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Italo Balbo. Le Crociere Atlantiche nell'aerofilatelia
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fashionbooksmilano · 5 years
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Six wonderful days
Un invito al viaggio sulle grandi navi italiane
a cura di Elisa Coppola
saggi di Silvia Barisione, Francesco Calaminici e Anna Zunino, Maurizio Calvesi, Cecilia Chilosi, Elisa Coppola, Gillo Dorfles, Matteo Fochessati, Ernesto Franco, Maria Teresa Orengo, Aldo Padovano, Paolo Piccione.
Tormena Editore 1948 , Genova 2002,  256 pagine, ISBN  978-8884800633
euro 70,00 esaurito presso l’editore
email if you want to buy [email protected]
Genova, Museo dell'Accademia Ligustica di Belle Arti, 13 dicembre 2002 - 16 febbraio 2003.
Erano davvero giorni indimenticabili. Erano quei six wonderful days che accompagnavano la traversata dell'Atlantico, da Genova a New York, a bordo di navi dai mitici nomi, il Conte Biancamano o il Vulcania, il Rex o l'Andrea Doria, la Cristoforo Colombo o la Michelangelo. Ecco allora, questo "Invito al Viaggio" attraverso gli slogan della pubblicità e i bellissimi manifesti; attraverso gli ambienti fatti di confort allora impensabili, atraverso gli oggetti d'uso quotidiano che hanno segnato un'epoca.
La mostra vuole essere un invito al viaggio sui grandi transatlantici italiani del Novecento attraverso i materiali della promozione pubblicitaria e delle varie forme di comunicazione. Manifesti, bozzetti esecutivi, brochures, dépliants, cartoline, menu, fotografie, video e film testimonieranno le diverse tecniche e strategie di promozione adottate dalle compagnie di navigazione italiane e sottolineeranno la loro evoluzione in stretta connessione con i cambiamenti sociali, politici, tecnologici e estetici che hanno caratterizzato la storia italiana e internazionale dagli inizi del Novecento agli anni Settanta. Il visitatore sarà  il protagonista di un viaggio immaginifico, seguirà  l'evolversi del gusto e del costume e la costruzione del mito delle "città  galleggianti", assurte a simbolo di un'epoca e ormai entrate nell'immaginario collettivo, assisterà  al passaggio dal "viaggio" alla "vacanza" fino alla "crociera".
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algamaeditore · 4 years
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SHERLOCK HOLMES, CHARLIE CHAN E IL SALVATAGGIO DEL TITANIC - EDIZIONE SPECIALE
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Tornano I gialli di Crimen, in edicola e in ebook con Sherlock Holmes, Charlie Chan e il salvataggio del Titanic, per l’occasione in edizione speciale su Algama   Siamo giunti all'appuntamento numero 14 con gli speciali apocrifi di Sherlock Holmes, in edicola e in ebook. Per tutti gli appassionati il nuovo numero è disponibile anche in edizione speciale digitale La trama: Febbraio 1912. Sherlock Holmes e John Watson si trovano a San Francisco a un convegno internazionale di medicina legale. Affascinati dalla fama delle Isole Hawaii, decidono di prolungare il loro soggiorno con una vacanza nell’Arcipelago dei sogni. Durante la navigazione fanno conoscenza con un eccentrico personaggio di origini cino-americane, il giovane ispettore della polizia di Honolulu Charlie Chan, di ritorno dalla luna di miele con la bella moglie Elizabeth. La piacevole crociera è funestata dalla brutale aggressione a un passeggero, un riservatissimo prete protestante. Il religioso, pur colpito a morte, riesce a pronunciare un accorato quanto inspiegabile ammonimento. È l’inizio di un’avventura serrata che, a un mese e mezzo dalla tragica prima traversata atlantica del Titanic, condurrà il re degli investigatori e il suo storico aiutante, assieme al loro nuovo insolito collaboratore, dentro ai misteri che circondano il viaggio inaugurale del più lussuoso piroscafo che abbia mai solcato i mari. Read the full article
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freedomtripitaly · 4 years
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Se siete amanti della Spagna e, ancor di più, adorate trascorrere la maggior parte del tempo in mezzo alla natura, la città di Vigo è la meta che fa per voi. Questa città, totalmente immersa nella natura, sorge sulla costa nord-occidentale della Spagna, nella comunità autonoma della Galizia. Vigo, poi, è un importante porto commerciale e di pesca della costa atlantica spagnola, oltre ad essere molto celebre per la squadra popolare di calcio. Sicuramente, una delle cose più belle da fare a Vigo è camminare per le vie della città e notare come gli aspetti antichi si combinino così perfettamente con i più moderni, dando vita ad una combo assolutamente equilibrata. Vigo è una città che ha moltissimo da offrire e non vi lascerà sicuramente indifferenti: infinite spiagge, morbide colline, enormi parchi verdi, una temperatura piacevole per la maggior parte dell’anno ed uno stile di vita vivace e contagioso. Questa città, come molte altre spagnole, è suddivisa in distretti; sviluppatasi fra il XIX ed il XX secolo, Vigo, e ad oggi divisa fra centro storico e le cosiddette ensanche, ossia un prolungamento di piccoli villaggi che le fanno da corona. Come abbiamo affermato in precedenza, oggi la città di Vigo, è un connubio perfetto fra tradizione e modernità: soprattutto per quanto riguarda la pesca, se consideriamo che si tratta di una delle attività commerciali più importanti in assoluto. Se vi trovate in zona, vi consigliamo fortemente di visitare l’Estuario, un vero e proprio paradiso naturale sull’Oceano Atlantico, insieme alle Isole Cies. La storia di Vigo La città di Vigo è stata, e per sempre sarà, una città dettata dal mare; sin dal neolitico, questa zona, fu abitata da popolazioni centro iberiche. In passato ci fu anche un insediamento romano e, sin dai giorni dell’occupazione romana, Vigo, non era altro che un insieme di piccoli villaggi e parrocchie affacciati sul mare. Purtroppo, come buona parte delle città europee affacciate sul mare, anche Vigo, ha dovuto fare i conti con gli attacchi dei Vichinghi e più tardi di inglese e olandesi. Subito dopo il XIX secolo, la città di Vigo, visse un periodo storico di fioritura e forte benessere ed uno degli eventi che esemplificò al meglio questo momento, fu la sconfitta dell’esercito francese da parte dei soldati spagnoli. A partire dalla fine del XIX secolo, Vigo, conobbe l’espansione dei propri confini e della propria popolazione, diventando la bella e conosciuta città che è oggi. Unitamente a ciò, ci fu una forte espansione industriale, la quale garantì un periodo di prosperità alla città: il porto acquisiva sempre più importanza e la popolazione crebbe moltissimo. Insomma, Vigo era diventata un vero e proprio centro commerciale, per il trasporto e per lo smistamento con le Americhe ed il resto della Spagna. E fu proprio in questo particolare periodo che moltissimi edifici e monumenti vennero costruiti: architetture uniche in tutta la Galizia. Oggi, Vigo, conta con moltissimi musei ed opere architettoniche, oltre a diversi parchi naturali e spazi verdi ideali per chi ama passeggiare ed immergersi nel bel mezzo della natura in totale relax. La zona pianeggiante di Vigo è un meraviglioso connubio di stili architettonici: regionalismo ed eclettismo e, nonostante lo scorrere del tempo, le vecchie case ed i vicoli hanno mantenuto le loro caratteristiche originarie. I segni di un passato molto ricco sono visibili ovunque: il centro storico che ospita la meravigliosa Chiesa di Santa Maria, il famoso Mercado do Pedra, lo spettacolare Castello O Penso, le Isole Cies, i parchi naturali e molto altro. Cosa vedere a Vigo: il centro storico Vigo è una città che offre moltissimo da vedere e sicuramente riuscirà ad affascinarvi con la sua enorme offerta culturale. Nel centro storico i palazzi sono molto antichi e, buona parte di essi, sono stati rimpiazzati con edifici nuovi e moderni che si mixano perfettamente con la storia della città. Passeggiando per il centro, per gli antichi viottoli, potrete scoprire ancora moltissime costruzioni che rievocano il passato e qui assaporerete la cosiddetta “città vecchia”. Il centro storico si caratterizza, appunto, per gli stretti vicoli che si dipanano attorno al porto e alla marina, i quali si sono conservati nonostante le intemperie del tempo: nel sobborgo di Bouzas vi farete un’idea di come era Vigo originariamente. Molto interessante è la scultura di un uomo seduto su una grossa piovra che incontrerete facendo una rilassante passeggiata sul lungomare: si tratta di un omaggio ad una delle più famose specialità locali, ossia il polpo. Fra gli edifici storici da ricordare, vi è il Municipio, il quale è attualmente Casa Galega da Cultura e ospita i tesori della lingua gallega; casa di D. Casto Méndez, importante ufficiale della marina spagnola. Nel centro storico della città di Vigo potrete ammirare anche la maestosa chiesa di Santa Maria, la quale risale al XII secolo. Si tratta di un importante edificio costruito in stile gotico caratterizzata da numerose cappelle e transetti ed elevata, in seguito, a collegiale. Di questa chiesa non sappiamo moltissimo se non che, a causa di una devastante esplosione, venne completamente distrutta e saccheggiata dal pirata Franics Drake; i lavori di ristrutturazione iniziarono nel lontano 1816 e terminarono nel 1838 con la costruzione del tabernacolo e degli altari laterali. Mercado do Pedra di Vigo Anch’esso rientra nella lista delle cose da vedere a