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#frasi che ti cambiano la vita
ninfaribelle · 11 months
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Ho smesso di credere che nessuno si salva da solo.
Mi sono svegliata tante notti in cui lo schermo del telefono è rimasto nero e non c'era nessuno da chiamare. E allora mi sono fatta forza, mi sono stretta un po’ e ho ricominciato a dormire.
Ho smesso di credere che per essere felici bisogna essere in due. All'alba sulle scale di casa con della buona musica e un bicchiere di vino se non si è felici, si è sereni.
Ho smesso di credere che le persone siano come delle ancore di salvezza, perché sono semplicemente persone e cambiano direzione a seconda del vento: è giusto così, ognuno fa quel che è meglio per sé.
Ho smesso di aggrapparmi alle cose, di sbraitare ed urlare che ho ragione come se potesse cambiare i motivi per cui la gente esce dalla mia vita come si fa dall'ascensore. In fretta le cose cambiano, e chi ha detto che sarebbe restato non ci ripensa prima di andar via.
E mi sono presa cura di me, mettendo cerotti sulle ferite, creandomi la vita che voglio per me, facendo scelte che mi rendano felice e non un ammasso di rimpianti.
Ho smesso di mettermi al centro di cose già perse, di cercare di recuperare rapporti distrutti, di fidarmi delle frasi “ accanto, qualunque cosa accada” perché quando poi accadono pochi ti restano veramente accanto.
Prendo la vita così com'è, con quello che dà, tutto ciò che chiede.
Salvo il salvabile, salvo me.
(web)
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Mi scrisse un messaggio il 29 dicembre alle 02:27 del mattino,
uno di quei messaggi che ti portano a pensare "ma questa cosa vuole".
Le risposi con "ciao" alle 10:36,
e lei replicò subito con un "simpaticissimo".
Ragazza strana fin da subito.
Fu spudorata fin dall'inizio,
voleva far vedere che aveva del carattere e che non si lasciava fermare da niente e nessuno.
Non capivo, e non capisco tutt'oggi,
cosa avesse di diverso,
cosa mi portò a continuare a risponderle, ad avere voglia di parlarle.
Aveva quel non so che da rendere una ragazza non scontata e banale,
una ragazza che vale la pena conoscere.
Successe tutto come un fulmine,
mi fece perdere la testa e non la ritrovai più.
Molte persone mi rimproverarono, in passato, dicendomi che avevo la brutta abitudine di buttare via le persone come mozziconi di sigarette, di non affrontare i problemi e mandare tutto a puttane alla prima difficoltà.
Lei mi insegnò che le cose non vanno date per scontate ma che bisogna dimostrarle,
che nulla è mai perduto e che tutto è ancora da scoprire.
Mi insegnò che il colore dell'amore non è il rosso ma il nero,
che le persone che ti cambiano la vita non si sa mai quando si possono incontrare.
Mi insegnò che la bellezza non era un tramonto, ma la sua risata,
che un panorama mozzafiato era il suo sorriso,
che la dipendenza non la davano le sigarette, ma lei.
Mi insegnò a mettere la felicità di chi amo prima di tutto,
a considerarla la mia priorità assoluta, come poi era giusto che fosse, a darle tutte le attenzioni che meritava
e a fare del mio meglio per renderla felice.
Mi insegnò che le cose belle arrivano quando meno si aspettano,
arrivano come un uragano
e non si può fare altro che lasciarsi trasportare,
perché in realtà è ciò che si vuole.
Mi insegnò che l'amore non erano le belle frasi dette al momento giusto,
ma superare le difficoltà insieme
e finire con l'essere più uniti di prima.
Mi insegnò che gli opposti si attraggono, non è vero che si respingono,
in realtà si completano.
Mi insegnò che i terremoti non arrivano per distruggere ma per rinnovare.
Mi insegnò ad essere felice,
ad essere me stesso
e cosa significasse avere paura di perdere la persona che ami.
Mi insegnò che in amore l'orgoglio va messo da parte,
che ci si poteva innamorare di un paio di occhi marroni,
che il solo sapere di farla sorridere migliorava qualsiasi mia giornata,
anche la peggiore in assoluto.
Mi insegnò a non arrendermi,
a lottare per ciò che volevo,
per chi volevo.
Mi insegnò a lottare per lei,
a non darmi per vinto.
Mi insegnò che l'amore non era un "ti amo" alle quattro del pomeriggio
ma un "ti voglio qui con me" alle quattro del mattino,
che per "la tua persona" si può impazzire in due giorni.
Mi insegnò ad amarla
e non la ringrazierò mai abbastanza per questo.
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cit.
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principessa-6 · 11 months
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Smettila di credere che per essere felici bisogna essere in due.
Smettila di credere che le persone siano ancore di salvezza, perché sono semplicemente persone e cambiano direzione a seconda del vento.
Smettila di metterti al centro di cose già perse, di fidarti delle frasi “accanto, qualunque cosa accada” perché quando poi accadono pochi ti restano veramente accanto.
Prenditi cura di te, creandoti la vita che vuoi, facendo scelte che ti rendano felice e non un ammasso di ricordi.
Prendi la vita così com'è e con quello che dà.
Salva il salvabile, salva te...🤍💜
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unamediversa · 2 years
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Lettera a me stessa
Devi smetterla di sentirti sempre sbagliata, di pensare che tu sei lo sbaglio. Non lo sei!! Assolutamente no!! Tu meriti il meglio, perché tu dai tutta te stessa agli altri e quando vedi che ciò non viene ricambiato pensi di aver sbagliato tutto. Ma non e affatto così!! Tu se dai tanto e perché sei tanto, ricordatelo!!! Lascia stare tutte quelle persone che per un motivo o un altro ti giudicano, ti lasciano sola. Devi capire che l'unica persona che sarà sempre con te sarà te stessa. Smettila di sminuirti. Smettila di fingere di essere forte, non lo sei e va bene. Capita che ci sono quei giorni in cui tutto ti sembra spento, senza senso. Quei giorni in cui l'unica cosa che vorresti è un abbraccio mentre piangi. Ci sta. Devi smetterla di fingere che vada tutto bene. Smetterla di trattenere lacrime, urla, di chiudere il tuo dolore dentro te, fallo uscire quel dolore, urla, piangi se ti fa stare bene, libera tutto il dolore che c'è dentro te. Lo so che certe delusioni sono difficili da digerire. Ma devi capire che le cose cambiano si evolvono in meglio perché no?! Devi ringraziare le persone che ti deludono. Perché ti fanno capire che certi rapporti non fanno per te. Meriti qualcosa di più, di frasi di circostanza, qualcosa di più di un discorso futile e inutile. Meriti solo il bene. Sai cosa ti distingue dalle altre persone? Il fatto che tu metti il cuore ovunque, in una frase, in uno sguardo, in un sorriso, tu vuoi bene anche se ti fanno del male, tu pensi "è colpa mia, forse il problema sono io" beh io ti conosco, eh no!! Tu non sei il problema. Sei una persona che tutti vorrebbero avere nella vita. Tu che ti metti da parte troppo spesso. Tu che ci sei per tutti, anche per chi non merita niente. Devi imparare a contare solo sulle tue forze. Perché alla fine tutti se ne andranno e allora tu crollerai come un castello di carta. Impara ad essere la migliore amica di te stessa. Impara ad amarti e non lasciarti mai più.
