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#colpito e affondato
pettirosso1959 · 2 months
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Ma cosa significano queste cifre? Secondo Toyota, i materiali che vengono utilizzati per produrre un'auto elettrica possono essere utilizzati per realizzare sei ibridi plug-in o eventualmente ben 90 ibride senza spina.
Sulla base di questa proporzione Toyota ha calcolato la riduzione delle emissioni di carbonio, concludendo quindi che 90 ibride riescono a ridurre le emissioni ben 37 volte di più di un'auto elettrica nell'intero ciclo di vita.
Colpito e affondato😉
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disgustinggf · 11 months
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Amo il tuo saper essere provocante e talvolta spregiudicata
Ma nei tuoi post vedo anche molto sarcasmo e tanta (auto)ironia: e questo ti rende irresistibile ai miei occhi
Colpito e affondato 🌹
thanks or sorry that happened 2 u
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Sei b?
Colpito e affondato? 👀
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intotheclash · 11 months
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La coppia era seduta ad un tavolo in disparte, nello spazio esterno di quel minuscolo ristorante. La cornice era da mozzare il fiato. Antichi palazzi signorili incastonavano quella piazzetta di Trastevere, facendola risplendere senza arroganza, come un diamante grezzo non ancora tagliato. A prima vista, i due, avrebbero potuto essere scambiati per una coppia felice in luna di miele, o, quanto meno, per due furtivi amanti in vena di sfidare la gabbia dell'anonimato. Ma un attento osservatore avrebbe sicuramente colto il procedere incerto di chi veleggia su una rotta sconosciuta. Mangiavano poco o niente, parlavano molto. In verità era soprattutto lui a parlare. Troppo e con troppa enfasi. Come un attore consumato che, dopo aver ripetuto la parte un'infinità di volte e limato ogni sbavatura, va in scena la sera della prima convinto di ammaliare e catturare il suo pubblico. Si sentiva in forma, bello ed irresistibile. E bello ed in forma lo era pure, ma di una bellezza stereotipata, da rotocalco rosa. Indossava un impeccabile vestito firmato, grigio scuro, abbronzatura perfetta, denti sfavillanti; proprio non vedeva alcun motivo che potesse impedirgli di fare colpo.
Il problema era che le donne, una parte delle donne, almeno quella, lo vedeva benissimo. Fin troppo evidente. Lo sapeva ancor prima di accettare l'invito a pranzo. Lo sapeva, ma aveva tentato lo stesso. Voltando deliberatamente le spalle all'evidenza. Aveva paura della solitudine e aveva accettato.
Durante il pasto non aveva quasi aperto bocca, tranne che per poche frasi di cortesia e per assaggiare quel cibo, tanto ricercato quanto insipido. Non per mancanza di sale, ma di passione. Era bello, questo sapeva vederlo, ma quella bellezza che arrivava agli occhi era poi incapace di raggiungere la bocca dello stomaco. Niente da fare, la linea doveva essere interrotta. Come se non bastasse, aveva assunto l'atteggiamento del professionista della conquista, era evidente che si sentisse tale. Lei posò la forchetta sul piatto, sbuffò contrariata, si coprì gli occhi con una mano e chiese:“Di che colore sono i miei occhi?”
L'uomo fu colto alla sprovvista. Colpito ed affondato. Non era in grado di rispondere, così cercò, in maniera maldestra, di prendere tempo.
“Come dici Andrea?” Andrea era la donna.
“Ti ho chiesto: di che colore sono i miei occhi? Non è troppo difficile. Puoi farcela anche tu! Non si vince nulla, è tanto per giocare.”
“Che razza di domanda è? Dove vorresti arrivare? Non capisco!” Aveva capito bene invece. Non era stupido. Non fino a quel punto, almeno.
“Lascia perdere, non importa. Chissà cosa succede se ti sforzi troppo. Ti faccio la domanda di riserva: quanti giorni sono che ci frequentiamo?”
L'uomo era in difficoltà. Sentiva il sudore iniziare ad imperlargli la fronte. E non era per il caldo. La situazione stava sfuggendogli di mano. E non riusciva neanche a trovare il tasto reset.
“Quattordici!” Quasi urlò. Cazzo, questa era facile!
“Bravo Umberto! Una l'hai presa! Quattordici giorni e non hai trovato un secondo di tempo per guardarmi negli occhi?”
“Non è vero! Nel modo più assoluto! I tuoi occhi sono bellissimi!” Rispose, ma con uno slancio eccessivo e un tono a metà strada tra l'offeso ed il piagnucoloso che la donna trovò infantile e disgustoso.
“Scommetto tutto quello che ho, anche se non è molto, che se ti chiedessi come sono le mie tette, che taglia porto di reggiseno e di che colore è, non esiteresti un istante a rispondere. Ti giocheresti pure il jolly. O sbaglio?”
