Miliardi di dollari in una città fantasma
Il mistero di Forest City, una città da 100 miliardi di dollari completamente abbandonata. Un progetto titanico in Malesia ideato per ospitare quasi 700mila abitanti oggi è una città fantasma. Cosa è successo a Forest City? Vi raccontiamo la sua storia.
Un complesso edilizio titanico
Perfettamente allineato di fronte al mare, il complesso edilizio di Forest City si trova in Malesia, non lontano dalla città-stato di Singapore.
Il progetto di questa nuova città, ideato per ospitare più di 700.000 abitanti, prevedeva la costruzione di una serie di alte torri residenziali simili a grattacieli che raggiungono quasi i 35 piani. Tuttavia, l’ambizioso e costoso progetto (100 miliardi di dollari) non ha dato nessun risultato.
Forest City: la nuova città costata 100 miliardi di dollari è stata completamente abbandonata
Forest City oggi è una città fantasma
Oggi, Forest City è una vera e propria città fantasma: progettata sull’isola artificiale nello Stretto di Johor, è stata completamente abbandonata.
Le strade deserte, i viali silenziosi, i negozi e gli appartamenti vuoti preoccupano il costruttore cinese Country Garden, che si trova in difficoltà finanziarie.
La città di 30 km2, che avrebbe dovuto essere un paradiso digitale e vegetale, ha attirato solo 2.000 residenti, compresa una piccola squadra di lavoratori che si occupa della manutenzione dell’area.
Le restrizioni legate alla pandemia di Covid hanno probabilmente scoraggiato gli acquirenti dall’investire in una seconda casa. La futuristica, intelligente e tecnologica Forest City è ora deserta.
Vista di Forest City, la città abbandonata in Malesia.
Lo scorso dicembre, la BBC ha mandato in onda un’intervista a un ex residente della città fantasma, che ha confidato di essere “riuscito a fuggire”.
L’ingegnere informatico trentenne si era stabilito a Forest City, in un grattacielo affacciato sul mare, e in un appartamento con una sola camera da letto.
Ha dichiarato ai media: “Non mi importava della caparra o dei soldi, volevo solo scappare da lì”.
Il giovane ha parlato del suo disagio all’idea di trovarsi in una città del genere, deserta, senza nessun tipo di forma di vita o di abitante. Quando incontra il giornalista della BBC nel grattacielo in cui viveva, dice che “il solo pensiero di tornare lì gli fa venire la pelle d’oca”.
Fonte: AD Francia
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Craco, una città fantasma in Basilicata. #craco è un borgo abbandonato dagli anni '60 a causa di una frana. A darci il benvenuto però sono stati due simpatici ciuchini che gironzolavano liberamente per i viottolini. Il paese era stato inizialmente costruito sulla roccia solida, ma per questioni di espansione sono arrivati ad edificare su un terreno argilloso. Il troppo peso ed una serie di interventi hanno accellerato un inevitabile destino: il paese è letteralmente scivolato. Per di più, come spesso avviene in luoghi abbandonati, gli sciacalli l'hanno completamente saccheggiata e depredata. Craco è stata location di vari film come "La passione di Cristo", e ad oggi è diventata meta di tanti turisti. Anche voi siete attratti dalle #cittàfantasma ? . . . ➡️ follow @lemurinviaggio . . . #cracocittàfantasma #cracomuseum #cracobasilicata #visitcraco #cracovecchia #basilicatadascoprire #basilicataturistica #basilicatainfoto #basilicatainunoscatto #igersbasilicata #italianlandscape #italiadascoprire #viaggiareinitalia #viaggiareconlamente #siviaggiare #lucaniagram #ghosttowninitaly #ghosttown #luoghiabbandonati #tesoriabbandonati #luoghiabbandonatiinitalia #urbexscattidalpassato #esplorazioniurbane #luoghidellabbandono (presso Craco - La Città Fantasma) https://www.instagram.com/p/CECtRAblArh/?igshid=ixsd5lsr4k8d
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C’erano una volta un drago, dei pentoloni e un misterioso borgo fantasma: Roghudi e il fascino degli itinerari in Aspromonte
Nel cuore dell’area grecanica un paesino nato su un crinale a lama, in un territorio impervio ma ricco di storia e leggende. Un luogo avvolto nel mistero nei pressi del quale è possibile scorgere due formazioni geologiche che sembrano stare ancora oggi a guardia dell’intera vallata.
