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#cordone ombelicale
emilioalessioloiacono · 10 months
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onoranzetriolo · 2 months
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Palermo, bimba nasce, in ambulanza del 118, alla rotonda di via Oreto.
La neo mamma era partita con il marito da Ciminna per raggiungere il Civico. Il tempo a disposizione, però, è finito durante il tragitto e così i sanitari della Seus l’hanno aiutata a partorire sul mezzo: la piccola Roberta e la donna stanno bene e sono in ospedale. Le doglie iniziavano a diventare sempre più frequenti e forti. Arrivare per tempo in ospedale sembrava un’impresa impossibile. Una…
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iviaggisulcomo · 11 months
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"Quando l'aereo è decollato, ho provato una fitta inaspettata e ho scoperto che tra me e te c'è un cordone ombelicale che fa male quando viene teso."
David Grossman, Che tu sia per me il coltello
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orotrasparente · 5 months
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3 anni fa un bambino neonato, con il cordone ombelicale ancora attaccato, veniva buttato in un cassonetto dell’immondizia
è stato salvato ed è stato affidato ad una famiglia, appunto, affidataria
la mamma biologica che l’ha abbandonato in un sacchetto di plastica propone azione nei confronti dei genitori affidatari, il tribunale per i minorenni di catania accoglie la domanda e sentenzia che per vizio di forma (ossia che non è stata data la possibilità alla madre biologica di ravvedersi, come se fosse normale ravvedersi dall’aver buttato e abbandonato un bambino appena nato nell’immondizia) il bambino entro fine anno deve essere ricondotto dalla madre biologica
io per primo capisco che la legge è la legge e non discuto questo, però mi chiedo se è “umana” questa decisione? un bambino, già abbandonato appena nato che viene sballottato all’altra madre (quella biologica) dopo 3 anni vissuti con la famiglia affidataria è una cosa accettabile umanamente? secondo me no, la legge è la legge, ma visto che la legge la fanno gli uomini c’è tanto di sbagliato ma tanto tanto tanto tanto e altrettanto andrebbe rivisto
il mio pensiero va a questo bambino che dovrà abbandonare (anche con con l’uso della forza pubblica se necessario) la propria famiglia che l’ha SCELTO quando invece era stato gettato come un rifiuto dalla madre biologica
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susieporta · 5 months
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Continua a sorprendermi l'ingenuità di tante persone che ancora credono che l'informazione ci presenti i fatti in base alla loro rilevanza.
Mi sorprende che ancora non sia chiaro a tutti che il sistema informativo è truccato, propone, ma in realtà ci impone il suo ordine del giorno per obbedire ad interessi che non sono mai quelli esplicitati.
L'informazione insomma è un Sistema di orientamento mentale, un sofisticato sistema poliziesco.
Eppure basterebbe un minimo di attenzione e di memoria per comprendere che gli argomenti vanno e vengono senza alcuna necessità intrinseca, e cioè oggi può divenire essenziale qualcosa che solo ieri passava inosservato, o viceversa oggi può passare del tutto sotto traccia un tema che domani salterà agli onori della cronaca.
E ciò accade solo in base a ciò che il Sistema vuole occultare o far sembrare indispensabile, spesso per nascondere questioni ben più rilevanti, ma pericolose.
Per cui quando vediamo sorgere all'orizzonte un'immensa discussione globale, o anche nazionale a volte, dovremmo solo chiederci: ma che cosa vogliono nasconderci? oppure: ma che cosa vogliono imporci?
E' un trucco, chiaro? è solo un gioco da tavolo, un gioco di prestigio impostato dai padroni dell'informazione! è una sorta di Magia Nera, di Incantesimo, nel quale pare che ancora masse di milioni di persone cadono come tonni nella rete, pronti ad essere arpionati a sangue.
Sì, perché in fondo è sempre un bagno di sangue, fisico o psichico, quello che questi Signori vogliono indurre.
E allora, care sorelle e amiche, proviamo a crearci un ordine del giorno autonomo, e chiediamoci: ma di che cosa è giusto parlare oggi, 6 dicembre del 2023?
