Tumgik
#come un flusso
catsloverword · 6 months
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Ho bisogno di mollare i freni.
Un po' come quando ero bambina e ne combinavo una più del diavolo 😈 Mi sentivo sbagliata, per questo. Ero incontenibile (lo so, adesso non si direbbe😜), la ribelle, il "bastian contrario", la pecora nera del gregge. Eppure non mi son mai voluta uniformare, rimettere al volere altrui e per fortuna!! Ho sempre fatto ciò che volevo e l'ho sempre scelto, anche se, spesso, non priva di condizionamenti. Perché io davvero avrei voluto essere accettata così e non cambiata, a loro dire, in meglio, in più convenzionale, in più socialmente concepibile. Poi le incombenze, i doveri, per necessità ti uniformi e ti avvicini agli standard richiesti, ma piano, piano ti allontani da te stessa. La bambina che hai dentro smette di urlare, la azzittisci e finisci anche per dimenticartene per un po'... Fino a che, lenta, lenta, goccia a goccia, lei si alza, si specchia, si trova cresciuta e allora si veste a nuovo e comincia a danzare. Non urla, non più, ma sa farsi sentire, sa farsi amare e altro non resta da fare che tornare con lei a ballare sotto la pioggia.
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nonsolohaiku · 6 months
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Si avvicina il Natale e quest'anno, di festeggiare, non ne ho proprio voglia.
Sarà che è stato un anno pesante, uno di quelli che chiamano "di transizione" e per fortuna capitano di rado.
Sì la mia più che transizione la chiamerei iniziazione: se supero indenne questa, nulla più mi potrà scalfire.
Transizione sta per passaggio e anche instabilità. Passaggio da uno stato ad un altro, da un livello a quello successivo. Transizione come trasformazione, cambiamento e frustrazione, per tempi lunghi e dal passo lento che non puoi forzare, non puoi accelerare. Io, abituata a tempi brevi, ristretti, frenetici, dove tirare il fiato non è permesso: non c'è tempo!
È finito il tempo degli incastri, dei mille impegni + 1, quello in cui, pensare è un lusso che non ti puoi permettere, perché necessita risposta immediata e, di solito, quella di getto è quella giusta. Il tempo in cui non esistono i fuori tempo, i contrattempi ed i non ho fatto in tempo. Tutto si incastra, l'ingranaggio gira perfettamente e tutto gira grazie a me. Ma...
Arriva un giorno in cui hai raggiunto il tuo obiettivo e nel frattempo tutto intorno è cambiato. Ma non me ne sono accorta, intenta, come ero, nel mio intento. Cascano le certezze, cascano i punti di riferimento, casca tutto e se non sto attenta, casco anch'io, in mille pezzi. Allora che si fa?! Scopri una nuova risorsa, oggi le mie figlie direbbero: sblocchi una nuova skill! Ed è cosi. Impari l'arte dell'attesa, del non far nulla, del lasciare che le cose accadano: ché quel che potevi fare, l'hai fatto. Ora non tocca più a me, non ho potere, o meglio, ho potere di decidere di fermarmi, ritemprarmi e ripartire, per nuovi viaggi, nuove mete.
E speriamo che il 2024 non sia un anno migliore, ma che renda me, migliore.
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useless-rambling · 6 months
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Recuperate tutte le puntate della seconda stagione horror di Un Profe, eccomi a dispensare delle considerazioni assolutamente non richieste.
Pros:
1. Mimmo
Non me ne vogliano le Simuel Truthers ma a me quel ragazzo fa spaccare sin dall'interazione con Lombardi. Promosso a pieni voti.
2. Il padre di Manuel
Mi aspettavo il cliché del belloccio ma dannato e inaffidabile che mette le corna alla compagna e la lascia non appena scopre di essere incinta, ma sono rimasta piacevolmente sorpresa nel constatare che Nicola sia un personaggio del tutto diverso e - apparentemente - un padre che si preoccupa dei propri figli, anche se ha scoperto l'esistenza di uno di essi circa due secondi fa.
Cons:
1. Tutto il resto
(la recitazione la sceneggiatura scritta col culo "quella gonna è da urlo" non si può sentire le mie orecchie non captavano una frase simile da quando ero piccola e mia cugina mi costringeva a guardare dawson's creek su italia1 e quindi un bel po' di tempo fa fate voi i conti l'aggressione omofoba passata in sordina ma sì sono solo sciocchezze il razzismo all'italiana mascherato da comicità dante che non si fa i cazzi suoi andrebbe denunciato per aver costretto un suo alunno a rivelare i suoi traumi davanti a tutta la classe l'intera seconda stagione come remake della prima gli sceneggiatori vengono pagati due scellini a testa mimmo bruni interpreta manuel ferro nina interpreta alice ché manuel c'ha il kink per le donne con una creatura al seguito e che gli ricordano sua madre luna interpreta monica prequel version simone interpreta se stesso ma poi quanto cazzo è inquietante l'ammiratore di luna speriamo non sia mimmo che questa storia che lei ha una cotta per lui mi dà da pensare boh)
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falcemartello · 6 months
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+++Breaking Valori Occidentali News+++
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TonySoprano-Blinken ha appena definito gli oltre 600.000 ucraini morti nella guerra per procura degli Stati Uniti contro la Russia una situazione "vantaggiosa" per il complesso industriale militare americano, che "ha prodotto posti di lavoro negli Stati Uniti" e "maggiore crescita economica e (quindi) dobbiamo continuare". Gli ucraini morti sono un semplice flusso di reddito.