Certo che non sbagliava! Aveva delle tette meravigliose. Che sfidavano sfrontatamente la legge di gravità. Sulla taglia del reggiseno, nutriva qualche perplessità. Se la giocavano alla pari la terza e la quarta. Non ne era sicuro. Il colore era facile, visto che ne sporgeva un pezzetto. Turchese. Probabilmente coordinato con le mutandine, che, ormai ne era sicuro, non avrebbe mai visto.
“Il tuo silenzio conferma che ho ragione. Eppure ancora avresti potuto salvare la faccia. Sarebbe bastato ammetterlo. Dirmi: è vero, non ho fatto altro che ammirare le tue tette! Non ci sarebbe stato niente di male. Anche se tu ti sei lasciato prendere un po’ troppo la mano. D'altra parte a me non dispiace mostrarle. E fino a quando riusciranno a tenersi su da sole, continuerò a farlo. Anche in questo non c'è nulla di male. Solo una sana dose di civetteria. Ma, a rischio di sembrare banale, ti informo che c'è dell'altro.”
“Eccome se c'è dell'altro!” Pensò l'uomo. E l'espressione trasognata e vagamente ebete lo tradì di nuovo.
Difatti non sfuggì alla donna. Evidentemente, oltre ad essere decisamente bella, doveva avere un cervello niente male. Non roba che si possa trovare ad ogni angolo di strada.
“Ascolta, Umberto,” Era giunto il momento della disillusione, “Facciamola finita. Ho paura che, da adesso in avanti, tutto ciò che potresti dire, non farebbe che aggravare ulteriormente la situazione. Peccato, avrebbe potuto essere diverso. Ma non tra noi due. Questa è la mia parte, stammi bene e addio.” Concluse sorridendo e lasciando trenta euro sul tavolo. Prese la sua borsetta, fece un mezzo giro sui tacchi e sparì per sempre dalla vista dell'uomo, accompagnata dallo sguardo di tutti i presenti. O, almeno, di quelli appartenenti al genere maschile.
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abr · 2 years
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Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha presentato una misura da 200 miliardi di euro per limitare il caro energia: la Germania fisserà un tetto massimo al prezzo del gas e pagherà la differenza alle aziende energetiche del Paese che lo acquistano dall'estero. (Politico)
Da noi gli europeisthi, Calenda per primo, si stracciano le vesti: maccome questi so' aiuti di Sthato! Come se fosse la prima volta.
In realtà sono vitrei perché da noi nun ze poffà se non a carico dell'Europa, soliti pezzenti, e questo è il segnale che LA FESTA E' FURNUTA, l'Europa non è mai esistita davvero. Era solo un incubo popolato di bancari e burosauri, colpito e affondato al largo dell'isola di Bornholm.
Si ma dice, il Pnrr ... cucù in larga parte è un PRESTITO.
Comprendi ora perché anche la Meloni s'allinei coperta alla Nato? Perché fin che si ride e si scherza, va ben anche perder tempo nella sala bingo detta Europa, ma adesso ... Nuovi Riferimenti Regionali per noi: UK, Polonia. Peccato che l'Italì Nord sia già svenduta ai franzosi e lavori per i teteschi.
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littleblueflowah · 1 year
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colpito e affondato.
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klimt7 · 2 years
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A Nord di tutto
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Davanti a questa citazione di Pessoa, mi sento "nudo". Qualcuno sta parlando di me - penso in un lampo.
"Colpito e affondato" insomma!
Qualcuno prima di me, deve aver provato esattamente ciò che sento da settimane, da mesi, se non da anni.
Un desiderio di "Altrove", che continuo ad avvertire a tratti, anche se in modo sotterraneo e confuso.
È la spinta ad andare verso "il lontano", verso "il partire" - che non è un fuggire - ma mettersi in viaggio in cerca di qualcosa che ci manca.
Avverto, cioè, l'esigenza di uscire dai paesaggi e dai territori abituali, quelli che mi vedono immerso nel mio quotidiano "essere indaffarato".
Perchè non ammetterlo?
C'è in me, una curiosità esistenziale che mi spinge verso l'oltre, verso l'ignoto, verso l'altrove.
E questa sete e fame di ciò che lontano e insolito, credo faccia parte di me, fin da piccolo, quando alle elementari ero preso dalla geografia.
Ricordo che mi piaceva fermarmi sulle carte geografiche finchè trovavo i nomi di citta sconosciute, Murmansk, Krasnogorsk, Uppsala, Tallin e tante altre, e fantasticavo di abitare nelle loro periferie, dove il centro abitato lascia poi spazio ai boschi, ai prati e alla campagna
Come se la mia immaginazione mi facesse già allora, partire per viaggi che appagavano la mia curiosità e anche una "fame" di luoghi fuori dal mio orizzonte ordinario.
