Tumgik
#ed i pensieri di ieri sera
mynameis-gloria · 8 months
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Oggi sono stata al lago, a ricaricarmi. Quando ho pensieri o non sono giorni particolarmente buoni vengo qui. Mi fa bene, è un pò uno dei miei posti
Dove sai che puoi sempre trovare qualcosa. E torno a casa che sono davvero di un altro umore
Una frase che ho letto oggi diceva proprio "Don't deny yourself pleasure" ed è forse una delle poche cose che penso di non trascurare/tralasciare mai.
Chi lo dice che non si può da soli? Che bisogna sempre esser con qualcuno? Certo la giornata avrebbe tutt'altro sapore, ma chi dice migliore? Semplicemente sarebbe diverso
E se voglio godermi qualcosa non aspetto. Che il mio cuore sta bene anche così
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papesatan · 8 months
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Ieri s’è sposata mia sorella. Credo di non aver realizzato finché non l’ho vista in piedi con mio padre all’altare. Soltanto la sera prima avevo irriso bonariamente i miei scommettendo un paio di birre col buon Angelo su quante volte sarebbero crollati, col sardonico risultato che loro si son fatti roccia sorgiva, commuovendosi il giusto, mentre io son scoppiato a piangere e da lì non ho più smesso. Troppi pensieri d’amore represso, dolore ipogeo, parole non dette: mia sorella razzista omofoba antivax e complottista, il sempre più arduo discuter invano, a schivar nolente bombe e mine. E volerle bene nonostante tutto e ancora, conoscendo la sua sofferenza che è anche la mia, così uguali e diversi. Quando studiava ancora medicina, i professori la consideravano un genio, la migliore del suo corso, la più brillante, e lo era davvero. Avrebbe potuto fare ed essere qualunque cosa avesse voluto. Poi le si ruppe qualcosa, anni d’infinita crisi e non sapersi, una vita fuori corso. Infine, lo strappo, la rinuncia a tutto, cambiando lavoro e vita. Ora lavora come social media manager ed è bravissima in quel che fa (ma lo sarebbe in qualsiasi cosa decidesse di tentare). Il mese scorso, passando dalla cucina, ho notato che il bidone della carta traboccava di fogli e quaderni. Ho cominciato a leggerne il contenuto: vecchi appunti di medicina, esami pianti e sudati, storie inventate (anche lei scrittrice), pagine di diario, pensieri, sfoghi, pezzi di anima scartati e gettati via alla rinfusa. Senza farmi scoprire, ho raccolto tutto e l’ho nascosto al sicuro in camera mia. Sono un accumulatore seriale, è vero, ma non potevo permettere che tutta quella pena andasse perduta. Posso capire perché l'ha fatto, il dolore che le provoca tenersi la caduta ancora a vista. Può fare tabula rasa se vuole, allontanare da sé le pagine d'un passato in cui più non leggersi, lo accetto, vorrà dire che conserverò io i pezzi d'una vita che non è più. Chissà, magari un giorno, ormai in pace, tornerà a cercare quei sogni buttati di rabbia e spregio e allora io, beh, saprò cosa fare.
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a--piedi--nudi · 2 months
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La realtà
Volevo fare una passeggiata ma mi hanno interrotta. La vicina ha cominciato a parlare e parlare e parlare, poi è arrivata l'amica ottantenne della nostra condomina più anziana e anche lei a parlare parlare di come si sia cresciuta quattro nipoti contemporaneamente e da sola, di come ora a ottant'anni non abbia nemmeno un dolorino, anzi, nemmeno mezzo...e io ci credo perché la vedo nell'orto, da casa dei miei genitori, dalla mattina alla sera, piegata in due come un portafoglio; non s'inginocchia lei, non si tocca la schiena, non fa pause. Lavora. Piegata in due. L'unica cosa è la sera, una grande solitudine e malinconia, ha detto, perché sono sola; per questo cerco di stare in casa il meno possibile. È già abbronzata, ha già raccolto i "bruscandoli" e li stava portando alla sua amica (sta chiusa in casa tutto il giorno, poverina, ed è un anno più giovane di me, ha detto). Ci ha parlato dei figli, delle gare di sci, del vischio e dell'uomo che glielo regala. Volevo passeggiare mezz'ora prima di andare a prende mia madre, avevo voglia di vedere il mio nuovo amico un cagnolino solo, sempre seduto sotto il portico della casa nuova. È bianco e nero; quando passo mi fissa un istante da lontano e poi balzella fino alla recinzione guardandomi attraverso tutto quel pelo che gli copre gli occhi. Mi guarda solo un istante e poi sbatte la schiena contro la rete per farsi accarezzare. Si gode le coccole e si gira come sul girarrosto; un po' sulla schiena, un po' di fianco un po' sulla testa. Ha il pelo sporco e non gli tolgono mai la pettorina da guinzaglio, mi dispiace tanto ma sono felice venga in contro al piacere di una carezza. L'ottantenne è sola, il cane è solo, anche il condomino qui affianco è solo. La moglie l' ha lasciato, all'improvviso dopo trent'anni. Era bella, bionda, elegante, leggiadra, lunatica e un po' antipatica; non la vedevo da tempo ma credevo fosse colpa del lavoro e di questi cazzo di uffici dai quali ci facciamo fagocitare e invece se n'è andata con un altro. Ci ha lasciati un po' tutti, in realtà, perché un condominio di sei unità è come una famiglia allargata. Lei era "la bella", quella da senso d'inferiorità perché con il marito, le figlie, il nipote, il lavoro, la palestra, le lavatrici sempre a girare e i capelli da asciugare, era comunque perfetta: lavava le scale, puliva ogni giorno la terrazza, lavava la macchina e ora più nulla di tutto questo. Chi se ne va è come se morisse, se ne parla al passato. Invece è viva e vegeta e ora starà di sicuro meglio, finalmente, si godrà la vita, un nuovo amore e la primavera che arriccia i pensieri. Lui, invece, è qui affianco, dimagrito, lo sguardo un po' spento. Vedovo. È sola l'ottantenne alla sera, è solo il cane tutto il giorno, è solo F. qui affianco, forse che la solitudine mi stia parlando? Non so. Ci sarà sicuramente qualcosa da capire. Ho delle amiche che scrivono poesie, a volte le capisco e a volte no, ma c'è chi dice che la poesia non si debba per forza capire, può essere anche solo un ritmo, un disegno, un colore...una volta anche io la pensavo così ora no. Preferisco capire o, perlomeno, sentire qualcosa. Le amiche oggi hanno presentato due libri, eravamo in tanti: dal soffitto della libreria scendevano testi dondolando su cartellini chiari, guardavamo tutti all'insù, era strano, sembravamo proprio esseri umani che leggono delle idee, che assaporano visioni. Bello. Gente. Parole scritte e parlate, sguardi, baci, rincorse di mani a sentire la carne con la carne, toccare. Ho bevuto un rosé, sorriso a sconosciuti, rivisto conosciuti che non vedevo da tempo. Mamma ha comprato un tailleur color inchiostro, io due libri. Mi hanno riportata a casa presto, le stelle erano appuntite, in salotto mi aspettavano cose da leggere e invece sto scrivendo. Ieri notte ho sognato te, ho sognato che dormivamo abbracciate strette, talmente strette che non c'era spazio fra noi, tutto combaciava. Eravamo una. Il sogno è la realtà, basta saperla vedere.
