi ha detto : 'Ma scusa, che te frega di fare una ditta che poi devi pagare le tasse e preoccuparti di vendere e magari deprezzare il tuo operato solo perché sti stronzi non vogliono farti crescere, vai in nero e mandali a fanculo'; infatti penso che farò così, inizio tranquillamente a vendere le mie cose stampate in 3D come se fossi un hobbista qualsiasi che vuole riprendere i soldi spesi peri filamenti se prendo contanti è anche meglio, così non risulta nessun movimento bancario, la cosa che mi può accadere è che mi fanno una multa, non so di quanto, ma posso sempre dire che è un hobby e che non ci guadagno tanto da dover aprire una ditta ecc ecc. Si me ne fotto, i pusher alzano 10k al mese, forse anche più, vendendo erba che è anche illegale, certo beccarli non è facile, se la polizia sapesse fare il suo mestiere, non c'è la piazza qua, quindi non sono a vista come in Italia, fanno gli appuntamenti online via messenger o whatsapp e poi prendono contanti.
Quindi oggi ho messo in vendita le zucche per halloween che avevo fatto l'anno scorso, magari non ne vendo neanche una o magari qualcuna, di sicuro non divento ricco ma neanche sbarco il lunario in questo paese di merda.
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