Come se appartenessi a molto di più che a una sola patria, regione o città, in cui poi, sono cresciuto in concreto.
E oggi? Oggi che ho una possibilità pratica di viaggiare, la sento con ancora maggiore forza questa spinta.
Qualcosa, va colmato. Quasi un'attrazione ancestrale .
Ma nel mio caso, più che da " le grandi isole a Sud di Tutto", sento di appartenere al Nord, al grande Nord: Norvegia, Svezia, Russia, Finlandia, Canada...
È come, se tutto ciò che sa di "nordico" venisse a placare il mio bisogno di Assoluto, di purezza, di selvaggio, di incontaminato.
Da grande, scopro che mi attira "una luce" che è molto più del bianco e del ghiaccio dei paesi nordici
C'è altro: quei paesaggi credo siano come metafore della mia attrazione personale per esplorare i bordi ed i confini del "conosciuto".
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Salvo da mesi, foto, immagini, perfino quadri, di paesaggi, che mi parlano, in modo pacato, di un altro mondo. Qualcosa mi chiama dal futuro.
Altri paesaggi, altri territori, altri silenzi, laghi, boschi da costeggiare.
E allora penso a Edward Munch, alle sue opere, alla allucinata luciditá di certe sue tele. Così come vengo risucchiato dalle atmosfere di Dostoievski, dalle sue "Notti bianche", così come sono catturato dalla natura selvaggia dell'Islanda.
Sogno, in futuro, grandi viaggi, il Baltico, Oslo, i fiordi, le foreste di abeti a perdita d'occhio.
Quel mondo intatto e quasi disabitato, fino al circolo polare e oltre. È come se dovessi placare una sete che ho negli occhi da sempre.
Per ora raccolgo immagini. E scopro una parte di me, ogni volta che mi fermo a fissare certi paesaggi. Forse perchè in fin dei conti, in ognuno di noi, c'è un "luogo dell'anima" che ci chiama ad andare, ad uscire dalle abitudini e dal "consueto".
A metterci in viaggio per conoscere questo "centro di gravità" che agisce con la forza di una vera attrazione magnetica.
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a-patiaa · 2 years
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amo, colpito e affondato
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ninfahell · 1 month
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Buong grazie per l’ultima gif mi hai ammazzato 😂😂😂
Colpito e affondato.
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roma-sera-giornale · 2 months
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Un'altra nave russa affondata: la "Kapitan Lobanov"
Si sono affondati da soli
De Ficchy Giovanni La Flotta Russa del Mal Baltico ha effettuato un’esercitazione a fuoco in prossimità della costa dell’exclave di Kaliningrad. Il risultato è degno della miglior tradizione russa, già ben rappresentata dalle spettacolari gesta della Flotta Russa del Mar Nero (decimata da un avversario che non ha una marina militare): le navi russe hanno colpito e affondato con un missile, per…
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Mar Rosso, affonda nave carica di fertilizzanti colpita dagli Houti, si teme un disastro ambientale
Si profila un disastro ambientale dopo che il mercantile britannico carico di fertilizzanti, colpito dai missili balistici dei ribelli yemeniti Houti vicino al porto di Mocha il 18 febbraio scorso, è affondato. Il Comando centrale dell’esercito Usa ha diffuso l’immagine della Rubymar inclinata su un fianco mentre affonda mettendo a rischio l’ecosistema delle acque territoriali dello Yemen e di…
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personal-reporter · 6 months
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L’atto di coraggio di John Fitzgerald Kennedy nella seconda guerra mondiale