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Mi scrisse un messaggio il 29 dicembre alle 02:27 del mattino, uno di quei messaggi che ti portano a pensare ‘ma questa cosa vuole’. Le risposi con ‘ciao’ alle 10:36, e lei replicò subito con un ‘simpaticissimo’, ragazza strana fin da subito. Fu spudorata fin dall'inizio, voleva far vedere che aveva del carattere e che non si lasciava fermare da niente e nessuno. Non capivo e non capisco tutt'oggi cosa avesse di diverso, cosa mi portò a continuare a risponderle, ad avere voglia di parlarle. Aveva quel non so che da rendere una ragazza non scontata e banale, una ragazza che vale la pena conoscere. Successe tutto come un fulmine, mi fece perdere la testa e non la ritrovai più. Molte persone mi rimproverarono, in passato, dicendomi che avevo la brutta abitudine di buttare via le persone come mozziconi di sigarette, di non affrontare i problemi e mandare tutto a puttane alla prima difficoltà. Lei mi insegnò che le cose non vanno date per scontate ma che bisogna dimostrarle, che nulla è mai perduto e che tutto è ancora da scoprire. Mi insegnò che il colore dell'amore non è il rosso ma il nero, che le persone che ti cambiano la vita non si sa mai quando si possono incontrare. Mi insegnò che la bellezza non era un tramonto ma la sua risata, che un panorama mozzafiato era il suo sorriso, che la dipendenza non la davano le sigarette ma lei. Mi insegnò a mettere la felicità di chi amo prima di tutto, a considerarla la mia priorità assoluta, come poi era giusto che fosse, a darle tutte le attenzioni che meritava e a fare del mio meglio per renderla felice. Mi insegnò che le cose belle arrivano quando meno si aspettano, arrivano come un uragano e non si può fare altro che lasciarsi trasportare, perché in realtà è ciò che si vuole. Mi insegnò che l'amore non erano le belle frasi dette al momento giusto, ma superare le difficoltà insieme e finire con l'essere più uniti di prima. Mi insegnò che gli opposti si attraggono, non è vero che si respingono, in realtà si completano. Mi insegnò che i terremoti non arrivano per distruggere ma per rinnovare. Mi insegnò ad essere felice, ad essere me stesso e cosa significasse avere paura di perdere la persona che ami. Mi insegnò che in amore, l'orgoglio, va messo da parte, che ci si poteva innamorare di un paio di occhi marroni, che il solo sapere di farla sorridere migliorava qualsiasi mia giornata, anche la peggiore in assoluto. Mi insegnò a non arrendermi, a lottare per ciò che volevo, per chi volevo. Mi insegnò a lottare per lei, a non darmi per vinto. Mi insegnò che l'amore non era un ‘ti amo’ alle quattro del pomeriggio ma un ‘ti voglio qui con me’ alle quattro del mattino, che per 'la tua persona’ si può impazzire in due giorni. Mi insegnò ad amarla e non la ringrazierò mai abbastanza per questo.
Grazie della condivisione, la prendo come un attestato di stima.
Aggiungo che se ti ha insegnato tutte queste cose, il suo compito, nei tuoi riguardi, lo ha fatto ed onorato.
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mancino · 2 months
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Mi scrisse un messaggio il 29 dicembre alle 02:27 del mattino, uno di quei messaggi che ti portano a pensare ‘ma questa cosa vuole’.
Le risposi con ‘ciao’ alle 10:36, e lei replicò subito con un ‘simpaticissimo’, ragazza strana fin da subito.
Fu spudorata fin dall'inizio, voleva far vedere che aveva del carattere e che non si lasciava fermare da niente e nessuno.
Non capivo e non capisco tutt'oggi cosa avesse di diverso, cosa mi portò a continuare a risponderle, ad avere voglia di parlarle.
Aveva quel non so che da rendere una ragazza non scontata e banale, una ragazza che vale la pena conoscere.
Successe tutto come un fulmine, mi fece perdere la testa e non la ritrovai più.
Molte persone mi rimproverarono, in passato, dicendomi che avevo la brutta abitudine di buttare via le persone come mozziconi di sigarette, di non affrontare i problemi e mandare tutto a puttane alla prima difficoltà.
Lei mi insegnò che le cose non vanno date per scontate ma che bisogna dimostrarle, che nulla è mai perduto e che tutto è ancora da scoprire.
Mi insegnò che il colore dell'amore non è il rosso ma il nero, che le persone che ti cambiano la vita non si sa mai quando si possono incontrare.
Mi insegnò che la bellezza non era un tramonto ma la sua risata, che un panorama mozzafiato era il suo sorriso, che la dipendenza non la davano le sigarette ma lei.
Mi insegnò a mettere la felicità di chi amo prima di tutto, a considerarla la mia priorità assoluta, come poi era giusto che fosse, a darle tutte le attenzioni che meritava e a fare del mio meglio per renderla felice.
Mi insegnò che le cose belle arrivano quando meno si aspettano, arrivano come un uragano e non si può fare altro che lasciarsi trasportare, perché in realtà è ciò che si vuole.
Mi insegnò che l'amore non erano le belle frasi dette al momento giusto, ma superare le difficoltà insieme e finire con l'essere più uniti di prima.
Mi insegnò che gli opposti si attraggono, non è vero che si respingono, in realtà si completano.
Mi insegnò che i terremoti non arrivano per distruggere ma per rinnovare.
Mi insegnò ad essere felice, ad essere me stesso e cosa significasse avere paura di perdere la persona che ami.
Mi insegnò che in amore, l'orgoglio, va messo da parte, che ci si poteva innamorare di un paio di occhi marroni, che il solo sapere di farla sorridere migliorava qualsiasi mia giornata, anche la peggiore in assoluto.
Mi insegnò a non arrendermi, a lottare per ciò che volevo, per chi volevo.
Mi insegnò a lottare per lei, a non darmi per vinto.
Mi insegnò che l'amore non era un ‘ti amo’ alle quattro del pomeriggio ma un ‘ti voglio qui con me’ alle quattro del mattino, che per 'la tua persona’ si può impazzire in due giorni.
Mi insegnò ad amarla e non la ringrazierò mai abbastanza per questo
...web...
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bergamorisvegliata · 4 months
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EMISFERO DESTRO CHIAMA
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Lavorando in seduta con le tecniche di rilascio emozionale, mi rendo conto che delle volte si fanno dei veri e propri "esorcismi", passatemi il termine 😉
Ciò che si annida dentro di noi e ci ostacola, può essere definito in vari modi: emozioni non elaborate, energie intrappolate, loop, perfino delle entità… ovvero flussi che vivono di vita propria, che si nascondono e che scappano quando vengono intercettati.
Come avviene il processo di Liberazione? Attraverso un'attenta e mirata OSSERVAZIONE di tutto ciò che accade, soprattutto a livello fisico/corporeo. Vale a dire che queste "energie" si manifestano sotto forma di sensazione fisica (peso, bruciore, morsa, costrizione, fastidio…) e nel solo atto di osservare, cambiano, fino a dissolversi.
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Qualora sorgessero immagini, altre sensazioni, pensieri, ricordi, simboli, credenze…si può trasformare tutto e riequilibrare concentrando l'attenzione su 3 centri energetici, pronunciando delle frasi specifiche.
Io ho visto accadere delle vere e proprie trasformazioni, con dei cambi di stato mentale, emotivo e fisico davvero importanti. E mi rendo conto che più faccio avanzamenti io, nel mio lavoro quotidiano su di me, più riesco ad essere efficace e andare in profondità, in una sorta di simbiosi/connessione energetica tra me e la persona che lavora con me.
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Se sei interessato/a a provare questo metodo, scrivimi a [email protected]
ma ti dico già che questo lavoro non è per tutti 😉
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loveisacharacter · 7 months
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Anche oggi ho capito qualcosa di nuovo:
Ho capito che le persone non cambiano, se non ti danno valore, non lo faranno mai.
Ho capito che è giusto esprimere i propri sentimenti, anche rischiando di bruciarsi.
Ho capito il peso di un “mi manchi”.
Ho capito che amo me stessa, perché so che una situazione potrebbe farmi stare male e prendo immediatamente le distanze.
Ho capito quanto una persona, se è quella giusta il quel periodo, può farti stare bene più di qualsiasi altra.
Ho capito quanto sia difficile prendere le distanze da qualcuno con cui vorresti ridere insieme.
Ho capito quanto sia difficile per l’altro non ferire i sentimenti. Questa è una lezione importante: ci sono persone che ti conoscono da una vita, dicono di amarti, volerti bene, che ti proteggeranno, che farebbero di tutto per te e tante altre frasi a cui dare più o meno peso. Sanno quali sono i tuoi punti deboli, sanno cosa potrebbe ferirti e ti feriscono quasi volontariamente.
