Tumgik
#e non ci cambiamo
firewalker · 11 days
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L'incoerenza di genere sfida la filosofia interpersonale
Post ad alto contenuto di imbarazzanti ovvietà da boomer e strafalcioni dettati da ignoranza becera dell'argomento riguardo i quali sono contento di discutere per saperne di più e per migliorarmi. Ne scrivo proprio per avere una discussione proficua. Abbiate pietà, sono nato e cresciuto negli anni ottanta del secolo scorso.
Seguitemi un attimo. Io sono Firewalker, ho una certa altezza, un certo peso, una certa capigliatura. Se cambio capigliatura, se ingrasso o dimagrisco, sono sempre Firewalker.
Ho avuto un incidente anni fa e ho cambiato il legamento crociato anteriore sinistro. Nonostante quel cambio, sono sempre io. Se perdo l'intera gamba continuo a essere io. Se perdo tutti gli arti sono comunque io. Se mi cambiano il cuore sono sempre io.
La leggenda vuole che ogni sette anni cambiamo tutte le cellule del nostro corpo (che poi dubito sia vera questa cosa, soprattutto per alcuni tipi di cellule, ma facciamo finta che). Comunque a 14 anni siamo sempre la stessa persona di quando avevamo 7 anni, giusto?
C'è una vecchia storiella che racconta che nel corso della manutenzione a una barca, questa piano piano vede sostituito tutto il suo legno con del legno nuovo.
E allora, quanti pezzi di me devo cambiare, quanto legno della barca devo sostituire, per fare sì che quella persona non sia più io, che quella barca non sia più la stessa barca?
Non so per le barche, ma la mia idea è che io risiedo nel mio cervello. Il mio cervello (la mia mente... la separazione tra cervello e mente è un altro paio di maniche. Per me sono la stessa cosa, facciamo finta che sia così per tutti per semplicità di discussione) decide come mi muovo, cosa faccio, come reagisco, decide il mio carattere, decide i miei interessi, decide le mie passioni, i miei amori, le mie antipatie. Io sono il mio cervello.
Probabilmente, se guardiamo la questione in maniera egoriferita, è lapalissiano, ed è per tutti così. Il problema è quando guardiamo gli altri. Se io conosco Marco, lo conosco con la sua altezza, col suo peso, con la sua capigliatura, oltre che con i suoi modi di fare e con i suoi interessi. Lo riconosco per il suo aspetto, e magari ho piacere a stare con lui per il suo cervello, ma non è quello che mi indica la sua identità, non è quello che me lo fa riconoscere. Per me Marco è un corpo esterno da me, per Marco lui è il suo cervello.
Ecco il punto del discorso.
Ci vuole un salto qualitativo da parte mia per riconoscere che Marco non è il suo braccio o il suo collo messi insieme a tutto il resto. Marco è il suo cervello. Questo salto qualitativo non è fatto da tutti, forse perché non ci pensano, forse perché non sono d'accordo con la mia affermazione "è così per tutti", ci hanno ragionato sopra e per loro ha importanza anche la corporeità. Forse è un problema culturale (inteso proprio come conoscenze delle varie sfaccettature di questo argomento).
Il fatto è che se Marco ha una incoerenza di genere e il suo cervello gli dice di essere Angela, ecco che potrebbe non accettare più le parti del corpo che ha, perché vive la sua realtà, il suo cervello, non è allineato. Qui si sfocia nella disforia di genere, che è un malessere generato da questa incoerenza di genere.
In qualunque modo la viva Angela, il fatto è che non vive da sola. È circondata da persone che gli dicono che si chiama Marco, che ha il corpo di Marco, e che magari non accetta il fatto che sia Angela a "pilotare" il corpo che vedono.
Gli altri devono far caso al fatto che Angela non è il suo corpo, ma il suo cervello. Devono improntare il rapporto con gli altri ad un livello superiore per poter notare questa cosa e, come detto, non tutti lo fanno. Anzi, per molti non è pensabile che Angela esista, esiste solo Marco, che è quello che loro vedono. E se Marco dice di essere Angela, allora ha un problema mentale (per alcuni è il demonio, per altri è una moda...), perché non è possibile che non si accorga di essere Marco, deve fare finta per forza.