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nonamewhiteee · 10 months
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l'insonnia ha deciso di non lasciarmi del tutto solo nemmeno durante questa tremenda estate, anche sta mattina ho preso sonno alle 5:30 quando i miei avevano già bevuto il caffè e l'odore della moka aveva invaso ogni stanza. curioso come fra una ventina di giorni, dopo questa notte di mezz'estate, ricomincerò a svegliarmi allo stesso orario in cui adesso solitamente riesco ad addormentarmi dopo mille pensieri e mille giravolte nel letto. ieri sera abbiamo fatto una piacevole grigliata, ma quando sono stato "costretto" ad andare ad una sottospecie di locale/discoteca all'aperto mi sono reso conto di avere effettivamente troppo poco alcool in corpo. in quei posti dimenticati dallo stesso dio che spesso nomino, non ho mai trovato pace: troppa gente, troppi viscidi, troppe superficialità e questo mi fa sempre sentire inadatto, provo quasi "invidia" verso chi riesce a divertirsi, a conoscere persone in quei contesti. ed eccomi invece qua, seduto su un muretto a secco sotto un ulivo a fumarmi il mio drummino mentre ripensavo a quel rattuso cinquantenne milanese con cui ho avuto una discussione semplicemente per essergli passato vicino, bah. ad una notte tra voci fastidiose, balli, musica alta, esagitati vedo tutto in terza persona.
#me
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raccontiniper18 · 6 months
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Settimo racconto erotico.
Questo è il continuo del terzo racconto erotico.
Vi avevo parlato che mentre mi toccavo pensavo alla mia migliore amica,nonchè cuginetta,ma non era cuginetta di sangue,ma bensi' le nostre mamme erano migliori amiche fin da piccole e coltivano la loro amicizia tutt'ora, quindi anche noi due fin da bambini siamo cresciuti praticamente assieme, essendo coetanei. Ci raccontavamo tutto e ci volevamo benissimo,appunto come veri e propri cuginetti.
Da piccolissimi,qualche anno prima, giocavamo al solito dottore, un po' più censurato del solito dottore, perchè non c'era malizia,ma solo curiosità tipo io vedevo la sua patatina e lui il mio pisellino e al massimo ci davamo qualche colpettino per dire che la visita fosse finita, credo che nemmeno mi si alzasse e a lei non si bagnasse nemmeno.
Dopo l'esperienza della mia prima sega,ero mooooolto orgoglioso di me stesso e come vi dicevo non volevo ''vantarmi'' con chiunque,ma avevo voglia di farlo con lei. Ovviamente senza nessun fine,sapevo che non ci sarebbe mai stato nulla fra di noi, appunto perchè mi vedeva e la vedevo come semplici cugini. Il giorno di tutti i santi cioè il giorno dopo la mia prima seghetta, e come al solito pranzammo poi le nostre mamme uscivano fuori per il loro caffè e la loro sigaretta e noi andavamo in camera mia a vedere qualche video youtube. Appena arrivammo in camera mise un video dei theshow e lo vedemmo arrivati verso metà video misi in pausa la guardai negli occhi e le dissi ''senti non so con chi confidarmi,ma ieri sera mi sono segato, so che sei una ragazza e non ti importa ma volevo dirlo a qualcuna e sai che a te ti racconto tutto''.
lei mi sorrise ed esclamò ''oooooooooooh finalmente è cresciuto il mio cuginetto, era oraaa pisellinoooooooo''.
Io sorpreso e sulla difensiva le dissi un po' titubante ''Eiiiiii, io sono molto più cresciuto di te, e anche il mio pisellino non è tanto pisellino ma pisellone...''
Lei '' Mmmmmh sei cresciuto io mi masturbo, da un mesetto ma shhhhh non lo dire nessuno''
Io ''Come anche le donne si masturbano????''
''Certo pisellino che ci masturbiamo ahahaha che vi credete che solo voi avete i bollori da spegnere anche noi!''
(In realtà pensavo di si, e che le donne facessero sesso solo per accontentare e farci svuotare a noi,pensa che genio che ero)però le dissi '' E scusa come lo fai?'' Lei '' beh porno,fantasia spio i miei che scopano e poi immagino''. Nella mia testa ero spiazzato,non solo mi confessava che era vogliosa e che si toccava ma che anche la mia zietta scopava e lei la spiava e si eccitava. Però feci finta che fosse tutto normale e dissi a mia volta che anche io spiavo i miei (Non era vero,perchè si chiudevano a chiave sentivo solo il letto cigolare) e che vedevo i porno anche io.
MMMMMMMh mi rispose e che sito porno vedi? che categoria? che ti piace?
io esterrefatto e arrapatissimo dissi : '' Beh, porn*ub mi piace e vedo amatoriali e mi piace tanto il *ulo le *ette e la *ica'' tu? con la voce tremolante?
E a me piace il *azzo che novità hahahah pisellino innocente seguitò subito ''Non si dice,una ragazza non lo dice che porno vede''.
Poi sospira e rimette play e dice appena inizia il video, peccatoooooo...
io rimetto pausa perchè peccato??
Perchè io sono eccitata a parlare di ciò e sono bagnatissima, ma vedo che tu non sei arrapato perchè non si vede il durello. Poi pausa e riprende o magari davvero hai il pisellino mi provoca nuovamente.
Scema sono arrapato anche io e non ho il pisellino smettila sennò te lo caccio e te lo mostro.
MMMMh ma quando giocavamo al dottore era pisellino e anche ora lo sarà ahahahaha dai vediamo i the show che sono dei veri 2 manzi chissà loro due che hanno li in mezzo ahahahaha
Finimmo di vedere il video dei the show e lei andò in bagno a fare pipì, in quel momento avevo mille pensieri in testa su cosa fare,se spogliarmi e dimostrargli che non ero più pisellino,o ignorarla. Decisi di ignorarla. E mi misi un po' sul letto al cell.
Lei tornò e disse ''Cuginè ti vedi i pornazzi????'' Io girai il telefono di colpo '' nono sto cazzeggiando su insta''
Madò scherzavo pisellino.
SMETTILA
Lei: ''Sennò?''
SMETTILA E BASTA. Arrabbiatissimo e quasi urlando.
