Tumgik
#azzurrina
mrcaputo · 7 months
Text
Tumblr media
Have a small Azzurrina relaxing in her "music room". Guess what she's listening to? You will find out when is ready...
6 notes · View notes
ilcovodelbikersgrunf · 3 months
Text
youtube
Una bambina scomparsa e mai più ritrovata nel lontano 1375, una vecchia fortezza avvolta dal mistero, una leggenda oscura e misteriosa: “Azzurrina” del regista Giacomo Franciosa è finalmente disponibile al grande pubblico.
0 notes
grazielladwan · 4 months
Text
LA LEGGENDA DI AZZURRINA
Immagine creata con IA La leggenda di Azzurrina, un racconto avvolto nel mistero e nella tradizione popolare, ha le sue radici nel Castello di Montebello, situato in Emilia-Romagna. Questo castello medievale è noto non solo per la sua architettura e la sua storia, ma soprattutto per essere il luogo in cui, secondo la leggenda, si verificò un evento tragico che ha lasciato un’impronta indelebile…
Tumblr media
View On WordPress
1 note · View note
divulgatoriseriali · 6 months
Text
Sulle tracce di Azzurrina: Mistero e verità del castello di Montebello
Dal castello di Montebello, antico e misterioso, nasce una leggenda di una piccola bambina, Azzurrina, chiamata così per i suoi capelli turchini. Il destino fu crudele, in una giornata tempestosa Azzurrina scomparve senza lasciare tracce. Continue reading Sulle tracce di Azzurrina: Mistero e verità del castello di Montebello
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
fanta30 · 7 months
Text
Tumblr media
Azzurrina model
61 notes · View notes
orotrasparente · 6 months
Text
in ufficio siamo solo in tre oggi, tre uomini (di rispettivamente 51, 30 e 25 anni) che indossano univocamente una camicia azzurrina tutti e tre
sembra il revival dei puffi
33 notes · View notes
udobo666 · 6 months
Text
Tumblr media
The return of Azzurrina
15 notes · View notes
poesiablog60 · 9 months
Text
La bambina è rimasta con me.
Non è mai nata.
Si sbilancia fra i miei precipizi
ride forte e lenta dorme
e forte resta
resta sempre. Col suo cuore
che fa cuore col mio.
La bambina di sole azzurrina
Mariangela Gualtieri
Tumblr media
11 notes · View notes
emz26 · 1 year
Text
Il pensiero anteriore, la bustina del tè e la vecchia bastarda.
Dentro di me si generano tre istanti di pensiero:
il 1° è quello istantaneo, quello che si crea sentendo un suono, un profumo o un immagine, è fulmineo e infantile, è quello che si stupisce e che a volte mi fa sparare delle puttanate indicibili, lo chiamo “il mio pensiero anteriore”, proprio perché arriva prima del pensiero razionale,
il 2° è quello che esamina tutto quello che c’è intorno alla figura scatenate, quello che analizza tutte le interconnessioni tra il soggetto e l’ambiente circostante, quanto gli altri si accorgano dell’accadimento e se io sia l’unico a vedere, provo anche ad immaginare quanto l’evento influenzi le altre persone e quanto di questo gli altri si portino dentro, lo chiamo “la bustina del tè”, perché esattamente come una bustina che viene gettata dentro l’acqua calda , il soggetto interessante lo vedo espandersi e avvolgere con un’essenza profumata tutto quello che lo circonda, ed io come una molecola d’acqua mi lascio conquistare.
Il 3° momento è quello che disarma tutta la bellezza, dissacra tutto quello che gli passa davanti, è feroce e si nutre di distruzione, lo chiamo...o meglio la chiamo “la vecchia bastarda”.
Sono seduto in un dehors di un ristorante, uno spazio aperto molto ampio situato in cima ad una montagna praticamente immerso in un bosco, il muretto alla mia destra mi separa da una ampia via di pietra scura, via che porta ad una marmorea cattedrale, zero macchine, la strada più vicina è ad un chilometro, qui si arriva solamente a piedi o con una seggiovia, l’altezza e l’ombra delle piante mi regalano un po' di refrigerio in questo torrido luglio, il colore dell’ambiente è tendente al giallo ed un buon profumo di fiori freschi si spande nell’aria, nel bosco si sentono frinire dolcemente le cicale e una leggera brezza mi smuove la barba, l’occhio mi cade su un gruppetto di minuscoli animaletti raggruppati sul muretto, sembrano formiche ma non credo che lo siano, mi incuriosiscono, ne rimango ipnotizzato, la cameriera mi porge il piattino con le fragole ricoperte dal gelato, lentamente ne porto un cucchiaio alla bocca, il sapore dolce mi riempie la bocca, sento la crema sciogliersi e fondersi con me, sento il fresco sciroppo percorrermi le vene, in un momento così non si può essere cattivi, Roland di Gilead diceva “non si può essere cattivi e rabbiosi mangiando delle dolci fragole”...concordo.
