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#dialetto abruzzese
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Andiamo a teatro
Andiamo a teatro
Andiamo a teatro
Andiamo a teatro
Siiii 🎭
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I nostri amici la compagnia "I giovani amici del teatro" hanno ottenuto con la loro commedia dialettale "Pure lu paradise è d'accorde" questi premi:
Migliore attrice caratterista 3° posto
Migliore attrice protagonista 3° posto
Migliore attore protagonista 3° posto
Migliore regia 3° posto
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canterai · 1 year
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Oggi passeggiata con nonna che praticamente l'unica cosa che ha detto è stata di essere ubriaca di solitudine in dialetto stretto abruzzese. Poi a cena amica francese di madre che diamine mi ero già messa in pigiama, però felice di averla con noi perché per una volta non ero l'ultima a finire di mangiare ehehe.
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cuordiricetta · 2 years
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CIABOTTO, RICETTA ABRUZZESE 🍆🍅🥔🍲
Questo piatto contadino, ricco di gusto e molto sano, sembrerebbe provenire dalla transumanza dei pastori abruzzesi che, tornando dalla Puglia, hanno portato con sé le tradizioni culinarie del sud Italia.
🫕 RICETTA QUI 👇👇👇
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october24th · 3 years
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Resoconto Giorno 108
Questa notte ho dormito bene. Il lettone di papà mi immerge in un sonno profondo ogni volta. Non so come faccia lui a dormire male, dice che non gli piace il materasso. Ovviamente quando dormo non può mandare il secondo cuscino di lato sul quale appoggio le braccia o a volte la schiena. Zero incubi.
Anche stamattina mi sono svegliata perché ho sentito papà entrare in camera. Si è fermato sulla soglia e mi guardava pensando chissà cosa. Ho aperto gli occhi, l’ho guardato e lui ha detto “Bllé”. Dopo un po’ mi sono alzata dal letto, ho aperto la finestra, mi sono stiracchiata un paio di volte e poi sono andata in cucina per la colazione. Papà ha preso il cornetto ad albicocca, adddddoro. Successivamente ho messo le canzoni alla tv, Pinguini Tattici Nucleari e ho pulito casa. Camera da letto, bagno grande, bagno piccolo, salotto e cucina. Nel frattempo papà ha rivisto cose sue, ha chiamato la zia di Modena e ha preparato il pranzo. Quando ho finito ho realizzato una piccola relazione su Dante, la moglie Gemma e Beatrice per mio cugino Antonio. Non sapevo dell’esistenza della moglie di Dante, non capisco perché non ne abbiano mai parlato a scuola, l’ho trovato molto interessante. Papà mi ha chiesto quali fossero le intenzioni di mamma per Natale e gli ho detto che passeremo la vigilia con mamma e nonna, mentre il Natale con lui però lei non ci sarà. Mi ha chiesto il motivo e non sono riuscita a rispondergli perché sinceramente non lo capisco nemmeno io. Non ho mai capito questi due.
Dopo pranzo papà ha lavato i piatti mentre io ho sparecchiato e puliti la tovaglia, poi ho asciugato i piatti e ci siamo messi a guardare la formula uno sul divano seguita dalla partita di calcio del Napoli. Sono crollata sul divano con papà accanto e mi sono svegliata a fine partita. Ho guardato alcuni vlogmas di Guglielmo su YouTube e ho riso un sacco, ne ho visti cinque. Li avevo arretrati, in questi giorni recupero assolutamente anche tutti gli altri. Gu ha affittato una casa a Roma per tutto il mese di dicembre con Enrico, Gabriele, Gianmarco, Lavinia, Valentina, Guldo il cane e i gattini. Mi fanno un sacco ridere.
Alle sei e mezza papà mi ha riaccompagnata a casa, per strada i balconi illuminati sono aumentati notevolmente... così come le persone. Lola appena mi ha vista mi ha dato un sacco di bacetti, di solito saluta prima papà, ma stavolta no! Gli è passato accanto e si è precipitata verso di me. L’ho presa in braccio e l’ho coccolata senza lasciarla. Abbiamo giocato per un po’ e poi ho chiesto a mia sorella Rebb che sta al primo anno di liceo di insegnarmi qualche parolina in cinese. So dire Ciao, Arrivederci e Non c’è male. Ora è arrivato il momento di fare il bagno e lavare i capelli. Ho asciugato i capelli lasciandoli al naturale e c’è qualche riccio carino qua e là.
Robb mi ha spiegato per l’ennesima volta una cosa del gioco A3, diciamo che sono capace di farlo incazzare come lui ha il potere di farmi innervosire a differenza di chiunque altro. Gli voglio un sacco di bene. Ultimamente bisticciamo per scherzo, la nostra amicizia ha raggiunto quello stadio. Mi chiama scema, gli dico di stare zitto e da lì cominciamo. È una di quelle persone che ti fermi a pensare e dici “ma come facevo prima?”. Mi fa ridere un sacco, dico cose insensate e a lui va bene così, anzi a volte le dice con me. Credo ci sia una certa affinità, non riesco a spiegarlo, ma verso di lui sento un senso di protezione immenso. Guai a chi me lo tocca. Ieri sera abbiamo giocato a fare dei versi con la bocca... o meglio lui li faceva e io dovevo replicarli. Ovviamente ho fatto pena, non so nemmeno fischiare e lui sa fare la voce di Topolino e anche beatbox.