Conformazioni rocciose come Calderoni per contenere latte o a forma di testa di Drago con tre occhi a
guardia della vallata. Potrebbe sembrare l’incipit di un racconto dark-fantasy
ed invece si tratta di un luogo reale che si trova nel cuore dell’Aspromonte Greco, in
Calabria.
Le due formazioni geologiche naturali in questione sono le cosiddette: Caldaie del Latte ("Vastarùcia") e la Rocca del Drago ("Rocca du Dragu"). Pietre cariche di leggenda che conferiscono alla vallata un alone magico e misterioso.
Caldaie del Latte
Rocca del Drago
La leggenda
Immergendosi tra boschi profumati, profonde gole e limpidi torrenti, si giunge in un paesino smarrito nella notte dei tempi ed ormai da diversi decenni abbandonato: Roghudi Vecchio. Un affascinante borgo fantasma in cui il silenzio regna sovrano e lo scenario è da favola. E come ogni racconto che si rispetti esistono un drago e un cavaliere, anzi un monaco; infatti la leggenda narra che la Rocca fosse la dimora, appunto, di un Drago, custode di un tesoro, che passava il tempo a terrorizzare gli abitanti della zona. Ogni volta che aveva fame se la gente non lo accontentava, dava ordine di portare i bambini al suo cospetto per poi divorarli! Poco più avanti le Caldaie del latte fungevano da serbatoi da dove gli abitanti prelevavano il nutrimento da offrire al mostro affinché smettesse di cibarsi dei fanciulli e di agitarsi causando veri e propri disastri. Difatti, secondo un’altra versione, il drago quando era nervoso scuoteva, con i suoi movimenti, la terra provocando frane e alluvioni; non a caso la zona ne è afflitta da sempre.
Fu l’intervento di un frate di un convento vicino a tenerlo buono per un periodo. Ogni giorno egli si recava dal drago e lo distraeva con una conversazione lasciando così tranquilla la gente del luogo. Ma quando il frate morì il drago tornò alle sue vecchie abitudini e gli abitanti piagati dalla violenza e dai continui smottamenti abbandonarono il paese. Si dice che il drago sia ancora lì, nella sua minacciosa Rocca, che guarda bramoso le vicine caldaie senza poterle raggiungere ed è sempre più triste perché non ha nessuno con cui parlare.
Roghudi Vecchio
Il borgo di Roghudi
Vecchio ha origini greche e si trova, a 527 metri di altitudine abbarbicato
su uno sperone di roccia proprio al centro della Fiumara Amendolea, nel cuore
dell’area grecanica
dove ancora qualche anziano parla l’antico
idioma: il grecanico,
appunto. Quest’ultimo è il dialetto
greco-calabro che appartiene alla minoranza linguistica greca d’Italia, ha molti
punti in comune col neogreco
ed è purtroppo a
rischio di estinzione.
Nel 1971, al momento dell’abbandono, contava una popolazione di circa 1.700 persone ma essendo stato edificato in una delle zone più piovose e accidentate della Calabria (Roghudi deriva dal greco "rogòdes": pieno di crepacci oda "rhekhodes": aspro), spesso era colpito da eventi alluvionali estremi, fino ad arrivare a quello del 1971, che in due giorni fece precipitare sulla zona l’equivalente della pioggia che normalmente cadeva in un anno. L’evento rese il paese isolato e a malincuore la popolazione dovette abbandonare le proprie case il luogo natìo.
Il paese abbandonato di Roghudi.
L’odierna Roghudi si trova in un enclave a circa 40 km di distanza, delocalizzata in un
territorio a valle che all’epoca venne concesso dal comune di Melito di Porto Salvo.
Non tutti, però, accolsero favorevolmente la decisione del
Sindaco. Dopo la devastante alluvione del 1971 la maggioranza degli abitanti
acconsentì con sollievo al trasferimento nella nuova Roghudi, ma vi fu anche
chi esercitò una resistenza passiva
all’ordinanza. Come sempre succede, le
persone più anziane, saldate al proprio paese da un forte legame
affettivo, non presero neppure in considerazione l’idea di spostarsi sia
pure di pochi chilometri. Alcuni erano pastori
che non vedevano altro futuro che quello di restare nella loro casa arroccata
sulla roccia: rimasero, quindi, nella vecchia
Roghudi con tutti i disagi che si possono facilmente immaginare.