Io direi che il Tema sia ben chiaro dentro l'abisso dei nostri cuori dissestati, e oggi lo definirei così:
Finire è Fiorire:
Spostiamo la nostra attenzione lì dove questi due verbi all'infinito s'incrociano:
Adesso cioè, nel punto presente, in cui possiamo decidere la fine del finire e l'iniziare dell'inizio:
Decidere: Recidere il cordone ombelicale che ci alimenta al veleno di questo mondo:
E' solo lì che la violenza si scioglie:
Sciolta e Assolta in uno Spirito novello
come il vino di dicembre, frizzicarello e vivace
come l'amore.
Questa è l'unica notizia di cui voglio parlare.
L'unica davvero Buona.
Marco Guzzi
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osmosidelladecenza · 9 months
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Oggi, più che mai, sono pentita di non essermi strozzata con il cordone ombelicale
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grafiusa · 2 years
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"La morte della madre è l’anticipo della tua morte. Perché è la morte della creatura che ti ha concepito, portato dentro il ventre, regalato la vita.
E la tua carne è la sua carne, il tuo sangue è il suo sangue, il tuo corpo è un’estensione del suo corpo: nell’attimo in cui muore, muore fisicamente una parte di te o il principio di te, né serve che il cordone ombelicale sia stato tagliato per separarvi.
Per rinviar quella morte che era un anticipo della mia morte, dunque mi tenevo sveglia.
Per tenermi sveglia la tenevo sveglia e parlavo, parlavo. Le raccontavo ciò che non le avevo mai raccontato e non avrei mai raccontato a nessuno, le mie ferite, i miei rimpianti, i miei dubbi, prezioso fardello tuttavia giacché era esso stesso vita, le dicevo che malgrado quelle ferite e quei rimpianti e quei dubbi mi piaceva tanto la vita, ero così contenta d’esser nata, e la ringraziavo in ginocchio d’avermi partorito"
(Da "Il senso della vita" di Oriana Fallaci)
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egofab · 3 months
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E poi ti ritrovi a quest'ora sveglio con quel senso di agitazione dentro che non ti sai spiegare. Forse un ricordo ancestrale, che si ripete ogni anno come un orologio biologico, di quel bisogno di abbandonare quella rassicurante panacea ormai diventata stretta. Qualcosa ti spinge a muoverti perché ne andrebbe compromessa la tua stessa esistenza, ma hai paura ad attraversare quel lungo e stretto corridoio, stai crescendo e continuerai a farlo. Devi abbandonare quel cordone ombelicale e dirigerti verso la luce.. verso un mondo nuovo anche se ancora non sai esattamente di che si tratta.
Grazie mamma, grazie papà, grazie Dio.
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yourtrashcollector · 2 months
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La nutrirò di parole forti, di quelle parole che esistono per caricarle dei pesi che noi non siamo in grado da soli di portare. Io non tacerò, e lei mi ascolterà. E un giorno forse, quando ogni cordone ombelicale sarà creduto reciso, lei tornerà a me sul filo di una storia, e nella memoria di quel racconto capirà che nella vita non si nasce solo una volta. Quel giorno diremo a voce alta il nostro nome per intero, e raccontare non sarà mai più un gioco da bambini.
Michela Murgia, Dare la vita
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🔵 Cordone nucale: cause, sintomi, diagnosi, terapie, conseguenze sul feto e mortalità 👉 Leggi l’articolo: https://medicinaonline.co/2023/01/27/cordone-nucale/ ✅  #gravidanza #ginecologia #ostetricia #feto #placenta #maternità #cordone #collo #neonato #EmilioAlessioLoiacono #MedicinaOnLine
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ambrenoir · 2 months
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La morte della madre non è paragonabile alla morte dell’uomo che amavi: è l’anticipo della tua morte.
Perché è la morte della creatura che ti ha concepito, portato dentro il ventre, regalato la vita.
E la tua carne è la sua carne, il tuo sangue è il suo sangue, il tuo corpo è un’estensione del suo corpo: nell’attimo in cui muore, muore fisicamente una parte di te o il principio di te, né serve che il cordone ombelicale sia stato tagliato per separarvi.
Per rinviar quella morte che era un anticipo della mia morte, dunque mi tenevo sveglia.