Continuando lentamente a gustare le mie fragole con il gelato gli occhi mi cadono su di un’opera d’arte vivente, un vecchio di mille anni intento a leggere un libro di mille pagine, indossa dei pantaloni marroni ed una camicia azzurrina, elegantemente sportivo, legge lentamente il suo libro ed ogni tanto si ferma a riflettere sul paragrafo appena concluso, lo vuole assorbire, ti tanto in tanto alza il viso al cielo come a voler far scivolare le nozioni appena apprese dentro di se, quasi le stesse bevendo, dopo la lettura di un passaggio più complesso si alza e muove due passi lungo la via alberata, ma appena afferratone il senso torna subito a sedersi e a riprende la lettura regalandosi un sorso di cocacola, sì, beve cocacola… meraviglioso.
Pensiero anteriore “dio che bellezza,ma, ma, ma avete visto mai un cosa simile, sono paralizzato da quello che vedo”
Bustina del tè ” ma vi rendete conto che un signore di 100 anni è ancora intento ad apprendere, avete visto con quale calma e abilità continua a nutrire se stesso? Ogni volta che una persona assimila un concetto nuovo deve poi farlo entrare in circolo e farlo allineare con tutti gli altri, immagino la cosa come miliardi di galassie sparse nell’universo ognuna rappresentante un assunto ormai consolidato, ogni volta che una nuova galassia entra dentro questo spazio tutte le altre devono cambiare inclinazione, devono mutare un po', spostarsi e forse perdere una parte di loro stesse per far si che la nuova arrivata non risulti come un corpo estraneo e che si integri dentro questo spazio, spazio che compone l’uomo, vi rendete conto di quante galassie abbia un uomo della sua età? Vi rendete conto che vuol ancora cambiare il suo universo? E gli altri, quelli fuori da me, i miei commensali si rendono conto della meraviglia che hanno di fronte?
La vecchia bastarda “sì però!”
in coro “cosa?”
La vecchia bastarda “comprerei libri più brevi, ha un piede nella fossa e potrebbe morire senza finirli”
bustina del tè “Come era? Mangiando fragole non si può essere cattivi e rabbiosi”
La vecchia bastarda “ ma acidi e realisti sì”
9 notes · View notes
ilsalvagocce · 1 year
Text
Tumblr media
azzurrina enormità stellata
19 notes · View notes
mrcaputo · 7 months
Text
Tumblr media
Meet Principe, son of Vanesio the Moonman.
4 notes · View notes
t-annhauser · 1 year
Text
Milano Centrale-Paola
Per una felice congiunzione astrale dei sistemi di prenotazione online avevamo trovato un posto in business sul Freccia a un prezzo relativamente conveniente. Fino a Firenze il vagone è popolato dai consueti turisti tedeschi in Grand Tour, ormai un cliché, abbigliati in qualsiasi condizione meteo come se andassero in gita fuori porta a Fregene, le donne generalmente tutte scosciate, moderne veneri di Milo, gli uomini piuttosto legnosetti nei loro pantaloncini comprati su Asos (i bambini di un biondo abbacinante, giallopaglierini). Bonus track: tre giulive signore tedesche di mezza età, poi scese a Roma, che non hanno mai smesso di parlare un minuto intavolando un'appassionata discussione su "Protein Trink" ed "Enercy Trink" (a questo punto mi sono convinto che "trincare" sia voce di origine germanica). Le abbiamo sentite distintamente pronunciare Reggio Calabria "Reccio Kolapria". Dopo Roma è cambiata la fauna e il vagone si è riempito di manager della PA in camicia azzurrina e matteorenzianesche giacche sciancrate bleu, ai piedi mocassini leggeri coi fantasmini. Trafficavano per un po' su pagine di Excel sopra notebook con gli sfondi dei figli rispondendo professionalmente alle telefonate di lavoro (i colleghi si chiamano generalmente tutti "Maurizio"), poi si abbandonavano mollemente ai giochini online spizzicando annoiati le razioni del cestino di benvenuto: succo di frutta, crostino, brioche (da Roma in giù identificata come "cornetto") salata, un pollice quadrato di cioccolato nero e una bottiglietta d'acqua "vulcanica" da 25 ml. Dopo Salerno si aprivano i consueti paesaggi selvaggi e aspri che complici noia e stanchezza ci catapultavano immantinente in una specie di meriggio o miraggio di mezza estate popolato da ninfe e fauni bruscamente interrotto dalla stazione di Sapri. Sogno confessato di fare un giorno il trasbordo su un wagon lit a Villa San Giovanni prima che rovinino tutta la magia costruendo il modernissimo Ponte sullo Stretto.
