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#bonus ed elezioni
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Elezioni Regione Basilicata e i Bonus Lucani (gas e acqua)
Ad un mese dalle elezione delle regionali della Basilicata dove si è confermato il presidente Vito Bardi, in questo post parliamo del bonus gas lucano elargito dalla Regione Basilicata circa un paio di anni fa, più o meno un mese prima delle elezioni politiche del settembre 2022!
Diciamo che l’idea del bonus gas non è stata una brutta idea per un territorio che ha giacimenti fossili, ma come per il reddito di cittadinanza non è stata fatta a dovere ed equamente. Inoltre se il reddito di cittadinanza è stato etichettato come una misura per accalappiare voti, lo stesso si può dire per il bonus gas, unica differenza è che mentre il reddito di cittadinanza era rivolto solo ad una parte della popolazione, i più bisognosi, il bonus gas è stata un’idea più furba perché rivolta a tutti i lucani ricchi e poveri quindi l’intera platea di elettori.
Ma vediamo il perché il bonus gas è stata ed è una misura iniqua o meglio una misura non equa per tutti, semplicemente perché è rivolta a tutti senza limite di reddito. Non ci sarebbe nemmeno bisogno scriverlo, penso chiunque lo capirebbe, lucano o non…lo spero!
Perché, come si dice… la domanda nasce spontanea… Secondo voi chi ha consumato più gas, quindi ha avuto o continua ad avere un contributo maggiore in termine di bonus gas? Chi ha una casa piccola o chi ha una casa grande o villa? Secondo voi chi possiede una casa grande o villa?
Ma comunque bisogna perdonarli, perché probabilmente sia la parte politica che amministrativa non ci hanno pensato che alla fine il contributo non sarebbe stato uguale per tutti, anzi chi ha consumato di più ha avuto di più e chi ha consumato di meno ha avuto di meno, cioè l’anomalia è stata <più consumi ed inquini e più ti premio> dal famoso film <Chi più spende… più guadagna>!
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out-o-matic · 10 months
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Federico Fubini sul Corriere della Sera.
È appena uscito un lavoro dell’economista Silvia Vannutelli che dovrebbe diventare lettura obbligatoria dei politici eletti. A maggior ragione adesso che si avvicinano le elezioni europee e il ritorno delle regole di bilancio di Bruxelles. Vannutelli insegna alla Northwestern University di Chicago ed è associata al National Bureau of Economic Research degli Stati Uniti. Nel suo ultimo studio, sembra di spiare l’Italia dal buco della serratura
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Misure a debito e elezioni, quei 270 miliardi già spesi (ma i consumi ristagnano)
Cosa racconta Vannutelli? In breve, descrive l’impatto politico di un celebre evento di dieci anni fa: il bonus 80 euro del governo di Matteo Renzi. Impossibile dimenticare. Fu lo stimolo più grande mai impresso fino ad allora ai consumi delle famiglie. E si può discutere se fosse opportuno o no, nell’Italia che allora faticava a riprendersi dopo l’infarto della Grande recessione. L’economista Luigi Guiso stima in uno studio recente che quel bonus fece crescere i consumi. Ma è indiscutibile che Renzi volle il bonus in quel momento e in quel modo perché pensava alle europee del 25 maggio 2014. Il premier era appena arrivato a Palazzo Chigi dopo un ribaltamento dei giochi nel suo partito, senza essersi neanche candidato al parlamento l’anno prima: di fatto un organo interno del Pd aveva sfiduciato Enrico Letta e aveva mandato l’allora segretario alla guida del governo. Il nuovo premier aveva bisogno di legittimazione e un modo per cercarla fu di mettere insieme frettolosamente quel bonus da 80 euro al mese calibrato su dieci milioni di elettori con redditi fra 8.145 e 26 mila euro. La misura era finanziata in deficit, solo per l’anno delle europee – anzi per i mesi delle europee – e l’effetto nelle buste paga arrivò nell’ultima settimana di maggio: precisamente nei giorni in cui gli italiani si recavano alle urne.
Era impossibile comprare il consenso in modo più scoperto di così. Allora lavoravo per “Repubblica” e scrissi che l’Italia non aveva bisogno di manipolazioni del bilancio a scopi elettorali. Un ministro di Renzi, mio amico da anni, smise di parlarmi. Vannutelli ora ha fatto i conti, comune per comune del Paese, e calcola che ogni 1% nell’aumento della popolazione beneficiata dal bonus portò 0,18% di aumento dei voti per il Pd. In sostanza, in ogni territorio in cui un 20% della popolazione ricevette gli 80 euro di Renzi la quota di voti per il partito del premier salì in media del 4%. Chi aveva redditi appena sotto o appena sopra le soglie di accesso al beneficio votò molto meno spesso per il partito del premier. Ma il Pd registrò un picco del 40,8%, mai più ripetuto. Non solo. I dati di Vannutelli rivelano anche come gli italiani che ricevettero il bonus per errore e furono costretti a rimborsarlo l’anno dopo – circa 1,5 milioni di persone – in seguito hanno mostrato una tendenza a punire il Pd nelle urne. Ma gli italiani così beneficiati spesero poco: almeno metà del bonus venne risparmiato nel timore di dover affrontare di nuove crisi in futuro.  
In ogni caso gli 80 euro funzionarono così bene per Renzi che il premier li rese permanenti. Da allora cercò sempre nuove varianti sul tema, ad ogni passaggio elettorale. Ma perché rivangare ora? Perché quell’episodio rappresenta un modello di qualcosa che si sarebbe ripetuto con maggioranze politiche e in modi diversi nei dieci anni seguenti: Renzi aveva solo reso più esplicita l’arte di mettere soldi in tasca agli italiani, a debito, in vista di una precisa scadenza elettorale.
Proviamo a riassumere qualche esempio nell’ultimo decennio e i relativi effetti politici.
-       Il bonus Renzi è costato 73 miliardi di euro in otto anni, mentre Renzi stesso è passato dal 40,8% del Pd nel 2014 al 3% di Italia Viva nei sondaggi oggi.
-       Le pensioni con “quota 100” volute da Matteo Salvini, quando la Lega governava con il Movimento 5 Stelle, finiranno per costare 23 di euro fino al 2025, beneficiando circa 400 mila lavoratori. La Lega di Salvini è passata dal 34% delle europee del 2019 – subito dopo aver lanciato “quota 100” – all’8,9% delle politiche del 2022.
-       Il superbonus, lanciato dal Movimento 5 Stelle nel 2020 e di fatto sostenuto da tutti i partiti in parlamento, dovrebbe costare a termine circa 105 miliardi.
-       Il sisma-bonus lanciato nelle stesse condizioni dovrebbe costare a termine una trentina di miliardi.
-       Il bonus facciate, per il quale vale quanto sopra, dovrebbe costare a termine circa 25 miliardi. M5S, che fu il principale promotore di queste tre misure lanciate nel 2020, passa dal 34% delle politiche del 2018 al 15% delle politiche del 2022.
All’elenco si potrebbe certo aggiungere il reddito di cittadinanza, disegnato molto male e costato circa 30 miliardi in quattro anni. Ma sono riluttante a inserirlo nella lista delle regalie a scopo elettorale – benché questa considerazione all’epoca contasse per i 5 Stelle – perché l’Italia nel 2018 aveva senz’altro bisogno di una misura di contrasto alla povertà più robusta di quanto fosse esistito fino ad allora. Sembra invece più tipico della lunga serie di decisioni prese con l’occhio alle urne la misura di riduzione del cuneo fiscale e accorpamento delle aliquote più basse promossa ora dal governo di Giorgia Meloni. Come nel caso degli 80 euro di Renzi, quel provvedimento oggi in Legge di bilancio si rivolge a uno strato sociale che ha sicuramente bisogno di rafforzare il proprio potere d’acquisto. Ma come nel caso degli 80 euro, si tratta di una misura in gran parte in deficit, promossa e finanziata per un unico anno e varata pochi mesi prima delle elezioni europee. Costa, nel complesso, 14 miliardi all’anno. Tra l’altro, persino la riduzione del canone Rai da 90 a 70 è finanziata, per ora, solo per l’anno delle europee.
Bene, ora sommiamo tutte queste elargizioni chiaramente pensate a scopi elettorali negli ultimi dieci anni: il loro costo accumulato fin qui è di 270 miliardi di euro. Si tratta di debito pubblico in più per circa il 13% del prodotto interno lordo. Naturalmente alcune di esse erano almeno in piccola in parte utili o necessarie, eppure sono tutte accomunate da obiettivi politici.
Sono stati centrati? Nell’immediato, sempre: gli autori delle regalie concesse a debito hanno tutti vissuto stagioni di strabordante consenso. Nel medio periodo invece gli effetti sono più complessi. Tutti gli architetti delle misure – meno Giorgia Meloni – hanno conosciuto un declino dei consensi rapido come era stata l’ascesa. Dal 2013 il calo dell’affluenza degli italiani alle urne è stato verticale e così rapido che ormai gli astenuti – cosa mai vista prima – sono più del doppio più numerosi del partito più votato: come se gli elettori avessero perso un po’ di rispetto per la politica (guardate il grafico qui sopra, elaborato da Pagella Politica).
Così il ciclo del populismo economico mostra le sue caratteristiche costanti e crescenti. Si fonda sul bisogno di consolazione dell’elettore, ma ignora le conseguenze dei suoi costi nel tempo. Una sua caratteristica è che i denari spesi, siano pochi per il più minuto dei condoni o una tragica enormità per il più catastrofico dei bonus, non cristallizzano il consenso. Dapprima confortano. Poi i partiti o i leader che hanno concesso iniziano fatalmente e puntualmente a scivolare nei sondaggi. Alcune misure emergono per intuizione non mediata, dai politici al “popolo”. Altre, più spesso, sono intermediate da portatori di interessi che di rado operano alla luce del sole, anche se ormai non fanno più molto per passare inosservati nel suk di Roma.