Per tenermi sveglia la tenevo sveglia e parlavo, parlavo.
Le raccontavo ciò che non le avevo mai raccontato e non avrei mai raccontato a nessuno, le mie ferite, i miei rimpianti, i miei dubbi, prezioso fardello tuttavia giacché era esso stesso vita, le dicevo che malgrado quelle ferite e quei rimpianti e quei dubbi mi piaceva tanto la vita, ero così contenta d’esser nata, e la ringraziavo in ginocchio d’avermi partorito.
Oriana Fallaci
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therefore-farewell · 1 year
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Quando l’aereo è decollato, ho provato una fitta inaspettata e ho scoperto che tra me e te c’è un cordone ombelicale che fa male quando viene teso.
David Grossman; Che tu sia per me il coltello
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mezzopieno-news · 1 year
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IL PRIMO BAMBINO SALVATO IN UTERO CON TRATTAMENTO SUI GENI
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Una bambina canadese viene oggi celebrata nel mondo scientifico come la prima ad essere stata curata in utero per una malattia genetica che l’avrebbe rapidamente uccisa.
Ayla Bashir che vive a Ottawa in Canada, ha subito un trattamento sperimentale nel 2021, mentre era ancora feto, dopo che i test prenatali avevano diagnosticato la malattia di Pompe, una rara sindrome ereditaria solitamente fatale che aveva già posto fine alla vita di due delle sue sorelle. Ayla, a 16 mesi dal suo intervento, è stata definita fuori pericolo. I medici dell’ospedale pediatrico dell’Ontario orientale hanno eseguito un trattamento per fornirle un enzima che mancava, nella vena del cordone ombelicale fetale, utilizzando aghi guidati da ultrasuoni. “C’è un danno che avviene solitamente prima della nascita di un bambino e che poi non può più essere riparato”, ha affermato il dottor Pranesh Chakraborty, pediatra del Children Hospital Eastern Ontario.
Dopo il trattamento sperimentale Ayla è nata il 22 giugno 2021 e dopo un periodo di osservazione, i test mostrano oggi che il suo sviluppo è normale. “Abbiamo quindi imparato che è possibile diagnosticare e curare un feto con sindrome di Pompe infantili prima della nascita”, ha affermato il dottor Mackenzie dell’Università della California. “Questo rappresenta un nuovo capitolo della terapia fetale, in cui possiamo potenzialmente trattare e anche curare i feti con molte malattie genetiche”. I ricercatori stanno ora chiamando altre famiglie con gravidanze in cui il feto è affetto dalla malattia di Pompe o da malattie genetiche simili.
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Fonte: New England Journal of Medicine
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omarfor-orchestra · 6 months
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Nicolas ha fatto un SALTO enorme da quando ha iniziato se pensiamo che sono passati solo 3/4 anni ed e' ancora giovane! In tutti i suoi ruoli nei vari telefilm post-MF anche se per ora siano quasi tutte sul genere 'romcom', riesce a dare sfumature diverse ad ogni personaggio che interpreta (uno con un percorso simile e' Giacomo Giorgio secondo me, mentre uno che fa ancora un po' fatica a togliersi il personaggio dell'esordio in altri film e' Caiazzo) mi ricorda molto Fede Cesari che dalla recitazione cringissima e tragica di Skam Italia e' passato a Tutto Chiede Salvezza in pochi anni. Bellissimo vedere una nuova generazione di attori giovani che hanno anche talento!! Finalmente non dobbiamo far fare i ruoli di 17enni a Scamarcio e Favino perche' non abbiamo gente da impiegare xD
Sono molto molto d'accordo, basta pensare a Nudes in cui onestamente l'ho quasi odiato perché va bene la scrittura spicciola e le basse aspettative ma non mi capacitavo di come potesse dire certe battute in quel modo. Già dal film avevo notato il salto, ma qui sarà che non aveva grandi pressioni sulle spalle e che il carico emotivo non è enorme ma così sciolto e vero non l'avevo mai visto. Purtroppo gli altri li ho visti poco, ma Giacomo in Per Elisa mi è piaciuto molto e sono contenta che anche lui si stia staccando dal cordone ombelicale, Massi l'ho visto solo in PianoPiano e per quanto mi sia piaciuto le dinamiche erano sempre quelle, quindi si può dire poco.
