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#chi sono gli ipersensibili
giovithunder · 2 years
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Recensione di "Il potere nascosto degli ipersensibili" di Christel Petitcollin
Recensione di “Il potere nascosto degli ipersensibili” di Christel Petitcollin
Vi siete sentiti dire che siete troppo sensibili o troppo fragili o troppo affettuosi o troppo qualcos’altro? Bene, se ve lo siete sentiti dire, è probabile che siate persone ipersensibili. E, se siete persone ipersensibili (o persone ad alto funzionamento emotivo), il libro “Il potere nascosto degli ipersensibili” di Christel Petitcollin è la lettura che fa per voi. Questo saggio rientra fra le…
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reystine · 2 years
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A nessuno piace una persona che sta male...a nessuno piacciono i casini...a nessuno piacciono i pianti disperati...i "ti prego perdonami" detto tra i sospiri affannati di un pianto fuori controllo...quei singhiozzi che ti spezzano il torace...ti fanno bruciare i polmoni, il cuore, gli occhi...e non riesci a darti una tregua...a calmare tutto quel dolore che trabocca dal tuo corpo...sei in completa balìa di tutte quelle emozioni che tenti sempre di reprimere per non apparire debole...perché anche se chiedi aiuto non risponde nessuno...e se risponde qualcuno capita poi che ti venga rinfacciato.....
e ti ritrovi da solo...sai che da solo ne puoi uscire...e ci riesci....piano piano riesci a riprendere controllo del tuo corpo...delle tue emozioni...del tuo essere...e mentre ti asciughi le lacrime e calmi il respiro...alzi la testa e vedi che attorno a te non c'è nessuno...perché anche se ti viene chiesto "come stai?" la tua risposta sarà sempre "tutto bene"...e non è orgoglio...non è essere forti ne saper stare soli...è solamente paura...paura di dover spiegare cosa ti prende...paura di risultare stupido...paura di risultare irrispettoso verso il dolore altrui...mille mila paure diverse che ti portano tutte alla stessa brillante idea di merda...ingoiare il dolore...avvelenare il tuo corpo fino a quando...non crollerai di nuovo...ed ogni crollo sarà sempre leggermente più grande ed intenso del precedente...e ti chiedi se mai finirà tutto questo...troppo spesso ho desiderato essere diverso...una ragazza forte...in grado di poter elevare il ragazzo che ha al suo fianco...renderlo felice...fiero di stare con una ragazza come me...ma ho sempre fallito...le persone che crollano non piacciono...le persone con troppe giornate no...le persone lunatiche...emotive...ipersensibili...
stancano...annoiano..."ne hai sempre una non è possibile"...ed uno a uno se ne vanno tutti...e la colpa non può che essere tua...del tuo essere così...hai il terrore di stare da sola ma fai l'impossibile perché le persone si allontanino...gli urli piangendo che devono lasciarti stare...che devono andarsene e smettere di perdere tempo con te...perché quello sei...una perdita di tempo...e loro lo fanno...chi a malincuore chi meno...eppure vorrei così tanto qualcuno che continuasse a perdere il suo tempo per me...che...mi volesse nonostante il casino che sono...però non credo di meritarlo per niente...nessuno merita di stare al buio per causa mia...per cui mi limiterò solamente a regalare me stessa agli altri...perché nessuno possa mai sentirsi come mi sento io...perché ritrovarsi da soli fa schifo...non avere nessuno da cercare mentre si crolla è quanto di più disarmante possa esistere...non avere qualcuno con cui immaginare un ipotetico futuro...e non mi interessa ricevere qualcosa in cambio...solo l'idea di poter aiutare in qualche modo qualcuno mi attenua leggermente quel senso di sbagliato...quel senso di incompletezza ed inutilità che provo ogni singolo giorno della mia vita...anche se non mi aspetto che qualcuno senta il bisogno di conoscermi o di aprirsi con me...io sarò sempre pronto per aiutare chi entra in contatto con me...
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lammy-98 · 3 years
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A nessuno piace una persona che sta male...a nessuno piacciono i casini...a nessuno piacciono i pianti disperati...i "ti prego non lasciarmi" detti tra i sospiri affannati di un pianto fuori controllo...quei singhiozzi che ti spezzano il torace...ti fanno bruciare i polmoni, il cuore, gli occhi...e non riesci a darti una tregua...a calmare tutto quel dolore che trabocca dal tuo corpo...sei in completa balìa di tutte quelle emozioni che tenti sempre di reprimere per non apparire debole...perché anche se chiedi aiuto non risponde nessuno...e se risponde qualcuno capita poi che ti venga rinfacciato.....e ti ritrovi da solo...sai che da solo ne puoi uscire...e ci riesci....piano piano riesci a riprendere controllo del tuo corpo...delle tue emozioni...del tuo essere...e mentre ti asciughi le lacrime e calmi il respiro...alzi la testa e vedi che attorno a te non c'è nessuno...perché anche se ti viene chiesto "come stai?" la tua risposta sarà sempre "tutto bene"...e non è orgoglio...non è essere forti ne saper stare soli...è solamente paura...paura di dover spiegare cosa ti prende...paura di risultare stupido...paura di risultare irrispettoso verso il dolore altrui...mille mila paure diverse che ti portano tutte alla stessa brillante idea di merda...ingoiare il dolore...avvelenare il tuo corpo fino a quando...non crollerai di nuovo...ed ogni crollo sarà sempre leggermente più grande ed intenso del precedente...e ti chiedi se mai finirà tutto questo...troppo spesso ho desiderato essere diverso...un ragazzo forte...in grado di poter elevare la ragazza che ha al suo fianco...renderla felice...fiera di stare con un ragazzo come me...ma ho sempre fallito...le persone che crollano non piacciono...le persone con troppe giornate no...le persone lunatiche...emotive...ipersensibili...stancano...annoiano..."ne hai sempre una non è possibile"...ed uno a uno se ne vanno tutti...e la colpa non può che essere tua...del tuo essere così...hai il terrore di stare da solo ma fai l'impossibile perché le persone si allontanino...gli urli piangendo che devono lasciarti stare...che devono andarsene e smettere di perdere tempo con te...perché quello sei...una perdita di tempo...e loro lo fanno...chi a malincuore chi meno...eppure vorrei così tanto qualcuno che continuasse a perdere il suo tempo per me...che...mi volesse nonostante il casino che sono...però non credo di meritarlo per niente...nessuno merita di stare al buio per causa mia...per cui mi limiterò solamente a regalare me stesso agli altri...perché nessuno possa mai sentirsi come mi sento io...perché ritrovarsi da soli fa schifo...non avere nessuno da cercare mentre si crolla è quanto di più disarmante possa esistere...non avere qualcuno con cui immaginare un ipotetico futuro...e non mi interessa ricevere qualcosa in cambio...solo l'idea di poter aiutare in qualche modo qualcuno mi attenua leggermente quel senso di sbagliato...quel senso di incompletezza ed inutilità che provo ogni singolo giorno della mia vita...anche se non mi aspetto che qualcuno senta il bisogno di conoscermi o di aprirsi con me...io sarò sempre pronto per aiutare chi entra in contatto con me...
Cuoreapezzi
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ospiteepasseggero · 4 years
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Rivista Fare Voci, maggio 2020
https://farevoci.beniculturali.it/
In viaggio con Tobia
Giampaolo De Pietro, “Dal cane corallo”
di Ilaria Battista
A volte, se siamo fortunati, un quadrupede ci sceglie come compagni e decide di portarci a spasso attraverso la vita. Magari pensiamo di essere noi a tenere il guinzaglio ma, in verità, come intuisce Giampaolo De Pietro in questo suo nuovo libro “Dal cane corallo”, il passo lo decide qualcun altro, e quel qualcuno non siamo noi. A volte, se siamo fortunati, un quadrupede decide di insegnarci parole nuove, e se siamo così intelligenti da ascoltare, scopriamo di parlare nuove lingue, i cui suoni prima ci erano del tutto sconosciuti, perché vedevamo il mondo a misura d’uomo, e non a misura di quadrupede. A volte, se siamo fortunati, e se teniamo gli occhi bene aperti, possiamo assistere ad antichi rituali che coinvolgono il quadrupede, che sia il corteggiamento di un cespuglio o la rincorsa di un sacchetto gonfiato dal vento. A volte, se siamo fortunati, il quadrupede ci insegna ad ascoltare il giusto, il dovuto, perché il quadrupede non spreca parole, non spreca fiato, anzi ce ne fa dono, non si fa domande inutili che vadano al di là del suo prossimo pasto e anche quando si rivolge al cielo per una preghiera, non chiede cose impossibili, che lo sa già che certe cose non si chiedono. Non perché sia inutile chiedere, ma perchè in certi casi è più utile tacere. A volte, se siamo fortunati, il quadrupede non occorre che sia in pelo e bava e ossa, puo’ essere anche di carta impastata di parole, il riflesso di un cane esistente e scodinzolante che arriva fino a noi. Giampaolo De Pietro ha avuto la fortuna di essere scelto da Tobia, ha avuto la capacità di ascoltarlo, di accogliere le nuove parole che Tobia gli ha insegnato e noi siamo fortunati che abbia scelto di condividerle, così che anche noi, fortunati lettori, ci trovassimo a fare un pezzo di strada guidati da un cane col naso di velluto e un mantello giallo, battezzato Tobia, il cane corallo.