- chissà come la prenderebbe i soldati ucraini in prima linea o le famiglie di quelli morti, immolati dal NarcoFührer sull’altare degli interessi dell’egemone.
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E noi appoggiamo economicamente questi stronzi? Questi sono i valori occidentali?
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spettriedemoni · 25 days
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Concentrato (come il succo di frutta) e distratto
Non sono mai stato bravo a rimanere concentrato a lungo. Se volessi cercare una scusa per questa mia lacuna potrei dire che sono un creativo e quindi seguo il flusso dell’ispirazione, ma so che è una cazzata. Magari ho una ADHD o come si chiama ma non me l’hanno nI diagnosticata e certo non farò come certi personaggi famosi che se la auto diagnosticano: è un argomento troppo serio per parlarne con leggerezza.
Non riesco a lavorare con la musica, semplicemente mi distrae e crea confusione nella mia testa. Mi succede non solo se sto studiando o leggendo una cosa complicata da capire ma mi accade anche se sto disegnando.
Ho bisogno di silenzio perché probabilmente sono troppo sensibile agli stimoli esterni, mi basta pochissimo per dimenticare ciò che sto facendo e iniziare a fare quelli che potremmo definire voli pindarici. Non so se sia un bene o un male essere così, forse ciò potrebbe portarmi a sviluppare di più la mia fantasia, chi lo sa. Va detto anche che ci sono momenti in cui sono particolarmente ispirato e non mi distrae nulla neppure il bisogno di dormire o di mangiare. Di fare la pipì no, quella mi viene sempre e non mi sottraggo neppure nei momenti di massima ispirazione.
Più semplicemente credo di essere fondamentalmente pigro e ciò porta a una serie di altre considerazioni come la necessità di disciplina. Ci pensavo pochi giorni fa quando ho dovuto scrivere una dedica sul libro che regalerò a una mia carissima amica. Ho preso diversi fogli da riciclo che ho usato per scrivere la “brutta copia” della dedica perché non volevo sporcarle il libro con cancellature e scarabocchi.
Ho scritto non meno di dieci versioni della dedica, dopo diversi tentativi avevo la scrivania sommersa di questi fogli usati sul cui retro avevo scritto decine di frasi che mi sembravano o troppi banali o troppe o inconcludenti come questo post.
Una volta trovata la formula giusta ho copiato il testo scritto su una pagina all’inizio del libro cercando di non sbagliare perché stavolta avevo la penna e non la matita.
Sono riuscito a restare concentrato, questa volta, ma mi è costata fatica e ho dovuto aspettare le tenebre e il loro silenzio per farlo.
Ecco a ben vedere la notte è il momento ideale per me per lavorare non fosse per Morfeo che a una cert’ora mi reclama per sé.
Vedo queste stesse difficoltà in mio figlio e mi viene un po’ un senso di colpa quasi gli abbia trasmesso anche questo difetto come i capelli scuri.
Tuttavia sta poco al telefonino, non vede molta Tv, giusto la sera dopo cena ma poi preferisce giocare o scorrazzare per casa e legge, legge tanto specie ora che può farlo da solo senza l’ausilio di un adulto che legga per lui.
Lo vedo anche ora steso sul letto e uno dei libri sulle gambe che sfoglia con attenzione insospettabile cura per un bimbo di 7 anni.
Magari, come esortavano i greci, diventerà un uomo migliore di suo padre.
Come al solito, quando scrivo così tanto, mi chiedo chi mai tra i miei followers avrà il coraggio di leggere fino a qui questo lunghissimo post.
A chiunque lo faccia dico solo: grazie.
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susieporta · 1 month
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La verità è che nessuno si regge più in piedi da solo, sulle proprie gambe. Nessuno regge più il dolore, la perdita, la frustrazione, l’attesa.
Insomma, le cose della vita.
Abbiamo bisogno di normalizzare i processi della vita: nascere, crescere, ammalarsi, ferirsi, invecchiare, morire.
Un tempo si moriva sazi di vita, appagati, senza rimpianto alcuno, in modo del tutto naturale.
Oggi si muore insoddisfatti, delusi e stanchi.
Il lutto non rientra più nelle categorie del vivente.
Abbiamo inventato questa parola: “elaborazione”, dimenticando che i lutti non si elaborano, ma si accolgono, come parti integranti dell’esistenza, tutt’al più si contemplano come espressioni mutevoli del flusso continuo della vita.
“Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore
e cerca di amare le domande,
che sono simili a
stanze chiuse a chiave
e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte
che possono esserti date
poiché non saresti capace
di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa.
Vivere le domande ora.”
Aveva ragione Rilke.
Abbiamo disimparato il valore del piangere insieme, di condividere il pasto, dono gentile e premuroso gesto della vicina di casa, la sera, quando si raccontava ai bambini dove sta il nonno adesso, e si passava la carezza della mano piccola sul suo viso freddo e immobile, disteso sul letto.