Sono tanto contenta anche io, soprattutto perché si sta un po' alzando l'asticella della qualità ed era ora
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susieporta · 11 months
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IL SISTEMA FAMIGLIARE HA SEMPRE RAGIONE?
La famiglia ha sempre ragione?
Partiamo dal principio.
Nella prima parte della vita si vive il karma con le figure autoritarie e qui si nasconde il nostro rapporto con queste figure.
Diciamo che, proprio nel momento in cui dovremmo rimanere sempre più agganciati alla nostra Essenza e al nostro potere personale, noi siamo educati a sganciarcene. Ed ecco che creeremo le dinamiche con le forme di potere.
Il karma più pesante poi è con i genitori, sono loro i principali specchi su cose che ci riguardano e che spesso non riconosciamo.
Mi è capitato spesso di sentire la classica frase: “Io non voglio diventare come mia madre, come mio padre, non sarò mai come loro”.
Eppure…
Quasi sempre si diventa esattamente come loro.
Perché accade?
Attenzione a questo passaggio.
Noi non diventiamo come loro, semplicemente eravamo già come loro.
Loro ci fanno da specchio.
I genitori sono espressione di karma nel senso che sono quello che hai fatto a te stesso e che hai permesso agli altri di fare a te stesso.
Tutto quello che hai sabotato o bloccato ti viene riflesso nel genitore.
Questo perché possiedi tre canali energetici:
Il Lunare: Femminile.
Il Solare: Maschile.
E il Canale della coscienza.
All’interno di questi canali ci sono memorie di esperienze con il femminile e con il maschile.
E, in base alle cose irrisolte nel tuo aspetto femminile o maschile, viene attratto quel tipo di genitore.
Tieni presente che considerando il tuo sesso, il canale energetico opposto sarà quello inconscio.
Perciò se hai bloccato il tuo maschile attrarrai un genitore che ti blocca l’evoluzione del tuo maschile. Se hai bloccato il femminile attrarrai una madre anaffettiva, per esempio.
E questo riverbera in generale anche con tutti i membri della famiglia.
Quindi, a un certo punto, non si tiene tanto conto se è la zia, il papà, la nonna il problema, ma se è un problema energetico di tipo femminile o maschile.
E se non risolvi questi problemi con la famiglia cosa accade?
Semplice, tu ti porti dietro quei nodi irrisolti maschili e femminili tanto da riviverle con le altre relazioni interpersonali in base al sesso della persona.
Un altro quesito fondamentale che mi viene posto è se i genitori ci feriscono per primi oppure nasciamo già con delle ferite.
Bisogna considerare che i genitori possono sì ferirti, ma ti feriscono nelle vecchie ferite che tu hai già inflitto a te stesso con il karma.
Dietro una ferita c’è una memoria karmica.
Ed è come se i genitori fossero stati costretti a riaprire vecchie ferite delle tue vite passate.
Sono come rappresentazioni di archetipi, di energie.
Prova a osservare i tuoi genitori, le loro paure e identificazioni e come le proiettano su di te, come e dove cercano di bloccarti, di boicottarti e dove cercano di aiutarti e di stimolarti, invece.
Sono tutti specchi. Specchi di quello che hai fatto e ancora fai a te stesso da chissà quante “vite”.
Per questo è stata scelta questa famiglia piuttosto che un’altra, per permetterti di evolvere.
Proprio perché rappresenta alcuni lati che puoi, ma soprattutto devi trasformare in questa vita.
Cambia la prospettiva adesso o sbaglio?
La famiglia non puoi vederla come il colpevole di tutti i tuoi problemi, come un ostacolo, come la fine della tua felicità, la potrai solo guardare con compassione, come il terreno migliore per la tua crescita.
Ma la maggior parte delle volte questo non accade.
Si verificano due scenari: O ci si attacca e ci si identifica con la famiglia e i suoi modelli oppure ci si ribella e ci si allontana il più possibile.
Nessuno dei due casi ti permette realmente di evolvere e liberarti.
E adesso vedremo perché.
