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#de-carbonizzazione
lamilanomagazine · 2 years
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In occasione della missione in Africa subsahariana, Mattarella affronta il tema del cambiamento climatico: «Non avremo un secondo tempo»
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In occasione della missione in Africa subsahariana, Mattarella affronta il tema del cambiamento climatico: «Non avremo un secondo tempo». In occasione della quinta missione nell’Africa subsahariana il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affrontato l’attuale tema del cambiamento climatico. Il contrasto al cambiamento climatico. Secondo modi e tempi dettati dalla comunità scientifica “costituisce un obbligo ineludibile, che riguarda tutti”. « Buongiorno a tutti in questa splendida giornata di pioggia», così esordisce il Presidente della Repubblica durante il suo intervento nell’Università di nairobi. « Non si può fuggire dalla realtà. La riduzione delle emissioni nei tempi e nelle modalità indicate dalla comunità scientifica costituisce un obbligo ineludibile che riguarda tutti. Non ci si può cullare dell’illusione di perseguire prima obiettivi di sviluppo economico per poi affrontare, in un secondo momento le problematiche ambientali. Non avremo un secondo tempo», dice. « Il cambiamento climatico provoca conseguenze nefaste. Si registra ormai da tempo una drammatica diminuzione della biodiversità, in gran parte legata all’abbattimento delle foreste pluviali equatoriali, con la scomparsa di decine di migliaia di specie viventi ogni anno, una irreparabile perdita di varietà genetica, ecosistemi e habitat. Con importanti conseguenze sulla dislocazione della specie umana su un pianeta che vede diminuire progressivamente le aree di insediamento». Continua: «Si tratti dell’innalzamento delle acque nei mari -che pone a gravissimo rischio la sopravvivenza di numerose isole e delle popolazioni che le abitano- si tratti dell’allargamento progressivo dei fenomeni di desertificazione, si tratti di abbandono di aree marginali. Il fenomeno dei profughi “climatici”, oltre che di quelli dei conflitti, è drammaticamente davanti a tutti noi». Nono stante l’appello sia rivolto a tutto il mondo, il Capo dello Stato si sofferma sulla collaborazione tra Europa e Africa. Un partenariato dove l’Africa può assumere il ruolo guida grazie alla produzione di energia pulita e alla strategia dell’Unione Africana sul Clima chiara e delineata. « L’Africa detiene chiavi essenziali per il successo delle strategie di de-carbonizzazione del Pianeta. La produzione di energia pulita e la sua efficace distribuzione sono fondamentali per lo sviluppo dell’Africa, come indicato nella strategia dell’Unione Africana sul clima. La transizione energetica con la sua enfasi sulle energie rinnovabili e sull’economia circolare, apre nuovi e promettenti orizzonti di collaborazione per i nostri continenti» Il nostro Paese, inoltre, ha istituito recentemente il Fondo per il Clima, come proposta centrale di un Piano più ampi di interventi contro il cambiamento climatico dove, al suo interno, sono presenti progetti legati all’energia pulita e all’agricoltura sostenibile.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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overthedoors · 7 years
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Ricette anti-Co2: acqua, vento e sole non bastano
Ricette anti-Co2: acqua, vento e sole non bastano
Uno studio spiega come si potrebbe arrivare nel 2050 a un sistema energetico mondiale basato solo su acqua, vento e sole. È uno scenario estremo, forse tecnicamente irrealizzabile. Soprattutto, non considera gli enormi costi di una simile soluzione. Solo vento, acqua e sole Mentre l’Italia lottava strenuamente contro il caldo agostano, la rivista Joule pubblicava un lavoro dal titolo “100% Clean…
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pettirosso1959 · 3 years
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La cosa impressionante, dei prezzi del gas, è che l'impennata non era stata preventivata. Si è, tranquillamente, negli anni precedenti, ignorata la legge della domanda e dell'offerta. Non solo, la si è, altrettanto tranquillamente, violentata. Ci si e' mossi solo guardando "ideologicamente" alle emissioni di CO2 da scoraggiare. Scoraggiando il gas. La discussione pubblica, anche in Italia, è stata su "come uscire rapidamente dal gas". E non solo con la petulante  richiesta di "più rinnovabili" , che poi non sostituiscono il gas ,  anzi ne hanno bisogno per funzionare.  Ma parlando di carbon tax, prezzi dell'Est, divieti di estrazione (in Italia). Tutte cose che, insieme alle restrizioni sull'offerta, in caso di ripresa della domanda fanno schizzare i prezzi. E ora, si ricorre all'emergenza: si implorano i produttori di gas a darcene di più, si implora la ripresa delle estrazioni (le famigerate trivelle ) si rimettono nel cassetto le ipotesi di nuove tasse sul carbonio, si sussidiano i consumatori che vedono schizzare la bolletta dell'energia. La crisi del gas, ma i politici tardano ad ammetterlo, per ignavia, conformismo  e cecità, è la crisi dell'idea hard di de-carbonizzazione: fatta più di velleitarismi ideologici che di reale capacità di governare una transizione energetica. Su un'altra velleità, quella di affidare il futuro dell'energia no carbon alle sole rinnovabili e di fare a meno del nucleare, per fortuna, si corre ai ripari: tutti i paesi industrializzati si danno programmi di potenziamento dell'energia nucleare. L'Europa si adegua e accoglie il nucleare nella tassonomia (insieme al gas). Come con le trivelle (che oggi rimpiangiamo) dovremo maledire il giorno in cui una politica sconsiderata ha deciso di chiudere, forzando un referendum che, in realtà, non chiedeva tanto, le nostre 4 centrali. E poi, con un altro referendum (che nessuno al mondo ha fatto), vent'anni dopo, di bloccare il rientro dell'Italia nell'energia nucleare in cui eravamo una potenza. Ora siamo nelle pene: dipendiamo in tutto dal gas, ma lo scoraggiamo; non abbiamo più il nucleare e assistiamo, con rimpianto, agli altri che lo riscoprono e lo sviluppano. E, infine, siamo costretti ad arginare i prezzi del gas con sussidi ai consumi che, fino a ieri, volevamo fieramente scoraggiare. In nome della lotta dura alla CO2.