Senza contare poi che, magari, la situazione è anche più complicata. Me li immagino pensare "sei Marco, cosa significa che non ti senti ne maschio né femmina?"
Non ho ancora trovato il modo migliore per rapportarmi con queste persone (quelle che non riconoscono Angela), so solo che la divulgazione è spesso osteggiata o marginalizzata in settori di nicchia, perché per capire certe cose (anche solo vagamente, come penso e spero di fare io) bisogna sbatterci la testa contro più e più volte, e non tutti c'hanno voglia di faticare su questo.
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l-incantatrice · 6 months
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Tutti nel corso della vita cambiamo,non rimaniamo mai gli stessi. Le esperienze felici e tristi,il trascorrere degli anni,ci portano a modificare il nostro essere,il nostro pensiero,le nostre azioni. Eppure ci sono persone che conosco da anni che si relazionano con me sempre nello stesso modo…dicono sempre le stesse cose,fanno sempre le stesse cose che dicevano e facevano anni fa,pensando di avere da me lo stesso tipo di reazione che ho avuto anni prima. Perché non si accorgono che non sono più la stessa?
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nerudasullalingua · 3 months
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spesso ci sentiamo sbagliati perché non rientriamo nei modelli degli altri e della società: siamo troppo spontanei ed è un problema, non abbiamo un lavoro stabile e lo cambiamo sempre ed è un problema, siamo troppo qualcosa ed è un problema. Così facendo non valorizziamo noi stessi, non valorizziamo la nostra autenticità, non capiamo che magari siamo delle persone a cui piace essere flessibili ed avere più lavori ecc…
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arreton · 2 months
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Cambiare modo di vedere le cose è più semplice di quello che sembra. È, oltretutto, una cosa che si sperimenta spesso nella vita quotidiana, nella vita pratica: tutte quelle volte che per vederci diversi cambiamo look, taglio di capelli, disposizioni dei mobili. Questi atti ci permettono di vedere la stessa cosa, ma in maniera diversa. Allora ritrovi uno spazio che non credevi che ci fosse, dei lineamenti più belli che pensavi di non avere eccetera. Col pensiero è la stessa cosa: vedi la stessa questione ma da un punto di vista differente, quello che ti stimola verso qualcosa, con più ampio respiro è il pensiero corretto perché è quello che ti porta più lontano; quello che chiude la questione, che mette un punto è fine a se stesso e non va da nessuna parte. Questa potrebbe essere anche una palestra contro la depressione: mettersi a tavolino, sedersi coi propri pensieri davanti e vedere dove portano, quelli che portano lontano, ad un arricchimento sono quelli che danno più possibilità, quelli che invece si chiudono in loro stessi sono i pensieri depressivi. Una volta individuati quelli depressivi si deve procedere per quelli edificanti. Intrapreso questo percorso la depressione non diventa l'unico filtro possibile, ma un filtro bianco e nero che non sempre vale la pena di usare.
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ambrenoir · 4 months
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𝗟𝗔 𝗠𝗢𝗥𝗧𝗘 𝗘̀' 𝗜𝗟 𝗣𝗜𝗨̀ 𝗖𝗟𝗔𝗠𝗢𝗥𝗢𝗦𝗢 𝗘𝗤𝗨𝗜𝗩𝗢𝗖𝗢 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗔 𝗦𝗧𝗢𝗥𝗜𝗔 𝗨𝗠𝗔𝗡𝗔
(𝗣𝗿𝗼𝗳. 𝗩𝗶𝘁𝘁𝗼𝗿𝗶𝗼 𝗠𝗮𝗿𝗰𝗵𝗶)
La morte è il più clamoroso equivoco della storia umana.