Ahahaha pisellino non è che alzi la voce e mi zittisci, va ti faccio vedere qualche cazzone su internet,chiuse youtube e apri porn*ub si girò e mi disse era questo il sito tuo da porcellino,pisellino?? Mi diressi verso di lei e mi sedetti al suo fianco,come eravamo prima. Mise il primo porno era un threesome MMF, due dick e una pussy, appena si spogliarono, Dio cuginetto ce l'ho fradicia vedi questi si,che sono cazzoni altro che il tuo pisellino.
E lei ha una bella fica altro che la tua fichettina glabra e secchissima (Provocai a mia volta)
Eiii rispondi pure, che ti crede che se hai 2 peletti nelle mutande sei grande? ahahaha no dai scherzo non sei grandeeee sei pisellinooooooooooooooooooooo.
Ci fù un minuto di silenzio interminabile. Finito quel minuto le dissi senti ci masturbiamo insieme davanti a sto porno? O sei troppo signorina per farlo,io ho le palle di farlo e tu?''
Io non ho le palle ma una bella fighetta umida e vogliosa. Pisellino mio.
E allora dai masturbiamoci,signorina.
Occristo rispose finalmente l'hai detto e si calò all'istante pantaloni e slip fino alle ginocchia e iniziò a toccarsi da seduta davanti la sedia.
Io rimasi a bocca aperta e incredulo a quella visione paradisiaca. Vedevo per la prima volta una donna mezza nuda,solo il pezzo di sotto,ma che bello vedere quelle grazie, totalmente glabra,credo si sia depilata quella stessa mattina, e per la prima volta sentii quell'odore di fica,che piace a tutti,donne comprese. Buono e inebriante, fu lei a rianimarmi dicendo ''se guarda,guardone che il pisellino sta bene nelle tue mutande a dormireeee o sei gay? voglio mettere un porno gay? a me eccitano'' subito per non essere detto altro lo cacciai e lo mostrai a lei. Beh rispose non è tanto pisellino ma non è come nei porno, però nei porno sono tutti ssuuuuuupeeeeeerrrrrr dotatissimi. Dai masturbiamoci che abbiamo poco tempo. Però guardiamo il video non i nostri sessi.
Dopo 10 su e giù per la situazione e i suoi ansimii, ero già in procinto di venire ma strinsi il culo, per non fare figure, ma dopo 2 o 3 strette non ce la facevo più e smisi. Lei se ne accorse e si mise a ridere ahahhah eiaculazione precoce????? Lo prese lei in mano diede un su e giu e spruzzai tutto. il pc,la sua mano, la tastiera il mobile,la sua maglia. E urlai un arshfshfshfsh.
Poi mi si affloscio fra le sue mani,lei prese la sua mano e la lecco. Però lasciando un po' di sp*erma ,mi passo la sua mano e disse leccala fino all'ultima goccia e io lo feci. Leccai tutto e nel mentre lei vennè ed ansimò. Si ricompose e mi disse e bravo pisellino, stai crescendo. Mi diede un bacio e andò giù dalle nostre mamme a parlare anche lei e io rimasi li' con cazzo moscio, sporco di s*rra con la stanza ripiena dei nostri odori,ripromettendomi che alla prossima avrei dato il meglio.
Fine.
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georgeeyre · 2 months
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Diario, un giorno .
Viziosa. Ieri .
Viziosa. Oggi.
Viziosa. Domani?
Viziosa, me lo hai detto più volte, ho sorriso ogni volta. Viziosa io?
Sorrido anche ora, ora che ti racconto di tutte le volte che godo pensandoti, ora che ti guardo e allargo le gambe nella speranza di averti dentro.
La sera aspetto in silenzio, rimango in attesa del tuo arrivo. In attesa con i pensieri che ricercano i momenti vissuti, i pensieri che dirigono mani e corpo.
Ieri ho aspettato. Ieri sentivo le mie dita entrare ed uscire dal mio sesso. Ieri ti pensavo e ti desideravo .
Ho usato quell'oggetto, quello rosa ricordi?
Silenzioso stava dentro me, a modo suo riempiva quel vuoto, a modo suo toccava ciò che la tua bocca cercava, che il tuo sesso riempiva.
Il silenzio è finito, lo sentivo muoversi, bagnarsi e bagnarmi. Sono andata avanti per tanto tempo, godendo in ogni istante, fino alla fine. Ancora e ancora.
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rideretremando · 3 months
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"Ieri sera sono andato a sentire Bifo (gli ho anche stretto la mano, cosa che ancora stamattina, a ripensarci, mi riempie di soddisfazione).
Adesso però mi sto ridicendo in testa tutte le cose che mi sono venute in mente ascoltandolo (come sempre mi succede, perché sono un polemico di merda e sviluppo pensieri solo in maniera parassitaria, quando qualcuno dice qualcosa a me viene in mente qualcosa di opposto o di diverso o di derivativo). Una la scrivo, perché c’entra col mio lavoro di insegnante e con le cose che vedo tutti i giorni.
L’incontro era pieno di vecchi (vecchi forse è troppo sprezzante come parola, diciamo anziani, o vegliardi, o senescenti, anche perché era un ottimo uditorio, composto da persone di buone letture, dal pensiero attivo) nonostante quella di Bifo fosse fondamentalmente un’invettiva contro il pensiero senile, il potere senile, la mentalità del novecento (paradosso denunciato da lui medesimo durante l’incontro: un uomo di 75anni che inveisce contro altri uomini di 75 anni, un europeista che inveisce contro l’europa, un militane che invita alla diserzione, un sostenitore di una lista politica che si augura che la sua lista politica non entri in parlamento ecc, il pensiero paradossale è una delle cose tante cose belle del pensiero di Bifo e ieri è stata una goduria).
Comunque torniamo al fatto che Bifo si rivolgeva alla gioventù, e in effetti l’incontro era stato organizzato da giovani di venti-trent’anni, e alcuni erano in sala ad ascoltare (credo più che altro l’entourage dell’organizzazione, diciamo che su 100 persone ce ne saranno state una trentina sotto i 40, e siccome quelli di questa età non facevano altro che muoversi per la stanza con telecamere, macchine fotografiche, telefoni, treppiedi ecc, ne ho dedotto che molti avessero a che fare con l’organizzazione) e ad annuire o sorridere sornioni a ogni imbeccata dell’oratore.
Gli interventi post-orazione, invece, come c’era da aspettarsi, sono stati monopolizzati da 60-70enni che replicavano al nichilismo di Bifo obiettando con le solite argomentazioni degli attivisti, di chi ha fatto la contestazione, ha vissuto gli anni 70, la speranza, la rivoluzione/il riformismo ecc ecc (nobilissime idee, dico “solite” tanto per spicciarci).