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purpleavenuecupcake · 4 years
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Preziosa: "Con l’energia ad alto costo il Paese non potrà scrivere il suo futuro"
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Il generale Pasquale Preziosa, già Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, ha dettagliato, in un editoriale sulla Gazzetta del Mezzogiorno, un'analisi completa ed esaustiva sul problema energetico italiano nel contesto europeo alla luce della "dead line", indicata dal processo già avviato per il raggiungimento della neutralità climatica nel 2050. L’Europa, scrive Preziosa, ha già tracciato i binari sui quali muoversi nel futuro con alcune indicazioni strategiche che potranno trasformare l’Unione in un’economia moderna verde e digitale. Nel 2050 non dovranno esserci emissioni nette di gas a effetto serra e la crescita economica dovrà essere dissociata dall’uso delle risorse. La nuova economia dovrà essere di tipo circolare e pulita con riduzione degli inquinamenti e i progetti di tipo sostenibili. La neutralità climatica nel 2050 dovrà essere raggiunta con investimenti in tecnologie rispettose dell’ambiente, con forme di trasporto più pulite e sane, con la de carbonizzazione del settore energetico, agricoltura sostenibile e con una maggiore efficienza energetica degli edifici. Alla base della strategia europea e quindi italiana vi è il grande problema del cambiamento climatico le cui conseguenze potrebbero essere disastrose per l’umanità, al riguardo l’Eurotower ha dato vita ad una Divisione dedicata proprio al cambiamento climatico. Read the full article
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scienza-magia · 4 years
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Eni nel consorzio Eurofusion per l'energia da fusione nucleare
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Importante iniziativa italiana per la fusione nucleare. Mentre si discute di “energia verde” in modo troppo ideologico e fumoso, il settore di ricerca più importante e più promettente, quello della fusione nucleare, è, purtroppo, spesso relegato negli anfratti remoti della politica e della comunicazione. Ma, al riguardo, finalmente c’è una buona notizia dal fronte dello sviluppo tecnologico, scientifico e industriale in Italia. L’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e  lo sviluppo economico, e la Regione Lazio qualche settimana fa hanno firmato un protocollo d'intesa per la realizzazione in 7 anni dell'esperimento Dtt (Divertor Tokamak Test) presso il Centro Ricerche dell'Enea a Frascati. Si tratta di un mini reattore per affrontare alcuni aspetti del processo di fusione nucleare, quali la gestione di temperature molto elevate, il processo di confinamento e di indirizzo dell’energia prodotta con il ricorso di bobine magnetiche e i materiali da utilizzare. Sarà anche utile per addestrare i tecnici che lavoreranno nelle future centrali del nucleare pulito.
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Nelle tradizionali centrali nucleari si produce energia attraverso un processo che porta a un urto fra un neutrone e atomi dell’uranio che si rompono (fissione) rilasciando energia. Com’è noto ciò produce anche scorie radioattive finora difficilmente smaltibili. Il processo di fusione, invece, una volta risolte le sfide riguardanti la creazione di altissime temperature e il loro confinamento, userebbe atomi di deuterio e di trizio presenti anche nell’acqua marina, per un’energia inesauribile, quasi illimitata. Il processo sarebbe pulito poiché i prodotti della reazione sarebbero un neutrone e un gas nobile come l’elio. Si tratterebbe di replicare sulla terra in modo controllato quello che avviene nel sole.
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Il consorzio coinvolge anche il Governo, con il Ministero dello sviluppo economico, l’Eni e diverse università scientifiche italiane. Vi sono investimenti pubblici e privati per 600 milioni di euro, provenienti anche dalla Banca europea per gli investimenti (Bei), dal Fondo europeo per gli investimenti strategici (Feis) e dal Consorzio europeo Eurofusion, che coinvolge oltre 30 centri di ricerca in 26 paesi europei. La macchina sperimentale dovrebbe fornire soluzioni tecnologiche importanti relative alla fattibilità della produzione di energia dalla fusione nucleare. Parte così un polo scientifico-tecnologico tra i più avanzati al mondo che dovrebbe coinvolgere oltre 1.500 persone, 500 delle quali scienziati e tecnici, che non dovranno, quindi, lasciare l’Italia in cerca di lavoro. Sarebbero partecipi anche centri di ricerca, università e imprese private, attivi nei settori della superconduttività, della meccanica di precisione, dell’elettronica e in generale dell’alta tecnologia. Si stima che le ricadute del progetto sul Pil nazionale potrebbero essere pari a 2 miliardi di euro, stimolando positivamente anche la competitività del sistema industriale italiano. Il Dtt dovrebbe diventare un anello di collegamento tra i grandi progetti internazionali di fusione nucleare: l’Iter (International Thermonuclear Experimental Reactor), il reattore sperimentale sviluppato a Cadarache nel sud della Francia e il Demo (Demostration Power Plant), il prototipo di reattore nucleare a fusione, che dovrebbe essere pienamente operativo entro il 2050. L’Iter è un progetto comune di Europa, Usa, Russia, Cina, India, Giappone e Corea del Sud. Con il passaggio dall’Iter al Demo la fusione nucleare passerebbe dalla fase di ricerca e di sperimentazione a un programma industriale e tecnologico vero e proprio per la produzione di energia elettrica. Sono progetti che renderebbero fattibili i processi di de carbonizzazione dell’economia e la sostenibilità ambientale. E’ importante che l’Eni sia la prima compagnia oil&gas a livello internazionale a partecipare, con una quota pari al 25%, in un progetto per la fusione nucleare e per la produzione di energia assolutamente pulita. E’ un’iniziativa pionieristica che ci riporta ai tempi di Enrico Mattei, quando, sotto la sua direzione, l’Eni costruì la centrale nucleare di Latina negli anni 1957-62. All’epoca la più grande in Europa!
