Tumgik
#fuga libera
Photo
Tumblr media
PRIMA PAGINA Osservatore Romano di Oggi venerdì, 23 agosto 2024
0 notes
angelap3 · 2 months
Text
Tumblr media
"Magnifico "scritto"
"Donne stiamo attente, ci stanno levando tutto! Se ci levano anche la vecchiaia siamo fritte. Voglio restauraurare una parola fuori moda, fuori legge: vecchiaia.
La vecchiaia è un'età anche interessante, la vecchiaia è un'età molto anarchica e romantica. Perché ogni giorno può essere l'ultimo, perché sei in fuga dalla morte e ogni giorno in più dici: tié, ti ho fregato. È un età molto fervida, è un'adolescenza senza domani. E sarebbe un'età interessante se non fosse che poi si muore.
Cioè, io la retorica sulla bellezza della vecchiaia la lascio al mercato che ci adula a noi vecchi per venderci i suoi schifosi prodotti. Mi secca essere vecchia, perché è la porta della morte ed è, e resta, una maledizione biblica. Però non è mai stata così brutta da quando si cerca di nasconderla, da quando non si nomina più, cioè, non è una parolaccia è il nome di una stagione, perché esistono le stagioni e c'è una grande durezza, ma anche una grande dolcezza in questo.
Terza età, anziano, mi fa sentire in fin di vita mentre vecchio ha un bel suono di battaglia, vecchio! La vecchiaia femminile è stata abrogata dal mercato e la donna è stata demonizzata: la donna accetta la farsa della giovinezza obbligatoria, la plastica è il nostro burqua.
Ci fosse il filtro di giovinezza ti credo correrei! Farei qualsiasi bassezza, vorrei avere sedici anni in tutto, specie nella mente, ma anche in corpo, nel fegato... E se non mi sono rifatta non è perché non sono vanitosa, ma è perché sono vanitossissima, di una vanità ributtante, e non voglio aggiungere l'oltraggio del bisturi a quello del tempo. Certo, ci vuole un senso dell'umorismo sempre più spiccato per portare in giro la propria faccia, però mica sei vecchio sempre. La persona libera cambia età molte volte al giorno: siate nonne a quindici anni, fidanzate a ottanta, ma non siate mai quelle che gli altri vogliono.
La donna oggi: in una mano la ramazza nell'altra il biberon nell'altra il computer nell'altra la biancheria sexy nell'altra i vecchi da curare. Ma quante mani ha una donna? E adesso bisogna pure essere fighe fino a ottant'anni. Ma perché? Non facevamo già abbastanza?"
BARBARA ALBERTI
71 notes · View notes
ambrenoir · 26 days
Text
Un tema che mi sta a cuore il narcisismo, e che non auguro a nessuno di incontrare mai nella vita uomo o donna che sia: gli insospettabili camaleonti.
Ecco cosa fanno.
👇👇👇👇👇👇👇
1. Incolpare Gli Altri:
- Il narcisista sposterà la colpa su di te o su altri, sostenendo che le sue azioni offensive sono state una risposta al tuo comportamento.
2. Esagerando La Loro Sofferenza:
Esagereranno la propria sofferenza, facendo sembrare quelli che sono stati offesi o feriti di più.
3. Fingere l'innocenza:
- Il narcisista agirà in modo completamente innocente e confuso, fingendo di non capire il motivo per cui sei sconvolto/a e accusandoti di reagire in modo eccessivo.
4. Manipolazione delle emozioni:
Useranno la manipolazione emotiva, come piangere o mettere il broncio, per evocare la simpatia degli altri, ritraendo se stessi come la parte fraintesa e maltrattata.
5. GASLIGHTING:
- Il narcisista utilizzerà il gaslighting, negando le sue azioni e distorcendo i fatti per farti dubitare della tua percezione e memoria della situazione, facendoti chiedere se sei tu quello sbagliata.
Cose che guadagni lasciando il narcisista o la narcisista .
1. Libertà: Fuga dalla manipolazione e dal controllo.
2. Pace della mente: Niente più ansia e tensione costanti.
3. Rispetto di sé: riconquista la tua dignità e la tua autostima.
4. Stabilità emotiva: liberati dalle montagne russe emotive.
5. Relazioni autentiche: costruisci connessioni genuine basate sul rispetto reciproco.
6. Crescita personale: concentrarsi sulla scoperta di sé e sul miglioramento.
7. Sicurezza: Proteggiti dai danni emotivi e talvolta fisici.
8. Amore per se stessi: riconnettiti e dai la priorità ai tuoi bisogni e desideri.
9. Energia: Recupera l'energia una volta drenata da interazioni tossiche.
10. Felicità: crea una vita piena di gioia e positività.
11. Confini: Stabilire e mantenere confini sani.
12. Chiarezza: libera la tua mente dalla costante confusione e gaslighting.
13. Opportunità: apriti a nuove possibilità e avventure.
14. Reti di supporto: rafforzare le connessioni con amici e familiari di supporto.
15. Autonomia: Prendi decisioni in base ai tuoi bisogni e valori.
dalla pag fb di Ubaldo Mosca
15 notes · View notes
marcoleopa · 1 year
Text
"Se..."
"Se arriva senza un lavoro è clandestino, se arriva da solo è un vigliacco, se arriva con la famiglia un irresponsabile. Se davvero era così povero dove ha trovato i soldi, se scappa dalla fame non è un profugo, se raccoglie i pomodori ci fotte il lavoro. Se non fa niente vive a scrocco, se crede nel suo dio è un fondamentalista, se crede nell'altro perché non lo ospita Bergoglio. Se non mangia il maiale ha pure delle pretese, se lo mangia è un villeggiante. Se muore in mare è colpa degli scafisti, se non muore colpa delle ong, se gli muore un figlio colpa sua, se muoiono tutti colpa della guerra, se scappa dalla guerra non è un vero uomo.
Eppure un giorno tutti questi esorcismi appariranno per quello che sono, cose che si dicevano e colpe che si attribuivano per rintanarsi nell'astrazione, in un'esistenza maledettamente esteriore e mentale, a una criminale distanza di sicurezza dalle rughe di un volto, la luce spenta o accesa di uno sguardo, le braccia estenuate. Le singole voci, i singoli corpi. Per cui salvare gli uomini e le donne in fuga dalla siccità o dalla guerra, salvarli nonostante tutto e disobbedendo eventualmente alla legge, non è davvero un dovere: è la libera scelta di un'ideologia che non indietreggia al contatto con la vita, la più concreta e reale, anche la nostra.
E tutte le atrocità della storia - puntualmente soccorse da un monumentale apparato di giustificazioni, teorie, leggi, norme, opinioni, risentimenti, necessità e morali - stanno dall'altra parte."
(Pierpaolo Ascari)
65 notes · View notes
diceriadelluntore · 2 months
Text
Padronanza e Linguaggio
La campagna di trasformazione dei miei pomodori e pomodorini quest'anno, complice la variabile meteorologica (inverno mite, primavera anticipata) è partita esattamente 40 giorni prima del 2023. Lo scrivo perchè mi ha un po' impedito di dedicarmi appieno al blog, soprattutto riguardo le mie ultime letture.
Vorrei segnalarvi, en passant, due libri tra le ultime letture: uno, magnifico, è la ristampa con nuova traduzione di un romanzo, Qui Il Sentiero Si Perde di Peskè Marty, che Adelphi ha pubblicato di recente: il nome dell'autore è uno pseudonimo di una coppia di scrittori francesi, Antoinette Peské e il marito Pierre Marie André Marty. Scritto negli anni '50, ambientato tra la Mongolia e la Siberia, il romanzo racconta le avventure leggendarie dello zar Alessandro I, vincitore di Napoleone, che nel 1825 avrebbe messo in scena la sua morte. Una diceria, quella della fuga dello zar e delle sue successive metamorfosi, che aveva intrigato anche Tolstoj, il quale vi dedicò un racconto (Memorie Postume dello Starets Fëdor Kuzmìč).
L'altra segnalazione è un piccolo saggio scritto da uno dei massimi esperti di Storia Della Musica Classica, Giorgio Pestelli, che ne Il Genio di Beethoven (Donzelli) percorre, attraverso l'analisi non solo tecnica ma anche emozionale, delle nove leggendarie sinfonie del maestro, un ritratto unico e profondo del grande compositore.