Non basta tagliare il cordone ombelicale alla nascita
Prima di tutto parliamo del primo lato.
Come abbiamo già accennato, il meccanismo di identificazione e attaccamento al sistema familiare e alle dinamiche di famiglia non permette di risvegliarti alla tua coscienza/individualità.
Osserva un animale, per esempio.
Appena è autonomo per la sua sopravvivenza lui si stacca o viene cacciato dal gruppo.
Questo non accade nell’essere umano da ormai tempo. Possiamo dire che il processo di crescita interiore è rallentato.
Siamo in una situazione di forte identificazione con il sistema familiare.
Non ci si stacca dai genitori e loro non si staccano da noi.
E così non riesci a trovare la tua strada e nemmeno a risvegliare la tua coscienza.
Non trovi chi sei davvero, al di là della tua famiglia.
Che vocazione hai?
Che talenti hai?
Queste cose non hanno niente a che vedere con la tua famiglia biologica.
La famiglia è solo un canale per aiutare l’anima a fare la sua strada.
E intendo la sua strada, non quella del sistema familiare.
Agisce fino a quando il sistema corpo, mente ed emozioni sono abbastanza mature per seguire il progetto dell’anima, il motivo per cui è tornato qui (il suo dharma).
Se non accade questo si genera karma.
Guardando ai nostri tempi, i bambini non vengono educati a cavarsela da soli, a trovare la loro strada nella vita.
Addirittura, troppo spesso, la madre educa il figlio con l’idea che non se ne andrà.
Ecco perché poi è così difficile sganciarsi dall'inconscio familiare.
Ed ecco perché non avendo tagliato il cordone ombelicale, noi riviviamo i nostri drammi familiari. Classico copione che si può osservare nelle convivenze.
“Lo stare insieme in una casa” diventa il luogo di manifestazione dei propri modelli vissuti in famiglia.
Allora le persone mi chiedono se fosse la stessa cosa se si ribellassero?
Purtroppo devo darti una cattiva notizia a riguardo.
Perché no, non cambia niente.
Certe informazioni saranno impresse nel campo cosciente anche se te ne vai.
Scendiamo nel dettaglio.
Comprendi che ribellarsi non è essere se stessi. Punto.
Essere se stessi vuol dire liberi dal karma, essere se stessi in ogni relazione.
Tanti pensano mi ribello a tutti o non coltivo nessuna relazione così sono a posto, posso essere me stesso.
No. Non è proprio così.
Tieni presente che il focus, quando subisci qualcuno, parliamo dei genitori in questo caso, sono loro.
Quando ubbidisci, il focus sono ancora loro.
E quando ti ribelli?
Indovina un po’? Sì, sono ancora loro.
Perché?
Perché semplicemente non sei centrato.
Ancora non sei chi vuoi, non fai ciò che vuoi.
Che tu sia accondiscendente o ribelle non cambia niente, il focus ancora una volta sono loro non tu.
Focus su come loro ti vedono, su come ti giudicano, su come ti trattano.
La tua mente è assorbita in questa ribellione e non è ancora libera di fare la sua strada. E questa non è libertà. Non sei ancora focalizzato su ciò che vuoi realmente, su ciò che è legato alla tua coscienza, ma su ciò che non vuoi, che dipende ancora da loro…
Ecco il vincolo.
Che poi, siamo onesti, quando ci si ribella a tutti i costi, cosa si prova?
Si prova un senso di pace interiore? Serenità e spensieratezza?
O ci si fa consumare da rabbia, cinismo, odio e tanto risentimento?
Cosa c’è di liberatorio in tutto questo?
Poi vedremo perché accade, ma basta già iniziare a comprendere che la ribellione, il fare l’opposto di quello che vogliono gli altri, non è ancora fare quello che si vuole. Non è ancora risveglio.
“E se io me ne vado dalla famiglia? Scappo il più possibile?” È possibile che te lo sia chiesto anche tu.
Per risponderti, considera che la distanza fisica può aiutarti in quel momento, certo, ma, come abbiamo visto prima, il legame esiste ancora.
C’è ancora karma, perché dietro c’è la credenza, i pensieri e quindi anche uno stato che comporta un certo tipo di emozioni.