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L’Italia è molto impegnata nella realizzazione dell’Iter. Abbiamo già prodotto per il centro di ricerca di Cadarache il magnete superconduttore più grande e più tecnologico mai realizzato. E’ formato da bobine enormi (ognuna di un’altezza di 13 metri, di un’ampiezza di 9 e di un peso di circa 300 tonnellate) che servono per il confinamento del plasma incandescente dell’impianto che dovrebbe raggiungere la temperatura di ben 150 milioni di gradi centigradi. Potranno generare un campo magnetico circa un milione di volte più potente di quello della Terra.Si tratta di sviluppi scientifici e tecnologici che rappresentano delle vere e positive sfide epocali intorno alle quali costruire la cooperazione e il dialogo internazionale, in un momento in cui le economie di tutti i Paesi, dopo essere state messe in ginocchio dalla pandemia, chiedono di essere rilanciate e riformate. Read the full article
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sciscianonotizie · 5 years
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La transizione energetica all’insegna della de-carbonizzazione e della digitalizzazione, intervista a Paolo D’Ermo, Segretario Generale “World Energy Council Italia” http://dlvr.it/RPVhDp http://dlvr.it/RPVhDp
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Campagna elettorale senza ambiente (o quasi): cosa dicono i partiti sull’ecologia
Qualche anno fa Beppe Grillo diceva di puntare al 100% del parlamento. Non sappiamo se ce la farà ma chi volesse provarci potrebbe iniziare dall’ecologia: secondo un sondaggio recente di Eurobarometro, il 95% degli italiani pensa che proteggere l’ambiente sia importante. I problemi più sentiti sono inquinamento dell’aria e gestione dei rifiuti, poi i cambiamenti climatici.
Le maggiori preoccupazioni degli Italiani
L’interesse per questi temi è confermato da diverse fonti. Dall’annuario Istat presentato a fine 2017 sappiamo che il 52% delle persone sopra i 14 anni è preoccupato per lo smog, e che in un anno la percentuale è salita del 3,7%. Ancora maggiore – quasi cinque punti – l’aumento della quota di chi teme il riscaldamento globale, arrivata al 49%. “Negli ultimi anni le ricerche evidenziano una crescita davvero significativa della sensibilità ambientale – diceva a ottobre il sondaggista Nando Pagnoncelli al sito del suo istituto Ipsos. – C’è una grossa enfasi sul futuro del pianeta e tutto si è accelerato con la crisi, che ha indotto a cambiare i paradigmi di consumo. Oggi sharing economy ed economia circolare sono argomenti che non riguardano una piccola fetta di popolazione”.
I candidati al prossimo parlamento dovrebbero saperlo. In effetti non si può dire che in questa campagna elettorale non si sia mai parlato di questioni legate all’ambiente. È successo almeno due volte: con i sacchetti biodegradabili nei supermercati e con il maiale fotografato tra i rifiuti a Roma. Il livello del dibattito è questo, e in generale i leader non sembrano puntare molto sull’ecologia. Eppure nei programmi il tema c’è, anche se con spazi variabili. Ecco le promesse di liste e coalizioni che hanno messo nero su bianco le loro idee in materia.
Il più sintetico. È il centrodestra, che inserisce la tutela dell’ambiente nel decimo e ultimo punto dell’accordo firmato dai capi di partito. All’interno solo i titoli, dal “sostegno alle energie rinnovabili” a “risparmio energetico ed efficientamento della rete”. Più specifico il programma di Fratelli d’Italia, una delle liste dell’alleanza, che mette l’ecologia al 13° posto tra 15 “priorità”. Formazione scolastica alla difesa della natura e progressiva messa al bando dei materiali non biodegradabili sono alcune delle proposte.
Il più lungo. I 5 stelle hanno preparato un documento di 180 pagine sull’ambiente. Innanzi tutto le bonifiche, con la promessa di accelerarle, e una sezione a parte per la “terra dei fuochi”. Poi i rifiuti, e si va dalla detassazione dei prodotti riciclati al blocco della costruzione di nuovi inceneritori. Al punto successivo troviamo l’acqua: tra le idee un fondo da 500 milioni per ridurre le perdite della rete idrica. Dove si affronta il dissesto del territorio si prevede un censimento del patrimonio edilizio, mentre nel capitolo mobilità si annunciano investimenti per favorire gli spostamenti in bici. No alle trivellazioni e in particolare al fracking, la tecnica della fratturazione idraulica che preoccupa gli ambientalisti. Ultima segnalazione sui cambiamenti climatici: anche il Movimento di Grillo parla di formazione nelle scuole, oltre che di fondi alle università che si occupano del problema e di impegno per il riconoscimento dei rifugiati ambientali, che scappano da zone diventate inabitabili.
Il più composito. È il centrosinistra: alle proposte del Pd si aggiungono quelle dei Verdi e della lista di Emma Bonino, che fanno parte della coalizione. Per il Partito democratico citiamo il manifesto presentato in un’assemblea nazionale a fine ottobre: “sostenibilità ecologica dello sviluppo e della società” è la quarta di otto “idee fondamentali” elencate nel testo. Anche in questo caso si parla di diminuzione delle tasse sui prodotti riciclati, e poi di de-carbonizzazione del paese entro il 2050, di potenziamento dell’ecobonus e di obiettivi più generici, come sostegno alla mobilità elettrica e lotta al dissesto idrogeologico. Dicevamo dei Verdi, che immaginano una “svolta ecologista” in 10 punti: si va dal divieto di circolazione per i mezzi a benzina e diesel dal 2035 a un piano nazionale che porti a usare solo energie alternative. Infine Più Europa, la formazione di Bonino, nel programma parla di sostenibilità come “stella polare” di tutte le decisioni. Tra le proposte la carbon tax (imposta sulle emissioni di CO2) e l’ampliamento delle aree naturali protette.
La più ambiziosa. Dal punto di vista della creazione di posti di lavoro il primato spetta alla lista Liberi e uguali, che ne promette due milioni e 700mila grazie a investimenti nelle energie rinnovabili. Le linee programmatiche presentate da Rossella Muroni (ex presidente di Legambiente) comprendono un “grande piano verde”, secondo punto dei sette contenuti nel documento. All’interno l’impegno a rilanciare il sistema dei parchi, combattere il consumo di suolo e costruire un’Italia carbon-free entro il 2030.
La più esplicita. È la lista Potere al popolo, che parla di stop alle “grandi opere” e le cita una per una, a partire da Tav, Tap e Mose. No alle grandi navi nella laguna di Venezia, moratoria sui nuovi progetti di estrazione di combustibili fossili e abbandono del carbone come fonte di energia entro il 2028. All’ambiente è dedicato il 13° punto dei 15 del programma, che parla anche di un piano nazionale di bonifica dei siti inquinati, di finanziamenti alla mobilità sostenibile e di messa al bando degli inceneritori.