Ma approfitto per parlarvi anche dell'ultima, stranissima ma indimenticabile lettura che è questo libro:
Tumblr media
Adam Thirlwell fa parte dell'ultima generazione di scrittori britannici, e per due volte è stato inserito nella Lista dei Migliori Autori Emergenti dalla prestigiosa rivista Granta, le cui segnalazioni negli anni mi hanno sempre fatto conoscere autori niente male (Tibor Fisher o Scarlett Thomas, i primi nomi che mi vengono in mente). In Il Futuro Futuro (Feltrinelli) Thirlwell immagina un mondo distopico, dove succedono in maniera non lineare avvenimenti storici che somigliano moltissimo a quelli avvenuti negli anni appena precedenti la Rivoluzione Francese. Qui Celine, Marta e Julia sono tre giovanissime ragazze che, in maniera misteriosa, sono vittima di anonimi pamphlet dove vengono descritte con pruriginosa minuzia di particolari le abitudini sessuali delle nostre giovani protagoniste. Celine, Marta e Julia si confrontano quindi con un problema: come si gestisce il rapporto tra linguaggio, arte e potere? e tra potere e genere? Per controbattere, hanno un'idea geniale: organizzano delle feste, a cui piano piano partecipano intellettuali, scrittori, impresari teatrali, miliardari, persino una potentissima Antoniette (che sappiamo a chi si riferisca). Diventano il momento più importante delle sere cittadine. I libri anonimi scompaiono, le ragazze si faranno nuovi nemici ma soprattutto rimangono in Celine e le sue amiche dubbi profondi sui massimi sistemi, in primis sul grande e a tratti inestricabile problema del linguaggio:
Si poteva immaginare un mondo senza linguaggio, o che il linguaggio diventasse una cosa intima e diversa. Era come se nelle conversazioni vere arrivasse sempre il momento in cui emergeva una voce che non era quella di nessuna delle persone che stavano parlando, ma era la voce della conversazione stessa, e quando accadeva era come se si accendesse una piccola lampada, inondando di luce calda un angolino. Altri se lo immaginavano come un dio che si manifestava o parlava attraverso un'altra persona, ma Celine la vedeva diversamente. Era la voce della conversazione, pensava lei, che apparteneva a tutti e a nessuno […] (p. 67-8)
Celine, Marta e Julia hanno anche un problema con il potere dei maschi: sebbene vivano una sessualità libera, sono spesso vittime del potere che è legato ai maschi. Un potere legato ai soldi e al sesso, che Celine tenta spesso di scardinare:
-Come è che uno crede di sapere qualcosa di qualcun altro? disse Celine
-Una volta ci andavo a letto, disse Lorenzo.
-E questo che cazzo vuol dire? fece Celine. - Vuol forse dire che Julia ti conosce, solo perchè sa quanto ti piaceva leccarle il buco del culo?
Lorenzo rimase ancora in silenzio, un silenzio stavolta più greve. Visto? disse Celine. - Tutti odiano sentir parlare di sè. Panico Puro (208).
Celine avrà una figlia, Saratoga, viaggerà, verrà costretta dalla Rivoluzione a scappare via in America. Lì farà degli incontri particolari. Ritornerà, nel modo più strambo, a ricongiungersi con la figlia, cercando di capire cosa sia il futuro:
Ogni volta che si incontravano, gli scrittori non facevano che discutere ossessivamente del futuro, chi avrebbe avuto ancora un pubblico di lettori o come sarebbe stato il futuro - ma non si rendevano conto di quanto fosse limitato il loro modo di pensarlo, il futuro. II vero futuro, diceva Saratoga, non era ciò che sarebbe accaduto di lì a un mese o a un anno, ma il futuro futuro: alieno e incomunicabile. Ma loro non lo vedevano, perché non erano capaci di scatenare il pensiero (150).
Un libro che attraverso una trama fantasiosa, una scrittura asciutta ma implacabile, una serie di eventi di natura fantasiosa ma forse con salti troppo giganti, con pochissimi particolari sui personaggi che non siano le loro conversazioni o i loro pensieri, spazia dal saggio filosofico al fantasy, dalla semiotica al pulp, senza dimenticare i numerosi incontri delle nostre protagoniste non solo con alcuni grandi della Storia, ma persino extraterrestri (non vi anticipo nulla). Un libro strano, pazzo ma che scalda il cuore, non solo per la sua originalità, ma anche per i temi che affronta, tra cui l'amicizia, i rapporti di potere, la comunicazione. Che stuzzica ed estremizza:
Era uno dei problemi di vivere fra la gente - si pensava di sapere un sacco di cose sui propri amici, ma quasi sempre ci voleva una catastrofe perchè le persone si parlassero a cuore aperto. La natura umana era terribile (100-101).
15 notes · View notes
susieporta · 4 months
Text
Tre di Spade.
"La proiezione sull'Altro: la trappola del Riconoscimento".
Il compito del mese di Maggio è accompagnarci alla frattura con la nostra profonda "Ferita del Riconoscimento".
Essere stati "ignorati" o "svalutati", "boicottati" o "abusati" all'interno del percorso di crescita, tra le mura di casa, nei luoghi più intimi ed emozionali, nelle relazioni primarie, può generare schemi di profonda disfunzione e colpa.
Il dolore non passa solo.
Si deposita nelle memorie cellulari e si riattiva ad ogni simbolo o associazione con l'Evento traumatico, sia esso breve ed estemporaneo o reiterato nel tempo.
Il tempo non sistema le cose. Le complica.
E' per questo che non basta affidarsi alla parte Divina per compiere quel passaggio così strettamente Umano.
Siamo tutti chiamati ora a rivedere amorevolmente i nostri automatismi di manifestazione della sofferenza.
Tutta la rabbia, la violenza, il malessere che si stanno scatenando all'interno dei Sistemi di Relazione, sono frutto di un passaggio delicato della "Coscienza", sempre meno "presidiata" e sempre più libera di esprimere il proprio vissuto.
I terremoti Energetici di questi ultimi anni hanno assediato le fondamenta di tutti gli edifici, anche quelli apparentemente solidi, rendendone evidenti le infiltrazioni di umidità e il marciume del basamento, producendo irreparabili crolli, riducendo in macerie interi caseggiati.
E molti, invece di ristrutturare alla base la loro casa distrutta, ci hanno "messo la pezza", restando però nella costante sensazione che, un'ulteriore potente scossa, potrebbe davvero essere la definitiva per loro.
L'Evoluzione è un processo legato all'Umiltà.
L'Umano si rende strumento di se stesso.
E accoglie con coraggio e resilienza la Verità, che di volta in volta si palesa di fronte a sé.
Si affida al Viaggio. Sa che il percorso sarà accidentato, sa che dovrà distruggere una ad una ogni illusione, ogni contraddizione, ogni trigger interiore.
Ma non si abbatte, non si demotiva, non si appoggia pesantemente sulle schiene degli altri.
E' la sua Casa a necessitare di restauro. E' il suo Giardino interiore che va bonificato a fondo. Sono i suoi "Mostri" da sconfiggere.
Ed è l'unico che può affrontare il suo percorso trasformativo. Nessun altro lo potrà fare al suo posto.
E se ad un certo punto del Viaggio, si è scelto di percorrere la scorciatoia, si mollano gli ormeggi e si decreta "ho già fatto troppo, è tutto inutile, io sono fatto così, sono gli altri che non mi capiscono e non mi accettano per quello che sono", sarà naturale incappare nella solita "risoluzione infantilizzata".
Dove la Struttura immatura necessita costantemente di attenzione, di riconoscimento e premi di partecipazione.
Nessuno ci darà il premio o "la pacchetta sulla spalla" quando avremo compiuto i nostri faticosi passi.
Saremo noi ad omaggiarci con Gratitudine e tanta Gioia. A festeggiare con un sorriso l'ennesimo tassello d'Amore che abbiamo aggiunto al nostro "edificio emotivo".
E mattone dopo mattone, fatica dopo fatica, piano piano vedremo la nostra Nuova Casa Interiore prendere forma.
Sentiremo il Cuore pulsare nuovamente di Vita, irradiare quella sua sconfinata potenza e trasparente purezza in ogni istante ed in ogni respiro del nostro procedere.
Non soffermiamoci nella solita "zona di sconforto", di immobilismo e di "vittimismo".
C'è tanto da smaltire.
Ora più che mai.
Bisogna trovare il coraggio di osservare il "Passato devitalizzato" che torna. Ci dobbiamo stare.
Nessuna fuga, nessuna scorciatoia, nessun premio.
Si resta. Si affronta. Si elabora. E poi si espelle via!