Mi sono messa a letto, ho dovuto mettere il pigiama pesante perché sentivo veramente troppo freddo. Scoobydoo bianchi. Lola non voleva darmi il pigiama, lo tirava con la bocca e quando l’ho preso e infilato si è messa ad abbaiare e non voleva saperne di smetterla. Sono riuscita a calmarla corrompendola con i grattini sulla pancia, poi è andata via. Ad un certo punto è entrata in cameretta, si è fermata a guardarmi, ho detto “amore mio” ed è uscita. Vorrei proprio sapere cosa le passa per la testa. Comunqueee lezione di dialetto abruzzese con Vitto. Gli ho chiesto di tradurmi delle cose e non ha saputo farlo. Fine. No, scherzo, alcune cose me le ha tradotte. Fineeee. Quindi per concludere, Lezione di dialetto abruzzese con Vitto! Spiegherà il significato di la sanda case.
La sanda case: è come quando mangi tantissimo e chiedi altro cibo, e gli altri ti rispondono "ma se ti si magnat la sanda case, vuoi ancora mangiare?". Ecco, è quello che hanno detto a Oliver quando chiese un altro pezzetto di pane e quello che dovrebbero dire a me tutti i giorni praticamente.
13 Dicembre
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colicignolocations · 3 years
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Poggio Picenze (Rù Poje in dialetto abruzzese) è un comune italiano di 1072 abitanti della provincia dell'Aquila in Abruzzo, parte della "Comunità montana Campo Imperatore-Piana di Navelli". Photo by @francesco_colicigno #poggiopicenze #laquila #campoimperatore #pianadinavelli #abruzzo #italia #italy (presso Poggio Picenze) https://www.instagram.com/p/CLRngBnL-xR/?igshid=nikmd4zdeuw7
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spettriedemoni · 5 years
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"L'arminuta" è un termine del dialetto abruzzese che potrebbe essere tradotto con "La ritornata".
È un libro di cui ho sentito spesso parlare sia per via delle origini della scrittrice, sia per i vari premi che ha vinto tra cui un premio Campiello.
La sinossi è questa: una ragazza di 13 anni torna alla sua famiglia d'origine. Fino a quel momento è vissuta con una coppia di parenti, cugini alla lontana del padre.
Questo ritorno è un trauma per lei perché la sua famiglia biologica economicamente è messa peggio della sua famiglia inoltre fino a quel momento è stata figlia unica mentre ora deve dividere la stanza da letto con fratelli maschi e il letto con Adriana, una sorella poco più giovane di lei.
La storia ci è raccontata in prima persona dall'arminuta di cui non conosciamo il nome, così come non sappiamo il nome dei genitori biologici né del padre adottivo, sappiamo che la madre adottiva si chiama Adalgisa. Conosciamo il nome del fratello più grande, Vincenzo, e del fratellino più piccolo, Giuseppe, che scopriremo ha dei ritardi nell'apprendimento.
L'arminuta è diversa dagli altri fratelli, ama lo studio e questo la porterà, terminate le medie, a tornare in città per poter frequentare un liceo. Lega molto con la sorella Adriana, molto spontanea e diversissima da lei.
Sono presenti nel romanzo elementi come amore, dolore, solitudine, solidarietà ed abbandono, sopratutto quest'ultimo e nonostante poi l'arminuta trovi la risposta alla domanda che più la ossessiona, ossia perché è dovuta tornare alla sua famiglia d'origine, il finale è consolatorio fino a un certo punto.
È vero: la protagonista potrà studiare ma vive a pensione presso un'altra famiglia in città, lontana dal paesino dove vivono la madre e il padre biologici, lontana dalla madre adottiva con la quale poi si riconcilia e lontana da Adriana, quella sorella con la quale ha instaurato il rapporto più forte e che comunque almeno una volta a settimana vedrà quando torna in paese.
Ho comprato questo libro a Milano durante il mio ultimo viaggio per la visita di controllo. L'ho preso alla Feltrinelli lì in stazione e l'ho letto in 3 giorni, un po' perché la vicenda mi ha appassionato, un po' perché la scrittura è semplice e il libro piuttosto breve.
Decisamente un libro che mi sento di consigliare.
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Norman thomas di Giovanni
Nato nel Massachusetts il 3 ottobre 1933, da una famiglia che aveva origini abruzzesi, da Sant’Eusanio Forconese (L'Aquila); è scrittore, docente universitario, e traduttore ufficiale di Jorge Luis Borges, di cui era grande amico.
"Lucilla Muzi. Vorrei ricordare questo nome - spiega Norman - perché per molti è solo un nome tra i trecento morti aquilani ma per me rappresenta la tragedia della cultura. Lucilla era la colonna portante della casa editrice Textus, un'idea culturale di Edoardo Caroccia. È morta insieme ai suoi genitori e con lei sono crollate le mura della casa editrice. Una persona altruista, timida e pronta ad aiutare gli altri. E la sua morte mi ha fatto infuriare. Non potevo che "infuriare, infuriare contro la morte della luce", per usare i versi di Dylan Thomas, contro gli annunciatori BBC che non sapevano pronunciare il nome di L'Aquila e per tutto quel che è accaduto a un popolo operoso e indomabile."
"Sono cresciuto in una comunità di emigranti composta in gran parte da conterranei; in casa si parlava sempre del Paese di origine, a volte con orgoglio a volte in maniera non positiva a causa della povertà e dell'ingiustizia sociale che i miei nonni avevano vissuto. Ho sempre pensato che il popolo abruzzese fosse abituato alla durezza della vita, che fosse fiero della sua indipendenza e capace di sopravvivere alla sorte avversa: dagli invasori alle guerre, dall'oppressione della Chiesa ai cattivi governanti. Forse la loro tempra solida e silenziosa nasce proprio da questi fattori storici."
"Ho visto il paese di mio padre per la prima volta nel 1964. Ero venuto per una ricerca su Sacco e Vanzetti e andai a trovare la tomba di mia nonna, militante attivista del socialismo. Ciò che vidi era sorprendente e assolutamente familiare. Mio padre era un bravo insegnante e sapeva raccontare le storie. Negli anni ho scoperto che il dialetto aquilano era la mia prima lingua, la lingua madre. Così ho passato gli ultimi venti anni a cercare di recuperare un passato che mi era stato negato perché mio padre, come antifascista dovette fuggire dall'Italia di Mussolini."