Vigo. Si tratta propriamente di un mercato, nel centro storico della città, molto popolare per la vendita dell’ottimo pesce, frutta, verdura, abbigliamento e prodotti tipici del luogo. Vi consigliamo di fare un giro al mercato in modo da potervi immergere completamente nei profumi e nei colori tradizionali di questa meravigliosa città. Inoltre, potrete trovare occasioni davvero uniche: capi d’abbigliamento di ottima qualità a prezzi davvero imperdibili. Concedetevi anche una rilassante pausa pranzo presso i ristoranti tipici della zona, troverete sicuramente ciò che più aggraderà il vostro palato! Vicino al mercato si trova anche Rùa Da Laxe, dove potrete trovare le pulpeiras che preparano il polpo e Praza de Almeida, sede importante di alcune gallerie d’arte. Cosa vedere a Vigo: Castello do Castro A sud della città di Vigo, è situato il grande Parco Do Castro insieme all’omonimo castello risalente al III secolo a.C., costruito per volontà di Filippo IV. O Castro, invece, è il parco con la miglior vista sull’Estuario di Vigo: non è un semplice giardino, bensì una collina dalla quale è possibile ammirare un panorama mozzafiato di tutta la città. La fortezza, visitabile gratuitamente, vi lascerà senza fiato! Il cammino che porta in cima alla collina non è dei più semplici, ma la ricompensa è sicuramente gratificante e, lungo la strada, potrete ammirare meravigliose ancore che commemorano la famosa Battaglia di Rande; da qui potrete fare un delizioso spuntino, abbandonandovi alla meravigliosa vista della città. Se siete amanti dello sport, non potrete certamente perdervi le interessanti aree sportive del luogo, quali piste di pattinaggio e svariati parchi giochi per i più piccoli. Cosa vedere vicino a Vigo: Isole Cies A largo della costa galiziana, sorge il meraviglioso arcipelago delle Isole Cies: esse fanno parte del Parco Nazionale delle Isole Atlantiche della Galizia e dal 2002 sono un territorio protetto. Qui sono presenti infinite spiagge bianche, proprio come ai Caraibi, ed il lago di fronte al mare è trasparente come la piscina di un resort a cinque stelle. Se siete amanti della natura, questo è il posto giusto per voi, in quanto avrete la grande possibilità di intraprendere appassionanti passeggiate e percordi di trekking. Questo arcipelago è composto da tre isole bellissime: S. Martino, la più piccola, Monteagudo e Faro. Tra le spiagge più famose vi è Figueras, rivolta prettamente ai turisti, e Nosa Señora, forse la più selvaggia. Per chi ama la natura, vogliamo ricordare il Lago de los Niños, situato fra le due isole più grandi ed interessante luogo con un ecosistema unico al mondo. Se amate lo sport, proprio qui potrete praticare il birdwatching, oltre a visitare un villaggio preromano ed i resti dell’antichissimo monastero di S. Estevo, nei pressi del Centro Interpretativo. Se invece siete più temerari e desiderate immergervi nelle acque cristalline di questo luogo suggestivo, dovrete richiedere l’autorizzazione specifica sul sito dei Parchi Nazionali. Vi starete chiedendo come raggiungere questo paradiso terrestre e la risposta è molto semplice: una volta arrivati nella città di Vigo, vi basterà prendere un traghetto in direzione delle Isole Cies. Il primo passo per visitare la meravigliosa Vigo è trovare il mezzo più adatto per raggiungere la destinazione: il più comodo è sicuramente l’aereo e ci sono moltissimi siti che offrono biglietti a prezzi molto convenienti. Se invece amate i viaggi “on the road”, vi consigliamo di studiare un percorso ben preciso in auto, attraversando i luoghi più suggestivi della Spagna. Per chi, infine, ama il mare, la crociera potrebbe sicuramente essere il modo migliore per raggiungere la città: un’elegante nave vi porterà a destinazione. https://ift.tt/2S53LGK Alla scoperta delle bellezze di Vigo, in Spagna Se siete amanti della Spagna e, ancor di più, adorate trascorrere la maggior parte del tempo in mezzo alla natura, la città di Vigo è la meta che fa per voi. Questa città, totalmente immersa nella natura, sorge sulla costa nord-occidentale della Spagna, nella comunità autonoma della Galizia. Vigo, poi, è un importante porto commerciale e di pesca della costa atlantica spagnola, oltre ad essere molto celebre per la squadra popolare di calcio. Sicuramente, una delle cose più belle da fare a Vigo è camminare per le vie della città e notare come gli aspetti antichi si combinino così perfettamente con i più moderni, dando vita ad una combo assolutamente equilibrata. Vigo è una città che ha moltissimo da offrire e non vi lascerà sicuramente indifferenti: infinite spiagge, morbide colline, enormi parchi verdi, una temperatura piacevole per la maggior parte dell’anno ed uno stile di vita vivace e contagioso. Questa città, come molte altre spagnole, è suddivisa in distretti; sviluppatasi fra il XIX ed il XX secolo, Vigo, e ad oggi divisa fra centro storico e le cosiddette ensanche, ossia un prolungamento di piccoli villaggi che le fanno da corona. Come abbiamo affermato in precedenza, oggi la città di Vigo, è un connubio perfetto fra tradizione e modernità: soprattutto per quanto riguarda la pesca, se consideriamo che si tratta di una delle attività commerciali più importanti in assoluto. Se vi trovate in zona, vi consigliamo fortemente di visitare l’Estuario, un vero e proprio paradiso naturale sull’Oceano Atlantico, insieme alle Isole Cies. La storia di Vigo La città di Vigo è stata, e per sempre sarà, una città dettata dal mare; sin dal neolitico, questa zona, fu abitata da popolazioni centro iberiche. In passato ci fu anche un insediamento romano e, sin dai giorni dell’occupazione romana, Vigo, non era altro che un insieme di piccoli villaggi e parrocchie affacciati sul mare. Purtroppo, come buona parte delle città europee affacciate sul mare, anche Vigo, ha dovuto fare i conti con gli attacchi dei Vichinghi e più tardi di inglese e olandesi. Subito dopo il XIX secolo, la città di Vigo, visse un periodo storico di fioritura e forte benessere ed uno degli eventi che esemplificò al meglio questo momento, fu la sconfitta dell’esercito francese da parte dei soldati spagnoli. A partire dalla fine del XIX secolo, Vigo, conobbe l’espansione dei propri confini e della propria popolazione, diventando la bella e conosciuta città che è oggi. Unitamente a ciò, ci fu una forte espansione industriale, la quale garantì un periodo di prosperità alla città: il porto acquisiva sempre più importanza e la popolazione crebbe moltissimo. Insomma, Vigo era diventata un vero e proprio centro commerciale, per il trasporto e per lo smistamento con le Americhe ed il resto della Spagna. E fu proprio in questo particolare periodo che moltissimi edifici e monumenti vennero costruiti: architetture uniche in tutta la Galizia. Oggi, Vigo, conta con moltissimi musei ed opere architettoniche, oltre a diversi parchi naturali e spazi verdi ideali per chi ama passeggiare ed immergersi nel bel mezzo della natura in totale relax. La zona pianeggiante di Vigo è un meraviglioso connubio di stili architettonici: regionalismo ed eclettismo e, nonostante lo scorrere del tempo, le vecchie case ed i vicoli hanno mantenuto le loro caratteristiche originarie. I segni di un passato molto ricco sono visibili ovunque: il centro storico che ospita la meravigliosa Chiesa di Santa Maria, il famoso Mercado do Pedra, lo spettacolare Castello O Penso, le Isole Cies, i parchi naturali e molto altro. Cosa vedere a Vigo: il centro storico Vigo è una città che offre moltissimo da vedere e sicuramente riuscirà ad affascinarvi con la sua enorme offerta culturale. Nel centro storico i palazzi sono molto antichi e, buona parte di essi, sono stati rimpiazzati con edifici nuovi e moderni che si mixano perfettamente con la storia della città. Passeggiando per il centro, per gli antichi viottoli, potrete scoprire ancora moltissime costruzioni che rievocano il passato e qui assaporerete la cosiddetta “città vecchia”. Il centro storico si caratterizza, appunto, per gli stretti vicoli che si dipanano attorno al porto e alla marina, i quali si sono conservati nonostante le intemperie del tempo: nel sobborgo di Bouzas vi farete un’idea di come era Vigo originariamente. Molto interessante è la scultura di un uomo seduto su una grossa piovra che incontrerete facendo una rilassante passeggiata sul lungomare: si tratta di un omaggio ad una delle più famose specialità locali, ossia il polpo. Fra gli edifici storici da ricordare, vi è il Municipio, il quale è attualmente Casa Galega da Cultura e ospita i tesori della lingua gallega; casa di D. Casto Méndez, importante ufficiale della marina spagnola. Nel centro storico della città di Vigo potrete ammirare anche la maestosa chiesa di Santa Maria, la quale risale al XII secolo. Si tratta di un importante edificio costruito in stile gotico caratterizzata da numerose cappelle e transetti ed elevata, in seguito, a collegiale. Di questa chiesa non sappiamo moltissimo se non che, a causa di una devastante esplosione, venne completamente distrutta e saccheggiata dal pirata Franics Drake; i lavori di ristrutturazione iniziarono nel lontano 1816 e terminarono nel 1838 con la costruzione del tabernacolo e degli altari laterali. Mercado do Pedra di Vigo Anch’esso rientra nella lista delle cose da vedere a Vigo. Si tratta propriamente di un mercato, nel centro storico della città, molto popolare per la vendita dell’ottimo pesce, frutta, verdura, abbigliamento e prodotti tipici del luogo. Vi consigliamo di fare un giro al