I sogni facevano il resto, perché si aveva tempo per dormire e per sognare. E al mattino, appena svegli, per raccontare.
Così chi non c’era più continuava ad esserci, a contare, a suggerire, a consolare.
I morti stavano insieme ai vivi.
Complicato allora non è il lutto, ma il modo di viverlo, di trattarlo, come se fosse una malattia in cerca di una cura. Ma la vita non è un problema da risolvere.
Ancora Rilke. Piuttosto un mistero da sperimentare. Una quota di ignoto inevitabile che spinge lo sguardo oltre la siepe.
Chi ha ancora desiderio di quell’infinito che solo l’esperienza del limite può disvelare?
Oggi tutti reclamano il diritto alla cura della psiche, forse perché i medici del corpo non riescono a guarire certe ferite dell’anima.
Ma così si sta perdendo il valore della psicoterapia. Così si confonde la patologia con la fisiologia dell’esistente, che contempla nel suo lessico le voci: malattia, solitudine, sofferenza, perdita, vecchiaia, morte.
Qual è l’immagine del nostro tempo, che rappresenta il senso estetico dominante? Una enorme superficie levigata, perfetta, specchiante.
In questo modo, privata delle increspature, delle imperfezioni, del negativo, della mancanza, l’anima ha smarrito il suo luogo naturale, la sua origine, il respiro profondo della caducità, della provvisorietà, della fragilità del bene e del male.
Perché alla fine, tutto ciò che comincia è destinato a finire e l’unica verità che rimane è questo grumo di gioia che adesso vibra ancora nel cuore, qui e ora, in questo preciso istante, nonostante la paura, il disincanto, la sfiducia.
Non c’è salute dunque che non sia connessa alla possibilità di salvezza.
Alle nostre terapie manca quel giusto slancio evolutivo, che spinga lo sguardo oltre le diagnosi, i funzionamenti, i fantasmi che abitano nelle stanze buie della mente.
Un terapeuta non può confondere la luna con il dito che la indica.
Può solo indicare la direzione e sostenere il desiderio di raggiungerla.
Per questo ogni sera mi piace chiudere gli occhi del giorno con una poesia, ogni sera una poesia diversa, per onorare la notte con il canto dei poeti.
Perché la notte sa come mantenere e custodire tutti i segreti.
Perché le poesie assomigliano alle preghiere.
Dicono sempre cose vere.
Stanotte per esempio ho scelto questa:
“Si è levata una luna trasparente
come un avviso senza minaccia
una macchia di nascita in cielo
altra possibilità di dimora. E poi.
Siamo invecchiati.
Il volume di vecchiaia
è pesato sul tavolino delle spalle,
sugli spiccioli di salute.
Cos’è mai la stanchezza?
Le cellule gridano
chiamano l’origine
vogliono accucciarsi
nel luogo prima del nome
nello spazio che sta tra cosa e cosa
e non invade gli oggetti
li accarezza e li accalora.
Non smettere di guardare il cielo
ti assegna la precisa misura
fidati della vecchiaia
è un burattino redentore.
Dopo tanta aritmetica
la serenità dello zero.”
Chandra Candiani
Testo di Giuseppe Ruggiero
foto dal seminario " In Quiete". Introduzione alle costellazioni Familiari con Anna Polin
Gloria Volpato
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neropece · 2 months
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“the chinese dress” photo by Fabrizio Pece (tumblr | 500px | instagram)
Le strade lastricate di ciottoli grezzi e le facciate logore dei palazzi antichi costituivano lo sfondo mutevole per la sua passeggiata senza meta. Lei, una figura solitaria in un abito cinese bianco ornato da eleganti pavoni colorati, si muoveva con una grazia discreta, i suoi lunghi capelli lisci e neri scivolavano lungo la schiena come un fiume d'ebano.
Nessuno poteva dire chi fosse o da dove venisse. La città, con la sua atmosfera intrisa di storia e di segreti, sembrava accoglierla con un sussurro sommesso di benvenuto. Era come se fosse destinata a vagare tra le strade tortuose, un'estranea ammaliante in un mondo di sogni e illusioni.
I suoi passi erano misurati, una danza silenziosa tra i vicoli tortuosi e le piazze affollate. Non c'era fretta nei suoi movimenti, solo una calma contemplativa mentre assorbiva l'atmosfera della città che viveva e respirava intorno a lei.
Attraversò antichi vicoli lastricati, dove le pietre portavano i segni indelebili del tempo. Il profumo del pane appena sfornato si mescolava con l'odore pungente del caffè, che si alzava dalle piccole caffetterie nascoste tra gli edifici storici. La vita quotidiana pulsava nelle strade, una sinfonia di voci, odori e movimenti che creava un tappeto vivente sotto i suoi piedi.
La donna bruna si fermò di fronte a una chiesa antica, le sue guglie si stagliavano contro il cielo color turchese. Un sorriso sottile sfiorò le sue labbra mentre osservava i dettagli scolpiti nella pietra, testimoni silenziosi di secoli di storia e devozione umana.
Continuò il suo cammino, incrociando sguardi fugaci con gli abitanti della città. Ogni sguardo raccontava una storia, un frammento di vita vissuta, di speranza e di dolore. C'erano occhi luminosi pieni di gioia e occhi stanchi segnati dalla fatica, ma tutti parlavano lo stesso linguaggio universale dell'umanità.