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Il 22 novembre 1963 venne assassinato a Dallas il presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy, uno dei più amati personaggi del secondo Novecento, che visse una vita davvero drammatica e ricca di avventura, come durante la seconda guerra mondiale nel Pacifico… John F. Kennedy, anche se aveva  seri problemi di salute alla schiena, grazie all’aiuto del capitano di vascello Alan Kirk, direttore dell’Ufficio dell’intelligence navale (ONI), che era stato addetto navale a Londra, quando suo padre, Joseph P. Kennedy, ne era stato l’ambasciatore, fu arruolato nella Marina statunitense e venne  nominato guardiamarina della Riserva nell’ottobre 1941, entrando a far parte dello staff dell’Office of Naval Intelligence.  In seguito Kennedy frequentò il corso di ufficiale di complemento con la Naval Reserve Officers Training School, presso la Northwestern University, da luglio a settembre 1942, e dopo la laurea fu assegnato al Motor Torpedo Boat Squadron Training Center di base in Rhode Island. In dicembre fu nominato comandante della motosilurante PT-101, appartenente al Motor Torpedo Boat Squadron Fourteen, schierata a Panama. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, Kennedy fece domanda per essere assegnato in zona di operazioni e, il mese successivo, divenne parte dell’equipaggio del PT-109 nelle Isole Salomone. Nella notte del 2 agosto 1943, a motori spenti per non farsi intercettare, il giovane comandante della motosilurante PT-109 si trovò coinvolto in una missione di pattugliamento e interdizione nello stretto di Blackett, attraverso il passaggio Ferguson, lungo le rotte di rifornimento giapponese della rotta denominata in codice Tokio Express. Un rapporto dei servizi d’informazione aveva segnalato che cinque incrociatori nemici avrebbero fatto rotta quella notte dall’isola di Bougainville, attraverso lo stretto di Blackett, dirette a Vila, e le motosiluranti uscirono per intercettarli, sfruttando le ore notturne, ma durante la missione otto motosiluranti lanciarono 30 siluri senza riuscire a colpire nessun bersaglio. Inoltre, dall’esame degli ordini di operazione, non era stata nemmeno prevista una procedura di emergenza nel caso in cui uno dei PT fosse stato colpito, così le motosiluranti ricevettero l’ordine di lanciare i due siluri in dotazione e quindi rientrare alla base., così alla fine tre motosiluranti, PT-109,  PT-162 e PT-169, continuarono a pattugliare per intercettare il nemico. Verso le 2 di notte, il PT 109 spense il motore per evitare il rilevamento della scia da parte degli aerei giapponesi, ma si accorsero di trovarsi sulla rotta del cacciatorpediniere giapponese Amagiri, che stava rientrando a Rabaul. Il PT-169 lanciò due siluri contro l’Amagiri (che andarono a vuoto) il PT-162 non riuscì nemmeno a farli partire e si allontanò, mentre il PT 109 fu speronato dal cacciatorpediniere giapponese che procedeva ad oltre 23 nodi. Dopo che il PT-109 fu speronato, si generò una colonna di fuoco alta 30 metri, ed il carburante si riversò in mare, causando un incendio nelle acque circostanti e due marinai, Andrew Jackson Kirksey e Harold William Marney, perirono sul colpo ed altri due membri dell’equipaggio rimasero gravemente feriti e ustionati, cadendo nel mare in fiamme. Kennedy riuscì a salvare il  McMahon, il membro dell’equipaggio con le ferite più gravi, che includevano ustioni che coprivano il 70 percento del suo corpo, e lo portò  sulla prua che ancora galleggiava, poi si lanciò nuovamente in acqua salvandone altri due. Gli  undici sopravvissuti si aggrapparono alla sezione di prua del PT-109 per dodici ore mentre il relitto vagava alla deriva, dirigendosi verso sud. Verso le 13:00 del 2 agosto, lo scafo incominciò ad imbarcare acqua e Kennedy si rese conto che sarebbe presto affondato, così decise di nuotare verso la minuscola isola deserta di Plum Pudding, che gli uomini la chiamavano “Bird” Island a causa del guano che ricopriva i cespugli. Ci vollero quattro ore per raggiungere a nuoto l’isola, a circa tre miglia di distanza, tra correnti insidiose e la costante paura di essere attaccati dagli squali, attirati dal sangue dei feriti. L’isola aveva un diametro di soli 91 metri, e non forniva né cibo né acqua, così l’equipaggio si trascinò dietro la linea degli alberi per nascondersi dalle chiatte giapponesi, poi il 4 agosto si trasferirono, nuotando quasi quattro miglia, a sud dell’isola di Olasana, combattendo contro una forte corrente, dove cìerano noci di cocco mature, anche se non c’era acqua potabile. Il 5 agosto Kennedy e il guardiamarina Ros  nuotarono per un’ora fino all’isola di Naru, dove trovarono una canoa, pacchetti di cracker e caramelle ed un bidone da cinquanta galloni di acqua potabile lasciato dai giapponesi. Sull’isola di Olasana i due incontrarono