Se lo tratteniamo finirà per intasare il Sistema e ci porterà ad una lenta agonia di "morte" per soffocamento o asfissia.
Lasciamo che i dolori del Passato si trattengano solo il tempo necessario per preparare l'espulsione finale.
Non identifichiamoci con le nostre Ferite. Non partiamo a razzo con gli automatismi che proiettano questi informi cumuli di tossine in transito.
Restiamo concentrati, consapevoli, presenti e partecipativi.
E smettiamola di giocare alla Ferita del Riconoscimento con gli altri! Di voler a tutti i costi attirare l'attenzione del "genitore" di turno. Di agganciare dinamiche infantilizzate di confronto, di invidia, di competizione, di pietismo o, peggio ancora, di vendetta.
Siamo adulti.
Curiamo il nostro Giardino. E smettiamola di ficcare il naso nel Giardino altrui.
Restiamo Radicati a noi stessi, presenti e orientati.
Si tratta di Noi. Della nostra Vita. Delle nostre Emozioni e Disfunzioni. Della nostra Responsabilità su noi stessi. Delle nostre scelte di Guarigione.
L'Altro non c'entra. Mai.
Ricordiamocelo sempre.
E proseguiamo con tanta Fede, Impegno e Dedizione nel nostro straordinario Cammino Evolutivo.
Mirtilla Esmeralda
7 notes · View notes
ironychan · 9 months
Text
A Little Human (as a Treat)
Part 1/? - Un Voluntario
Part 2/? - Un Escursione
Part 3/? - Una Complicazione
Part 4/? - Una Famiglia
Part 5/? - Una Aiutante
Part 6/? - Una Ricerca
Part 7/? - Un Confronto
Part 8/? - Un'Emergenza
Part 9/? - Una Speranza
Part 10/? - Una Sera
Part 11/? - Un'Interruzione
Part 12/? - Una Fuga (Prima Parte)
Part 13/? - Una Fuga (Seconda Parte)
@dysphoria-sweatshirt @writer652 The squid is a Dana Octopus Squid, chosen because they're large, their range includes the Mediterranean, and they're really freaky.
Tumblr media
Much like Flavia, Luca was already falling asleep as he walked back into the ocean. He could see that Alberto and Giulia were also yawning, and he expected they would return to his house, curl up among the seaweed, and drop off right away. Tomorrow would hopefully be less exciting.
As they crossed the moonlit seagrass fields, however, he started to realize that there were an awful lot of people out and about at this time of night. He could see sea monsters with glowing jellyfish lanterns beating at the seaweed and looking under corals as if to flush out a shark. That thought gave him a momentary rush of adrenaline, but it wasn't enough to really wake him up again. A rogue shark was bad, but it was something the adults could deal with while he slept.
At least, that was the way it seemed until Atinnia Trota swam frantically up to them.
“Oh, thank goodness you're all right!” she exclaimed. “I stopped in at your house and when I saw nobody was there I feared the worst.” Signora Trota turned to Arturo, who was following behind her – he looked almost as tired as Luca felt. “Go tell the Aragostas I've found the Paguros and they're all right.”
“Yes, Mom,” said Arturo, rubbing one eye. He headed off to do so.
“What's going on?” asked Lorenzo.
“You haven't heard?” Signora Trota asked. “There's a squid!”
Daniela grabbed Luca and pulled him close. “Another one?”
Now Luca's heart beat a little faster. He'd only been three or four years old when the community had their encounter with a giant squid, and he didn't remember anything from the time, but he'd heard the stories. It had helped itself to everybody's livestock, culminating it tearing the roof off Old Man Cormorano's barn to get at his groupers. Terzo Cormorano himself had been nearly killed, and was supposed to have had nightmares for the rest of his life.
“Not a giant squid proper,” said Atinnia. “It's half the size of that one, but that's plenty big enough. We were afraid it had eaten you all, and you know they eat things alive!”
Daniela's eyes went wide. “You said there was nobody home?” she asked.
Signora Trota nodded, and without a word Daniela let go of her son and darted off.
Still tired, it took Luca a moment to realize what had upset his mother. Then suddenly he was wide awake. “Grandma!” he exclaimed, and followed his mother. Lorenzo, Alberto, and Giulia were close behind.
They arrived at the house to find all the jellyfish glowing, and Daniela was at the table with Nonna Libera, who was thankfully just fine. She was merely a sound sleeper, and hadn't even heard the neighbours calling out to her.
“Honestly, Mom,” Daniela said. “What did you used to do when I was a baby and cried at night?”
“Your father handled it, dear,” Nonna Libera replied, looking up as the three children entered the house. “I think tonight would be a good night for you three to go sleep up top.”
“Oh, yes, definitely!” Daniela agreed. “Luca, you and your friends go right back to town, now. Your father and I will help hunt down the squid, and you can come back when it's safe. Mom, you go with them.”
“Wait,” Luca protested. He was starting to wake up a little more now, although his eyes still itched. “What about Ciccio? His Dad said he didn't know where he was staying.” If Ciccio had gotten hurt because they'd talked him into doing this today, Luca would never forgive himself.
“I'm sure he's fine,” said Daniela, “but that's not our problem right now.”
“But...”
“No, Luca. Go to the surface.” Daniela patted him on the head. “Now, look me in the eye...”
“I know you love me, Mom,” sighed Luca.
“That's my boy!”
“Come on, Luca,” said Giulia. She was worried, too, but the odds that Ciccio would be attacked by the squid were slim, surely. “We can camp out in the treehouse. That's always fun.”
“I'll go with them,” Lorenzo said.
Heading back to shore was a very different journey than going out to the house had been. Luca was still tired, but he was now far too terrified to nod off. Every shadow, every glint of moonlight flickering across the bottom, and every fish flitting through the weeds made him jump. He, Alberto, and Giulia stayed close as his father led the way and Grandma brought up the year.
“Do squid really eat things alive?” Alberto asked.
“They sure do,” said Giulia, and Luca nodded. Squid wrapped their catches up in their tentacles and then ripped chunks out of them with a sharp beak. Luca himself had never been bitten by one, but Cosimo Pianuzza had. The older boy had a wedge missing out of the fin on the back of his right arm, and that had been only a tiny squid. A giant one, or even one that was merely big, didn't bear thinking about.
“How do you catch a giant squid?” Giulia asked Lorenzo. “When Papà wants to catch the little ones he's got special lures with lots of hooks.”
“I wasn't there, but I think they got its arms all tangled in a net,” Lorenzo replied. “If even one tentacle is free, it can still attack you, and...”
“Hello! Lorenzo!” a voice called out. “I'm so glad you're all right!”
“Oh! Hello, Vittoria,” said Lorenzo, waving to Signora Aragosta. “Yes, we're fine. I'm just taking the kids and my mother-in-law up to the town. No squid up there.”
Signora Aragosta must not have thought of that. She was startled by the idea, but it was an illustration of how much the community's attitudes towards humans had changed that, after a moment's thought, she said, “would you take my twins too? I think the older girls can hold their own, but Gianna and Giola are so small.”
“Of course,” said Lorenzo.
“I'll be right back,” the neighbour promised.
“No, we'll go with you,” Lorenzo decided. “We don't want to just float around out here waiting for the squid to find us.” He began to follow.
“I'll only take a moment,” Signora Aragosta promised. “The last time anyone saw the quid it was over and the old Cor... I mean, at the Donzella's place.”
That got the children's attention. “That's where Ciccio said he was going!” Alberto remembered.
“Are their guests okay, Signora Aragosta?” Luca asked.
“I don't know anything about them having guests,” Signora Aragosta replied, “but I'll bet Silvestro and Giorgia are re-thinking their plan to move there if the place attracts giant squid.”
“Come on!” Luca said to his friends, and took off towards the Donzella home. Alberto and Giulia were right behind him, while Luca's father shouted for them to stop.
“Get your tail back here, young man!” he called out. “Your mother told me to take you somewhere safe... you can't go towards the squid! Come back!” He swam after them.
Signora Aragosta didn't know what to do about this. She looked at Nonna Libera, who smiled gently and put a hand on her shoulder.
“Let's go get your girls,” she said. “I'll take them up to your aunts' place.”
“Thank you, Signora Gambero,” Vittoria replied.
Luca shot across the fields like a sailfish on the hunt. He would be in trouble when his mother found out, but that didn't matter. They had to make sure Ciccio was okay. They'd gotten him into this – if he got hurt, it would be their fault. More important yet, the book of magic said that both parties had to be present in order to switch back. If they couldn't find Ciccio, Flavia would be stuck out of the water instead of stuck in it.