(il libro è illustrato dai disegni di Francesco Balsamo)
Dal libro:
Tobia mi ha dato molto fiato col fiuto esagerato è un cane naso di velluto
Tobia vestito di giallo un cane col mantello che sa far la corte ai cespugli
Tobia è pure una papera un leoncino impaurito un fenicottero un fiore d’acanto
*
Quando rimprovero il cane divento un tantino più uomo idiota poi lui si affaccia alla fontana con un salto e beve alla mia salute e a quella dell’anziano signore lì di fronte seduto per il di lui favore e consiglio di ridurre il getto d’acqua (dice a me, il cane approva, forse) per agevolarlo a dissetarsi un poco meglio; Tobia beve un altro sorso e mi dirige verso casa, non prima di aver ringraziato con l’occhietto destro, la coda a dondolo, me al guinzaglio
*
Santi e stelle cadenti vi chiedo in pubblico quattro Piccole cose come favori da parte del mio cane: un po’ di coraggio in più, di tolleranza nei confronti della gatta vicina, di qualche possibilità di andarsene a spasso da solo – dunque qualcosa che ha a che fare con l’emancipazione – e, pure nessun’altra puntura di vespa o fastidio o ronzio di ape, e tanta salute e qualche biscotto straordinario *** (una cagnolina disposta a darsi non so, non si chiede forse a un santo e neppure a una stella in caduta)
*
Chissà se, poi, e come, semmai, gli animali s’immaginano la morte coi loro occhi bui dai loro brividi, coi denti e le paure gli sguardi penombrati
(forse sono liberi da quest’altro impiccio, forse non lo hanno, lo fiutano, lo difendono)
forse una protezione del cuore li distacca li avviluppa domando le domande?
Chissà che salti in alto e tuffi in largo che vertigini e altri colori e immaginazioni chissà che acrobatici sogni bianchi neri, rossi…
*
Tobia Uno scherzo In coda O uno scodinzolio
Intervista a Giampaolo De Pietro:
Partiamo dalla dedica che apre la raccolta, “Tu non sai quanto fiato mi dai”. Può sembrare una frase semplice, ma secondo me racchiude tante verità della vita in comune bipede quadrupede. Hai più fiato perché ti ritrovi a correre dietro al tuo maestro di avventure e diventi un atleta della rincorsa, ma hai più fiato anche perché scopri luoghi che prima non avevi mai riconosciuto, pur avendoli sempre visti, perché parli con altri bipedi accompagnatori di quadrupedi a cui prima non avresti regalato neanche un respiro di ciao; e secondo me soprattutto perché escono dalla tua bocca parole di cui non sospettavi l’esistenza, e lo fanno con una naturalezza, che è appunto un ordinario respirare. Ti riconosci in questa descrizione o la tua idea di fiato era qualcosa di completamente diverso? Hai detto naturalezza, quello che inseguo e che proprio per natura dovrebbe portarci a imitare un tantino il modo degli animali, quello del respiro che ci rende tutti esseri viventi. Il fatto di esserne – in forme diverse – consapevoli. Io ci proverò sempre! Tu non sai quanto fiato mi dai, quasi un cantato, più che una dedica, è un motivo.
Una delle immagini più poetiche che ricorrono nei tuoi versi è quella di Tobia che fa la corte ai cespugli. Leggendoti disegno nella mente un cane molto compito, a se stesso molto presente, dai tratti eleganti, come un gentiluomo dei tempi passati che intrattiene con gli arbusti silenziose ed essenziali conversazioni a cui si addicono parole antiche. Si intravede la scelta accurata che hai fatto delle parole che descrivono le emozioni condivise in questi passi compiuti a sei zampe. Sono versi nati spontaneamente o sono frutto di un’accurata revisione linguistica, di un continuo lavorarci accanto? Un gentiluomo dei tempi passati: dici, di Tobia – sorrido, sai che ho sempre cercato di non trasformarlo, ma proprio come immagine in me (in mente o nei miei pensieri “figurati”), in una personificazione? Di una figura umana, s’intende – piuttosto, un giovanissimo antico bambino con la coda e il manto, le orecchie ipersensibili e il fiuto straordinario: dunque, una creatura meravigliosa, meravigliosamente attenta, naturalmente, alla vita, così dentro e pure fuori la circolarità dell’esserci (senza “problemi amletici”!), inesorabilmente, veramente! Non vuol dire che sia “più” o “meglio” di noi umani, ci tengo a considerare che tra i versi questa “sfida” non esiste né sussiste, perché io, cioè chi li ha scritti, non sento di avere il bisogno di rapportare noi e gli animali in questa pseudo-competizione, chi meglio chi peggio, chi più chi meno, no no. Ah, sulle scelte linguistiche, neppure direi. Naturalezza, si scrivevano i versi, inizialmente, ovvero passeggiando dall’inizio (avevo sempre desiderato avere un cane amico, sin da bambino, finché non è arrivato lui, il cane corallo, grazie alla mia amica Marcella), prima erano parole-cucciole, poi parole che respiravano lunghe passeggiate. Io vivevo un periodo particolarmente difficile. E le parole non mi trovavano, né io potevo averne, di libere. Lui sì, non ne aveva, era il lessico giusto, il silenzio, il fiato che c’era e c’è. Ho cercato di fiutare i versi, di lasciarmi scrivere da loro, come sempre credo di dover imparare a fare. E ho avuto, come dici tu, un maestro, sono stato fortunato! Ho molto limato, alla fine, quando i testi hanno preso la direzione, nonché mia volontà di essere e diventare libro.
La preghiera che indirizzi ai santi e alle stelle cadenti a nome di Tobia è così intima che ad un certo punto mi sono chiesta chi dei due parlasse a nome dell’altro. È Giampaolo che chiede a nome di Tobia un po’ di tolleranza in più, un po’ di coraggio e un po’ di dolcezza, o è Tobia che chiede tutto questo per Giampaolo usando la sua voce? La preghiera mi ha fatto tanto sorridere, è nata spontanea, ed era anche commovente. Ogni preghiera secondo me dovrebbe sorridere e insieme commuovere. Care stelle cadenti… viste da me (i cani vedranno le stelle cadenti?), i santi (i cani li hanno conosciuti nel corso della storia, certo) li ho interpellati come per una chiacchierata un poco magica un poco stramba, nel chiedere loro alcune cose da parte del cane, che non aveva un suo modo di domandare (pregare è un po’ chiedere?!?), domandare una grazia? Scodinzolando, a piccoli ululati e con gli occhi e i salti, il cane corallo ci riusciva, i cani possono allora avere un modo molto naturale di pregare! Ma dico forse, mi leggesse qualche “serioso credente”, potrebbe prendermi alla lettera. Comunque, era un gioco, rispettosissimo, ed anche un mio modo, forse (c’era, fra le varie richieste) di voler proteggere India, la bellissima gatta nera dei vicini, dalla non proprio simpatia che Tobia, davvero un cane-dingo (sì, elegante e antico e pure molto selvaggio! E non amico dei gatti ahimè) dimostrava quando la incontrava.
Ai tuoi versi si accompagnano le immagini, un tutt’uno quasi necessario. Versi e immagini sono per te due mondi che scorrono paralleli e che possono esistere uno senza l’altro o due mondi che si contaminano uno con l’altro e che non potrebbero esistere separatamente? I disegni di Francesco Balsamo sono arrivati in seguito, quasi un modo per stare tra la parola e il fiato, come un altro elemento necessitato per far sì che tutto potesse raggiungere la naturalezza desiderata. Credo che le immagini possano dire tanto, tutto talvolta, senza la parola. Che la parola possa immaginare al punto massimo e altro, non necessitando di immagine. E credo pure che insieme, senza “parlarsi addosso”, possano creare persino inventare e sostenere il peso impossibile della poesia. Forse non sono né verbo né soggetto, in tal caso, ma udito. (???) e… ci fosse anche il suono? Cinema, magari!