La luce del pomeriggio si attenuava gradualmente mentre la donna bruna si avvicinava al fiume che attraversava la città. Le acque scure riflettevano timidamente i raggi del sole, creando un gioco di luci e ombre sulle sue sponde. Si sedette sul parapetto di pietra, lasciando che il suono rilassante del flusso d'acqua cullasse la sua mente.
Chissà cosa avesse portato quella donna bruna nelle strade di quella città? Forse era alla ricerca di qualcosa o forse semplicemente seguiva il flusso della vita, senza sapere cosa il destino avesse in serbo per lei. Ma in quel momento, sotto il cielo che si tingeva di arancione e rosso, accanto al fiume che scorreva placido, era semplicemente una presenza, un'anima in viaggio nel labirinto delle esperienze umane.
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kon-igi · 5 months
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THIS LAND IS MINE
@sirkaj ha detto:
Non so se posso riuscire a portare argomentazioni diverse ma ho visto molti video su YouTube e studiato diverse mappe. Non è un genocidio, secondo me, ma un conflitto fra popoli che si odiano. Le risposte ai post non possono essere lunghe. Invito ad aprire YouTube e dare un occhiata ai molti reportage che danno una immagine più precisa, anche se sempre asettica, insapore e inodore. Certo il governo attuale di Israele non è il mio ideale, ma è stato eletto e di elezioni ne hanno avuto diverse negli ultimi anni. È un paese con dinamiche di popolazione complesse ma resta un paese democratico. Come lo è il nostro, anche se il governo attuale non mi piace, o l'Ungheria, che sceglie Orban perché non c'è una opposizione. È vendetta? Invito a vedere le immagini. L'orrore è che parliamo di uomini, donne, bambini, che non hanno scampo. Israele ed Egitto non li vogliono, e il mare è bloccato. E lo era prima del sette ottobre. Di ciò di cui non si può parlare si deve tacere», sentenziava Ludwig Wittgenstein. E questo mi hanno insegnato da ragazzo. Sono posti lontani...orrori lontani. Dal nostro paese abbiamo mandato una nave ospedale che non ha modo di operare. Tutto inutile. Cerchiamo di fare bene a chi è il nostro prossimo e chissà... Magari è un onda, altrimenti solo ipocrisia.
Perdonami ma qua non dobbiamo valutare se Israele sia uno stato democratico o meno (se vogliamo toglierci subito di torno la reductio ad Hitlerum, anche la Germania nazista tecnicamente lo era, con un parlamento e un cancelliere eletto dal popolo)...
La democrazia è un qualcosa che riguarda i cittadini, mentre noi stiamo discutendo di scelte politiche nei confronti di una minoranza.
Perché Pisani e Livornesi si odiano, da centinaia d'anni, ma possono farlo in modo libero e paritario... Ebrei e Arabi si odiano da migliaia di anni ma ora assistiamo a una contrapposizione sproporzionata tra uno stato armato dalla più grande potenza bellica mondiale e due milioni di poveracci senza cibo, acqua e medicine intrappolati in una striscia di terra larga come Milano e provincia.
Poi, sinceramente, non ho capito se tu concordi o meno oppure il tuo sia solo un flusso di coscienza pieno di dubbi.
Il fatto che siano posti e orrori lontani vale anche per le decine di conflitti MOLTO più sanguinosi, di cui infatti si parla poco o nulla ma la questione è proprio quella: qua tutti non solo ne parlano ma partecipano attivamente al conflitto, anche solo impedendo - letteralmente - che sia promossa una qualsivoglia voce discordante con la narrazione comune.
O urli Bene! Bravo! Bis, Israele! oppure stupri e bruci vive le ebree nei kibbutz.
Una polarizzazione così enorme e univoca negli ultimi anni l'ho vista solo nel conflitto Russo-Ucraino, con la differenza che in quel caso ce la prendevamo con gli oppressori e non con gli oppressi.
Per concludere, vi prego di non continuare a massacrare Wittgenstein citando e ricitando quella sua affermazione senza mai aver letto il suo Tractatus logico-philosophicus... se tu lo avessi fatto avresti capito che il suo tacere si riferisce alle leggi della natura che sfuggono alla comprensione umana e che quindi non possono essere spiegate tramite il verbo logico filosofico, meramente descrittivo pur in modo attivo.
Io, per non far rigirare personaggi illustri nella tomba uso questo:
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P.S.
La nave ospedale che abbiamo mandato è un'onda... anzi, uno tsunami. Di ipocrisia.