He was gasping for oxygen as he arrived at the Donzella's house, and felt a little sick as he surveyed a scene of considerable chaos. The row of kelp behind the house was shredded and partially uprooted. The barn, which had been recently repaired, had lost its roof a second time and one wall had partially collapsed. There was no sign of a squid, but there was also no sign of Ciccio.
Signora Donzella was swimming back and forth between the barn and the house in an indecisive panic, while her husband sat quietly on the rubble of the barn, staring into the distance. A half-dozen neighbours were gathered around, trying to comfort or clean up, while others swam the perimeter looking for the marauding cephalopod.
“Signor Donzella!” Luca approached the community blacksmith. “What happened?”
It seemed to take Signor Donzella a moment to realize Luca was there. “I'm sorry,” he said, “what did you say?”
“What happened here?” Luca repeated. “Where's Ciccio?”
“We woke up when we heard the boys shouting,” said Donzella. “We saw the roof cave in and the squid swim out of the mess, and then it was gone.”
“The boys?” asked Giulia. “More than one?”
“Yeah. Silvio, Ciccio, and Ciccio's friend.”
“Which friend?” Alberto asked. They only friend they'd known that Ciccio would have had with him was Giordana, but she was definitely not a boy and nobody was likely to mistake her for one.
“I don't remember his name. The babysitter. The boy with the whiskers,” said Donzella.
Luca looked to see if either of his friends had any idea who that might be. Neither of them did. The only boy with whiskers who they associated with Ciccio was Ercole, but they didn't hang out any more. Even if they had, it wouldn't have been possible for Ercole to be down here... and he wouldn't have been babysitting young sea monsters under any circumstances.
Giorgia Donzella came darting over. “Your friends came to us looking for a place to stay the night,” she explained. “The one with the prickles said he'd had a fight with his father. Silvio was going to keep them company sleeping in the barn. He volunteered.” She was lacing and unlacing her fingers and playing with her fins, distracted and helpless.
“When we got outside, we found this,” her husband added. He gestured to the wreckage of the barn. People had been taking it apart, looking for anyone trapped in the ruins, but they had found nothing.
“They must have escaped,” Luca said hopefully. “We can help look for them.” As tired as he might be, this was clearly something that needed doing.
“Oh, no, you don't, young man!” said Lorenzo, panting as he finally made it to the group. “You three are getting out of the water, remember?”
From the row of damaged kelp, a teenage boy called out. “Signor Donzella! We're done checking the sponge beds, they're not there, and they're not at the Haunted Fish Graveyard! Mom and Dad are still going through the Kelp Forest.”
Giorgia nodded. “Thank you, Basilio!” she replied. “Oh... I hate just waiting here. We should be doing something... our son is out there somewhere.”
“No. We need to stay in case they come back,” Donzella told her. “If Silvio arrives and finds us gone it'll be him panicking.”
Giorgia nodded, and then perked up. “Wait! I bet they went to the forge!” she said. “Silvio knows that we stayed in the forge with his egg before, because giant squid don't like hot water!” Her face then turned from hope to horror. “This is a different type of squid, though! That's what people are saying. What if it doesn't mind the heat? I'm going!” She turned and swam off.
“Giorgia!” Signor Donzella rose from his seat to go after her. “Wait! What did I just tell you?” He sped after her.
Lorenzo tried to herd the young people back towards the shore. “Come on,” he said, “we're doing what your mother said, remember? We're going to dry land where the squid can't find you.”
“Yes,” said Alberto, “we are!”
“We are?” asked Giulia, startled. She'd expected Alberto and particularly Luca to insist on staying and helping to search for Ciccio and Silvio.
“Yeah, I have an idea,” Alberto told her. “I've seen your squid lures. We're going to the Island.”
“Daniela said to take you to the town!” Lorenzo protested.
“The Island will have to do,” Alberto told him.
-
Twenty minutes earlier, Silvio had told his guests that they needed to get to the forge, but there wasn't going to be time. The squid was remarkably fast for such a large creature, and by the time Silvio finished speaking, it was almost on top of them. Ciccio swam up again, while Silvio dived through the bar door past Ercole and slammed it shut. The squid collided with the doors, but the door was one Signor Donzella had made out of a section cut from a ship hull, choosing the solid metal specifically to keep such dangerous creatures out. Silvio had just barely had time to slide the bolt into place, and while the door shook, it held.
The door was not the only way into the barn, though. There were also a couple of windows. These were quite small, and for a moment Ciccio was reassured that the squid would not possibly fit – but its boneless body was almost infinitely malleable. The only hard part of it was its beak, which was easily small enough to get through. The water temperature seemed to drop almost to freezing as the rest of the animal squished and squeezed to get through.
Ciccio knew he had to do something. He could see where the fresh stones had been added to the roof just that day. How fast did barnacle glue set? Could he get one free to let Silvio and Ercole escape? He went to the base of the repaired area, grabbed the edge of a particular stone, and with his feet braced against the older wall below, pulled with all his might.
The stone shifted, but did not come free. Ciccio looked around for a tool and found the broken shaft of Silvio's pitchfork. He stuck that into the gap he'd made, and pried. This time, he managed to lever the piece to the side. The big stone didn't come out, but a dozen smaller ones that had been sitting on top of it were jostled enough to drop into the interior of the barn.
There was a startled shout, and for a moment Ciccio worried he'd buried Silvio and Ercole. Then they wriggled out the hole, panting and covered in scrapes, but alive and whole. For a moment, all three boys hovered there in the water, staring at the hole in the roof as a few more stones dropped out of the edges of the hole and vanished into the darkness. Had the squid been buried? Was it dead?
“Mom and Dad are gonna be...” Silvio began.
His voice was drowned out by the sound of the rest of the roof collapsing, and then the squid rose out of the billowing silt like a monster emerging from the crater of a smoking volcano. The light at the end of its tentacle was now blinking with regular, brilliant pulsations like a heartbeat, but with an odd quiver underneath them, giving the impression that the animal was shaking with rage. It only had one tentacle with a bulb at the end, Ciccio managed to notice. Was it injured? Had it come here into the shallows searching for easier prey?
Tumblr media
Then Silvio grabbed his hand and shouted at him, and he managed to take in the fact that this creature was rising towards him, furious and hungry.
“This way!” Silvio shouted, and took off, leading the way into darker water.
“What about your parents?” Ciccio panted, as he and Ercole followed as fast as they could.
“They'll be fine!” said Silvio.
He might have been right, because the squid was determined to follow them. Ercole, not a good swimmer, was now having trouble keeping up. He could go forward, but he hadn't quite mastered steering at high speed and kept having to correct as he drifted to one side or the other. Ciccio grabbed him by the back of his shirt to drag him along.
Silvio led the way into a shallow trench that kept getting deeper and deeper – the ravine where the sea monsters set their eel traps. It would have been a creepy place on an ordinary night, with the glowing algae lighting it up just enough to make out the shapes of weird corals and many-legged crustaceans lurking in the cracks. With the flashing of the squid's single bright tentacle close behind them, it was terrifying. Dark shapes and black-edged shadows appeared and vanished out of nowhere, and Ercole kept yelping and whimpering every time.
“Shut up!” Ciccio told him. “Shut up!”
Ercole was not listening.
Ciccio had of course never been to the forge, and he had kind of wondered what such a place could look like underwater. He'd never been a decent mental picture of it from any of Arturo's mentions, and since Ciccio was usually wanting Arturo to go away so he and Giordana could spend time together uninterrupted, he'd never asked for one. It turned out to be very deep in the trench, where the walls were at least fifty metres high – looking very far away and ominous when silhouetted against the blue glow of the algae. The water was warmer here, and continued to heat up as Silvio led the way, until they found themselves outside a structure built of piled-up boulders.
Unlike the sea monster houses, where the stones were glued tightly together to keep out the currents, these had been chosen and piled in such a way as to leave wide gaps between them so that light and water could enter the forge – and the heat could leave. The centrepiece of the space was a chimney belching out dark, hot water from a point halfway up the wall of the gorge. This billowed up into a chimney of close-packed stones that directed it up and away.
“It won't come in there!” Silvio declared.