Dai più eminenti uomini di scienza dell’ultimo secolo scopriamo che l’Universo è tutto Pensiero e che la Realtà esiste solo in ciò che pensiamo ✨
L’energia è quella manifestazione che fa accadere le cose e gli eventi. Essendo di carattere vibrazionale essa si manifesta in una incommensurabile vastità di forme e di aspetti. Dietro tutte queste apparenze si cela una realtà legata a un campo di frequenze comprese in bande, ciascuna delle quali ha uno sbocco nel panorama delle cose materiali che noi vediamo.
Sofisticate tecnologie dimostrano che l’uomo non muore, quando sembra separarsi dalla sua carica energetica che lo vivifica, perché ciò che si stacca dal soma migra e fluisce verso altre locazioni.
Il nostro apparato sensoriale è limitato e quindi inadeguato a permetterci di percepire la realtà al suo livello più profondo.
Occorre comprendere che l’anima che sta per trapassare non è il corpo, bensì la vita stessa e che la sua natura non è materica ma spirituale e che al contrario del suo corpo psico-fisico non conosce mutamento, né decadimento.
Inconsciamente non possiamo sopportare di morire in quanto sappiamo che non è possibile farlo. Quando l’Io ben centrato ne ha la suddetta visione, allora siamo fuori dal paradigma spazio-temporale.
Il tutto dipende dalla qualità del nostro livello di coscienza.
Se non modifichiamo il nostro atteggiamento mentale, se non cambiamo lo stato della nostra visione del mondo, non potremo scegliere il mondo successivo, ma ci troveremo a ripetere ciò che siamo qui con le stesse difficoltà e le stesse limitazioni.
Il paradiso infine, non è un luogo, ma è una dimensione della coscienza.
Il tempo non esiste.
Quando il tempo incomincia a scorrere? L’etimologia della parola ha una derivazione di origine indo-europea che significa dividere.
Quando nasce il tempo nasce anche il concetto di morte.
Anche il Big Bang non è mai avvenuto
Si è scoperto di recente un “Campo Informazionale” che permea tutto.
È infinito. Non ha inizio e non ha fine. Noi vediamo attraverso i nostri occhi tutte le cose divise, frantumate, separate e invece tutto è Uno. Il viaggio dell’evoluzione è dall’inconscio al conscio.
Quando mi chiedono cosa c’era prima del tempo e della morte rispondo che tutto ciò che esiste è AMORE.
Questa parola non è legata a sentimento, affetto o passione, come lo conosciamo oggi, ma significa A-MORS non morte.
Tutto vive, dall’atomo alla più grande galassia.
Abbiamo verificato che anche le piante e i minerali vivono, su piani diversi.
Tutto è costituito da una sola sostanza, con manifestazioni diverse.
Questa sostanza è fisicamente e psichicamente pensante.
Ilya Prygogine, che è stato il più grande chimico vivente (premio Nobel nel 1977), nel corso delle sue ricerche chimiche della materia organica, si è accorto che ogni molecola viveva e sapeva perfettamente quello che faceva ogni altra molecola a distanze macroscopiche.
Anche nell’esperimento che fece Pauli (fisico) le particelle separate (fotoni) che si trovavano nello stesso livello energetico o stato quantico, pur lanciate a distanze differenti, rimanevano sempre collegate.
Tutto è interconnesso e non-locale (entanglement).
Le informazioni sono istantanee, perché abbiamo scoperto che le particelle come possono essere ad esempio gli stessi elettroni/processo o evento, non sono masserelle solide ed inerti, ma nuclei del tutto inconsistenti che rivelano di essere “un bit concentrato di informazione”, andando così a costituire un campo informazionale.
L’unica cosa solida allora di cui si può parlare di questa materia, che sembrava fatta di “mattoni atomici”, è invece che assomiglia più ad un PENSIERO.
Le onde e le particelle (“ondicelle”) in realtà sono le solite. Esse si trovano sia qui che ovunque, Ciò perchè esse, oltre ad essere se stesse , sono anche lo spazio che intercorre tra loro.