 FONTI:
http://ec.europa.eu/commfrontoffice/publicopinion/index.cfm/Survey/getSurveyDetail/yearFrom/1974/yearTo/2017/surveyKy/2156
https://www.istat.it/it/files/2017/12/Asi-2017.pdf
https://www.ipsos.com/it-it/gli-italiani-e-la-nuova-legge-sui-sacchetti-ultraleggeri
http://www.forzaitalia.it/speciali/Programma_centrodestra_condiviso_10_PUNTI.pdf
http://www.fratelli-italia.it/wp-content/uploads/2018/01/PROGRAMMA_A4def.pdf
https://www.movimento5stelle.it/programma/ambiente.html
https://www.partitodemocratico.it/news/manifesto-italia-2020-costruiamola-insieme/
http://verdi.it/wp-content/uploads/2017/11/proposte-verdi-def.pdf
https://piueuropa.eu/programma/
http://liberieuguali.it/relazione_rossella.pdf
https://poterealpopolo.org/potere-al-popolo/programma/
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giagre · 7 years
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La Geotermia a bassa entalpia arriva anche sulle Alpi con “Greta”
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Una delle fonti rinnovabili da declinare decisamente al plurale e decisamente quella geotermiche, che grazie alla sua forma a bassa entalpia, si propone davvero come ubiquitaria e davvero fattibile ovunque, anche nei distretti geografici i più impensati, per dare un contributo determinante alla de carbonizzazione dei modelli energetici, per le sue grandi potenzialità di riscaldamento e…
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ecocarsaving · 7 years
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Eco-car saving Srls
Eco-car saving S.R.L.S è una società dedicata allo sviluppo di reti commerciali e di servizi, sviluppati con sistemi innovativi, dedicati ai campi di ecologia e risparmio energetico in generale.
Eco-car saving S.R.L.S Sviluppa impianti industriali di
de-carbonizzazione utilizzando tipi di combustibili ecologici, cercando di evitare l'uso di combustibili fossili e idrocarburi; sono pionieri in sistemi ibridi e di energie alternative, concentrando l'attenzione all'uso dell'idrogeno, in particolare all'orto-ossidrogeno (HHO), tecnologia STI e applicazioni ITS possibili.
Siamo in possesso di equipaggiamenti esclusivi e metodi di combustibili fossili che catalizzano, riducendo notevolmente le emissioni tossiche, ottenendo nella maggior parte dei casi risparmi significativi.
Eco-car saving S.R.L.S Con l'impegno di promuovere l'energia pulita è in grado di ridurre, in percentuale più alta possibile, l'uso di combustibili fossili (il principale responsabile dell'inquinamento ambientale) contribuendo così alla tutela del nostro ambiente.
Disponiamo di macchine per le diverse aree di utilizzo (de-carbonizzazione motori, forni assistente, risparmiando su apparecchiature con motori di ogni tipo, nel settore dell'agricoltura e anche della salute).
I nostri sviluppi, l'alta qualità dei prodotti, la serietà e il nostro know-how, sono la chiave per la nostra continua crescita.
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effemerideitalia · 8 years
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Il consumo di carbone in Cina non sembra diminuire nonostante l’aumento del prezzo
Il consumo di carbone in Cina non sembra diminuire nonostante l’aumento del prezzo
DA SHANGHAI. Le recenti misure adottate dal governo di Pechino per stabilizzare il prezzo del carbone non sembrano aver influito efficacemente sul percorso tracciato verso la de-carbonizzazione nel lungo periodo.
Malgrado il costante aumento del prezzo del carbone, avvenuto da giugno di quest’anno, i consumi di questo combustibile nel paese sono ugualmente aumentati. Tale fenomeno ha spinto molti…
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sciscianonotizie · 5 years
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La transizione energetica all’insegna della de-carbonizzazione e della digitalizzazione, intervista a Paolo D’Ermo, Segretario Generale “World Energy Council Italia”
Aidr. Dott. D’Ermo, può spiegarci di cosa si occupa il WEC mondo ed in particolare la WEC Italia? Paolo D’Ermo. Il World Energy Council è nato come primo network mondiale della dell’energia, fondato nel 1923, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo e la diffusione di forme moderne di energia per tutte le popolazioni. A poco meno di cento anni di storia il WEC oggi è rappresentato in circa 100...
Source
source http://www.ilmonito.it/la-transizione-energetica-allinsegna-della-de-carbonizzazione-e-della-digitalizzazione-intervista-a-paolo-dermo-segretario-generale-world-energy-council-italia/
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purpleavenuecupcake · 5 years
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Venezia capitale dell’idrogeno: siglato accordo tra comune e città metropolitana di Venezia Eni e Toyota
Venezia sperimenta la mobilità a idrogeno, il carburante che rilascia allo scarico esclusivamente vapore acqueo. Oggi pomeriggio a Mestre, nell’ambito degli eventi organizzati per la ‘Japan Week’ dalla Fondazione Italia Giappone, il Comune e la Città Metropolitana di Venezia, Eni e Toyota hanno firmato un accordo finalizzato a valutare la realizzazione di una stazione di rifornimento a idrogeno nel territorio della Comune di Venezia. L’accordo prevede che, in caso di conclusione positiva dello studio di fattibilità che sarà subito avviato, Eni renda operativa una stazione di rifornimento di idrogeno in una delle stazioni di servizio della società situate nel territorio comunale veneziano, che sarà individuata entro il 31 dicembre 2019, mentre Toyota metterà a disposizione una flotta di 10 Mirai che verrà rifornita nell’impianto di rifornimento di Eni. Questo accordo si inserisce nel quadro della collaborazione già avviata da tempo da Toyota, Eni, Comune e Città metropolitana di Venezia per la realizzazione di un progetto sperimentale finalizzato alla promozione della mobilità sostenibile e a basse emissioni nel territorio veneziano, e segna un passo concreto verso la realizzazione di una rete di distribuzione che permetta la circolazione di mezzi alimentati ad idrogeno. «A Venezia, una delle città più resilienti del mondo – ha esordito il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro – siamo partiti dal presupposto che la sostenibilità ambientale fa sempre il paio con il tema delle risorse economiche. Vogliamo dimostrare che l’attenzione all’ambiente, non deve essere percepita come un costo per la collettività, ma diventa volano per l’economia circolare. Un esempio per l’Italia e l’Europa che nasce nel cuore produttivo