Ma la natura non ama essere contraddetta: non passarono neppure tre anni prima che, alla fine del 1973, un’altra alluvione ancora più devastante della prima spazzasse via tutto il possibile, convincendo anche gli irriducibili a prendere la via della nuova Roghudi e a lasciarsi alle spalle un paese che da quel momento venne definito fantasma.
Dirupi e bambini
Una piccola curiosità del luogo: si racconta che ai muri esterni delle abitazioni venissero fissati grossi chiodi a cui erano legate delle corde, all’altro capo delle funi venivano assicurati i bambini per le caviglie. Questa che può sembrare una pratica barbara era invece resa necessaria per evitare che gli stessi cadessero dagli altissimi dirupi presenti in ogni dove, e venne adottata dopo la morte di numerosissimi bambini.
Alcuni giurano che recandosi in quei luoghi, soprattutto di notte, si possono sentire ancora i loro lamenti salire dai burroni verso il paese. Quindi non abbiate timore se, passeggiando da soli per le sue stradine, sentirete come delle voci di bimbi gridare di paura e disperazione.
Uno scorcio di Roghudi Vecchio
Uno scorcio di Roghudi Vecchio
Ispirazione che diventa musica
Questa la sua storia, quella di un paese abbandonato a causa di una natura inclemente e che adesso rivive nelle note e nelle parole di un cantautore che l’ha elevato a simbolo delle proprie radici e delle proprie paure. Infatti l’artista calabrese Dario Brunori, in arte Brunori Sas, un paio di anni fa si è ispirato a questi luoghi per comporre il suo disco “A casa tutti bene”. Vi consigliamo quindi di recarvi a Roghudi Vecchio e percorrere i vicoletti di questo affascinante luogo disabitato ascoltando il vento e queste poesie in musica ispirate ad esso.
Il cantautore calabrese Brunori Sas
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Dentro di me, porto il ricordo del tempo della gioia. #apice #apicevecchia #cittàfantasma #ghosttown #beneventoeilsannio #paesidimenticati #terremoto #earthquake #ig_campania #shotz_of_campania #paesidellacampania #ldegphoto #olympusomdem1 #olympusphoto (presso Apice Vecchia - La Citta' Fantasma)
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Il borgo medievale di Craco, anche conosciuto come "città fantasma" si erge tra i calanchi, dominato da un'imponente torre normanna. . L'abitato è stato abbandonato nel 1963 a causa di una frana di vaste proporzioni provocata dalle infiltrazioni d'acqua a seguito della realizzazione dell'acquedotto. . Craco, negli anni ha rappresentato una rinomata location cinematografica, ambita da registi di tutto il mondo. Dista 54 km da Matera e si trova in Basilicata. Testo a cura di Stefano Marigliani #castelliditalia #basilicata #lasko71 #matera #italia #italy #drone #abandoned #abandonedplace #urbanexplorer #urbanexplorers #borgo #borghi #borghitalia #borghiitaliani #ilikeitaly #ghosttown #ghosttowns #ghostcity #ghost #cittàfantasma #southernitaly #southern #history #historical #storia #reels #heritage #conoscenza #urban https://www.instagram.com/p/CdSfGI4ouhWmaEDXceizb-HVLvhHOpr52AQUNo0/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Il borgo medievale di Craco, anche conosciuto come "città fantasma" si erge tra i calanchi, dominato da un'imponente torre normanna. . L'abitato è stato abbandonato nel 1963 a causa di una frana di vaste proporzioni provocata dalle infiltrazioni d'acqua a seguito della realizzazione dell'acquedotto. . Craco, negli anni ha rappresentato una rinomata location cinematografica, ambita da registi di tutto il mondo. Dista 54 km da Matera e si trova in Basilicata. #castelliditalia #basilicata #urbexitalia #matera #italia #italy #drone #abandoned #abandonedplace #urbanexplorer #urbanexplorers #borgo #borghi #borghitalia #borghiitaliani #ilikeitaly #ghosttown #ghosttowns #ghostcity #ghost #cittàfantasma #southernitaly #southern #history #historical #storia #reels #heritage #conoscenza #lasko71 https://www.instagram.com/p/CZPwbZyPKXSY-8pbkReKyHba7SDDGjteRfXKGA0/?utm_medium=tumblr
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13 Novembre 2015🍀
Ognuno di loro pregava e sperava che sia stato tutto un incubo, ma non è così. Tutti i sacrifici, le lotte, gli anni di studio per avere quel lavoro così tanto amato, tutto svanisce in un attimo. Non ci sono parole per descrivere tutto questo male che infuoca il nostro mondo.
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