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libriaco · 3 months
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Le Fosse Ardeatine
Dieci metri piú in là del Quo Vadis la strada si biforca: a sinistra prosegue l’Appia Antica; a destra inizia la via Ardeatina. Prendemmo a destra. Man mano che proseguivamo nel cammino, m’accorsi che s’era formata una fila indiana di persone che, da sole o a piccoli gruppi, sembravano andare nella stessa direzione. Dopo cinquecento metri la strada smette di salire: segue una brusca discesa, che piega sulla destra. Proprio lí, poco dopo la svolta, nel compatto muro di fogliame che ci aveva fin allora accompagnati, s’apriva un varco. Vi entrammo: c’era uno spiazzo, a ridosso di una di quelle creste rossastre di tufo, che cosí frequentemente segnalavano allora nei dintorni di Roma la presenza di cave di pozzolana. Sullo sfondo, lungo la parete, s’aprivano due-tre grandi cavità oscure: si vedeva che erano state aperte, o riaperte, di recente, perché cumuli di terriccio fresco le fronteggiavano. Da quelle cavità un fitto via vai di persone, in gran parte militari, – poliziotti, carabinieri, pompieri, – ma tutti con delle povere tutacce blu o marroni, e fazzoletti colorati qualsiasi stretti intorno al volto. Mio padre trovò un masso da una parte e mi ci fece sedere. «Aspettami qui, – mi disse, – non muoverti». Capii che non era il caso d’insistere. M’accoccolai lí e cominciai a guardarmi intorno, mentre mio padre s’avviava verso uno di quegli ingressi. Mescolati a quelli che erano o parevano militari c’erano anche molti civili: uomini e donne aggrondati, generalmente vestiti di nero, che entravano e uscivano guardando fisso di fronte a sé. A un certo punto passarono due uomini, sorreggendo una donna: era riversa in avanti, con il volto cereo e le gambe rigide; le punte delle scarpe, tenacemente congiunte, come per un’inconscia resistenza nervosa dovuta a qualche dolore, rigavano la polvere. Ma la cosa piú impressionante per me era che da quelle bocche d’inferno veniva un fetore di fronte al quale quello dei poveri morti accatastati nelle bare qualche mese prima nel cimitero del Campo Verano mi sarebbe sembrato insignificante: forse a causa di un forte sbalzo di temperatura tra quelle fredde viscere della terra e il calore esterno, partiva dalla parete, e percuoteva tutti coloro che si trovavano lí davanti, una corrente, un vento intenso, un flusso mortifero compatto e come oleoso, che ci avvolgeva e ci sovrastava, permeando ogni molecola dei nostri apparati sensori, non solo il naso e l’olfatto, ma la bocca e il gusto, e impastandosi con tutta la nostra percezione. Il puzzo della morte, quando è particolarmente forte, si materializza, si fa corposo, si può toccare, diventa esso stesso una creatura vivente, una forza della terra. Cominciavo ad avvertire un ormai noto fremito di disgusto nello stomaco, quando mio padre riemerse dall’oscurità, con gli occhi rossi e il fazzoletto piantato anche lui davanti alla bocca e al naso. Disse: «Andiamo», e non ci fu verso di farlo parlare, fin quando, nel bar di piazza Tuscolo, non sorbimmo insieme un bicchiere di limonata. Sobriamente mi raccontò che proprio lí erano stati trucidati quei prigionieri italiani, politici e militari, di cui aveva parlato il giornale il giorno prima della morte di mio nonno Carlo, e che perciò da quel momento, poiché non aveva avuto ancora un nome, la strage poté chiamarsi, – e da allora s’è chiamata, – delle Fosse Ardeatine. Solo nelle settimane successive, e solo a brandelli, interrotti da lunghi silenzi, mia madre e io sapemmo il resto. Mio padre raccontò di aver visto le file dei prigionieri in ginocchio, non ancora decomposti, addossati l’uno all’altro, qualcuno caduto in avanti, con le mani legate dietro la schiena e un foro immenso nel cranio; disse che, a eccezione forse del primo, tutti gli altri avevano dovuto sapere, con un anticipo da pochi a molti minuti, quello che stava per accadergli. Raccontò anche che frotte di topi grassi fuggivano in giro quando uno degli addetti alla riesumazione spostava in uno di quegli angoli bui la luce della sua lampada.
A. Asor Rosa, L'alba di un mondo nuovo [2002], Torino, Einaudi, 2005
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vaerjs · 11 months
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unpopular opinion: lasciate stare le nuove generazioni
sono un po' annoiata dalla retorica di questi post che leggo sui social in cui si confronta lesame di maturità dellə millennial alle generazioni precedenti.
"io me la ricordo la mia maturità. jeans e maglietta sgualcita, sudata fradicia, pallida come una dama dell'Ottocento e con le occhiaie fino alle ginocchia. ore sono tutte con il completo, la piega fatta e il bouquet di fiori"
commenti di questo tipo ne leggo a decine, a centinaia. e onestamente, ME COJONI.
anche io me la ricordo la mia maturità. il giorno della prima prova scritta mi è arrivato il ciclo, sono corsa in bagno per cambiare l'assorbente e il flusso era talmente abbondante che non riuscivo a tirarmi su i pantaloni. mentre con una mano scrivevo, con l'altra stringevo il banco per il dolore dei campi. il giorno della terza prova ho avuto una gastrite acuta da stress che mi ha fatto vomitare sangue e non mi sono presentata. mi ha telefonato sul cellulare la professoressa di inglese chiedendomi come stessi e promettendomi che avrebbe trovato una soluzione. ho svolto la terza prova due giorni dopo da sola circondata da 10 professori che mi fissavano. il mio esame orale è stato posticipato all'ultimo giorno in extremis. ho fatto un'interrogazione da ottimi voti, ed ero completamente sola - neanche la mia migliore amica che era passata prima di me era rimasta ad aspettarmi. ho ringraziato e sono uscita. la professoressa di inglese mi ha abbracciata e mi ha detto "mi dispiace che sei rimasta da sola". ho camminato fino alla stazione, ho aspettato il treno per un'ora. scesa a destinazione ho scritto alla mia famiglia per chiedere un passaggio in paese ma si erano dimenticati che sarei dovuta tornare e non potevano venirmi a prendere. così mi sono fatta altri 6 km a piedi risalendo sotto il sole cocente di luglio le vigne del Monferrato.
