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#antica sapienza
pensierodelgiornoblog · 4 months
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“Anche se tu fossi il peggiore tra i peggiori, in verità potrai passare fra tutti i pervertimenti con la nave della sapienza.” – Bhagavad gita
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ypsilonzeta1 · 2 years
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Le donne provano la temperatura del ferro da stiro toccandolo.
Brucia ma non si bruciano.
Respirano forte quando l’ostetrica dice «non urli, non è mica la prima». Imparano a cantare piangendo, a suonare con un braccio che pesa come un macigno per la malattia.
Portano i figli in braccio per giorni in certe traversate del deserto, dei mari sui barconi, della città ai piedi su e giù per gli autobus.
Le donne hanno più confidenza col dolore.
Del corpo, dell’anima.
È un compagno di vita, è un nemico tanto familiare da esser quasi amico, è una cosa che c’è e non c’è molto da discutere.
Ci si vive, è normale.
Strillare disperde le energie, lamentarsi non serve.
Trasformarlo, invece: ecco cosa serve. Trasformare il dolore in forza.
Ignorarlo, domarlo, metterlo da qualche parte perché lasci fiorire qualcosa.
È una lezione antica, una sapienza muta e segreta: ciascuna lo sa.
-- CONCITA DE GREGORIO
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lunamagicablu · 7 months
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LA FILASTROCCA DEL MAGO EREMITA
Accanto alle rive segrete di un lago lontano dal mondo viveva un Mago. Grazie agli studi e tanta esperienza aveva raggiunto una vasta sapienza, o è meglio dire che il suo sapere gli aveva donato un grande potere. Passarono gli anni, più di duecento, e lui si stancò di parlare col vento, fu stanco di avere la sola risposta del proprio eco nella valle nascosta. Seppur gli uccellini udiva ogni giorno che lieti fischiavano a lui tutt’intorno, seppure ogni foglia a lui sussurrava e persino l’acqua del lago parlava, sentiva nel cuore tristezza e dolore per essere solo a tutte le ore. Sapere i segreti della natura, conoscere ogni più antica scrittura, fare magie, volare o guarire, a cosa serviva apparire e sparire, se poi nessuno di tutto quel fare poteva realmente beneficiare? Per quale motivo vero e profondo aveva deciso di lasciare il mondo? Capire se stesso e capire la vita era l’intento e divenne eremita. Le leggi dell’uomo e dell’universo voleva scoprire ma si era perso di tutte le cose la più importante, la più bella e la più appagante: solo l’amore che sia condiviso è un volo diretto per il paradiso. Avvenne allora che il grande vecchio nell’acqua del lago come uno specchio guardò ridendo il suo vecchio volto e ridendo disse: sono uno stolto! Dopo l’ironica rivelazione, che dentro al petto fu un’esplosione, lasciò il suo rifugio, spense il camino e a passo spedito si mise in cammino. Poi come un bimbo allegro e giocondo corse a giocare di nuovo nel mondo. Grazia Catelli Siscar art by_jeffdoute ********************** THE HERMIT WIZARD'S NURSERY RHYME
Next to the secret shores of a lake far from the world there lived a Wizard. Thanks to my studies and a lot of experience he had achieved vast wisdom, or it is better to say that his knowledge had given him great power. Years passed, more than two hundred, and he got tired of talking to the wind, he was tired of having the only answer of its own echo in the hidden valley. Even though he heard the birds every day who happily whistled at him all around, even though every leaf whispered to him and even the water of the lake spoke, he felt sadness and pain in his heart to be alone at all hours. Knowing the secrets of nature, know every ancient writing, do magic, fly or heal, what was the point of appearing and disappearing, if then none of all that do could he really benefit? For what true and profound reason had he decided to leave the world? Understanding yourself and understanding life he was the intent and became a hermit. The laws of man and the universe he wanted to find out but he was lost of all things the most important, the most beautiful and the most satisfying: only love that is shared It's a direct flight to heaven. It then happened that the great old man in the water of the lake like a mirror he looked laughing at his old face and laughing he said: I am a fool! After the ironic revelation, that inside his chest there was an explosion, he left his refuge, turned off the fireplace and at a brisk pace he set off. Then like a cheerful and playful child he ran off to play in the world again. Grazia Catelli Siscar art by_jeffdoute 