Ci pensi mai a come sarebbero le tue parole se Tobia non ti avesse scelto come compagno di viaggio? C’è un panorama e insieme una cuccia una stanza così silenziosa e pacifica. Lì scodinzolo anche io. Lì imparo ciò che ho imparato e imparerò da un amico così. E da qui probabilmente scaturiranno altre scritture solitarie, altro respiro e viaggio verso. Altri abbecedari inediti, non proprio uman(oid)i. Ho ritrovato questo, tra i file-corallini, ad esempio:
(…) [la erre di arma. Ancora. La doppia di guerra. La discendenza di rorido. Nulla che accomuni opposte nature? Qualche lettera mai giunta o Raggiunta. Rabbia che abbuia, abbaia meglio il cane Il cane rosso, il cane corallo.
In chiusura di libro c’è un testo di Robert Lax….
Sì, dopo un commiato che apre un silenzio possibile, incontriamo Robert Lax, uno strepitoso (semplicemente) poeta americano che mi accompagna da quando l’ho scoperto – nei suoi versi c’è l’incontro tra un cane-stante e un uomo-visitatore, il cane gli chiede che facesse lì (se fosse, per l’appunto un “passante/visitatore”) e l’uomo risponde di sì, il cane allora gli chiede di prenderlo con sé. Ecco, cosa accade. Ci si adotta, e la domanda è a cerchio, un cerchio. Come il sole, come il tempo che spazia in (con, su, per, tra, fra – di, a, da) quest’immenso affetto.
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allmadamevrath-blog · 5 years
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Le persone sensibili hanno una marcia in più. Ipersensibili: una pelle sottile. Il contributo degli ipersensibili
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Le persone sensibili hanno una marcia in più
Ipersensibili: una pelle sottile
Gli ipersensibili si dimostrano spesso più aperti verso le tematiche psicologiche rispetto ad altr individui. Hanno voglia di capire sé stessi e il mondo. Sono disposti a indagare dietro le quinte e a mettere in dubbio se stessi e quanto li circonda. Molte persone ipersensibili, consapevoli della propria particolare condizione, si rendono conto di poter solo scegliere tra accettarla come uno stato di sofferenza o intraprendere la strada verso una maggiore consapevlezza e lo sviluppo di una nuova coscienza.
Il contributo degli ipersensibili
La maggior parte degli ipersensibili prova un profondo desiderio di rendere il mondo più umano ed è pronta ad agire in prima persona. Sono loro, a rilevare per primi soprusi o ingiustizie; sono i primi a riconoscere mancanze e spesso a intuire le conseguenze di un agire poco corretto e benevolo. Agli ipersensibili sono richiesti un maggiore sforzo mentale e una certa conoscenza, si vogliono mantenersi cono a livelli psichici e affermarsi a livello a professionale e privato. Sono costretti a chiarirsi continuamente le idee e a svolgere più lavoro interiore degli altri. Questo lavoro interiore, tuttavia, assicurare loro anche un grande vantaggio: ciò che da persona ipersensibile si apprezza particolarmente è, infatti, l'acquisizione della consapevolezza. Una volta raggiunto questo traguardo si ha disposizione un tesoro meraviglioso: un'enorme ricchezza interiore. Per la società si tratta di un contributo prezioso e importante, che può aiutarla a guadagnare sempre più in termini di umanità. Quando un ipersensibile passeggia in un bosco, percepisce molti più stimoli di chi è al suo fianco. Inoltre è in grado di individuare più correlazioni tra quanto percepisce  e altri oggetti o fenomeni. Quando si reca a un concerto o a un museo, in realtà dovrebbe pagare più degli altri visitatori, perché grazie alla sua particolarità percettiva è in grado di rivelare e apprezzare molto di più. Anche in assenza di eventi particolari, l'esistenza di un ipersensibile può risultare particolarmente intensa e ricca di esperienze. E per questo che non abbiamo bisogno di particolari spunti o sensazioni. Percepiamo più stimoli degli altri e in modo più intenso. ma questo vale anche per gli aspetti negativi dell'esistenza. I soggetti ipersensibili possono rimanere sopraffatti da tutta la sofferenza, la povertà, le ingiustizie e il dolore del mondo. La loro propensione all'empatia può portarlo ad avvertire tutto ciò con intensità ancora maggiore. Anche il dolore li colpisce in modo più violento. Ipersensibilità non significa sentire per farla in modo più profondo gli altri. Ci sono ipersensibili che lo fanno e altri no. Questo nnon impedisce, che anche questi ultimi e sentono dell'eccesso di stimoli percepiti, che li costringe a una pesante, ma indispensabile, rielaborazione. Eisistono combinazioni molto diverse di ipersensibilità, ognuna con cratteristiche proprie, come avviene per qualsiasi particolare talento.
Ipersensibili=ipertalentuosi?
Ipersensibilità significa fondamentalmente percepire stimoli in numero maggiore e in modo più intenso di altri. Esistono ipersensibili di ogni genere. Molto dipende, da come un individuo gestisce questa sua condizione: se riesce a trarne vantaggio o la vive in modo negativo.
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sanagora · 6 years
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La Sensibilità: L'abito piú elegante dell'intelligenza
Uno dei segni più impressionanti della marcia spietata della modernità attraverso i nostri cuori e le nostre menti, in nome di uno scientismo disumano e di un efficientismo fine a sé, è la progressiva scomparsa della sensibilità dal bagaglio spirituale delle persone.
Intendiamoci: la sensibilità è un dono, un dono preziosissimo.
Le persone che la possiedono, sono portatrici di un bene prezioso che non si acquisisce con lo studio, anche se lo si può affinare con l’esperienza: e, in questo senso, sono sempre esistite nel corso della storia e, forse, continueranno ad esistere, anche se alquanto ridotte di numero.
Tuttavia, mentre essa veniva apprezzata o, almeno, trovava spazio per manifestarsi in una società ancora a misura d’uomo, come era quella pre-industriale (pur con tutti i suoi limiti innegabili), si direbbe che, oggi, essa sia diventata superflua e che nessuno, o molti pochi, si dolgano della sua progressiva scomparsa, come il mondo potesse benissimo farne a meno.
Le virtù dell’animo che oggi vengono maggiormente apprezzate e lodate sono l’intelligenza pratica (anche se disgiunta da una valutazione complessiva dei problemi), la determinazione nel perseguire i propri obiettivi (senza farsi troppi scrupoli), la sicurezza di sé (indipendentemente dall’esatta valutazione del proprio valore), la flessibilità mentale (spinta fino ad accettare i peggiori compromessi), la disinvoltura in qualsiasi circostanza (fino alle forme più discutibili di esibizionismo e narcisismo).
La sensibilità è fra le doti non indispensabili. Che cosa se ne farebbe il cittadino del terzo millennio, tutto proteso a conquistarsi il proprio spazio sociale, a ritagliarsi la propria fettina di visibilità, di successo (anche economico), di gratificazione esteriore? In un mondo che si disinteressa di fini e di valori, ma che punta quasi esclusivamente alla soluzione di problemi pratici, a che cosa può servire la sensibilità, una dote non spendibile in termini quantitativi?
Si dimentica che la sensibilità è alla base sia della creazione artistica, sia dell’intuizione dei grandi problemi scientifici; e, soprattutto, che costituisce un fattore indispensabile per l’armoniosa convivenza degli individui all’interno della società: perché, una volta spogliato di essa, qualunque gruppo umano finisce per generare continuamente attriti e tensioni che, una volta instaurati, è difficilissimo controllare e disinnescare.
La sensibilità è quella dote che spinge l’amico a farsi avanti non appena intuisce l’esistenza di una difficoltà, prima che si trovi il coraggio di chiamarlo; che risolve amichevolmente i malintesi, prima che degenerino in astiosi e prolungati rancori; che mette gli altri a proprio agio, nelle situazioni in cui si sentono esposti e indifesi; che scioglie in un sorriso tensioni vecchie e nuove, portando una nota gentile di freschezza e leggerezza; che apre gli occhi avanti allo spettacolo incantevole del mondo e sa renderne partecipi anche i cuori più distratti.
La sensibilità è la mano soave di una donna che orna con un vaso di fiori una stanza nuda e spoglia, portandovi una nota di colore e di calore.