Poi, invece, ci sono altre persone che conosci da qualche mese, di cui ti sei fidata, a cui hai aperto il tuo cuore, fatto vedere le tue ferite, le tue sofferenze e mostrato comunque quanto tu possa essere forte di facciata, ma fragile se ti conoscono davvero. Queste persone scelgono con cura le parole, scelgono il silenzio qualche volta, scelgono di ricambiare l’abbraccio quando scendi dalla macchina, scelgono di allontanarsi se possono farti stare male, di farsi sentire ogni tanto nonostante tu stia cercando di seguire il tuo obiettivo di non provare sentimenti e di non affezionarti a nessuno.
La cosa più importante che ho capito oggi? Non puoi scegliere di chi affezionarti, chi volere bene, chi non tollerare, chi amare, chi odiare.
Puoi scegliere chi deve rimanere e chi lasciare andare.
Allora devo mantenere questa distanza, ma so che capirà… almeno spero.
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abygaille96 · 1 year
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Non tutti hanno la stessa reazione ai problemi.
"falla quella cosa, tanto se fallisci cosa ti cambia"
"che ci vuole? Gli altri lo fanno"
"se te ne pentirai dopo?"
Ogni volta che pronunciate queste frasi, pensando di aiutare, non fate altro che peggiorare la situazione. Va bene essere positivi e cercare di ridimensionare il problema di qualcuno per farlo stare meglio, perché si sa.. Ci sono SEMPRE altre cose più importanti e difficili nella vita. Ma attenzione a non cadere nell'effetto opposto, ovvero far sentire in colpa quella persona.
Fare quella cosa comporta un rischio, sentire emozioni sgradevoli, se sei pronta fallo.. Altrimenti hai bisogno di tempo per essere più sicura di te.
Gli altri sono diversi da te, quello che per te è un problema per gli altri non lo é e viceversa. Rispetta i tuoi limiti perché sono importanti tanto quanto i loro.
Tutti sbagliamo, nessuno può evitare di pentirsi di qualcosa. Ma, a volte sono proprio quelle cose che ci cambiano la vita in maniera inaspettata
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em420sblog · 1 year
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20/10/2022
Ciao papà, no, non stiamo affatto bene, nessuno di noi tre sta bene
è stata una cosa davvero pesante da affrontare, non tanto per me quanto per lei: non ti sei fermato nemmeno davanti a tua figlia mentre ti urlava di smetterla,piangendo a singhiozzi. Non ti sei fatto scrupoli e nemmeno problemi, siamo tutti più bravi a parlare a cose compiute. Nessuno di noi si aspettava questo papà, io non mi meritavo niente di tutto quello che mi hai fatto, non mi meritavo di perdere due anni della mia adolescenza, quella che tutti poi da grandi, rimpiangono.Ho sempre dovuto sopportare le tue pesanti accuse sin da quando ho memoria, nei confronti della mamma, e nei miei soprattutto. Non mi hai mai spiegato la ragione delle frasi che mi hai ripetuto per un anno intero, non me lo hai mai detto chiaramente, hai solo cercato scuse su scuse, arrampicandoti sugli specchi,scivolando sempre.La verità è che non te ne frega niente di nessuno, nemmeno delle persone che hai creato tu stesso, ti interessa solo quello che hai e quello che puoi avere. Non te n’è mai importato niente di noi, di me, perché se fosse stato davvero così, ogni tuo ges to, ogni tua accusa, non avrebbero mai avuto vita. La verità è questa,stai bene solo quando le cose vanno come vuoi tu.Il tempo passa e per fortuna le persone cambiano anche in base a quello che hanno dovuto affrontare, aprono gli occhi e finalmente vedono le cose senza filtri,per come sono davvero.Piano piano hai fatto sì che mi allontanassi da te, trasformando quell'amore in un insieme di odio e delusioni con forti fondamenta.Ti ho sempre voluto bene anche quando mi dicesti:“se la famiglia è così è solo merito tuo".Provai a darmi una spiegazione, convincendomi sempre di più di queste assurde tue parole. Solo ora mi rendo conto che io, non ho proprio colpa di niente, l'unica colpa che ho è quella di averti permesso di ferirmi così tanto, solo quello è stato il mio più grande peccato.In tutti questi anni ogni volta che mi chiedevano di te rispondevo orgogliosamente, ma da due anni a questa parte mi vergogno di avere il tuo stesso sangue che scorre nelle vene.Mi vergogno non per cosa possano pensare gli altri ma per quello che so io,per quello che tu mi hai sempre negato,per quello che non mi hai mai detto e per quello che hai sempre fatto.Ti ho chiesto aiuto quando stavo male e me l'hai negato buttandomi ancora più giù nella buia fossa.Non mi meritavo tutto questo,nessuno se lo meritava.Come ti ho già detto in precedenza poco m'importa del tuo passato,mi è totalmente indifferente, quello che non ti perdonerò mai,invece, è come tu, per egoismo, abbia avuto il coraggio di riversare tutto su di me, attribuendomi colpe,insulti e false verità, creandomi enormi disagi sull'autostima.Non riuscirò mai a capacitarmi di come un padre possa arrivare a tanto, senza rendersi conto di quanto male stia facendo alle persone che dovrebbe amare più di tutte.Ti ho sempre portato rispetto com'è giusto che sia, ma quando ho iniziato a capire che non è mai stato reciproco, ho cominciato a portare un po' più rispetto a me stessa. Oramai ho 23 anni papà, riesco a distinguere chi mi dimostra veramente il suo amore e chi parla ma non fa niente. Sono cresciuta, non credo più alle tue parole, credo solo a ciò che vedo con i miei occhi, a ciò che sento con le mie orecchie. Basta dire che quando crescerò capirò, sono già cresciuta e ho capito fin troppe cose.Mi dispiace di dover essere arrivati a questi punti per farti capire cosa avevi tra le mani,mi fa male perché potevamo evitare, potevi evitarlo se davvero lo volevi,potevi rimediare tutto non tanto con la mamma ma con noi.Ti ho sempre detto ciò che pensavo e non mi pento di niente, non ho rimorsi di nessun genere, tranne quello di non aver iniziato a rispondere prima, perché è davvero frustrante passare due anni, quasi in una depressione con un padre così , non è facile convivere con il rimpianto di essere nata,con il desiderio di morire per il bene di tutti.Non è bello svegliarsi la mattina e sentirsi inutili, chiedersi il motivo della propria esistenza.