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alonewolfr · 9 months
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Le donne provano la temperatura del ferro da stiro toccandolo. Brucia ma non si bruciano. Respirano forte quando l’ostetrica dice «non urli, non è mica la prima». Imparano a cantare piangendo, a suonare con un braccio che pesa come un macigno per la malattia. Portano i figli in braccio per giorni in certe traversate del deserto, dei mari sui barconi, della città ai piedi su e giù per gli autobus. Le donne hanno più confidenza col dolore. Del corpo, dell’anima… È un compagno di vita, è un nemico tanto familiare da esser quasi amico, è una cosa che c’è e non c’è molto da discutere. Ci si vive, è normale. Strillare disperde le energie, lamentarsi non serve. Trasformarlo, invece: ecco cosa serve. Trasformare il dolore in forza. Ignorarlo, domarlo, metterlo da qualche parte perché lasci fiorire qualcosa. È una lezione antica, una sapienza muta e segreta. Ciascuna lo sa…
|| Concita de Gregorio
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crazy-so-na-sega · 9 months
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Oracolo di Delfi -la Pizia
Se l'origine della sapienza greca sta nella "mania", nell'esaltazione pitica, in un'esperienza mistica e misterica, come si spiega allora il passaggio da questo sfondo religioso all'elaborazione di un pensiero astratto, razionale, discorsivo? Eppure nella fase matura di questa età dei sapienti noi troviamo una ragione formata, articolata, una logica non elementare, uno sviluppo teoretico di grande livello. A rendere possibile tutto ciò è stata la dialettica, termine che usiamo nel senso originario di arte della discussione, tra due o più persone viventi, non escogitata da un'invenzione letteraria. Il suo grande sviluppo unitario giunge a compimento con Aristotele che guarda retrospettivamente a tutto il materiale elaborato da quest'arte, a tutte le vie da essa seguite, a tutte le forme, le regole, gli accorgimenti, gli artifici sofistici, per tentare di costruire su questa base una trattazione sistematica, stabilendo i principi generali. Dove ne va cercata l'origine? Il giovane Aristotele sostiene che Zenone è stato l'inventore della dialettica. Se tuttavia confrontiamo le testimonianze su Zenone con i frammenti di Parmenide, suo maestro, sembra inevitabile ammettere già in quest'ultimo una stessa padronanza dialettica dei concetti più astratti, delle categorie degli universali. Sembra perciò naturale pensare a una tradizione ancora più antica.
La dialettica nasce sul terreno dell'agonismo. Quando lo sfondo religioso si è allontanato e l'impulso conoscitivo non ha più bisogno di essere stimolato da una sfida del dio, quando una gara per la conoscenza tra uomini non richiede più che essi siano divinatori, ecco apparire un agonismo soltanto umano. Sulla base dei Topici aristotelici, si può ricostruire uno schema generale dell'andamento di una discussione, pur variato infinitamente nel suo svolgersi effettivo. L'interrogante propone una domanda in forma alternativa, presentando cioè i due corni di una contraddizione. Il rispondente fa suo uno dei due corni, ossia afferma con la sua risposta che questo è vero, fa una scelta. Questa risposta iniziale è chiamata la tesi della discussione: il compito dell'interrogante è dimostrare, dedurre la proposizione che contraddice la tesi. In tal modo raggiunge la vittoria. Ma la dimostrazione non è enunciata unilateralmente, bensì si articola attraverso una serie lunga e complessa di domande, le cui risposte costituiscono i singoli anelli della dimostrazione. L'interrogante cerca di impedire che il disegno della sua argomentazione sia perspicuo, ma alla fine tutte le risposte saranno altrettante affermazioni del rispondente: se il loro nesso confuta la tesi, ossia la risposta iniziale del rispondente, sarà chiaro che il rispondente, attraverso i vari anelli dell'argomentazione, avrà lui stesso confutato la propria tesi iniziale. Nella dialettica non occorrono giudici che decidano chi è il vincitore: risulta dalla discussione stessa, poiché è il rispondente che prima afferma la tesi e poi la confuta. Si ha invece la vittoria del rispondente, quando riesce a impedire la confutazione della tesi.