Il risultato è quasi sempre la disaffezione elettorale verso il politico che ha donato. Renzi presto venne letteralmente detestato. I Cinque Stelle, disprezzati. Ma l’altra costante è che la memoria genetica del populismo economico resta nella società e spinge milioni di elettori e centinaia di gruppi di interesse a cercare sempre nuovi modi stare sul mercato della politica. A cercare la prossima promessa, la prossima scorciatoia. Molti alla base hanno motivazioni e bisogni reali. Partono spesso da domande giuste, a cui magari vengono date risposte sbagliate ma pur sempre risposte, quando invece la vecchia politica negava le domande stesse.
Il risultato però è quello di un criceto che corre, costosamente, sulla stessa ruota. Negli ultimi anni sono stati spesi in Italia circa 300 miliardi a debito in più per sostenere i consumi degli elettori. Eppure l’Istat ci dice che i consumi sono rimasti sempre inchiodati poco sotto o poco sopra i mille miliardi di euro all’anno (stimati in euro costanti del 2015). Impensieriti dal futuro e sfiduciati dalla politica, gli italiani hanno preferito mettere da parte ogni euro concesso di più: in dieci anni i depositi liquidi delle famiglie sono cresciuti, guarda caso, di quasi trecento miliardi di euro.
Forse è tempo che gli elettori esigano dagli eletti risposte meno miopi. Gli uni e gli altri, ormai, sono abbastanza maturi per provarci. 
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DL Aiuti TER: sarà sufficiente a contrastare il caro vita?
In seguito alla forte crisi energetica degli ultimi mesi, peggiorata con il conflitto Russo-Ucraino, il Governo Italiano ha stanziato dei fondi con i quali ha erogato una serie di pacchetti di aiuti, mirati ad aiutare specifiche categorie di lavoratori, famiglie e imprese. Le misure sono contenute nel denominato DL Aiuti Ter. Ricordiamo che, con il Decreto Legge del 17 maggio 2022 e la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Legge 15 luglio 2022, n. 91, il Governo Draghi ha dato quindi il via a politiche mirate a limitare le conseguenze economiche negative, causate dal caro prezzi e dalla crisi energetica.  Con il precedente Decreto Aiuti bis, ormai Pubblicato in Gazzetta Ufficiale, si andava a intervenire su molteplici ambiti. Dal taglio dei contributi sugli stipendi dei lavoratori al sostegno finanziario alle piccole imprese agricole fino al bonus di 200 euro per alcune categorie di lavoratori.  In aggiunta, nonostante le elezioni del 25 settembre, il Consiglio dei ministri è riuscito a sviluppare nuove misure a supporto di famiglie, pmi e lavoratori. Infatti, il 16 settembre 2022, è DL Aiuti TER: sarà sufficiente a contrastare il caro vita stato approvato il nuovo Decreto Legge Aiuti TER, con il quale il Governo Draghi ha messo a disposizione più di 14 miliardi di euro, che vanno ad aggiungersi ai 52 miliardi già stanziati precedentemente.   Bonus del DL Aiuti Ter Cosa prevede in particolare il DL Aiuti TER?  Il testo deve ancora essere pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, ma la bozza prevede misure per imprese, famiglie, enti locali e sanità, terzo settore e società sportive, sostenibilità, istruzione e, infine aiuti per l’Ucraina.  - In particolare, per le imprese il cui business richiede un grande utilizzo di gas naturale ed elettricità, è stato rafforzato il credito d'imposta fino ad un massimo del 40% delle spese. Tali spese devono essere sostenute esclusivamente per l’acquisto di energia elettrica e gas naturale, nei mesi di ottobre e novembre 2022.   - Per quanto riguarda le misure adottate a favore delle famiglie, si è pensato ad una proroga della riduzione delle tasse sui carburanti fino al 31 ottobre 2022 e all’erogazione di un bonus una tantum di 150€ che andrà a sommarsi al precedente bonus di 200€. Con il termine una tantum si intende che la somma viene erogata una volta sola, direttamente sulla busta paga previa esplicita dichiarazione del lavoratore al proprio datore di lavoro.  - Per quanto riguarda i pensionati, l’ammontare è accreditato direttamente nella pensione del mese di novembre. - Il governo tiene conto anche del Terzo Settore, sviluppando misure a sostegno delle società sportive dilettantistiche e delle federazioni sportive italiane, ai teatri, cinema e luoghi di cultura. L'obiettivo è sempre quello di diminuire le conseguenze disastrose del caro-energia in questi settori.  Ma come si ottiene il bonus di 150 euro? Si stima che i beneficiari di tale bonus, che rispettano i requisiti minimi, siano circa 22 milioni di italiani.  Il bonus infatti spetta a tutti i dipendenti, pensionati e lavoratori autonomi con partite IVA, che rispettano determinati limiti di reddito. In particolare, non devono aver percepito redditi superiori a 20 mila euro lordi nel 2021, vale a dire uno stipendio mensile non superiore a circa 1538 euro.  A differenza del bonus di 200 euro, si amplia la soglia di reddito minimo con cui il lavoratore può godere di tale agevolazione (per ottenere i 200 euro era necessario avere un ISEE inferiore a 12 mila euro).  Chi sono i lavoratori di Napoli che possono beneficiare del bonus: - Lavoratori stagionali del turismo, dello spettacolo e dello sport - Lavoratori che già beneficiano della NASPI e del Reddito di Cittadinanza che potrai richiedere nel CAF di Napoli - Dottorandi e assegnisti di ricerca (i quali dovranno espressamente fare domanda) - Lavoratori domestici Dunque, il bonus 150 € non è considerato una nuova indennità, bensì una sorta di integrazione del bonus di 200 €, precedentemente erogato.  A fronte di questi incentivi e aiuti erogati da parte del Governo, sorge spontaneo chiedersi se queste misure siano davvero utili nel contrastare le conseguenze economiche della crisi energetica. Le famiglie riusciranno a condurre uno stile di vita pari a prima? L’incasso di 150 € è sufficiente per fare la differenza o è necessario sviluppare una strategia più strutturata? Fonte: https://energia-luce.it/news/decreto-aiuti-ter/ Read the full article
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deathshallbenomore · 2 years
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ciao! sono molto preoccupata per questione elezioni + governo nuovo, tu sei una persona che sembra saperne un po' e quindi ti chiedo: quale sarebbe lo scenario peggiore se si andasse incontro ad un governo Meloni secondo te? la sto vivendo malissimo, la gente è troppo stupida per avere diritto di voto e io ho paura :(
buongiornissimo cara, grazie mille per la fiducia nelle mie due (2)* conoscenze in materia. vedrò di fare il possibile, ma prima è importante fare due premesse
a livello strettamente personale, detto da giulia deathshallbenomore davanti a uno o due o cinque gin tonic, anch'io sono preoccupata e mi voglio sparare per l'attuale situazione politica e per il futuro che ci attende; direi che il senso di spaesamento è normale;
ad ogni modo, è importante cercare di rimanere obiettivi, e qui entra in gioco la (circa, in un certo senso) Dr. giulia deathshallbenomore. Cercherò di risponderti rimanendo sul tecnico e senza cedere eccessivamente alla nobile arte della divinazione; cercare di prevedere il futuro mi sembrerebbe poco intellettualmente onesto e più tendente all’opinione free style, che è (ahimè) alla portata di tutti. Quindi disclaimer: NON SONO UNA VEGGENTE**;  
premessa bonus: oh rega è il 31 di luglio e siamo su tumblr, quindi perdonatemi se magari (sicuramente) non osservo il rigore scientifico di una pubblicazione perché altrimenti vi piratate un manuale di costituzionale e un po' di letteratura scientifica e facciamo prima <3
ora andiamo sotto ché se no mi danno in pasto ai lupi <3
Sicuramente, se/quando arriveremo al governo Meloni, ci troveremo dinanzi a un governo di destra, populista e nazionalista. Assisteremo a un rallentamento sui diritti - scordiamoci ius soli, diritti lgbt+, inclusione sociale, legalizzazioni, fine vita (anche se, a dire il vero, è una questione abbastanza trasversale) etc. - se non a un arretramento [il buon mantra “i diritti non sono mai scontati”? Sempre attuale]. Probabilmente ci saranno politiche opinabili, à la quota 100. Clima? Voglio sperare che a qualcuno interessi. Un giorno sì e l’altro pure saremo al centro di situazioni imbarazzanti in sede Ue e internazionale. Tutto sommato, comunque, niente di nuovo sul fronte occidentale.
Ad ogni modo, è comunque vero che non viviamo nello stato di natura, ma disponiamo di garanzie costituzionali. La nostra costituzione è rigida: non solo per modificarla serve una procedura più complessa del normale iter legislativo, ma, soprattutto, alcune parti sono indisponibili alla revisione (esplicitamente solo la forma repubblicana ex art. 139, ma, per l'interpretazione dottrinale e soprattutto per la giurisprudenza costituzionale, anche i c.d. princìpi “supremi”: il godimento dei diritti, l’eguaglianza formale e sostanziale, lo stato diritto etc etc. -> non esiste un elenco(TM), generalmente si fa riferimento ai princìpi fondamentali all'inizio della costituzione e ad altri elementi da essi richiamati). Ora, la rigidità interessa in primis la procedura di revisione costituzionale, quindi mi dirai: 'va beh ma che me frega? Dimmi di più del governo Meloni’. Però è importante tenere presente questa cornice: la costituzione, con le sue parti inalterabili, è alla base e al vertice gerarchico del nostro ordinamento, ed è peraltro garantita dalla Corte costituzionale (altro tassello fondamentale delle garanzie costituzionali previste dal testo stesso): qualsiasi norma o atto violi la costituzione (cercando, in un certo senso, di distorcere i confini e le caratteristiche dell’ordinamento) è da ritenersi incostituzionale. E quindi questo costituisce un argine all’attività del legislatore, per quanto il giudizio di costituzionalità da noi non sia preventivo, ma ex post. Inoltre, anche il presidente della repubblica, nel ruolo di garante dell’ordinamento costituzionale, può opporsi all’approvazione di una legge mediante il rinvio alle camere (certo, non uno strumento fortissimo e su cui contare al 1000%, ma questo anche per garantire l’equilibrio tra e la separazione dei poteri). 
