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#andrea inglese
marcogiovenale · 2 years
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esce il nuovo numero di 'container' - osservatorio intermodale di [dia•foria
esce il nuovo numero di ‘container’ – osservatorio intermodale di [dia•foria
La rivista CONTAINER – osservatorio intermodale esce con il secondo numero (B). Dopo due anni di lavori, covid compreso, finalmente vede la luce una pubblicazione ancora più ricca e articolata della precedente. Sono state inaugurate al suo interno nuove rubriche per permettere di ordinare al meglio la multifocalità di queste 84 vulcaniche pagine. Si va dalla critica letteraria, alle arti visive,…
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queerographies · 7 months
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[La mia lettera al mondo][Emily Dickinson]
Clicca qui per acquistare il libro Titolo: La mia lettera al mondoScritto da: Emily DickinsonTitolo originale: This Is My Letter To The WorldTradotto da: Andrea SirottiEdito da: Interno Poesia EditoreAnno: 2024Pagine: 216ISBN: 9788885583924 La collana «Interno Classici», dopo il successo della prima edizione, riporta in libreria la nuova e ampliata antologia poetica dell’amata e universalmente…
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diceriadelluntore · 4 days
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Storia Di Musica #342 - The Corrs, Home, 2005
Le Storie musicali di band di fratelli e sorelle ci portano in Irlanda, per una band che tra fine anni '90 e inizi 2000 fu molto popolare. The Corrs, come suggerisce il nome, sono una band di tre sorelle e un fratello, i Corr appunto. La loro storia è molto particolare e si lega a quella di un film del 1991, divenuto di culto, ambientato a Dublino, da dove provengono i nostri. The Commitments, diretto da Alan Parker, racconta la storia di Jimmy Rabbitte e del suo tentativo di mettere su una band di soul e rhythm'n'blues a Dublino, The Commitments, appunto. Il film, che è anche uno spaccato dell'isola prima della travolgente trasformazione avvenuta negli ultimi decenni, fu trampolino di lancio di una serie di attori\cantanti che dopo il film si lanciarono in carriere musicali. E tra loro c'erano i fratelli Corr. Jim Corr suonava in una band con John Hughes, che curava per Parker le selezioni dei musicisti. Hughes non sapeva che Jim avesse tre sorelle musiciste, Caroline, Sharon e Andrea, con cui si presenta i provini. Andrea ottiene una parte di recitazione con battute (è Sharon, la sorella minore di Jimmy), gli altri tre fanno da comparse, ma Hughes dopo le riprese chiede di poter diventare il loro manager. Diventano una band, dove suonano diversi strumenti, anche quelli tradizionali irlandesi. Il primo grande trampolino di lancio è l'esibizione, nel 1994, per i Mondiali di Calcio di USA 94, seguita due anni dopo per la cerimonia d'Apertuna dei Giochi Olimpici di Atlanta '96. Vanno in tour a supporto di Celine Dion, mentre il loro primo disco, Forgiven, Not Forgotten, che comprende sia brani strumentali di musica tradizionali che canzoni pop rock, svetta nelle classifiche di mezzo mondo, diventando uno dei dischi d'esordio di artisti irlandesi più di successo di ogni tempo. Nel 1997 successo per Talk On Corners, partecipano al Pavarotti And Friends a Modena e ricevono nel 1999 un Brit Award come Miglior Band Internazionale, registrando persino un MTV Unplugged, che vende milioni di copie. Il successivo disco, In Blue, prodotto da Robert John "Mutt" Lange, li consacra star internazionali: il singolo Breathless va in classifica in mezzo mondo, come Radio, l'album è il terzo disco con le maggiori vendita della Storia delle Classifiche musicali d'Irlanda dopo il The Best Of 1980-1990 degli U2 e Be Nere Now degli Oasis. Sono nominati ai Grammy Awards. Registrano un altro disco dal vivo, VH1 Presents: The Coors Live In Dublin, con ospiti Bono che duetta con loro in When The Stars Go Blue di Bryan Adams (un gioiellino) e Summer Wine di Nancy Sinatra e Ronnie Wood dei Rolling Stones che suona la chitarra in Little Wing, cover del classico di Jimi Hendrix e in Ruby Tuesday. Succede però una fatto doloroso: Jean, la madre dei fratelli Corr, muore in attesa di un trapianto di fegato all'ospedale di Newcastle, in Gran Bretagna.