E quindi non hanno neppure alcun bisogno di comunicare tra loro, perchè sono la stessa cosa dello “spazio”.
Ed in più esse non hanno nessuna ragione per doversi connettere, perchè non sono mai state disconnesse o disgiunte.
In sintesi, sono un ologramma, un “Tutto-parte”, una versione su scala più ridotta del Cosmo, dell’ Intero Corpo organico universale. Una goccia concentrata e indissolubile dell’infinito oceano energetico, detto Coscienza non locale.
La Coscienza dunque non sta nel cervello ma nel Campo.
Sia la fisica che la neurofisiologia che la quantistica concordano su questo punto.
Non è il cervello che produce il pensiero, ma è il PENSIERO o COSCIENZA che edifica il cervello.
Max Planck, padre della teoria dei quanti, scioccò il mondo nel 1944 quando affermò che esiste un’unica matrice energetica “intelligente” da cui ha origine tutto, il visibile dall’invisibile.
Con questa implicazione sconcertante il mondo scopriva per la prima volta che Tutto è coscienza.
Abbiamo oggi gli strumenti che possono vedere che intorno a noi esiste un globo luminoso. Un nostro prolungamento (un duplicato immateriale). È stato definito un campo di ultra-luce.
Noi non lo vediamo con gli occhi e anche con gli strumenti possiamo vedere fino ad un certo punto.
Questo campo è milioni di volte più sottile della più sottile materia. Ha una frequenza vibrazionale di 10 alla 26 Hz.
Esso è più sensibile e impressionabile della più sensibile ed impressionabile pellicola fotografica.
Anche la PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia) ha riconosciuto che gli antichi avevano ragione.
Noi siamo un fascio di vibrazioni di cui l’aspetto fisico, la forma fisica è solo il nucleo più denso.
La luce che vedono le persone che hanno esperienze di premorte (NDE), siamo noi stessi, ciò di cui siamo costituiti.
Un fenomeno straordinario, che merita di essere chiamato con il nome di AUTOPSIA (composto da “autos”, stesso e “opsis”, vista), cioè “VISTA DI SE STESSO”.
E l’Autopsicità (quale può essere quella dell’ esperienza totale del Divino) è una situazione che implica la visione istantanea e diretta di una “partitura” in cui figurano tutti gli aspetti del Libro della Vita, cioè di una composizione universale, disposta in più mondi.
Qualcuno ha detto: “Chiarisci il tuo senso e illuminerai il mondo”.
Se vuoi sapere come fare, fai come fece il maestro Zen Poshang.
Quando gli fu chiesto come si cerca la natura del Buddha (Dio), Egli rispose: “È come cavalcare il Bue, in cerca del Bue”.
Prof. Vittorio Marchi
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poesiablog60 · 1 year
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"Invecchiamo ma non cambiamo, diventiamo più raffinati ma in fondo rimaniamo come eravamo quando eravamo piccoli, creature che aspettano impazienti che ci venga raccontata un'altra storia, e un'altra, e un'altra ancora."
Paolo Auster
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amoilnero · 11 months
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Non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume. Perché il fiume scorre di continuo e anche noi cambiamo di continuo.
Panta rei - Eraclito
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mrpolopo · 7 months
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E tu Chissà dove sei Anima fragile Che mi ascoltavi immobile Ma senza ridere
E ora tu Chissà dove sei Avrai trovato amore, o come me Cerchi soltanto le avventure Perché non vuoi più piangere
E la vita continua anche senza di noi Che siamo lontani ormai Da tutte quelle situazioni che ci univano Da tutte quelle piccole emozioni che bastavano Da tutte quelle situazioni che non tornano mai Perché col tempo cambia tutto, lo sai
E cambiamo anche noi E cambiamo anche noi E cambiamo anche noi E cambiamo anche noi......