Questa pratica è stata la culla della ragione in generale, della disciplina logica, di ogni raffinatezza discorsiva. Difatti, dimostrare una certa proposizione, ci insegna Aristotele, significa trovare un medio, cioè un concetto universale, tale da potersi unire a ciascuno dei due termini della proposizione, in modo che si possa dedurre da tali nessi la proposizione stessa, ossia dimostrarla. La dialettica è stata così la disciplina che ha permesso di sceverare le astrazioni più evanescenti pensate dell'uomo: la famosa tavola delle categorie aristoteliche è un frutto finale della dialettica ma l'uso di tali categorie è documentabile da molto tempo prima di Aristotele, lo stesso vale per i principi formali a cominciare dal principio del terzo escluso.
Esaminando le testimonianze più antiche e confrontando la terminologia usata nei due casi c'è da supporre un nesso di continuità tra lo sfondo religioso della divinazione e dell'enigma e lo sviluppo della dialettica vera e propria. Il nome con cui le fonti designano l'enigma è "próblema", che in origine e presso i tragici significa ostacolo, qualcosa che è proiettato in avanti. E difatti l'enigma è una prova, una sfida cui il dio espone l'uomo. Ma lo stesso termine "próblema" rimane vivo e in posizione centrale nel linguaggio dialettico, al punto che nei Topici di Aristotele esso significa "formulazione di una ricerca", designando la formulazione della domanda dialettica che dà inizio alla discussione. E non si tratta soltanto di un'identità del termine: l'enigma è l'intrusione dell'attività ostile del dio nella sfera umana, la sua sfida, allo stesso modo che la domanda iniziale dell'interrogante è l'apertura della sfida dialettica, la provocazione alla gara. Oltre a ciò si è detto più volte che la formulazione dell'enigma, per la maggior parte dei casi, è contraddittoria, così come la formulazione della domanda dialettica propone esplicitamente i due corni di una contraddizione. Ricordiamo anche, come usati ora in senso dialettico ora in senso enigmatico, i termini "interrogazione", "aporia", "ricerca", "domanda dubbia".
Dunque il misticismo e il razionalismo non sarebbero in Grecia qualcosa di antitetico, dovrebbero intendersi piuttosto come due fasi successive di un fenomeno fondamentale. La dialettica interviene quando la crudeltà del dio verso l'uomo va attenuandosi, quando l'agonismo si svolge soltanto tra umani. Chi doveva rispondere all'enigma, o taceva, ed era subito sconfitto, o sbagliava, e la sentenza veniva dal dio o dal divinatore. nella discussione invece il rispondente può difendere la sua tesi. Rimane comunque uno sfondo religioso: la crudeltà diretta della Sfinge diventa qui una crudeltà mediata, travestita, ma in questo senso addirittura più apollinea. C'è quasi una ritualità nel quadro dello scontro dialettico, che di regola si svolge di fronte a un pubblico silenzioso. Alla fine il rispondente deve arrendersi, se le regole sono rispettate, come tutti si attendono che debba soccombere, come per il compimento di un sacrificio. Del resto si può addirittura non essere del tutto certi che nella dialettica il rischio non fosse mortale. Per un antico l'umiliazione della sconfitta era intollerabile. Se Cesare fosse stato radicalmente battuto in battaglia, non sarebbe sopravvissuto. E forse Parmenide, Zenone, Gorgia non furono mai sconfitti in una discussione pubblica, in un vero agone.
-Giorgio Colli "La nascita della filosofia"
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Le donne hanno più confidenza con il dolore.