E proprio alla madre, e alla loro terra, è dedicato questo disco, Home, che esce nel 2005. L'album precedente, Borrowed Heaven, già aveva riaperto la strada del folk nella loro musica, che nei dischi di successo internazionale si era un po' persa, ma in questo disco si ritorna alle origini. In scaletta 12 pezzi, divisi tra strumentali tradizionali di musica celtica irlandese, come Haste To The Wedding, che è il brano principe del ballo Céilí, uno scritto da Sharon Corr, Old Hag e due cantati in lingua gaelica dalla bellissima voce di Andrea, Buachaill ón Éirne (che vuol dire Ragazzo di Erne) e Bríd Óg Ní Mháille, Bridget O'Malley, che probabilmente è una riedizione ottocentesca di un antico canto dedicato a santa Brigida d'Irlanda. Ancora più emozionate è la parte di canti tradizionali cantati in inglese: My Lagan Love è uno dei primi traditional scoperti da Joseph Campbell, che agli inizi del 1900 intraprese un percorso di ricerca e traduzione dei canti tradizionali, musicati e riportati sugli spartiti da Herbert Hughes; la meravigliosa Spancil Hill è invece un traditional, probabilmente scozzese, che venne riadattato dai migranti irlandesi in America, dove divenne molto famosa nella zona dei Monti Appalachi: lo spancil era un modo di legare le zampe dei capi di bestiame per non farli scappare durante le fiere. Dolcissime sono Peggy Gordon e la bellissima Black Is the Color, conosciuta anche come Black Is the Color Of My True Love's Hair, brani che raccontano il carattere forte e deciso delle donne di quei posti. The Moorlough Shore è una delle più famose ballate irlandesi: è la storia di un giovane, innamorato della sua terra e di una ragazza, che però rifiuta le sue avances perché ama già un marinaio. Aspetterà il suo vero amore per sette anni. Frustrato, il ragazzo lascia la casa della sua infanzia e salpa, continuando a elogiare la ragazza che ama e che vive a Moorlough Shore. Sulla sua melodia, durante gli anni della Rivoluzione dell'Indipendenza irlandese (negli anni Dieci del 1900) i rivoluzionari cantarono The Foggy Dew, il principe dei brani di libertà irlandese. Completano la scaletta tre cover di brani moderni: Heart Like A Wheel, successo di Kate & Anna McGarrigle, poi ripreso da tanti artisti (la versione più famosa di Linda Ronstand), Old Town del leader dei Thin Lizzy Phil Lynott e un brano, Dimming Of The Day, scritto da Richard e Linda Thompson per un loro disco del 1975, Pour Down Like Silver. La musica è arrangiata con delicatezza, agli strumenti moderni sono affiancati i tin whistle, il Bodhrán (che è il tamburello irlandese) e una sezioni archi, che è sempre stato un marchio di fabbrica della musica Corrs. Spicca la voce, brillante e squillante di Andrea Corr, emozionante in più di un passaggio. Il disco, che non è di successo come i precedenti, ha comunque successo in patria, In Australia e sorprendentemente in Francia, dove vende 100 mila copie.
Andrea Corr, che ha recitato anche in altri film, tra cui Evita con Madonna e da protagonista una semisconosciuta commedia canadese, The Boys From County Clare, tenterà, con scarso successo, anche la carriera solista, con Ten Feet High. I Corrs continuano a suonare e a pubblicare materiale (l'ultimo disco del 2017) ma non hanno più raggiunto il successo dei dischi pop, nè la delicatezza, e la bellezza, del disco di oggi, un bellissimo esempio di variazioni "moderne" ai classici tradizionali della cultura delle isole britanniche, un grande tesoro culturale.
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spada1926 · 2 months
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Durante il 1992 il mio funzionario ed io sapevamo che l' esperienza dell' Ufficio di Rappresentanza a New York City delle Banche Popolari dell' Emilia Romagna era finita per ragioni tecnologiche. Lui si apprestava a tornare a Parma alla sua banca d'origine (poi sarebbe finito in Mediolanum) io avevo deciso di accettare la proposta commerciale di un cliente che, l' anno prima, avevo accompagnato nella Columbia Britanniche per tornare in Italia a fare il venditore (il lavoro di famiglia) e il responsabile fornitori esteri (ci sare rimasto 30 anni). Swea, la mia convivente tedesca, si era laureata alla Columbia University in letteratura inglese, ed era diventata assistente della Capo struttura di allora [ora dopo due matrimoni, cinque figlie (una l' ha chiamata Andrea, che in Francia e Germania. e anche un nome femminile, insegna alla Santa Barbara University in California e convive con un bagnino). "Perché non rimani in USA?" mi chiese in un mattino di sole di maggio del 1992 "Vedi amore io sono un europeo americanizzato ma un europeo. Preferisco, per ragioni culturali, vivere in Europa, meglio in Italia, e riservarmi la possibilità di viaggiare".
