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petalidiagapanto · 2 months
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«Nessuno ci vuole come siamo, e non c’è niente da fare se non abbracciare i piaceri segreti delle nostre sublimazioni, l’arco di una frase, il bacio di una rima, l’immagine che si forma su carta o tela, la cantata interiore, il ricamo claustrale... dobbiamo pur produrre qualche urlo e furore, qualche clangore di cembali»
(Siri Hustvedt)
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michelangelob · 5 months
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29 aprile: la giornata Internazionale della Danza, per Canova sinonimo di grazia, bellezza e movimento
Oggi 29 aprile è la Giornata Internazionale della Danza. Chi meglio di Canova ha saputo interpretare quest’arte con le sue sculture? Per Canova la danza era sinonimo di grazia, bellezza e movimento. La leggiadria delle giovani e dei giovani protagonisti delle sue opere che si elevano sulle punte muovendosi al ritmo dei cembali o danzando fra di loro come nel bassorilievo custodito nella…
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lamilanomagazine · 10 months
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Modena, letture e arti: festa di natale a palazzo santa margherita
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Modena, letture e arti: festa di natale a palazzo santa margherita Letture, musica, arte e laboratori: sono diverse le proposte per bambini e famiglie sviluppate in sinergia a Palazzo Santa Margherita dalla Biblioteca Delfini e da Fmav Fondazione Modena Arti Visive, insieme in una speciale giornata di auguri di Natale. L'appuntamento, una vera e propria festa aperta a tutti dai bambini ai più grandi passando per le famiglie, è per sabato 16 dicembre nel complesso di corso Canalgrande 103. Le iniziative cominciano già al mattino, grazie alle volontarie del progetto "Nati per leggere" che animano gli incontri di lettura. Alle ore 10, in sala Conferenze, è in programma l'incontro "Piccole storie e racconti dal bosco", per bimbi da 0 a 3 anni, seguito alle 10.45 da "Musiche per piccoli cembali" di Riccardo Castagnetti alle tastiere storiche; alle 11.15 ci si sposta al Museo della Figurina, al primo piano di Palazzo Santa Margherita, per le letture "Figurine d'inverno. Storie per accendere l'albero" che sono dedicate, invece, a bambini da 3 a 6 anni. Nel pomeriggio spazio alla musica. Alle 16, sullo scalone che conduce agli spazi di Fmav si tiene il piccolo concerto "Musiche celestiali" di Mutinae Plectri con strumenti a pizzico, mandolini e chitarre, mentre alle 16.30 il Gospel Experience choir si esibisce nel live "Trionfo di voci" nel Chiostro. Alle 17.30, poi, nella piazzetta della Delfini è in programma il secondo concerto di Mutinae Plectri. Intanto, alle 17 il Museo della Figurina riserva al pubblico una visita a tema: "Album di Natale"; per l'intera giornata, inoltre, Fmav offre l'ingresso libero alle mostre ospitate nei propri spazi e alle 18 è prevista la visita guidata all'allestimento "Evan Roth. Mondi distorti". Alle iniziative si affiancano laboratori creativi sul tema "Auguri in figurina. Crea i tuoi biglietti natalizi": appuntamenti dalle 11.30 alle 13 e dalle 15 alle 19 e nel frattempo all'albero di Natale collocato nel Chiostro è possibile appendere auspici, propositi e sogni per il 2024. Sempre nel Chiostro, dalle 15 alle 19 il bar del palazzo offre a tutti vin brulé e cioccolata calda. All'interno della Delfini, infine, è attiva la bancarella natalizia dei libri d'occasione. Nella sala Chiesa e nella sezione ragazzi si possono trovare in vendita romanzi, saggi, fumetti, testi in lingua originale, cd e dvd a partire da 50 centesimi e fino a un massimo di 4 euro: titoli per tutti i gusti da leggere, ascoltare e guardare durante le festività. Maggiori informazioni al telefono (059 2032940) e online al seguente link e al seguente link... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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dodematt · 1 year
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Alcuni di noi sono destinati a vivere in una scatola da cui possono uscire solo temporaneamente. Noi dallo spirito dannato, dai sentimenti contorti, dai cuori bloccati, e dai pensieri repressi, noi che vorremmo esplodere, straripare in un fiume di rabbia o gioia o persino pazzia, ma non abbiamo dove andare, non abbiamo un luogo al mondo perché nessuno ci vuole come siamo, e non c'è niente da fare se non abbracciare i piaceri segreti delle nostre sublimazioni, l'arco di una frase, il bacio di una rima, l'immagine che si forma su carta o tela, la cantata interiore, il ricamo claustrale, l'oscuro e sognante merletto dal paradiso, dall'inferno, dal purgatorio o da nessuno dei tre, ma dobbiamo pur produrre qualche urlo e furore, qualche clangore di cembali nel vuoto.