Non c’è ancora accesso alla tua coscienza, non sei ancora te stesso, ma succube del sistema familiare o di quello sociale.
Piuttosto evidente se ci pensi.
Tu puoi andartene anche in Antartide o rinchiuderti in una grotta da solo, ma qualcuno probabilmente lo incontrerai comunque. E, soprattutto, la mente, i tuoi pensieri, le tue credenze, tu te le porti dietro, la testa non la stacchi dal corpo e la lasci in casa con la tua famiglia di origine. O sbaglio?
Per questo dire “Io non sarò mai come mio padre” o “come mia madre” non è garanzia di successo. Anzi, se non fai un lavoro su te stesso per ripulire il karma, tu diventi esattamente come loro invece.
Se sei nato da loro, hai un karma simile al loro.
Le caratteristiche che ti danno più fastidio di tua madre e di tuo padre, di solito, sono anche le tue. O comunque sono lì per farti vedere qualcosa.
Questo è importante capire.
Perché quando cresci e si moltiplicano le interazioni con le persone, sperimenti il karma di relazione.
E tutto quello che non hai lasciato dalla famiglia te lo ritrovi in queste di relazioni.
Ma come puoi trasformare le cose allora?
Tu trasformi le cose quando lasci andare il passato.
Rimani concentrato perché questo è fondamentale.
Infatti, con “passato” non parlo del ricordo, ma della carica energetica riguardo al passato.
Non basta allontanarsi o aver fatto pace fuori per chiudere i cerchi. I cerchi vanno chiusi interiormente.
È lasciando andare la carica emozionale, che il ricordo non fa più male.
Ripeto: Lasciare andare l’emozione, non tanto il fatto in sé.
Tu non hai chiuso il rapporto, il vincolo, se non hai chiuso bene anche con l’emozione.
Questo è il nocciolo.
Se non lavori sul nodo karmico, su ciò che dovevi vedere e capire in quella relazione, continui a ricreare le stesse dinamiche nelle nuove relazioni. Come un loop indissolubile.
Perché il karma negativo di relazione crea così tanta sofferenza?
Perché non ci lavori. Questo è il negativo.
Se rifiuti di guardare i tuoi problemi e continui a voler cambiare l’altro o a dargli la colpa, non cambierà mai niente.
Tieni presente che noi ci mettiamo un’energia allucinante a proteggere le nostre ferite, facciamo di tutto perché l’altro non tocchi.
Cerchiamo di controllare le persone per tenerle lì nell’angolino.
Cerchiamo di reprimere noi stessi.
E se l’altro fa la stessa cosa? E tranquilli che l’altro fa esattamente la stessa cosa.
Molti miei studenti venivano da me tutti terrorizzati.
“Non riesco più a far pace con il mio ex, voglio chiudere i miei cerchi, ma lui non mi vuole avvicinare, non è disposto a chiarire. Cosa devo fare?”
Non soffermarti a sistemare fuori pensando che questo sistemi dentro.
Ciò che fa la differenza, ciò che ribalta la tua vita è sistemare dentro più che fuori.
Lascia stare il rapporto e la persona in questione, focus nel cuore.
Perché dico questo?
Perché ogni relazione lascia delle impronte energetiche karmiche al tuo interno.
Il problema parte dall’interno verso l’esterno, non il contrario.
Trasforma le tue tracce karmiche e il fuori poi cambierà da solo.
Spesso l’altra persona ti lascia libera e se ne va perché non può più farti da specchio, oppure smette di essere in quel modo lì e cresce anche lei con te.
La tua vita cambia totalmente anche riguardo a chi attrai.
Se ti dovessero arrivare certe persone che non ti stanno bene, tu puoi dirgli semplicemente di no, perché lavorando su te stesso non hai più bisogno di passare per certe esperienze.
Prima ci cadi dentro e non puoi farci niente. Non c’è consapevolezza.
Ma ora sì. Ecco la libertà di dire sì / no. La libertà di scegliere.
Ricevo continuamente domande del tipo: “Cosa devo dire?”
“Come faccio a comunicare meglio i miei bisogni?”