10 notes · View notes
loll3 · 1 year
Photo
Tumblr media
✧ I'm slowly going ahead with this pastel babe 🤍 ✨ - - - - fun fact : while I was working on this painting, I was reminded of Azzurrina...that is a famous Italian ghost story about a baby girl with pale blue hair that haunts a Castle ...do you know her story? 🏰💀🕯️✨
9 notes · View notes
danilacobain · 2 years
Text
Ossigeno - 13
13. Shh, stanno dormendo!
Zlatan aveva trascorso l'intera nottata a pensare a quel bacio che aveva visto tra Sveva e Mark. Come mai lo turbava tanto? Si era quasi sentito geloso. Gelosissimo. Avrebbe voluto essere lui a baciarla, a stringerla tra le braccia, a respirare il suo odore e godere delle sue labbra. Certo, Sveva era bellissima e non poteva negare un certo interesse nei suoi confronti ma di sicuro lei non provava nessun tipo di attrazione per lui. Eppure, proprio quel giorno, avrebbe giurato che Sveva lo guardasse più del solito. A Zlatan piacevano le sfide e non si era mai tirato indietro al primo ostacolo, solo che questa volta non era sicuro che il gioco valesse la candela. Ma quando aveva visto le labbra di Mark poggiarsi su quelle di lei aveva dovuto far appello a tutto il suo autocontrollo per evitare di spaccare la faccia a quel figlio di puttana. Che diamine, era uno stronzo di prima categoria. Era sposato, cazzo. E lei... beh, anche lei non avrebbe dovuto baciare un uomo sposato. Ma almeno aveva avuto la decenza di scappare via subito dopo. Oh, al diavolo! pensò Zlatan, innervosendosi per quella notte passata in bianco ad arrovellarsi il cervello per una stronza. Sveva sapeva benissimo che Mark era un uomo sposato, quindi se aveva deciso di avere una relazione con lui erano solo ed esclusivamente fatti suoi. E a lui non doveva importargliene.
E poi ci si metteva anche Serena, che proprio quella sera lo aveva baciato. Che doveva fare adesso con lei? E con Stephan? Doveva dirglielo? Si alzò di scatto, indossò un paio di pantaloncini da allenamento con una maglietta azzurrina, le scarpe da ginnastica e uscì dalla camera da letto per andare a correre. Mentre scendeva le scale senza fare rumore legò i capelli e guardò l'orologio. Le sei. Bene, un paio di ore di fatica e poi sarebbe tornato come nuovo. Si fermò vicino alla porta, digitò alcuni numeri sul tastierino lì accanto per disattivare l'allarme per quando sarebbe rientrato e lentamente aprì la porta, facendo attenzione a fare il minimo rumore quando se la richiuse alle spalle. Inspirò a pieni polmoni l'aria fresca della mattina e fece un passo per uscire dal portico ma con la coda dell'occhio scorse una presenza alla sua destra e si girò. Sveva. Era rannicchiata su uno dei divanetti, avvolta in una leggera coperta color tortora. Lo guardò, gli sorrise e si raddrizzò. «Ciao.» «Buongiorno» rispose lei. «Che ci fai qui fuori?» «Non riuscivo a dormire.» Zlatan ridacchiò dentro di sé. Sensi di colpa, eh? «Come mai? Era scomodo il letto o... la stanza non era di tuo gradimento?» «Oh no, no. Hai una casa meravigliosa, Zlatan» «Grazie» sorrise, cercando ti toglierla dall'imbarazzo nel quale l'aveva volutamente messa. Certo, la casa l'aveva scelta lui soprattutto per il posto isolato e l'ampio bosco adiacente, ma per l'arredamento degli interni si era lasciato consigliare dalla sua migliore amica Helena. «E tu come mai sei già in piedi?» chiese Sveva fissandolo con quei suoi grandi occhi azzurri, così pieni di tristezza. «Sto andando a fare una corsetta. Comunque se vuoi adesso puoi rientrare, ho disattivato l'allarme.» «Grazie, ma preferisco rimanere un altro po' qui.» «C'è qualcosa che non va? Cos'è che ti fa stare così in pensiero?» «Potrei farti la stessa domanda. Non hai l'aria di uno che ha dormito profondamente stanotte.» «Per questo vado a correre, per cancellare i cattivi pensieri. Vuoi venire anche tu?» Lei sorrise e scosse la testa. «Non credo sia una buona idea.» «Perché no? Correre ti libera la mente. Ti aiuterà a riflettere meglio sulle cose che ti angosciano.» Lei si morse l'interno del labbro. Stava veramente pensando di accettare il suo invito? «Dovrei cambiarmi.» Era un sì? «Ti aspetto.» Sveva si alzò, ripiegò la coperta e la poggiò sul divanetto; gli passò davanti ed aprì la porta. « accio subito» disse prima di scomparire all'interno.