Altro esempio sulle garanzie, la nomina dei ministri: il presidente della repubblica può invitare a riconsiderare/opporsi alla nomina di un ministro - come già accadde proprio con il gov. Conte I. Il che ci offre potenzialmente un garanzia rispetto alla nomina, in posizioni chiave, di ministri che ci metterebbero in situazioni gravissime (ovviamente non mi riferisco a politiche tutto sommato normali, ma con cui non concordiamo, ma parlo di casi in cui verrebbero messi in questione la posizione all’interno dell’UE o lo schieramento internazionale dell’Italia. Per dire: difficile aspettarsi che il presidente della repubblica accetti di nominare ministri che propongano l’uscita dall’UE e l’allineamento con la Russia).
Questo per dire che il sistema costituzionale non è infallibile, ma non è nemmeno una pagina bianca su cui chiunque possa scrivere quello che gli pare senza imbattersi in alcuni limiti. 
Tuttavia, come accennavo, questo non esclude politiche opinabili e un rallentamento, ad esempio sui diritti [mi concentro su questo, ma ovviamente nella vita di uno stato ci sono anche tantissime altre questioni, su cui verrà proiettata l’ombra di un governo di destra, e anche questo è da mettere in conto]: se già non stavamo andando lontano, non aspettiamoci unicorni e arcobaleni per la prossima legislatura: le minoranze non saranno di certo sostenute e anzi, probabilmente saranno lasciate a se stesse in alcuni casi, messe in difficoltà in altri (direi migranti in primis). Quello che onestamente temo di più non è tanto una legge che dica “haha siamo dei cattivoni quindi ora diamo la caccia a [*gira la ruota*] i gheis”, quanto magari una serie di emendamenti, a istituti che già esistono, che compromettano ulteriormente l’accesso a servizi tipo aborto etc.
‘Ma quindi tutto lo spiegone sulla costituzione e le garanzie?’ EH. A un certo punto si entra a stretto contatto anche con la politica, e la non troppo dignitosa politica italiana è tutto fuorché una scienza esatta. Purtroppo abbiamo ben presente i casi di Ungheria e Polonia, ma voglio credere che il nostro assetto costituzionale e istituzionale (nel senso più ampio del termine) sia maggiormente resistente. Nel complesso, il mio terrore viene “consolato” da una malinconica rassegnazione: mi aspetto un governo di destra, pessimo, che a un certo punto cadrà - per puntuale crisi estiva o cause naturali - e allora ricominceranno le previsioni sull’assetto successivo. Te lo ricordi il governo giallo-verde? Mi aspetto un livello simile di cialtroneria, imbarazzo e opinabilità delle politiche. La preoccupazione (più che fondata) per la presidenza Trump? Vibes simili: tantissimo terrore, ma per forza o per inerzia si esce anche da quello.
Probabilmente suono un po’ cinica e gattopardesca [con uno strascico di anaciclosi], ma tant’è. 
Spero di esserti stata in qualche modo utile, nel dubbio ti mando un abbraccione <333
ps RIMANETE INFORMAT* E ANDATE A VOTARE 
*mento, di skills ne ho sono addirittura tre (3)
**non mi piace mai l'atteggiamento di chi arriva e pare avere risposte pronte e graniticamente sicure, andiamoci piano :)
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der-papero · 3 years
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Alle elezioni qui in Germania si può votare un partito che finalmente ha le idee chiare e un programma politico preciso, die Partei. Vi riporto i punti principali tradotti in italiano.
Wirecard per tutti! Le persone senza reddito o beni possono usarla per pagare quello che vogliono. Finanziamo il progetto attraverso le riserve, che ovviamente non esistono. Ciò è possibile perché le autorità federali non controllano il bilancio.
Massimo 10 milioni. Le attività sopra il settimo zero sono sistematicamente limitate. Il reddito viene ridistribuito dall'1% più alto al 99% della classe sociale più bassa (complimenti, sei uno di loro!). Chi non si diverte nella vita con 10 milioni non merita la vita.
Obiettivo del 2% per l'istruzione. 53.030.000.000,00 euro per le Forze Armate allo sfascio. Ogni anno. Non vogliamo mettere i soldi in caschi d'acciaio (o, come vogliono i Verdi nei droni killer ecologici), ma nella testa dei giovani. Niente potrebbe aumentare di più la nostra "resilienza" (ovvero il secondo nome di merda di Annegret)!
L'elusione del biglietto deve rimanere abbordabile. Il mancato pagamento del biglietto viene degradato a reato amministrativo (1,99 €). Ogni anno circa 7.000 cittadini tedeschi vanno in prigione, alcuni a piedi. I 200.000 procedimenti annuali tengono lontani i nostri tribunali da cose più importanti: corruzione da parte di politici della CDU, “scandalo delle mascherine” da parte di politici della CDU, possesso illegale di armi da parte di politici della CDU.
Promozione dell'élite. Laurea, master? Diventa storia. Ci sentiamo più impegnati negli ideali educativi della storia intellettuale europea che negli interessi commerciali dell'industria europea. Gli studenti dovrebbero studiare di nuovo per 15 semestri e avere il tempo di interessarsi alla politica e alla società. Nota: sotto i 30 anni dovresti evitare il lavoro regolare!
Reddito di base incondizionato (BGE)? Sì! Uno strumento dello stato sociale il cui tempo è giunto. Il 70% dei cittadini dell'UE è favorevole, e anche noi. Due membri del “die Partei” al Bundestag e al Parlamento europeo hanno testato per anni un BGE in quantità considerevoli e finora non hanno scoperto un solo svantaggio.
Distruzione di Amazon. Sfortunatamente, a causa di un lungo fallimento del mercato, dobbiamo chiudere Amazon. Nel 2020, i perdenti hanno registrato un fatturato record di 44 miliardi (UE) e una perdita di 1,2 miliardi (ma solo presso la sede fiscale in Lussemburgo, Smiley!). Reclamo fiscale: 0 miliardi
Divieto di Photoshop! Chiunque conosca Volker Bouffier - noto dal poster del Partito "Quanto può essere sexy la politica?" -, Annalena Baerbock, Frau von Strolch o Philipp Amthor dai poster, potrebbe essere fatalmente spaventato da un incontro nella realtà. Soprattutto con Amthor, che in realtà sembra proprio come nei suoi poster.
Risarcimento danni da parte di Deutsche Wohnen! L'articolo 15 della Legge Generale richiede un'adeguata compensazione per la nazionalizzazione dello spazio vitale. Vonovia e Deutsche Wohnen ricevono ciascuna 1 confezione di Merci, 1 dito medio esteso e 1 breve e onesto applauso dai loro precedenti inquilini (20:00, balcone). Gli appartamenti sono lì per viverci, non per generare dividendi per i gestori patrimoniali delle Cayman.
Rinviare la guerra con Russia e Cina. Per tali sciocchezze come costruzione di immagini nemiche e retorica da trincea, in tempi di pandemia globale ed ecocidio globale non abbiamo davvero tempo. Coloro che sono appassionati di confronto (Stoltenberg, USA, Verdi, Spiegel, SZ, Sascha Lobotomie, ecc.): fuoco libero su Erdogan, Bolsonaro, Viktator Orban o il baby-Hitler Sebastian Kurz.
Freno del prezzo della birra. Il Partito sostiene un freno a livello nazionale sui prezzi della birra e il rafforzamento del “Principio del Cliente”. A tal fine, viene raccolto un indice dei prezzi della birra. Il freno entra in vigore non appena due indicatori compaiono contemporaneamente da qualche parte nell'economia: grande sete e la quota di bicchieri vuoti. In preparazione: freno sul prezzo kebab (3 euro).
Bonus del cazzo per i SUV. I brutti “Panzer” cittadini non sono solo un'impertinenza estetica, ma danno anche il secondo maggior contributo all'aumento delle emissioni globali di CO2.
Punto verde per le scorie nucleari. Le centrali nucleari sono incluse nel sistema duale. Gli operatori sono obbligati a ritirare le barre di combustibile e gli imballaggi e a pagare per lo smaltimento dei rifiuti prodotti.
Clima. In nessun caso il riscaldamento globale dovrebbe essere superiore a 1,5° Celsius / anno. A tal fine, il Partito inviterà tutti i settori rilevanti dell'economia a considerare un impegno volontario nell'ambito delle rispettive possibilità.
Pace, ordine, salute. Per proteggere la popolazione, attraversamenti stradali, tralicci dell'alta tensione, coste scoscese, aree edificabili e balneabili, bordi di marciapiedi, piste ciclabili e bucce di banana sono protetti da potenti cartelli con la scritta "Karl Lauterbach avverte ...".
Il gender è obbligatorio ... per tutte i nati dal 2000 in poi. Per * altr* c'è un periodo di transizione fino al 2090. Si raccomanda ai rappresentanti di entrambi i gruppi di avere un po' più di tolleranza nella discussione.
(non l’ho capito)
Benessere animale. Gli esperimenti sugli animali vengono interrotti, gli animali sono lì per essere coccolosi o venir mangiati. Lucidalabbra, make-up per il culo, marmellata biologica e cocktail di medicinali vengono ora testati sugli atleti professionisti, che sono già abituati a tutti i tipi di sostanze. O nel Palazzo della Bellezza di Bibis. I test relativi alla birra rimangono gratuiti.
Assistenza medica nelle zone rurali. Data una corrispondenza genetica tra suini e umani nelle aree rurali di oltre il 90%, ha senso trasferire le cure mediche nella cintura di liquame tedesca solo ai veterinari.
Epistocrazia regolata. Nel caso dei referendum sull'uscita dall'UE, dei referendum sull'introduzione di un sistema presidenziale e delle elezioni presidenziali negli USA, davanti alla scheda elettorale vengono poste tre domande di cultura generale. Ad esempio, "Qual è il nome della capitale di Parigi?" Le schede con meno di una risposta corretta saranno considerate "non valide".
Limite massimo per i rifugiati. Il limite massimo per i rifugiati viene ridefinito ogni anno - nello spirito dei partiti dell'Unione: la Germania non può accettare più rifugiati del Mar Mediterraneo.