(Sopra l' ultima foto che mi ha mandato, sotto vedete Swea quando la conobbi io nel 1983 sulla vespetta che condivideva con le amiche che vivevano con lei nel loro monolocale ad Harlem, è quella di cui si vede la faccia. In quei dieci anni avrebbe cambiato mille volte lunghezza e colore dei capelli eh eh) 😘 #whenilivedinNYC 😂 #ecchime
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fashionbooksmilano · 1 year
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Maria Mulas Milano, Ritratti di fine '900
A cura di Andrea Tomasetig
Testi di Andrea Tomasetig, Paolo Fallai, Stefano Salis, Patrizia Zappa Mulas
Allemandi, Torino 2022, 192 pagine, 89 ilustrazioni, 20x29 cm, Inglese e Italiano, ISBN 9788842225812
euro 25,00
email if you want to buy : [email protected]
Il catalogo, edito in occasione della personale di Maria Mulas a Palazzo Reale a Milano, documenta il percorso di una protagonista della storia della fotografia che, con i suoi scatti, ha mostrato come nessun altro il volto del mondo artistico e culturale milanese, italiano e internazionale.
Gli anni settanta, ottanta e novanta sono per Maria Mulas una girandola di incontri, fra le Biennali veneziane e la Documenta di Kassel, allestimenti e inaugurazioni di mostre, presentazioni di libri, feste e reportage in giro per il mondo. Il suo luogo d’osservazione privilegiato è sempre Milano, città cosmopolita che, come un magnete, accoglie e integra le varie provenienze regionali e straniere, ed è in quegli anni uno straordinario laboratorio di creatività e modernità.
Maria Mulas ha ritratto artisti, galleristi, critici, designer, architetti, scrittori, editori, giornalisti, stilisti, registi, attori, intellettuali, imprenditori, amici. Un elenco dettagliato ne riporta ben 539, dalla «A» di Claudio Abbado alla «Z» di Franco Zeffirelli. Il catalogo Allemandi documenta i cento ritratti esposti nelle sale dell’Appartamento dei Principi di Palazzo Reale, provenienti dalla mostra al Museo Nazionale Slovacco promossa dall’Istituto Italiano di Cultura di Bratislava. Tra le pagine, i volti di: Giorgio Armani, Gae Aulenti, Joseph Beuys, Umberto Eco, Inge Feltrinelli, Dario Fo, Carla Fracci, Allen Ginsberg, Krizia, Marcello Mastroianni, i Missoni, Bruno Munari, Fernanda Pivano, Giò Ponti, Miuccia Prada, Giorgio Strehler, Arturo Schwarz, Ornella Vanoni, Lea Vergine, Gianni Versace, Andy Warhol.
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patti-campani · 4 months
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Skank Bloc Bologna: Alternative Art Spaces Since 1977 è un volume a cura di Roberto Pinto e Francesco Spampinato che ricostruisce la storia degli spazi espositivi non-profit a Bologna dal 1977 a oggi. Che si tratti di iniziative individuali, imprese cooperative o centri sociali, questi spazi hanno prodotto un vero e proprio “modello Bologna”, peculiare sia rispetto alla situazione di altre città italiane sia su scala internazionale. Il titolo del libro richiama un brano del 1978 della band post-punk inglese Scritti Politti, emblematico della percezione internazionale di Bologna come epicentro di agitazione politica e innovazione culturale. Il volume include saggi a carattere storico-teorico, interviste con i membri fondatori degli spazi in oggetto, preziosi documenti visivi d’archivio e una mappa infografica che ricostruisce la genealogia del fenomeno. Il progetto è stato vincitore dell’undicesima edizione del bando Italian Council (2022) indetto dalla Direzione Generale per la Creatività del Ministero della Cultura italiano.