(cit.)
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jurexpert · 2 years
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Erschwerniszuschläge an Theatern und Bühnen
Erschwerniszuschläge an Theatern und Bühnen
§ 21 des 5. Tarifvertrages über die Zahlung von Erschwerniszuschlägen an Arbeiter (5. TVEZ) vom 25. Oktober 1965, geändert durch den 1. Änderungstarfivertrag vom 21. September 1970 sieht in Position 828 einen Erschwerniszuschlag für das Tragen von Cembali oder Flügeln je Transport und Gruppe sowie in Postition 829 einen solchen für das Tragen von Harmonien und Klavieren je Transport und Gruppe…
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sn-noir · 2 years
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Zeitungszeit: The Epoch Times am Wochenende Lesetipps: Ein Ton, der wirklich lebt und klingt“ von @m.kehrein - Wie es ist, auf einem Cembali von 1740 zu spielen; ein Interview mit Anne Marie Dragosits auf Seite 21. „Vom Fastengebäck zum Weihnachtsklassiker“ von @bjungbrunnen auf Seite 20. @epochtimes @epochtimespanorama #Tradition #Leben #Panorama #Musik #kulinarisch #Rezept #weihnachtszeit #weihnachten #sn #dichterauskronach #denker #dichter #kronach (hier: Bamberg, Germany) https://www.instagram.com/p/CldqnlKqeY8/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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schizografia · 3 years
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lo amo la musica sbiadita
come le stoffe dei loro ricami
colorati (le note), l'appassita
musica de gli splendidi remi.
lo amo la musica antiquata
dei vecchi cembali come un messale,
la musica defunta, condensata
come il fondo sintetico d'un fiale.
O musica de gli organi di chiesa
che rende l'anima una cantorìa!
musica de l' armonium, intesa
salmodiare daun'orfanella pia!
Suonatine di guasti carillons
in salotti di principi aboliti,
minuetti vizzi, gialli cotillons
in camere con specchi intirizziti.
Musica complicata che si scruta
come la venatura d'una foglia,
o musica di lusso che si fiuta
come un lungo profumo di maglioglia:
musica di trascorse primavere
rosate ancora d'un po' di belletto,
musica obliata sopra le tastiere
come un mazzo di viole in un cassetto.
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sancane · 3 years
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Nicolas Ferrial, detto Le Févrial o Triboulet (1479–1536)
Barattiere vagabondo, furbo e scostumato.
Favellando per derisione, fu romanziere, scherzatore, suonator di cembali e giullare di corte dei Re Luigi XII e Francesco I di Francia.
Tra poesia mordace e giostra grande, ebbe come professione il trattenere altrui con buffonerie, e cose da ridere.
Talvolta eccessivo e di soverchio ardire, durante un giuoco amaro, diede un colpo a mano aperta sulle terga del Re.
Costui, ferito in grande orgoglio, saggiamente comandò che il Triboulet fosse in carcere messo.
Incalzato dai gendarmi, convinti nel tradurlo in ceppi, si giustificò: "Scusate, Re, vi avevo scambiato per la Regina". Ogni troppo è troppo, ed ogni troppo dà il suo prezzo.
Il Re, stritolando coi denti le falde del cappello, volle subitaneo gastigarlo, sentenziandolo a morte. Addio insolenze e beffare ingegnato, oltraggi e riso smodato, Triboulet, raccomandato alle beate forche, solo col danno si trovò cacciato.
Ma il buon Re, noto per aver compassion degli afflitti, concesse al gaglioffo un'ultima ambizione: Che egli scegliesse per istesso la maniera di dover trapassare. "Come scegli di morire, Triboulet?" E il briccone rispose: "Di vecchiaia, mio Sire" Il riso ebbe ragion dell'appetito di vendetta, e, per giubilo ed allegrezza, il sovrano sciolse l'amabile canaglia, libero di far scandalo e baccano, forse, ma così lieto e spassoso, in gran pompa apparecchio a buona festa.