È un compagno di vita, è un nemico tanto familiare da essere quasi amico.
Ci si convive, è normale.
Strillare disperde le energie, lamentarsi non serve.
Trasformarlo, invece: ecco cosa serve.
Trasformare il dolore in forza.
È una lezione antica, una sapienza muta e segreta: ciascuna lo sa...
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Concita De Gregorio
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Per tutta la sua breve ma intensissima vita, Leopardi non smise mai di pensare al mito, concependolo non soltanto come un modo di manifestarsi della sapienza antica, appartenente all’infanzia del mondo, né solo come una semplice espressione della soggettività volta a esorcizzare il terribile della natura, ma piuttosto come una modalità ontologica di darsi delle cose stesse, potendo sopravvivere solo in un paesaggio in penombra, non abbagliato da alcuna illuminazione diretta.
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thebeautycove · 2 years
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TOM FORD PRIVATE BLEND - BOIS MAROCAIN - Enigmatic Woods  Collection - Eau de Parfum - Novità 2022 -
Grace’s sense of trees. I’ve never experienced looking at a tree and not feeling a deep sense of gratitude for it. Trees took roots in my memory. Every single part, bark, branch, leaf, flower, fruit are seasons of my life. I feel like a tree. Firm roots. Free fronds in the wind. . Thuja, Ebano, Sandalo. Il fascino indiscreto dei legni esotici, la loro antica sapienza, il piacere sottile dell’ascolto olfattivo tra realtà e leggenda, la contemplazione della bellezza compiuta nella potenza inarrestabile della Natura. Tom Ford sa decrittare la profondità aromatica dei legni come pochi. Li restituisce in una sorta di bruma magica, una foresta facile da penetrare, dove, tuttavia, è pressoché impossibile non perdere la bussola. Nella sua ultima collezione Enigmatic Woods per la linea Private Blend, tre emblematiche essenze svelano un percorso creativo tra opulenza ed essenzialità, mistero e seduzione. Davvero convincente questo paesaggio boschivo traslato in fragranza con Bois Marocain, protagonista la Thuja, conifera rara e protetta, originaria del Marocco (Essaouira) cui è legata la fama e l’eccellenza artigianale degli ebanisti del luogo. Edificante e generosa all’olfazione, uno stimolante benefico sentore resinoso, linfa sensuale sempreverde, balsamo elegante circondato da spezie e patchouli, un velo di incenso per osannare le radici, l’aroma confortante dai riflessi nostalgici del legno di cedro Atlas. Un intarsio aromatico prezioso, jus intimista per sensi in dolce naufragare.
Il flacone si rinnova in trasparenza e sfoggia etichetta e tappo in tonalità mogano. Eau de Parfum 30, 50, 250 ml. Nella boutique Tom Ford di Milano via Verri, 3 e online. ©thebeautycove   @igbeautycove
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L'arte della lavorazione del legno di Thuja in Marocco 
L'albero di Thuja fa parte della famiglia delle conifere arbustive, originario del Marocco meridionale, ha rami spessi e nodosi che lo rendono unico nel panorama dei legni esotici. È una specie rara e protetta, il Marocco detiene l'80% della riserva mondiale, ed è sottoposta ad un programma conservativo dell'ecosistema forestale per preservarne la presenza sul territorio e garantire la sussistenza agli artigiani locali. L'arte dell'intarsio artigianale del legno di thuja è una delle eccellenze del Marocco. Essaouira, città portuale sull'Atlantico ai piedi delle montagne dell'Atlante coltiva da secoli questo savoir faire ed è famosa nel mondo per i suoi pregiati manufatti realizzati con questa essenza (mobili, oggetti decorativi, strumenti musicali). Ciò che rende la thuja un legno unico è la combinazione di tre qualità: resistenza, colore e profumo (balsamico resinoso). Nessun altro tipo di legno può offrire tale varietà. La sua lavorazione avviene attraverso intarsio e mosaico, accostando minuscole parti di legni diversi (noce, cedro, ebano) e madreperla, oppure scolpendo il legno per ottenere la struttura desiderata e infine attraverso l'impiallacciatura da legno radicale per ricoprire ampie superfici.