La sensibilità è, anche, la parola giusta pronunciata al momento giusto, così come il silenzio affettuoso e partecipe, quando non vi sono parole adeguate alla situazione.
La sensibilità è saper godere delle piccole cose, delle piccole gioie, e trasmetterne il segreto anche agli altri, addolcendone le asprezze e medicandone le ferite.
La sensibilità è l’atteggiamento di delicatezza e di profondo rispetto con cui l’io si rapporta al tu, vedendo sempre in esso un soggetto di pari dignità e mai un semplice mezzo.
La persona dotata di sensibilità possiede una ricchezza in più, che la mette in grado di cogliere aspetti del reale i quali sfuggono ad altri, alimentando così incessantemente la propria profonda umanità.
Al tempo stesso, è indubbio che la persona sensibile soffre più delle altre, perché si trova esposta a quegli strali che individui dalla pelle più spessa non avvertono neppure e perché vede con maggiore chiarezza la grande distanza che separa il reale dall’ideale.
Una bambina sensibile, ad esempio, soffrirà in modo più intenso e tormentoso della mancanza di affetto dei genitori, della cattiveria dei compagni o di una crudele malattia che ha colpito una persona a lei cara; tuttavia, anche le sue risorse sono in proporzione alla sua sensibilità, per cui difficilmente ella si troverà del tutto indifesa davanti ai colpi della vita.
Il fatto che la persona sensibile sia, per un certo aspetto, più esposta, non significa che la sensibilità sia un dono avvelenato per coloro che lo ricevono, perché le possibilità positive che essa conferisce superano immensamente gli svantaggi, al punto che non è nemmeno possibile istituire un raffronto tra questi e quelle.
Per quanto maggiormente esposta ad essere ferita da taluni circostanze della vita, la persona sensibile possiede, non di rado, una visione del reale così profonda e radicata, così matura e consapevole, da poter elaborare anche gli strumenti per riflettere sulla propria condizione e per apprestare nuove risposte alle sfide che le vengono incontro, spostandole, al tempo stesso, su di un livello sempre più alto e spirituale.
Nulla di quanto accade alla persona sensibile si perde nei rigagnoli e nella palude stagnante del tirare a campare; su tutto ella medita con profonda serietà, cercando in ogni cosa il significato riposto, l’occasione di una evoluzione e di una elevazione. È ricettiva nel miglior senso dell’espressione: tutto il suo essere è spalancato sul mistero della vita.
Ecco perché l’impressione di fragilità, che talvolta le persone sensibili possono dare ad uno sguardo un po’ superficiale, molte volte non corrisponde alla realtà dei fatti. È vero che, in certe situazioni, esse rimangono come disarmate, là dove altre persone non incontrano che lievi difficoltà o anche nessuna; ma è altrettanto vero che ciò vale specialmente per gli ostacoli di ordine inferiore, per quelli che coinvolgono l’essere solo superficialmente.
In moltissimi casi nei quali la posta in gioco è molto più alta; casi nei quali, ad esempio, non si tratta di normali contrattempi della vita, ma di grossi ostacoli e di grosse prove, ebbene le persone sensibili sanno tirare fuori, al momento opportuno, una grinta e una determinazione invidiabili, che gli altri non si sognano nemmeno di possedere. La loro è una forza che emerge nelle situazioni più ardue, là dove è in gioco l’anima stessa di una creatura umana.
Naturalmente, la sensibilità, da sola, può essere un fattore di debolezza nelle circostanze ordinarie della vita, e talvolta anche in quelle straordinarie: i soldati che impazzivano in guerra, o venivano fucilati perché rifiutavano di obbedire all’ordine di avanzare sotto il fuoco nemico, sovente non erano dei vili, ma semplicemente degli uomini sensibili.
Tuttavia, si può facilmente osservare che la sensibilità, in genere, si accompagna ad altre doti della mente e del cuore, che la bilanciano e la trasformano in qualcosa di potente, che conferisce a chi la possiede una marcia in più rispetto agli altri, non una in meno. È come se una sapiente distribuzione delle risorse umane avesse tenuto conto di tutto e avesse provveduto affinché un potenziale fattore di forza non si trasformasse in un elemento di debolezza.
Qualcuno potrebbe obiettare che non sempre è così: che esistono delle persone ipersensibili le quali non possiedono la fermezza, la costanza, la forza d’animo per controbilanciare gli svantaggi della loro condizione; persone che, messe di fronte ai problemi della vita, non riescono ad affrontarli e ne finiscono crudelmente schiacciate. Questo è vero: bisogna essere onesti e riconoscere che, talvolta, le cose vanno proprio in questo modo.
La stessa cosa, però - se si vuole essere altrettanto onesti - bisogna riconoscere che avviene anche rispetto ad altre doti dell’animo. L’intelligenza, per esempio, quando è particolarmente acuta, ma astratta, e non accompagnata da forza di volontà e chiarezza di percezione, può ritorcesi contro colui che la possiede e rendergli la vita più difficile, perché gli consente di vedere in maniera fin troppo chiara tutti gli ostacoli che sorgono sul suo camino e, al tempo stesso, la grande difficoltà di oltrepassarli.
La stessa cosa si può dire per le doti del corpo, prima fra tutte la bellezza. È fin troppo evidente che essa costituisce una marcia in più per colui o colei che la possiedono, ma solo a condizione che si accompagni alla saggezza nel modo di gestirla: perché la bellezza è una forza poderosa, che può essere tanto benefica quanto distruttiva per chi non ne sappia fare buon uso.
Quanti belli e quante belle del cinema, dello spettacolo, della moda, sono finiti male, magari suicidandosi, a causa di un malessere esistenziale accentuato dalla loro condizione di apparenti privilegiati dalla sorte? Perché la bellezza rende anche molto vulnerabili e, in un certo senso, ricattabili da parte degli altri: ci si aspetta, infatti, che la persona bella lo sia sempre, ad ogni costo: a dispetto delle preoccupazioni, dei dispiaceri, e perfino dell’età: cosa, evidentemente, impossibile. Se la bellezza è una forma di potere, lo è a doppio senso: a vantaggio chi la possiede, ma anche a danno di chi la possiede.
Per tornare alla sensibilità, quindi, non bisogna fare l’errore di giudicare le cose guardandole solo da un punto di vista: per poterle valutare esattamente, bisogna guardarle sotto tutti i punti di vista; bisogna, per così dire, girar loro attorno, e considerarne anche i lati nascosti. La sensibilità, il più delle volte, si accompagna ad altre doti che offrono la possibilità di trarne il massimo vantaggio, in termini di consapevolezza e di pienezza esistenziale: sta al singolo individuo che l’ha ricevuta in dono, poi, di imparare a farne buon uso.
È la sensibilità che permette agli esseri umani di vedere e apprezzare sino in fondo le meraviglie del mondo in cui vivono; è la sensibilità che consente loro di fondere le impressioni del presente con i giochi della fantasia e con i dolci ricordi del passato, dipingendo un affresco incantato con vivaci pennellate cariche di poesia.
Se non vi fosse la sensibilità, il mondo ci si presenterebbe come opaco e spento ed ogni cosa, ogni suono, ogni profumo, scivolerebbero via veloci, senza lasciare traccia nel nostro animo; la nostra vita sarebbe ristretta entro gli angusti orizzonti delle necessità pratiche, del calcolo, della convenienza, dell’interesse.
Tutto sarebbe veramente molto squallido; e la cosa più squallida sarebbe proprio l’impossibilità di rendersene conto, perché solo la coscienza della nostra natura di creature sensibili ci permette di stabilire la differenza qualitativa che corre tra un mondo ridotto a puro gioco di interessi in competizione ed un mondo abbellito e ingentilito da una luce soave di bellezza.
Sia lode a quella benevola forza creatrice che ci ha dato, insieme all’incanto del mondo, la possibilità di esserne coscienti e, perciò, di diventarne partecipi.
Dovremmo ricordarcene sempre, in ogni singolo giorno e ad ogni singola ora: specialmente quando, piegati sotto la sferza crudele della sofferenza, ci sentiamo talvolta tentati di calunniare la vita e di maledire il nostro essere nel mondo.
La sensibilità è il dono divino che ci offre la possibilità di essere spettatori di una rappresentazione incomparabile, alla quale siamo chiamati a partecipare.
Siamo stati chiamati da sempre, fin da prima di venir concepiti nel seno di nostra madre; fin da prima che il mondo fosse.
Non siamo qui per caso.
La forza possente dell’Essere ci ha tratti fuori dal non essere, scegliendoci da prima che il tempo incominciasse ad esistere; e ad essa la nostra anima aspira ardentemente a ritornare.