questo è il ricordo della mia maturità. io, sola, sempre. quando sono arrivata a casa mi sono fatta una doccia e sono andata a dormire. nessuno mi ha chiesto come fosse andata. come stavo. cosa avrei voluto fare, dopo l'esame, durante l'estate o nella vita. vuoto.
è un bel ricordo? no. lo avrei voluto diverso? sì.
perciò lasciate stare lə ragazzinə che hanno qualcunə che lə supporta. lasciate che festeggiano questo traguardo - perché, fidatevi, con il tasso di abbandono scolastico italiano, il diploma è un traguardo non da poco. lasciate che si facciano bellə e che si cimentino nelle cose da grandi per un giorno con tailleur e completo formali mentre convincono la commissione che la loro tesina sulla seconda guerra mondiale è originalissima. lasciate che si godano quel momento di gioia misto nostalgia che si prova quando si termina un percorso faticoso. e applauditelə, coccolatelə, celebrate i loro traguardi perché non c'è nessun vanto nell'aver avuto possibilità diverse, non c'è vanto nell'aver sofferto. insegniamo alle nuove generazioni che le quelle che per noi sono state cose banali possono essere bei ricordi, insegniamo loro che si possono celebrare le vittorie piccole o grandi che siano, che è bello condividere le emozioni. non diventiamo la nuova generazione del "ai miei tempi era meglio perché si stava peggio e si sgobbava". io non voglio appartenere a chi pensa che stare male e lavorare il triplo senza garanzie sia non solo norma ma dignità. io voglio essere parte di chi accetta che la vita è anche festeggiare con un mazzo di fiori un esame. fotografare la patente dopo averla presa, regalarsi un giorno di permesso per una bella notizia.
non siamo fatti per soffrire.
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ninoelesirene · 2 years
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Accorgersi di volere bene, nel senso proprio di desiderare il bene di qualcuno, in modo continuo, come un flusso che scorre. E trarre gioia dalla sua gioia e sentire dolore per il suo dolore. Identificare quella luce, pervasiva e discreta, potente in ogni nostra cellula, come se fossimo nostri e di qualcun altro insieme. E non c’entra il sangue, non c’entra la parentela. C’entra l’infinito. C’entrano i legami che scrivono poesie nell’aria. E tutto intorno la grazia, venuta prima di noi e a noi destinata a sopravvivere, con altri nomi, sotto altre forme.
Accorgersi di volere bene, fuori da noi stessi, eppure restando in noi stessi; che bello che è.
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mandorloinfiore · 5 months
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una cosa su di me, oltre che nella letterina, voglio dirla anche qui.
la persona che si è più stupita su come ho gestito tutto il 2023 sono stata io. contro ogni mia previsione, ho dimostrato un coraggio che non pensavo di avere. severità e rigidità hanno avuto la meglio ogni tanto ma dall'altra parte mai come in questi mesi ho preso in mano le cose ed ho deciso io per me: quando mettere un punto e quando dare una seconda possibilità. e nel farlo ho sempre seguito ciò che il flusso di coscienza mi diceva. ed ho fatto, infine, quello che non avevo mai fatto prima: ho saputo ascoltarmi.
mi guardo indietro e so che quello che ho scelto l'ho fatto con tutte le mie scarpe.
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falcemartello · 1 year
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Un barile di petrolio, 140 kg, oggi  vale di 68$, contiene l'energia equivalente di 10.000 kg di batterie della Tesla, che valgono  200.000$.
Lo sapevate?  
Solo un gruppo politicamente ingenuo, come la classe media occidentale, può credere che i banchieri internazionali globalisti e gli amministratori delle aziende che implementano l'agenda 2030, agiscono per salvare il pianeta.
Salvare il pianeta o dividersi la torta? I finanziamenti per le politiche green degli ultimi anni sono dell'ordine di grandezza dei trilioni di dollari nei pesi occidentali. Tra chi viene divisa la torta di questi finanziamenti e con quale meccanismo?
Tutti questi finanziamenti pubblici vanni a società private selezionate dalle tecnocrazie internazionali proprio a questo scopo, in conformità degli obiettivi di “sviluppo sostenibile” delle Nazioni Unite.
Questo è un elenco di “obiettivi umanitari” che vanno dall’abolizione della fame alla pace nel mondo, alla giustizia e all’uguaglianza di genere adottati dalle NU nel 2015 nell’ambito dell’agenda 2030.
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In realtà, e in pratica, gli obiettivi di sviluppo sostenibile assegnano il flusso di investimenti globali e di prestiti bancari con trattamenti preferenziali ai governi e alle società in base alla loro conformità ai criteri ambientali, sociali e di governo (ESG).