"Bon sire, par sainte Nitouche et saint Pansard, patrons de la folie, je demande à mourir de vieillesse" ("Buon sire, per amore di Saint Nitouche e San Pansard, patroni della pazzia, scelgo di morire di vecchiaia")
Onore
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Policromia di ombre affastellate all'interno di una vecchia cassapanca al ritmo di cembali e scacciapensieri dimenticata nella soffitta di qualcuno che non ho conosciuto
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michelangelob · 1 year
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La Scultura del giorno: la Danzatrice con i cembali di Canova
La scultura del giorno che vi propongo oggi è la Danzatrice con i cembali di Canova, scolpita dall’artista di Possagno fra il 1809 e il 1812. La danza è senza dubbio grazia e bellezza in movimento e, proprio per queste sue peculiarità, divenne durante il Neoclassicismo grande fonte di ispirazione per gli artisti. Il Modello in gesso della Gipsoteca di Possagno Sono diverse le sculture e le…
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Seguendo le tracce di queste estreme sofferenze umane arriviamo alla fin fine tra le primogeniture senza origine degli dèi; così, a dispetto di tutti i felici soli della fertilità e delle rotonde lune di settembre che suonano i dolci cembali, dobbiamo necessariamente arrenderci a questa considerazione: che gli dèi stessi non sono eternamente felici. L'incancellabile, triste marchio che l'uomo porta sulla fronte fin dalla nascita non è che l'impronta del dolore di chi glielo imprime.
Herman Melville - Moby Dick
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pangeanews · 4 years
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“Vorrei che si dicesse alla gente, con brutalità o con dolcezza parimenti violenta, ricordati che hai un’anima e che un’anima può tutto”. Cristina Campo, un’intervista
Tra i reperti della Radiotelevisione Svizzera c’è un documento straordinario, pubblicato nel 1977. Si tratta di un colloquio tra Cristina Campo e Olga Amman, “etnologa, viaggiatrice e documentarista” (vedi qui), realizzato a Nervi, alcuni mesi prima della sua morte, accaduta il 10 gennaio 1977, a Roma. La Campo non era solita rilasciare interviste: con la Amman fece una eccezione, “accettò forse perché anch’io come lei ero convinta che le cose del mondo visibile sono meno numerose di quelle del mondo invisibile”. Il dialogo si può ascoltare integralmente qui; ne ho estrapolato, per punti, alcune parti, in lettura, lo spartito di un’anima rara. “Io traverso uno strano periodo, un poco sonnambolico, interrotto da momenti di acutissima veglia. Le chiavi continuano ad aprire porte inattese… Io non sono così innocente da penetrare in quei territori come Alice nello specchio – mi rendo conto che si può scoprire all’improvviso di trovarsi in foreste di orsi e di serpenti”, scrive la Campo, il 21 gennaio 1975, a ‘Mita’. Vigile nella solitudine, la Campo abita un doppio romitorio: fisico – ha rari contatti con il mondo – e metafisico – s’è scavata un monastero nel cuore, dove il volto è scatto di fiamma. La sua voce, allo stesso modo, è distante, da un regno blu, scandito da un tempo misurabile in candele, e viva, piena, pronta, qui, in salotto – la Campo è allo stesso modo monda e mondana, ha l’attenzione di chi è nudo e morde. Appena dopo la morte, nel numero di gennaio-marzo 1977 di “Conoscenza religiosa”, sono pubbliche le sue traduzioni da Efrem Siro, il grande poeta e sapiente della Chiesa vissuto nel IV secolo. È poema che brucia, trapunto di luce, un inno alla luce – “Se si congiunge a una fonte di luce/ l’occhio diviene luce/ sfavilla di quella luce/ si fa glorioso di quello splendore” – che infine acceca, fino a rendere visibile solo ciò che non si vede.
***
Chi è Cristina Campo? “Ma scusi, ma a chi importa?… c’è pure quel matto che strisciava per terra un grosso zoccolo dicendo, ‘lo consumerò questo pazzo mondo’… sono un po’ perplessa di questa generosità, del loro tempo, eccetera, mi affido a lei, non so cosa dire… Spero bene di non saper mai parlare di me…”.
Lo pseudonimo. “Il mio è uno pseudonimo… mi ricorda una persona saggia e antica che diceva: non dir mai il tuo vero nome, non dir mai la tua data di nascita e non regalare mai una tua fotografia… Da bambini si giocava a darsi dei nomi, avevo 15 anni e giocavo con una mia dolcissima amica che morì sotto la prima bomba che cadde su Firenze. Da allora questo nome dato per gioco mi diventò più caro del mio, e questo è tutto”.