Silvio slipped easily through one of the openings. So did Ercole. Ciccio had more trouble. He was a lot wider than the other two, and some of the openings were not going to admit him. There had to be bigger ones somewhere, though, because Signor Donzella himself was much bigger, and he must be able to get in. Ciccio passed by several that were too narrow, and then found one that looked right. Silvio and Ercole took his hands and helped him through, then dragged him over to the far wall, the hottest place in the forge.
It was a deeply uncomfortable place to be. The water shimmered a little as it flowed up, and there was a smothering feeling that Ciccio didn't know the cause of. Had Luca been there, he could have given the answer, as it was another thing he'd learned in a book: hot water couldn't hold as much oxygen as cold. It made breathing hard work, and when Ciccio looked at his companions, he saw their gills flexing hard to get the water through them.
There was more light inside the forge than out. All around the chimney was a faintly bioluminescent slime that fed on the minerals in the outflow. Higher up, the softly glowing jellyfish sea monsters kept in their houses were also shedding a faint pink light. The boys were not able to make much use of this light, however, as it was entirely drowned by the angry strobe-like flashing of the squid's photophore outside. This flicked on and off with the regularity of a lighthouse, coming from a different place each time as the squid investigated the openings.
“What do we do if it comes in?” Ercole whispered.
“It won't,” said Silvio, but his confidence was a little shaky. “Anyway, we must've woke Mom and Dad up. They'll get help.”
“Will they? I've heard that some fish eat their young,” Ercole said.
“That's fish! Not people!” Silvio scolded him.
The squid flashed again, this time revealing several tentacles feeling around the rocks, testing the opening Ciccio had come through.
It was no good, Ciccio realized. Maybe this was a different kind of squid, or maybe it was just that desperate, because it wasn't going to let the hot water stop it. It found an opening it liked, and started squeezing through.
“Down the bottom!” Silvio ordered.
They swam down to the bottom of the forge chamber. The water was cooler here, which was a relief, but there was also an opening to a smaller cavern. This was lined with more glowing algae, and divided within into several rooms. Ciccio dimly remembered being told that the Donzella family had used to live here at the forge, but Giorgia hadn't liked how far it was from any neighbours. This must be their old house. It had several windows bigger than the ones back at the barn, but unlike those, they had thick metal shutters on them. Silvio darted inside, and began banging these shut.
Ercole went after him and dived under the overhanging shelf of stone the family had used as a kitchen counter, where he curled up with his hands over his head and his tail wrapped around himself. Ciccio came last and turned to shut the front door, which he assumed would also be made of salvaged metal.
There was no front door. The rocks showed rust staining where hinges had once been attached, but now there was only the yawning opening.
“Silvio!” he said. “There's no door!”
“What?” Silvio looked, and even in the wan greenish light of the luminescent algae, Ciccio could have sworn he saw the boy go pale. “Dad took it out to put on the new barn! I forgot!”
Flashes outside told them the squid was coming, and now they were cornered. Ciccio's stomach turned inside-out. For a moment he was frozen, unable to even think for fear.
Then, suddenly, he knew exactly what to do.
He had no idea where the urge came from, but he swam back into the opening, turned his back to the outside, and started sucking in water. It was like taking a deep breath, only instead of letting it back out again, he just inhaled more, and more, and more. His skin began to feel tight, and the waistband of his shorts cut into him until it became painful. Within a few seconds, he felt the button pop and the seams begin to stretch.
It belatedly occurred to him that maybe this hadn't been a good idea, but by then he couldn't stop. He swelled up until he filled the entire doorway, and then the fit got tighter and tighter. The stitches tore on his shorts. When he opened his eyes, he saw Ercole and Silvio staring at him and hanging on to each other in terror. A moment later, he was forced to close them again as his face, too, began to swell.
Ciccio had the poison spines of a pufferfish. Apparently he could also do this.
Finally, he reached a limit. He was well and truly wedged in the doorway now, incapable of moving even if he'd tried. With his eyes closed tight, he had to rely on hearing to tell what was going on around him.
There was plenty to hear and most of it was Ercole, wailing in terror. “I don't want to die! I don't want to die! Especially not as a sea monster!”
Tumblr media
“Shut up!” hissed Silvio.
“It's going to eat us! There won't even be bones!”
“Shut up! It'll hear you!
“I wanna go home! I wanna... OW! Did you just bite me?”
“Yes! Now be quiet.”
It was too late, though. Moments later, Ciccio felt the questing tentacles. They wound around a couple of the sponges still on his spines and pulled them off, then retracted, not wanting to get pricked. Then the squid started feeling along the edges of the doorway, hoping to find a gap or perhaps a protruding limb so it could pull Ciccio out. He gritted his teeth, hoping it didn't find anything – and hoping it wouldn't actually prick itself on a spine, because he didn't want to know what that would do.
After what seemed like way too long, the tentacles retreated. Was the squid leaving, or was it only considering its next move.
“Ohhh, that's weird,” whispered Silvio.
“What's weird?” Ciccio asked through clenched teeth.
“We can see your bones when the light comes through.”
A few more moments crawled by in silence, and then Ciccio heard the rattle of metal on stone. Ercole let out another wail of despair as the squid moved along the row of windows, trying them one by one.
“Dad put the shutters in just in case we ever got another squid,” Silvio said quietly. “I hope they hold.”
“If won't matter if they hold if Ciccio can't,” Ercole said. “Ciccio – how long do you think you can stay... allora... inflated?”
“I don't know,” Ciccio replied. He was already finding it tiring and it was starting to be painful. He hoped it would be long enough.
Suddenly, the rattling stopped. Ciccio felt something brush against his over-stretched skin, and would have shuddered if he hadn't been wedged in far too tight to move. He started hearing what sounded like distant voices. Could this be a rescue?
-
Having gathered the stuff they'd need to carry out Alberto's idea, the kids plunged back into the water over the continued protests of Luca's father. They left Nonna Libera sitting on the beach with the two Aragosta girls, one under each arm. Luca at once set out for the forge, hoping Signora Donzella had been right about Silvio wanting to go there.
Signs were good. Halfway there, they ran into Signor Pianuzza, carrying his daughter.
“Don't go that way!” he called to them. “The squid is in the ravine! Vittoria told me she'd sent the girls up to Alberto's Island to keep them safe – I'm heading up there with Alessia.”
“It's okay!” Luca said, “we're going to catch it!”
By the time they arrived at the forge, there were at least a dozen people there ahead of them. Most of these were gathered around outside the big forge cavern, watching or throwing objects. It was uncomfortably reminiscent of the crowd that had been following the kids through San Giuseppe mere hours ago. That gave Luca a moment of pause, but he reminded himself that he and his friends hadn't gone to that town to hurt anybody. The squid had tried to hurt people already.
“Stay back!” one of the adults told them. “It's in there!”
Luca went and looked inside anyway.
It was difficult to see what was going on inside. The squid's single large photophore was flashing like a strobe, making things seem to move in jerks. There were three people Luca could see, and he managed to make out that one was Signor Donzella, the second was Niccolò Branzino, and the third Luca's own mother Daniela. The two men were holding sharpened spears, while Daniela had a harpoon Massimo must have given her. They were circling the squid, jabbing at it and then darting out of the way of the tentacles.
“Mom!” Luca shouted out.
“Luca?” she looked up in horror and surprise. “I told you to go to the town!”
“We've got something to catch it!” Luca replied. He moved aside, and let his friends bring up the item they'd hastily put together on the Island. Using Alberto's extensive collection of Human Stuff, they'd made a Christmas-tree-shaped cluster of ropes, cords, and nets with a fishhook on the end of each – a giant squid hook. Now, they just needed to get the squid to attack it.
Right now its attention was elsewhere. When it realized Daniela was distracted, it wrapped a tentacle around her ankle. She cried out, and the two men hurried to help her. Daniela jabbed the harpoon at the only part of the squid she could see for sure in the flashing – the bright bulb on the end of its tentacle. The sharp point pierced it, and glowing goo burst out into the water, coating everything and suddenly making the inside of the forge very visible.
Tumblr media
Tools and half-finished objects had been scattered around, and part of the chimney that produced the hot water had collapsed so that the vent was now spewing out into the room rather than up towards the surface. Stones had fallen to land in a pile around the cave where the Donzella family had used to live. The windows there were shuttered, and the door was blocked up by something with long spines, like a giant urchin. Were Silvio and Ciccio hiding in there?
Alberto and Giulia helped Luca thread their giant squid lure through one of the openings and let it dangle, and then called out to the three adults still fighting the creature.
“Up here!” Alberto shouted. “Lead it up here!”
“This way! Careful of the hooks!” Giulia agreed.