Muore il 16 febbraio 2017 nel Regno Unito, tra i libri scritti da lui compare Novecento, The lesson of the master.
"Il mio Abruzzo reagirà ad ogni tragedia. Il mio Abruzzo è quello dei paesini con le case in pietra e la migliore cucina del mondo. Quando adesso la gente mi chiede se sono italiano io rispondo: no, sono abruzzese."
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goticoabruzzese · 6 years
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"Scommetto che papà è già ubriaco a quest'ora" - disse Federico - "lui e Rocco Saccone" Il pugno di Maria si fece bianco e nocchiuto. "Quella bestiaccia!" - diss'ella - "Non parlarne a tavola!" Arturo capiva l'odio di sua madre per Rocco. Maria aveva così paura di lui, un così profondo disgusto quando quell'uomo si faceva vedere. L'odio ch'ella nutriva per la sua trentennale amicizia con Bandini era inesauribile. I due erano stati ragazzi assieme negli Abruzzi. In passato, prima che Maria si sposasse, avevano conosciuto assieme delle donne, e quando Rocco veniva in casa, lui e Svevo avevano un certo modo di bere e di ridere tra loro senza parlare, di mormorare parole in dialetto abruzzese e di scoppiare poi a ridere fragorosamente, un violento linguaggio fatto di grugniti e di ricordi pieno di sottintesi e tuttavia privo di significato e sempre di un mondo a cui ella non aveva mai appartenuto e non avrebbe mai potuto appartenere. #JohnFante - Aspetta primavera, Bandini! #GoticoAbruzzese #abruzzo #waituntilspring
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Teatro time 🎭
"Parenti serpenti" 🐍
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freedomtripitaly · 5 years
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Protendono verso il mare, lo sorvegliano, come guardiani silenziosi della costa adriatico: si chiamano trabocchi e incantano il mondo. Si tratta di palafitte primordiali disseminate lungo il litorale abruzzese. Le sue origini conservano le storie delle famiglie dei pescatori più poveri della zona che vivevano proprio all’interno di queste strutture. Piattaforme dalle quali si poteva pescare: la gente di mare le sceglieva per viverci e per procurarsi da mangiare senza allontanarsi troppo dalla costa. Con il tempo i trabocchi sono stati celebrati da molti artisti, nelle poesie, negli scritti, nei dipinti e nelle foto. Sono state avanzate diverse ipotesi circa l’etimologia del termine. Il termine trabocco, proviene dal dialetto travocche, probabilmente ereditato dal latino trabs e vuol dire alber, casa. Per alcuni invece, la parola si riferisce al termine trabochetto, in riferimento alla tecnica utilizzata per pescare che prevede l’uso di pali tra gli scogli. Oggi è possibile ammirare queste struttura, realizzate in legno di pino d’Aleppo, tipico delle zone dell’Adriatico, su tutta la costa Abruzzese. L’utilizzo di questo materiale non è un caso, questo legno infatti, estremamente modellabile, è capace di resistere alla salsedine e alle forti raffiche di vento, tipiche del maestrale che batte il mar Adriatico. La tecnica di pesca, utilizzata un tempo dai pescatori, è a visa: con le grandi reti a trama fitta infatti, la gente di mare riusciva a catturare i flussi di pesce che si spostavano lungo la costa. Una tecnica all’avanguardia che, secondo alcuni storici, potrebbe risalire ai fenici. La loro origine del resto, si perde nella notte dei tempi e evoca storie, fascino e suggestioni nell’immaginario comune. Vedere i trabocchi, emoziona: queste strade creature inanimate che protendono verso l’acqua, evocano dei giganti silenziosi che vegliano sul mare. Quella che è stata definita Costa dei Trabocchi, corrisponde al tratto di litorale Adriatico della provincia di Chieti che va da Francavilla a San Salvo. In particolare: Trabocco Fosso Canale a San Vito Marina, Trabocco Punta Cavalluccio, Punta Isolata e Punta Tufano a Rocca San Giovanni e ancora i Trabocchi di molo nei porti di Pescara , San Vito e Vasto. È qui che è possibile ammirare un pezzo della nostra storia legata alla civiltà del mare e dei pescatori. https://ift.tt/2OmOZd3 Cosa sono i trabocchi, le palafitte senza tempo sul mare Adriatico Protendono verso il mare, lo sorvegliano, come guardiani silenziosi della costa adriatico: si chiamano trabocchi e incantano il mondo. Si tratta di palafitte primordiali disseminate lungo il litorale abruzzese. Le sue origini conservano le storie delle famiglie dei pescatori più poveri della zona che vivevano proprio all’interno di queste strutture. Piattaforme dalle quali si poteva pescare: la gente di mare le sceglieva per viverci e per procurarsi da mangiare senza allontanarsi troppo dalla costa. Con il tempo i trabocchi sono stati celebrati da molti artisti, nelle poesie, negli scritti, nei dipinti e nelle foto. Sono state avanzate diverse ipotesi circa l’etimologia del termine. Il termine trabocco, proviene dal dialetto travocche, probabilmente ereditato dal latino trabs e vuol dire alber, casa. Per alcuni invece, la parola si riferisce al termine trabochetto, in riferimento alla tecnica utilizzata per pescare che prevede l’uso di pali tra gli scogli. Oggi è possibile ammirare queste struttura, realizzate in legno di pino d’Aleppo, tipico delle zone dell’Adriatico, su tutta la costa Abruzzese. L’utilizzo di questo materiale non è un caso, questo legno infatti, estremamente modellabile, è capace di resistere alla salsedine e alle forti raffiche di vento, tipiche del maestrale che batte il mar Adriatico. La tecnica di pesca, utilizzata un tempo dai pescatori, è a visa: con le grandi reti a trama fitta infatti, la gente di mare riusciva a catturare i flussi di pesce che si spostavano lungo la costa. Una tecnica all’avanguardia che, secondo alcuni storici, potrebbe risalire ai fenici. La loro origine del resto, si perde nella notte dei tempi e evoca storie, fascino e suggestioni nell’immaginario comune. Vedere i trabocchi, emoziona: queste strade creature inanimate che protendono verso l’acqua, evocano dei giganti silenziosi che vegliano sul mare. Quella che è stata definita Costa dei Trabocchi, corrisponde al tratto di litorale Adriatico della provincia di Chieti che va da Francavilla a San Salvo. In particolare: Trabocco Fosso Canale a San Vito Marina, Trabocco Punta Cavalluccio, Punta Isolata e Punta Tufano a Rocca San Giovanni e ancora i Trabocchi di molo nei porti di Pescara , San Vito e Vasto. È qui che è possibile ammirare un pezzo della nostra storia legata alla civiltà del mare e dei pescatori. Come guardiani silenziosi, vegliano sul mare Adriatico: ecco i Trabocchi, palafitte senza tempo legate alla civiltà del mare.