Sveva indossò un fuseaux nero a tre quarti e una canotta rosso scuro e scese di corsa. Aveva trascorso l'intera nottata fuori, senza chiudere occhio e tremendamente in colpa per quello che aveva fatto la sera. Inevitabilmente, poi aveva pensato ai suoi fallimenti amorosi, in particolare a Logan. Di sicuro doveva subito chiarire con Mark e dirgli che era stato un gesto avventato e senza senso e che non doveva ripetersi più. Probabilmente anche lui la pensava come lei, aveva dei figli e una moglie che sicuramente amava molto. Zlatan la stava aspettando seduto sui gradini di legno del portico. Scrutava il cielo terso. «Eccomi.» Zlatan si girò verso di lei e sorrise; si alzò e scese l'ultimo gradino. «Andiamo.» Si incamminarono per un vialetto che si addentrava nel bosco di sua proprietà. «Ti svegli sempre così presto la mattina?» «No, quasi mai.» Zlatan iniziò a corricchiare e Sveva lo seguì ma dopo poco lei non riusciva più a tenere il suo passo. Tentò di continuare a correre ma fu costretta a fermarsi per riprendere fiato. La testa le girava leggermente. Zlatan si girò a guardarla. «Tutto bene?» «Sì, non ti preoccupare per me» rispose lei ansimante. «Ma sei già stanca?» Zlatan scoppiò a ridere. «Sei una schiappa!» Sveva rise di rimando. «Sì, già non ce la faccio più!» «Io proseguo, tu vienimi dietro.» «Ok.» Zlatan scomparve subito tra la vegetazione ma dopo un po' lo vide tornare indietro. «Hai già finito la tua corsa?» gli chiese. Zlatan sorrise. «No. Non volevo lasciarti sola.» «Ma non ti preoccupare, non voglio disturbare il tuo allenamento.» «Non era un allenamento, avevo solo bisogno di sfogarmi un po'.» «Cos'è che ti angoscia?» Zlatan la fissò negli occhi. Aveva uno sguardo così bello e dolce. Perché stava facendo quella cazzata con Mark? Per un secondo pensò di dirle che sapeva del loro bacio. «Il lavoro. Sto per trasferirmi a Parigi.» «Ho sentito. Mi dispiace, ma suppongo che voi calciatori siate abituati a queste cose.» Zlatan sorrise. «Chi meglio di me. Non è mai stato un problema per me cambiare squadra, città, nazione. Ma ora a Milano mi trovo molto bene e anche al Milan. Non vorrei proprio andarmene.» Sveva gli sorrise teneramente. «Ti capisco. Ma vedrai che Parigi ti piacerà.» «E invece New York ti piace?» «Io l'adoro. Milano è la mia casa ma New York è senza dubbio la città in cui voglio trascorrere gran parte della mia vita. Non avrei mai pensato di trovarmi così bene quando sono partita.» Intanto avevano fatto un bel po' di strada e decisero di tornare a indietro. Zlatan si era rilassato abbastanza e i due cominciarono a scherzare. Anche Sveva si sentiva meglio, la passeggiata le aveva fatto tornare il buonumore. Arrivati di nuovo a casa, passarono vicino alla piscina. Casualmente, proprio in quel momento Sveva stava dicendo di aver bisogno di una lunga doccia. «Vuoi fare un bagno in piscina?» le chiese Zlatan ridendo. «Oh no, sarà sicuramente freddissima.» «Non mi dire che hai paura di bagnarti un po'...» «Se ti butti ti seguo» disse lei seria. «Buttiamoci insieme.» Sveva lo guardò di sottecchi e lo seguì a bordo piscina. Lui aveva un'espressione divertita sulla faccia. Era veramente intenzionato a buttarsi? Con tutti i vestiti? Zlatan si girò verso di lei e le fece un sorriso. «Sei pronta?» Sveva si lasciò distrarre da quel sorriso ammaliante e non si accorse che Zlatan l'aveva spinta. O meglio, se ne rese conto quando era già troppo tardi. Lanciò un urlo che l'impatto con l'acqua spezzò. Zlatan non aveva intenzione di farla cadere realmente in acqua, solo di giocare un po' con lei ma gli era scappata di