By the glow in the water the three adults could see them waving, but did not understand the strange construction they were gathered around – except for Daniela, who had spent enough time in the Marcovaldo house to recognize it at once. She turned and swam for the opening, darting around the dangling hooks. The squid, furious and in pain from its burst photophore, gave chase. Signor Donzella and Niccolò followed it on either side to herd it towards the lure if it got distracted.
Daniela wiggled out, and the squid reached for her, only to get a tentacle caught on one of the many hooks. It reached with another to free the first, and the second arm caught, then a third. Daniela joined the kids in jiggling the ropes to get more hooks moving. Before long the squid's arms were hopelessly tangled, but it could still swim by squirting water out of its siphon. When it realized it would soon be helpless, it released a cloud of gooey ink and then took off into the bottom of the trench. Daniela and Luca had to let go of the ropes in a hurry so they wouldn't be dragged along with it.
It took a minute or two for the ink to disperse, but eventually the moonlight started coming through. Giulia and Daniela had gotten the worst of the blast, and both were covered with dark stains. Daniela's hands and arms were also splotched with phosphorescence. She tried to wipe some of it away on her clothes, but soon gave up and gathered all three kids in for a hug.
“You brave, amazing, brilliant... I am so proud of you, and if I had my way you'd all be grounded for a season! Why don't you do what you're told?”
“It was Alberto's idea,” said Luca.
“Wait'll I tell Uncle Massimo I helped catch a giant squid!” Alberto grinned.
Daniela shook his head. “Young man, I hope your uncle...”
“Get out of the way!” Giorgia Donzella interrupted. She pushed past the group, and she and her husband entered the forge and began calling out. “Silvio!”
“Junior! Where are you?”
“We're down here!” came Silvio's muffled voice. “We're okay!”
The Donzellas went down to get their son, while Luca wriggled out of his mother's grasp. “Is Ciccio with you?” he asked.
“Yeah, he's fine,” Silvio said. “At least... I think he's fine.”
That didn't sound good. Luca and his friends followed the Donzellas to see.
13 notes · View notes
canesenzafissadimora · 3 months
Text
Tumblr media
Donne stiamo attente, ci stanno levando tutto! Se ci levano anche la vecchiaia siamo fritte. Voglio restaurare una parola fuori moda, fuori legge: vecchiaia.
La vecchiaia è un'età anche interessante, la vecchiaia è un'età molto anarchica e romantica. Perché ogni giorno può essere l'ultimo, perché sei in fuga dalla morte e ogni giorno in più dici: tié, ti ho fregato. È un età molto fervida, è un'adolescenza senza domani. E sarebbe un'età interessante se non fosse che poi si muore.
Cioè, io la retorica sulla bellezza della vecchiaia la lascio al mercato che ci adula a noi vecchi per venderci i suoi schifosi prodotti. Mi secca essere vecchia, perché è la porta della morte ed è, e resta, una maledizione biblica. Però non è mai stata così brutta da quando si cerca di nasconderla, da quando non si nomina più, cioè, non è una parolaccia è il nome di una stagione, perché esistono le stagioni e c'è una grande durezza, ma anche una grande dolcezza in questo.
Terza età, anziano, mi fa sentire in fin di vita mentre vecchio ha un bel suono di battaglia, vecchio! La vecchiaia femminile è stata abrogata dal mercato e la donna è stata demonizzata: la donna accetta la farsa della giovinezza obbligatoria, la plastica è il nostro burqua.
Ci fosse il filtro di giovinezza ti credo correrei! Farei qualsiasi bassezza, vorrei avere sedici anni in tutto, specie nella mente, ma anche in corpo, nel fegato... E se non mi sono rifatta non è perché non sono vanitosa, ma è perché sono vanitossissima, di una vanità ributtante, e non voglio aggiungere l'oltraggio del bisturi a quello del tempo. Certo, ci vuole un senso dell'umorismo sempre più spiccato per portare in giro la propria faccia, però mica sei vecchio sempre. La persona libera cambia età molte volte al giorno: siate nonne a quindici anni, fidanzate a ottanta, ma non siate mai quelle che gli altri vogliono.
La donna oggi: in una mano la ramazza nell'altra il biberon nell'altra il computer nell'altra la biancheria sexy nell'altra i vecchi da curare. Ma quante mani ha una donna? E adesso bisogna pure essere fighe fino a ottant'anni. Ma perché? Non facevamo già abbastanza?
4 notes · View notes
crazy-so-na-sega · 7 months
Text
Tumblr media
Una pietra riceve una certa quantità di moto da una causa esterna che la spinge, in virtù della quale, in seguito, cessando la spinta della causa esterna, continuerà necessariamente a muoversi. Questa permanenza della pietra nel moto è dunque coatta, non perché è necessaria, ma perché deve essere definita per l’impulso della causa esterna. […] Ora supponi, per favore, che la pietra, mentre continua a muoversi, pensi e sappia che tende, per quanto può, a continuare a muoversi. Questa pietra, poiché è cosciente soltanto della sua pulsione e a questa non indifferente, crede di essere liberissima e di non perseverare nel moto per nessun’altra causa che non sia la sua volontà. Questa è quell’umana libertà che tutti si vantano di avere e che consiste soltanto nell’essere gli uomini consapevoli del loro appetito e ignari delle cause dalle quali sono determinati. Così il bambino crede di volere liberamente il latte; il fanciullo irato di volere la vendetta e il timido la fuga. L’ubriaco crede di dire per libera decisione della mente quelle cose che poi, da sobrio, vorrebbe aver taciuto. Così, colui che delira, il ciarlatano e molti di questa razza credono di agire per libero decreto della mente, non di essere trasportati dall’impulso. […] Benché l’esperienza insegni più che a sufficienza che gli uomini nulla possono controllare meno dei loro appetiti e che spesso, combattuti da affetti contrari, vedono le cose migliori e seguono le peggiori, credono tuttavia di essere liberi.
-Baruch Spinoza, Epistola 74 a G. H. Schuller
3 notes · View notes
gregor-samsung · 1 year
Text
Tumblr media
“ Notte senza luna, quella del 27 luglio 1929. Notte finalmente arrivata, sognata, preparata. Il motoscafo si avvicina a luci spente al punto convenuto. In febbrile attesa sugli scogli, tre uomini con i fagotti di vestiti sotto braccio scrutano le tenebre mentre a un centinaio di metri, nella piazzetta sul mare, siedono a un tavolino del caffè il capo della colonia, un maresciallo, l’ex pretore. C’è uno spazio utile di pochi minuti prima che la ronda si accorga che in tre non hanno fatto rientro a casa. Nitti è il primo a scivolare in acqua al segnale convenuto, Lussu e Rosselli tornano indietro convinti che l’appuntamento sia saltato per l’ennesima volta. Paolo Fabbri, prezioso collaboratore, corre verso il paese per riacchiapparli. Riattraversano insieme l’abitato in maniera fortunosa (nel cortile di una delle loro case è in corso una lite per dei polli, in piazza si mangiano granite al bar), Lussu è travestito da vecchio pescatore ma Rosselli rischia di farsi riconoscere. Di nuovo sugli scogli, al buio, poi giù in mare, a tentoni. Rosselli: «Bum bum: nella calda notte di luglio si odono rumori sordi, come di martellate provenienti dal fondo marino. Un’ombra nera si profila, là a ottanta metri verso il porto». «Il mare era calmissimo. Ad un tratto, appena percettibile, il palpito di un motore», racconterà Lussu. Salgono a bordo con una scala di corda, aiutati da Nitti e Dolci, mentre il motoscafo scivola, pericolosamente alla deriva, verso il molo. L’equipaggio è al completo, zuppo ma trionfante. Oxilia dà gas. A terra li sentono tutti, compreso Ferruccio Parri che dall’inizio ha scelto di rimanere con la famiglia, compreso Fabbri che ha il compito di distrarre e trattenere le guardie. È un attimo, i motori rombano, un balzo e via. Nessun allarme a terra, gli sbirri pensano si tratti di un mezzo dei loro. E comunque sarebbero imprendibili: corrono come pazzi nella notte verso la Tunisia, verso la libertà. Al buio, sulle onde. Non è facile, oggi, immaginare quanto si dovesse conoscere, in quel periodo, delle cose che accadevano. Nell’Italia fascista no stampa libera, no comunicazioni non autorizzate. Redazioni dei giornali tutte sotto controllo a partire dai direttori, tutti fascisti; censura e autocensura; milioni di occhi e orecchie pronti a delazioni e un popolo intero disposto a volenteroso controllo sugli altri. La notizia della fuga, agli italiani, viene data solo il 10 agosto. Gli evasi che, passando dalla Tunisia, sbarcano a Marsiglia e poi partono per Parigi in treno trovano ad attenderli Salvemini, che ha organizzato per loro una specie di tournée tra direttori di giornali internazionali e salotti della cultura (Lussu lo chiama scherzosamente il loro «impresario»). Hanno capito che è importantissimo raccontare, spiegare all’estero di cosa si parla quando si parla di fascismo. Sentirlo dalla viva voce di chi è riuscito a beffare il regime è fondamentale, è un controcanto necessario, e i tre sono degli ottimi oratori, asciutti, ironici, appassionati. Rilasciano interviste che escono a Londra, Parigi, negli Stati Uniti, in Argentina, Svezia, Svizzera, e incrinano fortemente l’immagine internazionale del regime, contrastano la propaganda serrata e potente di Mussolini. “
Silvia Ballestra, La Sibilla. Vita di Joyce Lussu, Laterza (collana I Robinson / Letture), 2022¹; pp. 41-42.