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federicapiacentini · 7 years
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Di Pietrantonio e Nevo: due romanzi d’amore e d’amicizia.
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De L’arminuta ho amato due cose: la terra e la scrittura, l’una specchio dell’altra. Quell’Abruzzo non distante né diverso dalle mie valli, dai miei mari. Una terra di disincanto e fervore magico, ancora ferita dalla furia e dalla devastazione, in attesa di resurrezione. Una terra scavata e profanata, lontana dalla profondissima quiete leopardiana che la protagonista incontra nello studio e nei libri.
L’“arminuta” è un’anima fragile, una figlia ceduta alle cure di un’altra famiglia – benestante, istruita, affettuosa – e d’improvviso, senza una ragione apparente, restituita. Le luci si spengono e quella vita amata, disseminata di panni ben stirati, attenzioni e tulle rosa per l’ora di danza, svanisce. E lei, dignitosa persino nello smarrimento – una ragazzina viziata, di città, snob, agli occhi dell’imposta congrega rumorosa e numerosa, dove il cibo sulla tavola è scarso quanto l’igiene e i letti non sono sufficienti, in cui si comunica attraverso un dialetto arso dalla quotidianità senza troppe smancerie –  s’interroga notte e giorno sul motivo per il quale l’amore dei suoi genitori, presunti e non reali, si è spento. Questo senso di colpa che vibra tra le righe è la conseguenza dell’abbandono, dell’aver commesso un errore per il quale non è stato possibile rimediare o chiedere scusa. Su una babele di nuovi volti, tra i quali spicca quello di Adriana, la sorella ritrovata e mentore nel nuovo mondo, la “ritornata” dovrà arrampicarsi per tornare a vedere spiragli di verità, poiché quella che le è stata raccontata per anni ne è una copia stropicciata. Se da un verso L’arminuta è una storia di abbandono, dall’altra è un’estenuante ricerca del vero; se da un lato avanzano famiglie spezzate in cui c’è sempre posto per un figlio che torna a casa, dall’altro si interrogano le madri, che accolgono finché il grembo è vuoto. È un salto, questo romanzo, nel mondo arcaico dei sentimenti, degli affetti, un’immersione a fiato stretto in una autenticità spesso dura da accettare. Colei che è resa, il fantasma shakesperiano dal volto adunco e lo sguardo fermo, incarna ed evoca Ulisse, e lo stesso accade a noi ogniqualvolta s’intraprende la via del ritorno, delle radici, della casa genitoriale. L’esperienza narrata dalla scrittrice abruzzese si sofferma dunque sulla parte più difficile del viaggio, la sua conclusione. Specchiarsi e trovarsi cambiati, voltarsi e osservare la realtà cruda di ciò che siamo o siamo stati.
Di questo scrive con notevole maestria Donatella Di Pietrantonio, adoperando uno stile che non vuol farsi pregare, che non ammalia né seduce, ma che si cala con coraggio nelle brune profondità delle relazioni. Scegliendo con cura ogni parola e scolpendola affinché appaia in ciascuna lo sguardo fiero dell’”arminuta”, la scrittrice ha tracciato un sentiero aspro, severo e commovente, invitando i lettori a ripercorrere il proprio ritorno, affrontare l’abbandono e il senso di colpa, ad accettare i solchi cavernosi della propria corteccia. Uno strappo d’amore descritto con una lingua calviniana, misurata, potente, stratificata, in cui le parole siedono al loro posto come in una mensa. Una lingua che è talvolta un boccone amaro da masticare, che si fa fatica a digerire: ma d’altronde, è davvero digeribile un abbandono? È davvero digeribile, per chi ha già dato un morso a una vita colma d’amore e agiatezze, dovervi rinunciare per una realtà fatta di viuzze impervie, di pochi sorrisi e nessuna leggerezza, di nessun libro e ancor meno speranze per un futuro, di sguardi maschili sgraditi e già smaliziati? Per questa ragione la lingua è come la terra e la terra è come l’anima: L’arminuta, la cui vittoria al Premio Campiello non ha certo stupito, usa lo strumento principale della narrazione, la lingua, per interrogare la protagonista e tirarne fuori il rammarico, il rimpianto, la malinconia, la rabbia, il decoro, la forza. Uno stile asciutto che può essere adornato soltanto dalle emozioni del lettore. È un inganno e un incantesimo, questo romanzo, qual è la vita stessa. È una famiglia spezzata e ricucita punto dopo punto con silenzioso dolore, come succede nell’opera di Eshkol Nevo, La simmetria dei desideri.