“Come faccio a parlare con un partner che fa muro a ogni mio tentativo di comunicazione?”
Ti rispondo con la verità:
Non è facile comunicare quando c’è di mezzo il karma. Non è affatto facile.
Se in una relazione è importante comunicare i propri bisogni, quando il karma ci fa compagnia, spesso, o non si riesce o magari l’altro non ci ascolta ecc.
La soluzione è partire a lavorare su se stessi.
Perché aspetti che la relazione porti a galla il dolore? Prendi subito in mano la situazione.
Non ha senso scappare senza risolvere.
E non ha senso nemmeno lavorare sulla coppia, sulla famiglia ecc.
Devi lavorare su te stesso, sui tuoi modelli e nodi energetici, karmici.
Non si lavora mai sulla relazione, ma si lavora su ciò che la relazione ti ha fatto vedere di te.
Rifletti che tutto quello che ti circonda è lì per mostrarti qualcosa di tuo.
Per questo è importante vederlo e lavorarci interiormente.
Tagli il cordone ombelicale lavorando sulle ferite, non focalizzandoti su chi te le ha fatte. Continua pure a rimuginare con chi ti ha ferito e non farai altro che rafforzare il vostro legame distruttivo e la ferita stessa.
Roberto Potocniak
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gregor-samsung · 2 years
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“ Il 25 settembre 1926, ‘Ankabuta detta Canna di bambù stava facendo legna nel deserto quando, senza preavviso, le iniziarono le doglie. In quel preciso momento, mentre lei dava alla luce la sua bambina e con un coltello arrugginito tagliava il cordone ombelicale che le univa, alcuni uomini riuniti a Ginevra firmavano la convenzione che aboliva la schiavitù e dichiarava reato la tratta di esseri umani. Quel giorno, ‘Ankabuta compiva quindici anni e di certo non sapeva niente di quel trattato, così come ignorava bellamente che esisteva una città chiamata Ginevra. ‘Ankabuta strappò in due il velo impolverato che le copriva la testa, avvolse la bambina in una delle metà, si risistemò l’altra sulle spalle e tornò ad ‘Awafi scalza e a capo scoperto. Quando arrivò a casa di Shaykh Sa‘id – che con quella nascita guadagnava una schiava in più – le altre donne l’aiutarono a entrare e a sdraiarsi su una stuoia. Una di loro strofinò un dattero sulle labbra della neonata. Poi gliela posarono accanto e ‘Ankabuta, vedendo quel corpicino grinzoso avvolto nel suo velo, scoppiò in lacrime. Era l’unico che non si era ancora strappato impigliandosi in qualche ramo. Non l’aveva tinto con l’indaco scuro per farlo diventare blu come l’altro che aveva e che ormai era tutto sbrindellato, però la trama teneva ancora bene e, a parte la polvere che scuriva il bianco, poteva passare per nuovo. Ed ecco, adesso era rovinato. Una settimana dopo, lo shaykh annunciò che la bambina appena nata si sarebbe chiamata Zarifa. Disse, però, che non avrebbe sacrificato nemmeno un animale per lei perché quell’anno, purtroppo, la raccolta dei datteri era andata male. Sedici anni dopo l’avrebbe venduta al mercante Sulayman, che avrebbe fatto di lei la sua schiava, poi la sua concubina e, infine, l’unica donna che fosse mai stata vicina al suo cuore. Lui, il mercante Sulayman, sarebbe stato l’unico uomo che Zarifa avrebbe amato e rispettato fino alla fine dei suoi giorni. In lui avrebbe visto per sempre la persona che l’aveva liberata dalle angherie dei figli di Shaykh Sa‘id, l’amante che le aveva insegnato i piaceri del corpo, l’uomo che le aveva insegnato il sottile gioco della crudeltà e della gelosia. Nonché il vecchio che era tornato da lei per morire tra le sue braccia. “
Jokha Alharthi, Corpi celesti, traduzione dall'arabo di Giacomo Longhi, Bompiani (collana Narratori Stranieri), 2022¹; pp. 147-148.
[Edizione originale: سيدات القمر (Sayyidat el-Qamar; Le signore della luna), editore Dār al-Ādāb, Beirut, Libano, 2010]
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