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luluemarlene · 7 months
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Posso dire, da uomo, che non si tratta sempre di altra figa. In senso stretto. Se mosso dal ♡ nn c'è vagina che tenga. E nondimeno, se cede alla noia allora ha un evidente problema
Come ho detto più volte, non c'è sempre una ragione per cui i rapporti finiscono
Ci evolviamo, cambiamo, restiamo vittime delle nostre paure e ambizioni e spesso ci stufiamo delle cose che otteniamo con troppa facilità
Ecco forse, avrei potuto essere meno scontata, o meno capricciosa
Io so essere logorante, comunque
Più a causa delle mie insicurezze che delle mie pretese, ma credo di essere una slave particolarmente devota proprio per lo stesso motivo.
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ma-pi-ma · 8 months
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Noi istintivi non siamo falsi, il punto è che percepiamo sfumature che ci fanno reagire velocemente.
E cambiamo.
justhewayouare
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dottssapatrizia · 1 year
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MA CHI L'HA MAI DETTO CHE CHI SI PERDE NON PUÒ RITROVARSI?
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Ti è mai capitato di sentire qualcuna di queste frasi?
Capitano tutte a me!
Se avessi un lavoro soddisfacente sarei felice
Tutto quello che hanno in comune queste affermazioni consiste nell’attribuire la responsabilità del proprio malessere e dei propri guai agli eventi, agli altri, a tutto ciò che non riguarda se stessi. Ciò accade perché è molto più comodo e semplice puntare il dito contro gli altri che mettersi in discussione e provare a cambiare. Il cambiamento richiede sforzo, energia, motivazione, allenamento e molta costanza. La maggior parte di noi impara qualcosa quando riceve un macigno sopra la testa! Allora e solo allora, alla decima o centesima volta che si sbatte la testa contro il muro, si pensa di dover fare personalmente qualcosa in merito.
Pensa alla vita sentimentale, per esempio. Quando dichiariamo i nostri sentimenti all’altra persona? Quando il matrimonio o la famiglia sta andando a pezzi. Nella salute quando cambiamo alimentazione o facciamo attività fisica? Quando il nostro corpo sta per diventare un rottame. E nel lavoro? Quando cerchiamo di trovare delle alternative, prendiamo decisioni? Quando siamo sommersi dai debiti.
Temporeggiamo, aspettiamo, colpevolizziamo gli altri e nulla cambia. La buona notizia è non abbiamo bisogno di nessun altro per cambiare visione della vita e del mondo.
Ma come si fa? Da dove parto?
NESSUN PARAGONE: ognuno ha la sua storia personale ed è unico nel suo genere. Paragonarsi alle altre persone pertanto porta solo alla frustrazione.
NON RIMANERE FERMO SUGLI ERRORI: perdonarsi per gli errori commessi equivale a volersi bene e permette di avere l’energia necessaria per migliorarsi. Se rimaniamo fermi a lamentarci per gli errori che abbiamo fatto non avremo modo di fare il passo successivo e progredire. Le lamentele non portano ad alcun risultato.
ACCETTATI: quando cominciamo a guardare con benevolenza anche le parti di noi che ci piacciono di meno esse perderanno di significato.
SISTEMA IL GRADINO SUL QUALE SEI PRIMA DI VOLER PASSARE A QUELLO SUCCESSIVO
IMPARA IL PROBLEM SOLVING ovvero l’arte di trovare soluzioni
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nuvolaveloce · 11 days
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E tu chissà dove sei anima fragile e mi ascoltavi immobile ma senza ridere E ora tu chissà dove sei avrai trovato amore o come me, cerchi soltanto d'avventure perché non vuoi più piangere... E la vita continua anche senza di noi che siamo lontani ormai da tutte quelle situazioni che ci univano da tutte quelle piccole emozioni che bastavano da tutte quelle situazioni che non tornano mai! Perché col tempo cambia tutto lo sai e cambiamo anche noi…
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gcorvetti · 5 months
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Primavera.