Pervaso nella seconda metà dallo stesso senso di colpa che bagna le pagine di Donatella Di Pietrantonio, l’opera può essere considerata una sorta di inno all’amicizia. Tutto qui si salva dal disfacimento grazie a quell’unico sentimento che può sopravvivere alla necessità del dare per avere e dunque al tempo. Nevo, scrittore israeliano tra i più apprezzati, costruisce un’affascinante storia tra quattro amici – Yuval, Churchill, Ofir e Amichai – che durante la finale dei Mondiali di calcio del 1998 decidono di affidare a dei bigliettini sogni, desideri e ambizioni da leggere e realizzare sino alla prossima competizione. La narrazione riguarda questi favolosi e terribili quattro anni in cui le vite si ribaltano e accade tutto ciò che è imprevedibile nell’esistenza di un individuo, come se Nevo volesse ricordarci che più della nostra volontà fa un ingestibile destino. Anche quando però le onde dell’imprevedibile si fanno alte e pericolose, di colpo veleggia un giubbotto gonfiabile, un salvagente, una corda, qualcosa o qualcuno che risana. Sullo sfondo, Israele, la Palestina, la questione irrisolta per la quale continua a essere versato sangue. Ma Nevo, da scrittore consapevole ed esperto, non entra nel merito e lascia che le ombre si alzino e si mostrino di tanto in tanto alle spalle dei suoi ragazzi. Nel mezzo di una trama avvincente, che rapisce il lettore rendendo fluida la lettura del volume di 351 pagine, l’autore inserisce pagine straordinarie dedicate al sentimento d’amore tra adulti, quello già sondato nei suoi frammenti da Saffo. Un legaccio, una fune, e nello stesso tempo un biglietto aperto per un magnifico viaggio in compagnia e in libertà.
La passione che si agita ne La simmetria dei desideri, il cui titolo è parte della stessa narrazione ma non ve ne svelo il motivo, attraversa ed esalta le grandi trasformazioni e insieme i dolori, le rinunce, le incomprensioni, allontanarsi e ritrovarsi come se gli anni non fossero passati. Alessandro Piperno lo definisce “uno dei libri più significativi e toccanti in cui mi sia imbattuto”. Quoto. Se in Donatella Di Pietrantonio s’impone la lingua, offrendo la squisita opportunità di assaporarne gli spigoli e le dolcezze, in Nevo si erge il grandioso tronco della narratologia, percorso da una deliziosa ironia e da pillole di senso e comprensione che s’imprimono nella mente. Non risparmia le delusioni, il disinganno e il fallimento, in alcuni casi, dell’amicizia, movimenti che sono parte della girandola cosmica, capace di afferrare e trascinare prima in alto poi in basso e ancora in alto. Ciononostante, in un passo si legge: “Non ti rendi conto di quanto siamo fortunati a esserci l’uno per l’altro, non te ne rendi conto.” Ho trovato assai vera questa affermazione e credo sia una dichiarazione d’amore tra le più oneste e durevoli, quelle che si portano nel petto con gratitudine. L’arminuta e La Simmetria dei desideri possono apparire romanzi lontani. Eppure occupano la stessa scialuppa, ovvero l’ambita capacità di ritrarre l’uomo nelle sue manchevolezze e nelle sue virtù, anche quando il fondale appare scuro, profondo e spaventoso.
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tmnotizie · 4 years
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MACERATA – Numeri da record per il secondo week end delle audizioni live di Musicultura 2020. Alle migliaia di telespettatori che hanno seguito le serate in televisione, grazie alle dirette di Etv Marche e di Tvrs,  si aggiungo  le oltre 36 mila persone che hanno visualizzato le dirette streaming sui social.
Tre intense serate di musica che  hanno visto le esibizioni di 18 nuovi artisti al Lauro Rossi di Macerata, di cui, venerdì e sabato a porte chiuse per l’ordinanza regionale e domenica con il gradito ritorno del grande pubblico al Teatro cittadino.
A H.E.R.  è andato il “Premio Med Store” della giuria per la migliore  esibizione della serata. “Anni fa un ragazzo di nome Ermanno  ha partecipato al Premio Recanati, oggi quel ragazzo sono io e grazie alla musica vivo nel mio sogno “ così  H.E.R., nome d’arte della cantautrice e violinista di Foggia Erma Castriota, ha aperto la sua performance  con una forte presenza scenica e una proposta musicale particolarmente attenta ai temi dell’identità di genere e ai pregiudizi connessi   “Ho fatto della mia nuova identità una rivoluzione poetica contro il muro dell’ignoranza, rimanendo sempre fedele allo stupore che ho verso il mondo e verso me stessa”. L’artista, con il suo violino elettronico, accompagnata dalla batteria,  ha  generosamente offerto al pubblico  Roma,  Nel mio sogno e Il mondo non cambia mai.  
Il favore del pubblico presente in sala è andato a Marco Arati  con  Il “Premio Val di Chienti”.  Marco Arati,  cantautore e polistrumentista di Reggio Emilia, si è esibito con sua band nei brani: Non si può vedere, Quello che ho da dirti, la canzone con la quale ha chiesto la mano della sua fidanzata e Martina. L’artista nei suoi testi parla di ciò che gli accade intorno; alla passione per la musica unisce quella per il suo lavoro in una azienda agricola: “È proprio durante le molte ore del mio lavoro che nascono e prendono forma i miei pezzi”.