A cura di Roberto Pinto e Francesco Spampinato Testi di Roberto Pinto, Francesco Spampinato, Andrea Lissoni, Lara De Lena e Davide Da Pieve ed. MOUSSE, 2024
Alcune pagine sono dedicate a Fiorile Arte
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rideretremando · 1 year
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In 1984 di Orwell "O’Brien lo definisce il metodo del “solipsismo collettivo”: se tutti dicono che una cosa non esiste, e sono convinti che quella cosa non esiste, nulla può far sì che collettivamente, che socialmente, quella cosa esista. Nella distopia orwelliana, è il partito che attraverso la manipolazione delle coscienze e il terrore impone ai suoi membri il solipsismo collettivo: è vero solo quello che esiste nelle coscienze, nella testa delle persone. Nulla conta di ciò che esiste in una pretesa realtà al di fuori di esse. Nelle democrazie attuali non sono escluse simili forme di solipsismo collettivo, ma esse hanno un valore rassicurante, fungono da allucinazione orchestrata, ma attraverso una concertazione a cui ognuno liberamente partecipa. I ministri dicono certe cose, i portavoce dei ministri le ripetono, e così pure i giornalisti della stampa e della televisione, e poi gli opinionisti, e infine la gente intervistata per strada: continuando a ripetere una cosa o negando la sua esistenza nel discorso, si fa in modo che essa appaia o scompaia secondo il flusso concertante."
Andrea Inglese
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animepersissime · 2 years
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Spiazzata. Un po’ vuota. Non capisco. Dovrei essere arrabbiata, triste, delusa, in realtà mi sento indifferente. Non riesco a leggermi. E’ un’emozione nuova, non ho mai fatto i conti con queste cose. Le emozioni, è tutta una lotta con il cervello.
E’ veramente questo essere adulti? Voglio tornare ad essere piccola, ancora protetta dal mondo esterno. 
Ti amo perché sei la persona di cui mi fidavo. Ti detesto perché continuo ad amarti, nonostante faccia male da morire. Non voglio cancellare ciò che è stato, tu continui a farmi promesse, io continuo a crederci. Non so cosa pensare, in questo momento verità e bugia si sono fuse in un’unica miscela che fa a botte nei miei pensieri.
Non so che fare. Ho svuotato il mio cassetto delle lacrime, ieri sera sono scoppiata mentre ti stavo chiamando, perché i miei sentimenti sono così forti e impossibili da gestire che non riesco ad esprimerli. Pensa a te stessa. 
I giorni a Bergamo ti hanno fatto solo del bene, lontano da tutto e da tutti. Ciò che hai sempre voluto, alla fine stai bene da sola. Come ti senti da sola? Indipendente? Libera? Oppure sola e basta? 
Domani tornerai alla tua vita, alla tua quotidianità. Cerca di restare in piedi, non pensarci troppo, non entrare nello stato di inemotività, quello stato in cui una persona vedendoti ti domanda “che hai?” e l’unica cosa che vorresti fare sarebbe gridare o piangere; mentre tutto ciò che fai è rispondere con un semplice “niente” e finirla lì, dove non è neanche incominciata.
Bergamo ha una luce diversa quando sei triste. In un qualche modo diventa più bella, si notano tutti i suoi dettagli, non è monotona come pensavo. O forse le città sono più belle quando fuori splende il sole?
Il solito baretto, in città alta, è stato il mio posto in questi giorni. Sotto il sole, i raggi del sole che mi baciano la faccia, mentre bevo il mio solito caffè macchiato. I piccoli uccellini che ronzano intorno alle briciole sui piattini ormai vuoti, lasciati sui tavolini bianchi; io circondata da turisti, mezzi inglese e mezzi tedeschi, (forse anche un po’ ubriachi alle 10 di mattina) e dalle signore sulla ottantina, di un certo ceto, vestite anche in una certa maniera, con un cane legato al proprio braccio, che si riuniscono tutte le mattine al solito tavolino, a parlare delle loro vite e dei loro nipoti. 
“E’ andato in Francia per migliorare il francese e non è più ritornato.” “Ho il nipote che non parla, ha quasi due anni, ma niente, speriamo cresca in fretta.” “Su instagram, mi hanno seguito delle donne, sai, quei profili con le donne nude, io le ho bloccate subito.” 