degli osservatori melanesiani con cui Kenndy riuscì a scambiare poche parole e li convinse che erano americani, così gli indigeni portarono alcune patate dolci, verdure e sigarette dalla loro piroga e aiutarono l’equipaggio fino all’arrivo dei soccorsi, che avvenne due giorni dopo. Per il suo atto di coraggio, Kennedy fu insignito della Medaglia della Marina e del Corpo dei Marines per il salvataggio del suo equipaggio, ottenendo anche la Purple Heart per le ferite riportate in combattimento. In seguito Kennedy tornò negli Stati Uniti nel gennaio 1944, ma per i problemi alla schiena dovette ritirarsi dalla Riserva della Marina nel marzo 1945 con il grado di tenente di vascello. Ma Kennedy restò sempre legato alla Marina Statunitense e, nell’agosto del 1963, scrisse “Any man who may be asked in this century what he did to make his life worthwhile, I think can respond with a good deal of pride and satisfaction, ‘I served in the United States Navy,'” e la USN non lo dimenticò nominando una delle sue portaerei, CVN-79, con il suo nome. Read the full article
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reginadeinisseni · 7 months
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E la Nave Va (And the Ship Sails On) 1983- Federico Fellini
TONINO GUERRA FEDERICO FELLINI
1914 . PIROSCAFO GLORIA N. MOLO 10 PORTO DI NAPOLI
ANDREA ZANZOTTO FRANCO CRISTALDI
Fotografia Giuseppe Rotunno Montaggio Ruggero Mastroianni Effetti speciali Adriano Pischiutta, Valeriano Trubbiani Musiche Gianfranco Plenizio Scenografia Dante Ferretti, collaboratore Valeriano Trubbiani[2] Costumi Maurizio Millenotti
Freddie Jones: Orlando Barbara Jefford: Ildebranda Cuffari Victor Poletti: Aureliano Fuciletto Peter Cellier: Sir Reginald Dongby Elisa Mainardi: Teresa Valegnani Norma West: Lady Violet Dongby Paolo Paoloni: Maestro Albertini Sara Jane Varley: Dorotea Fiorenzo Serra: Granduca di Harzock Pina Bausch: Principessa Lherimia Pasquale Zito: Conte di Bassano Antonio Vezza: Comandante della nave Roberto De Leonardis Luigi Uzzo: Ufficiale di bordo Philip Locke: Primo ministro conte von Huppenback Colin Higgins: Capo della polizia Janet Suzman: Edmea Tetua Vittorio Zarfati: 2º maestro Ruberti[1] Fred Williams: Sabatino Lepori Ugo Fangareggi: barista Doppiatori italiani Ferruccio Amendola: Orlando Rita Savagnone: Ildebranda Cuffari (dialoghi) Mara Zampieri: Ildebranda Cuffari (canto) Alessandro Haber: Aureliano Fuciletto Oreste Lionello: Sir Reginald Dongby/Capo della polizia Giancarlo Sbragia: Maestro Albertini Massimo Giuliani: Conte di Bassano Sergio Rossi: Comandante della nave Roberto De Leonardis Pino Colizzi: Sabatino Lepori E la nave va è un film del 1983 diretto da Federico Fellini. 1914: il piroscafo "Gloria N." salpa dal molo n. 10 di un non meglio definito porto di Napoli con a bordo le ceneri della "divina" cantante lirica Edmea Tetua. Meta della crociera: l'isoletta di Erimo nel Mar Egeo, nelle cui acque - per ottemperare alle ultime volontà del soprano - le ceneri dovranno essere sparse.
A bordo della nave, celebrità varie, nobili e amici della defunta artista, descritti con un'ironia comprensiva e impietosa al tempo stesso dal giornalista Orlando, a bordo per redigere una cronaca dell'evento. A bordo è presente persino un rinoceronte, ammalato di tristezza d'amore, che saltuariamente viene visitato dai passeggeri.
Il corso della Storia irrompe però con forza: a Sarajevo il granduca Ferdinando è ucciso e scoppia la prima guerra mondiale; contemporaneamente, il comandante della nave si trova costretto a dover soccorrere dei naufraghi serbi.
In vista della meta, il piroscafo italiano incrocia una corazzata austriaca e viene colpito ed affondato.
Nell'ultima scena il giornalista Orlando informa il pubblico del fatto che i passeggeri non sono tutti morti[3]:
Un idrovolante ha recuperato i superstiti della scialuppa Aurora [...] La scialuppa Stella del nord è miracolosamente arrivata ad Ancona [...] Per quanto mi riguarda io ho una grande notizia da darvi: Lo sapevate che il rinoceronte dà un ottimo latte?
Nel dir questo il giornalista si scherma le labbra con la mano per non farsi sentire dal rinoceronte, il secondo passeggero della barca, che finalmente sereno, mangia un ciuffo d'erba.
❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️ ❤️❤️
#gustavopetro #colombia #DONALDTRUMP #TRUMP #BOLSONARO #DORIGHEZZI #STRISCIALANOTIZIA #FRANCESCO #RUTELLI #PROPAGANDALIVE #ELUANA #ENGLARO #ELUANAENGLARO #CRISTIANODEANDRE #twitter #facebook #skyrock #linkedin #instagram #okru #tiktok
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intotheclash · 2 years
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La coppia era seduta ad un tavolo in disparte, nello spazio esterno di quel minuscolo ristorante. La cornice era da mozzare il fiato. Antichi palazzi signorili incastonavano quella piazzetta di Trastevere, facendola risplendere senza arroganza, come un diamante grezzo non ancora tagliato. A prima vista, i due, avrebbero potuto essere scambiati per una coppia felice in luna di miele, o, quanto meno, per due furtivi amanti in vena di sfidare la gabbia dell'anonimato. Ma un attento osservatore avrebbe sicuramente colto il procedere incerto di chi veleggia su una rotta sconosciuta. Mangiavano poco o niente, parlavano molto. In verità era soprattutto lui a parlare. Troppo e con troppa enfasi. Come un attore consumato che, dopo aver ripetuto la parte un'infinità di volte e limato ogni sbavatura, va in scena la sera della prima convinto di ammaliare e catturare il suo pubblico. Si sentiva in forma, bello ed irresistibile. E bello ed in forma lo era pure, ma di una bellezza stereotipata, da rotocalco rosa. Indossava un impeccabile vestito firmato, grigio scuro, abbronzatura perfetta, denti sfavillanti; proprio non vedeva alcun motivo che potesse impedirgli di fare colpo.
Il problema era che le donne, una parte delle donne, almeno quella, lo vedeva benissimo. Fin troppo evidente. Lo sapeva ancor prima di accettare l'invito a pranzo. Lo sapeva, ma aveva tentato lo stesso. Voltando deliberatamente le spalle all'evidenza. Aveva paura della solitudine e aveva accettato.
Durante il pasto non aveva quasi aperto bocca, tranne che per poche frasi di cortesia e per assaggiare quel cibo, tanto ricercato quanto insipido. Non per mancanza di sale, ma di passione. Era bello, questo sapeva vederlo, ma quella bellezza che arrivava agli occhi era poi incapace di raggiungere la bocca dello stomaco. Niente da fare, la linea doveva essere interrotta. Come se non bastasse, aveva assunto l'atteggiamento del professionista della conquista, era evidente che si sentisse tale. Lei posò la forchetta sul piatto, sbuffò contrariata, si coprì gli occhi con una mano e chiese:"Di che colore sono i miei occhi?"
L'uomo fu colto alla sprovvista. Colpito ed affondato. Non era in grado di rispondere, così cercò, in maniera maldestra, di prendere tempo.
"Come dici Andrea?" Andrea era la donna.
"Ti ho chiesto: di che colore sono i miei occhi? Non è troppo difficile. Puoi farcela anche tu! Non si vince nulla, è tanto per giocare."
"Che razza di domanda è? Dove vorresti arrivare? Non capisco!" Aveva capito bene invece. Non era stupido. Non fino a quel punto, almeno.
"Lascia perdere, non importa. Chissà cosa succede se ti sforzi troppo. Ti faccio la domanda di riserva: quanti giorni sono che ci frequentiamo?"
L'uomo era in difficoltà. Sentiva il sudore iniziare ad imperlargli la fronte. E non era per il caldo. La situazione stava sfuggendogli di mano. E non riusciva neanche a trovare il tasto reset.
"Quattordici!" Quasi urlò. Cazzo, questa era facile!
"Bravo Umberto! Una l'hai presa! Quattordici giorni e non hai trovato un secondo di tempo per guardarmi negli occhi?"
"Non è vero! Nel modo più assoluto! I tuoi occhi sono bellissimi!" Rispose, ma con uno slancio eccessivo e un tono a metà strada tra l'offeso ed il piagnucoloso che la donna trovò infantile e disgustoso.
"Scommetto tutto quello che ho, anche se non è molto, che se ti chiedessi come sono le mie tette, che taglia porto di reggiseno e di che colore è, non esiteresti un istante a rispondere. Ti giocheresti pure il jolly. O sbaglio?"
Certo che non sbagliava! Aveva delle tette meravigliose. Che sfidavano sfrontatamente la legge di gravità. Sulla taglia del reggiseno, nutriva qualche perplessità. Se la giocavano alla pari la terza e la quarta. Non ne era sicuro. Il colore era facile, visto che ne sporgeva un pezzetto. Turchese. Probabilmente coordinato con le mutandine, che, ormai ne era sicuro, non avrebbe mai visto.
"Il tuo silenzio conferma che ho ragione. Eppure ancora avresti potuto salvare la faccia. Sarebbe bastato ammetterlo. Dirmi: è vero, non ho fatto altro che ammirare le tue tette! Non ci sarebbe stato niente di male. Anche se tu ti sei lasciato prendere un po' troppo la mano. D'altra parte a me non dispiace mostrarle. E fino a quando riusciranno a tenersi su da sole, continuerò a farlo. Anche in questo non c'è nulla di male. Solo una sana dose di civetteria. Ma, a rischio di sembrare banale, ti informo che c'è dell'altro."