A un certo punto si alza finalmente un ragazzo e sembra la pubblicità delle Vigorsol quando finalmente arriva il fresco e l’aria si muove e suona la sveglia oppure si apre una finestra e una balena si schianta sulla scrivania, e insomma il ragazzo riconduce tutti al centro della riflessione di Bifo, o se non altro alla parte della sua riflessione che era stata negletta dall’uditorio e dagli interventi spontanei: “Siamo di fronte a una generazione [quella dei ventenni] che ha imparato più parole da una macchina che dalla propria madre”. Da questo postulato, a cascata, una serie di corollari: sono “socialmente anaffettivi”, “incapaci di solidarietà” (un po’ come i gatti: imparano a fare le fusa solo se non li togli troppo presto dalla cucciolata), “sono depressi di una depressione non patologica, ma anzi sana, essendo questa il sintomo della consapevolezza: se non fossero depressi sarebbero deficienti”.
Ora, vabbe’, il ragazzo che è intervenuto parlava con vigore e con chiarezza (per me è stato illuminante e allo stesso tempo avvilente accorgermi che anche per parlare serve il vigore della gioventù, anche per dire con la voce le cose in modo semplice ed efficace ci vuole l’energia di un corpo giovane, e che la mente tiene dietro al corpo e viceversa) e anche a me è venuto da applaudirlo fortissimo: finalmente uno che ci riporta al nocciolo della questione.
Bifo, visibilmente soddisfatto dell’intervento, che rimproverava la scarsa presenza dei giovani in sala e motivava il fatto che questi non prendessero parola proprio per conformità con quanto esposto dall’oratore stesso (i ragazzi hanno compreso che disertare è l’unica via, e si astengono, rinunciano consapevolmente, anche a esprimersi, specie in un consesso senile con il quale non condividono più nessun orizzonte), ha rafforzato questo pensiero e si è congedato.
Io invece mi rigiravo in testa il pensiero che per quanto energicamente espresse e teoreticamente ben motivate, avevo ascoltato idee che adesso mi lasciavano un sacco di perplessità che adesso mi dovevo risolvere da solo (lo so che lo scopo di ogni buona orazione è questo, però OGNI TANTO potreste anche prevedere che esistiamo NOI PIGRI).
Voglio leggere il libro di Bifo, perché di sicuro mi chiarirà questi dubbi, il primo dei quali riguarda proprio la proposizione -assioma: “Una generazione che ha imparato più parole da una macchina che dalla propria madre”.
Quando l’avevo sentita dire a Bifo, mi aveva confuso: ero convinto che parlasse della MIA generazione.
Io ho 50 anni, ho imparato più parole da una macchina (la tv) che da mia madre.
Se la mia generazione avesse imparato più parole dalla famiglia che dalla tv probabilmente avrebbe parlato prevalentemente il dialetto siciliano.
Sono anche abbastanza certo che eravamo esposti alla tv (e nella primissima infanzia alle favole ascoltate dai mangianastri, e intorno agli otto anni ai videogiochi, e alle vhs, e poi ai dvd, ecc) per tempi molto simili, se non più lunghi, di quelli cui i ventenni di oggi sono stati esposti al cellulare. Allora come oggi, le famiglie progressiste più avvertite si affannavano a disciplinare il consumo di televisione e videoregistratore e consolle di videogiochi (e poi computer) esattamente come è accaduto alle famiglie degli attuali ventenni con l’uso dei telefoni, dei tablet ecc.
Allora come oggi, il segno distintivo del progressismo di sinistra erano affermazioni come: mio figlio non ha la tv, o guarda la tv al massimo per un’ora al giorno e sotto la mia supervisione, stessa frase che ho sentito e sento dire ai genitori dei miei studenti riguardo ai cellulari, i tablet ecc.
Quindi sì, non dubito affatto che questa generazione di venti-trentenni abbia imparato più parole da una macchina che dalla madre, però dubito seriamente che sia la prima a cui sia accaduto, e dubito anche che sia quella a cui è accaduto in misura maggiore (molti della mia generazione e delle generazioni limitrofe alla mia sono stati letteralmente ALLEVATI dalla televisione).
Certo, può darsi che io stia cogliendo solo la lettera di quanto hanno sostenuto Bifo e il 20enne che ha parlato ieri sera, però appunto, se in questa affermazione c’è uno spirito che va oltre la lettera, lo scoprirò grazie al libro. Questa idea di novità assoluta (la prima generazione che ha imparato più parole da una macchina che dalla madre) ieri ha fatto ha fatto raggiungere al il ragazzo che ha fatto l’intervento una punta di lirismo. Non so se la ricordo bene, ma era una cosa tipo: io non posso nemmeno più guardare il sole come lo guardava mio padre. Qualcosa di simile, insomma, che credo sottintendesse cose come: il mio sguardo è inficiato dalla macchina anche quando mi trovo di fronte a un panorama naturale commovente, struggente, ecc, lo vedo e penso a fotografarlo o a riguardarlo in video ecc.
Ok, verissimo, ma pure questo, boh: �� una novità? La mia generazione ha commentato miliardi di panorami e fenomeni naturali con la frase: sembra un film, o sembra Tomb Rider, o sembra finto, intendendole come dei grandissimi complimenti o comunque prendendole per quello che esattamente erano: la prima analogia che ci veniva in mente.
Nemmeno io ho potuto guardare il sole come lo guardava mio padre, e mio padre non l’ha guardato come lo guardava mio nonno.
Aggiungo anche che pure io sono stato depresso, e pure mio padre e pure mio nonno probabilmente lo sono stati, e che nella depressione mondiale e simultanea dei ventenni di oggi forse una novità c’è davvero: la facilità di diagnosi e di ricorso a cure o sostegno mai sperimentata prima nella storia dell’umanità.
Dopo Mark Fisher, l’ipotesi di essere depressi a causa del realismo capitalista si è diffusa tantissimo, però forse è plausibile solo in parte: come in ogni epoca, il capitalismo è di sicuro una delle concause della depressione, la macroeconomia c’entra sempre (e quindi un po’ non c’entra neanche nulla, almeno per chi poi deve curare il disagio, visto che bisogna curare l’individuo, ed è difficilotto guarire il pianeta dal capitalismo spinto).
Quindi non so, vedo ragazzi ogni giorno, e a me non sembrano depressi e nemmeno disperati (vorrei tanto che lo fossero, nel bel senso che ha dato ieri alla parola Bifo) e non mi pare nemmeno che i loro problemi possano derivare dall’avere imparato più parole da una macchina che dalla madre (in un certo numero di casi, I me contro te parlano meglio delle madri, conosco famiglie intere che per esprimersi usano un unico fonema: OHU!, il cui senso e significato dipendono unicamente da intonazione e volume ).
Forse invece vedremo presto una cosa davvero nuova (o almeno “più nuova”) in classe. Provo a dire quale.
Io e i ragazzi che finora ho avuto in classe abbiamo imparato parole da una macchina vecchio tipo. Io e loro abbiamo imparato parole da una macchina dentro la quale c’erano degli esseri umani che parlavano.
I prossimi impareranno parole da una macchina dentro la quale ci sarà UN’ALTRA MACCHINA CHE PARLA.