Il loro accento mi entra dentro, non capisco se mi piaccia oppure no. Mi sembra di essere quella riga nera sulla pagina di un libro che devi rileggere tre o quattro volte perché non si capisce molto bene il significato delle parole. Vorrei sapermi leggere meglio.
Anche tua mamma al telefono ti ha sentita distante, svuotata. « Mamma non farmi piangere, sono in mezzo alla gente » con le lacrime ormai copiose sulle guance, come se in quel momento era più importante l’apparire bene.
In mezzo a queste persone felici e con in mano una tazza di caffè o una sigaretta, mi sento un pesce fuor d’acqua. Qui, seduta in un tavolino, al centro e accecato dal sole, io sono in cerca di qualcosa, forse di aiuto, da me stessa. Mi sento fuori dal mondo. Non ho voglia di restare lì, ma allo stesso tempo voglio, perché mi fa del bene. 
Vorrei solo sparire, non ho più certezze. L’unica cosa che faccio è sospirare, prendere i soldi per pagare il caffè e chiamare Alice, per sentirmi ascoltata e forse per sentirmi meglio. 
Ho bisogno che qualcuno si prenda cura di me, perché io non ho il coraggio di farlo.
Dove sei?
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lamergelee · 2 years
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LA MER GELÉE, collectif amoureux, présente son n° AMOUR (éditions Vanloo, 2023) à la librairie VENDREDI, 67 r. des Martyrs, 75009 PARIS, le Jeudi 16.03.2023, à 19h00. Lectures & chansons. Avec Stéphane Bouquet, Andrea Inglese, Frank Williams, Bernard Banoun, Alban Lefranc...
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megabif · 2 years
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Simon Starling
A-A', B-B' Giovanni Battista Tiepolo, 'A Halberdier in a Landscape', 1736–38 (Formerly the right-hand portion of 'The Finding of Moses') Collection Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, Turin Fiat 125 Special, 1968 / Cutaway View (Front Section), 2019
1:1 scale archival pigment print, perspex, Fiat 125 Special 
Simon Starling, artista inglese di 55 anni, vincitore nel 2005 del Turner Prize, è protagonista alla Pinacoteca Agnelli con una mostra incentrata su due tagli. Il primo è quello subito da un’opera del Tiepolo nel 1820; il secondo è quello che lui stesso opera su una Fiat 125 Special di colore blu. A Torino dal 2 novembre 2022 al 5 febbraio 2023.
Tutto inizia con un alabardiere che si insinua in un quadro. Con la mano destra regge fiero l’arma, mentre la sinistra poggia sul fianco e crea pieghe sinuose sull’abito elegante. La casacca color zafferano brilla nel paesaggio grigio. Qualche nube, sullo sfondo, sorvola una catena montuosa. Dei giunchi paiono afflosciarsi stanchi, mentre dietro due figure sopraggiungono dal fiume. L’uomo ha negli occhi una tristezza. Le palpebre, gonfie di malinconia, trovano sollievo nell’animale ai piedi del soldato. É il suo fedele levriero. Anche lui sta facendo il suo ingresso nel quadro, seppure solo con il muso e una zampa. Ha fiutato qualcosa e cerca di porlo all’attenzione del padrone.
Seguendo il suo sguardo, come nell’immobilità pittorica l’alabardiere non può fare, ci imbattiamo in una scena di festa. Delle agghindatissime donne aristocratiche si raccolgono attorno a un neonato. Ma chi è? Per scoprirlo dobbiamo fare un passo indietro. 
Siamo nell’Antico Testamento, siamo in Egitto. A seguito dell’ordine del Faraone di uccidere tutti i figli maschi di origine ebraica, una madre depone il suo bambino in un cesto di vimini e lo affida alle acque del Nilo. A ritrovarlo è proprio la figlia del Faraone, che decide di allevarlo come fosse suo. Il nome che gli dà significa “salvato dalle acque”. Il nostro alabardiere, dunque, sta sopraggiungendo sul luogo dove il cesto, ancora visibile a riva, ha appena condotto Mosè alla sua nuova famiglia.Il Tiepolo, come altri pittori, ha rappresentato la scena in un quadro. Il quadro si chiamava didascalicamente Il ritrovamento di Mosè. E se si parla al passato è perché questo quadro non esiste più.O meglio, non esiste più nella sua interezza. L’opera, realizzata tra il 1736-38, venne infatti separata nel 1820. Nulla di tragico, una pratica comune all’epoca. La necessità sarebbe originata dall’intenzione di rendere più centrale la scena del ritrovamento, tagliando (letteralmente) via l’alabardiere che dal lato destro cercava di insinuarsi. Difatti la composizione appariva inusuale, seppure raffinata. Tanto che la sua origine è da rintracciarsi proprio nello slancio creativo del Tiepolo, a cui piaceva condurre lo spettatore all’interno dell’opera, farlo muovere nell’ambiente come ne facesse parte.