Sistema scolastico G1. La preparazione del diploma e degli esami richiede troppo tempo, motivo per cui chiediamo la reintroduzione del “diploma di emergenza”: all'inizio di giugno gli alunni vengono testati alla lavagna per mezz'ora, le soluzioni vengono pubblicate in anticipo sul Internet. Di seguito: party!
Fine dell'emergenza infermieristica. La mancanza di cure e le conseguenze del sovraccarico degli infermieri professionali sono regolati da un modello di rotazione: gli infermieri che non possono lavorare per sovraccarico diventano pazienti e poi di nuovo infermieri, e ancora pazienti e ancora infermieri... Grazie al sofisticato sistema di finanziamento per i nuovi posti di cura attraverso le compagnie di assicurazione sanitaria, gli infermieri interessati generano una quota adeguata del loro stipendio, che possono immediatamente restituire alle compagnie di assicurazione sanitaria.
Corruzione e lobbismo. I partiti corrotti non possono più beneficiare di donazioni e sponsorizzazioni, i politici corrotti vengono deportati in Azerbaigian. Come per Hartz IV, il reddito da lavoro secondario viene detratto dal patrimonio. I 290 membri del “die Partei” nel Bundestag, nel Parlamento UE e nei comuni firmano il Codice politico della Piattaforma Pro. Per inciso, siamo dell'opinione “che il lobbismo del profitto debba essere distrutto” (Marco Bülow, membro del Bundestag).
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corallorosso · 5 years
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E' più di un anno e mezzo che la Polizia attende il pagamento degli straordinari dei suoi agenti. Un anno e mezzo. Più di 18 mesi durante i quali migliaia di poliziotti hanno dovuto osservare il loro Ministro andarsene in giro per l'Italia con la loro divisa, prendersi i meriti dei loro risultati, millantare vicinanza e rispetto, mentre negava loro perfino il pagamento degli straordinari. Il 26 giugno hanno pure scritto, i poliziotti, all'allora Ministro dell'Interno con la divisa, ricordandogli che da 17 mesi attendevano il pagamento degli straordinari. Un ritardo che non si vedeva da anni. E li attendevano loro e le loro famiglie. Per lavori effettuati. Per rischi presi. Ma nulla. Nemmeno una risposta. Per tutta l'estate. Troppo impegnato, il Ministro che ama la Polizia, a far fare giri sulla moto d'acqua della Polizia al figlio, a bere moijto al Papeete, a far cadere il governo per andare a elezioni e raddoppiare le poltrone. Troppo occupato il Ministro della Polizia, per rispondere alla Polizia. Almeno fino al 5 settembre, suo ultimo giorno da Ministro, quando la risposta è finalmente arriva. Ed è lapidaria. Niente soldi: “Sono in corso - si legge nella nota - le iniziative finalizzate al reperimento delle necessarie risorse aggiuntive”. Le ore di straordinario già effettuate, fa sapere, verranno retribuite “entro l’anno 2020”. Entro l'anno 2020. Quindi no, non se ne parla ancora. Però ehi, per un anno e mezzo ha indossato le divise della Polizia. Non basta? In fondo è così che si rispetta e si onora la polizia: andando in giro con la divisa e producendo post e tweet. Mica come quei comunisti del centrosinistra, che con il bonus Renzi, anziché fare i pagliacci, ai poliziotti fanno guadagnare da anni 960 euro in più all'anno. Staordinari a parte. Non è così che si onora e si rispetta la Polizia. Con il vile denaro. Meglio i post. I tweet. E le divise. Così si fa. No? Emilio Mola
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A novembre o a dicembre si tornerà a votare in Abruzzo, per le elezioni regionali.
+++ Dieci nomi prestigiosi da proporre per la Presidenza della Regione Abruzzo +++
1) Razzi Andonio. Politico di fama mondiale, grandissimo pacificatore, pedina fondamentale nello scacchiere internazionale. Rilancerebbe l'economia e darebbe lavoro ad una freca di persona tramite la costruzione di un ponte diretto in cemento disarmato Pescara-Pyongyang. Indice di Votabilità Agricola (da ora in poi IVA): 2/10.
2) Siffredi Rocco da Urtone. Se sta bone Rocch, sta bone tutta la rocche... e Rocco nostro di solito sta bone, senza aiutini. Tutta la regione ne gioverebbe. IVA: 8/10.
3) Semproni Gianfranco. Celeberrimo il suo discorso alle Nazioni Aunite contro la Germania dal titolo: "Nsapete manghe che je lu timball", Semproni potrebbe cavalcare l'ondata antieuropeista di questa fase storica con stile ed eleganza agricola. #addòvipresendete IVA: 5/10.
4) Gianluca Ginoble de Il Volo. Il più fregno del gruppo, che lo si ami o che lo si odi, questo comunque in Asia fa tutto esaurito pure se canta "Vola, vola, vola". Nome spendibile per il mercato internazionale e per attirare turisti nella bellissima Montepagano. IVA: 6/10.
5) Giustino "Stetv a la cas" da Chieti. Vabbò, inutile aggiungere altro. IVA: 15/10. #semBrevotato.
6) Cipriani Francesca da Popoli. Fondatrice del Movimento Politico "SCSMCSNS" (scine ca scine ma ca scine ndutt... SCI); Francesca potrebbe far raggiungere alla nostra regione livelli di vergogna e imbarazzo ancora inesplorati. Per i masochisti e per i vegani un voto da prendere in considerazione. IVA: 0/10.
7) Vespa Bruno da L'Aquila. La vespa l'ha inventata Corradino d'Ascanio da Popoli, no le chiacchiere. Dice: "Che c'azzecca?". Niente, per dire. IVA: 0,5/10.
8) Francesco Sabatini da Pescocostanzo. Il più grande linguista vivente, ex presidente dell'Accademia della Crusca. Lo citiamo perché nessuno lo ricorda mai: il più fregno di tutti. IVA: 25/10 ma è troppo intelligente per candidarsi. #cciasandmaestro
9) Dirisio Luca da Lu Uast. Ci vuole calma e sangue freddo potrebbe essere uno slogan vincente. IVA: 6,5/10.
10) L'orsa Peppina, quella che s'ha magnate 850 galline abruzzesi negli ultimi 3 mesi. Esperta del magna magna, esperta di pollai, poche parole e tanti fatti. IVA: 7/10.
BONUS: Michael Madsen ("Le iene", "Kill Bill" ecc.), abruzzese ad honorem. Un attore americano celebre in tutto il mondo che si compra una casa a FALLO (CH) io lo voterei senza toscere. T'aspettiamo Michè. IVA: 50/10.
Source: l'abruzzese fuori sede
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L’autunno, si sa, non è mai stato foriero di buone cose per l’Italia.
Questo che stiamo vivendo, poi, più di ogni altro.
Non c’è un versante della vita sociale, politica, economica, che possa essere considerato come positivo.
A fatti indipendenti dalla nostra volontà, mi riferisco alla grave crisi economica che imperversa, al risultato delle elezioni negli Stati Uniti, alle varie guerre che ancora si combattono qui e là per il mondo, si aggiunge la recrudescenza del virus covid19, che, dopo un rallentamento nel periodo estivo, sta tornando velocemente ad aggredire in ogni parte del mondo.
Noi italiani stiamo particolarmente subendo gli effetti di queste situazioni perché, diversamente da altre nazioni, ci troviamo ad avere un governo impreparato, una situazione sanitaria nazionale disastrosa, una popolazione votata alle sterili lamentele, cui nulla va bene e che è sempre pronta a dire e sostenere tutto e il suo contrario.
Intanto la Nazione, nel suo tessuto sociale, è prossima allo sfacelo mentre una spaventosa crisi economica si prospetta all’orizzonte e la gente è sempre più ottenebrata dalla paura e dall’incertezza del futuro.
Avremmo bisogno, in questo frangente, di un governo autorevole, che decidesse velocemente e con cognizione di causa in merito alle iniziative da attuare per un concreto ed efficace contrasto al diffondersi del virus.
Invece assistiamo inebetiti all’emanazione di una serie interminabile di decreti, spesso contrastanti con i precedenti, sempre confusionari e inefficaci, che rendono palese la grande confusione in cui agisce il Governo.
Governo che ha perso, nei mesi passati, tempo prezioso, forse fondamentale, per organizzare una fattiva lotta al virus.
Avrebbe dovuto impegnare il tempo trascorso nel riorganizzare la sanità, almeno quella che resta. Rimpinguare i reparti di terapia intensiva proprio in quelle regioni che in ciò erano maggiormente deficitarie doveva essere imperativo categorico, riaprire strutture già esistenti sul territorio e adattarle alle nuove esigenze, assumere personale sanitario e parasanitario, decretare la sospensione delle tasse, approntare misure di ristoro per quelle categorie che sono più colpite dal fermo delle attività lavorative. Invece ci si è affaccendati… ad altre faccende.
Si sono ritenuti prioritari altri settori d’intervento, per esempio la legge sull’omofobia, l’abolizione dei Decreti Sicurezza e altre amenità del genere, lasciando che la situazione economico-sanitaria peggiorasse tra un bonus monopattino e un banco con le rotelle.
Si aggiunge a ciò l’incapacità di emanare direttive univoche per tutta la nazione, lasciando che i Governatori regionali agissero motu proprio, spesso in contrasto tra loro e sempre in sussidio dello schieramento di appartenenza.
Questo è il quadro, drammatico, che ci prospetta l’autunno del 2020, con una nazione, lo abbiamo detto, allo sbando e una società civile debole e frammentata, pervasa da uno scoramento che potrebbe trasformarsi, a breve, in rabbia incontrollata prima, devastante poi.