ed industriale di Porto Marghera. Con Eni e Toyota implementiamo una partnership pubblicoprivata che punta alla ricerca ed innovazione a ricaduta produttiva». «L’idrogeno è una molecola che già usiamo nelle nostre attività - dichiara Giuseppe Ricci, Chief Refining & Marketing Officer di Eni – in particolare nel ciclo bio della raffinazione, principalmente per rimuovere l’ossigeno dalle cariche vegetali, dagli oli usati di frittura, grassi animali e altri scarti con cui a Porto Marghera produciamo biocarburanti. Abbiamo inoltre iniziato a investire studiando tecnologie per la sua produzione a partire dai rifiuti solidi urbani e dalle plastiche non riciclabili, oltre che per la mobilità, di cui l’accordo sottoscritto oggi rappresenta un importante milestone per un futuro low carbon. L’idrogeno costituisce un tassello importante nel percorso di de-carbonizzazione di Eni per la riduzione delle emissioni di gas climalteranti. Con le stazioni idrogeno, Eni intende rafforzare ulteriormente la sua offerta di carburanti a basso impatto ambientale: in una rete di 4.400 impianti, 3.500 erogano Eni Diesel+, il gasolio che contiene il biocarburante prodotto nella bioraffineria di Venezia e da poco anche da quella di Gela, mentre circa 200 impianti erogano metano (di cui 2 GNL) e presto anche bio-metano». «Oggi è un giorno molto importante per lo sviluppo dell’infrastruttura di rifornimento d’idrogeno in Italia e siamo orgogliosi di fare la nostra parte insieme con Venezia e con Eni, due partner d’eccellenza, che condividono con noi obiettivi ed ideali di sostenibilità – dichiara Mauro Caruccio, AD di Toyota Motor Italia. Siamo convinti del potenziale dell’idrogeno per favorire il processo di decarbonizzazione della nostra società. Nel percorso verso una mobilità a zero emissioni avrà un ruolo da protagonista e complementare con altre soluzioni tecnologiche elettrificate. Per questo motivo abbiamo iniziato ad investire nello sviluppo della tecnologia a celle a combustibile oltre 20 anni fa e nel 2014 abbiamo introdotto Mirai, prima berlina ad idrogeno prodotta in serie, frutto della continua evoluzione della piattaforma ibrida-elettrica di Toyota». Read the full article
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purpleavenuecupcake · 5 years
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Toyota ed Eni insieme sulla via dell’idrogeno
A margine dell’ultima tappa del giro d’Italia, che ha visto la partecipazione di 8 Toyota Mirai alimentate a idrogeno come vetture di supporto all’organizzazione dell’evento, Toyota Motor Italia ed Eni hanno presentato l’avvio di una collaborazione per accelerare la diffusione della mobilità ad idrogeno in Italia. La prima fase del progetto prevede l’apertura di un punto di rifornimento di idrogeno presso la nuova stazione di servizio Eni a San Donato Milanese. La nuova stazione, per la quale Eni è in attesa delle autorizzazioni per l’avvio dei lavori, sarà una struttura polifunzionale e di design perfettamente integrata architettonicamente con il nuovo Centro Direzionale Eni che è in costruzione. La stazione prevedrà la vendita di prodotti petroliferi premium combinata con la vendita di carburanti avanzati come bio-metano, idrogeno ed elettricità: le autovetture che vi si riforniranno potranno così dare un contributo sostanziale alla riduzione delle emissioni di CO2. Inoltre, l’idrogeno disponibile nella stazione sarà a “emissioni zero”, in quanto autoprodotto nella stessa stazione per elettrolisi dell’acqua utilizzando energia rinnovabile. Toyota parteciperà al progetto, mettendo a disposizione le proprie conoscenze e provvedendo alla messa su strada di una flotta di 10 Mirai, che verrà rifornita nella stazione di Eni e i cui utilizzatori verranno individuati nei prossimi mesi. Se il progetto di San Donato avrà successo, nei prossimi anni Eni renderà disponibile l’idrogeno in altre stazioni della propria rete. “Toyota è stata tra i primi ad intraprendere con decisione il percorso di elettrificazione della propria gamma - dichiara Mauro Caruccio, AD Toyota Motor Italia – ed oggi siamo il leader, con oltre 13 Milioni di veicoli elettrificati su strada nel mondo. Per Toyota è fondamentale la tecnologia ibrida elettrica, una vera e propria piattaforma da cui derivano tutte le forme di propulsione elettrificata. E proprio dall’evoluzione continua dei nostri sistemi ibridi è nata Mirai, la prima berlina a zero emissioni alimentata ad idrogeno prodotta in serie. A nostro avviso – continua Mauro Caruccio -  il percorso verso le emissioni zero passerà inevitabilmente anche attraverso una mobilità basata sull’idrogeno, un vettore energetico fondamentale per consentire una maggior diffusione delle fonti di energia rinnovabile. In Italia è giunto il tempo di agire per iniziare a creare una rete di distribuzione di idrogeno per le automobili. Siamo veramente onorati di poter intraprendere questo percorso insieme ad un partner così importante come Eni, che abbraccia la stessa idea di tecnologia al servizio dell’ambiente”. “La stazione idrogeno a San Donato Milanese - dichiara Giuseppe Ricci, Chief Refining & Marketing Officer di Eni - costituisce un tassello importante nel percorso di de-carbonizzazione di Eni per la riduzione delle emissioni di gas climalteranti. La mobilità sostenibile è un tema da affrontare con approccio sinergico, in cui tutte le tecnologie sono chiamate a dare il proprio contributo. Con le stazioni idrogeno, Eni intende rafforzare ulteriormente la sua offerta di carburanti a basso impatto ambientale: in una rete di 4.400 impianti, 3.500 erogano Eni Diesel+, il gasolio che contiene anche oli vegetali esausti e di frittura e grassi animali che vengono trasformati in biocarburante nelle bio-raffinerie di Venezia e Gela, mentre circa 200 impianti erogano metano (di cui 2 GNL) e presto anche bio-metano. Con questo accordo – conclude Giuseppe Ricci - abbiamo sottoscritto un’alleanza tra due grandi società, accomunate dall’impegno per un futuro low carbon”. Read the full article
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Campagna elettorale senza ambiente (o quasi): cosa dicono i partiti sull’ecologia
Qualche anno fa Beppe Grillo diceva di puntare al 100% del parlamento. Non sappiamo se ce la farà ma chi volesse provarci potrebbe iniziare dall’ecologia: secondo un sondaggio recente di Eurobarometro, il 95% degli italiani pensa che proteggere l’ambiente sia importante. I problemi più sentiti sono inquinamento dell’aria e gestione dei rifiuti, poi i cambiamenti climatici.