"Eccome se c'è dell'altro!" Pensò l'uomo. E l'espressione trasognata e vagamente ebete lo tradì di nuovo.
Difatti non sfuggì alla donna. Evidentemente, oltre ad essere decisamente bella, doveva avere un cervello niente male. Non roba che si possa trovare ad ogni angolo di strada.
"Ascolta, Umberto," Era giunto il momento della disillusione, "Facciamola finita. Ho paura che, da adesso in avanti, tutto ciò che potresti dire, non farebbe che aggravare ulteriormente la situazione. Peccato, avrebbe potuto essere diverso. Ma non tra noi due. Questa è la mia parte, stammi bene e addio." Concluse sorridendo e lasciando trenta euro sul tavolo. Prese la sua borsetta, fece un mezzo giro sui tacchi e sparì per sempre dalla vista dell'uomo, accompagnata dallo sguardo di tutti i presenti. O, almeno, di quelli appartenenti al genere maschile.
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shunkawakan-ita · 9 months
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ARPIONI
presentano il secondo video
tratto dall'album RIDO E PIANGO CHE NON SI SA MAI - Jannacci secondo noi...
"EL ME INDIRISS"
SPECIAL GUEST PAOLO ROSSI...
feat FOLCO ORSELLI, MARCO RIPOLDI, WALTER LEONARDI, FLAVIO PIRINI, RAFAEL ANDRES DIDONI, GERMANO LANZONI, LORENZO MONGUZZI (MERCANTI DI LIQUORE)
Guarda il video
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Introduzione al brano
Del passato, del presente, del vivere e dell’inadeguatezza
Chissà cosa passava per la testa a Enzo quel giorno. Non c’ho la biro, il documento da rifare e una persona persa dentro se stessa
Eppure da un piccolo incidente burocratico, vero o immaginato,  pare essere nato un brano che ci ha colpito, e affondato. Un mondo che molti di noi vivi adesso ha fatto appena in tempo a vedere, che tanti ormai hanno sentito solo raccontare, ma una storia che con parametri diversi si ripete anche oggi. Ci è sembrato che tutto il senso e il nonsense dell’immaginario e della narrativa di Jannacci fosse  racchiuso nelle parole di questa canzone e anche nel suo incipit parlato. Tutto il senso di inadeguatezza di chi si sente nel mondo sbagliato, e che ne ha vissuto uno più umano, nonostante tutto.  O perlomeno queste sono le nostre impressioni. E poi ci sembrava di vederne lo scenario, di respirarne gli odori e di sentirne le voci.  Così abbiamo deciso di chiedere aiuto a chi secondo noi è oggi legittimo erede di quel mondo e che in modi diversi, racconta le storie di oggi.  Così abbiamo chiesto a un po’ di amici se gli andava di cantarla insieme a noi.  Quasi increduli noi: tutti ci hanno detto sì. E: ce la faremo a farceli stare tutti? Beh, ci siamo riusciti.  Abbiamo scelto di sottolineare il lato drammatico del brano con un arrangiamento fuori dai nostri soliti canoni e abbiamo addirittura chiesto aiuto a un violoncello, e usato i fiati in modo che anch’essi sottolineassero il mood malinconico del brano, Mentre Intro e outro sono affidati in primis a Paolo Rossi, supportato da Marco Ripoldi, il Milanese Imbruttito Germano Lanzoni, Walter Leonardi, Flavio Pirini, Folco Orselli e Lorenzo Monguzzi dei Mercanti di Liquore.
Non contenti di tutto ciò abbiamo deciso di realizzare un video che raccontasse anche la magica alchimia che eravamo riusciti a realizzare. Il risultato di tutto questo è ora tutto da vedere e ascoltare. Ci piacciono le storie di chi cammina fuori dalle strade battute, degli esclusi e dei perdenti, che poi così perdenti non sono mai. Ci piace essere fuori moda e innegabilmente retro’. Eccoci qui
Ringraziamo Il Terzo Segreto di Satira che ha avuto cura della regia del video assieme agli operatori Giovanni Freri e Giovanni Franzoi, al montatore Simone Portera e all’assistente Angela Rossi. 
Ringraziamo Ricky Anelli, Francesco Matano e l’Associazione Maite per la produzione.
Il disco
Arpioni – Jannacci secondo noi (rido e piango che non si sa mai) (autoproduzione)
N° tracce : 12 - Tracklist: E la vita, El me indiris, Il driEo, Il monumento, Io e te, L’ar(sta, Pensare che, Per la moto non si da, Rido, Secondo te, Silvano, Veronica
Special guest
Hanno cantato, suonato e avuto una parte: Paolo Rossi in “El me indiris”; Elio Biffi  dei Pinguini TaGci Nucleari in “E la vita”; Riky Anelli cori, basso chitarra e tas(ere, Paolo  Parpaglione sax in “Per la moto non si da”; Lucio Corrente violoncello in “El me indiris”.