 Mario Settineri
Membro Segreteria Nazionale MSFT
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novalistream · 4 years
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Perché la seconda ondata è peggiore della prima Di Selvaggia Lucarelli Sembra quasi impossibile da affermare perché se ci guardiamo indietro nulla può sembrare più spaventoso della primavera scorsa, eppure, ogni giorno che passa, la sensazione che la fase di ritorno dell’epidemia sia più maligna, più complessa, più devastante della prima è sempre più opprimente. Ed è così, in effetti, per molti motivi che ho provato ad isolare: 1) perché il virus non è più invisibile. La grave mancanza di tamponi nella prima fase ha nascosto una verità ormai evidente: il virus è tra noi e lo è in maniera capillare, massiccia, infestante. Prima sembrava che toccasse agli altri, che fosse sfortuna, disattenzione, che fosse una questione di coordinate geografiche. Oggi, la maggior disponibilità di esami e tamponi anche per gli asintomatici, ci racconta una realtà diversa. Abbiamo tutti, in buna parte dell’Italia, amici, figli, parenti, colleghi a casa in quarantena o positivi o preoccupati. E noi come loro. Non ci sono focolai, ma un unico focolaio esteso e ben infiltrato. Si ammalano i famosi e i vicini di scrivania. I nostri gradi di separazione dal virus sono diminuiti spaventosamente. Sentiamo il suo fiato sul collo. E anche se non abbiamo paura di stare male o di morire, abbiamo paura di farci i conti. 2) come popolo siamo sfilacciati, disuniti, sgangherati. A marzo, nella paura, c’è stata almeno coesione. Oggi le bandiere tricolore sui balconi hanno lasciato spazio alle guerriglie per strada. Alle discussioni sulle mascherine, alle piazze negazioniste, alle liti sui treni e al bar. Non ci sentiamo più compatti, atterriti dalla stessa paura. Siamo nemici, ostili, arrabbiati. A marzo cercavamo cure, soluzioni, conforto. Oggi cerchiamo le colpe. 3) i virologi, i professori, gli esperti continuamente interrogati, si sono trasformati in oracoli inaffidabili, destabilizzanti, talvolta irresponsabili. Più virali di quel che studiano al microscopio, si sono lasciati contagiare senza possibilità di guarigione dal virus della tv, dell’esposizione mediatica, della fama. Hanno tolto tempo e ore preziose al loro lavoro per lanciare messaggi incoerenti con i loro stessi messaggi del giorno prima, hanno battibeccato tra di loro in tv come showgirl al tramonto, hanno perso, tragicamente, autorevolezza. Alcuni hanno scelto di dire quello che il loro governatore volevano che dicessero, chi non l’ha fatto come Crisanti è stato fatto fuori. I virologi politicizzati, quelli che minimizzavano, sono stati il male peggiore, nella fase estiva, e oggi anziché essere ignorati dai giornalisti perché evidentemente inaffidabili e pessimi profeti, continuano a occupare colonne di siti e giornali, a sedere nei salotti tv come se niente fosse. E noi, frastornati, guardiamo basiti i selfie compulsivi in ospedale di Bassetti o Remuzzi che dice “Non c’è evidenza scientifica che il lockdown funzioni” o la new entry Palù che, forse geloso dell’allievo che supera il maestro, dà dello zanzarologo all’ex allievo Crisanti, come farebbe una soubrette a Domenica Live. Il risultato è che non crediamo più a nessuno, doveva salvarci la scienza e invece non abbiamo più riferimenti, siamo in balia di un narcisismo accademico, presuntuoso, arrogante. 4) stiamo peggio perché abbiamo meno soldi e sappiamo che con i bonus compri il pane, ma non c’è più futuro sugli scaffali. Chi cavalca questa terribile incertezza, minimizza il tema sanitario, tacendo una verità angosciante e indiscutibile, e cioè che “non c’è economia senza salute”. Stiamo provando a convivere col virus, tutti vorremmo poter gestire i contagi con freddezza burocratica, ma la verità è che l’epidemia travolge a cascata ogni settore della vita e del sistema. E quando la curva dei contagi sale, si può tentare di far finta di nulla quanto si vuole, si possono tenere scuole, ristoranti, stadi aperti, ma presto o tardi gli ospedali andranno in tilt. E se gli ospedali vanno in tilt la gente ha paura, smette di uscire, di andare al ristorante, allo stadio, di salire sui treni. Non esiste un circuito virtuoso in cui l’economia e un’epidemia che oltre una certa soglia di contagi entra nelle terapie intensive possano convivere senza fermarsi, quando è ora di fermarsi. Continuare a illudere la gente che l’economia e la salute siano compartimenti stagni è ingannevole e destabilizzante. E oggi, molti italiani sono destabilizzati da questo messaggio. 5) le vacanze e quel “liberi tutti” colpevole e superficiale hanno creato l’illusione che il peggio fosse passato. Ci abbiamo creduto, tutti. O quasi tutti. Abbiamo creduto al clinicamente morto, al virus mutato, alle cariche virali ammosciate, a tutto. Abbiamo viaggiato, ballato, brindato e ora ci ritroviamo increduli, con un conto salatissimo da pagare e la sensazione di aver mangiato solo gli antipasti. Siamo arrabbiati e disillusi. E sappiamo che le vacanze come le abbiamo vissute quest’estate non ci saranno più concesse per una periodo indefinito e angosciante. 6) i complottisti, i negazionisti, i no-mask in questi mesi, hanno avuto tempo e modo di infestare il web e i bar di bugie, fante-teorie, menzogne ridicole e teorie pericolose. Mentre sfilavano le bare di Bergamo tacevano, quando è iniziato il meccanismo di rimozione sono andati a infettare tutta quella fetta di popolazione più irrazionale, sciocca, narcisista, con ambizioni rivoluzionarie, purché le rivoluzioni non siano più impegnative che andare a insultare Burioni su fb. Il risultato è un esercito di ignoranti che “ci vogliono controllare”, “è un virus politico”, “non hanno fatto le autopsie”. E se rispondi “Istat dice che a marzo 2019 a Bergamo ci sono stati 1000 morti, a marzo 2020 6000, ti servono 5000 autopsie?” loro bofonchiano “Eh sì vedrai…”, lasciando intendere che loro sanno e tu no. 7) è peggio perché la gente si ricorda della prima ondata, delle persone lasciate a casa a morire, delle bombole di ossigeno che mancavano, di quelli che morivano boccheggiando come pesci. Di quelli che arrivavano in ospedale ormai malconci, con polmoniti nella fase acuta, con i tamponi mai fatti. “C’è l’assalto ai pronto soccorso”, dicono. L’assalto è la paura di rimanere senza cure. Ed è una paura legittima. 8) è peggio perché pensavamo di non rivedere più errori, trascuratezza, l’impreparazione della prima ondata. Invece scopriamo che ancora una volta non siamo preparati. Che la politica è rimasta immobile, che non si è pensato a prevenire il problema di trasporti, della mancanza di una rete territoriale capace di occuparsi dei malati a casa, dell’ ideazione di un piano razionale per gestire tracciamenti e quarantene. Ci sentiamo increduli e traditi. 9) traditi, soprattutto, dalla politica che ha pensato all’ondata delle elezioni regionali prima ancora che a quella del virus. L’immagine del sindaco De Magistris che ieri, in diretta tv, guardava la sua Napoli nel caos di un’oscena guerriglia con l’aria compiaciuta di chi stava assistendo non alla disfatta della sua città, ma alla disfatta dell’odiato De Luca, è il sunto di tutto. E De Luca, da parte sua, rimarrà lo sceriffo che ha riposto la pistola per farsi rieleggere e l’ha ritirata fuori dalla fondina dopo che è stato eletto. Dopo che aveva raccontato ai campani la favoletta spavalda e rassicurante della Campania più preparata del Nord, del Nord che s’è fermato a contare i morti, degli ospedali migliori d’Italia pronti a fronteggiare il virus, della macchina perfetta della sanità campana. Il giorno dopo la sua rielezione era già “Obbligo di mascherine all’aperto”, tre settimane dopo “Chiudo tutto”. Oggi è l’imbarazzo di dover rimettere i panni dello sceriffo mentre è scoppiata la rissa al saloon. 10) è peggio perché la politica ha paura di decidere. Perché la politica teme l’impopolarità più dei morti. E deciderà quando l’acqua sarà alla gola. 11) è tutto peggio di prima perché non sappiamo dove andremo. Perché siamo provati, stanchi, pessimisti. Perché ci spaventa questa costante sensazione di vivere al presente, ci angoscia l’idea del tempo e delle opportunità rubati ai nostri figli. Non vediamo scadenze, non vediamo futuro. 12) è peggio perché è autunno. Perché la primavera, certi giorni, era una carezza che entrava dalle finestre. Oggi abbiamo le finestre chiuse, il cielo opaco, la pioggia sui vetri. Ci attende l’inverno e sarà un inverno senza neve con cui divertirsi, senza ponti per viaggiare, senza programmi per Capodanno, senza una nuova stagione da vivere, attraversandola. Ci scorrerà accanto, saremo scaldati dai termosifoni, scopriremo cos’è il Natale senza i nonni, senza l’ultimo l’ultimo maglione da arraffare nel negozio pieno, senza l’aperitivo coi colleghi, le messe piene, i bambini spaventati dal Babbo Natale al centro commerciale. 13) è peggio perché non siamo terrorizzati. Siamo accasciati. Perché pensavano fosse uno tsunami e invece è una marea bassa ma uniforme. E non sappiamo quanto salirà.
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ultimenotiziepuglia · 4 years
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nicapu · 4 years
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Pare che 5 Parlamentari della Repubblica Italiana abbiano chiesto ed avuto il #Bonus partita Iva per il #Covid. Non so chi siano ed a quale partito appartengano, tanti leader nazionali hanno chiesto le loro dimissioni. Sarebbe un gesto nobile, ma a voi sembra possibile che i cinque, definiti addirittura #Furbetti, abbiano una tale sensibilità? E allora, ora che i nomi non si conoscono, si faccia un patto tra tutti i partiti per espellerli dai rispettivi gruppi, sfiduciarli da eventuali cariche in Parlamento e per assumere un impegno solenne a non candidarli alle prossime elezioni politiche. Altro che furbetti, questi sono #indegni di rappresentare la Repubblica Italiana. Per una volta i Partiti dimostrino di essere all’altezza della situazione, mettano da parte le battaglie strumentali per qualche like in più e diano l’esempio, con #Rigore. #ActReact https://www.instagram.com/p/CDs3qkpKTU5/?igshid=1f0ipszebalwe
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stopinvasione-blog · 7 years
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Perché essere contrari alla politica di immigrazione della sinistra
In questo articolo spiegherò nel modo più schematico possibile perché credo sia assolutamente sbagliato perseverare nelle politiche di accoglienza intraprese dalla sinistra italiana, mettendo alla luce tutte le ipocrisie del pensiero “sinistro” (di sinistra).