Lo so che è da un pezzo che in Italia è arrivata la primavera, c'ero, ma sembra che qua sia arrivata in questi giorni, almeno per ora. Con questa scusa abbiamo iniziato dei lavori straordinari, cambio della parte frontale della casa, ovvero sostituire siepe e staccionata con alberelli e ... non abbiamo ancora deciso tra uno steccato nuovo, anche se non ci va tanto perché necessita di manutenzione, oppure rete metallica; in ogni caso cambiamo il cancello e lo mettiamo automatico e vaffaQ. Quindi con l'aiuto di mio figlio intanto in questi giorni abbiamo eliminato la siepe e alcuni alberelli che stavano all'angolo che mi sono sempre stati sulle palle perché spingevano il cancello, segati di brutto tiè. Il fine settimana prossimo viene il tizio con la scavatrice così diamo sta siepe ad una collega di lei del teatro. Domani parte la trafila del taglio dell'erba, che come sapete è un classicone del bel tempo. Nel frattempo venerdì ho fatto una prova in cucina in un ristorante che avevo rifiutato 2 anni fa, perché all'epoca l'head chef mi disse "Noi paghiamo il minimo", ero appena uscito da twitter e onestamente un salto indietro di stipendio non me l'accollavo, col senno di poi avrei accettato. Fatto sta che ho passato ste 10 ore con sto tizio che piano piano ho scoperto che conosce parecchie persone non cui ho lavorato, alcuni addirittura sono grandi amici suoi, quindi sul finale abbiamo parlato e sembra che non ci siano dubbi per lui il lavoro è mio, mentre comunque devo aspettare il giudizio dello chef capo, quindi ancora non è tutto definito, penso che potrebbe decidere nei prossimi due giorni, anche perché poi scatta il nuovo mese.
In tutto questo oggi sono riuscito anche a suonare un pò che ci stava proprio, mi sono venute alcune cose niente male, magari ci faccio su qualche brano e ve lo posto, ma per ora è tutto e mi vado a docciare..
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ambrenoir · 5 days
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Addio - Addio.
Ok - Ok!
Quindi non ci sentiremo più?
- No.
E se ci incontriamo per strada.
- Cambiamo strada.
E se è una strada chiusa?
- Allora ci salutiamo.
E come ci salutiamo?
- Con un ciao.
E basta?
- E basta.
Ok. - Ok!
E se mi ammalo? Lo vorresti sapere?
- Certo!
Però non possiamo sentirci, come te lo dico?
- Me lo scrivi.
Quindi possiamo scriverci?
- Solo se siamo in punto di morte.
Ok. - Ok!
-Allora adesso vado.
No aspetta...E se succede qualcosa di bello?
-Lo vorrei sapere.
Ti scrivo?
-No telefona.
Quindi possiamo sentirci per telefono per una bella cosa?
- Sì.
Ok addio allora.
- Addio...
Il giorno dopo.
- Pronto?
Pronto. È per una bella cosa… Ho trovato una nostra foto sugli scogli in cui eravamo felici. Chiamavo giusto per dirtelo.
- Grazie, passo da te domani mattina presto.
Perché?
- Non ricordo la foto e vorrei tanto vederla…
♒💜🏵️🩵🍂
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valentina-lauricella · 7 months
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Un post dal gruppo Facebook "Nosso Lar"
La morte è il più clamoroso equivoco della storia umana. Dai più eminenti uomini di scienza dell’ultimo secolo scopriamo che l’Universo è tutto Pensiero e che la Realtà esiste solo in ciò che pensiamo. L’energia è quella manifestazione che fa accadere le cose e gli eventi. Essendo di carattere vibrazionale essa si manifesta in una incommensurabile vastità di forme e di aspetti. Dietro tutte queste apparenze si cela una realtà legata a un campo di frequenze comprese in bande, ciascuna delle quali ha uno sbocco nel panorama delle cose materiali che noi vediamo. Sofisticate tecnologie dimostrano che l’uomo non muore, quando sembra separarsi dalla sua carica energetica che lo vivifica, perché ciò che si stacca dal soma migra e fluisce verso altre locazioni.