Tu non sai papà quante volte ho desiderato che per sbaglio attraversando la strada mi mettesse sotto una macchina, non sai com'è stato convivere con la convinzione si aver fatto soffrire brutalmente la mia famiglia,mia madre.Non sai quante volte immaginavo il mio funerale, se sarebbero venute tante persone,se tu ti saresti pentito o se alla mia assenza saresti stato solo più sollevato.Ho provato a far tacere tutte quelle voci nella mia testa,tutte quelle brutte parole che si ripetevano in ogni momento,ma non ce l'ho fatta,sono stata una codarda.Ho pensato molte volte alla possibilità di suicidarmi e tu? Te ne sei mai accorto? Non credo proprio. Non avendo il coraggio di farla finita ho iniziato a procurarmi delle autolesioni, non ti sei mai accorto nemmeno delle mie maniche lunghe a settembre con venticinque gradi, vero? Pensa quante cose vuoi farmi sapere di te e tu non sai niente di me.Non riesco a darmi una spiegazione su tutto quello che mi hai fatto, ho tanta rabbia nei tuoi confronti, ma provo anche tanta pena e sai perché? Perché ho capito che la vera fallita non sono io e non la sarò mai, io che a 14 anni ho dovuto affrontare situazioni che le mie amiche non si sognerebbero mai nemmeno nel peggiore dei loro incubi. Io che non ho mai potuto essere una ragazza della sua età,bensì più grande perché era necessario,dovevo crescere prima del dovuto e forse è stato un bene.Il fallito qua sei solamente tu, con due figli persi completamente e definitivamente. Il perdente sei tu papà, perché ormai non puoi più rimediare, e se anche fosse vero, se realmente fossi una fallita ho tutta la vita per potermi rifare, ma se per te è questo il significato di questa parola vorrei esserlo per tutta la vita.Di una cosa ti voglio ringraziare: mi hai fatto soffrire tanto ma mi hai anche fatto capire che una persona per quanto possa esserti vicina può pugnalarti al cuore in ogni momento, e può essere anche tuo padre.Mi hai deluso tanto papà, così tanto da farmi venire il voltastomaco quando pronuncio quella parola, quel nome, quel "papà", mi hai portato a dei punti che nemmeno io avrei mai immaginato.La vittima qui non sei tu,sono io, siamo noi tre che abbiamo subìto tanto,per cosa? Per colpa di chi, soprattutto? Per colpa di una persona che ritenevo mio padre ma che in realtà non ho mai conosciuto.Il mondo non ti cade addosso per delle accuse campate in aria, ti cade addosso quando vedi la tua vita finire, quando non vuoi uscire dal tuo letto, quando non senti nemmeno il bisogno di lavarti o truccarti per uscire di casa.Il mondo ti cade addosso quando ogni sera sai che da un momento all'altro passerai le seguenti due ore a urlare, a dimenarti per terra provando un misto di emozioni negative così tanto forti da voler morire immediatamente.Quando sai che tuo padre ti reputa uno scarto.Il mondo non gira e non è mai girato intorno a te, non hai avuto bisogno di essere amato solo tu, non sei l’unico ad aver avuto problemi, hai mai pensato a tutto quello che hanno dovuto sopportare e superare gli altri? O hai sempre e solo visto le cose a senso unico?Mi dispiace ma hai iniziato tu questo circolo viziosoEri assetato di vendetta te la leggevo negli occhi, quella soddisfazione si capiva benissimo ciò che provavi e per questo mi fai ancora più schifo.Hai torto,fattene una ragione e sinceramente mentirei se ti dicessi che ho intenzione di perdonarti, che possa morire se mai succedesse una cosa simile.Mi hai ferito e questo non sei mai riuscito a capirlo.
Spero che tu con la mia assenza possa renderti conto di chi,di cosa hai perso e soprattutto, spero che quando finalmente riuscirò a realizzarmi sia nel lavoro sia nella famiglia, i miei figli non mi chiederanno di te, ma in caso contrario racconteró il minimo indispensabile su di te. Forse Meriti di stare da solo con il tuo orgoglio ed egoismo e se mai esistesse,il tuo pentimento.Spero inoltre che un giorno capirai gli errori che hai commesso e ti pentirai davvero,non tanto nei confronti della mamma ma nei confronti dei tuoi figli.Ricordati le parole che mi hai detto ora sono davvero morta per te,non esisto più e se mai ti venisse voglia di cercarmi sappi che non ti risponderò .
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d460mm · 2 years
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Fermati ed ascolta, così sentirai la musica della vita quel ritmo che ti accompagna, che scandisce il tuo tempo, è la carezza dell'emozione lo stupore della sorpresa una melodia sempre diversa note che cambiano mentre l'esistenza scorre via #Buongiorno #NoiSiamoIlDestino S4Medizioni n vendita www.s4m-edizioni.it, Amazon, shop on line anche in versione Kindle #Parole #Libri #lettura #narrativa #poesia #booklovers #book #books #reading #leggere #Libro #romanzo #emozione #destino #novità #coraggio #amoleggere #leggo #ioleggo #amor #life #amore #frasi #libridaleggere #librichepassione #libriconsigliati #lifestyle #ParlamiDiPoesia https://www.instagram.com/p/ChY6sPLMHjg/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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docfranx · 3 years
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Qui per dirvi che i libri vengono letti ma i letti non vengono libri.
Buona giornata
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francescaaghiani · 3 years
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Lettera di una figlia a un padre.
Ciao papà, no, non stiamo affatto bene, nessuno di noi tre sta bene: dobbiamo vivere in una casa che non è nostra,con abitudini e tempi differenti da quelli che abbiamo, a scuola non ci stiamo andando né io né tantomeno Gabriele. Finalmente nell’ambito scolastico stavo riuscendo ad essere quella di una volta,mentre adesso,oltre a non riuscire a stare insieme alle mie amiche non riesco nemmeno più a seguire con lucidità una semplice lezione.
Gabriele è rimasto scosso,è stata una cosa davvero pesante da affrontare, non tanto per me quanto per lui: non ti sei fermato nemmeno davanti a tuo figlio mentre ti urlava di smetterla,piangendo a singhiozzi. Non ti sei fatto scrupoli e nemmeno problemi, siamo tutti più bravi a parlare a cose compiute.
Nessuno di noi si aspettava questo papà, io non mi meritavo niente di tutto quello che mi hai fatto, non mi meritavo di perdere due anni della mia adolescenza, quella che tutti poi da grandi, rimpiangono.
Ho sempre dovuto sopportare le tue pesanti accuse sin da quando ho memoria, nei confronti della mamma, nei confronti dei nonni e nei miei soprattutto. Non mi hai mai spiegato la ragione delle frasi che mi hai ripetuto per un anno intero, non me lo hai mai detto chiaramente, hai solo cercato scuse su scuse, arrampicandoti sugli specchi,scivolando sempre.
La verità è che non te ne frega niente di nessuno, nemmeno delle persone che hai creato tu stesso, ti interessa solo quello che hai e quello che puoi avere. Non te n’è mai importato niente di noi, di me, perché se fosse stato davvero così, ogni tuo gesto, ogni tua accusa, ogni tuo insulto, non avrebbero mai avuto vita. La verità è questa,stai bene solo quando le cose vanno come vuoi tu.
Il tempo passa e per fortuna le persone cambiano anche in base a quello che hanno dovuto affrontare, aprono gli occhi e finalmente vedono le cose senza filtri,per come sono davvero.
Ho provato amore nei tuoi confronti, quando a Neive volevo sempre stare con te. Ho provato affetto per te anche quando ci siamo trasferiti qua in Sardegna, ma se permetti, ho anche l'amore per i miei nonni che da un giorno all'altro non ho più avuto vicino.
Piano piano hai fatto sì che mi allontanassi da te, trasformando quell'amore in un insieme di odio e delusioni con forti fondamenta.
Ti ho sempre voluto bene anche quando mi dicesti:“tu per me sei morta", “non hai più un padre", “è solo colpa tua se tua madre ha avuto due depressioni”, “se la famiglia è così è solo merito tuo".
Provai a darmi una spiegazione, convincendomi sempre di più di queste assurde tue parole. Solo ora mi rendo conto che io, non ho proprio colpa di niente, l'unica colpa che ho è quella di averti permesso di ferirmi così tanto, solo quello è stato il mio più grande peccato.
In tutti questi anni ogni volta che mi chiedevano di te rispondevo orgogliosamente, ma da quattro anni a questa parte mi vergogno di avere il tuo stesso sangue che scorre nelle vene.
Mi vergogno non per cosa possano pensare gli altri ma per quello che so io,per quello che tu mi hai sempre negato,per quello che non mi hai mai detto e per quello che hai sempre fatto.
Come puoi pretendere che una bambina non venga da te a darti un abbraccio, se le urli davanti? Sai più di me come ci si sente a non essere voluti,ma sai più di me come ci si sente ad essere soli ed io con te, mi sono sempre sentita sola.
Ti ho chiesto aiuto quando stavo male e me l'hai negato buttandomi ancora più giù nella buia fossa, è stato il nonno che in due mesi, ha fatto quello che avresti dovuto fare tu in un anno. Non mi meritavo tutto questo,nessuno se lo meritava.
Come ti ho già detto in precedenza poco m'importa del tuo passato,mi è totalmente indifferente, quello che non ti perdonerò mai,invece, è come tu, per egoismo, abbia avuto il coraggio di riversare tutto su di me, attribuendomi colpe,insulti e false verità, creandomi enormi disagi sull'autostima.
Non riuscirò mai a capacitarmi di come un padre possa arrivare a tanto, senza rendersi conto di quanto male stia facendo alle persone che dovrebbe amare più di tutte.