Se vogliamo guardare ancora più avanti, dentro questa macchina con dentro una macchina che parla, per un certo periodo di tempo ci sarà una macchina che parla attingendo parole dal repertorio umano, ma poi, a un certo punto, ci sarà una macchina che attingerà parole dal repertorio delle macchine.
Personalmente, credo che nemmeno a questo punto potremo dichiarare finita l’umanità, e che nemmeno a questo punto un ventenne potrà lagnarsi del fatto che ha diritto a essere depresso, anzi fa bene, perché se non lo fosse significherebbe che è deficiente. Anche se perfino sulla lagna sospendo il giudizio.
Il ragazzo di ieri sera si è lagnato bene, e per me se ti lagni bene, se ti lagni come Leopardi o come Nietzsche ti puoi lagnare quanto ti pare, anzi: lagnati per favore, che mi fai godere molto con le tue lagne. Se invece ti lagni come Giorgia Soleri, ecco, secondo me è più piacevole per tutti se non ti lagni."
Mario Filloley
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Ieri io e il mio fidanzato ci siamo svegliati tardissimo (ma insieme a casa mia), siamo andati a un centro commerciale a pranzare e vedere poi Wonka (ho pianto e riso tantissimo, merita) perché io ci tenevo. Dopo di che, lui ha proposto di fare shopping insieme e, grazie al suo aiuto, siamo anche andati a un negozio di intimo e ne ho preso un paio, con lui che con non chalance chiedeva informazioni alle commesse (tutte lo guardavano tipo "è il ragazzo perfetto", ma è MIO).
È stato tutto così bello, ma non sapevo che mi aspettava anche di meglio: ha cenato a casa sua, è venuto la sera da me e mi ha portato una vaschetta di un chilo di gelato della mia gelateria preferita (vicino al nostro quartiere) e ha dormito da me, tutto senza che me lo aspettassi.
Stamattina ci siamo svegliati di nuovo tutti accoccolati e abbracciati e, poco dopo, ci siamo fatti la cioccolata calda.
Finito qui? No. Oggi pomeriggio mi ha accompagnata alla fermata (sono al lavoro dalle 17 all'1.30/2 di stanotte) ed è uscito. Mi ha comprato un cofanetto di tisane della Twinings perché "Ti ho preso un pensiero", sapendo che ogni giorno (anche d'estate) per me le tisane sono un must.
Lo amo così tanto. Finalmente sono in una relazione matura, piena di amore, rispetto, piccoli pensieri e gesti (oltre a tante parole importanti), dove i genitori restano fuori dalla nostra relazione e piuttosto sono felici per noi, senza metterci i bastoni fra le ruote ecc.
Non potevo chiedere di meglio.
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io-e-la-mia-mente · 6 months
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EMOZIONI
Oggi è una giornata diversa rispetto alle altre perchè diversa è stata la notte che l'ha preceduta .. in questi giorni sentivo qualcosa muoversi dentro la mia pancia , e che sia chiaro , non soffro di flatulenza ,era una sensazione a volte di disagio altre volte di confusione ,altre ancora non era per nulla definibile , fatto sta che ieri ho capito cosa fosse , ieri sera ho preso coscienza di quello che mi stava succedendo .. Mentre ero tra le Sue braccia mi sono lasciata completamente andare e ha parlato il mio cuore, dopo tanti , tanti , tantissimi anni l'ho lasciato libero , gli ho dato la possibilità di usare la mia bocca per darsi voce , la mia anima per prendere il coraggio di cui aveva bisogno e la mia mente per cullarlo mentre parlava .. Ieri sera , per la sola seconda volta nella mia vita ho provato paura ma anche tanto desiderio di poter essere sincera fino in fondo e quando l'ho fatto mi sono rintanata , come faccio sempre , nei miei silenzi e nei miei pianti , la differenza è che questa volta non ero sola, avevo al mio fianco una persona speciale che sta imparando a conoscermi e che mi vuole bene , ed è a questa persona che ho aperto il mio cuore , solo a Lui ho dato la possibilità di vedere i tormenti del mio essere .. Si fa in fretta a dire che parlare ed esternare i pensieri e le emozioni sia facile ma non è così , per me riuscire a parlare è difficile, riuscire a raccontare cosa sento è ancora più impensabile e quando dire " ti voglio bene " non è più sufficiente , quando dirlo non ti fa stare più bene capisci che forse qualcosa è cambiato , capisci che probabilmente un'evoluzione emozionale c'è stata e non è il non sentirmi dire la stessa cosa in risposta , che mi ha fatta piangere , ma l'abbraccio e lo sguardo della persona su cui ho scaricato completamente il mio cuore , non ha preso paura, non mi ha detto che sono una folle, non mi ha detto ma quanto corri , non mi ha detto ma cosa stai dicendo , effettivamente non ha detto poi molto a parole , mi ha accarezzato il volto , ha sciugato le mie lacrime ( e qui ha parlato, e forse era meglio se non lo faceva visto che mi ha ripresa dandomi della stupida, per le lacrime ovviamente ) , mi ha guardata senza andare via , mi ha abbracciata e dopo , quando mi sono calmata , mi dice .. cosa credi che sia per me casa ? Dopo tutto questo sono finita con padellate su culo e seni , con tanto di legatura e la Sua voce che mi diceva .. abbracciami e dimmi che ne vuoi ancora .. Ribadisco un concetto , per me , riuscire a dire quello che sento è importante , non riuscire a dirlo per delle seghe mentali è da fuori di testa .. questa mattina mi sento diversa, ho il mio animo ancora sottosopra perchè mettersi completamente a nudo può farti sentire freddo, può mettere a dura prova lo stomaco , sento formarsi un grande nodo nella gola e ancora adesso , mentre scrivo , sento le lacrime volersi far strada , e non sono lacrime tristi, sono lacrime di un cuore che ha solo tanto da dare e che per anni ho tenuto chiuso credendo di fagli del bene .. ora Lui è fuori ma sta per tornare quindi mi devo riprendere per continuare a godermi questa nuova giornata con questa mia nuova consapevolezza .. Amare non è qualcosa di brutto ma tutto il contrario e io oggi Amo ..
schiava-di-ING
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nusta · 1 year
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L'altra sera ho saputo che una vecchia amica di mia mamma ha avuto un pesante peggioramento di salute ed è stata ricoverata. E mentre ne parlavamo mia mamma mi ha detto "mi dispiace di dirti queste cose, che sono cose tristi, ti rovino la serata". E santa polenta mamma, chissenefrega della mia serata, la tua amica sta male, si vede che hai pure pianto, ti pare che non me ne devi parlare? Non le ho detto così, ma siccome avevamo appena parlato del fatto che questa donna ha poche amicizie intime e anche col fratello non ha un gran rapporto e vive sola e probabilmente da quando ha saputo di avere un grave problema di salute pochi mesi fa si è ancora di più chiusa in se stessa, ecco, proprio perché avevamo appena detto tutto questo, ho detto qualcosa tipo la vita è fatta per condividere il bello ma anche il brutto, perché le cose brutte se te le tieni dentro diventano sempre più pesanti e sempre più difficili da tirare fuori.