Il gioco delle maschere. “Considero Cristina Campo talmente poco importante che non mi pesa affatto… Cristina Campo è un personaggio a cui non penso mai, che bellezza, lei resta fuori…”.
“Ha scritto poco e le piacerebbe aver scritto meno”. “La parola per me è una cosa terribile, è un filo scoperto, elettrico… con il verbo non si scherza… Possiamo fare un male terribile, dire immense sciocchezze di cui ci pentiremo dieci anni dopo. Possiamo educare, formare anime ancora tenere con una sicurezza bersagliera che dopo alcuni anni rimpiangeremo. Ho sempre avuto una gran paura della parola: ho scritto molte cose che non ho pubblicato e non me ne importa nulla. Domani, se stessi per morire, ne butterei nel fuoco molte. ‘Di ogni parola inutile sarà chiesto conto’, dice la Scrittura”.
Cosa le importa? “La poesia mi importa molto. Qualcosa che mi importa più della poesia è la fonte della poesia. La poesia non ha senso se non nasce da una fonte metafisica, invisibile, come nelle fiabe. Queste sono le due cose che contano”.
Credere nell’invisibile. “Credo pochissimo al visibile, credo molto all’invisibile ed è forse la cosa che mi interessa di più”.
Fare cose proibite. “Sto facendo cose proibite, che ora sono diventate pericolose… Mi sono messa a studiare un po’ per noia del pluralismo nostrano, le liturgie non nostre, rimaste se stesse, ed è un mondo inimmaginabilmente bello e importante: mi sono accorta che non solo tutta l’arte ma anche le fiabe vengono da lì… Le due liturgie che più mi hanno impressionato sono l’etiopica e la bizantino-slava, e poi altre, una bellissima, caldaica, dove sentiamo le parole di Cristo come le ha dette”.
Il Padre Nostro è una poesia. “Il Padre nostro è una poesia. La prima parte, che si svolge tra uomo e Dio, sui desideri a lode di Dio, è rimata; la seconda parte, quando si scende a chiedere il pane quotidiano, è una prosa ritmica, cala, richiama con risonanze la prima parte, è un capolavoro straordinario… Gli strumenti poi sono bellissimi: gli armeni hanno cembali e gong, gli etiopici hanno i tamburi e i sistri, sono meravigliosi. Ciò che avevamo una volta e che abbiamo gettato via, per ragioni certamente sublimi ma che io non afferro, sono conservati lì per aprire i cinque sensi, che diventano cinque porte per far entrare l’invisibile. I profumi di una chiesa armena non possiamo immaginarceli: il profumo del miron, il crisma dove hanno bollito per tre giorni e tre notti cinquantasette aromi diversi alla lettura continua del Vangelo in un fuoco scaturito da icone e alimentato dal vescovo è qualcosa di indicibile”.
Sulle domande capitali: Chi sei? Che senso ha il mondo? “Non esco mai dalla minore età, spero sempre vanamente, perciò queste domande non le so immaginare, non posso pormi nel cervello dell’Essere, come faccio? Non mi sono mai posta il problema perché si vive? Per me un miracolo… Avere visto una lucertola che prendeva la buccia di una pera, stando sopra il mio piede, e la portava alla femmina, come un dono, mentre il sole tramontava. Ecco, che bello essere creati… o che cosa spaventosa in altri momenti. La domanda urgentissima, piuttosto, è: perché sei qui e cosa devi fare? A quella domanda quasi sempre rispondo ‘per scrivere’, con enorme presunzione. Testimoniare la bellezza, ecco, mi sembra una risposta. E poi amare alcune persone, potendo moltissime, tutto e tutti, ma è difficile”.
La civiltà occidentale. “Questa non mi sembra più una civiltà, non ha più niente dei caratteri di una civiltà. La civiltà si trasmette con amore, questa è una cosa che si distrugge con furore”.
Lavorare su se stessi, il “collettivo” non esiste. “Non credo in niente di collettivo, ognuno deve lavorare su se stesso. Ognuno irradia, collettivamente non si può far niente. Esistono uomini ‘realizzati’: questi uomini entrano e tutto va a posto. Io non ho fiducia in niente, ma ho incontrato persone mature, diciamo così, che hanno capito tutto, basta, chiuso, un 5 o 6 uomini e 7 o 8 donne, che è un numero stragrande per chi vive sola, come me, che non frequento un mondo. Vuol dire che ce n’è di questi uomini. Ho viaggiato poco, li ho conosciuti questi uomini e so che se si potesse permettere a questa gente di avere in mano la ferula, potrebbero scaturire dei miracoli”.