mercato in modo da potervi immergere completamente nei profumi e nei colori tradizionali di questa meravigliosa città. Inoltre, potrete trovare occasioni davvero uniche: capi d’abbigliamento di ottima qualità a prezzi davvero imperdibili. Concedetevi anche una rilassante pausa pranzo presso i ristoranti tipici della zona, troverete sicuramente ciò che più aggraderà il vostro palato! Vicino al mercato si trova anche Rùa Da Laxe, dove potrete trovare le pulpeiras che preparano il polpo e Praza de Almeida, sede importante di alcune gallerie d’arte. Cosa vedere a Vigo: Castello do Castro A sud della città di Vigo, è situato il grande Parco Do Castro insieme all’omonimo castello risalente al III secolo a.C., costruito per volontà di Filippo IV. O Castro, invece, è il parco con la miglior vista sull’Estuario di Vigo: non è un semplice giardino, bensì una collina dalla quale è possibile ammirare un panorama mozzafiato di tutta la città. La fortezza, visitabile gratuitamente, vi lascerà senza fiato! Il cammino che porta in cima alla collina non è dei più semplici, ma la ricompensa è sicuramente gratificante e, lungo la strada, potrete ammirare meravigliose ancore che commemorano la famosa Battaglia di Rande; da qui potrete fare un delizioso spuntino, abbandonandovi alla meravigliosa vista della città. Se siete amanti dello sport, non potrete certamente perdervi le interessanti aree sportive del luogo, quali piste di pattinaggio e svariati parchi giochi per i più piccoli. Cosa vedere vicino a Vigo: Isole Cies A largo della costa galiziana, sorge il meraviglioso arcipelago delle Isole Cies: esse fanno parte del Parco Nazionale delle Isole Atlantiche della Galizia e dal 2002 sono un territorio protetto. Qui sono presenti infinite spiagge bianche, proprio come ai Caraibi, ed il lago di fronte al mare è trasparente come la piscina di un resort a cinque stelle. Se siete amanti della natura, questo è il posto giusto per voi, in quanto avrete la grande possibilità di intraprendere appassionanti passeggiate e percordi di trekking. Questo arcipelago è composto da tre isole bellissime: S. Martino, la più piccola, Monteagudo e Faro. Tra le spiagge più famose vi è Figueras, rivolta prettamente ai turisti, e Nosa Señora, forse la più selvaggia. Per chi ama la natura, vogliamo ricordare il Lago de los Niños, situato fra le due isole più grandi ed interessante luogo con un ecosistema unico al mondo. Se amate lo sport, proprio qui potrete praticare il birdwatching, oltre a visitare un villaggio preromano ed i resti dell’antichissimo monastero di S. Estevo, nei pressi del Centro Interpretativo. Se invece siete più temerari e desiderate immergervi nelle acque cristalline di questo luogo suggestivo, dovrete richiedere l’autorizzazione specifica sul sito dei Parchi Nazionali. Vi starete chiedendo come raggiungere questo paradiso terrestre e la risposta è molto semplice: una volta arrivati nella città di Vigo, vi basterà prendere un traghetto in direzione delle Isole Cies. Il primo passo per visitare la meravigliosa Vigo è trovare il mezzo più adatto per raggiungere la destinazione: il più comodo è sicuramente l’aereo e ci sono moltissimi siti che offrono biglietti a prezzi molto convenienti. Se invece amate i viaggi “on the road”, vi consigliamo di studiare un percorso ben preciso in auto, attraversando i luoghi più suggestivi della Spagna. Per chi, infine, ama il mare, la crociera potrebbe sicuramente essere il modo migliore per raggiungere la città: un’elegante nave vi porterà a destinazione. Vigo è una bella cittadina spagnola ricca di attrazioni, natura e paesaggi mozzafiato, adatti a grandi e piccini così come agli amanti dello sport.
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Domino Solutions: Fincantieri navi leggendarie da oltre 230 anni
Fincantieri SpA (FCT.MI) è uno dei più importanti complessi cantieristici navali d’Europa e del mondo: azienda pubblica italiana, già di proprietà dell’IRI fin dalla sua fondazione, è oggi controllata al 71,6% da Fintecna S.p.A., finanziaria del Ministero dell’economia e delle finanze.
Fincantieri, nata dall’IRI come società finanziaria di stato per la cantieristica sul modello della Finmare, finanziaria per la flotta mercantile, (attraverso cui lo stato assumeva il controllo di quasi tutti i grandi gruppi cantieristici a partecipazione statale dell’epoca (CRDA, OTO, Navalmeccanica e Ansaldo), è stata fondata il 29 dicembre 1959.
Nel 1984 Fincantieri viene trasformata in società operativa. Negli anni ’90 la società entra nel business delle navi da crociera e consegna la prima nave, la Crown Princess, al gruppo Carnival (CCL). Nel ’92 il Destriero, un monoscafo in alluminio con carena a V profondo con propulsione a idrogetti costruito dalla Fincantieri, percorse 3.106 miglia nautiche senza rifornimento sull’Oceano Atlantico, da New York (faro di Ambrose Light) al faro di Bishop Rock nelle Isole Scilly in Inghilterra in 58 ore, 34 minuti e 50 secondi, alla velocità media di 53,09 nodi (98,323 km/h), impiegando ventuno ore e mezza in meno del precedente record appartenuto al catamarano inglese Hoverspeed Great Britain.
Tra il 1993 e il 2001 Fincantieri si focalizza nella progettazione e produzione di prodotti, quali navi da crociera, traghetti e navi militari. Nel ’98 la società conta 8 cantieri e opera attraverso due divisioni: navi mercantili e navi militari.
A partire dal 2005 il gruppo rafforza la sua strategia diversificando le proprie attività in tre nuove aree: – Mega Yachts, creando una nuova linea di prodotti “Fincantieri Yacht“, che si occupa della progettazione e costruzione di imbarcazioni di lusso di grandi dimensioni. – Riparazioni e trasformazioni navali. – Sistemi e Componenti: per rafforzare la propria attività come integratore di sistemi per la progettazione e costruzione di soluzioni chiavi in mano.
Nel 2006 l’azienda consegna il suo primo sommergibile U212A classe Todaro.
Dal 2008 al 2013 il gruppo decide di diversificare e internazionalizzare ulteriormente il suo business acquisendo negli Stati Uniti il gruppo Manitowoc Marine (oggi Fincantieri Marine Group), entrando nel mercato della difesa statunitense. Nel 2009, in joint venture con ABB (ABB), costituisce la società Seastema Spa, attiva nel settore dell’automazione. Nel 2010 sbarca in Medio Oriento, costituendo in joint venture, Etihad Ship Building LLC, per la costruzione e riparazione delle navi delle Marine Militari nell’area del Medio Oriente. Nel 2013 viene acquisito il gruppo Norvegese Vard, uno tra i leader a livello mondiale nella costruzione di mezzi di supporto offshor di alta gamma.
Nel 2014, a margine del varo del sommergibile Pietro Venuti (S 528) al cantiere di Muggiano, Leonardo (LDO.MI) (ex Finmeccanica) e Fincantieri hanno firmato un importante accordo di collaborazione per la costruzione di navi militari. Questo accordo prevede la collaborazione nelle attività di ricerca e innovazione e la possibilità di creare una rete di fornitori comuni per prodotti e componenti di base. Sempre quell’anno Fincantieri firma importanti accordi con Carnival Corporation (settore delle navi da crociera) e China State Shipbuilding Corporation (settore cantieristico) per la costruzione di navi da crociera. Nel 2015 vengono create due nuove società, Fincantieri SI, attiva nella progettazione, produzione e fornitura di sistemi innovativi integrati e Fincantieri (Shanghai) trading Co Ltd, filiale in Cina, per assicurare la presenza del gruppo nel mercato cinese.
L’affare STX
A gennaio del 2017 Fincantieri presenta un’offerta al tribunale di Seul per l’acquisto di STX. Ben presto si giungerà ad uno scontro con lo Stato francese, che detiene il 33% della società. Il nodo della vicenda è il cantiere navale di Saint Nazaire, dove vengono tra l’altro costruite le navi della Marina francese, inoltre i rappresentanti sindacali avevano espresso in più occasioni una forte preoccupazione per l’ingresso del gruppo italiano, ma ceo di Fincantieri, Giuseppe Bono, ha cercato di dissipare i timori garantendo il mantenimento dei livelli occupazionali e anzi assicurando un piano d’investimenti triennale da 100 milioni, con un programma di assunzioni da concordare.
A due settimane dal voto francese François Hollande dà il via libera all’operazione di salvataggio dei Chantiers de l’Atlantique di Saint-Nazaire. L’elezione di Macron cambiano i rapporti di forza e quest’ultimo decide che il precedente accordo vada rinegoziato, e a luglio, dopo mesi di trattative Emmanuel Macron ha scelto la linea dello scontro con Roma, annunciando la nazionalizzazione temporanea della società. Finalmente nel mese di settembre si giunge ad un ormai quasi insperato accordo in cui Fincantieri diventerà proprietaria del 50% dell’azienda d’Oltralpe. I francesi avranno l’altra metà delle azioni che saranno spartite fra lo Stato, l’azienda pubblica francese della cantieristica militare Naval Group (ex Dcns) e un gruppo di fornitori della regione di Saint-Nazaire. In compenso Parigi presterà per dodici anni l’1% della sua quota in Stx a Fincantieri.
Con più di 7.000 navi realizzate in oltre 230 anni di storia Fincantieri ha prodotto navi leggendarie in ogni epoca. Il Gruppo vanta, tra le unità prodotte nei propri cantieri, indiscusse icone della marineria internazionale quali l’Amerigo Vespucci, nave scuola dell’Accademia Navale Militare Italiana, e il transatlantico Rex, vincitore del premio “Blue Riband” per la più veloce traversata atlantica di una nave passeggeri nel 1933.