E ora, quatto giorni dopo, abbiamo saputo che questa signora ha chiesto di essere portata a casa ieri sera e questa mattina è morta sul suo divano. E mentre ne parlavamo cercavo di confortare mia mamma dicendo che la sua amica non si era arresa, ma aveva dimostrato anzi una grande forza di volontà, talmente forte da essere riuscita a decidere di morire alle sue condizioni, a casa propria, e di fronte a mesi di probabile sofferenza fisica e soprattutto psicologica, per come si era prospettata la sua situazione di salute, aveva detto "basta, così no". E per chi resta è sicuramente una sofferenza, ma rispettare questo genere di decisione è qualcosa che dobbiamo riuscire a fare, anche per rendere onore a chi la prende in piena coscienza, come è stato in questo caso (mia mamma mi diceva che nelle ultime telefonate la sua amica le dichiarava "se va così, per me c'è solo la Svizzera", intendendo ovviamente l'eutanasia).
E non so quanto ci sia di vero in quello che ho detto, è vero che lo penso, ma non so se la situazione di questa donna potesse prendere una direzione diversa, come speravamo fino a poco tempo fa. Non so se davvero sia stata questione di forza o debolezza o semplicemente di natura, senza alcuna implicazione di intenzionalità. Non so quanto avrebbe potuto aiutarla la terapia che aveva appena cominciato, quanto tempo le avrebbe potuto donare in più. Magari tanto, magari poco, ma forse per lei sarebbe stato troppo, se non avesse potuto passarlo a vivere come ha sempre vissuto, con autonomia e indipendenza.
Non so, scrivo per mettere in fila i pensieri. Non so in effetti quanto sia stata serena, quanto si sia sentita sola, quanto spaventata e quanto determinata. Non lo so io e forse, proprio perché non si apriva più molto nemmeno con le sue amiche o i suoi familiari, non lo sanno nemmeno altri. Forse non lo sa e non l'avrebbe potuto sapere nessuno, considerato che le cure non sono garanzie di successo e le sfighe sono sempre dietro l'angolo. Posso sperarlo per lei e mentire il più possibile per mia mamma. Posso cercare di parlarne e già forse è qualcosa.
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mynameis-gloria · 2 months
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Sabato e domenica da pazzi, la primavera è scoppiata e così anche i miei colleghi ed io a fine turno in questi due giorni. Tra le cose positive, gustarsi il pranzo all'aria aperta, leggere un libro in pausa, lavorare con M ed A, che mi fanno tanto ridere e per qualche oretta sembra addirittura un altro posto, parlare e socializzare con clienti che oramai son quasi amici, capire di esser migliorata, aver mangiato la pizza ed una millefoglie scomposta ieri sera, dopo essermi cambiata a lavoro ed aver corso alla cena con i ragazzi del corso appena terminato. Aver visto ben due albe e un tramonto. Aver toccato il letto e poco prima di collassare, aver fatto dolci pensieri.
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polpos-world · 10 months
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Che bello entrare qui e vedervi spensierati e felici con l unico vostro problema del “dove vado dopo il salento” o “preferivo la mora rispetto la bionda ieri sera” un pochino vi invidio ed al contempo mi fate pena; oggi ne abbiamo fatti 70 a pranzo e 40 a cena, domani ho un banchetto per 50pax ed è da questa mattina che litigo con i fornitori per 0,50€ di sconto per il prezzo delle vongole al kg, sono tutte cazzatine che mi tengono la testa impegnata fino a quando non arriva il momento del servizio dove almeno lì si riesce a muovere le mani più veloce dei pensieri…. Ah dimenticavo oggi mi son fatto un taglio nuovo mentre preparavo le melanzane per le lasagne dei 100 di domenica sera
(aggiungerei un “grazie al cazzo” che quando finisco mi riduco una foglia a dicembre)
A.A.A. mollo tutto ed apro un OF per sti tagli e bruciature
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nicolemarsworld7 · 1 year
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Ciao amore,
in questo sabato sera di sconforto ti penso e mi commuovo, un brivido mi ripercorre il corpo e mi fermo nell'unico istante in cui mi sento viva veramente, quell'istante dove davvero sento dentro la potenza dell'amore disinteressato, non più corrisposto, assoluto, sconfinato , senza tempo, quell'amore sei tu.
Ciao amore, quante ore, giorni, mesi, anni, fasi lunari mancano per incontrarti? Io lo sento dentro che le nostre anime si sfioreranno di nuovo, che si riconosceranno in un tempo e luogo smisurato che nemmeno io sappiamo definire, ma ci credo davvero.
Quanto tempo è per sempre? Preparo un caffè o preparo una vita?! Ti penso e penso a tutto di te, a quella forza d'animo che solo tu sei stato in grado di donarmi, a quelle lezioni dove non sapevi nemmeno di essere maestro e che mi hai impartito amandomi. Se sono una persona migliore oggi lo devo al te di ieri, a quella persona che sei stata come, alle dimostrazioni che mi hai dato di amore, di gioia, di disinteresse per il mondo esterno, di forza e coraggio, di paure e fragilità del tuo cuore. Dentro mi batti all'impazzata ed io ti amo per questo, non smetto di coltivare ogni giorno questo sentimento che nutre la mia anima e che mai potrò seppellire.
Ti scrivo ogni tanto per non dimenticarti nei miei pensieri, ti scrivo perché pensarti non mi basta, perché le parole anche se non sempre le trovo mi servono per anestetizzare questi momenti di malinconia e tristezza, in cui ti cerco e non ci sei.
Ti vorrei qua accanto a me, vederti dormire, sfiorarti il viso, accarezzarti, baciarti, annusarti e respirarti vicino fino a riempire i polmoni di te. Ti vorrei con me e non per egoismo, ma perché è passato troppo tempo dall'ultima volta che non sapevo fosse l'ultima, ti vorrei con me per ritrovare il tuo sguardo innamorato, di quell'amore folle che solo tu hai saputo dare. Ti ho sempre amato, sai?! Ti ho amato in mille modi sbagliati prima di scoprire quello giusto, quando tu già non c'eri più, ma ti ho amato follemente anche io, ti un amore sconfinato, illogico, che il sol pensiero mi fa tremare. Ti ho amato sai, ti ho amato e ti amo ancora dopo anni ed anni perché non ci siamo mai dovuti incontrare, ma il diffile è stato riconoscerci..un lampo, un attimo e ci siamo innamorati mettendo a soqquadro le nostre vite.
Ed io continuerò a correrti a fianco, anche da lontano, come due rotaie che mai si incontreranno, ma che mai si allontanano luna dall'altro e così io sarò per te.