Ricordati che hai un’anima. “Vorrei che si dicesse costantemente alla gente, con brutalità o con dolcezza parimenti violenta, come faceva Cristo, ‘ricordati che hai un’anima e che un’anima può tutto’”.
L'articolo “Vorrei che si dicesse alla gente, con brutalità o con dolcezza parimenti violenta, ricordati che hai un’anima e che un’anima può tutto”. Cristina Campo, un’intervista proviene da Pangea.
from pangea.news https://ift.tt/2QYqUsU
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11 - Edicola Salinas
All’interno del museo è custodita un’edicola dedicata a “Maria eroina buona” come si legge dall’epigrafe scritta in greco in cui convivono simboli della religione fenicia e greca.
E’ realizzata in tufo e rivestita di stucco colorato ha la forma di un tempietto sorretto da due colonnine. Nel frontone ci sono la luna e il sole simboli fenici di rinascita .
Nella colonnina di sinistra è dipinta la Dea fenicia della vita TANIT con il corpo a forma di triangolo e le braccia alzate.
In quella di destra è dipinto il caduceo con 2 serpenti attorcigliati simbolo fenicio e anche greco.
In basso al centro sono raffigurate 2 mele cotogne e 2 melograni simboli di immortalità.
All’interno è dipinto un banchetto: un uomo offre un calice di vino a una donna e hanno vicino un tavolino con del cibo.
Attorno sono dipinti alcuni strumenti musicali quali un tamburello con sonaglini, i cembali, le nacchere ed inoltre si possono notare oggetti amati dalle donne: ventaglio, specchio, il cestino per il cucito e una scatolina. 
La voce narrante è di Licari Chiara
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Gregorio Strozzi (ca. 1615-1687), Euphonia. Aria con partite (from "Capricci da sonare cembali, et organi", 1687),
played by Luca Scandali (live recording). Giovanni Cipri organ (1556), San Martino, Bologna.
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schizografia · 5 years
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Io mi sono approfondita in me e ho trovato che voglio vita sanguinosa, e il senso occulto possiede un'intensità che ha luce. È la luce segreta di una saggezza della fatalità: la pietra fondamentale della terra. È più un presagio di vita che vita. Io la esorcizzo escludendo i profani. Nel mio mondo mi è concessa poca libertà di azione. Sono libera soltanto di eseguire i gesti fatali. La mia anarchia obbedisce sotterraneamente a una legge dove mi occupo, occulta, di astronomia, matematica e meccanica. La liturgia degli sciami dissonanti degli insetti che vengono fuori dalle paludi nebbiose e pestilenziali. Insetti, rospi, pidocchi, mosche, pulci e cimici... tutto nato da una corrotta germinazione malsana di larve. E la mia fame si nutre di questi esseri putrefatti in decomposizione. Il mio rito è purificatore di forze. Ma nel bosco esiste la malvagità. Bevo un sorso di sangue che mi riempie tutta. Sento cembali e trombe e tamburelli che riempiono l'aria di fragori e sciabordii coprendo così il silenzio del disco del sole e il suo prodigio. Voglio un manto intessuto di fili d'oro solare. Il sole è la magica tensione del silenzio. Nel mio viaggio verso i misteri sento la pianta carnivora che rimpiange tempi immemorabili: e ho incubi osceni sotto vesti insani. Sono incantata, sedotta, rapita da voci furtive. Le iscrizioni cuneiformi quasi incomprensibili parlano di come concepire e contengono formule su come nutrirsi della forza delle tenebre. Parlano di femmine nude e striscianti. E l'eclissi di sole causa un segreto terrore che annuncia tuttavia uno splendore di cuore. Poso sui miei capelli il diadema di bronzo.
Clarice Lispector
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Giovedì 9 Settembre 2021 : Salmi 150(149),1-2.3-4.5-6.
Lodate il Signore nel suo santuario, lodatelo nel firmamento della sua potenza. Lodatelo per i suoi prodigi, lodatelo per la sua immensa grandezza. Lodatelo con squilli di tromba, lodatelo con arpa e cetra; lodatelo con timpani e danze, lodatelo sulle corde e sui flauti. Lodatelo con cembali sonori, lodatelo con cembali squillanti; ogni vivente dia lode al Signore.
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