Una storia lunga 230 anni
Fincantieri ha chiuso il primo semestre del 2017 con ricavi per 2,3 miliardi di euro, in aumento dell’1,3% rispetto ai 2,27 miliardi ottenuti nella prima metà dello scorso anno; la variazione del giro d’affari è principalmente dovuta all’incremento dei ricavi del settore Shipbuilding, in particolare dell’area di business navi da crociera, che ha raggiunto un peso pari al 51% dei ricavi complessivi del gruppo. Lo scorso semestre ha registrato un’incidenza dei ricavi generati dal gruppo con clienti esteri pari all’86%, in leggero aumento rispetto all’85% del corrispondente periodo del 2016. In forte miglioramento il margine operativo lordo di Fincantieri, che è passato da 113 milioni a 146 milioni di euro; di conseguenza, la marginalità si è attestata al 6,3%. La società ha terminato lo scorso semestre con un utile netto (esclusa la quota di terzi) di 13 milioni di euro, rispetto ai 7 milioni contabilizzato nel primo semestre del 2016.
Fincantieri prevede per l’esercizio 2017 risultati in linea con le proiezioni economico-finanziarie del piano industriale 2016-2020. In particolare, nel secondo semestre del 2017 il management stima ricavi in sensibile crescita rispetto ai primi sei mesi dell’anno.
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12 mesi con il Maresciallo Balbo e gli Atlantici
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Disponibile da oggi il Vol. 18 della collana storica “Romanamente” dal titolo “Come l’Italia fascista stupì gli Stati Uniti d’America”. Troverete nel nuovo dossier, dedicato alla crociera atlantica del decennale, uno scritto di Italo Balbo sulla nascita dell’idea della nuova crociera, le cartteristiche dell’idrovolante S.M. 55-X, le foto di tutti gli equipaggi e le tappe dell’eroica impresa…
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purpleavenuecupcake · 6 years
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Difesa, Italia sempre più protagonista della cooperazione Nato-Ue, il parere degli addetti al settore della politica, della Difesa e dell'Industria
Secondo quanto riportato da Nova l'Italia ha giocato un ruolo cruciale per il rilancio dell'Europa della Difesa e svolge una parte altrettanto importante nella cooperazione Nato-Ue attraverso, il cosiddetto "hub meridionale" dell'Alleanza inaugurato a Napoli: la vera sfida, adesso, è rappresentata dalle opportunità offerte all'industria dal Fondo europeo per la difesa e dall'aumento delle spese militari per avvicinarsi alla soglia del 2% del prodotto interno lordo.E' quanto emerge dal convegno promosso dalla delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della Nato (Apce) e dall'Istituto affari internazionali (Iai) nella sala capitolare al Chiostro del convento di Santa Maria sopra Minerva a Roma. Evento più che mai attuale e che si è svolto in contemporanea con la riunione dei ministri degli Esteri della Nato a Bruxelles. Sulla difesa comune europea, dopo la firma della Cooperazione strutturata permanente (Pesco), "ci sono passi in avanti importanti. Si tratta di diversi tavoli di lavoro perchè, oltre alla Pesco, ci sono progetti industriali e progetti che riguardano anche capacità operative.  Il parere degli esperti e addetti ai lavori  Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti. “L’attenzione, per quanto riguarda la cooperazione sulla difesa, adesso, è rivolta al Consiglio europeo di dicembre con i capi di governo: "In quella sede - ha spiegato Pinotti - verrà formalizzata la decisione e, credo, rilanciata per il futuro". Nel suo intervento al convegno, il ministro ha chiamato in causa il generale Claudio Graziano, capo di stato maggiore della Difesa, recentemente nominato a presidente Comitato militare dell'Unione Europea. “Il fatto che il generale Graziano sia stato scelto con ampissimo consenso, non usuale in una votazione di questo tipo, in Europa è molto significativo. Credo che questo diventerà un punto di riferimento fondamentale”.   Il Capo di Stato Maggiore della Difesa Gen. Claudio Graziano, da parte sua, ha sottolineato che è necessario "superare gli egoismi nazionali" per creare una "capacità di comando e controllo europeo" che possa operare, per quanto possibile, "in sinergia con la Nato". In questo contesto, il progetto di "hub per il Mediterraneo" rappresenta un "elemento pratico di grande importanza" per riunire le iniziative europee e della Nato "sotto un unico ombrello", guadagnando in termini "economici e di efficacia", ha detto il generale. "Stiamo assistendo a una difficoltà  sia interna che esterna di impiego della Nato in determinate aree", ha detto ancora il capo di stato maggiore della Difesa, ricordando come ad esempio la missione in Iraq sia guidata da una "coalizione di volenterosi" e non dall'Alleanza atlantica. In questo contesto  essenziale, ha aggiunto Graziano, "il capacity building" inteso come "preparazione delle forze operative" per stabilizzare paesi in crisi come Tunisia e Libia. Ma il processo di generazione delle forze Nato "richiede tempi di pianificazione e di sviluppo prolungati", mentre il meccanismo europeo  in grado di muoversi "con maggiore rapidità", ha aggiunto Graziano. Un altro tema posto dal capo di stato maggiore della Difesa - ma non solo -  l'uscita della Regno Unito dall'Ue. La Brexit, "apre nuovi interrogativi" per esempio per quanto riguarda la guida della missione europea in Bosnia (Althea) sotto guida Nato. "Questo porterà a lunghe negoziazioni, ma non è così assodato che il Regno Unito sarà fuori dalle operazioni europee e che non ci sarà accordo", ha concluso. Generale di Squadra Aerea Carlo Magrassi, segretario generale della Difesa:”l'Italia deve "fare sistema" di fronte alla sfide e alle opportunità del progetto di difesa comune europea e dell'avvicinamento fra Alleanza atlantica e Unione europea, altrimenti rischia di diventare "terra di conquista" di paesi stranieri. La frammentazione non ci aiuta. Il libro bianco della Difesa è il tentativo di deframmentare e creare efficienza, un documento che manterrà la sua attualità per lungo tempo", ha detto. "Leonardo ha bisogno di un grande progetto federativo, ma è il paese che deve avviarlo. Non è vero che non abbiamo risorse. Bisogna cambiare mentalità. Dobbiamo assumere un atteggiamento sul modello della Commissione europea, che investe 1 e ha come ritorno 10", ha detto Magrassi. "Dobbiamo dare alle nostre industrie oggi progetti importanti, altrimenti gli altri paesi ci vedranno come terra di conquista", ha detto ancora il segretario generale Il segretario generale del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Elisabetta Belloni, ha evidenziato che l'Italia ha lavorato molto per favorire una "svolta della Nato verso sud" e per adottare un approccio "pragmatico" al tema della difesa comune europea. Sono stati fatti "alcuni passi in avanti", ha detto Belloni, rispetto alle nuove sfide non convenzionali e asimmetriche che provengono soprattutto dal Mediterraneo. Tuttavia, ha aggiunto il segretario generale, permangono ancora resistenze su questo tema. "L'Ue deve guardare più a sud lungo la direttrice Mediterraneo-Africa:  qui che si gioca il suo futuro e la sua sicurezza", ha detto Belloni, sottolineando come il vertice tra Unione africana e Unione europea tenuto ad Abidjan, in Costa d'Avorio, abbia "messo bene in luce la posta in gioco nel rapporto tra il Vecchio Ampio spazio stato dedicato, ovviamente, al comparto dell'industria della difesa. Secondo Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri, la distinzione di ruoli tra industria e Forze armate è stata a svantaggio di queste ultime. "Siamo tutti convinti di aver speso bene le risorse in questi anni? Di aver fatto le scelte giuste. Se fossero state fatte alcune scelte strategiche noi a quest'ora avremmo messo in sicurezza l'Europa", ha detto Bono, invitando a riflettere sul "futuro": "La difesa comune - ha sottolineato - comporterà per l'Europa delle scelte da fare", in primis se essere una potenza globale, interventista o una potenza con funzioni da deterrente. Secondo l'ad di Fincantieri, infatti, serve affrontare questo tema: "Non ne discutiamo e poi ce la prendiamo con il paese che non capisce. La legge navale -  l'esempio che fa Bono - l'abbiamo fatta passare con il consenso di tutti i partiti politici perchè abbiamo spiegato che serviva al paese". L'amministratore delegato di Fincantieri ha rimarcato, quindi, la necessità di un salto di qualità culturale. Non senza sottolineare come "l'Italia abbia abdicato ad avere un'industria della difesa autonoma". Proprio rispetto al paese, Bono si  interrogato su quale ruolo avrà. Dopo aver spiegato come "nel mondo i programmi più importanti sono solo quelli navali, programmi di miliardi e miliardi di euro, e non dei 4 miliardi della legge navale, ma al tempo stesso nel mondo c'è il boom delle navi crociera (navi da carico invece sono ferme)", insiste anche su prospettive e priorità industriali: "L'industria fa prodotti. Noi vogliamo risorse per poterli fare perchè la sperimentazione va fatta sui prodotti. Giovanni Soccodato, responsabile strategie, fusioni e acquisizioni di Leonardo, ha accolto con favore il fatto che "finalmente" è  stato avviato un percorso di Cooperazione strutturata permanente a livello europeo (Pesco), ma il vero problema riguarda le tempistiche: l'evoluzione tecnologico-industriale è talmente rapida che il percorso di consolidamento europeo rischia di non essere adeguato. "Dobbiamo creare in Europa una capacità industriale in grado di confrontarsi alla pari e di vincere sui mercati internazionali", ha detto Soccodato, aprendo anche alla possibilità di presentare