In questo caso era l’alabardiere, insieme al suo levriero, a guidare gli occhi verso il centro della vicenda. Un espediente al tempo stesso tecnico (utile a disperdere la centralità classica della scena nel dipinto) sia narrativo (utile ad aggiungere complessità e movimento alla lettura dell’opera). Una trovata che alla lunga deve aver stancato il patrizio veneziano Andrea Corner, committente del quadro. E pensare che era proprio per soddisfarlo che il Tiepolo aveva provato un’ulteriore variazione sul tema, trasportando la scena biblica in un contesto a lui contemporaneo e familiare. Nell’opera non vi è infatti nulla di antico o di egizio; anzi le figure vestono eleganti abiti nobiliari e l’ambiente pare quello del nord dell’Italia. Un altro modo, se vogliamo, di rendere più prossima la scena allo spettatore.
Da questo momento inizia così la seconda vita del dipinto, che sono diventati i dipinti. Uno è diventato Alabardiere in un paesaggio e fa parte della collezione della Pinacoteca Agnelli. L’altro conserva il suo nome originale, Il ritrovamento di Mosè, ed è conservato alla National Gallery di Edimburgo. A legare le due opere il passato comune. Al quale si aggiunge il senso di assenza e mancanza che pervade l’alabardiere.
Ed è stato proprio questo aspetto a ispirare Simon Starling, che su questa vicenda ha incentrato prima la sua mostra A-A’, B-B’ da Franco Noero nel 2019, e ora un’altra esposizione, Tiepolo x Starling, alla Pinacoteca Agnelli. La collezione segna così un nuovo capitolo del suo progetto Beyond the Collection, mirato a valorizzare un’opera della raccolta.
Starling, a partire dall’Alabardiere, ricostruisce la vicenda che lo vede protagonista accostandogli prima una riproduzione della sua parte mancante, poi giustapponendogli un copia in scala ridotta dell’opera completa, concessa in prestito dalla Staatsgalerie di Stoccarda. Da questi estrae, dedicandogli un focus, alla figura del levriero. Animale ricorrente nella pittura aristocratica del tempo, simbolo di nobiltà e fedeltà. Sull’immagine del cane si intrecciano dei disegni del Tiepolo e gli scatti contemporanei di Starling.
Per cesellare il legame tra il progetto e la Pinacoteca, l’artista ha scelto di riproporre lo stesso taglio subito dall’opera nel 1820. Questa volta a farne le spese è una Fiat 125 Special di colore blu. Una berlina familiare dal motore modesto prodotta dalla Fiat tra il 1967 e il 1972. Nonché auto prediletta da Gianni Agnelli, che per la città si muoveva solo su questa vettura. Un modo per rimanere discreto (anche se la targa era A00000 TO) ed esprimere al tempo stesso la sua comunanza con i cittadini.
Starling riprende l’iconica autovettura e gli applica lo stesso taglio, ovvero conservando le proporzioni, che subì la tela del Tiepolo. Così dà vita a uno di quei rari casi in cui separare non significa dividere, bensì stringere.
Via & Via
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t4merici · 2 years
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Andrea è in affitto da una con 11 gatti in casa e la sfida di ogni giorno è togliere più peli possibile da: ovunque, ma a quanto pare era l'unica stanza rimasta a Verona perché ad un certo punto mi ero messa a cercare anche io tanta era la disperazione. Comunque questa è americana o inglese non ricordo e quando andrò a Verona starò da lei e gli 11 gatti + due ospiti mi diceva oggi Andrea, quindi ben 13 gatti wow. È un po' strana e mi racconta un sacco di storie quindi la mia sfida sarà cercare di non ridere ripensando alle storie che la riguardano mentre tolgo peli da: ovunque.