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missmelancholya · 3 years
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Liquido denso nero risale dalla mia gola, come mercurio.
Argentato e freddo come il metallo. Dentro di me.
Vedo la morte, vedo la morte, vedo la morte e rido.
Fingo di una essere tranquilla ma nascondo una fragorosa risata.
Vedo la morte, vedo la morte... E non sento nulla.
No, non sento nulla.
Ho bisogno di nutrirmi, come una bestia, come una bestia che parla dentro di me.
Questa bestia è così identica a me.
Lei mi custodisce al sicuro.
Lei mi ha accolto quando ero a pezzi, graffiando il sangue dalle pareti per farmi risollevare.
Lei mi ha salvata, ma ora la pago con la mia anima.
Densa nera liquida.
È tutto scuro.
Ma all'improvviso può diventare blu.
Fiori spruzzanti di polline e tutto sembra riprendere vita, quando io lotto, quando io lotto contro quella parte di me che mi ha salvato.
Scintille come uno sciame di lucciole e tutto prende luce.
Vedo la morte, vedo la morte, un dolore così grande, lo nascondo, non posso piangere, ma dentro di me c'è una cascata che riempie un vaso.
Il vaso ormai ha crepe.
Quel liquido denso lo tiene intatto, ma ogni tanto straborda e tutto si fa scuro di nuovo.
Tutto si fa scuro.
Lei mi dice che non devo preoccuparmi, si che prenderà il mio posto, mi dice di riposare, che andrà tutto bene... Ma lei, lei distrugge tutto ciò che tocca.
Lei è come una madre troppo protettiva che non mi ha lasciato uscire, perché ero sempre troppo ferita per sentire il mondo con le mie sensazioni.
Ma lei ora cerca di domarmi e quando riesce a prendere il controllo uccide tutto ciò che tocca.
E io, sembro insensibile quando dentro sono l'opposto.
I miei autosabotaggi non sono per salvarmi. Non piú. Sono perché non posso permettermi più di soffrire, il vaso a un ulteriore botta andrebbe in frantumi...
Ma c'è un altra luce dentro di me, verde smeraldo, pallida e leggera.
Lei sta aspettando che questo vaso si rompa. Perché lei sa che è impossessato da una maledizione.
E fin quando non verrà distrutto come ogni mio frammento, questo dolore continuerà a crescere e si trasformerà in rabbia e voglia di rivalsa.
Una rivalsa che aveva giustizia di esistere nel passato ma che ora è solo vana, come un piede in più... Un qualcosa di superfluo che ti impedisce solo di camminare bene.
La maledizione me la feci da sola, quando nel passato scelsi di mostrare alle persone sbagliate la mia anima e di nasconderle a quelle che forse l avrebbero accolta.
Così noi continuiamo a domandarci il perché di questa scelta, il perché allora non ci lasciamo libera e distruggiamo questo incantesimo.
Forse questo "mostro" grigio è diventato la nostra casa sicura, dove rifugiarsi in ogni fallimento, come l abbraccio di un genitore, forse che non ha dato al figlio il giusto amore e le giuste attenzioni. Forse è diventato più comodo scappare al caldo invece che affrontare il fallimento, perché non potevamo fallire, loro non volevano che noi fallissimo, c era sempre qualcuno più bravo, ma ora non è così, hai già avuto la tua rivalsa eppure ti cruggioli sempre lì.
È una maledizione.
Una maledizione di specchiarsi nei cocci di un vaso rotto e vedere la propria immagine riflessa distorta: mai abbastanza buona e giusta per questo mondo, mai abbastanza adatta per la felicità.
Così con il tempo abbiamo imparato a recitare dagli altri la parte "del buono" anche se noi non riusciamo veramente a esserlo. Sensibili si, forse anche troppo, ma spesso insensibili alle sofferenza degli altri che non ci riguardano o che in qualche modo non ci possano tornare utile.
Noi ci nutriamo degli altri, delle loro emozioni. Noi impariamo dai loro gesti, perché noi non riusciamo a capirli con il cuore. Siamo come dei robot anestetizzati, o meglio abbiamo imprigionato quella parte di noi capace di sentire perché è ancora immatura. Osserviamo, cercando di imitare e imparare come un intelligenza artificiale riusciamo ad arrivare all'empatia tramite la intuito, ma la verità è che noi siamo mostri grigi in cortocircuito per la troppa elettricità che lasciamo passare dentro di noi. Non abbiamo un antivirus così ci mettiamo semplicemente in standby. Ma in questa modalità noi viviamo a metà.
Da soli stiamo bene ma sempre nutrendoci del nostro personaggio perché se no siamo vuoti.
E questo vuoto ci fa arrabbiare perché ci fa sentire trasparenti.
Trasparenti ma pesanti, densi, appiccicosi.
Scusate se noi non riusciamo a essere umani, scusate se noi spesso non riusciamo a sentire come voi, siamo solo spenti.
Per sentirci vivi abbiamo bisogno delle vostre emozioni, di quelle nei film, nei libri, perché noi non riusciamo a viverle su di noi, forse per troppa paura, forse perché non ci lasciamo liberi, forse perché siamo solo il riflesso di chi avremmo voluto essere e il nostro voler essere è sempre e solo stato un riflesso di quello che gli altri volevano che fossimo.
Spesso ci domandiamo chi siamo, ma ogni giorno le sfumature del nostro ritratto su quei cocci prende colori diversi e a volte anche forme,così ogni tanto ci perdiamo.
Ci sentiamo così spesso persi.
Come se vivessimo una vita nei panni di qualcuno che neanche sappiamo chi sia, improvvisiamo.
Insensibili apparentemente a tutto, ipersensibili realmente a tutto.
Liquido denso nero, che prende la forma perfetta di chi abbiamo davanti per farci accettare.
Perché noi siamo fumo e nessuno ci vede.
Forse quella che per tutti potrebbe sembrare una benedizione in questo mondo, in realtà è solo un filtro sul mondo che ci impedisce di vedere i colori, che ci fa sentire sempre arrabbiati. Che ci fa sentire sempre tra la vita e la morte. Completamente apatici.
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aprilecchi · 7 years
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La forza della ipersensibilità
Ipersensibilità non significa comunque sentire per forza in modo più profondo di altri. Ci sono ipersensibili che lo fanno e altri no. Questo non impedisce, tuttavia, che anche questi ultimi risentano dell’eccesso di stimoli percepiti, che li costringe a una pesante, ma indispensabile, rielaborazione.
In realtà esistono combinazioni molto diverse di ipersen­sibilità, ognuna con caratteristiche proprie, come avviene per qualsiasi particolare talento.
Ipersensibilità significa fondamentalmente percepire stimoli in numero maggiore e in modo più intenso di altri. Non indica assolutamente che una persona sia forte o debole, introversa o estroversa, particolarmente dotata nel suo campo o intelligen­te, anche se intelligenza e ipersensibilità sono innegabilmen­te in rapporto tra loro. Esistono ipersensibili di ogni genere. Molto dipende, inoltre, da come un individuo gestisce questa sua condizione: se riesce a trarne vantaggio o la vive in modo negativo.
Il motivo per cui gli ipersensibili percepiscono la realtà in modo più sottile e intenso di altri non è ancora stato chiarito del tutto. Forse la causa è un sistema nervoso più raffinato? Oppure la presenza di un numero maggiore di recettori nel cervello? Forse, per qualche motivo sconosciuto, producono più neurotrasmettitori? E se sì, quali? Hanno più neuroni specchio, che permettono loro un’immedesimazione più im­mediata nell’altro? Esiste una causa per questa caratteristica o si tratta invece di un insieme di più cause?
Negli ultimi anni Jerome Kagan ha cercato di scoprire se le caratteristiche della personalità di un individuo presenti già nell’infanzia sono stabili o possono risentire dei fattori esterni nel corso del­la crescita. Lo psicologo americano è riuscito a dimostrare scientificamente che il temperamento innato di un individuo si mantiene tale per tutta la sua vita, come una sorta di fil rouge della sua esistenza.
Anche se nel suo libro La trama della vita, Kagan non parla di ipersensibilità, con le sue ricerche durate decenni ha fornito senza dubbio una conferma scientifica indiretta alle scoperte di Elaine N. Aron. Entrambi sono giunti alla conclusione che rientra nella categoria degli ipersensibili dal 15 al 20 percento di tutti gli individui. Secondo Kagan l’“iperreattività” è al quanto diffusa. Analizzando il cervello degli iperattivi, tra l’altro, si riscontrano alcune particolarità a livello di amigdala e di corteccia prefrontale.