A Musicultura  La Zero, cantautrice ma anche attrice e ballerina alla ricerca della fusione tra le sue passioni. Ha proposto alle audizioni un progetto musicale con parti recitate che unisce l’appartenenza alla sua terra, Napoli, a tutte le sue esperienze di vita. I suoi brani: Mea culpa, una storia d’amore e di perdono, Chiagnere e Abracadabra, una rivalsa su una brutta esperienza di vita.  “Ho cercato un  sound che attraverso le chitarre potesse appartenermi e ricordarmi  la mia casa e i miei viaggi, – ha detto La Zero – e che insieme ai beat contemporanei potesse suonare mio per partire da zero, e quindi da me.”
Dolcissime atmosfere quelle di Setak nome d’arte del pescarese Nicola Pomponi che con la sua calda voce e un sound internazionale ha proposto canzoni in dialetto abruzzese: Pane e ‘ccicorje, Dumane ha ‘ggià ‘rrivate e Marije, “All’inizio scrivevo testi in inglese, ma mi sono sentito sincero solo nell’espressione dialettale, ho unito la musica che amo   alle mie origini”.
Note rap di forte denuncia sociale per Picciotto, all’anagrafe Christian Paterniti di Palermo. L’artista ha offerto Workflow, Incubo e Da grande  il suo personalissimo rap neomelodico, dedicandolo a Enzo Savastano suo collaboratore, nonché tra i vincitori di Musicultura 2019. Picciotto segue da anni  laboratori di scrittura creativa incentrati sul rap nelle scuole e nei quartieri popolari di Palermo. “credo fortemente nell’autoanalisi attraverso la scrittura – ha raccontato l’arista – e nel riscatto sociale attraverso il racconto delle storie vissute come conseguenza di un’attitudine alla “resistenza” nei contesti più difficili”.
Sul palcoscenico del Lauro Rossi  ha chiuso la domenica d’autore Giacomo Leonardi, di Rimini autore e cantautore che  ritiene di fondamentale importanza la scrittura dei testi delle sue canzoni, accompagnato dalla sua chitarra  ha proposto: Dimmi, Baci e Fatti chiamare per nome.
Prossimo appuntamento con le audizioni live di Muscultura al Teatro Lauro Rossi di Macerata aperto al pubblico, giovedì 5 marzo con altre cinque nuove proposte musicali:  Costanza, Salba, PeppOh, Paolo Rig8, Alberto De Luca e con l’amichevole partecipazione di Beatrice Antolini
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affascinailtuocuore · 4 years
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D. Di Pietrantonio-L'ARMINUTA. Storia di abbandoni e di ritorni. Dall'Abruzzo verso il mondo.
D. Di Pietrantonio-L’ARMINUTA. Storia di abbandoni e di ritorni. Dall’Abruzzo verso il mondo.
  Il premio Campiello 2017 mi ha fatto scoprire la mia conterranea, Donatella di Pietrantonio. Il richiamo dell’Abruzzo è in questa fase della mia vita molto forte e intenso. Non l’ho mai abbandonato, almeno nella mia vita inconscia. Di notte i miei sogni sono sempre stati popolati da case, persone e dettagli della mia vita Abruzzese. L’ Arminutami riporta a quel mondo antico. Leggere un dialetto…
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edcounsellinguk · 5 years
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RELAZIONE A DISTANZA
Parliamo di relazioni a distanza. Un argomento che come psicoterapeuta italiano a Londra mi sono trovato ad affrontare spesso.
Un viaggio, una persona incontra un’altra persona, si piacciono e nasce un’avventura. Si innamorano ma si rendono conto che devono tornare a casa, lontano.
Un esempio più nostrano: chi non ne può più delle assurdità del sistema italiano, della mentalità, del lavoro che non c’è, e dice: “Amore, pensavo di andare un mese a Londra, per curiosità”. Il partner non vuole limitare la libertà dell’altro: “certo, poi vengo per una settimana e se trovo uno psicoterapeuta italiano a Londra per la mia depressione, magari ci stiamo anche un po’ ”.
Due mesi dopo: “Amore, ho trovato un lavoretto, la gente è rispettosa. Ci trasferiamo? A proposito! Un’amica conosce uno psicoterapeuta italiano a Holborn. È considerato il migliore psicologo Italiano a Londra.” Lui: “Sai, ho delle cose a metà. Ti amo, ma torno, anche perché sono stato dallo psicoterapeuta italiano a Holborn e sarà anche bravo ma mi parla in abruzzese stretto. Io cercavo uno psicoterapista italiano a Londra, sai che ho bisogno di counselling italiano, non in dialetto.” “Ma lo psicologo italiano a Holborn che dicevo è sardo, parla perfettamente in italiano ed inglese, devi avere sbagliato psicoterapista italiano a Londra, comunque tu torna, poi vediamo.”
Il “poi vediamo” diventa una relazione a distanza.
La più ovvia questione da affrontare è la mancanza di quella intimità che si costruisce e mantiene solo stando l’uno accanto all’altro. Per esprimere un salutare rapporto, non certo sostituibile con una videochiamata.
Poi quando arriva il momento di vedersi c’è una pressione emotiva alta e, alle volte, le aspettative vengono deluse. Il sesso che tanto si bramava non è così piacevole, capita. O il divertimento e la passione previsti non si manifestano, per stanchezza o stress. Insomma l’ideale immaginato non si verifica.
In altri casi, il tempo che si passa lontani porta a nuovi incontri, nuovi lavori, nuovi interessi e in un certo senso ci si abitua anche a stare da soli.
Allora qual è la situazione ideale? Non c’è. O meglio, come al solito ognuno può trovare un suo equilibrio, o al contrario perderlo.
Se siete in crisi e cercate uno psicologo italiano a Londra, opero come psicologo italiano a Holborn ed altre due sedi londinesi. Ho esperienza di counselling italiano a Londra e posso offrire un supporto discreto e professionale.