mano. Forse l'aveva spinta troppo forte. Non poté fare a meno di ridere. Lei, una volta in superficie lo guardò furente. «Questa me la paghi!» «Shhhh, non urlare! Stanno dormendo!» «Non ridere!» Sveva uscì in fretta dall'acqua fredda e iniziò a correre dietro a Zlatan che stava scappando verso casa e continuava a ridere. «Giuro che non l'ho fatto apposta!» «Vieni qui!» Zlatan raggiunse la porta e rallentò. L'aprì piano per non svegliare gli altri che dormivano ancora anche se sospettava che le loro urla li avessero già svegliati, ma Sveva stava ancora correndo verso di lui. Le fece segno di tacere, lei gli si avventò addosso a tutta velocità. «Preso!» Zlatan stava per cadere all'indietro, Sveva era su di lui. Scoppiò a ridere e la strinse. «Sei fradicia.» «Wow, non me ne ero accorta.» Solo dopo qualche secondo Sveva si rese conto di avere le braccia intorno alle spalle di Zlatan. Sciolse l'abbraccio ma lui continuò a tenerla stretta e a guardarla negli occhi. «I tuoi occhi sono meravigliosi» le disse. «Grazie.» Il cuore le batteva forte e lei si disse che era per la corsa ma aveva uno strano turbamento, il profumo di Zlatan la inebriava e il contatto con la sua pelle la infuocava. Zlatan si stava avvicinando impercettibilmente alle sue labbra. Sorrise. «Dovrei andare ad asciugarmi.» «Sì» rispose lui, continuando ad avanzare. «Che succede, ragazzi? Ho sentito delle urla...» chiese qualcuno dietro di loro. Sveva e Zlatan si allontanarono immediatamente e si girarono verso Mark. «Ehi Sveva, sei tutta bagnata» continuò lui guardandola da capo a piedi. «Sono caduta in piscina.» «E che ci facevi fuori a quest'ora?» «Siamo andati a correre» disse Zlatan. «Bene, io vado a fare una doccia.» Sveva guardò un secondo Zlatan e Mark e si avviò per le scale, lasciandoli all'ingresso. Aveva ancora il cuore che batteva forte e tutti i sensi in subbuglio ma non ebbe il coraggio di pensare a quello che era appena successo. Lo relegò in un angolo della mente e si tenne occupata per tutto il resto della giornata.
3 notes · View notes
gaia-bessie · 2 years
Text
Tumblr media
«Procedura automatica di identificazione: avviata».
La voce, metallica, risuona nella cabina in cui si sta svolgendo il processo di schedatura, con Yuuri che suda e si agita nella camicia che sua madre gli ha fatto infilare a forza: è una foto che finirà sulla tua pagina, ha dichiarato perentoria, il primo contatto tra te e il tuo futuro Alpha, mica vorrai fare brutta figura?
«Candidato: Katsuki Yuuri» scandisce il robot addetto all’identificazione. «Numero di matricola assegnato: Y8002346L. Età anagrafica: ventitré anni. Altezza attuale: centosettantatré centimetri. Gruppo sanguigno: A positivo».
Yuuri sospira, torcendosi le mani con aria nervosa. Fa decisamente troppo caldo, per quella camicia azzurrina, divenuta blu sulla schiena e sotto le ascelle.
«Occupazione: Disoccupato. Stato civile: Omega non legato» rumore di metallo cigolante. «Fissare la spia azzurra in attesa dell’attivazione fotocamera».
Click. Flash.
«L’Agenzia Gamma è lieta di darle il benvenuto» trilla una voce insolitamente umana. «La sua scheda verrà inoltrata al sistema informatico centrale ed, entro una decina di giorni, le verrà inviato il nominativo dell’Alpha per lei selezionato. L’Agenzia Gamma le augura una buona giornata».
2 notes · View notes
justmythings-stuff · 2 years
Note
Ho bisogno che Fede se ne esca con un altro outfit improponibile, mi mancano 😂
Per una settimana avrà la divisa della nazionale italiana 😂 però oh, indosserà per la prima volta quella maglia azzurrina improponibile
1 note · View note