L’ipersensibilità è una dote. Questo non presuppone, tut­tavia, che chi può vantarla la riconosca come tale e sappia sfruttarla al meglio.
Chi percepisce con maggiore sensibilità di altri è potenzialmente in grado di trarre dalla vita più gioia, più piacere e più ricchezza interiore. Una sensibilità particolare, inoltre, può avere ripercussioni positive anche sul successo di un in­dividuo. In ogni settore della vita può rivelarsi di vantaggio sia per l’ipersensibile stesso, sia per chi gli è accanto. 
Rolf Sellin, Le persone sensibili hanno una marcia in più, ed. Feltrinelli, 2013
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giancarlonicoli · 5 years
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19 MAR 2019 19:50
STRAZIAMI MA DI COCCOLE SAZIAMI – IL CONTATTO FISICO, IN PARTICOLARE GLI ABBRACCI, SONO FONDAMENTALI PER IL NOSTRO STATO DI SALUTE - LA SCIENZA SOTTOLINEA COME TOCCARSI ATTENUA IL DOLORE SIA FISICO CHE EMOTIVO, GIOVA AL CERVELLO, È UN TOCCASANA PER IL CUORE E AIUTA AD AVERE MAGGIORE CONSAPEVOLEZZA DEL CORPO - CI SERVONO 4 ABBRACCI AL GIORNO PER SOPRAVVIVERE, 8 PER STARE BENE E 12 PER…
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Azzurra Barbuto per “Libero quotidiano”
Ci servono 4 abbracci al giorno per sopravvivere, 8 per stare bene e 12 per migliorare il nostro stato di salute psicofisica ed evolvere. Lo sostiene la nota psicoterapeuta statunitense Virginia Satir e lo conferma la scienza. Numerosi studi hanno infatti attestato che il contatto fisico, in particolare il gesto dell' abbracciarsi, abbassa i livelli di cortisolo, ormone dello stress, aumentando di contro quelli di ossitocina, ormone dell' amore, e di dopamina, neurotrasmettitore del piacere che ci fa sentire appagati.
Toccarsi attenua il dolore sia fisico che emotivo, donando un senso di sollievo; stimola la produzione di emoglobina che trasporta ossigeno ai tessuti; giova al cervello affinando la capacità di apprendimento nonché quella decisionale; aiuta a trasmettere le proprie emozioni migliorando il rapporto con gli altri e favorisce altresì lo sviluppo di una maggiore consapevolezza del proprio corpo, poiché per accettarci abbiamo bisogno di sentirci amati.
Come se non bastasse, stringersi tra le braccia è un toccasana per il cuore, le cui patologie derivano non di rado da malesseri di tipo affettivo: riduce il battito cardiaco, la pressione e il colesterolo, e migliora la circolazione sanguigna. Insomma, senza coccole non potremmo vivere. Esse costituiscono una sorta di medicinale assolutamente privo di controindicazioni e gratuito, che cura l' ansia e la depressione e ci rende più longevi, più forti e anche più equilibrati.
VENTI SECONDI Gli scienziati hanno notato che mentre due persone stanno avvinghiate, si sincronizzano a livello cerebrale e i loro tracciati elettroencefalografici si sovrappongono, armonizzandosi. Ma perché un abbraccio generi davvero un potente effetto terapeutico è necessario che abbia una durata di almeno 20 secondi, arco di tempo nel corso del quale vengono annientate le angosce e persino le paure esistenziali, inclusa quella della morte, come ha dimostrato una ricerca pubblicata sulla rivista Psychological Science.
Le effusioni non hanno età. Gli studiosi hanno constatato che i bambini che ricevono maggiore affetto diventano adulti dotati di una buona autostima, più sicuri, più fiduciosi in loro stessi e negli altri.
Al contrario, quelli trascurati dai genitori sono portati ad essere tristi, a sentirsi smarriti e arrabbiati, stati d' animo che perdurano nell' età adulta. Ma non solo, le carezze rendono i bimbi più intelligenti, più attenti e propensi ad imparare. Ecco perché, allorché un piccolo piange, sarebbe opportuno calmarlo mediante il contatto e non consegnandogli tra le mani lo smartphone o la merendina
Da uno studio svedese pubblicato su Research on Language and Social Interaction è risultato che rispondere attraverso il tocco fisico ai lamenti o ai capricci dei pargoletti ha un effetto lenitivo, dato che questi ultimi fanno esperienza della disponibilità e della presenza dei congiunti. Tuttavia, le tenerezze sono vitali anche per i grandi, poiché il bisogno di sentirci amati e protetti perdura durante tutta la nostra esistenza.
Nei momenti di difficoltà, quando siamo malati, alla fine di una giornata pesante, allorché avvertiamo stanchezza e malinconia, così come quando abbiamo raggiunto un traguardo che ci è costato sacrifici ed impegno, ciò che ci serve è nient' altro che essere avviluppati dal calore di chi ci ama o almeno ricevere una pacca sulla spalla o una stretta di mano in segno di incoraggiamento.
IL CONTATTO VIRTUALE Eppure nella nostra società il contatto virtuale ha preso il sopravvento su quello fisico: siamo iperconnessi ma distanti gli uni dagli altri. Dalla mattina alla notte fonda sfioriamo i nostri display touchscreen ed ipersensibili ai nostri polpastrelli ma ci guardiamo bene dal porgere una carezza. Forse è anche per questo che siamo sempre più malati di depressione, disturbo mentale più diffuso tra gli italiani (ne soffri i 2,8 milioni di persone).
Stando al risultato di una indagine di qualche anno fa, sette abitanti della penisola su dieci (68%) sentono il bisogno di coccole per sentirsi meglio e considerano carezze (64%), abbracci (57%) e baci (54%) dei rimedi per alleggerirsi dalle fatiche quotidiane. E tra uomini e donne non vi è alcun dubbio che i più coccoloni siano i primi (58% contro 42%).
L'esigenza di ricevere gesti di affetto è secondario solo rispetto a quella di raggiungere una stabilità lavorativa ed economica, avvertita oggi come primaria (75% degli intervistati). Certo è che se il lavoro non si trova ed i soldi mancano, non resta altro da fare che affondare in una rassicurante stretta.
Almeno non ci verrà il crepacuore.
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cento40battute · 4 years
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Guida completa all’abbronzatura perfetta
Come ottenere e mantenere la famigerata abbronzatura perfetta in tutta sicurezza? Te lo spieghiamo noi, insieme a Collistar
Abbronzarsi è semplice: basta stendersi al sole e aspettare. Ottenere un’abbronzatura perfetta, dorata, che duri nel tempo e non danneggi la pelle è tutta un’altra storia.
Oggi vi sveliamo tutti i trucchi per abbronzarvi perfettamente e proteggervi dal sole. Il nostro partner per questa guida? È Collistar: il leader incontrastato da più di 10 anni tra i solari venduti in profumeria, con la sua ricchissima linea Speciale Abbronzatura Perfetta. A rispondere alle domande più frequenti sull’abbronzatura è Monica Broccoli, R&D Supervisor Collistar.
Da cosa dobbiamo proteggerci?
Quando si prende il sole, è importante proteggere la pelle da tre tipi di radiazioni prodotte dai raggi solari e da due fattori di invecchiamento:
i raggi UVA, i veri responsabili del foto-invecchiamento e della comparsa delle macchie, che impoveriscono le fibre di elastina e riescono a filtrare anche attraverso i vetri e le nuvole;
i raggi UVB sono quelli che ti fanno abbronzare, ma provocano anche scottature, eritemi e reazioni allergiche;
gli Infrarossi, che alterano il derma in profondità, disidratano la pelle e generano le macchie scure;
l’Ozono, una molecola ossidante;
i famosi Radicali Liberi, che provocano l’invecchiamento della pelle.
I solari Collistar ci proteggono da tutti e 5 questi fattori grazie al filtro SPF che blocca le radiazioni solari, all’Acido Fumarico che neutralizza l’ozono, e alla Vitamina E che agisce da antiossidante contro i radicali liberi. Il tutto con un sistema filtrante fotostabile, che ti permette di ottenere un’abbronzatura dorata e intensa stimolando la sintesi di melanina e l’abbronzatura naturale grazie a due attivi: Unipertan® e Oleoil Tirosina.
Come preparare la pelle all’abbronzatura?