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+++ Giornata mondiale del Turismo - 15 motivi per visitare l'Abruzzo #repostagricoloampliato +++
1) Lu magnà. Lu magnà bone. Che sia pesce o sia carne, che siano foglie o siano funghi, il cibo regionale migliore d’Italia è quello abruzzese (e gli arrosticini ne rappresentano solo una minima parte). Non è che lo dico solo io ndundì, lo dice pure Il Gambero Rosso, Slow Food, Alessandro Borghese, Masctro Ndonio detto “Lu Scallanucelle”, gli americani, Bruno Barbieri ecc. Proprio nzi tosce, ndi pu sbajà: devi solo provare per credere.
2) Lu beve. Il Montepulciano d’Abruzzo è uno dei vini più premiati al mondo, ma se proprio non ti piace, c’abbiamo il Cerasuolo, il Pecorino, il Trebbiano e il vino cotto. A livello di superalcolici siamo praticamente imbattili: la genziana, la centerba (per veri uomini), la centuca, l’Aurum, la Ratafia, il San Pasquale, l’Amaro Taccone, l’Amaro Gran Sasso, l’Amaro Jannamico, il Punch abruzzese… Se ti vuoi mbriacà come si deve, semBre qua devi venire.
3) La natura fregna. Montagne: basterebbe il Gran Sasso per vinGere tutto, ma noi ci mettiamo pure la Majella, il Velino, il Sirente, il Morrone e i Monti della Laga. Colline: i nostri “balconi naturali”, come diceva Flaiano. Da un lato vedi la neve, dall’altro il mare. E che vuoi di più, na genziana? Mare. Il nostro mare, caro foresctiero, non è semBre #lutop; ma tu devi sapere che Punta Aderci è una delle spiagge più fregne d’Italia, che la Costa dei Trabocchi è robbba nosctra, e che pure nel Teramano ci stanno varie aree marine protette. Se invece ti danno gusto le pianure: Altopiano del Fucino compà, e ti magni pure due patate. Senti il bisogno di una vacanza al lago? Bene: Scanno (a forma di cuore, #nolechiacchiere), Barrea, Villalago, Campotosto, Casoli, Bomba, Sinizzo… Gita al fiume? Il Tirino è il più limpido d’Europa. Ah, in Abruzzo – ovviamenDe – ci sono tre dei parchi nazionali protetti più grandi d’Italia.
4) Le città d’arte. Argomento dolente, spesso usato dagli sturdilliti per infamare l’Abruzzo. “Gne gne gni gni, in Abruzzo solo besctie e montagne…”. Lu cazz che vi frech. L’Aquila, Celano, Teramo, Atri, Lanciano, Sulmona, Chieti, Vasto, Penne, Giulianova Paese, Guardiagrele, Tagliacozzo… Per non parlare dei borghi autentici: Scanno, Campli, Gessopalena, Civitella del Tronto, Crecchio, Campo di Giove, Civitella Alfedena, Barrea, Opi, Luco dei Marsi, Aielli, Pescina, Città Sant'Angelo, Pacentro, Castelli, Introdacqua, Pescocostanzo, Santo Stefano di Sessanio… e praticamenDe tutti gli altri paesi d’Abruzzo. Arte moderna? Pescara. Siti archeologici? Alba Fucens su tutti. Paesi brutti ngi stanno qua, forse…
5) I Castelli. Qua c’abbiamo na freca di castelli. Scine, proprio ci piacciono i castelli, è come na tradizione per noi fare i castelli. C’abbiamo pure un paese che si chiama Castelli… Rocca Calascio è fra i 10 castelli più belli del mondo secondo il National Geographic; Roccascalegna è fra i 10 più fregni secondo me e pure secondo il regista Matteo Garrone (film “Il racconto dei racconti”). La fortezza di Civitella del Tronto, il castello di Celano, quelli di Ortona, Ortucchio, Bominaco, Castel Manfrino, L'Aquila, Sant’Eusanio Forconese, Balsorano, Crecchio e infiniti altri. I torrioni costieri di Martinsicuro, Alba Adriatica, Giulianova, Torre del Cerrano. Insomma: se ti piacciono i castelli e le torri stai a cavallo.
6) Gli eremi. Abruzzo regione con più eremi d'Italia. Ti danno gusto gli eremi? Allora devi venire in Abruzzo. Santo Spirito a Majella, San Bartolomeo in Legio, San Giovanni all'Orfento, Sant'Onofrio al Morrone, San Ceppato lu Computer, San Michele di Pescocostanzo, San Venanzio, Santa Maria della Ritornata a Civita D'Antino, Sant'Angelo di Palombaro, San Domenico di Villalago, Eremo di San Marco alla Foce, Madonna dell'altare, Sant'Onofrio di Serramonacesca ecc. ecc. Negli eremi abruzzesi, nell'isolamento ascetico della natura più bella del mondo, pare nacque il celebre detto: stetv a la cas.
7) Le bestie, selvatiche mbapì, gli zoo non ci stanno in Abruzzo. L’orso bruno marsicano, il lupo appenninico, cervo, lince, capriolo, camoscio, arvicola delle nevi, volpe, istrice, gatto selvatico, cinghiale, porco, lu mazzamarille, pecora, tasso, vipera, la pandafica, la lontra… La razza canina fregna del pastore abruzzese (#maremannononcreto). L’aquila reale, nibbio, falco pellegrino, grifone, gufo, allocco, picchio, fringuello, lu cardille e lu vasce a pizzichille. In Abruzzo le bestie arrivano pure nei paesi: a Villetta Barrea puoi cenare con un cervo di due metri che ti lecca la coccia; a Silvi girano le mucche per strada; a Giulianova spesso torna lu porch; a Ortona i cerbiatti fanno colazione in pasticceria, a Pescara ci stanno i cavalli sui balconi ecc.