10 notes · View notes
telefonamitra20anni · 6 months
Text
Tumblr media
Turista di lusso:
I'm a traveller or a free man?
Il mestiere dell'attore lo ha preso per mano e portato in giro per il mondo, e per questo, si definiva un turista di lusso. Viaggiare era una cosa che amava, meno gli aerei, ma poi, inevitabilmente, ha imparato. Marcello era sempre stato curioso, e viaggiare alimentava quella sua "fame di curiosità". Mescolarsi con altre lingue, luoghi e culture dava un concreto e stimolante spazio, al diverso da lui. Nel viaggio non c'erano confini o solitudini, c'era quella nutriente, libera e intelligente voglia di conoscere e comprendere, cercare e scoprire, legare ad un filo di un telefono e raccontare. C'era la giusta distanza tra il distacco e la mancanza, quando tutto si faceva meno leggero, opprimente, Marcello partiva. Inseguiva un lieve spazio di libertà per lasciare andare, accadere, vigliaccamente rifuggire, riservarsi il dolce gusto di un'evasione, anche con il furbo alibi di lavorare, perché quando la tolleranza si faceva lieve la soluzione era distaccarsi, vedere con altri occhi seppur in necessità di intenti. Il viaggio era un aspetto del suo lavoro, una parentesi messa tra vita che accadeva e voglia di fuga e ritorno. Nel viaggio per lui c'era quell' allenamento emotivo, atletico, che poi, riporta sempre a casa.
Tumblr media
4 notes · View notes
goodbearblind · 2 years
Text
Tumblr media
QUATTRO STRONZI
Me lo ricordo quel pomeriggio.
Doveva essere sabato pomeriggio; un sabato pomeriggio di metà anni novanta, con noi poco più che diciottenni che facevamo cose da poco più che diciottenni degli anni novanta: stavamo a casa di chi aveva “casa libera”, bevevamo, fumavamo, cazzeggiavamo.
Non c’erano gli smatphone, né i pc. Non c’era nemmeno internet, né you tube; però in qualche modo -parrà strano- ci divertivamo lo stesso. C’erano le sigarette che facevano ridere, e c’erano le videocassette.
E quel pomeriggio P. aveva tirato fuori una videocassetta tipo “Top 20 punizioni della storia del calcio” e buttati sul divano ci godevamo una serie di prodezze balistiche in bassa definizione, o addirittura in bianco e nero, con un sottofondo di una musichetta improbabile. Ad un certo punto le immagini si fanno sgranate, e una didascalia con pixeloni enormi spiega che siamo ai mondiali del ‘74, partita Brasile – Zaire.
Punizione a favore del Brasile poco fuori area, appena decentrata sulla sinistra. Il 10 del Brasile (che scopriremo poi essere Rivellino) si appresta a calciare; di fronte a lui il muro verde della barriera dello Zaire. L’arbitro fischia, ci aspettiamo tutti l’ennesimo capolavoro che aggira la barriera e si infila nell’angolino. E invece a sorpresa un difensore si stacca dalla barriera, corre come un pazzo sulla palla, la colpisce con ignoranza e la scaglia lontanissimo. I Brasiliani sono increduli, e mentre noi impazziamo sul divano, l’arbitro lo ammonisce.
Abbiamo riso fino alle lacrime, abbiamo rivisto la scena decine di volte, avanti, indietro, a rallentatore, poi una pietosa citofonata della mamma di P. ci ha costretti ad aprire le finestre e ripulire in tuta fretta le tracce del nostro vizioso pomeriggio, per poi salutare la padrona di casa e ritirarci con la coda tra le gambe, ancora sghignazzando per la prodezza dello Zairese.
E nei mesi successivi “l’africano che non sapeva le regole” è stato un leitmotiv di battute e scherzi, poi pian piano la cosa è passata nel dimenticatoio.
Fino a qualche tempo fa, quando nel giocare a tirare le punizioni con mio figlio Fabrizio mi sono ricordato dell’episodio e gliel’ho raccontato, per farlo ridere. Naturalmente -essendo lui un nativo digitale- mi ha chiesto di vedere il video, e in effetti dopo una breve ricerca ho ritrovato su you tube quel filmato che avevo visto l’ultima volta in VHF quasi trent’anni fa.
E insieme al video ho trovato la storia.
La storia della Repubblica Democratica del Congo, che dopo un colpo di stato militare propiziato dalla Cia si è trasformata in Zaire, guidata dal Colonnello Mobutu;
La storia di Mobutu, passato alla Storia come uno dei dittatori più sanguinari e corrotti della tormentata Africa, tanto da assurgere ad emblema del tipico “dittatore africano” e da far definire per la prima volta il suo governo col poco lusinghiero epiteto di “cleptocrazia”, o governo della corruzione;
La storia della prima squadra di calcio dell’Africa nera a partecipare ad un Mondiale di calcio, partita nel 1974 dallo Zaire alla volta della Germania con aspettative propagandistiche da parte del suo dittatore, e sconfitta per 2-0 all’esordio contro la Scozia, e addirittura 9-0 alla seconda partita contro la Jugoslavia, e che alla terza ed ultima partita del girone avrebbe dovuto affrontare il Brasile;
La storia di un jet privato atterrato in Germania con a bordo le guardie private di Mobutu, che hanno preteso un incontro a porte chiuse con la squadra e hanno detto senza mezzi termini ai giocatori che le loro famiglie rimaste in Africa erano ostaggio dell’esercito, e che una sconfitta contro il Brasile per più di 3 a 0 sarebbe costata la vita ai giocatori stessi e ai loro familiari, così come qualunque tentativo di fuga o di denuncia;
La storia di undici uomini terrorizzati che hanno giocato un’intera partita contro i Campioni del Mondo uscenti del Brasile (che per qualificarsi doveva vincere con almeno tre gol di scarto) lottando su ogni palla; undici uomini che con la forza della disperazione sono riusciti a mantenere il punteggio sul tre a zero fino all’85 minuto, quando venne assegnata quella punizione dal limite a Junino;
La storia di Joseph Mwepu Ilunga, numero 2 dello Zaire, che all’85 minuto è in barriera e sa che per salvare la sua vita e quella dei suoi cari da una morte atroce deve resistere per altri cinque minuti, cinque maledetti minuti; e vede sulla palla Rivellino con la maglia del Brasile e il numero 10 sulle spalle, e sa che quel pallone può essere la sua condanna a morte, e ha paura, ha una fottuta paura, e sa che deve fare qualcosa, che Rivellino con i suoi piedini fatati quel pallone non lo deve toccare. E quando sente il fischio dell’arbitro si lancia su quel pallone e lo colpisce con tutta la forza del suo terrore e della sua disperazione, per mandarlo il più lontano possibile.
La storia dei giocatori del Brasile, che da quel gesto apparentemente folle rimangono spiazzati e, ormai qualificati, praticamente smettono di giocare fermando il risultato sul 3-0;
La storia di tutto il mondo che per anni ha riso di Mwepu, l’africano che giocava al Mondiale senza sapere le regole, e che ha celebrato il momento come “la punizione battuta al contrario”
La storia di un giornalista, che nel 2002, dopo la morte di Mobutu e la caduta della dittatura, ha ricostruito l’intera vicenda, rivelando una delle pagine più drammatiche della storia del calcio consumatasi sotto gli occhi ignari di tutto il mondo;
La storia di noi quattro, che eravamo davvero quattro stronzi.