Non ti meritavi dei ragazzi come noi,non hai mai avuto fiducia nei miei confronti, sono sempre stata una ragazza per bene,rispettosa ed educata. Non ti ho mai dato problemi o preoccupazioni, non potevi lamentarti di me potevi solo vantarmi ma hai preferito uccidere la Francesca che ero una volta.
Ti ho sempre portato rispetto com'è giusto che sia, ma quando ho iniziato a capire che non è mai stato reciproco, ho cominciato a portare un po' più rispetto a me stessa.
Oramai ho sedici anni papà, riesco a distinguere chi mi dimostra veramente il suo amore e chi parla ma non fa niente. Sono cresciuta, non credo più alle tue parole, credo solo a ciò che vedo con i miei occhi, a ciò che sento con le mie orecchie. Basta dire che quando crescerò capirò, sono già cresciuta e ho capito fin troppe cose.
Ho sempre provato paura, paura che da un momento all'altro potessi avere uno scatto d'ira e colpire me o la mamma, l'ho sempre sentita da quando ti ho visto tirare un pugno al mobile nel corridoio della vecchia casa. Ma un conto è provare paura, un'altro è averla. Il giorno che si è tramutata in realtà ero davvero paralizzata,spaventata, non pensavo che mio padre potesse essere un mostro.
Mi dispiace di dover essere arrivati a questi punti per farti capire cosa avevi tra le mani,mi fa male perché potevamo evitare, potevi evitarlo se davvero lo volevi,potevi rimediare tutto non tanto con la mamma ma con noi.
Non puoi giocare con le persone,trattarle come oggetti,usarle e poi buttarle come se nulla fosse come se non provassero niente e poi chiedere scusa.
Ti avevo avvisato molte volte papà,ti avevo parlato chiaramente in più situazioni ma non puoi fare sempre come vuoi poi chiedere scusa a cose fatte: se calpesti un fiore e dopo gli chiedi scusa tornerà come prima? no, rimarrà sempre sciupato e lo stesso è per noi.
Non ti dai pace adesso per le parole a me dette, e prima? Erano accantonate da un lato? Solo ora sono riemerse a galla? Se davvero ti fosse dispiaciuto, papà, non le avresti ripetute per un anno intero a tua figlia,sangue del tuo sangue.
Non mi interessa cosa sia successo prima di me tra te e la mamma, sono fatti vostri e le tue spiegazioni al riguardo non giustificano il tuo comportamento nei miei confronti, sono solo parole messe una dopo l'altra.
Ti ho sempre detto ciò che pensavo e non mi pento di niente, non ho rimorsi di nessun genere, tranne quello di non aver iniziato a rispondere prima, perché è davvero frustrante passare due anni, quasi in una depressione con un padre che continua a tormentarti ogni santo giorno, non è facile convivere con il rimpianto di essere nata,con il desiderio di morire per il bene di tutti.
Non è bello svegliarsi la mattina e sentirsi inutili, chiedersi il motivo della propria esistenza. Non è neanche bello sentire minacce di morte rivolte ad un proprio familiare.
Tu non sai papà quante volte ho desiderato che per sbaglio attraversando la strada mi mettesse sotto una macchina, non sai com'è stato convivere con la convinzione si aver fatto soffrire brutalmente la mia famiglia,mia madre.
Non sai quante volte immaginavo il mio funerale, se sarebbero venute tante persone,se tu ti saresti pentito o se alla mia assenza saresti stato solo più sollevato.
Ho provato a far tacere tutte quelle voci nella mia testa,tutte quelle brutte parole che si ripetevano in ogni momento,ma non ce l'ho fatta,sono stata una codarda,così ho tentato di scappare ma non ho avuto nemmeno il coraggio di stare fuori casa per una notte.
Ho pensato molte volte alla possibilità di suicidarmi e tu? Te ne sei mai accorto? Non credo proprio. Non avendo il coraggio di farla finita ho iniziato a procurarmi delle autolesioni, non ti sei mai accorto nemmeno delle mie maniche lunghe a settembre con venticinque gradi, vero? Pensa quante cose vuoi farmi sapere di te e tu non sai niente di me.
Non riesco a darmi una spiegazione su tutto quello che mi hai fatto, ho tanta rabbia nei tuoi confronti, ma provo anche tanta pena e sai perché? Perché ho capito che la vera fallita non sono io e non la sarò mai, io che a quindici anni ho dovuto affrontare situazioni che le mie amiche non si sognerebbero mai nemmeno nel peggiore dei loro incubi.
Io che non ho mai potuto essere una ragazza della sua età,bensì più grande perché era necessario,dovevo crescere prima del dovuto e forse è stato un bene.
Il fallito qua sei solamente tu, con due matrimoni buttati nel cesso e due figli persi completamente e definitivamente. Il perdente sei tu papà, perché ormai non puoi più rimediare, e se anche fosse vero, se realmente fossi una fallita ho tutta la vita per potermi rifare, ma se per te è questo il significato di questa parola vorrei esserlo per tutta la vita.
Di una cosa ti voglio ringraziare: mi hai fatto soffrire tanto ma mi hai anche fatto capire che una persona per quanto possa esserti vicina può pugnalarti al cuore in ogni momento, e può essere anche tuo padre.
Grazie a te ricorderò quando sarò madre di non commettere neanche lontanamente i tuoi stessi errori, ricorderò che nessuno a parte me può rendermi felice e che devi sempre fidarti solo di te stesso, perché in questa giungla o sei la preda o diventi il predatore.
Ti ho chiesto esplicitamente di non cercarmi, non hai rispettato nemmeno questa mia ennesima richiesta e qua, posso capire quale sia per te il concetto di rispetto.
Mi hai deluso tanto papà, così tanto da farmi venire il voltastomaco quando pronuncio quella parola, quel nome, quel "papà", mi hai portato a dei punti che nemmeno io avrei mai immaginato.
Con quale coscienza mi dici che vuoi solo il mio bene se nonostante la mia situazione di salute poco stabile hai continuato egoisticamente a tormentarmi? Come puoi tu dopo quindici anni, venire da me a chiedere scusa? Con quale faccia tosta? Ma più che altro sperando di ottenere che cosa? La mia compassione? Il mio perdono?
Non ti sei mai fatto scrupoli nell'umiliarmi, nel farmi stare male, perché farlo proprio ora? Perché proprio adesso il tuo senso di colpa,d'improvviso si è esteso così tanto velocemente da sentire il bisogno di esternarlo? Per paura forse? O è solo una questione di suggestione nei miei confronti?
Ti dirò la verità non mi incanti con tutte quelle parole ben studiate,messe lì,scritte e nemmeno sentite per lo meno, non mi fanno più quell'effetto.
La vittima qui non sei tu,sono io, siamo noi tre che abbiamo subìto tanto,per cosa? Per colpa di chi, soprattutto? Per colpa di una persona che ritenevo mio padre ma che in realtà non ho mai conosciuto.
Il mondo non ti cade addosso per delle accuse campate in aria, ti cade addosso quando vedi la tua vita finire, quando non vuoi uscire dal tuo letto, quando non senti nemmeno il bisogno di lavarti o truccarti per uscire di casa.
Il mondo ti cade addosso quando ogni sera sai che da un momento all'altro passerai le seguenti due ore a urlare, a dimenarti per terra provando un misto di emozioni negative così tanto forti da voler morire immediatamente.
Il mondo ti cade addosso quando una persona che ami veramente muore per sempre.
Quando sai che tuo padre ti reputa uno scarto.
Questi sono veri motivi il mondo cade per cose peggiori non per delle stupide litigate tra coniugi.
Il mondo non gira e non è mai girato intorno a te, non hai avuto bisogno di essere amato solo tu, non sei l’unico ad aver avuto problemi, hai mai pensato a tutto quello che hanno dovuto sopportare e superare gli altri? O hai sempre e solo visto le cose a senso unico?
Non mi hai mai elogiato in niente,ed è vero,non volevo mai venire ad una tua mostra ma sai perché?Perché tu in cinque anni di sport non sei mai e dico mai venuto a vedere una mia partita, rimanendo a casa ogni volta, perciò perché devo essere io figlia ad elogiare e vantare mio padre se a quest'ultimo non gliene frega niente di me?