Perché potremo avere altre vite, altre storie, altre confidenze ed intimità, ma quella mia e tua rimane unica e soltanto nostra, impenetrabile, inspiegabile, ma dannatamente autentica e bella.
Ti amo ed è l'amore sconfinato che provo per te che mi ha fatto rinunciare alla possibilità di averti accanto, ti ho amato così tanto che sono stata disposta a tenerti lontano pur di non vederti mai più soffrire accanto a me. Perché fuoco col fuoco si sa non è un gioco e ci siamo incendiati in questo folle amore e mai vorrei vederti di nuovo bruciare per me, ma se resto quì torni prima o poi da me?!
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danilacobain · 1 year
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Ossigeno - 14
14. Pensieri
Zlatan si congedò da Mark con la scusa della doccia e salì in camera. Non poteva credere che fosse stato sul punto di baciare Sveva. Lo avrebbe fatto più che volentieri se Mark non li avesse interrotti ed era sicuro che anche lei lo voleva. Tanto quanto lui. Dio, che bello che era stato quel contatto inaspettato, averla fra le braccia e guardare da vicino quei grandi occhi azzurri... erano meravigliosi, di un azzurro intenso con venature blu intorno alla pupilla e piccole pagliuzze dorate disseminate nelle iridi. Non aveva mai visto degli occhi così belli. Sentire il suo calore addosso lo aveva fatto incendiare. Avrebbe tanto voluto baciarla e stringerla e baciarla ancora e perdersi nei suoi occhi. Con una sensazione di leggerezza si infilò sotto la doccia canticchiando.
Sotto la doccia, nello stesso momento, Sveva stava pensando di essere impazzita. Forse la nuova rottura con Logan l'aveva sconvolta più di quanto immaginasse. Che cavolo le passava per la testa? La sera prima aveva baciato Mark, un errore, certo, ma le era piaciuto, e adesso era stata lì lì per baciare Zlatan. Non era da lei. Lei non si sarebbe mai sognata di baciare un uomo sposato e dopo neanche un giorno desiderare ardentemente un altro uomo. Un uomo che aveva un profumo buonissimo, degli occhi magnetici e delle labbra invitanti... Innervosita dai suoi stessi pensieri, sbuffò e uscì dalla doccia. Si avvolse un asciugamano addosso e si avvicinò allo specchio a pettinare i capelli. «Smettila di fare la stupida» disse severamente al suo riflesso. Ma la sua mente continuava a farle rivivere quel momento tra le braccia di Zlatan e lei continuava a sentire una bellissima sensazione di calore che si diffondeva in tutto il corpo e si concentrava nel basso ventre. Lo desiderava. Non poteva negarlo, né ignorarlo. Però per il momento non ci voleva pensare e si sforzò di tenere la mente occupata pensando ad alcune sue ricerche che stava portando avanti in laboratorio. Uscendo dal bagno trovò Mark in corridoio, davanti alla porta della sua camera. Sentì le guance imporporarsi per l'imbarazzo. Era giunto il momento di mettere le cose in chiaro tra loro. «Mark.» «Sveva. Buongiorno.» «Senti, ehm... dobbiamo parlare.» «Sì, a proposito di ieri sera... volevo dirti che...» «Lo so, abbiamo fatto una cazzata. Sono contenta che anche tu la pensi come me» sorrise sollevata «quindi è tutto come prima, facciamo finta che non sia successo assolutamente nulla.» Mark le sorrise. «Sì, è tutto come prima.» «Bene. Gli altri dormono ancora?» «No, sono di sotto.» «Ok, allora vi raggiungo subito» stava per entrare nella camera da letto ma Mark la fermò. «Sveva...» «Sì?» Scosse la testa. «No, niente. Ci vediamo giù» le diede le spalle e scese.
Involontariamente, Zlatan dalla sua camera aveva ascoltato la conversazione tra Mark e Sveva. Sorrise tra sé. Quindi quei due non avevano nessuna relazione e non provavano nessun interesse l'uno per l'altra. Bè Sveva almeno non provava alcun interesse per Mark. Non era sicuro di poter affermare lo stesso per quanto riguardava Mark. Il modo in cui la guardava tradiva un interesse ben preciso. Però a lui non interessava, voleva solo provare a chiedere un appuntamento a Sveva, aveva voglia di trascorrere del tempo da solo con lei e approfondire la sua conoscenza. Sperava solo che lei glielo avrebbe concesso.
A colazione Sveva e Zlatan si guardarono spesso, nonostante lei cercasse di evitare il suo guardo. Si sorridevano qualche secondo e poi continuavano a guardare nelle loro tazze o chi stava parlando in quel momento. La mattinata trascorse tranquilla, i ragazzi prepararono le valigie e nel pomeriggio si imbarcarono sull'aereo per Milano. Sveva crollò quasi subito. Le due notti passate in bianco si erano fatte sentire e dormì fino all'arrivo a casa. Zlatan era seduto di fronte a lei, Mark accanto a lei e Ignazio accanto a Zlatan. Ignazio gli stava parlando, ma Zlatan era completamente concentrato su Sveva e sul suo volto bellissimo. Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Immaginava di possederla, di affondare ripetutamente dentro di lei e di guardare ogni sua più piccola espressione di piacere, gli occhi azzurro mare che lo guardavano implorandogli silenziosamente di non smettere, di continuare a spingere, più forte, più a fondo... «Zlatan!» «È?» Zlatan si girò di scatto verso Ignazio. «Scusa, mi sono distratto. Cosa stavi dicendo?» «Stai fissando mia sorella con un sorriso da scemo stampato in faccia» disse Ignazio sorridendo. «Stavo solo ripensando a stamattina, quando è caduta nella piscina.» «Quando l'hai spinta, vorrai dire.» I due amici scoppiarono a ridere. «Sono contento che abbiate superato le vostre divergenze iniziali» continuò Abate. «Anche io.» Già, anche lui, e Ignazio non poteva nemmeno immaginare quanto.
A Milano, fuori dall'aeroporto, Zlatan si avvicinò a Sveva e le chiese se volesse prendere il taxi con lui, abitavano nella stessa zona e così avrebbe avuto modo di chiederle un appuntamento. Ci aveva pensato per tutto il viaggio, aveva deciso che l'avrebbe invitata a cena fuori. Lei esitò un attimo prima di rispondere di sì. «Vieni, la valigia dalla a me.» Sveva si sedette in macchina e dopo qualche minuto Zlatan la raggiunse. Rimasero in silenzio per un bel po'. Ognuno assorto nei propri pensieri. Avrebbe dato qualsiasi cosa per sapere cosa le passava per la testa. «Allora... ti è piaciuta la Svezia?» «Moltissimo. Si sta proprio bene. Immagino però che d'inverno faccia molto freddo.» «Abbastanza. E... stasera che fai?» «Stasera sono a cena da un'amica. E tu?» Merda, questa non ci voleva. «Io niente. Andrò a fare un giro in centro.» «Verrai anche tu al compleanno della fidanzata di Pippo dopodomani?» «Sì.» «Bè allora ci vediamo lì.» Il taxi si fermò sotto casa di Zlatan. «Certo. Scendo. Buona serata, Sveva.» «Grazie. Anche a te.» Zlatan si avvicinò e le diede un bacio sulla guancia, respirando una boccata del suo profumo. Le sorrise e aprì lo sportello. «Ciao.» Mentre guardava il taxi allontanarsi, decise che il giorno dopo le avrebbe fatto una sorpresa. Non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione di conoscere una persona bella come lei.