Il tip numero uno di Collistar è quello di preparare la pelle all’abbronzatura con un trattamento esfoliante, da effettuare due volte a settimana 15 giorni prima di iniziare a prendere il sole. Puoi scegliere quello perfetto per te tra le linee Collistar dedicate al corpo: noi ti consigliamo i Thalasso Scrub, una delle specialità della linea Corpo Perfetto.
Quando è meglio prendere il sole?
Prendi il sole di mattina o di pomeriggio. L’importante è evitare di esporsi tra le 12 e le 15, quando l’intensità dei raggi solari è maggiore
La crema: dove, quanta, e quante volte al giorno
La crema solare va applicata sempre, e non solo in spiaggia: in città, infatti, la crema ti protegge anche dalle polveri sottili, che penetrando nei pori addirittura potenziano gli effetti negativi dei raggi solari, e ti aiuta a prevenire il foto-invecchiamento e la comparsa di macchie scure.
Quindi applica il solare Collistar più adatto a te ogni mattina, prima di uscire di casa, e ripeti l’applicazione dopo il bagno o dopo una sudorazione elevata
La crema va messa ovunque, escluso il contorno occhi: se sei in costume non dimenticare gli angoli “nascosti” del corpo, come le orecchie, l’attaccatura dei capelli, la nuca, i piedi, l’incavo del seno.
La quantità perfetta per coprire bene tutta la pelle è di circa una noce per il viso e 4-5 noci sul resto del corpo
Il solare più adatto a te: i kit Abbronzatura Perfetta di Collistar
Scegli la crema più adatta a te basandoti su due variabili:
il tuo fototipo, cioè l’intensità dei tuoi “colori”, determina il fattore solare di cui hai bisogno: più sei chiara, più l’SPF dovrà essere alto;
il tuo tipo di pelle: se tende a disidratarsi, preferisci un prodotto idratante, una crema o un latte; se invece è oleosa, scegli un solare che non unge o una crema compatta.
Collistar ha pensato proprio a tutte: la linea Speciale Abbronzatura Perfetta infatti comprende 3 solari senza filtro, 5 a bassa protezione (SPF 6 o 10), 7 a media protezione (SPF 15 o 20), 5 ad alta protezione (SPF 30), una linea dedicata alle Pelli Ipersensibili (SPF 30 e 50+) e 8 Doposole.
E non solo: anche quest’anno Collistar ha creato i kit perfetti per soddisfare la tua voglia di sole. In ogni kit, uno dei best-seller della linea è stato abbinato a due regali preziosi: un Doccia-Shampoo Doposole Idratante Restitutivo nel pratico formato da 150 ml e una raffinata pochette a righe realizzata in tessuto 100% riciclato.
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Se hai la pelle già scura e sogni un’abbronzatura super-intensa che però non renda arida la pelle, scegli la pochette Supertan, contenente l’Olio Secco Superabbronzante Idratante Senza Filtro: un olio idratante arricchito di Vitamina E e Oli di Carota e Calendula che ti dona un’abbronzatura rapida e sublime e al tempo stesso nutre la pelle. Come tutte le specialità Senza Filtro di Collistar, l’Olio Secco va utilizzato su una carnagione già scura e nelle ore in cui le radiazioni solari sono meno intense, quindi al mattino presto e nel tardo pomeriggio, alternato a un solare con SPF più elevato nelle ore centrali.
Ti abbronzi facilmente e non ti scotti? Sei pronta per un’abbronzatura lampo: scegli il kit Weekend, contenente il Superabbronzante Intensivo Ultra-Rapido SPF 6: l’ideale quando hai poco tempo o il sole è poco intenso.
Il kit Passe-Partout è una soluzione adatta (quasi) a tutte: il Latte Spray Superabbronzante Idratante SPF 15 infatti offre una protezione media unita alla praticità dell’erogatore spray e a una texture fondente, anti-age e resistente all’acqua.
Per le pelli più chiare e sensibili c’è Sensibile, il kit Collistar contenente la Crema Solare Protezione Attiva SPF30: un alleato prezioso contro eritemi, arrossamenti e fotoinvecchiamento che protegge anche le pelli con macchie, cicatrici e capillari. La crema lenisce e idrata: usala anche per la pelle dei bambini.
Ma non è tutto: come ti spiegavamo, la linea Speciale Abbronzatura Perfetta di Collistar è ricchissima di prodotti per ogni esigenza
C’è ad esempio l’Acqua Superabbronzante Idratante Anti-sale®, ideale anche per proteggere i tatuaggi dallo scolorimento, o l’Olio Secco Superabbronzante Idratante dal formato spray adatto agli sportivi.
Molti prodotti sono creati in diverse intensità di protezione, c’è un’intera linea dedicata alle pelli sensibili e chiare adatta anche ai bambini, e non mancano né latti, creme e trattamenti viso per chi preferisce proteggersi in modo tradizionale, né creme compatte e stick per chi vuole provare qualcosa di nuovo anche al mare.
Bisogna proteggere anche i capelli?
Quante volte a fine estate avete notato che la vostra chioma appare disidratata e sbiadita? La colpa è dei raggi UV, insieme a sabbia, vento e sale: se i primi sbiadiscono e ossidano il colore, i secondi graffiano i capelli rendendoli aridi. La soluzione c’è: basta applicare una protezione anche sui capelli.
Collistar ci propone l’Olio Spray Capelli, formulato con Estratto di Zafferano che protegge ed esalta il colore, da applicare in spiaggia. Invece, per reidratare e nutrire i capelli dopo l’esposizione solare, punta sullo Shampoo-Crema Riequilibrante Doposole e sulla Maschera Intensiva Capelli Ristrutturante Doposole, sempre di Collistar.
Il doposole serve davvero?
Sì, il doposole è essenziale: raggi UV, vento, sabbia e salsedine infatti tendono a disidratare la pelle. Un doposole, con la sua azione restitutiva, rinfresca e reidrata la pelle, lenisce i rossori e si prende cura dell’abbronzatura, prolungandone la durata e l’intensità.
Tra i kit Collistar ce n’è anche uno dedicato al dopo: è il kit Dopo la Spiaggia, in cui il Doccia-Shampoo e la pochette in tessuto sono abbinate al Balsamo Doposole Idratante Restitutivo: l’icona dei doposole, con il suo mix nutriente di Oli Vegetali, Vitamine, Aloe, Glicerolo e Fitoestratti e la sua texture unica che donano comfort estremo alla pelle dopo una giornata sotto il sole.
La linea Doposole comprende anche mousse, doposole bifasici, trattamenti viso anti-età, fluidi, creme e spray: ce n’è davvero per tutti i gusti e per tutte le esigenze.
Qual è la beauty routine viso delle vacanze?
Per proteggere la pelle del viso dal sole e dall’invecchiamento, inizia la tua beauty routine mattutina stendendo un velo di Siero Unico di Collistar, che aiuta a prevenire i segni dell’età, o qualche goccia di Attivi Puri Acido Ialuronico, estremamente idratante. Poi, applica il solare viso Collistar più adatto a te.
Di sera, invece, potenzia il tuo trattamento doposole con qualche goccia di Attivi Puri Collagene di Collistar, che contrasta la perdita di compattezza e il formarsi di nuove rughe.