candidature congiunte con i partner statunitensi "sulla base di un rapporto equilibrato e bilanciato". L'Italia, da parte sua, deve svolgere un ruolo forte "come paese e come industria" a livello europeo, e in questo ambito può aiutare la recente nomina del capo di Stato maggiore della Difesa, Claudio Graziano, a presidente del Comitato militare dell'Ue. "Dobbiamo rafforzarci qui in casa nostra per portare le nostre competenze in Europa", ha aggiunto il dirigente di Leonardo. Da questo punto di vista è importante "mettere in campo risorse adeguate" a partire dal settore, spesso dimenticato, della ricerca e sviluppo, ha detto Guido Crosetto, presidente della Federazione Aziende italiane per l'aerospazio, la difesa e la sicurezza (Aiad), ha detto ad "Agenzia Nova" che sulla difesa comune europea il discorso è in evoluzione, "il dialogo  aperto ma ogni giorno assistiamo a uno scontro tra nazioni perchè alcune, Francia e Germania, hanno un obiettivo preciso mentre le altre arrancano. Il nostro tentativo  quello di ritagliare uno spazio all'industria italiana, di riuscire a delineare una presenza significativa del nostro paese". Crosetto, quindi, ha aggiunto: "Si tratta di una battaglia molto difficile. Ce la facciamo - ha rimarcato - solo se tutti insieme ci coordiniamo come sistema paese, facendo alleanze col resto dei paesi d'Europa per non venire spazzati via". Sul fronte della cooperazione Nato-Ue, infine, il numero uno dell'Aiad l'ha definita "necessaria": "Nessuno può pensare che con la crescita dell'Europa si smantelli la Nato. Ci deve essere, invece, una crescita contestuale e un'integrazione. Non penso, infatti - ha concluso - che nè all'Italia nè all'Ue convenga intraprendere un percorso di distacco. Andrea Manciulli, presidente della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare Nato. Rispondendo ad una domanda sulla necessità di una stretta cooperazione tra Alleanza atlantica e Unione Europea, Manciulli ha osservato: "Il tempo ci costringerà a farla. Prima di essere costretti da contingenze, poi, è sempre meglio agire sulla base di una nostra precisa volontà". Il deputato ha aggiunto: "d'altronde è evidente che nessun paese europeo, per conto suo, possa fronteggiare le sfide che abbiamo di fronte. Come è altrettanto evidente un altro tema e cioè il rilancio dello spirito dell'Occidente". Per Nicola Latorre, presidente della commissione Difesa di palazzo Madama, il ruolo dell'Italia è innanzitutto "quello di saper coniugare l'interesse nazionale con la dimensione sovranazionale" entro cui si colloca il progetto di cooperazione Nato-Ue. "Questa è la grande sfida in un momento in cui il multilateralismo è esposto a una difficile prosecuzione". Latorre non ne fa un problema di risorse, un fronte che non vede l'Italia molto competitiva rispetto ad altri paesi Ue. Sulla cooperazione Nato-Ue, invece, il presidente della commissione Difesa del Senato ha affermato: "Ci sono tutte le condizioni perché questo rapporto possa svilupparsi con il supporto reciproco di entrambi i protagonisti. E' un processo che si è avviato e che, naturalmente, implica una più concreta e determinata iniziativa verso la costruzione di un sistema europeo di difesa". Prima di aggiungere: "Le prime mosse, con la strategia globale e con la definizione dell'accordo Pesco, che sarà confermato l'11 dicembre dal Consiglio europeo, sono importanti passi in avanti a cui bisogna aggiungere, per, una più netta e chiara definizione di una comune strategia. Alli, presidente dell'Assemblea parlamentare della Nato: “il progetto del sistema di difesa integrato comune a livello europeo è "la via maestra per arrivare all'Europa politica". "La condivisione delle spese richiede da parte dei paesi europei, non solo Nato, di spendere di più ma anche di spendere meglio. L'idea di difesa comune europea può dare un contributo. Fu una grande intuizione, purtroppo non realizzata, di Alcide De Gasperi, e può essere la via maestra per arrivare all'Europa politica. Siamo ancora lontani da questo, ma siamo avviati sulla strada giusta", ha detto ancora Alli. "L'Ue  attesa da sfide interne importanti, come l'unione politica e la sfida migratoria, ma anche sul fronte esterno nel confronto con i grandi blocchi: la Cina, l'India, il radicale mutamento della politica estera degli Usa. In un contesto così complesso il tema della sicurezza assume un'importanza primaria anche nella percezione dei cittadini", ha spiegato Alli. Difesa e sicurezza sono due capitoli decisivi della nostra agenda, "beni comuni primari. E da questa consapevolezza dovrebbero scaturire risorse e politiche conseguenti. Bisogna rompere il cortocircuito che tiene separato il piano della sicurezza, e quindi della pace, e quello delle spese militari che restano un argomento difficile da sostenere, tanto più in campagna elettorale. E tuttavia questa è la prima scommessa da fare". Questo, invece, è quanto ha detto Francesco Saverio Garofani, presidente della commissione Difesa della Camera. Garofani ha rimarcato anche la necessità di ricalibrare il rapporto "tra industria della difesa e Forze armate": "Questo rapporto - evidenzia il deputato Pd – è stato squilibrato, più funzionale a ciò che serviva alla prima rispetto a quanto occorreva alle seconde. Bisogna riequilibrare tale rapporto, considerando che l'industria di settore italiana è importante per il fatturato e per gli investimenti in ricerca ma questo è solo una parte del ragionamento". Il numero uno della commissione Difesa a Montecitorio, nel corso della sua analisi, sottolinea pure come la questione della difesa europea sia diventata "spesso un mantra, anche nella discussione politica, non privo di ambiguità. Talvolta si affronta questa tema come una via di fuga, un'alternativa all'assunzione di responsabilità, un tentativo di delegare ad altri ciò che non possiamo fare. Credo - afferma - che non siamo riusciti, nonostante il periodo che stiamo vivendo, a far comprendere all'opinione pubblica che produrre sicurezza sia una priorità". Per Fabrizio Cicchitto, presidente della commissione Esteri della Camera, il retroterra su cui hanno fatto affidamento sia la Nato che l'Unione europea è "il ruolo di mediazione e stabilizzazione del mondo svolto dagli Stati uniti, che è in crisi oggi. E questo potrebbe, uso il periodo ipotetico, determinare un ruolo dell'Europa". Cicchitto, quindi, nella sua analisi ha fatto un quadro delle realtà esterne, a partire dalla Cina col suo "imperialismo economico ma anche politico", passando per la Russia e l'Iran e si sofferma sugli errori degli Stati uniti da Bush junior a Obama, rispettivamente in Iraq e Siria. Errori di sistema che, secondo il deputato di Alternativa Popolare, non avevano fatto venir meno "la dimensione multipolare degli Stati Uniti. Oggi, con Trump la crisi riguarda anche questa dimensione. Trump sta facendo con Israele un gioco politico tragico, mettendo in discussione un punto d'equilibrio  “Gerusalemme stessa". Per il presidente della commissione Esteri della Camera, quindi, "in una situazione di profonda crisi di comportamento americana, oggi l'Europa punta a coprire in parte questi squilibri, con una dimensione che dovrebbe riguardare la difesa". Il nodo, secondo Cicchitto, però, è se davvero la Nato, sia rispetto all'Europa del nord e sia rispetto al Mediterraneo, sarà in grado di ristabilire i fili, i collegamenti dell'establishment americano, "non stiamo ragionando in termini di aggiustamenti". Ecco perchè per il presidente della commissione Esteri, è necessario andare al fondo di tali questioni, "i rapporti tra Nato e Unione europea si devono misurare con il quadro di oggi.   Read the full article
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purpleavenuecupcake · 6 years
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Difesa, Italia sempre più protagonista della cooperazione Nato-Ue, il parere degli addetti al settore della politica, della Difesa e dell'Industria
L'Italia ha giocato un ruolo cruciale per il rilancio dell'Europa della Difesa e svolge una parte altrettanto importante nella cooperazione Nato-Ue attraverso, il cosiddetto "hub meridionale" dell'Alleanza inaugurato a Napoli. La sfida, adesso, è rappresentata dalle opportunità offerte all'industria dal Fondo europeo per la difesa e dall'aumento delle spese militari per avvicinarsi alla soglia del 2% del prodotto interno lordo. E' quanto emerge dal convegno promosso dalla delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della Nato (Apce) e dall'Istituto affari internazionali (Iai) nella sala capitolare al Chiostro del convento di Santa Maria sopra Minerva a Roma. Evento più che mai attuale e che si è svolto in contemporanea con la riunione dei ministri degli Esteri della Nato a Bruxelles. Sulla difesa comune europea, dopo la firma della Cooperazione strutturata permanente (Pesco), "ci sono passi in avanti importanti. Si tratta di diversi tavoli di lavoro perchè, oltre alla Pesco, ci sono progetti industriali e progetti che riguardano anche capacità operative. Il parere degli esperti del mondo politico, militare ed industriale Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti. “L’attenzione, per quanto riguarda la cooperazione sulla difesa, adesso, è rivolta al Consiglio europeo di dicembre con i capi di governo: "In quella sede - ha spiegato Pinotti - verrà formalizzata la decisione e, credo, rilanciata per il futuro". Nel suo intervento al convegno, il ministro ha chiamato in causa il generale Claudio Graziano, capo di stato maggiore della Difesa, recentemente nominato a presidente Comitato militare dell'Unione Europea. “Il fatto che il generale