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nonamewhiteee · 1 year
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sono in treno, e probabilmente scriverò l'ennesimo lungo post inutile. respiro a fatica ed esattamente come sta notte cerco di trattenere il panico e il pianto ma mi si contorce tutto dentro, ho di nuovo poche ore di sonno. ieri sera ho buttato giù alcune riflessioni: mi sono accorto, in famiglia, di essermi sempre messo in secondo piano (ma in generale in ogni contesto sociale), fin da piccolo, ero distaccato perché mi vergognavo di dire quello che pensavo e provavo, rimanevo il più delle volte in silenzio, rigavo dritto perché il mio ultimo desiderio era aggiungere un qualsiasi altro problema ai tanti già preesistenti. forse per mia colpa non mi sono mai sentito tanto desiderato e per questo cercavo approvazione nei risultati scolastici e sportivi. ho sempre avuto empatia, "dispiacere", e pieno di sensi di colpa che boh non so se mi appartenevano. con le relazioni sempre un problema, la timidezza non mi aiuta d'altronde e mi trovo a deglutire per mandare via questo nodo alla gola, le paranoie, la paura di non essere mai abbastanza e la perenne sensazione di non poter mai piacere per mia natura. forse egoisticamente queste sono alcune delle cause del mio essermi ammalato di anoressia, per un momento senza volerlo le attenzioni si erano un po' focalizzate anche su di me. mi sento in colpa nel pensare di essere qui e avere la possibilità di scrivere, questa stessa possibilità che ad esempio tu non hai più avuto dopo quella sera (ti ho conosciuto troppo poco, ma abbastanza per volerti bene). ho sperato che fosse tutto un sogno e che fossi io in realtà ad essermene andato. è brutto e lo so, per questo vi chiedo ancora di perdonarmi per gli argomenti ma solo parlando trovo un minimo sollievo, maledetta codardia. ho la testa pesante e un macigno su petto e addome che nemmeno le sostanze riescono ad alleggerire. le parole diventano confusione, i pensieri ormai troppo severi, forse davvero sarebbe tutto più facile se.
#me
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Favole.
Favole che ascoltavo da bambino, quando i mesi erano indefinite praterie di colori, e il tempo ancora un fanciullo compagno di giochi. Passato, presente e futuro erano tre giorni consecutivi, tre pagine di un diario scolastico, tre palline che rotolavano nel tubo cavo di una settimana, e già un intero anno assumeva le dimensioni del mito, di una distanza lontana, lontana tanto da non riuscire a vedere dalla sponda di un Natale a quella del successivo, mentre troppo distratti si era per voltarsi indietro e scoprire quanto vicina fosse l’immagine del precedente. Lontana, lontana era la distanza di un anno, e lontane erano le favole, e lontana l’età altissima degli adulti, lontana e irraggiungibile. Che misura hanno oggi per me i giorni. Manca la scuola a rimarcare con il gesso bianco i bordi delle stagioni, e i colori dell’estate che è evaporata su una camicia chiazzata di sudore, nella penombra di una casa desolata nel silenzio e nella solitudine di una strada deserta, e il crepitio dell’autunno che procede su un manto di foglie secche e rami spezzati stenta a far sentire la sua presenza oltre i vetri chiusi, appannati da mille pensieri e mille rimpianti che vi si infrangono contro. Favole. Favole era la scappatoia privilegiata della fantasia, la strada maestra per recuperare il sonno, mai invocato e troppo spesso giunto improvviso a troncare ogni seduzione della sera, a spegnere le luci misteriose della notte, mentre un’altra pallina scivolava nel suo tubo cavo. Favole vorrei raccontare a me stesso, al gatto quando rinuncia alla sua postazione di guardia per seguire i miei irrazionali spostamenti da una camera all’altra, favole dove tutto ha un lieto fine, dove ogni principe vivrà felice e contento con la sua amata e non dovrà più preoccuparsi di nulla, né di invecchiare, né di morire, poiché resterà al riparo dorato di un “sempre”. Invece io, ancorato alla trascrizione delle mie memorie, affondo lentamente nella palude di un malessere senza rimedio, nelle sabbie mobili di un futuro che appare improbabile, oscuro e terrificante adesso che le immagini multiformi e incorporee della fantasia prendono la forma stabile dei ricordi, adesso che sono convinto di non aver patito incubi o allucinazioni frutto di una mente adulterata dal dolore o dal rimorso, non aver assistito impotente ai conati di vomito di un cervello sovraccarico, ma aver vissuto, certo vissuto, così come vissuti erano stati tutti i giorni precedenti l’incidente, e avrebbero dovuto essere i successivi se un taglio e una ricucitura fosse stato possibile apporre alla mia vita, ed è inutile tornare a vagabondare tra le memorie, frugare in ogni tasca le frasi, i volti, i momenti diversi che hanno sopraffatto il mio silenzio, le ossessioni rampicanti che intrecciavano i viticci alle mie membra immobilizzandomi per giorni su di un letto, quando neanche il cibo era un richiamo per i vivi, vivo che non ero più io quando strabuzzavo gli occhi nelle orbite, ricacciando lo sguardo all’interno della mia anima opaca, e subivo il vento incessante che mi scuoteva, mi inchiodava al suolo vibrando sulla pelle, rivoltando le lenzuola dove macerava l’assenza di Vic, e il bianco si fondeva con la penombra e poi era ingoiato dal buio delle ore notturne, e infine l’alba che si insinuava attraverso le tapparelle abbassate per metà, e tornava a informare la camera dell’esistenza della luce, della vita che comunque faceva capolino ogni giorno dietro la porta della camera da letto invitandomi a riprendere le monotonie del mio stato di abulia, ad affrontare il presente. Il presente, un attimo indefinito, non più un intero giorno seduto in mezzo tra passato e futuro, tra ieri e domani come nell’era delle favole. Un istante che trascorreva prima che ne avessi coscienza, e correva a riempire la piazza plumbea del mio passato, già sovraffollata mentre il cielo nero di nubi temporalesche era una minaccia costante, e sotto i portici che tutt’intorno ne coprivano i quattro lati, solo i bambini trovavano riparo, una miriade di bambini sconosciuti l’uno all’altro.
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