Federica Miri
@collistarbeauty #collistar #collistarlovers #abbronzataconcollistar #estatecollistar
L’abbronzatura perfetta Guida completa all’abbronzatura perfetta Come ottenere e mantenere la famigerata abbronzatura perfetta in tutta sicurezza? Te lo spieghiamo noi, insieme a Collistar…
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Il vuoto. Quello che ti assale fortissimo, un’onda di marciume che ti sporca l’anima che ti dilania i vestiti che ti fa sentire tutto attutito ma anche fortissimo e poi stringi i denti chiudi gli occhi pensi a cosa va male e tu vai male tu tu tu e solo tu. Il vuoto che ti abbraccia sorridente mentre trasali, il vuoto che risale dall’esofago come bile incandescente pronta a bruciarti viva, il vuoto che sorseggia il suo caffè guardandoti nelle pupille e ridendo di gusto mentre ti pugnala lo stomaco, il vuoto che lecca il sangue caldo che fuoriesce copioso dal cuore atrofizzato. Ecco cosa sento. Sento tutto e niente nello stesso momento, muoio e non capisco come, riemergo annego affogo e poi prendo di nuovo vita per perderla di nuovo. E così via, all’infinito, la strada degli eterni ipersensibili menefreghisti, quelli che hanno venduto il cuore per una mercé senza valore pur di salvarsi la pelle, e poi però l’hanno ispessita, quella stessa epidermide, fino a adagiarsi nella bambagia confortevole e malefica dell’abbandono. Il terrore, graziosamente nascosto, di non essere voluti. Quella sensazione da cui scappare è l’unico modo per evitare di affrontarla, ma che non prevede sconti, nemmeno sotto Natale. Mercificato, ogni sentimento ha stampata sopra data di scadenza e, forse, una sinossi di quello che può offrire: tutto chiaro, fin dall’inizio, tutto incasellato in contenitori che di utile hanno poco o nulla, se non la possibilità di stemperare l’amarezza che assale, ogni volta, quando si realizza che i giochi non finiranno. E se per caso, e dico proprio per caso, non perché io creda nel destino, ma piuttosto perché sono cosciente del fatto che non siamo noi a decidere in toto della vita, ma c’è sempre una serie di circostanze a mettersi in mezzo, facendo piani su piani per conto proprio, senza un minimo senso logico, uno s’arrende e fa l’azzardata mossa di affidarsi al buio della relazione umana senza prerequisiti di fabbrica, ecco che il ciclo si interrompe e se ne innesca un altro. infernale, demoniaca, maledizione di chi ha un cuore spropositato ma non lo sa usare: la fiducia, in se stessa, quella pura e delicata che da bambini illude riguardo la bellezza di tutto e da adulti sfata i miti della bellezza del tutto, che uccide, spezza, strappa, fa esplodere ogni brandello d’umanità rimasto appeso, anche per errore, alla carcassa di chi si è svenduto. Un cadavere in decomposizione, che puzza d’abbandono, un tanfo nauseante che è impossibile non percepirlo, eppure intrigante, ammaliante e prezioso.
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beautyscenario · 5 years
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Finalmente in Italia il brand green sudafricano African Botanics, in esclusiva su Noorbeautyshop.com io l’ho provato per voi….
Ho letto per la prima volta di African Botanics, linea green di luxury skincare, qualche anno fa su dei blog stranieri e mi aveva da subito molto intrigato per via della storia del brand che combina i segreti di bellezza tradizionali del Sudafrica alle moderne tecnologie nel campo beauty. Le recensioni, tutte positive, definivano miracoloso il loro prodotto più famoso, quello che li ha consacrati, ovvero il Marula Oil. Per chi non lo sapesse l’albero di Marula produce dei frutti che ricordano le prugne, dai cui semi ricchi di proprietà, si estrae un olio usato come pozione di bellezza dalle donne africane da tempo immemorabile. Quello usato nella linea di African Botanics si ottiene da alberi di fattorie biodinamiche i cui frutti sono raccolti a mano e poi macinati in frantoi nei collettivi dei villaggi. Oltre all’olio di Marula i prodotti di African Botanics contengono piante tradizionali sempre del Sudafrica che si sono evolute nelle condizioni più estreme. Il brand finalmente é arrivato in Italia e ho avuto modo di provare una serie di prodotti della linea che é in vendita in esclusiva su Noorbeautyshop.com questa é la mia recensione:
NEROLI INFUSED PURE MARULA OIL E PURE MARULA OIL AFRICAN BOTANICS L’olio di marula è molto ricco antiossidanti, acidi grassi essenziali e Vitamine C. E’ estremamente idratante e nutriente, protegge dai danni dei radicali liberi, lenisce, ringiovanisce e illumina.  Sono una fan degli oli é questo l’ho trovato strepitoso. Si assorbe velocemente e una volta applicato da una luminosità immediata, il classico effetto glowing. L’ho usato sia sul viso, ma anche sui capelli, per nutrirli, come fanno le donne del Sud Africa. Per avere un’esperienza multi sensoriale incredibile provate  la versione infusa con l’inebriante Neroli.
INTENSE SKIN REPAIR BALM AFRICAN BOTANICS é un balsamo denso, simile alla cera, che nutre e ripara, in più ha un profumo meraviglioso; un mix di gelsomino, rosa di damasco e bergamotto. Si riscalda tra le mani una piccola quantità di questo trattamento multiuso e la si applica in zone della pelle che sono secche, irritate, infiammate, screpolate, meglio su pelle umida. Questo balsamo contiene burro di karitè e mango, olio di semi di marula, nutriente e riparatore, cera d’api protettiva, olio di semi di baobab ricco di antiossidanti. melone del Kalahari, tè verde ed estratti di fiori di Immortelle. Questo balsmano é un anti age ricco di niacinamide, resveratrolo, CoQ10, squalane e Vitamine A, C ed E. Perfetto in inverno quando la temperatura si abbassa e la pelle tira ma anche in d’estate in caso di scottature o giornate eccessivamente ventose. Si usa anche sul corpo per ammorbidire gomiti o cuticole.
MINERAL CLEANSING MASK AFRICAN BOTANICS Questa maschera detergente minerale di African Botanics ha la qualità di un trattamento viso professionale. La base di argilla caolinica antiinfiammatoria è infusa con oli di semi di Marula, Baobab, rosa e avocado, vitamina E, e innumerevoli minerali e oli essenziali. Si applica uno strato sottile sulla pelle e si lava via dopo soli 15 minuti, evitate di farla asciugare però. Lascia la pelle pulita e luminosa il profumo alle erbe la rende un piacevole trattamento sensoriale.
PURE MARULA CLEANSING OIL AFRICAN BOTANICS chi mi segue sa che da quasi due anni mi sono convertita alla double cleansing, la doppia detersione che si esegue prima con un detergente in olio a seguire uno in schiuma o gel. Nel corso del tempo ho avuto modo quindi di provare diversi oli detergenti tutti bene o male di buona qualità, ma questo l’ho trovato diverso dagli altri. Diverso perché ho sentito una incredibile morbidezza nella pelle mentre detergevo il viso ma soprattutto a fine pulizia. Ho iniziato a toccare la pelle che risultava morbida e vellutata come non mai, tanto che ho chiesto a mio figlio ti toccarmi il viso per avere le sue impressioni e poi a mio marito. Mio figlio é molto pi�� attendibile di mio marito, perché é già un beauty addicted che ama creme idratanti e profumi, e ha trovato la mia pelle soffice.  Ho notato che il suo uso aumenta anche gli effetti idratanti del siero e crema anti-age che uso. L’unica pecca é che rimuove poco il trucco sugli occhi ma poco importa dato l’effetto che lascia sulla pelle.  L’olio é formulato con un complesso lenitivo di oli antinfiammatori di marula, moringa e maobab e funziona anche su problematiche, infiammate e ipersensibili. E’ infuso con camomilla, vaniglia e pompelmo per minimizzare i rossori e lenire le irritazioni e con acidi della frutta AHA esfoliano delicatamente in modo leggero.
BUCHU BOTANICAL ENZYME POLISH AFRICAN BOTANICS Un esfoliante che leviga, calma e rigenera la pelle. Con foglie di Buchu frantumate, una pianta sudafricana con proprietà antisettiche e detossificanti. Ha una consistenza gelatinosa e contiene grani dei frutti di Baobab, particelle di minerali vulcanici, granuli di microalghe, enzimi della frutta (Papaya e Ananas) che lavorano in modo efficace per rimuovere l’accumulo cellulare e a fine uso lascia un incarnato fresco e luminoso. Si applica dopo la detersione massaggiando sul viso e lo si lascia agire per un paio di minuti per permettere agli enzimi di eliminare le cellule morte. Quindi, sciacquare.
FLEURS D’AFRIQUE INTENSIVE RECOVERY OIL AFRICAN BOTANICS Un olio multitasking che ancora non ho provato semplicemente perché ho deciso di usarlo in prossimità delle vacanze estive perché protegge e corregge l’iperpigmentazione causata dai danni del sole e idrata la pelle. Ma anche tonifica e illumina la pelle opaca e giallastra, in più affina i pori dilatati,  e protegge anche dall’iperpigmentazione causata dalle cicatrici post acne. La formula contiene melone del Kalahari, mongongo e oli di marula, ricco di Omegas 3, 6 e 9 che penetrano in profondità nel derma. Gli estratti di boabab, fiore di immortelle, calendula, gelsomino e rosa canina leniscono, guariscono e illuminano visibilmente la pelle. Resurrection Plant, HoneyBush, Bulbinella e Rooibos leniscono e calmano le irritazioni. Un trattamento davvero super lussuoso che non vedo l’ora di provare e di cui vi dirò….
African Botanics: la mia recensione del brand luxury di green beauty finalmente in Italia Finalmente in Italia il brand green sudafricano African Botanics, in esclusiva su Noorbeautyshop.com io l'ho provato per voi....
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thenightreview · 7 years
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La religione delle rivalità - 16 ottobre 2017
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