La prima ipocrisia riguarda l’espressione “i poveri sono tutti uguali: dobbiamo aiutarli allo stesso modo”. Falso. Certo, se vivessimo nel mondo della fantasia sarebbe bello aiutare tutti, non solo coloro che si trovano in Italia, ma anche in Cina, in Bangladesh, in India… Purtroppo non viviamo nel mondo della fantasia, ma in questo mondo reale. I poveri non sono tutti uguali: ci sono famiglie italiane cadute in povertà, ci sono i profughi e ci sono i migranti economici. Perché dico che è un’ipocrisia quella “sinistra” affermare che i poveri siano tutti uguali? Lo dico perché questa espressione è saltata fuori nel momento in cui, in difesa degli italiani in difficoltà che sono stati messi in secondo posto, si affermava “prima gli italiani”. È un’ipocrisia perché di fatto nessun cittadino italiano riceve 35€ al giorno se non trova un’occupazione o se è un senza tetto. Se è fortunato può accedere ai dormitori e alle mense gestite da volontari. Quindi di fatto i poveri non sono tutti uguali: i migranti ricevono 35€ e gli italiani no. Di aiuti ai cittadini italiani caduti in povertà si parla solo adesso, ma anche se i “sinistri” affermano che tutti sono uguali, per loro non si trovano soldi per una sorta di reddito di cittadinanza. Oltre a ciò bisogna sottolineare che solo una piccola percentuale di coloro che ricevono il bonus sono realmente rifugiati e quindi hanno effettivamente diritto a questi 35€, ma non importa. Fonte.
Qualche “sinistro” avrà subito commentato “i 35€ non li danno i migranti, ma alle cooperative”. Lo so. Beh, questa è la seconda ipocrisia. Il fatto che vengano dati alle cooperative è peggio. Se io ricevessi 35€ ogni giorno, ammonterebbero a 1080€ ogni mese. Beh se sei una persona intelligente, con quei soldi paghi 500€ di affitto e utenze e con gli altri 580€ mangi tutta la carne e pesce che vuoi. Poi se ti metti d’accordo con due tue amici avresti tre stipendi e un affitto. Altro che dormitori con 5-6 persone per stanzone, cibo riscaldato male ed essere prigionieri dentro una struttura fatiscente. Rispondere che i soldi vanno alle cooperative invece che ai migranti stessi a chi si lamenta dei costi che sosteniamo è da “sinistri” ipocriti. Fonte.
Il terzo punto è un po’ un mix tra i primi due. L’immigrazione è diventato un business. Come dicevo, prima che si parlasse di 35€ a migrante di poveri non si è mai sentito parlare, poi a guadagnarci sono solo le cooperative. Anche qui ci si cela un’ipocrisia: finché non sono state pubblicate anche dal New York Times le rotte delle navi “umanitarie” i “sinistri” hanno sempre dichiarato con forza bufale tutte le notizie che riportavano navi che prendono migranti direttamente dalle coste africane. Quello dei migranti è un business che parte dall’Africa. Lì ci sono persone prese come schiavi e portate a forza fino in Libia, lì ci sono gli scafisti che li imbarcano e picchiano chi si rifiuta, lì ci sono le navi che li prelevano e infine arrivano qui. Un costo non indifferente, chi lo sostiene? E sopratutto, chi ne trae beneficio? E sopratutto il re dell’ipocrisia Renzi perché, seguendo “gli algoritmi di consenso popolare”, ora che vede perdere le elezioni su questo tema afferma “aiutiamoli a casa loro”, lo stesso che prima diceva “non possiamo aiutarli a casa loro perché loro una casa non ce l’hanno”? Io vedo solo una tratta di schiavi e interessi che vanno oltre i principi di aiuto fraterno. Ci sono 1080€ che vengono dati ogni mese per ogni migrante alle cooperative (e alla mafia) e il finanziamento di questa tratta. Fonte1, Fonte2, Fonte3 (se ne sono troppe).
Il quarto punto riguarda le implicazioni che questa situazione sta portando, sono due: la nascita di partiti fascisti da un lato (ora sarebbe più corretto dire “la crescita e affermazione”), la distruzione dell’essere “italiani”, con tutte le libertà e conquiste sociali che abbiamo raggiunto e le nostre tradizioni. È abbastanza palese che tra la popolazione pochi siano favorevoli a far entrare continuamente migliaia di persone che staranno qui senza lavorare. Come è palese che tra attentati e problematiche oggettivamente derivate dai migranti stessi sia difficile pensare che la popolazione non possa cedere e simpatizzare per questi gruppi di stampo fascista. Ricordiamo che in questi giorni sta circolando una vignetta raffigurante un uomo di colore che violenta una donna bianca, come se fossimo con Mussolini al governo. Qui entra un’altra ipocrisia “sinistra”. Nelle pubblicità progresso vengono mostrati migranti ben inseriti, bambini comuni… Anche gli attentatori hanno un profilo che coincide perfettamente con queste pubblicità: genitori brave persone rispettati dai vicini, ragazzi diventati cittadini che studiano all’università con buone valutazioni, in un attimo assassini. La loro religione è assoluta, deve regolare la loro vita. Quindi come si può pensare che tutto questo possa essere tollerato a lungo, considerando che la situazione è destinata a peggiorare? La Boldrini afferma infatti che i migranti dovranno sostituire i figli che gli italiani non fanno, (ecco perché lo ius soli, ma è un altro argomento). Da un lato chi vuole preservare l’italianità anche con la violenza, dall’altro i “sinistri” che se ne vergognano e la vogliono distruggere. Fonte1, Laura Boldrini.
Perciò per il bene degli italiani e dei migranti stessi, anche loro vittima di questo business, per favore fermiamo tutto.
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italianaradio · 5 years
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MIMMO LUCANO Spazio ai contenuti della conferenza stampa di domenica scorsa, al netto delle polemiche (VIDEO INTEGRALE)
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MIMMO LUCANO Spazio ai contenuti della conferenza stampa di domenica scorsa, al netto delle polemiche (VIDEO INTEGRALE)
MIMMO LUCANO Spazio ai contenuti della conferenza stampa di domenica scorsa, al netto delle polemiche (VIDEO INTEGRALE)
MIMMO LUCANO Spazio ai contenuti della conferenza stampa di domenica scorsa, al netto delle polemiche (VIDEO INTEGRALE) Lente Locale
di Gianluca Albanese (foto e video di Enzo Lacopo)
RIACE – Il rischio che si corre quando ci si lascia andare a delle condotte un po’ sopra le righe durante una manifestazione pubblica è che le polemiche conseguenti ottengano maggiore rilevanza mediatica rispetto ai contenuti alla base della manifestazione stessa. 
E’ stato così in altre occasioni – pensiamo alla manifestazione a difesa dell’ospedale di Locri nell’ottobre del 2015 – e anche domenica scorsa durante la conferenza stampa dell’ex sindaco Mimmo Lucano, la prima dopo il suo rientro a Riace dopo la revoca del divieto di dimora nell’ambito del processo in cui lo stesso Lucano è imputato.
Chi scrive non era presente alla conferenza stampa per impegni personali pregressi. Per fortuna – dei lettori, soprattutto – questa testata può contare sulla preziosissima collaborazione di un fotocineoperatore come Enzo Lacopo, che ha ripreso integralmente la conferenza stampa offrendo ai lettori di Lente Locale questo documento unico, che permette – vivaddio – di concentrarsi sui contenuti esposti al tavolo dei relatori più che sulle polemiche per le campane suonate ripetutamente nella chiesa vicina allo spazio antistante la taverna di donna Rosa, sede della conferenza stampa.
E quindi, questa nostra breve esposizione dei fatti serve solo a introdurre al meglio il video di Enzo Lacopo, che pubblichiamo a beneficio di chi voglia approfondire i contenuti e conoscere i fatti, come una regola basilare del giornalismo impone.
Riace, domenica 8 settembre poco dopo le 10. La conferenza stampa si avvia con le parole di Pietro Melia, giornalista militante che ha subito sposato la causa del comitato “11 giugno” con tutta la passione mostrata nelle sue parole, in cui, più che da “falco” parla  fuori da denti non risparmiando attacchi contro alcune istituzioni che a suo dire sono corresponsabili di quella che viene percepita come una persecuzione giudiziaria contro Lucano, causandone un esilio durato 11 lunghissimi mesi.
«Sarebbe bene – ha esordito Melia – che la Procura di Locri si occupasse dei tanti delitti impuniti nella nostra terra piuttosto che accanirsi contro Lucano. Chiedo altresì – ha proseguito – che si revochi il prefetto Di Bari dal ruolo assegnatogli da Salvini al coordinamento delle politiche sull’immigrazione, accertandone le responsabilità».
Melia, che ha chiesto pure la messa in onda della fiction RAI su Mimmo Lucano, ha ricordato come «Il comitato 11 giugno ha raccolto quasi 100.000 firme a favore della causa di Mimmo Lucano, e molti firmatari dell’appello risiedono al Nord, a testimonianza di come sul modello Riace sia apprezzato anche fuori da qui».
Gli ha fatto eco, aggiungendo contenuti più squisitamente politici, il leader del comitato 11 giugno Sasà Albanese, ex assessore provinciale in quota Verdi e che con Lucano condivise le esperienze giovanili nella sinistra extraparlamentare.