Mi dispiace ma hai iniziato tu questo circolo vizioso, né io né Gabri e la mamma, è partito tutto da te.
Non me ne faccio niente di un’ inutile "poesia" come tu la definisci, ora dopo che mi hai ammazzato moralmente tante di quelle volte che oramai ho perso pure il conto.
Dovevi vedere la tua faccia,la tua espressione quando ti ho trascinato via lontano dalla mamma per proteggerla mentre era distesa sul pavimento inerme e stordita.
Eri assetato di vendetta te la leggevo negli occhi, quella soddisfazione si capiva benissimo ciò che provavi e per questo mi fai ancora più schifo.
Hai torto,fattene una ragione e sinceramente mentirei se ti dicessi che ho intenzione di perdonarti, che possa morire se mai succedesse una cosa simile.
Non sono Dio non perdono e non dimentico tantomeno non perdono e non dimentico quindici anni d'inferno,di accuse,insulti e urla.
Mi hai ferito e questo non sei mai riuscito a capirlo.
Spero che tu con la mia assenza possa renderti conto di chi,di cosa hai perso e soprattutto, spero che quando finalmente riuscirò a realizzarmi sia nel lavoro sia nella famiglia, i miei figli non mi chiederanno mai di te, ma in caso contrario farò come hai detto tu qualche anno fa, “mio padre è morto quando ero ragazza" questa sarà la mia risposta.
Hai fatto di tutto per farti odiare e non ti meriti nemmeno un briciolo di umanità né da parte mia né da parte di nessun altro individuo, non meriti di provare felicità sempre che tu sappia mai cosa sia, ma soprattutto non meriti di condividere né la mia né quella di Gabriele. Non ti meriti niente di noi,nemmeno una foto.
Meriti di marcire da solo con il tuo orgoglio ed egoismo e se mai esistesse,il tuo pentimento.
Spero inoltre che un giorno capirai gli errori che hai commesso e ti pentirai davvero,non tanto nei confronti della mamma ma nei confronti dei tuoi figli.
Ti avevo già avvisato che non avrei gradito un tuo messaggio ma vedo che non sono stata abbastanza chiara, perciò lo ribadisco: non cercarmi più, senza di te chiunque sta meglio,io prima di tutti,la mamma,Gabri e persino il cane,figurati.
Ricordati le parole che mi hai detto ora sono davvero morta per te,non esisto più e se mai ti venisse voglia di cercarmi sappi che non ti risponderò e in quel caso ti bloccherò sul serio.
Credo di averti detto tutto non posso dirti che ti voglio bene perché non sono falsa come te, posso solo dirti che se volessi una persona morta in questo momento, vorrei tanto fossi tu.
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questouomono · 3 years
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Questo uomo no, #112 - In che senso?
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Prendiamo, tanto per cominciare, tre definizioni dal sito di Treccani:
Umorismo: la facoltà, la capacità e il fatto stesso di percepire, esprimere e rappresentare gli aspetti più curiosi, incongruenti e comunque divertenti della realtà che possono suscitare il riso e il sorriso.
Ironìa:  1. In origine, finzione (e insieme anche interrogazione); 2. Nell’uso com., la dissimulazione del proprio pensiero (e la corrispondente figura retorica).
Satira: composizione poetica che rivela e colpisce con lo scherno o con il ridicolo concezioni, passioni, modi di vita e atteggiamenti comuni a tutta l’umanità, o caratteristici di una categoria di persone o anche di un solo individuo, che contrastano o discordano dalla morale comune (e sono perciò considerati vizi o difetti) o dall’ideale etico dello scrittore.
Come si vede chiaramente anche da questa piccola indagine, umorismo ironia e satira non hanno un immediato legame con nessun potere censorio; è invece la storia delle differenti situazioni politiche ad aver reso, in alcune circostanze, umorismo ironia e satira qualcosa di ostacolato da un potere politico. Queste sono state - e probabilmente ancora saranno - le uniche occasioni nella quali il rapporto con la lingua e con la libertà d’espressione sarà rigidamente regolato da un’autorità politica con intenti censori; il resto sono chiacchiere inutili, perché se un gruppo organizzato, un’associazione o semplicemente parte dell’opinione pubblica esprime dissenso per una espressione del pensiero, non lo sta censurando - perché la censura la attua chi ha il potere, non chi esprime la propria opinione. Se non ti va di sostenere un dibattito pubblico con altre soggettività su un argomento che non ti va di affrontare, il tuo problema è l’ignoranza e la gestione dei diritti altrui e della loro espressione, e non la censura.
La definizione sensata di politically correct l’ho già data in questo articolo, e non annoierò ripetendola. Invece esaminerò nel dettaglio alcune frasi recentemente espresse da Carlo Verdone, chiarendo che non è affatto interessante cosa lui pensi, bensì il suo esempio - il suo essere uomo famoso, settantenne, campione di una diffusa opinione riguardo una versione completamente fraintesa del cosiddetto politically correct. Le sue frasi sono raccolte qui, ma sono state riprese in molti altri luoghi, è facile ritrovarle e verificarle.
“a forza di seguire questo politicamente corretto uno se sente sempre incatenato in qualche modo“: già questa frase basta a far capire che non si è capito niente del “politicamente corretto”. Se ti senti incatenato perché non puoi offendere un gruppo di persone che non nomini o non descrivi correttamente quando fai umorismo o ironia o satira, il problema è che ti stai inventando che quel gruppo ti ha messo le catene. Come ha già spiegato per esempio Lenny Bruce tanti anni fa - e non posso ammettere che Carlo Verdone non conosca il lavoro di Lenny Bruce - il problema sei tu che non sai adoperare tutte le risorse del linguaggio, sei tu che non sai fare umorismo o ironia o satira, perché tanti e tante fanno umorismo o ironia o satira sugli stupri, sui femminicidi, sulle disabilità, e nessuno e nessuna si offende, anzi ridono di gusto, perché al contrario altri loro “colleghi”, lo sanno fare. 
“se continuiamo così...noi avremo dei grossi problemi di sceneggiatura“: “noi” chi? Da quando Verdone - o altri, ovviamente - è stato autorizzato a parlare a nome di tutti gli sceneggiatori, di tutte le sceneggiatrici? E, di nuovo: il problema è che tutta la tua esperienza, tutte le tue capacità non ti bastano più per non offendere qualcuno o qualcuna attraverso le parole o le immagini? Forse basterebbe ascoltare questo qualcuno, questa qualcuna, e imparare - anche dopo tanta esperienza, anche se hai già tante capacità - a esprimerti come richiesto da soggettività che non avevano parola, che non avevano spazio. Non è poi tanto difficile: molti e molte lo stanno già facendo, anche se non sono famosi uomini di spettacolo come te.
“faremo meno ridere, avremo meno battute“: ancora, “noi” chi? Forse non ti va di ammettere che tu non riesci più a far ridere, perché gli strumenti della lingua e dell’espressione che hai usato finora non vanno più bene. Ed è normale: il mondo cambia, la società è sempre più complessa, umorismo, ironia, satira cambiano. Altrimenti diventano linguaggi vuoti, sintomi di inadeguatezza, volgarità gratuite o semplicemente linguaggi che non significano più niente. E non è certo colpa di chi cerca di non farsi insultare o di non subire forme di violenza.
“tanti miei colleghi cominciano ad averne le palle piene de ‘sto politicamente corretto“: ecco, “le palle piene” è proprio la metafora che spiega bene l’impotenza di un uomo che scopre di non saper più fare il proprio lavoro (in questo caso, far ridere) con i mezzi che ha usato finora. Quindi, invece di studiare, comprendere, ascoltare, fa sapere che ne ha “le palle piene”, il simbolo della sua forza, del suo potere. Grazie, davvero illuminante.