Graziano sia stato scelto con ampissimo consenso, non usuale in una votazione di questo tipo, in Europa è molto significativo. Credo che questo diventerà un punto di riferimento fondamentale”. Il Capo di Stato Maggiore della Difesa Gen. Claudio Graziano, da parte sua, ha sottolineato che è necessario "superare gli egoismi nazionali" per creare una "capacità di comando e controllo europeo" che possa operare, per quanto possibile, "in sinergia con la Nato". In questo contesto, il progetto di "hub per il Mediterraneo" rappresenta un "elemento pratico di grande importanza" per riunire le iniziative europee e della Nato "sotto un unico ombrello", guadagnando in termini "economici e di efficacia", ha detto il generale. "Stiamo assistendo a una difficoltà  sia interna che esterna di impiego della Nato in determinate aree", ha detto ancora il capo di stato maggiore della Difesa, ricordando come ad esempio la missione in Iraq sia guidata da una "coalizione di volenterosi" e non dall'Alleanza atlantica. In questo contesto  essenziale, ha aggiunto Graziano, "il capacity building" inteso come "preparazione delle forze operative" per stabilizzare paesi in crisi come Tunisia e Libia. Ma il processo di generazione delle forze Nato "richiede tempi di pianificazione e di sviluppo prolungati", mentre il meccanismo europeo  in grado di muoversi "con maggiore rapidità", ha aggiunto Graziano. Un altro tema posto dal capo di stato maggiore della Difesa - ma non solo -  l'uscita della Regno Unito dall'Ue. La Brexit, "apre nuovi interrogativi" per esempio per quanto riguarda la guida della missione europea in Bosnia (Althea) sotto guida Nato. "Questo porterà a lunghe negoziazioni, ma non è così assodato che il Regno Unito sarà fuori dalle operazioni europee e che non ci sarà accordo", ha concluso. Generale di Squadra Aerea Carlo Magrassi, segretario generale della Difesa:”l'Italia deve "fare sistema" di fronte alla sfide e alle opportunità del progetto di difesa comune europea e dell'avvicinamento fra Alleanza atlantica e Unione europea, altrimenti rischia di diventare "terra di conquista" di paesi stranieri. La frammentazione non ci aiuta. Il libro bianco della Difesa è il tentativo di deframmentare e creare efficienza, un documento che manterrà la sua attualità per lungo tempo", ha detto. "Leonardo ha bisogno di un grande progetto federativo, ma è il paese che deve avviarlo. Non è vero che non abbiamo risorse. Bisogna cambiare mentalità. Dobbiamo assumere un atteggiamento sul modello della Commissione europea, che investe 1 e ha come ritorno 10", ha detto Magrassi. "Dobbiamo dare alle nostre industrie oggi progetti importanti, altrimenti gli altri paesi ci vedranno come terra di conquista", ha detto ancora il segretario generale Il segretario generale del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Elisabetta Belloni, ha evidenziato che l'Italia ha lavorato molto per favorire una "svolta della Nato verso sud" e per adottare un approccio "pragmatico" al tema della difesa comune europea. Sono stati fatti "alcuni passi in avanti", ha detto Belloni, rispetto alle nuove sfide non convenzionali e asimmetriche che provengono soprattutto dal Mediterraneo. Tuttavia, ha aggiunto il segretario generale, permangono ancora resistenze su questo tema. "L'Ue deve guardare più a sud lungo la direttrice Mediterraneo-Africa:  qui che si gioca il suo futuro e la sua sicurezza", ha detto Belloni, sottolineando come il vertice tra Unione africana e Unione europea tenuto ad Abidjan, in Costa d'Avorio, abbia "messo bene in luce la posta in gioco. Secondo Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri, la distinzione di ruoli tra industria e Forze armate è stata a svantaggio di queste ultime. "Siamo tutti convinti di aver speso bene le risorse in questi anni? Di aver fatto le scelte giuste. Se fossero state fatte alcune scelte strategiche noi a quest'ora avremmo messo in sicurezza l'Europa", ha detto Bono, invitando a riflettere sul "futuro": "La difesa comune - ha sottolineato - comporterà per l'Europa delle scelte da fare", in primis se essere una potenza globale, interventista o una potenza con funzioni da deterrente. Secondo l'ad di Fincantieri, infatti, serve affrontare questo tema: "Non ne discutiamo e poi ce la prendiamo con il paese che non capisce. La legge navale -  l'esempio che fa Bono - l'abbiamo fatta passare con il consenso di tutti i partiti politici perchè abbiamo spiegato che serviva al paese". L'amministratore delegato di Fincantieri ha rimarcato, quindi, la necessità di un salto di qualità culturale. Non senza sottolineare come "l'Italia abbia abdicato ad avere un'industria della difesa autonoma". Proprio rispetto al paese, Bono si è interrogato su quale ruolo avrà. Dopo aver spiegato come "nel mondo i programmi più importanti sono solo quelli navali, programmi di miliardi e miliardi di euro, e non dei 4 miliardi della legge navale, ma al tempo stesso nel mondo c'è il boom delle navi crociera (navi da carico invece sono ferme)", insiste anche su prospettive e priorità industriali: "L'industria fa prodotti. Noi vogliamo risorse per poterli fare perchè la sperimentazione va fatta sui prodotti. Giovanni Soccodato, responsabile strategie, fusioni e acquisizioni di Leonardo, ha accolto con favore il fatto che "finalmente" è  stato avviato un percorso di Cooperazione strutturata permanente a livello europeo (Pesco), ma il vero problema riguarda le tempistiche: l'evoluzione tecnologico-industriale è talmente rapida che il percorso di consolidamento europeo rischia di non essere adeguato. "Dobbiamo creare in Europa una capacità industriale in grado di confrontarsi alla pari e di vincere sui mercati internazionali", ha detto Soccodato, aprendo anche alla possibilità di presentare candidature congiunte con i partner statunitensi "sulla base di un rapporto equilibrato e bilanciato". L'Italia, da parte sua, deve svolgere un ruolo forte "come paese e come industria" a livello europeo, e in questo ambito può aiutare la recente nomina del capo di Stato maggiore della Difesa, Claudio Graziano, a presidente del Comitato militare dell'Ue. "Dobbiamo rafforzarci qui in casa nostra per portare le nostre competenze in Europa", ha aggiunto il dirigente di Leonardo. Da questo punto di vista è importante "mettere in campo risorse adeguate" a partire dal settore, spesso dimenticato, della ricerca e sviluppo, ha detto Guido Crosetto, presidente della Federazione Aziende italiane per l'aerospazio, la difesa e la sicurezza (Aiad). Sulla difesa comune europea il discorso è in evoluzione, "il dialogo e’ aperto ma ogni giorno assistiamo a uno scontro tra nazioni perchè alcune, Francia e Germania, hanno un obiettivo preciso mentre le altre arrancano. Il nostro tentativo  e’ quello di ritagliare uno spazio all'industria italiana, di riuscire a delineare una presenza significativa del nostro paese". Crosetto, quindi, ha aggiunto: "Si tratta di una battaglia molto difficile. Ce la facciamo - ha rimarcato - solo se tutti insieme ci coordiniamo come sistema paese, facendo alleanze col resto dei paesi d'Europa per non venire spazzati via". Sul fronte della cooperazione Nato-Ue, infine, il numero uno dell'Aiad l'ha definita "necessaria": "Nessuno può pensare che con la crescita dell'Europa si smantelli la Nato. Ci deve essere, invece, una crescita contestuale e un'integrazione. Non penso, infatti - ha concluso - che nè all'Italia nè all'Ue convenga intraprendere un percorso di distacco. Andrea Manciulli, presidente della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare Nato. Rispondendo ad una domanda sulla necessità di una stretta cooperazione tra Alleanza atlantica e Unione Europea, Manciulli ha osservato: "Il tempo ci costringerà a farla. Prima di essere costretti da contingenze, poi, è sempre meglio agire sulla base di una nostra precisa volontà". Il deputato ha aggiunto: "d'altronde è evidente che nessun paese europeo, per conto suo, possa fronteggiare le sfide che abbiamo di fronte. Come è altrettanto evidente un altro tema e cioè il rilancio dello spirito dell'Occidente". Per Nicola Latorre, presidente della commissione Difesa di palazzo Madama, il ruolo dell'Italia è innanzitutto "quello di saper coniugare l'interesse nazionale con la dimensione sovranazionale" entro cui si colloca il progetto di cooperazione Nato-Ue. "Questa è la grande sfida in un momento in cui il multilateralismo è esposto a una difficile prosecuzione". Latorre non ne fa un problema di risorse, un fronte che non vede l'Italia molto competitiva rispetto ad altri paesi Ue. Sulla cooperazione Nato-Ue, invece, il presidente della commissione Difesa del Senato ha affermato: "Ci sono tutte le condizioni perché questo rapporto possa svilupparsi con il supporto reciproco di entrambi i protagonisti. E' un processo che si è avviato e che, naturalmente, implica una più concreta e determinata iniziativa verso la costruzione di un sistema europeo di difesa". Prima di aggiungere: "Le prime mosse, con la strategia globale e con la definizione dell'accordo Pesco, che sarà confermato l'11 dicembre dal Consiglio europeo, sono importanti passi in avanti a cui bisogna aggiungere una più netta e chiara definizione di una comune strategia. Alli, presidente dell'Assemblea parlamentare della Nato: “il progetto del sistema di difesa integrato comune a livello europeo è "la via maestra per arrivare all'Europa politica". "La condivisione delle spese richiede da parte dei paesi europei, non solo Nato, di spendere di più ma anche di spendere meglio. L'idea di difesa comune europea può dare un contributo. Fu una grande intuizione, purtroppo non realizzata, di