Il nostro apparato sensoriale è limitato e quindi inadeguato a permetterci di percepire la realtà al suo livello più profondo. Occorre comprendere che l’anima che sta per trapassare non è il corpo, bensì la vita stessa e che la sua natura non è materica ma spirituale e che al contrario del suo corpo psico-fisico non conosce mutamento, né decadimento. Inconsciamente non possiamo sopportare di morire in quanto sappiamo che non è possibile farlo. Quando l’Io ben centrato ne ha la suddetta visione, allora siamo fuori dal paradigma spazio-temporale. Il tutto dipende dalla qualità del nostro livello di coscienza. Se non modifichiamo il nostro atteggiamento mentale, se non cambiamo lo stato della nostra visione del mondo, non potremo scegliere il mondo successivo, ma ci troveremo a ripetere ciò che siamo qui con le stesse difficoltà e le stesse limitazioni. Il paradiso infine, non è un luogo, ma è una dimensione della coscienza.
Il tempo non esiste. Quando il tempo incomincia a scorrere? L’etimologia della parola ha una derivazione di origine indo-europea che significa dividere. Quando nasce il tempo nasce anche il concetto di morte. Anche il Big Bang non è mai avvenuto. Si è scoperto di recente un “Campo Informazionale” che permea tutto. È infinito. Non ha inizio e non ha fine. Noi vediamo attraverso i nostri occhi tutte le cose divise, frantumate, separate e invece tutto è Uno. Il viaggio dell’evoluzione è dall’inconscio al conscio. Quando mi chiedono cosa c’era prima del tempo e della morte rispondo che tutto ciò che esiste è AMORE. Questa parola non è legata a sentimento, affetto o passione, come lo conosciamo oggi, ma significa A-MORS non morte.
Tutto vive, dall’atomo alla più grande galassia. Abbiamo verificato che anche le piante e i minerali vivono, su piani diversi. Tutto è costituito da una sola sostanza, con manifestazioni diverse. Questa sostanza è fisicamente e psichicamente pensante. Ilya Prygogine, che è stato il più grande chimico vivente (premio Nobel nel 1977), nel corso delle sue ricerche chimiche della materia organica, si è accorto che ogni molecola viveva e sapeva perfettamente quello che faceva ogni altra molecola a distanze macroscopiche. Anche nell’esperimento che fece Pauli (fisico) le particelle separate (fotoni) che si trovavano nello stesso livello energetico o stato quantico, pur lanciate a distanze differenti, rimanevano sempre collegate. Tutto è interconnesso e non-locale (entanglement). Le informazioni sono istantanee, perché abbiamo scoperto che le particelle come possono essere ad esempio gli stessi elettroni/processo o evento, non sono masserelle solide ed inerti, ma nuclei del tutto inconsistenti che rivelano di essere “un bit concentrato di informazione”, andando così a costituire un campo informazionale.
L’unica cosa solida che si può dire di questa materia, che sembrava fatta di “mattoni atomici”, è invece che assomiglia più ad un PENSIERO. Le onde e le particelle (“ondicelle”) in realtà sono le solite. Esse si trovano sia qui che ovunque, Ciò perchè esse, oltre ad essere se stesse, sono anche lo spazio che intercorre tra loro. E quindi non hanno neppure alcun bisogno di comunicare tra loro, perchè sono la stessa cosa dello “spazio”. Ed in più esse non hanno nessuna ragione per doversi connettere, perchè non sono mai state disconnesse o disgiunte. In sintesi, sono un ologramma, un “Tutto-parte”, una versione su scala più ridotta del Cosmo, dell’Intero Corpo organico universale. Una goccia concentrata e indissolubile dell’infinito oceano energetico, detto Coscienza non locale. La Coscienza dunque non sta nel cervello ma nel Campo. Sia la fisica che la neurofisiologia che la quantistica concordano su questo punto. Non è il cervello che produce il pensiero, ma è il PENSIERO o COSCIENZA che edifica il cervello.