Le maggiori preoccupazioni degli Italiani
L’interesse per questi temi è confermato da diverse fonti. Dall’annuario Istat presentato a fine 2017 sappiamo che il 52% delle persone sopra i 14 anni è preoccupato per lo smog, e che in un anno la percentuale è salita del 3,7%. Ancora maggiore – quasi cinque punti – l’aumento della quota di chi teme il riscaldamento globale, arrivata al 49%. “Negli ultimi anni le ricerche evidenziano una crescita davvero significativa della sensibilità ambientale – diceva a ottobre il sondaggista Nando Pagnoncelli al sito del suo istituto Ipsos. – C’è una grossa enfasi sul futuro del pianeta e tutto si è accelerato con la crisi, che ha indotto a cambiare i paradigmi di consumo. Oggi sharing economy ed economia circolare sono argomenti che non riguardano una piccola fetta di popolazione”.
I candidati al prossimo parlamento dovrebbero saperlo. In effetti non si può dire che in questa campagna elettorale non si sia mai parlato di questioni legate all’ambiente. È successo almeno due volte: con i sacchetti biodegradabili nei supermercati e con il maiale fotografato tra i rifiuti a Roma. Il livello del dibattito è questo, e in generale i leader non sembrano puntare molto sull’ecologia. Eppure nei programmi il tema c’è, anche se con spazi variabili. Ecco le promesse di liste e coalizioni che hanno messo nero su bianco le loro idee in materia.
Il più sintetico. È il centrodestra, che inserisce la tutela dell’ambiente nel decimo e ultimo punto dell’accordo firmato dai capi di partito. All’interno solo i titoli, dal “sostegno alle energie rinnovabili” a “risparmio energetico ed efficientamento della rete”. Più specifico il programma di Fratelli d’Italia, una delle liste dell’alleanza, che mette l’ecologia al 13° posto tra 15 “priorità”. Formazione scolastica alla difesa della natura e progressiva messa al bando dei materiali non biodegradabili sono alcune delle proposte.
Il più lungo. I 5 stelle hanno preparato un documento di 180 pagine sull’ambiente. Innanzi tutto le bonifiche, con la promessa di accelerarle, e una sezione a parte per la “terra dei fuochi”. Poi i rifiuti, e si va dalla detassazione dei prodotti riciclati al blocco della costruzione di nuovi inceneritori. Al punto successivo troviamo l’acqua: tra le idee un fondo da 500 milioni per ridurre le perdite della rete idrica. Dove si affronta il dissesto del territorio si prevede un censimento del patrimonio edilizio, mentre nel capitolo mobilità si annunciano investimenti per favorire gli spostamenti in bici. No alle trivellazioni e in particolare al fracking, la tecnica della fratturazione idraulica che preoccupa gli ambientalisti. Ultima segnalazione sui cambiamenti climatici: anche il Movimento di Grillo parla di formazione nelle scuole, oltre che di fondi alle università che si occupano del problema e di impegno per il riconoscimento dei rifugiati ambientali, che scappano da zone diventate inabitabili.
Il più composito. È il centrosinistra: alle proposte del Pd si aggiungono quelle dei Verdi e della lista di Emma Bonino, che fanno parte della coalizione. Per il Partito democratico citiamo il manifesto presentato in un’assemblea nazionale a fine ottobre: “sostenibilità ecologica dello sviluppo e della società” è la quarta di otto “idee fondamentali” elencate nel testo. Anche in questo caso si parla di diminuzione delle tasse sui prodotti riciclati, e poi di de-carbonizzazione del paese entro il 2050, di potenziamento dell’ecobonus e di obiettivi più generici, come sostegno alla mobilità elettrica e lotta al dissesto idrogeologico. Dicevamo dei Verdi, che immaginano una “svolta ecologista” in 10 punti: si va dal divieto di circolazione per i mezzi a benzina e diesel dal 2035 a un piano nazionale che porti a usare solo energie alternative. Infine Più Europa, la formazione di Bonino, nel programma parla di sostenibilità come “stella polare” di tutte le decisioni. Tra le proposte la carbon tax (imposta sulle emissioni di CO2) e l’ampliamento delle aree naturali protette.
La più ambiziosa. Dal punto di vista della creazione di posti di lavoro il primato spetta alla lista Liberi e uguali, che ne promette due milioni e 700mila grazie a investimenti nelle energie rinnovabili. Le linee programmatiche presentate da Rossella Muroni (ex presidente di Legambiente) comprendono un “grande piano verde”, secondo punto dei sette contenuti nel documento. All’interno l’impegno a rilanciare il sistema dei parchi, combattere il consumo di suolo e costruire un’Italia carbon-free entro il 2030.
La più esplicita. È la lista Potere al popolo, che parla di stop alle “grandi opere” e le cita una per una, a partire da Tav, Tap e Mose. No alle grandi navi nella laguna di Venezia, moratoria sui nuovi progetti di estrazione di combustibili fossili e abbandono del carbone come fonte di energia entro il 2028. All’ambiente è dedicato il 13° punto dei 15 del programma, che parla anche di un piano nazionale di bonifica dei siti inquinati, di finanziamenti alla mobilità sostenibile e di messa al bando degli inceneritori.
 FONTI:
http://ec.europa.eu/commfrontoffice/publicopinion/index.cfm/Survey/getSurveyDetail/yearFrom/1974/yearTo/2017/surveyKy/2156
https://www.istat.it/it/files/2017/12/Asi-2017.pdf
https://www.ipsos.com/it-it/gli-italiani-e-la-nuova-legge-sui-sacchetti-ultraleggeri
http://www.forzaitalia.it/speciali/Programma_centrodestra_condiviso_10_PUNTI.pdf
http://www.fratelli-italia.it/wp-content/uploads/2018/01/PROGRAMMA_A4def.pdf
https://www.movimento5stelle.it/programma/ambiente.html
https://www.partitodemocratico.it/news/manifesto-italia-2020-costruiamola-insieme/
http://verdi.it/wp-content/uploads/2017/11/proposte-verdi-def.pdf
https://piueuropa.eu/programma/
http://liberieuguali.it/relazione_rossella.pdf
https://poterealpopolo.org/potere-al-popolo/programma/
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Campagna elettorale senza ambiente (o quasi): cosa dicono i partiti sull’ecologia
Qualche anno fa Beppe Grillo diceva di puntare al 100% del parlamento. Non sappiamo se ce la farà ma chi volesse provarci potrebbe iniziare dall’ecologia: secondo un sondaggio recente di Eurobarometro, il 95% degli italiani pensa che proteggere l’ambiente sia importante. I problemi più sentiti sono inquinamento dell’aria e gestione dei rifiuti, poi i cambiamenti climatici.