Alcide De Gasperi, e può essere la via maestra per arrivare all'Europa politica. Siamo ancora lontani da questo, ma siamo avviati sulla strada giusta", ha detto ancora Alli. "L'Ue  attesa da sfide interne importanti, come l'unione politica e la sfida migratoria, ma anche sul fronte esterno nel confronto con i grandi blocchi: la Cina, l'India, il radicale mutamento della politica estera degli Usa. In un contesto così complesso il tema della sicurezza assume un'importanza primaria anche nella percezione dei cittadini", ha spiegato Alli. Difesa e sicurezza sono due capitoli decisivi della nostra agenda, "beni comuni primari”. E da questa consapevolezza dovrebbero scaturire risorse e politiche conseguenti. Bisogna rompere il cortocircuito che tiene separato il piano della sicurezza, e quindi della pace, e quello delle spese militari che restano un argomento difficile da sostenere, tanto più in campagna elettorale. E tuttavia questa è la prima scommessa da fare". Questo, invece, è quanto ha detto Francesco Saverio Garofani, presidente della commissione Difesa della Camera. Garofani ha rimarcato anche la necessità di ricalibrare il rapporto "tra industria della difesa e Forze armate": "Questo rapporto - evidenzia il deputato Pd – è stato squilibrato, più funzionale a ciò che serviva alla prima rispetto a quanto occorreva alle seconde. Bisogna riequilibrare tale rapporto, considerando che l'industria di settore italiana è importante per il fatturato e per gli investimenti in ricerca ma questo è solo una parte del ragionamento". Il numero uno della commissione Difesa a Montecitorio, nel corso della sua analisi, sottolinea pure come la questione della difesa europea sia diventata "spesso un mantra, anche nella discussione politica, non privo di ambiguità. Talvolta si affronta questa tema come una via di fuga, un'alternativa all'assunzione di responsabilità, un tentativo di delegare ad altri ciò che non possiamo fare. Credo - afferma - che non siamo riusciti, nonostante il periodo che stiamo vivendo, a far comprendere all'opinione pubblica che produrre sicurezza sia una priorità". Per Fabrizio Cicchitto, presidente della commissione Esteri della Camera, il retroterra su cui hanno fatto affidamento sia la Nato che l'Unione europea è "il ruolo di mediazione e stabilizzazione del mondo svolto dagli Stati uniti, che è in crisi oggi. E questo potrebbe, uso il periodo ipotetico, determinare un ruolo dell'Europa". Cicchitto, quindi, nella sua analisi ha fatto un quadro delle realtà esterne, a partire dalla Cina col suo "imperialismo economico ma anche politico", passando per la Russia e l'Iran e si sofferma sugli errori degli Stati uniti da Bush junior a Obama, rispettivamente in Iraq e Siria. Errori di sistema che, secondo il deputato di Alternativa Popolare, non avevano fatto venir meno "la dimensione multipolare degli Stati Uniti. Oggi, con Trump la crisi riguarda anche questa dimensione. Trump sta facendo con Israele un gioco politico tragico, mettendo in discussione un punto d'equilibrio  “Gerusalemme stessa". Per il presidente della commissione Esteri della Camera, quindi, "in una situazione di profonda crisi di comportamento americana, oggi l'Europa punta a coprire in parte questi squilibri, con una dimensione che dovrebbe riguardare la difesa". Il nodo, secondo Cicchitto, però, è se davvero la Nato, sia rispetto all'Europa del nord e sia rispetto al Mediterraneo, sarà in grado di ristabilire i fili, i collegamenti dell'establishment americano, "non stiamo ragionando in termini di aggiustamenti". Ecco perchè per il presidente della commissione Esteri,  afferma che  e’ necessario andare al fondo di tali questioni, "i rapporti tra Nato e Unione europea si devono misurare con il quadro geopolitico di oggi. fonte: Nova Read the full article
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Difesa, Italia sempre più protagonista della cooperazione Nato-Ue, il parere degli addetti al settore della politica, della Difesa e dell'Industria
Secondo quanto riportato da Nova l'Italia ha giocato un ruolo cruciale per il rilancio dell'Europa della Difesa e svolge una parte altrettanto importante nella cooperazione Nato-Ue attraverso, il cosiddetto "hub meridionale" dell'Alleanza inaugurato a Napoli: la vera sfida, adesso, è rappresentata dalle opportunità offerte all'industria dal Fondo europeo per la difesa e dall'aumento delle spese militari per avvicinarsi alla soglia del 2% del prodotto interno lordo.E' quanto emerge dal convegno promosso dalla delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della Nato (Apce) e dall'Istituto affari internazionali (Iai) nella sala capitolare al Chiostro del convento di Santa Maria sopra Minerva a Roma. Evento più che mai attuale e che si è svolto in contemporanea con la riunione dei ministri degli Esteri della Nato a Bruxelles. Sulla difesa comune europea, dopo la firma della Cooperazione strutturata permanente (Pesco), "ci sono passi in avanti importanti. Si tratta di diversi tavoli di lavoro perchè, oltre alla Pesco, ci sono progetti industriali e progetti che riguardano anche capacità operative.  Il parere degli esperti e addetti ai lavori  Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti. “L’attenzione, per quanto riguarda la cooperazione sulla difesa, adesso, è rivolta al Consiglio europeo di dicembre con i capi di governo: "In quella sede - ha spiegato Pinotti - verrà formalizzata la decisione e, credo, rilanciata per il futuro". Nel suo intervento al convegno, il ministro ha chiamato in causa il generale Claudio Graziano, capo di stato maggiore della Difesa, recentemente nominato a presidente Comitato militare dell'Unione Europea. “Il fatto che il generale Graziano sia stato scelto con ampissimo consenso, non usuale in una votazione di questo tipo, in Europa è molto significativo. Credo che questo diventerà un punto di riferimento fondamentale”.   Il Capo di Stato Maggiore della Difesa Gen. Claudio Graziano, da parte sua, ha sottolineato che è necessario "superare gli egoismi nazionali" per creare una "capacità di comando e controllo europeo" che possa operare, per quanto possibile, "in sinergia con la Nato". In questo contesto, il progetto di "hub per il Mediterraneo" rappresenta un "elemento pratico di grande importanza" per riunire le iniziative europee e della Nato "sotto un unico ombrello", guadagnando in termini "economici e di efficacia", ha detto il generale. "Stiamo assistendo a una difficoltà  sia interna che esterna di impiego della Nato in determinate aree", ha detto ancora il capo di stato maggiore della Difesa, ricordando come ad esempio la missione in Iraq sia guidata da una "coalizione di volenterosi" e non dall'Alleanza atlantica. In questo contesto  essenziale, ha aggiunto Graziano, "il capacity building" inteso come "preparazione delle forze operative" per stabilizzare paesi in crisi come Tunisia e Libia. Ma il processo di generazione delle forze Nato "richiede tempi di pianificazione e di sviluppo prolungati", mentre il meccanismo europeo  in grado di muoversi "con maggiore rapidità", ha aggiunto Graziano. Un altro tema posto dal capo di stato maggiore della Difesa - ma non solo -  l'uscita della Regno Unito dall'Ue. La Brexit, "apre nuovi interrogativi" per esempio per quanto riguarda la guida della missione europea in Bosnia (Althea) sotto guida Nato. "Questo porterà a lunghe negoziazioni, ma non è così assodato che il Regno Unito sarà fuori dalle operazioni europee e che non ci sarà accordo", ha concluso. Generale di Squadra Aerea Carlo Magrassi, segretario generale della Difesa:”l'Italia deve "fare sistema" di fronte alla sfide e alle opportunità del progetto di difesa comune europea e dell'avvicinamento fra Alleanza atlantica e Unione europea, altrimenti rischia di diventare "terra di conquista" di paesi stranieri. La frammentazione non ci aiuta. Il libro bianco della Difesa è il tentativo di deframmentare e creare efficienza, un documento che manterrà la sua attualità per lungo tempo", ha detto. "Leonardo ha bisogno di un grande progetto federativo, ma è il paese che deve avviarlo. Non è vero che non abbiamo risorse. Bisogna cambiare mentalità. Dobbiamo assumere un atteggiamento sul modello della Commissione europea, che investe 1 e ha come ritorno 10", ha detto Magrassi. "Dobbiamo dare alle nostre industrie oggi progetti importanti, altrimenti gli altri paesi ci vedranno come terra di conquista", ha detto ancora il segretario generale Il segretario generale del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Elisabetta Belloni, ha evidenziato che l'Italia ha lavorato molto per favorire una "svolta della Nato verso sud" e per adottare un approccio "pragmatico" al tema della difesa comune europea. Sono stati fatti "alcuni passi in avanti", ha detto Belloni, rispetto alle nuove sfide non convenzionali e asimmetriche che provengono soprattutto dal Mediterraneo. Tuttavia, ha aggiunto il segretario generale, permangono ancora resistenze su questo tema. "L'Ue deve guardare più a sud lungo la direttrice Mediterraneo-Africa:  qui che si gioca il suo futuro e la sua sicurezza", ha detto Belloni, sottolineando come il vertice tra Unione africana e Unione europea tenuto ad Abidjan, in Costa d'Avorio, abbia "messo bene in luce la posta in gioco nel rapporto tra il Vecchio Ampio spazio stato dedicato, ovviamente, al comparto dell'industria della difesa. Secondo Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri, la distinzione di ruoli tra industria e Forze armate è stata a svantaggio di queste ultime. "Siamo tutti convinti di aver speso bene le risorse in questi anni? Di aver fatto le scelte giuste. Se fossero