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pensieriinlibertablog · 9 months
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Una giustizia alta e altra
Recensione del volume “Una giustizia alta e altra” della professoressa Maria Martello A cura di Carlo Alberto Calcagno Quando si legge un saggio di Maria Martello ci si rende subito conto che ogni parola pesa, ogni frase è densa di significato di per sé e in quanto rimando ad una sapienza antica, ogni capitolo è un estremo sforzo per gettare verso l’alto una cattedrale di significati, un…
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mediaresenzaconfini · 9 months
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Una giustizia alta e altra
Recensione del libro “Una giustizia alta e altra” della professoressa Maria Martello a cura dell’avv. Carlo Alberto Calcagno Quando si legge un saggio di Maria Martello ci si rende subito conto che ogni parola pesa, ogni frase è densa di significato di per sé e in quanto rimando ad una sapienza antica, ogni capitolo è un estremo sforzo per gettare verso l’alto una cattedrale di significati, un…
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pensierodelgiornoblog · 5 months
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“Anche se tu fossi il peggiore tra i peggiori, in verità potrai passare fra tutti i pervertimenti con la nave della sapienza.” – Bhagavad gita
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jacopocioni · 9 months
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Gonfaloni di Compagnia: Quartiere di San Giovanni
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PARTE SECONDA PARTE PRIMA: Quartiere Santo Spirito PARTE SECONDA: Quartiere di Santa Croce PARTE TERZA: Quartiere di Santa Maria Novella Suddivisione degli antichi Quartieri fiorentini
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Nel Medio Evo, le città erano divise sia per effetti amministrativi sia per quelli militari: in Sestieri, Quartieri, Terzieri e in suddivisioni minori. Queste in Toscana, avevano nomi diversi. A Siena, Montepulciano e in altri luoghi si chiamavano Contrade, nella città di Pisa avevano il nome di Cappelle, a Prato si riconoscevano dal nome delle porte cittadine ad esempio: Porta al Serraglio. In Firenze si chiamavano Gonfaloni. Al tempo della Contessa Matilde di Canossa, nel 1078, essendo la città cresciuta enormemente di popolazione, fu deciso la nuova costruzione di mura al posto delle preesistenti costruite dai Bizantini, per inglobare i nuovi insediamenti. Vennero chiamate “Matildine” o “Antica Cerchia di Cacciaguida”. Si procedette alla divisione in Sestieri assumendo il nome di: Oltrarno, San Piero Scheraggio, Borgo, San Pancrazio, Duomo, San Piero, divisi in seguito in venti Gonfaloni. Quando tra gli anni 1282 e il 1333, venne una nuova cerchia muraria con il nome di “Arnolfiana” dal nome del costruttore Arnolfo di Cambio, la città venne divisa in Quartieri, prendendo il nome delle quattro porte principali: Porta al Vescovo o del Duomo, Porta Santa Maria, Porta San Piero e Porta San Pancrazio o Brancazio. Dopo la cacciata del Duca di Atene, nell’anno 1343 fu deciso di tornare alla vecchia divisione della città; in quattro Quartieri: Santo Spirito, Santa Croce, Santa Maria Novella, San Giovanni dal nome delle quattro chiese principali. Ognuno venne a sua volta diviso in quattro Gonfaloni, ciascuno possedeva un suo territorio, in determinate parti della città, separato dagli altri da un muro, dal fiume Arno e da strade principali. Ogni divisione, aveva carattere amministrativo e militare. Erano tenute ad eleggere un Gonfaloniere o Capitano assumente il titolo di “Compagnia”. Quartiere di San Giovanni