Le maggiori preoccupazioni degli Italiani
L’interesse per questi temi è confermato da diverse fonti. Dall’annuario Istat presentato a fine 2017 sappiamo che il 52% delle persone sopra i 14 anni è preoccupato per lo smog, e che in un anno la percentuale è salita del 3,7%. Ancora maggiore – quasi cinque punti – l’aumento della quota di chi teme il riscaldamento globale, arrivata al 49%. “Negli ultimi anni le ricerche evidenziano una crescita davvero significativa della sensibilità ambientale – diceva a ottobre il sondaggista Nando Pagnoncelli al sito del suo istituto Ipsos. – C’è una grossa enfasi sul futuro del pianeta e tutto si è accelerato con la crisi, che ha indotto a cambiare i paradigmi di consumo. Oggi sharing economy ed economia circolare sono argomenti che non riguardano una piccola fetta di popolazione”.
I candidati al prossimo parlamento dovrebbero saperlo. In effetti non si può dire che in questa campagna elettorale non si sia mai parlato di questioni legate all’ambiente. È successo almeno due volte: con i sacchetti biodegradabili nei supermercati e con il maiale fotografato tra i rifiuti a Roma. Il livello del dibattito è questo, e in generale i leader non sembrano puntare molto sull’ecologia. Eppure nei programmi il tema c’è, anche se con spazi variabili. Ecco le promesse di liste e coalizioni che hanno messo nero su bianco le loro idee in materia.
Il più sintetico. È il centrodestra, che inserisce la tutela dell’ambiente nel decimo e ultimo punto dell’accordo firmato dai capi di partito. All’interno solo i titoli, dal “sostegno alle energie rinnovabili” a “risparmio energetico ed efficientamento della rete”. Più specifico il programma di Fratelli d’Italia, una delle liste dell’alleanza, che mette l’ecologia al 13° posto tra 15 “priorità”. Formazione scolastica alla difesa della natura e progressiva messa al bando dei materiali non biodegradabili sono alcune delle proposte.
Il più lungo. I 5 stelle hanno preparato un documento di 180 pagine sull’ambiente. Innanzi tutto le bonifiche, con la promessa di accelerarle, e una sezione a parte per la “terra dei fuochi”. Poi i rifiuti, e si va dalla detassazione dei prodotti riciclati al blocco della costruzione di nuovi inceneritori. Al punto successivo troviamo l’acqua: tra le idee un fondo da 500 milioni per ridurre le perdite della rete idrica. Dove si affronta il dissesto del territorio si prevede un censimento del patrimonio edilizio, mentre nel capitolo mobilità si annunciano investimenti per favorire gli spostamenti in bici. No alle trivellazioni e in particolare al fracking, la tecnica della fratturazione idraulica che preoccupa gli ambientalisti. Ultima segnalazione sui cambiamenti climatici: anche il Movimento di Grillo parla di formazione nelle scuole, oltre che di fondi alle università che si occupano del problema e di impegno per il riconoscimento dei rifugiati ambientali, che scappano da zone diventate inabitabili.
Il più composito. È il centrosinistra: alle proposte del Pd si aggiungono quelle dei Verdi e della lista di Emma Bonino, che fanno parte della coalizione. Per il Partito democratico citiamo il manifesto presentato in un’assemblea nazionale a fine ottobre: “sostenibilità ecologica dello sviluppo e della società” è la quarta di otto “idee fondamentali” elencate nel testo. Anche in questo caso si parla di diminuzione delle tasse sui prodotti riciclati, e poi di de-carbonizzazione del paese entro il 2050, di potenziamento dell’ecobonus e di obiettivi più generici, come sostegno alla mobilità elettrica e lotta al dissesto idrogeologico. Dicevamo dei Verdi, che immaginano una “svolta ecologista” in 10 punti: si va dal divieto di circolazione per i mezzi a benzina e diesel dal 2035 a un piano nazionale che porti a usare solo energie alternative. Infine Più Europa, la formazione di Bonino, nel programma parla di sostenibilità come “stella polare” di tutte le decisioni. Tra le proposte la carbon tax (imposta sulle emissioni di CO2) e l’ampliamento delle aree naturali protette.
La più ambiziosa. Dal punto di vista della creazione di posti di lavoro il primato spetta alla lista Liberi e uguali, che ne promette due milioni e 700mila grazie a investimenti nelle energie rinnovabili. Le linee programmatiche presentate da Rossella Muroni (ex presidente di Legambiente) comprendono un “grande piano verde”, secondo punto dei sette contenuti nel documento. All’interno l’impegno a rilanciare il sistema dei parchi, combattere il consumo di suolo e costruire un’Italia carbon-free entro il 2030.
La più esplicita. È la lista Potere al popolo, che parla di stop alle “grandi opere” e le cita una per una, a partire da Tav, Tap e Mose. No alle grandi navi nella laguna di Venezia, moratoria sui nuovi progetti di estrazione di combustibili fossili e abbandono del carbone come fonte di energia entro il 2028. All’ambiente è dedicato il 13° punto dei 15 del programma, che parla anche di un piano nazionale di bonifica dei siti inquinati, di finanziamenti alla mobilità sostenibile e di messa al bando degli inceneritori.
 FONTI:
http://ec.europa.eu/commfrontoffice/publicopinion/index.cfm/Survey/getSurveyDetail/yearFrom/1974/yearTo/2017/surveyKy/2156
https://www.istat.it/it/files/2017/12/Asi-2017.pdf
https://www.ipsos.com/it-it/gli-italiani-e-la-nuova-legge-sui-sacchetti-ultraleggeri
http://www.forzaitalia.it/speciali/Programma_centrodestra_condiviso_10_PUNTI.pdf
http://www.fratelli-italia.it/wp-content/uploads/2018/01/PROGRAMMA_A4def.pdf
https://www.movimento5stelle.it/programma/ambiente.html
https://www.partitodemocratico.it/news/manifesto-italia-2020-costruiamola-insieme/
http://verdi.it/wp-content/uploads/2017/11/proposte-verdi-def.pdf
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Qualche anno fa Beppe Grillo diceva di puntare al 100% del parlamento. Non sappiamo se ce la farà ma chi volesse provarci potrebbe iniziare dall’ecologia: secondo un sondaggio recente di Eurobarometro, il 95% degli italiani pensa che proteggere l’ambiente sia importante. I problemi più sentiti sono inquinamento dell’aria e gestione dei rifiuti, poi i cambiamenti climatici.