“sta diventando un po’ una patologia“: uh, ma pensa, io credevo che le patologie sociali fossero quelle che causavano vittime, sopravvissute, reati, problemi psicologici. Invece sono quelle che costringono famosi settantenni a darsi una regolata. “Mo’ me lo segno”, disse una volta un altro comico. 
All’inizio della sua chiacchiera Verdone ha tenuto a precisare che le parole seguenti sarebbero state solo la sua opinione. Quello di cui sembra non rendersi conto è che l’opinione di un famosissimo attore e regista con quasi 50 anni di carriera e presenza in tv e cinema, celebrato da sempre come uno dei migliori esponenti della comicità e della satira di costume nazionali, non è esattamente un’opinione: è la parola di un uomo con un immenso seguito e un enorme potere di condizionare quel seguito.
Tanto per chiarire quale sarebbe la cosa di cui parlare, invece di sventolare censure che non esistono, ecco un esempio - l’autore, come prima, non è importante - della stessa ignoranza espressa da un altro uomo provvisto di potere per agire sulla cultura su un personaggio di finzione: 
“James Bond sarà Donna e nera. Anna Bolena l'hanno fatta mulatta (era bionda con gli occhi azzurri). Le sinistre stanno demolendo ogni presupposto culturale della nostra civiltà“.
Chiacchiere che si fermano alla superficie populista e destrorsa dei fenomeni, perché nella realtà il personaggio cinematografico di James Bond era lontano e diverso da quello letterario già ai tempi di Sean Connery; ma figuriamoci se qualcuno nel 2020 si va a rileggere Ian Fleming per fare una sensata critica a un mondo - reale, letterario e simbolico - completamente diverso. Quello che scoccia non è mica, tanto per fare un esempio, una delle più antiche mistificazioni simboliche a uso di un pubblico da conquistare: Gesù Cristo è ritratto ovunque bianco biondo e con gli occhi azzurri pur essendo un palestinese di venti secoli fa - forse questo è stato un “presupposto culturale della nostra civiltà”. No, no, il problema è James Bond nero e donna, cioè un’altro modo sbagliato di intendere il politicamente corretto. Complimenti.
Eccoci quindi costretti ad assistere all’ennesima versione dei soliti problemi causati da uomini vecchi (non anagraficamente, ma di pensiero) e potenti: - perché un uomo famoso di 70 anni che non si è mai occupato di certi argomenti pretende di sapere delle cose e sulla base di quello che pensa di sapere spara giudizi a vanvera? Perché è un rappresentante, da quasi mezzo secolo, di una cultura maschile (non biologicamente, ma socialmente) che non si aggiorna né s’interessa con partecipazione ai problemi di genere. Che sono nuovi, non sono quelli del femminismo di cui tutti in Italia sembrano sapere qualche cosa perché “c’erano”; e se non ti aggiorni perché pensi di saperne abbastanza e di aver fatto abbastanza, quello è il momento in cui diventi un ignorante. - Perché nessuno e nessuna delle persone che ha intorno lo prende in privato e gli dice “ma che stai a dì”? Perché un uomo famoso di 70 anni è molto difficile che abbia intorno delle persone preparate o quantomeno interessate all’argomento che sono in grado di parargli a quattrocchi e farlo sentire l’ignorante che è; essendo un “pezzo grosso” del suo ambiente, è molto più facile che intorno abbia solo gente che sta ben attenta a non contraddirlo mai. - Perché nessuno o nessuna dei giornalisti o giornaliste presenti, quando un personaggio famoso con un grande seguito dice quelle stupidaggini, glielo fa notare?  No, su, davvero, ancora vi fate questa domanda?
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Nella vita tante cose con il tempo mutano, ma come tutti sappiamo alcune cose restano lì, ferme e nonostante il tempo passi non cambiano mai.
Strana la vita... 2 anni fai avrei pagato oro per uscirne ma ora nonostante sia contenta delle mie scelte ho una vocina che ogni tanto urla dentro me, frasi del tipo:
"Hai fatto una cazzata"
"...E se ci fossi rimasta?!..."
"Sei cresciuta grazie alle situazioni che ti sei lasciata alle spalle, ma questa mancanza come si colma?"
"Non troverai mai una persona come lei"
"Questo tipo di amore è come il treno che passa una sola volta e tu hai preferito scendere alla 4 fermata"
....
Ma la nostra vita continua ad andare su due strade diverse, o come dici tu siamo due rette parallele che non s incontreranno mai! Io non lo so se siamo parallele o perpendicolari ma auguro a tutti d incontrare un amore tanto forte da capire cos è il vero amore, a cosa somiglia la persona con il quale passare il resto della vita, a cosa anzi a chi donare il nostro cuore... Gli amori quelli veri, quelli belli, quelli per il quale vale la pena buttarsi tra le fiamme bhe fanno giri immensi ma arrivano, bisogna solo capirli prima che vadano via perché non sempre ritornano...
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giancarlonicoli · 3 years
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10 apr 2021 13:48
LEGGERE E INCORNICIARE L’INTERVISTA AL CONSULENTE DI COMUNICAZIONE, PAOLO LANDI: “IL CONFORMISMO DI MICHELA MURGIA NON HA NIENTE A CHE FARE CON LA SINISTRA - LA DOMANDA VERA È PERCHÉ PENSIAMO CHE SIA IMPORTANTE CHIAMARE UNA DONNA MINISTRA INVECE CHE MINISTRO. QUALCUNO CI HA FATTO CREDERE CHE IL PROGRESSO DIPENDA DA QUESTE CORREZIONI FORMALI. IL POLITICAMENTE CORRETTO SPOSTA SEMPRE IL PROBLEMA SU QUESTIONI FORMALI E SECONDARIE. DISCUTIAMO SE LE OPERE DI AMANDA GORMAN POSSANO ESSERE TRADOTTE DA UN UOMO O UNA DONNA BIANCA, MA NESSUNO DICE CHE LE SUE POESIE SONO BRUTTE…”
-
Maurizio Caverzan per “la Verità”
Ormai, anche chi è di sinistra rigetta il conformismo di sinistra. I ricettari mielosi delle buone maniere. I decaloghi di linguaggio depurato, di quello che si può dire e quello che no. All'ennesima comparsata televisiva di Michela Murgia, campionessa del ramo, Paolo Landi, advisor di comunicazione a Ovs), autore di saggi in materia come Volevo dirti che è lei che guarda te (Bompiani) e Instagram al tramonto (La nave di Teseo) e raffinato recensore di Doppiozero.com e minimaetmoralia.it, si è messo al computer e ha mandato a Ilsaltodellaquaglia.com una fenomenologia dell'autrice di Sta zitta - e altre nove frasi che non vogliamo sentire più (Einaudi). Vado a trovarlo nella sua casa sul Sile a Treviso.
Facendo una rapida sintesi, lei si sente meno di sinistra a causa del conformismo di sinistra?
«Per mia formazione non credo che sarò mai di destra perché qualcosa è scattato dentro di me. Ma non so se oggi sono più a destra della Murgia o se la Murgia è più a destra di me. Mi pongo questa domanda perché il conformismo che emerge, per esempio, dal suo ultimo libro, mi sembra non abbia niente a che fare con la sinistra».
Su Ilsaltodellaquaglia.com ha scritto che A proposito, cos' è questo sito?
«È un magazine online di un gruppo di ragazzi siciliani che ha come sottotitolo "l' informazione oltre lo steccato"».
Sono tanti nell'informazione?
«Come nello sci, anche nell' informazione bisogna imparare lo slalom per superare gli ostacoli. Oggi l'informazione è sempre più ricca anche grazie al Web, ma dobbiamo evitare le fake news e anche quell'informazione conformista che non fa crescere».
Dicevo, ha scritto che «il conformismo di sinistra, di cui è eccelsa campionessa Michela Murgia, è una brutta bestia: per noi radical chic è la morte del pensiero». I radical chic sanno essere anche cattivi?
«Detesto la definizione di radical chic, l'ho utilizzata ironicamente per dire che la Murgia non fornisce strumenti di comprensione diversi da quelli che già possediamo. Ma siccome imperversa sui giornali, in tv e in libreria sarebbe auspicabile che da questi pulpiti dicesse qualcosa di nuovo anziché ripetere cose note».