Ora nonostante il marchio delle NU,  questi sono formulati e imposti dai gestori patrimoniali più potenti e ricchi al mondo: Blackrock, Vanguard e State Street.
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Questi gruppi detengono insieme il 20% delle azioni, e quindi il potere e il governo, sulle 500 più grandi società della Borsa di NY. Nati per salvare il pianeta dallo sfruttamento da società predatorie, gli obiettivi di sviluppo sostenibile  sono progettati pe aumentare il monopolio delle ricche economie occidentali e le multinazionali in grado di soddisfare i loro criteri. Nel farlo, gli obiettivi di sviluppo sostenibile hanno creato il quadro finanziario per l’acquisto della quota di emissioni  assegnata dalle NU in crediti di carbonio che è uno dei meccanismi basati sul mercato scritti nel protocollo pratico di Kyoto. In pratica questo significa che, al fine di compensare i loro obblighi di raggiungere gli obiettivi sulle emissioni dei paese più ricchi,  le aziende, e persino gli individui, possono acquistare e vendere crediti di C dei paesi più poveri.
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Poiché le emissioni di CO2 sono ovviamente il risultato di una maggiore produzione, il mercato dei crediti è un meccanismo per  aumentare la disuguaglianza tra aziende-nazioni ricche e quelle povere. I paesi in via di sviluppo sono così carichi di debiti nei confronti di organizzazioni finanziarie come la Banca mondiale e il Fondo Monetario Internazionale,  al fine di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Coloro che non sono in grado di restituire i prestiti, attraverso tasse e tagli alla spesa pubblica, saranno costretti a cedere le loro risorse naturali ai loro creditori.
Fortunato Nardelli
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antod0 · 15 days
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Come tutti gli anni, mi ritrovo su questi canali, il giorno dopo il mio compleanno, a ringraziare pubblicamente tutte le persone per gli auguri ricevuti.
Come tutti gli anni mi sono sforzato di rispondervi singolarmente, perché non esiste risorsa più preziosa del tempo, e averne sprecato un po’ per me mi rende orgoglioso e felice, ma anche debitore nei vostri confronti (minchia quanto sono pesante).
Come tutti gli anni, mi lascio andare ad un flusso di coscienza, per esorcizzare il tempo che scorre, e quest’anno la carta d’identità dice 39, zio pera!
Ho in mente da giorni una canzone, che grazie a san remo, è tornata prepotentemente nelle mie playlist.
La canzone è “sogna ragazzo, sogna” di Roberto Vecchioni; il primo verso di questa canzone recita
“E ti diranno parole rosse come il sangue, nere come la notte
Ma non è vero, ragazzo, che la ragione sta sempre col più forte”
Questo verso mi ha fatto riflettere su come non debba essere possibile soccombere a chi sbraita di più, a chi fa più rumore (e come mai sto parlando proprio di Giorgia Meloni?), a chi si deve per forza dimostrare virile in ogni situazione.
Questa verso mi ha fatto riflettere su quanto oggi ci sia bisogno di non esasperare sempre più l’io, di non dover raggiungere la vetta a tutti i costi, di non poter accettare un fallimento.
Questo verso mi ha fatto riflettere su quanto, oggi più che mai, ci sia bisogno di gentilezza, di ascolto, di darsi agli altri.
Credo sia una cosa fondamentale guardare a chi ci è davanti, anche per una semplice questione migliorativa verso sé stessi, ma questo non deve mai prescindere dal guardare chi è dietro di noi, chi sta peggio, chi ha bisogno di aiuto.
Singolarmente valiamo poco, come comunità abbiamo possibilità di sopravvivenza.
L’augurio che personalmente mi faccio è di non perdere mai la capacità di ascoltare gli altri, di avere pazienza sempre di più verso mio figlio, di essere sempre più unito con mia moglie.
Vorrei non perdere mai la capacità di ridere e di vedere il sorriso negli altri.
State vicino a questo ragazzino che sta invecchiando
Vi voglio bene
Antonio
Ps nella foto non sto dormendo, stavo solo elaborando tutto questo che ho appena scritto
Peace.
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mezzopieno-news · 1 month
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SCOPERTO COME DISSALARE L’ACQUA IN MODO ECOLOGICO
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I ricercatori della Tandon School of Engineering della New York University hanno compiuto un importante progresso nella tecnica di desalinizzazione dell’acqua, scoprendo una tecnica elettrochimica che può trasformare l’acqua di mare in acqua potabile senza produrre emissioni inquinanti e allo stesso tempo immagazzinando energia rinnovabile a prezzi accessibili.
Il sistema si chiama Redox Flow (RFD) e opera effettuando una divisione dell’acqua di mare in entrata nel sistema, scomponendola in due flussi: il flusso salinante e il flusso desalinizzante. Due canali aggiuntivi ospitano l’elettrolita e la molecola redox. Questi canali sono separati da una membrana a scambio cationico (CEM) o da una membrana a scambio anionico (AEM). La capacità intrinseca delle batterie a flusso redox di immagazzinare l’energia in eccesso durante i periodi di abbondanza e di scaricarla durante i picchi di domanda è la soluzione che permette di sopperire alle fluttuazioni del fabbisogno energetico dei processi di desalinizzazione. Nell’operazione inversa, quando la salamoia e l’acqua dolce vengono miscelate, l’energia chimica immagazzinata può essere convertita in elettricità rinnovabile. In sostanza, i sistemi RFD possono fungere da forma unica di batteria, catturando l’energia in eccesso immagazzinata da fonti solari ed eoliche. Questa energia immagazzinata può essere rilasciata su richiesta, fornendo un’integrazione versatile e sostenibile ad altre fonti di energia elettrica, quando necessario. La doppia funzionalità del sistema RFD mostra un importante potenziale non solo nella desalinizzazione ma anche come contributo innovativo a soluzioni per produrre energia rinnovabile.