8} Il dialetto. Si può venire in Abruzzo pure per scoprire i dialetti abruzzesi, e uno dice: “Ma perché?”, perché sono dialetti fregni, si capisce. Trovami un altro posto nel mondo dove, ad esempio, puoi sentire la parola: “Frechetengulo” o addirittura "Frechetembett". Non esiste. E l'accento abruzzese non è simile al napoletano, nin pazzieme: l'accento abruzzese ha una sua dignità e varia in base alla zona.
9) Il silenzio agricolo. Il silenzio agricolo è uno stato d’animo, ma anche un luogo geografico. È quella zona d’ombra fra paese e paese, dove non c’è nulla, solo qualche casolare e qualche animale. È l’Abruzzo autentico, la camBagna del cuore, il luogo dei sogni rurali. Se ti piace, non dovrai nemmeno cercarlo: sarà lui a trovare te.
10) La primavera. “La primavera degli Abruzzi è la più bella d’Italia". Ernest Hemingway.
11) La neve. Scine, c'abbiamo un sacco di luoghi comuni sulla neve: l'ha semBre fatto, oddje oddje nin puteme uscì, si scia guardando il mare, non abbiamo paura dell'isolamenDo ecc. Ecco: è tutto vero.
12) I personaggi. In Abruzzo sono nati o vissuti molti personaggi na freca importanti. Mo citarli tutti è impossibile, scorri un po' sta pagina (“L’abruzzese fuori sede”, la cito perché così chi si freca il post facendo copia-incolla almeno si becca l'autore a tradimento) e ti potrai rifare gli occhi.
13) Vacanze in Abruzzo? Sparagne e cumbarisce.
14) Le feste, le sagre, i santi patroni. Qua festeggiamo qualunque cosa, soprattutto d'estate ma non solo. Farchie, faugni, madonne che scappano, feste di settembre, di uttobre, squilla, verginelle, saraceni, banderesi, Sant'Antonio, San Capriele, tutti i santi del calendario, passioni, pupe, perdonanza, catenacci, venerdì santo, giuviddì sande, il buongiorno a Pianella ecc. ecc. Nzomme: la fescta si è semBre fatto.
15) La gente fregna. “In Abruzzo ci sta la gente fregna”, questo è un assioma: un principio evidente per sé, che non ha bisogno di essere dimostrato. Forti, gentili, prima ti chiediamo “Di chi su lu fije?” e poi ti offriamo na tazza.
#punDo
Source: l'abruzzese fuori sede
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purpleavenuecupcake · 5 years
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Abruzzo: "Cdx, distacco imbarazzante". Aria di rimpasto al Governo?
Distacco imbarazzante di Marco Marsilio del centrodestra alle regionali dell'Abruzzo. Con oltre il 50% dei voti scrutinati, è avanti con il 49,8%. Seguono il candidato del centrosinistra Giovanni Legnini con il 31,4% e quella del Movimento 5 stelle Sara Marcozzi con il 18,2%. Lega primo partito con il 28,7%; Pd all'11,6%. Affluenza in calo al 53,12%. "Grazie Abruzzo! Grazie Italia. Più forti degli attacchi, delle bugie e delle polemiche: da domani al lavoro!", ha scritto il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, su Twitter. L'Abruzzo ha un nuovo presidente spodestando il Governo regionale uscente a guida Pd di Luciano D'Alfonso. Secondo il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, il voto dell'Abruzzo ha confermato che "il centrodestra è la maggioranza naturale fra gli elettori". Un voto "importante per il futuro della politica italiana", ha detto. A festeggiare la vittoria di Marco Marsilio (Fdi, Lega, Forza Italia, Udc-Dc-Idea e Azione Politica) la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, arrivata in nottata a Pescara al comitato Marsilio presidente. Tra loro due un lungo abbraccio e poi lo spumante. "Una giornata storica- ha detto Meloni - FdI riesce a esprimere il suo primo presidente di Regione". Marsilio, figlio di abruzzesi di Tocco da Casauria (Pescara),ha scelto un vino prodotto nella sua città per brindare e ha risposto in dialetto a chi gli chiedeva se sia abruzzese, visto gli attacchi degli avversari sul fatto che non sia nato e cresciuto in Abruzzo. "Freght!", ha esclamato, come a dire, "certo!". Il vero vincitore, Matteo Salvini tutta la notte è stato sempre al telefono con  Giuseppe Bellachioma, deputato della Lega in Abruzzo. Salvini ha creduto nell'Abruzzo e per questo è stato 19 volte  in tutta la regione, 7 volte negli ultimi due mesi. Chissà se tra i pensieri di Salvini, dopo il plebiscito in Abruzzo, ci possa essere  quello di iniziare a provare ad un rimpasto nel governo già prima delle Europee. Anche perché, due calcoli alla mano, la forza sul terreno "ora" è tutta a tiratura Lega e i numeri di marzo ormai non valgono più. Si potrebbe iniziare proprio dal posto vacante lasciato da Paolo Savona, volato alla Consob. Si registra anche la delusione di Luigi Di Maio: "Mi aspettavo di più", confida a chi lo chiama. Dopo un week-end passato tra l'Abruzzo, il Veneto e la Lombardia, il capo politico del M5S è tornato a Roma in serata.  Il terzo posto, dopo il centrosinistra non è una cosa facile da digerire e in un certo senso Di Maio se lo aspettava e giorni fa si era già buttato in avanti: "Questo è un test regionale e non nazionale, e comunque ribalteremo i sondaggi", peccato che i risultati dicano il contrario. Ringalluzzito è il PD con Nicola Zingaretti che con il recupero dei consensi in Abruzzo inizia a vedere una luce fioca, in previsione del  voto di maggio.   Read the full article
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