Cito ancora: «Noi di sinistra (o ex di sinistra, chi lo sa se la sinistra ora è quella della Murgia) ci addormentiamo proprio: alla quinta riga di un suo articolo, alla seconda pagina del suo ultimo libro, per non dire quando compare nel salotto della dottoressa Gruber». C'è una sinistra diversa da quella della Murgia?
«Sicuramente c' è, il problema è che non ha voce perché domina il conformismo. Alla fine tutti ci confrontiamo con l'informazione massificata. In pochi leggiamo Il Manifesto o altre testate minori. Chi dice cose stimolanti è marginale, mentre la sinistra conformista deborda».
Perché coincide con il mainstream?
«Perché è una sinistra luogocomunista».
Perché i suoi testimonial si attardano sul linguaggio e le desinenze al femminile?
«La domanda vera è perché pensiamo che sia importante chiamare una donna ministra invece che ministro. Qualcuno ci ha fatto credere che il progresso dipenda da queste correzioni formali. Personalmente, dubito che queste battaglie facciano avanzare la parità di genere. C' è un' ingiustizia più grande e sostanziale che dovrebbe trovare uniti uomini e donne, a prescindere che si chiamino direttore o direttrice d' orchestra».
Adesso la Murgia si sente spaventata dalla divisa del generale Figliuolo.
«Se uno è un generale dell' esercito perché dovrebbe spaventare se indossa la divisa? Potrebbe spaventare se la indossasse senza essere generale. La Murgia si spaventa forse per la divisa di un pompiere? O di un vigile urbano? Se non subisce il fascino delle divise è un problema suo. Ma dicendola in un talk show di prima serata una scemenza del genere diventa il dibattito del giorno dopo».
Altri campioni di conformismo sono Fedez e Chiara Ferragni?
«Viviamo in un momento in cui la politica ha smesso di fare il suo mestiere e qualcun altro prova a riempire questo vuoto. Come sarebbe stato meglio che Beppe Grillo avesse continuato a fare il comico, così converrebbe che Ferragni e Fedez continuassero a far bene il loro. Ho letto che stanno reclutando dei giovani per gestire politicamente i social. Il vero problema è che la politica ha smesso di prendersi a cuore le persone che hanno meno strumenti a disposizione».
I Ferragnez potrebbero rispondere che s'impegnano in questa direzione.
«Infatti, ognuno è libero e loro fanno bene a dire quello che hanno da dire. Io mi chiedo perché la politica ceda ai comici, agli attori e agli influencer il compito di cambiare il mondo. Dovrebbero essere i politici a riappropriarsi di un linguaggio pedagogico, in grado di spiegare la complessità».
Invece?
«I Ferragnez sdottoreggiano e i politici si fanno vedere mentre mangiano la porchetta».
O vanno in tv da Barbara D' Urso.
«Invece di mantenere una spinta ideale, si cercano scorciatoie popolari che portano al populismo».
Che cosa pensa del fatto che per tradurre l' opera di Amanda Gorman bisogna essere una donna di colore attivista dei diritti?
«Il politicamente corretto sposta sempre il problema su questioni formali e secondarie. Discutiamo se le opere di Amanda Gorman possano essere tradotte da un uomo o una donna bianca, ma nessuno dice che le sue poesie sono brutte. Non si può dire perché è una persona non udente e di colore?».
Che, per ragioni di marketing, indossa un cappotto giallo di Prada.
«Il cappotto di Prada non è interessante. Lo è ciò che propone, la qualità dei testi che, grazie alla ribalta che le è concessa, hanno un' audience mondiale. Hanno dato il podio dell' insediamento del presidente degli Stati Uniti a una poetessa mediocre che è diventata un' icona globale. La Murgia imperversa nei nostri media e diventa una maestra del pensiero».
Una questione di sovraesposizione?
«Bisognerebbe che imparassero a osservare un minuto di silenzio. Il mainstream domina, mentre le voci meno conformiste non le senti perché soffocate da chi pensa che la parità di genere arriverà quando non si pronunceranno le frasi che infastidiscono la Murgia».
Svettano nelle classifiche perché l' industria culturale è imperniata su questi modelli?
«La qualità non fa più testo, a tutti i livelli. In politica si cerca la fama, la visibilità. Amanda Gorman sta alla poesia come Grillo alla politica. Ma entrambi sono mediocri e la mediocrità non fa progredire».
Una certa vacuità della sinistra si evidenzia anche nell'evoluzione dei suoi maître à penser?
«Sì, purtroppo. Non voglio nemmeno fare confronti. Io ho avuto la fortuna di leggere Pasolini sul Corriere della sera. Chi legge i giornali di oggi credo sia molto meno fortunato».
Enrico Letta che, in piena emergenza pandemica, si presenta da segretario del Pd parlando di ius soli e voto ai sedicenni è un altro esempio di distanza dalla realtà o fa solo la guerra alla Lega?
«Non voglio entrare nelle dietrologie. Mi preoccupa il fatto che la politica abbia rinunciato a misurarsi con la complessità. I social la costringono a esprimersi per slogan. Così è nata quella che chiamo politica masterchef, fatta di ricette, di formule che non risolvono i problemi, ma danno l' impressione che ci si stia riflettendo».
Letta ha recuperato terreno intestandosi la battaglia per le capogruppo donne in Parlamento?
«I percorsi di Maria Elena Boschi e Teresa Bellanova in Italia viva, di Giorgia Meloni segretaria di FdI, di Anna Maria Bernini o Mara Carfagna in Forza Italia sono lì da vedere. Questo non vuol dire che in politica la parità di genere sia stata raggiunta. Ma che la polemica sulla rappresentanza femminile è strettamente interna al Pd e non un'emergenza generale».
Creando una sorta di bolla i social provocano un distacco dalla vita della gente comune?
«I social hanno introdotto il primato della facilità, del tempo reale, della giocosità. A scapito dell' introspezione e della ricerca. Perciò pensiamo di risolvere questioni di portata enorme come l' emigrazione o la parità di genere con slogan e azioni sommarie come fermare una nave fuori da un porto o intimando a un uomo di non dire a una donna "adesso ti spiego"».
Un anno fa ha scritto un saggio su Instagram nel quale evidenziava il pericolo dell' omologazione. Oggi a che punto siamo?
«Credo persista una certa ignoranza relativa all' aspetto economico dei social. Gran parte dei fruitori non si rende conto che i social sono prodotti commerciali, venduti da corporation. Su Instagram ci coccoliamo con i cuoricini, su Twitter ci sembra di partecipare a battaglie che cambiano il mondo. In realtà, non facciamo che consumare un prodotto commerciale. Da qui nascono una serie di interrogativi molto più pregnanti, per esempio sulla democrazia».
Come giudica le decisioni di oscurare i profili non allineati, da Donald Trump su Twitter alla piattaforma Byoblu su YouTube?
«I social sono prodotti commerciali che hanno diritto di fare quello che vogliono. I temi della politica non andrebbero trattati su piattaforme-prodotto, ma in luoghi istituzionali, ufficiali, in cui il dibattito è regolato. Altrimenti, dobbiamo aspettarci che una policy aziendale intervenga in un senso o nell' altro. L'errore è illudersi. Finché Jack Dorsey, un privato, sarà proprietario di Twitter potrà oscurare il profilo di Trump».
Anche se al contempo non oscura gli account nazisti?
«Fortunatamente hanno scarso seguito. Lo scandalo non è che Twitter oscuri Trump, ma lo strapotere che queste corporation si stanno prendendo senza che nessuno muova un dito. Fanno affari sul 91% del pianeta, perché è questo che fanno, ma pagano le tasse solo in America».
Il futuro è dei social, degli influencer, delle poetesse che vestono Prada come il diavolo?
«Sembra brutto accanirsi su persone di buona volontà come Amanda Gorman o Michela Murgia. Ma se vogliamo progredire credo che il dibattito debba spostarsi dal conformismo che loro incarnano a forme di comprensione del mondo meno stereotipate e più complesse, meno superficiali e più profonde».
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