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marcogiovenale · 8 days
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oggi, 17 settembre, ore 18: incontro online con andrea inglese
cliccare per ingrandire questo il link per assistere, alle ore 18, da remoto:  http://meet.google.com/scc-ahfm-nbm
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Andrea e Io quando eravamo fidanzati, al mare. In alto con le calzine rosse e le scarpe alternative da tedesca che non sa che cosa sia la moda,  Andrea. Si premurò di farmi avere questa foto poco prima di tornare a casa a Bonn, perchè io  mi ricordassi di lei. E’ molto dolce in questa foto, l’ho tenuta in tasca per anni in un portafoglio militare che mi diedero al congedo dove tenevo lei e alcune poesie per lei.  Ogni volta che vedo questa sua foto, sento il suo profumo nei miei ricordi.
Andrea era fluente in Italiano e Francese, e parlava inglese. Conosceva il Latino e il Greco, come me. E studiava matematica. Insomma una nerd  con il dono delle lingue. In privato parlavamo Italiano, per mia fortuna. Però adoravo sentire il  suo tedesco, le parole nella sua bocca si facevano gentili come caramelle . Aveva un a voce angelica.
In basso a sinistra,  in giallo canarino , Barbra - si scrive così non è un errore  tipografico. Senza una “a”. Due anni più giovane. Barbra è il classico  tipo cordiale che piace a tutti,  molto carina. In realtà quando le ho incontrate per la prima volta, e loro erano insieme, avevo notato lei prima di tutto. Ma alla fine della sera sono rimasto per Andrea:  era una ragazza profonda, dolce, e con un tocco di classe misterioso. In questa foto Barbra che non sa l’italiano sta parlando in Tedesco credo con il fotografo, e io mi sto sforzando di afferrare che dice, cosa non semplice per me dato che … non capivo  quasi niente di tedesco parlato. Adoravo Barbra, e i cinque fratelli di Andrea. Due maschi e tre femmine. Lei era la più grande. La più giovane era  Elisabeth, tre anni, che mi tirava scemo, insisteva a insegnarmi il tedesco in tono maestrale, e aveva una parlantina… ma era simpatica. Le volevo bene. Amavo Andrea. Credo si capisca.
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antennaweb · 3 months
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fashionbooksmilano · 7 months
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Andreas Gursky Visual Spaces of Today
A cura di Urs Stahel e Andreas Gursky. Saggio critico di Urs Stahel
Fond.MAST, Bologna 2023, 108 pagine, 30x27cm, 41 fotografie a colori, Cartonato con cofanetto, Edizione bilingue italiano/inglese, ISBN 9781915743114
euro 60,00
email if you want to buy [email protected]
Mostra Bologna 25/5/23 - 07/01/24
La Fondazione MAST presenta il catalogo che accompagna la prima grande mostra antologica in Italia che copre oltre quarant’anni di attività dell’artista tedesco Andreas Gursky. Per l’occasione, il curatore Urs Stahel ha elaborato insieme all’artista un progetto che esplora visivamente i valori della Fondazione MAST. L’acronimo MAST sta per Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia: gli spazi visivi che Gursky crea nelle fotografie in mostra riflettono questi stessi universi tematici. Le sue immagini rivelano nuove modalità di rappresentare il lavoro, l'economia e la globalizzazione, offrono straordinarie prospettive di siti produttivi, centri di movimentazione delle merci, templi del consumo, nodi di trasporto, luoghi di produzione energetica e alimentare, sedi dell’industria finanziaria. Sfidando il nostro pensiero oltre che il nostro sguardo, le sue fotografie ci aiutano a inquadrare il paesaggio contemporaneo e a definire la nostra esperienza del mondo.  Il volume – pubblicato in occasione del decimo anniversario della Fondazione MAST di Bologna e del centesimo anniversario dell’impresa G.D – propone 41 fotografie di grande formato e un saggio critico di Urs Stahel che getta luce sulla ricerca artistica di uno dei maggiori interpreti del nostro tempo, la cui opera da quattro decenni amplia i confini della fotografia.
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cerentari · 3 months
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E' ora di trovare un posto di Eunice De Souza
Eunice de Souza (1940 – 2017) è stata una poetessa indiana di lingua inglese, critica letteraria e romanziera.  È ora di trovare un postodove poterci scambiare silenzio.Ho ciarlato senza posain sale insegnanti, corridoie ristoranti.Quando non ci sei tu tra i piedicontinuo a conversare nella mente.E anche questa poesiaha quarantotto parole di troppo. * Traduzione di Andrea Sirotti
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