Max Planck, padre della teoria dei quanti, scioccò il mondo nel 1944 quando affermò che esiste un’unica matrice energetica “intelligente” da cui ha origine tutto, il visibile dall’invisibile. Con questa implicazione sconcertante il mondo scopriva per la prima volta che Tutto è coscienza. Abbiamo oggi gli strumenti che possono vedere che intorno a noi esiste un globo luminoso. Un nostro prolungamento (un duplicato immateriale). È stato definito un campo di ultra-luce. Noi non lo vediamo con gli occhi e anche con gli strumenti possiamo vedere fino ad un certo punto. Questo campo è milioni di volte più sottile della più sottile materia. Ha una frequenza vibrazionale di 10 alla 26 Hz. Esso è più sensibile e impressionabile della più sensibile ed impressionabile pellicola fotografica. Anche la PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia) ha riconosciuto che gli antichi avevano ragione. Noi siamo un fascio di vibrazioni di cui l’aspetto fisico, la forma fisica è solo il nucleo più denso.
La luce che vedono le persone che hanno esperienze di premorte (NDE), siamo noi stessi, ciò di cui siamo costituiti. Un fenomeno straordinario, che merita di essere chiamato con il nome di AUTOPSIA (composto da “autos”, stesso e “opsis”, vista), cioè “VISTA DI SE STESSO”. E l’Autopsicità (quale può essere quella dell’ esperienza totale del Divino) è una situazione che implica la visione istantanea e diretta di una “partitura” in cui figurano tutti gli aspetti del Libro della Vita, cioè di una composizione universale, disposta in più mondi. Qualcuno ha detto: “Chiarisci il tuo senso e illuminerai il mondo”. Se vuoi sapere come fare, fai come fece il maestro Zen Poshang. Quando gli fu chiesto come si cerca la natura del Buddha (Dio), Egli rispose: “È come cavalcare il Bue, in cerca del Bue”.
(Parziale adattamento da - Prof. Vittorio Marchi)
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unpostoalmare · 3 months
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Nasciamo. Siamo piccoli e giochiamo. Inizia il nostro percorso formativo tra asilo e elementari e iniziano ad arrivare le prime amicizie, i primi dolori, i primi insegnamenti. Poi andiamo alle medie e all'ultimo anno ci viene chiesto di scegliere cosa vogliamo diventare da grandi, che tipo di lavoro vogliamo fare per tutta la nostra restante vita. Bel casino no? Ma poi alla fine scegliamo, perché per continuare il nostro percorso formativo e fare qualcosa nella nostra vita è l'unica opzione. Così cominciamo...con gli anni iniziamo a diventare pian piano sempre più adulti e responsabili della nostra vita. Iniziamo a studiare per il nostro lavoro dei sogni, iniziamo ad avere le prime storie d'amore, ma anche le prime rotture, ci saranno amicizie che rimangono, altre che smettono di esserci e altre tante che entrano a far parte della nostra vita. Iniziamo poi a vedere il mondo con i nostri occhi, la patente, le uscite la sera e durante le giornate, i viaggi, gli stage, i vari posti di lavoro in cui andiamo, impariamo dagli errori e magari ne commettiamo altri tanti ma se non ci fosse tutto questo che semplicità ci sarebbe? Come sarebbe la nostra vita? Fra 10 anni magari staremo ancora facendo il lavoro dei nostri sogni? Sono tutte incognite a cui solo noi possiamo dare una risposta. Io ad oggi per esempio mi sto chiedendo se realmente quello per cui ho studiato come professione e che sto mettendo in atto anche lavorativamente sia realmente ciò che voglio per me...ma me lo chiedo proprio perchè nella vita cambiamo, cresciamo, impariamo e a volte ci viene insegnato che quello sarà il nostro lavoro un domani, ma quello che penso io è che anche cambiare professione o cambiare posto di lavoro con orari migliori faccia parte del seguire quello che il nostro cuore dice e volere solo il nostro bene, se vediamo che facendo determinate cose o ritrovarsi in determinati posti non ci fa stare bene. Fa parte del nostro percorso di crescita e penso che cambiare sia sempre possibile.
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