state fatte alcune scelte strategiche noi a quest'ora avremmo messo in sicurezza l'Europa", ha detto Bono, invitando a riflettere sul "futuro": "La difesa comune - ha sottolineato - comporterà per l'Europa delle scelte da fare", in primis se essere una potenza globale, interventista o una potenza con funzioni da deterrente. Secondo l'ad di Fincantieri, infatti, serve affrontare questo tema: "Non ne discutiamo e poi ce la prendiamo con il paese che non capisce. La legge navale -  l'esempio che fa Bono - l'abbiamo fatta passare con il consenso di tutti i partiti politici perchè abbiamo spiegato che serviva al paese". L'amministratore delegato di Fincantieri ha rimarcato, quindi, la necessità di un salto di qualità culturale. Non senza sottolineare come "l'Italia abbia abdicato ad avere un'industria della difesa autonoma". Proprio rispetto al paese, Bono si  interrogato su quale ruolo avrà. Dopo aver spiegato come "nel mondo i programmi più importanti sono solo quelli navali, programmi di miliardi e miliardi di euro, e non dei 4 miliardi della legge navale, ma al tempo stesso nel mondo c'è il boom delle navi crociera (navi da carico invece sono ferme)", insiste anche su prospettive e priorità industriali: "L'industria fa prodotti. Noi vogliamo risorse per poterli fare perchè la sperimentazione va fatta sui prodotti. Giovanni Soccodato, responsabile strategie, fusioni e acquisizioni di Leonardo, ha accolto con favore il fatto che "finalmente" è  stato avviato un percorso di Cooperazione strutturata permanente a livello europeo (Pesco), ma il vero problema riguarda le tempistiche: l'evoluzione tecnologico-industriale è talmente rapida che il percorso di consolidamento europeo rischia di non essere adeguato. "Dobbiamo creare in Europa una capacità industriale in grado di confrontarsi alla pari e di vincere sui mercati internazionali", ha detto Soccodato, aprendo anche alla possibilità di presentare candidature congiunte con i partner statunitensi "sulla base di un rapporto equilibrato e bilanciato". L'Italia, da parte sua, deve svolgere un ruolo forte "come paese e come industria" a livello europeo, e in questo ambito può aiutare la recente nomina del capo di Stato maggiore della Difesa, Claudio Graziano, a presidente del Comitato militare dell'Ue. "Dobbiamo rafforzarci qui in casa nostra per portare le nostre competenze in Europa", ha aggiunto il dirigente di Leonardo. Da questo punto di vista è importante "mettere in campo risorse adeguate" a partire dal settore, spesso dimenticato, della ricerca e sviluppo, ha detto Guido Crosetto, presidente della Federazione Aziende italiane per l'aerospazio, la difesa e la sicurezza (Aiad), ha detto ad "Agenzia Nova" che sulla difesa comune europea il discorso è in evoluzione, "il dialogo  aperto ma ogni giorno assistiamo a uno scontro tra nazioni perchè alcune, Francia e Germania, hanno un obiettivo preciso mentre le altre arrancano. Il nostro tentativo  quello di ritagliare uno spazio all'industria italiana, di riuscire a delineare una presenza significativa del nostro paese". Crosetto, quindi, ha aggiunto: "Si tratta di una battaglia molto difficile. Ce la facciamo - ha rimarcato - solo se tutti insieme ci coordiniamo come sistema paese, facendo alleanze col resto dei paesi d'Europa per non venire spazzati via". Sul fronte della cooperazione Nato-Ue, infine, il numero uno dell'Aiad l'ha definita "necessaria": "Nessuno può pensare che con la crescita dell'Europa si smantelli la Nato. Ci deve essere, invece, una crescita contestuale e un'integrazione. Non penso, infatti - ha concluso - che nè all'Italia nè all'Ue convenga intraprendere un percorso di distacco. Andrea Manciulli, presidente della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare Nato. Rispondendo ad una domanda sulla necessità di una stretta cooperazione tra Alleanza atlantica e Unione Europea, Manciulli ha osservato: "Il tempo ci costringerà a farla. Prima di essere costretti da contingenze, poi, è sempre meglio agire sulla base di una nostra precisa volontà". Il deputato ha aggiunto: "d'altronde è evidente che nessun paese europeo, per conto suo, possa fronteggiare le sfide che abbiamo di fronte. Come è altrettanto evidente un altro tema e cioè il rilancio dello spirito dell'Occidente". Per Nicola Latorre, presidente della commissione Difesa di palazzo Madama, il ruolo dell'Italia è innanzitutto "quello di saper coniugare l'interesse nazionale con la dimensione sovranazionale" entro cui si colloca il progetto di cooperazione Nato-Ue. "Questa è la grande sfida in un momento in cui il multilateralismo è esposto a una difficile prosecuzione". Latorre non ne fa un problema di risorse, un fronte che non vede l'Italia molto competitiva rispetto ad altri paesi Ue. Sulla cooperazione Nato-Ue, invece, il presidente della commissione Difesa del Senato ha affermato: "Ci sono tutte le condizioni perché questo rapporto possa svilupparsi con il supporto reciproco di entrambi i protagonisti. E' un processo che si è avviato e che, naturalmente, implica una più concreta e determinata iniziativa verso la costruzione di un sistema europeo di difesa". Prima di aggiungere: "Le prime mosse, con la strategia globale e con la definizione dell'accordo Pesco, che sarà confermato l'11 dicembre dal Consiglio europeo, sono importanti passi in avanti a cui bisogna aggiungere, per, una più netta e chiara definizione di una comune strategia. Alli, presidente dell'Assemblea parlamentare della Nato: “il progetto del sistema di difesa integrato comune a livello europeo è "la via maestra per arrivare all'Europa politica". "La condivisione delle spese richiede da parte dei paesi europei, non solo Nato, di spendere di più ma anche di spendere meglio. L'idea di difesa comune europea può dare un contributo. Fu una grande intuizione, purtroppo non realizzata, di Alcide De Gasperi, e può essere la via maestra per arrivare all'Europa politica. Siamo ancora lontani da questo, ma siamo avviati sulla strada giusta", ha detto ancora Alli. "L'Ue  attesa da sfide interne importanti, come l'unione politica e la sfida migratoria, ma anche sul fronte esterno nel confronto con i grandi blocchi: la Cina, l'India, il radicale mutamento della politica estera degli Usa. In un contesto così complesso il tema della sicurezza assume un'importanza primaria anche nella percezione dei cittadini", ha spiegato Alli. Difesa e sicurezza sono due capitoli decisivi della nostra agenda, "beni comuni primari. E da questa consapevolezza dovrebbero scaturire risorse e politiche conseguenti. Bisogna rompere il cortocircuito che tiene separato il piano della sicurezza, e quindi della pace, e quello delle spese militari che restano un argomento difficile da sostenere, tanto più in campagna elettorale. E tuttavia questa è la prima scommessa da fare". Questo, invece, è quanto ha detto Francesco Saverio Garofani, presidente della commissione Difesa della Camera. Garofani ha rimarcato anche la necessità di ricalibrare il rapporto "tra industria della difesa e Forze armate": "Questo rapporto - evidenzia il deputato Pd – è stato squilibrato, più funzionale a ciò che serviva alla prima rispetto a quanto occorreva alle seconde. Bisogna riequilibrare tale rapporto, considerando che l'industria di settore italiana è importante per il fatturato e per gli investimenti in ricerca ma questo è solo una parte del ragionamento". Il numero uno della commissione Difesa a Montecitorio, nel corso della sua analisi, sottolinea pure come la questione della difesa europea sia diventata "spesso un mantra, anche nella discussione politica, non privo di ambiguità. Talvolta si affronta questa tema come una via di fuga, un'alternativa all'assunzione di responsabilità, un tentativo di delegare ad altri ciò che non possiamo fare. Credo - afferma - che non siamo riusciti, nonostante il periodo che stiamo vivendo, a far comprendere all'opinione pubblica che produrre sicurezza sia una priorità". Per Fabrizio Cicchitto, presidente della commissione Esteri della Camera, il retroterra su cui hanno fatto affidamento sia la Nato che l'Unione europea è "il ruolo di mediazione e stabilizzazione del mondo svolto dagli Stati uniti, che è in crisi oggi. E questo potrebbe, uso il periodo ipotetico, determinare un ruolo dell'Europa". Cicchitto, quindi, nella sua analisi ha fatto un quadro delle realtà esterne, a partire dalla Cina col suo "imperialismo economico ma anche politico", passando per la Russia e l'Iran e si sofferma sugli errori degli Stati uniti da Bush junior a Obama, rispettivamente in Iraq e Siria. Errori di sistema che, secondo il deputato di Alternativa Popolare, non avevano fatto venir meno "la dimensione multipolare degli Stati Uniti. Oggi, con Trump la crisi riguarda anche questa dimensione. Trump sta facendo con Israele un gioco politico tragico, mettendo in discussione un punto d'equilibrio  “Gerusalemme stessa". Per il presidente della commissione Esteri della Camera, quindi, "in una situazione di profonda crisi di comportamento americana, oggi l'Europa punta a coprire in parte questi squilibri, con una dimensione che dovrebbe riguardare la difesa". Il nodo, secondo Cicchitto, però, è se davvero la Nato, sia rispetto all'Europa del nord e sia rispetto al Mediterraneo, sarà in grado di ristabilire i fili, i collegamenti dell'establishment americano, "non stiamo ragionando in termini di aggiustamenti". Ecco perchè per il presidente della commissione Esteri, è necessario andare al fondo di tali questioni, "i rapporti tra Nato e Unione europea si devono misurare con il quadro di oggi.   Read the full article
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