“El me indiriss” tucc insem version : feat Paolo Rossi, Walter Leonardi, Flavio Pirini, Folco  Orselli,  Rafael  Ghidoni,  Germano  Lanzoni,  Marco  Ripoldi,  infine  Lorenzo  Monguzzi  dei  Mercanti di Liquore; 
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wildbunch-ita · 9 months
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ARPIONI
presentano il secondo video
tratto dall'album RIDO E PIANGO CHE NON SI SA MAI - Jannacci secondo noi...
"EL ME INDIRISS"
SPECIAL GUEST PAOLO ROSSI...
feat FOLCO ORSELLI, MARCO RIPOLDI, WALTER LEONARDI, FLAVIO PIRINI, RAFAEL ANDRES DIDONI, GERMANO LANZONI, LORENZO MONGUZZI (MERCANTI DI LIQUORE)
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Introduzione al brano
Del passato, del presente, del vivere e dell’inadeguatezza
Chissà cosa passava per la testa a Enzo quel giorno. Non c’ho la biro, il documento da rifare e una persona persa dentro se stessa
Eppure da un piccolo incidente burocratico, vero o immaginato,  pare essere nato un brano che ci ha colpito, e affondato. Un mondo che molti di noi vivi adesso ha fatto appena in tempo a vedere, che tanti ormai hanno sentito solo raccontare, ma una storia che con parametri diversi si ripete anche oggi. Ci è sembrato che tutto il senso e il nonsense dell’immaginario e della narrativa di Jannacci fosse  racchiuso nelle parole di questa canzone e anche nel suo incipit parlato. Tutto il senso di inadeguatezza di chi si sente nel mondo sbagliato, e che ne ha vissuto uno più umano, nonostante tutto.  O perlomeno queste sono le nostre impressioni. E poi ci sembrava di vederne lo scenario, di respirarne gli odori e di sentirne le voci.  Così abbiamo deciso di chiedere aiuto a chi secondo noi è oggi legittimo erede di quel mondo e che in modi diversi, racconta le storie di oggi.  Così abbiamo chiesto a un po’ di amici se gli andava di cantarla insieme a noi.  Quasi increduli noi: tutti ci hanno detto sì. E: ce la faremo a farceli stare tutti? Beh, ci siamo riusciti.  Abbiamo scelto di sottolineare il lato drammatico del brano con un arrangiamento fuori dai nostri soliti canoni e abbiamo addirittura chiesto aiuto a un violoncello, e usato i fiati in modo che anch’essi sottolineassero il mood malinconico del brano, Mentre Intro e outro sono affidati in primis a Paolo Rossi, supportato da Marco Ripoldi, il Milanese Imbruttito Germano Lanzoni, Walter Leonardi, Flavio Pirini, Folco Orselli e Lorenzo Monguzzi dei Mercanti di Liquore.
Non contenti di tutto ciò abbiamo deciso di realizzare un video che raccontasse anche la magica alchimia che eravamo riusciti a realizzare. Il risultato di tutto questo è ora tutto da vedere e ascoltare. Ci piacciono le storie di chi cammina fuori dalle strade battute, degli esclusi e dei perdenti, che poi così perdenti non sono mai. Ci piace essere fuori moda e innegabilmente retro’. Eccoci qui
Ringraziamo Il Terzo Segreto di Satira che ha avuto cura della regia del video assieme agli operatori Giovanni Freri e Giovanni Franzoi, al montatore Simone Portera e all’assistente Angela Rossi. 
Ringraziamo Ricky Anelli, Francesco Matano e l’Associazione Maite per la produzione.
Il disco
Arpioni – Jannacci secondo noi (rido e piango che non si sa mai) (autoproduzione)
N° tracce : 12 - Tracklist: E la vita, El me indiris, Il driEo, Il monumento, Io e te, L’ar(sta, Pensare che, Per la moto non si da, Rido, Secondo te, Silvano, Veronica
Special guest
Hanno cantato, suonato e avuto una parte: Paolo Rossi in “El me indiris”; Elio Biffi  dei Pinguini TaGci Nucleari in “E la vita”; Riky Anelli cori, basso chitarra e tas(ere, Paolo  Parpaglione sax in “Per la moto non si da”; Lucio Corrente violoncello in “El me indiris”.
“El me indiriss” tucc insem version : feat Paolo Rossi, Walter Leonardi, Flavio Pirini, Folco  Orselli,  Rafael  Ghidoni,  Germano  Lanzoni,  Marco  Ripoldi,  infine  Lorenzo  Monguzzi  dei  Mercanti di Liquore; 
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