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Fonte: Cell; foto di Helen Lee
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kon-igi · 1 year
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KIT DI SOPRAVVIVENZA IN CASO DI RIBELLIONE DELLE AI
Dal momento che i vostri timori si fanno giorno dopo giorno sempre più consistenti e l’evoluzione delle intelligenze artificiali devia in modo esponenziale verso scenari apocalittici - e voi lo sapete che la mia specializzazione è proprio in apocalissi di varia natura - rispondo a un timore di @der-papero​ pubblicando una lista di oggetti di pronto utilizzo da inserire nel kit di sopravvivenza quando le AI prenderanno il sopravvento e il loro unico dubbio sarà se renderci schiavi o sterminarci tutti.
1 - PIGMENTO CUTANEO ‘ANATHERMAL’
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L’Anathermal - conosciuto negli ambienti dei ribelli come ‘La pittura’ - è un pigmento cutaneo a base di biossido di titanio e microsfere ceramiche che quando applicato su viso e superfici corporee esposte svolge una funzione termoisolante e riflettente nei confronti dei sensori di calore a infrarossi che le AI usano per induividuare gli esseri umani. Esiste in diversi colori (in foto un flacone di variante Nero) con i quali, se alternati, è inoltre possibile dissimulare la simmetricità del viso umano e rendere inutile il riconoscimento facciale (’Pittura di Guerra’).
2 - ARMA CORTA CON MUNIZIONAMENTO A NANITI
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In foto una Colt Python .357 Magnum con proiettili a punta cava espansiva in tugsteno i quali, una volta che impattano, rilasciano naniti programmati per sovraccaricare i superconduttori dei microprocessori con cui vengono in contatto. Ovviamente la possibilità che i naniti siano efficaci è tanto più grande quanto più il colpo è preciso nell’essere indirizzato vicino alla CPU del bersaglio.
3 - CUTTER A FILO MONOMOLECOLARE
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In foto un cutter ‘Grim Reaper’ con filo monomolecolare in nanotubi di carbonio rinforzato (non visibile a occhio nudo perché del diametro di 0,4 nanometri) che parte dall’apice del manico e si inserisce in una sfera di uranio impoverito. Se fatto roteare, il peso della sfera imprime una forza secante al filo monomolecolare - lungo 50 centimetri - tale da tagliare cavi e travi di acciaio con facilità. Ottimo per tranciare cavi o arti meccanici.
4 - POMPA ELASTOMERICA INTRATECALE ‘LACHESIS’
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Questo device permette, in particolari situazioni di stress o di pericolo, il rilascio automatico da parte di un elastomero inserito nel midollo spinale di catecolamine endogene per la soppressione del dolore, l’emostasi di sanguinamenti e il raggiungimento della massima forza esplosiva muscolare. Nei modelli di ultima generazione è stata inserita anche l’opzione terminale ‘Kobudera’ per le missioni senza ritorno.
5 - ARMA LUNGA CON MUNIZIONAMENTO ‘LIPSTICK’
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In foto un fucile di precisione Jigger ad aria compressa e una munizione a doppia camera contenente idrazina e tetranitrato di pentaeritrite, una miscela altamente infiammabile ed esplosiva, la cui estrema instabilità necessita di una bassa carica cinetica di espulsione per evitarne l’attivazione anzitempo. Il rivestimento del proiettile in lega di zirconio ceramico di colore rosso gli ha fatto meritare il soprannome di ‘Lipstick’, rossetto. Emblematica la frase dei tiratori del gruppo Snipy Jackson che prima di sparare sussurrano ‘Make up time!’.
6 - DISPOSITIVO DETONANTE EMP
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Granata deflagrante che al momento dell’attivazione emette un potente impulso elettromagnetico (Electro Magnetic Pulse) con un radius di 2 metri circa. Questo dispositivo contiene un generatore a compressione esplosiva di flusso che grazie al TED (transient electromagnetic disturbance) disabilita e, se non schermati, frigge circuiti integrati, processori e componenti a base silicio. Considerato il raggio ridotto e la pericolosità per eventuali potenziamenti cibernetici di chi la lancia, è un tipo di arma che sarebbe preferibile usare con un detonatore a distanza.
7 - LA BUONA VECCHIA MAZZA
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Perché le AI possono essersi anche evolute ma come per i vecchi PC un bel hard reset non manca mai di risolvere ogni situazione.
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Grazie dell’attenzione e vi saluto ripetendovi quello che in questi tempi difficili sono solito dire ai miei compagni...
Il futuro non è scritto. L'unico destino è quello che ci creiamo con le nostre mani.
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