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Gonfalone Chiavi – Dalle mura cittadine presso la Porta alla Croce, il confine era delimitato dalle Vie dell’Agnolo e Via dei Pandolfini. Per Via del Proconsolo entrava in Borgo Albizzi, passava fra le case dietro Santa Maria in Campo, traversava Via dell’Oriuolo, e giungeva allo Spedale di Santa Maria Nuova e per Via della Pergola e Via di Pinti tornava alle mura. Le parrocchie alle quali appartenevano le case di questo territorio erano: Sant’Ambrogio, San Pier Maggiore, San Procolo, e Santa Maria in Campo;
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Gonfalone Drago San Giovanni – Dalla Croce al Trebbio per Via del Giglio fino a Piazza Madonna degli Aldobrandini, Via della Forca, Via Cerretani, Piazza del Duomo, Via dei Martelli e Via Larga (Via Cavour), fino alle mura. Da lì per Via San Sebastiano, Via della Sapienza, Via del Cocomero (Via Ricasoli), di nuovo a Piazza del Duomo, da San Cristofano degli Adimari, il Ghetto Piazza degli Agli, e da lì attraverso le case e per Via del Trebbio fino alla Croce al Trebbio. Comprendeva le parrocchie di: Santa Maria Maggiore, San Lorenzo, San Marco, San Cristofano degli Adimari, San Tommaso, San Leo, San Michele Berteldi;
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Gonfalone Lion d’Oro - Da Piazza del Duomo per via de’ Martelli e Via Larga fino alle mura per arrivare al confine del Gonfalone Lion Bianco. Poi per via de’ Cenni, Via del Giglio, Via della Forca di Campo Corbolini e via de’ Cerretani tornava in Piazza del Duomo. Il territorio apparteneva alle parrocchie del Duomo, San Lorenzo, Santa Maria Novella, Santa Maria Maggiore;
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Gonfalone Vaio – Da Orsanmichele, Piazza di Mercato Vecchio, Piazza di San Cristofano Adimari, Piazza del Duomo, fino a Via de’ Servi, le mura, Via della Pergola, Via Folco Portinari, dietro Santa Maria in Campo, Via del Proconsolo, Via Dante Alighieri fino a Orsanmichele. Parrocchie del territorio: San Michele in Orto, San Tommaso, San Cristofano Adimari, Duomo, San Pier Celorum, Santa Margherita, San Martino, San Michele Visdomini, SS Annunziata, Santa Maria in Campo, San Benedetto e Santa Maria Alberighi: Nel Corteo della Repubblica Fiorentina, sfilano con il Quartiere di San Giovanni dopo il nobile Commissario il Bandieraio con la bandiera con l’insegna del Quartiere: D’azzurro al Battistero d’oro affiancato da due chiavi (una per parte) in palo legate con un cordone dello stesso colore. Sono presenti i quattro Gonfalonieri di Compagnia, con i quattro bandierai che portano l’insegna del Gonfalone.
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Alberto Chiarugi Read the full article
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lunamagicablu · 2 years
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Lo sciamanesimo è la religione più antica del mondo. Non ha leggi né templi: poggia le sue basi solo sulla sapienza dei maestri, un’antica saggezza, tramandata da millenni, in cui medicina, magia e mistica sono inscindibilmente intrecciate. Per gli sciamani la malattia e la morte sono uno smarrirsi lungo sentieri invisibili dai quali si può tornare, e il loro compito è quello di cercatori delle anime smarrite.”