Dopo aver ricordato che «I firmatari dell’appello del comitato 11 giugno sono stati molto di più di quelli che hanno deciso le sorti del nuovo governo nazionale votando sulla piattaforma Rousseau» si è scagliato contro l’ex prefetto Di Bari «Vero e proprio killer dell’esperienza di Riace – ha detto – e responsabile della tendopoli di San Ferdinando. Ora – ha aggiunto Albanese – dal nuovo governo ci aspettiamo una decisa discontinuità rispetto alle politiche di Salvini che faceva prevalere la sua visione politica sovranista sull’umanità. Noi possiamo anche condividere alcuni punti programmatici di Pd e M5S, ma il comitato “11 giugno” non si sente rappresentato da questi soggetti politici e ha tutto il diritto di discutere, come farà il prossimo 28 settembre a Lamezia, con tutte quelle forze autenticamente progressiste attualmente perse in mille rivoli che possono diventare un fiume e tradursi in progetto politico e momento elettorale: dipenderà da Mimmo Lucano».
Quando prende la parola Lucano prova a ricostruire un excursus il più possibile completo e preciso della sua esperienza di volontario prima e amministratore poi, tradendo solo successivamente un certo nervosismo e un’insofferenza sicuramente causate dal forte stress patito nel corso della vicenda giudiziaria e dal conseguente esilio da Riace, fino a ingigantire piccoli fastidi, come il persistente suono delle campane o la richiesta espressa da qualche giornalista presente di un maggiore sforzo di sintesi per permettere a tutti di rivolgergli le domande. Ma tant’è.
L’esordio dell’ex sindaco è addirittura soft, quando dice che «Non cerco vendette e non serbo rancore verso alcuno. Ho sempre cercato – ha detto – di fare il sindaco con abnegazione e puntando su alcuni principi cardine, come l’acqua intesa come bene pubblico e una gestione virtuosa dei rifiuti per trasformarli in risorse. Da quando è iniziata la mia vicenda giudiziaria, i miei avvocati hanno chiesto per ben 5 volte la revoca delle misure cautelari nei miei confronti ed è arrivata solo un paio di giorni fa, nonostante la Corte di Cassazione abbia detto a chiare lettere che avevo agito secondo la legge. Ma più che la vicenda giudiziaria in sé – ha proseguito – mi brucia questo fortissimo impatto mediatico che esalta le visioni di chi vorrebbe vedermi colpevole a tutti i costi e descrive una falsa realtà solo per sostenere una tesi accusatoria. Mi tocca difendermi non solo dalle mafie, come abbiamo sempre fatto noi della sinistra extraparlamentare ma anche da certi pezzi dello Stato: a me non basta proclamarmi innocente, voglio che sia fatta piena luce sull’intera vicenda, fugando ogni dubbio, perché la mia esperienza amministrativa è stata sempre improntata all’umanità sfruttando le case abbandonate e i bonus sociali per dare un futuro ai rifugiati che scappavano da guerra e fame, attirando l’attenzione di artisti e mass media da tutto il mondo verso un paese che fino ad allora era quasi abbandonato».
Nel frattempo arriva l’ex sindaco di Rosarno Peppino Lavorato che viene fatto accomodare al tavolo dei relatori. Poco dopo le campane della chiesa iniziano a suonare, suscitando l’irritazione di Lucano che grida al complotto e alla premeditazione. Qualcuno tra il pubblico gli fa presente che i microfoni percepiscono comunque nitidamente le sue parole, ma lui fatica ad andare avanti.
Riprenderà solo dopo lo scampanio, compiendo un excursus completo sulla sua esperienza nell’accoglienza ai rifugiati «Iniziata nel 1998 da volontario dell’accoglienza, ai tempi dell’apparentemente strano connubio con l’allora vescovo di Locri-Gerace Bregantini, che invece si mostrò assai sensibile a questi temi. Insieme riuscimmo a coinvolgere la comunità sociale, dando vita a un’esperienza bellissima che ci permise di ripopolare questo paese. I progetti governativi di accoglienza vennero in un secondo momento e io ricordo benissimo il sostegno ricevuto all’epoca dall’allora prefetto di Reggio Calabria De Sena e dal capo dipartimento delle politiche sull’immigrazione Mario Morcone, grazie al quale riuscimmo a realizzare, dopo che fui eletto sindaco nel 2004 progetti di accoglienza integrati coi comuni di Caulonia e Stignano».
Tra un gesto di stizza e l’altro per il ripetuto scampanio c’è anche spazio per un po’ di autocritica «Quando – ha detto Lucano – subito dopo che la questione dell’accoglienza dei rifugiati assunse una rilevanza nazionale ci fu tutto un proliferare di associazioni impegnate in questi progetti, e non escludo che qualcuna di queste non fosse mossa dai miei principi etici, ma ricercasse, piuttosto, una fonte di guadagno. Continuavo a portare avanti i progetti di accoglienza e integrazione, garantendo un futuro ai rifugiati anche dopo la conclusione degli stessi e molte furono le rimesse di denaro in Africa perchè non potevo permettermi di fare il sindaco-sceriffo investito di compiti polizieschi di controllo sulle associazioni. Anzi, prima dell’arrivo del prefetto Di Bari fui io a chiedere delle attività di monitoraggio sui progetti che evidenziarono alcune criticità ma io non potevo fermarmi anche perchè negli anni precedenti ricevetti molte pressioni dalla Prefettura che mi chiedeva di allocare flussi sempre più ingenti di rifugiati a Riace. Riuscimmo a mantenere qui scuole e asili nido e il nostro modello di accoglienza continuava a proliferare coniugando utopia sociale e carità cristiana, tenendo lontane le mafie e occupando una novantina di addetti del posto, grazie al nostro modello di economia sociale collettiva. Il problema è sorto quando il Pd, e in particolare l’ex ministro dell’Interno Minniti, si fecero coinvolgere dalla vulgata che vedeva l’immigrazione come un’emergenza nazionale e con la speranza di prendere qualche voto in più alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 cominciarono i respingimenti nei lager libici che Minniti, invece, vedeva come porti sicuri».
Non manca un ulteriore attacco al prefetto Di Bari «Col quale – ha detto – mi piacerebbe confrontarmi,  ma senza fare il “signorsì”, piuttosto richiamandolo alle sua responsabilità sull’ingiusto scioglimento del consiglio comunale di Marina di Gioiosa e sulle morti dei rifugiati nella tendopoli di San Ferdinando: lui agì con premeditazione, tagliando i fondi ai nostri progetti arrivando pure a togliere la corrente elettrica alle case dei rifugiati. Mi accusano degli affidamenti diretti  nel settore dei rifiuti, ma io ho sempre lavorato non con le holding regionali del settore ma con delle cooperative sociali create in loco, che hanno anche impiegato alcuni rifugiati, creando integrazione vera».
C’è spazio anche per un’amara considerazione sugli “irregolari” come lui della sinistra extraparlamentare «Che – ha detto – siamo portatori di valori sani ma non abbiamo mai contato nulla. Quelli come noi – ha aggiunto – o vengono uccisi o perseguitati a livello giudiziario e mi sento di dare ragione a Basaglia quando diceva che l’ordine costituito non contempla l’umanità».
Nel rispondere alle domande dei giornalisti, Lucano ha chiarito che non intende candidarsi alle elezioni regionali «Perché – ha detto – penso solo a chiarire la mia posizione nel processo e a fare piena luce sull’intera vicenda» e, con riferimento a Salvini si è congedato con una battuta. «Io sono tornato a casa mentre lui è andato a casa».
Nel video di Enzo Lacopo la ripresa integrale della conferenza stampa.