Le maggiori preoccupazioni degli Italiani
L’interesse per questi temi è confermato da diverse fonti. Dall’annuario Istat presentato a fine 2017 sappiamo che il 52% delle persone sopra i 14 anni è preoccupato per lo smog, e che in un anno la percentuale è salita del 3,7%. Ancora maggiore – quasi cinque punti – l’aumento della quota di chi teme il riscaldamento globale, arrivata al 49%. “Negli ultimi anni le ricerche evidenziano una crescita davvero significativa della sensibilità ambientale – diceva a ottobre il sondaggista Nando Pagnoncelli al sito del suo istituto Ipsos. – C’è una grossa enfasi sul futuro del pianeta e tutto si è accelerato con la crisi, che ha indotto a cambiare i paradigmi di consumo. Oggi sharing economy ed economia circolare sono argomenti che non riguardano una piccola fetta di popolazione”.
I candidati al prossimo parlamento dovrebbero saperlo. In effetti non si può dire che in questa campagna elettorale non si sia mai parlato di questioni legate all’ambiente. È successo almeno due volte: con i sacchetti biodegradabili nei supermercati e con il maiale fotografato tra i rifiuti a Roma. Il livello del dibattito è questo, e in generale i leader non sembrano puntare molto sull’ecologia. Eppure nei programmi il tema c’è, anche se con spazi variabili. Ecco le promesse di liste e coalizioni che hanno messo nero su bianco le loro idee in materia.
Il più sintetico. È il centrodestra, che inserisce la tutela dell’ambiente nel decimo e ultimo punto dell’accordo firmato dai capi di partito. All’interno solo i titoli, dal “sostegno alle energie rinnovabili” a “risparmio energetico ed efficientamento della rete”. Più specifico il programma di Fratelli d’Italia, una delle liste dell’alleanza, che mette l’ecologia al 13° posto tra 15 “priorità”. Formazione scolastica alla difesa della natura e progressiva messa al bando dei materiali non biodegradabili sono alcune delle proposte.
Il più lungo. I 5 stelle hanno preparato un documento di 180 pagine sull’ambiente. Innanzi tutto le bonifiche, con la promessa di accelerarle, e una sezione a parte per la “terra dei fuochi”. Poi i rifiuti, e si va dalla detassazione dei prodotti riciclati al blocco della costruzione di nuovi inceneritori. Al punto successivo troviamo l’acqua: tra le idee un fondo da 500 milioni per ridurre le perdite della rete idrica. Dove si affronta il dissesto del territorio si prevede un censimento del patrimonio edilizio, mentre nel capitolo mobilità si annunciano investimenti per favorire gli spostamenti in bici. No alle trivellazioni e in particolare al fracking, la tecnica della fratturazione idraulica che preoccupa gli ambientalisti. Ultima segnalazione sui cambiamenti climatici: anche il Movimento di Grillo parla di formazione nelle scuole, oltre che di fondi alle università che si occupano del problema e di impegno per il riconoscimento dei rifugiati ambientali, che scappano da zone diventate inabitabili.
Il più composito. È il centrosinistra: alle proposte del Pd si aggiungono quelle dei Verdi e della lista di Emma Bonino, che fanno parte della coalizione. Per il Partito democratico citiamo il manifesto presentato in un’assemblea nazionale a fine ottobre: “sostenibilità ecologica dello sviluppo e della società” è la quarta di otto “idee fondamentali” elencate nel testo. Anche in questo caso si parla di diminuzione delle tasse sui prodotti riciclati, e poi di de-carbonizzazione del paese entro il 2050, di potenziamento dell’ecobonus e di obiettivi più generici, come sostegno alla mobilità elettrica e lotta al dissesto idrogeologico. Dicevamo dei Verdi, che immaginano una “svolta ecologista” in 10 punti: si va dal divieto di circolazione per i mezzi a benzina e diesel dal 2035 a un piano nazionale che porti a usare solo energie alternative. Infine Più Europa, la formazione di Bonino, nel programma parla di sostenibilità come “stella polare” di tutte le decisioni. Tra le proposte la carbon tax (imposta sulle emissioni di CO2) e l’ampliamento delle aree naturali protette.
La più ambiziosa. Dal punto di vista della creazione di posti di lavoro il primato spetta alla lista Liberi e uguali, che ne promette due milioni e 700mila grazie a investimenti nelle energie rinnovabili. Le linee programmatiche presentate da Rossella Muroni (ex presidente di Legambiente) comprendono un “grande piano verde”, secondo punto dei sette contenuti nel documento. All’interno l’impegno a rilanciare il sistema dei parchi, combattere il consumo di suolo e costruire un’Italia carbon-free entro il 2030.
La più esplicita. È la lista Potere al popolo, che parla di stop alle “grandi opere” e le cita una per una, a partire da Tav, Tap e Mose. No alle grandi navi nella laguna di Venezia, moratoria sui nuovi progetti di estrazione di combustibili fossili e abbandono del carbone come fonte di energia entro il 2028. All’ambiente è dedicato il 13° punto dei 15 del programma, che parla anche di un piano nazionale di bonifica dei siti inquinati, di finanziamenti alla mobilità sostenibile e di messa al bando degli inceneritori.
 FONTI:
http://ec.europa.eu/commfrontoffice/publicopinion/index.cfm/Survey/getSurveyDetail/yearFrom/1974/yearTo/2017/surveyKy/2156
https://www.istat.it/it/files/2017/12/Asi-2017.pdf
https://www.ipsos.com/it-it/gli-italiani-e-la-nuova-legge-sui-sacchetti-ultraleggeri
http://www.forzaitalia.it/speciali/Programma_centrodestra_condiviso_10_PUNTI.pdf
http://www.fratelli-italia.it/wp-content/uploads/2018/01/PROGRAMMA_A4def.pdf
https://www.movimento5stelle.it/programma/ambiente.html
https://www.partitodemocratico.it/news/manifesto-italia-2020-costruiamola-insieme/
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 http://liberieuguali.it/relazione_rossella.pdf
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