Olga Kharitidi
art by Ingrid Tusell
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Shamanism is the oldest religion in the world. It has no laws or temples: it rests its foundations only on the wisdom of the masters, an ancient wisdom, handed down for millennia, in which medicine, magic and mysticism are inseparably intertwined. For shamans, sickness and death are a loss along invisible paths from which one can return, and their task is that of seekers of lost souls. "
Olga Kharitidi
art by Ingrid Tusell
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lamilanomagazine · 1 year
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Bologna: Si chiude la rassegna InChiostro con gli ultimi tre appuntamenti
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Bologna: Si chiude la rassegna InChiostro con gli ultimi tre appuntamenti. Martedì 4 luglio va in scena Gli Altri. Indagine sui nuovissimi mostri di Kepler-452, un reportage teatrale sulla figura degli hater, che prende spunto dalla realtà, come la compagnia è solita fare. «Chi sono gli Altri? – scrive Kepler-452 – Noi teatranti dedichiamo molte energie a raccontare quella che ci pare una verità evidente: che coloro che tipicamente sono percepiti come altri (stranieri, senzatetto, persone LGBT+...) non devono essere considerati una minaccia. E che collocare le diversità in facili categorie è tossico e pericoloso. Nel frattempo, tuttavia, va consolidandosi intorno a noi un’altra specie di Altri. La parola con cui ci siamo abituati a chiamarli ha il sapore di un mestiere: gli Hater. Odiatori di professione. I loro profili hanno un aspetto straniante: persone comuni che, tra foto di vacanze e di animali, alimentano roghi virtuali. Chi sono, dunque questi altri Altri? La nostra Indagine sui nuovissimi mostri si propone di contattarli e di tentare un dialogo all’apparenza impossibile. In un reportage teatrale che è anche l’attraversamento di una parte di società periferica e abbandonata racconteremo questa impresa e i suoi esiti, per spingerci oltre il giusto sgomento: là dove anche la follia del razzismo e del fascismo possono essere ascoltate, col coraggio del confronto e senza rinunciare alle proprie idee». Mercoledì 5 luglio lo spazio è dedicato alla musica e in particolare a quella di Ada Flocco Quartet, il progetto della cantante abruzzese Ada Flocco, che portano sul palco del chiostro composizioni originali e alcuni brani della tradizione jazz rielaborati attraverso arrangiamenti e sonorità moderne. Il quartetto è composto da Ada Flocco alla voce, Saverio Zura alla chitarra, Filippo Cassanelli al contrabbasso e Tommaso Stanghellini alla batteria. Giovedì 6 luglio la rassegna InChiostro termina con Fioritura, una performance di danza di Elisa Spina ideata e interpretata insieme a Valeria Alvarado Mejia e Olimpia Fortuni, nell’ambito di Carne – focus di drammaturgia fisica. Il lavoro s’ispira al saggio Donne che corrono coi lupi, in cui C.P. Estés parla del “Rio abajo Rio”: i movimenti delle danzatrici richiamano l’inevitabile scorrere del fiume, conducendo lo spettatore in un atto rituale, con la volontà di risvegliare una pulsione a una nuova e più antica forma di equilibrio, personale e collettivo. Tre donne incedono a un ritmo a cavallo tra i tempi, abbracciano un'eredità comune e, ricongiungendosi con la sapienza della natura istintuale, cantano insieme. Le performer lavorano a una canalizzazione fisica della propria specifica potenzialità umana, in questo caso deliberatamente femminile. La ricerca consiste nel mettere in relazione queste individualità al fine di formare un quarto organismo indipendente capace di un'azione danzata condivisa. L’immersione negli strati profondi della psiche permette di entrare in contatto con il sé che è al di là e di riemergere purificati e informati di un sapere che profuma di sacro. Al termine della performance è previsto l’incontro con le danzatrici a cura del giornalista e critico di danza Carmelo Zapparrata.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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marellagiovannelli · 1 year
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Grazie a un'amica speciale che ha le mani d'oro come il suo cuore, tanta saggezza e una sapienza antica. Stamattina con lei ho trascorso del tempo preziosamente sereno: praticamente un lusso. #marellagiovannelli @torinapedes #dolcisardi #fattiamano
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ultimaedizione · 1 year
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Lo strano silenzio sulle novità che giungono dall'Europa - di Umberto Baldocchi
(pubblicato su http://www.politicainsieme.com) “Non moltiplicare la giustizia e non eccedere con la sapienza!” ( Qohelet. 7/16). Si potrebbe quasi pensare che a queste parole, di antica e  “abissale” saggezza, si sia paradossalmente ispirata, una volta tanto, la Corte del Lussemburgo nella Sentenza del 20 aprile scorso sulla Direttiva Bolkestein. La Corte europea, questo potentissimo ed efficace…
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