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MIMMO LUCANO Spazio ai contenuti della conferenza stampa di domenica scorsa, al netto delle polemiche (VIDEO INTEGRALE) Lente Locale
MIMMO LUCANO Spazio ai contenuti della conferenza stampa di domenica scorsa, al netto delle polemiche (VIDEO INTEGRALE) Lente Locale
di Gianluca Albanese (foto e video di Enzo Lacopo) RIACE – Il rischio che si corre quando ci si lascia andare a delle condotte un po’ sopra le righe durante una manifestazione pubblica è che le polemiche conseguenti ottengano maggiore rilevanza mediatica rispetto ai contenuti alla base della manifestazione stessa.  E’ stato così in altre […]
MIMMO LUCANO Spazio ai contenuti della conferenza stampa di domenica scorsa, al netto delle polemiche (VIDEO INTEGRALE) Lente Locale
Gianluca Albanese
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purpleavenuecupcake · 6 years
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Manovra: ok alla Camera. Approvata tra l'ira delle opposizioni e il rischio di rimpasto di governo
(di Massimiliano D'Elia) La manovra da 31 miliardi ieri ha ottenuto il sì della Camera alla terza “chiama" su altrettanti passaggi parlamentari. La fiducia ha incassato 327 sì 228 no e un astenuto. L'ultimo passaggio oggi sempre alla Camera ha avuto 313 voti a favore e 70 contrari. Entro il 31 il testo andrà al Quirinale per la firma del presidente della Repubblica Sergio Mattarella Giuseppe Conte è "molto soddisfatto" dell'approvazione del testo. Ora "facciamo entrare in vigore le norme", ha aggiunto Conte. Mentre il ministro dell'Economia Giovanni Tria ha sottolineato: "La Manovra economica approvata dal Parlamento è quella che tutti abbiamo voluto". M5s: "Questa è una Manovra scritta dal popolo e per il popolo" - "Questa è una Manovra scritta dal popolo e per il popolo". Lo ha affermato a Montecitorio il deputato Francesco Silvestri (M5S) prima del voto, aggiungendo che "non esiste libertà se non c'è giustizia sociale: come possono essere liberi cinque milioni di poveri, i pensionati colpiti dalla Fornero ed i truffati dalle banche?". "Noi non tagliamo le pensioni a nessuno se non a qualche pensionato d'oro. Abbiamo alzato le minime, eliminato una volta per tutte i vitalizi e rispettato l'impegno della quota 100. La legge Fornero era una ingiustizia ed andava superata adesso", ha rilevato elencando le misure della legge e ribadendo che "non c'è nessuna tassa sulle utilitarie e sulle auto già acquistate". "Quali maggiori tasse? Stiamo rilanciando un Paese. Le abbiamo aumentate alle grandi banche e alle assicurazioni per redistribuire la ricchezza dall'alto verso il basso". Forza Italia e Lega ai ferri corti Se non ricordo male l'ultimo governo Monti lo appoggiò Forza Italia e la macelleria sociale che è iniziata con quel governo è partita proprio dalla legge Fornero che oggi proviamo a correggere". Lo ha detto Riccardo Molinari della Lega a Montecitorio. E' la risposta a quanto ha detto sabato Giorgio Mulè di Forza Italia - "la votate con il nostro disprezzo" - e oggi ha detto l'altro azzurro Roberto Occhiuto: "Questa è una manovra che non serve all'Italia, ma è contro l'Italia e contro gli italiani: aumenterà le tasse e porterà il Paese in recessione". "Quando tagliò le pensioni la Fornero pianse. Voi avete fatto la stessa identica cosa senza versare una lacrima", ha aggiunto, con una stoccata alla Lega: "La manovra è stata fatta affidando le chiavi della politica economica al M5S che non vuole sviluppo e ricchezza ma vuole solo alimentare odio ed invidia sociale". M"Approvata in rigor mortis la legge di Bilancio Made in Europe che ha esautorato il Parlamento con un autentico festival della bugia in aula, gli italiani sanno già che cosa li aspetta: più tasse a imprese e lavoratori, un prelievo forzoso dalle tasche dei pensionati, meno aiuti a chi sta indietro e la certezza di avere più debiti per tutti". Sono le parole di Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia e portavoce dei gruppi azzurri di Camera e Senato. "Fi ha lottato con tutti i mezzi in Parlamento - ha aggiunto Mulè -, ora la lotta si trasferisce nelle piazze dove grazie alla guida di Silvio Berlusconi sapremo riportare il centrodestra alla guida del Paese mettendo fine all'incubo dell'esecutivo contronatura gialloverde". Analisi della manovra e gli effetti dal 2019 Peccato che solo un terzo dei provvedimenti partiranno dal 1° gennaio, scrive il Sole24Ore. Le altre quelle “bandiera” dei due soci di maggioranza del governo, reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni partiranno in seguito ad ulteriori decreti e vari  tagliandi di  Bruxelles.  Per quota 100 e reddito di cittadinanza ci sarà, quindi, un decreto unico a gennaio. Difficoltà, invece, si registrano per i provvedimenti relativi agli investimenti, indennizzi ai risparmiatori, web tax e assunzioni nella Pubblica Amministrazione. E’ di fatto la manovra più controversa di sempre. Ha ottenuto l’approvazione in Aula al fotofinish in attesa di ottenere oggi da Montecitorio il sigillo definitivo ad appena 24 ore dal limite massimo per evitare l'esercizio provvisorio di bilancio. Rallentate quindi sette misure chiave della manovra: dalla traduzione operativa con un decreto delle risorse convogliate nei maxi-fondi per pensioni e reddito di cittadinanza alla parziale rivalutazione degli assegni pensionistici fino alla piena efficacia sia del nuovo condono fiscale per chi ha l'Isee fino a 20mila euro, sia del meccanismo "bonus-malus" per l'acquisto di nuovi autoveicoli non inquinanti. Insomma un percorso ad ostacoli che si intravede sempre più in salita. Dopo la manifestazione di venerdì dei sindacati, a quanto pare oggi presenti in Aula, contro il taglio dell'indicizzazione all'inflazione delle pensioni, ieri è toccato all'Anci puntare l'indice contro gli effetti della manovra, sostengono che per i Comuni c'è il rischio di un aumento delle tasse e di una riduzione dei servizi.  Il tutto mentre il Pd ha proseguito la protesta davanti a Montecitorio contro le misure del Governo e Silvio Berlusconi che tuonava di "dilettanti e pauperisti" annunciando una mobilitazione a gennaio dei "gilet azzurri" in tutte le piazze d'Italia. Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella parlerà della controversa manovra nel discorso di fine anno, la cui durata sforerà di poco i dieci minuti. Secondo alcune fonti parlerà del valore del Parlamento mentre è esclusa l'ipotesi di una lettera di richiamo insieme alla promulgazione della legge di bilancio. Per Sergio Mattarella sono state settimane di tensione e si pensa che nel discorso agli italiani si soffermerà sull'importanza di aver scongiurato le sanzioni della Commissione Ue e di essere rimasti nel perimetro delle regole europee e costituzionali ma in questo ambito potrebbe far riferimento a come siano stati compressi “obtorto collo” i tempi e i passaggi del dibattito parlamentare sul bilancio.  IL riferimento è al maxi-emendamento andato avanti a tappe più che forzate, senza dare la possibilità a deputati e senatori di esaminare un testo che più di ogni altro incide sulla vita reale degli italiani.  Nel frattempo si è alzato un polverone sulla possibilità di rimpasto al governo. Chi rischia di più sono il ministro delle infrastrutture e trasporti Danilo Toninelli e quello della salute Grillo. Accenni sono stati fatti anche verso il dicastero della Difesa, dove il ministro Elisabetta Trenta non sarebbe gradita dalla base del movimento. Tutto è rinviato dopo le elezioni europee di fine maggio, quando la Lega, sondaggi alla mano, dovrebbe certificare il superamento sul M5S. Salvini, quindi, chiederà il conto. Read the full article
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qdmnotizie-blog · 6 years
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JESI, 10 ottobre 2018 – Domenica 14 ottobre prende il via la campagna abbonamenti del Teatro Pergolesi , un cartellone importante di sette appuntamenti da dicembre ad aprile, maestri della scena, testi classici e scritture contemporanee per una grande nuova stagione di prosa nata dalla rinnovata collaborazione tra Fondazione Pergolesi Spontini, Comune di Jesi e Amat, un viaggio che promette emozioni, momenti di riflessione ed evasione.
Per dare la possibilità di scegliere un buon posto anche a quanti nelle ultime stagioni non l’hanno potuto trovare è stato azzerato il diritto di prelazione. La vendita si svolge presso la biglietteria del teatro (0731 206888), domenica 14 ottobre dalle ore 16 alle ore 20 e da mercoledì 17 ottobre negli orari di apertura della biglietteria: dal mercoledì al sabato dalle ore 9.30 alle ore 12.30 e dalle ore 17 alle ore 19.30.
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L’apertura di stagione il 19 dicembre è con l’atteso adattamento teatrale italiano – dopo i successi londinesi – di Shakespeare in love, capolavoro vincitore di 7 premi Oscar, con Lucia Lavia e Marco De Gaudio diretti dalla regia di Giampiero Solari con la regia associata di Bruno Fornasari. Il 10 gennaio Veronica Pivetti diretta da Emanuele Gamba si cimenta in Viktor und Viktoria (foto in primo piano) commedia con musiche liberamente ispirata all’omonimo film di Reinhold Schunzel nell’insolito doppio ruolo di Viktor/Viktoria, nato sul grande schermo e per la prima volta sulle scene italiane nella sua versione originale.
Il 26 gennaio il Teatro Pergolesi accoglie Enrico IV di Luigi Pirandello, produzione di Marche Teatro, adattamento e regia di Carlo Cecchi. Il Maestro della scena italiana è sul palcoscenico nelle vesti di Enrico IV con, Angelica Ippolito, Gigio Morra, Roberto Trifirò, Federico Brugnone, Davide Giordano, Dario Iubatti, Matteo Lai, Chiara Mancuso, Remo Stella. Pesce d’Aprile – tratto dall’omonimo romanzo autobiografico, scritto da Daniela Spada e Cesare Bocci e edito da Sperling&Kupfer – in scena il 15 febbraio è il racconto di un grande amore: un’esperienza di vita reale, toccante, intima e straordinaria, vissuta da un uomo e da una donna, interpretati da Cesare Bocci – che firma anche la regia – e Tiziana Foschi.
Un affascinante incontro fra due protagonisti assoluti del teatro italiano, Massimo Ranieri e Giancarlo Sepe, per la prima volta insieme, mettono in scena l’8 marzo uno dei testi teatrali tra i più noti e rappresentati di sempre, Il Gabbiano di Anton Čechov. Una grande produzione di Diana Or.i.s. e Rama 2000, un allestimento imponente, undici attori di ottimo livello recitativo per un nuovo e rivoluzionario adattamento di Giancarlo Sepe. Un Macbeth che si esprime in sardo e, come nella più pura tradizione elisabettiana interpretato da soli uomini, è l’originale progetto di Sardegna Teatro Macbettu di Alessandro Serra, regista e fondatore della compagnia Teatropersona in scena il 16 marzo. Lo spettacolo, vincitore del prestigioso Premio Ubu 2017 e del Premio ANCT 2017 (Associazione Nazionale dei Critici di Teatro) trasporta il dramma shakespeariano in una Sardegna arcaica e senza tempo. L’idea nasce nel corso di un reportage fotografico tra i carnevali della Barbagia. La lingua sarda non limita la fruizione ma trasforma in canto ciò che in italiano rischierebbe di scadere in letteratura.
La conclusione della stagione il 6 aprile è affidata a Maria Grazia Cucinotta, Vittoria Belvedere e Michela Andreozzi, insieme sul palco per Figlie di Eva per la regia di Massimiliano Vado: tre donne sull’orlo di una crisi di nervi sono legate allo stesso uomo, un politico spregiudicato, corrotto e doppiogiochista, candidato premier delle imminenti elezioni.
Per la realizzazione della stagione di prosa un grazie particolare a Ubi Banca e tutti i Mecenati 2018 per il contributo erogato tramite Art Bonus a sostegno delle attività del Teatro Pergolesi.
Per informazioni:
Biglietteria Teatro G.B. Pergolesi 0731 206888
Amat 071 2072439
JESI / STAGIONE DI PROSA AL TEATRO PERGOLESI, DAL 14 OTTOBRE LA CAMPAGNA ABBONAMENTI JESI, 10 ottobre 2018 - Domenica 14 ottobre prende il via la campagna abbonamenti del Teatro Pergolesi , un cartellone importante di…
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