La Storia del mondo, che è fatta dalle storie degli uomini, e in queste trova un senso e un compimento.
Storie drammatiche, ridicole, tragiche, miserabili, nel loro piccolo meravigliose.
#StorieDaCaffè
52 notes · View notes
lisia81 · 10 months
Text
Fireworks of my heart
commento finale
Questo drama mi lascia la stessa sensazione di quando ero al liceo. La cariatide che ci insegnava latino e greco aveva la sadica abitudine di mettere le verifiche in ordine di voto. Sapevi che se ricevevi il foglio per terzo o quarto eri un eletto, dal quinto in giù, il voto poteva oscillare fra un 5 1/2 e già cantavi vittoria e un 4--. Il 3 aveva se non altro il buon gusto di riservarlo solo a situazioni di innata eccellenza.
Per eletto non intendo la prima della classe e il suo fantastico 8 preso senza nessun segno ne rosso ne blu, ma quel foglio ricevuto con stupore con su scarbocchiato un 6 1/2 che ti fa sorridere, compiaciuta, per avercela fatta a portare a casa un risultato che per milioni di studenti è banale, ma per te e i tuoi compagni non lo è.
Fireworks of my heart è un po' così. Porta a casa il suo risultato con stupore.
Era stato lanciato come uno dei drami dell'anno. Cast di attori eccellente, trama contemporanea. Entusiasmo alle stelle da ogni parte.
Poi ho iniziato a leggere critiche. La lead Xu Qin, troppo piagnucolona, troppo indecisa, la rovina della storia. Il lead Yang Yang messo li perchè piace e si è sicuri del risultato. Ma i secondi e terzi lead sono decisamente meglio di lui.
Ho atteso. Ho un avversione per le protagoniste lagna e ancora di più per i registi che scelgono gli attori perchè attirano pubblico.
Poi la curiosità è donna e l'ho iniziato.
A visione completata posso dire che Xu Qin non è una piangina. L'unica cosa che fa piangere è quella orrenda parrucca a caschetto che le hanno appioppato nelle scene di gioventù in sta foto sembra pure decente e quella battuta veramente fuori luogo di cui ho già scritto.
Tumblr media
Si parla di di un personaggio rimasto orfano da bambino (10 anni circa) per colpa della madre che voleva uccidere l'intera famiglia e suicidarsi appiccando fuoco alla casa. Uscita da questo trauma è stata adottata da una famiglia ricca, la cui matrona madre l'ha sempre trattata come una figlia, ma allo stesso tempo oppressa. Stessa oppressione che subisce il fratello adottivo della lead, Yan Chen che si affeziona morbosamente a lei, scambiando per amore l'affetto la tacita intesa elaborata con la sorella.
Durante il drama i due parlando dicono di sentirsi come un animale selvatico che viene allevato dal suo domatore fin da cucciolo a seguire i suoi comandi. E quando il cucciolo diventa adulto e potrebbe ribellarsi, rimane lo stesso li invece di scappare.
Ma gli autori hanno ricreato molti parallelismi simbolici. Le stesse farfalle sotto vetro, non sono solo una passione del fratello della lead per i lepidotteri, ma sinonimo di una bellezza rinchiusa e non fatta volare. Tenuta per se, imprigionata. Le mani di Xu Qin sono un altro simbolo. Mani eccezionali quando si tratta di esercitare la professione di medico, ma mani che si tormentano fino a farsi male quando la ragazza è in preda al suo conflitto interiore e sentimenti.
In un contesto del genere, ci sta che una ragazza a 18 anni abbia deciso di piegarsi e mettere da parte il suo innamorato. Ci sta che abbia coltivato per 10 anni la speranza infantile di ritrovarlo, abbia fatto tutto il possibile per garantirsi una posizione sociale sicura. Una base per essere libera.
Quando Xu Qin si trova davanti Son Yang non mi pare abbia molti dubbi. Non lo sbandiererà ai quattro venti, non userà le fanfare ma ci prova in vari modi a penetrare goccia a goccia in quel muro che si trova davanti. Muro che non sa perchè è così alto e spesso. Non dice mai alla madre che rinuncerà a Son Yang. Non lo ha detto a 17 anni e non lo dice a 27.
E' un personaggio perfetto? no, ma per una volta è un personaggio femminile costruito bene, capibile e contestualizzato! E' una protagonista che da sola, con i suoi alti e bassi e qualche caduta cerca di trovare una via di fuga senza il bisogno di essere salvata. E quanto è raro in un drama cinese!!
E questo mi fa piacere il drama e gli da svariati punti.
Per quanto riguarda la seconda critica. Yang Yang sta al drama moderno in cui deve fare leader il figo, come la panna sopra le fragole a Wimbledon. Non c'è nulla di sbagliato, così è e così deve essere. Li ci sta bene, è il suo habitat, rende al meglio delle sue possibilità, che gli vuoi dire?
Nelle prime 25 puntate Song Yan ci mostra perennemente un aria da incavolato nero, molto scattoso, asciutto, freddo. Ma a mio parere questa mancanza di sfacettature non è dovuta ad una qualche carenza di Yang Yang, ma al personaggio stesso. Da un lato vi è un lead che anche nella sua vita ne ha vissute di cotte e di crude. E questo muro caratteriale che mette verso Xu Qin da mi sembra una difesa, un modo per non rischiare di soffrire di nuovo; dall'altra parte, secondo me, è una maniera per provocare, stizzare la carbonella nei confronti della sua ex fidanzata.
Quando lui alla fine fa la sua mossa, lei cade come una pera cotta. E' volontario? E' involontario? mi è sembrato a volte il gioco tra un gatto e un topo. Ma chi non vorrebbe essere il suo topo? E comunque passato quel punto è tutto panna e fragole in doppia porzione!
Tumblr media
Gli altri attori meglio di lui? diciamo che c'è un ottimo cast di secondi lead interpretati bene.
Il primo è Yan Chen, il fratello adottivo di Xu Qin. Come sboccia la lead riesce a sbocciare pure lui. Mi è piaciuta molto al conclusione della storia con la ragazza del bar. Alla fine la vita riserva incontri, si fa un pezzo di strada assieme, si sbaglia, si matura, e si va avanti. Vederli frequentarsi ancora mi avrebbe infastidito, se non altro per quello che ognuno rappresentava per l'altro. Da un senso di realtà.
Gli altri due lead sono: capo reparto 1 e capo reparto 2. Preciso una cosa. Su Viki il drama non è ancora del tutto tradotto. Il team di sottotitolatori ha avuto la bella idea di chiamare Song Yan capo squadra invece che capitano. I due capi reparto che si alterneranno in quella posizione nel drama, ho sempre pensato fossero i capi di Song Yan. In realtà switchando in inglese sono i suoi vice. Alla base di questo ho dovuto mentalmente rielaborare il rapporto tra il protagonista e i suoi due vice. Che sono in entrambi i casi due belle amicizie.
Il primo quello fra Song Yang e Suo Jun ha marcata sfumatura di bromance. Il perchè gli autori l'abbiano creata però mi sfugge, per poi togliercela così. Se proprio devo pensarla, Vin Zhang è stato messo nel drama perchè è un bel ragazzo!
Tumblr media
Il rapporto invece tra Song Yan e Jiang Yu lo vediamo formarsi, crescere e diventare sempre più stretto. Jiang Yi è un personaggio adorabile e positivissimo, e mi è piaciuto parecchio. E soprattutto è funzionale alla storia.
Ma il pezzo forte di Firework of my heart è la squadra di vigili del fuoco della Shiji Tai. Sono adorabili come i KK in Go go squid.
Tumblr media
E' bellissimo il loro rapporto, il loro aiutarsi, confrontarsi, scherzare, far fronte alle difficoltà fisiche e psicologiche. E' bellissima la loro umanità.
Attraverso questo drama, che è pur sempre un drama e quindi infiorettato da beltitudine e velata propaganda, ti immergi in un universo di sacrifici, dedizione verso la comunità e il prossimo.
Chiunque intraprenda questa strada lo fa per servire le altre persone. E' una cosa che diamo per scontata ma in realtà non lo è. E questa storia, le vicessitudini di questa squadra te lo fanno capire. E dobbia solo dire grazie. Grazie e ancora grazie!
Ci sarebbe da scrivere ancora. Perchè le storie sono svariate e non lasciate a se stesse.
Ci sarebbe da scrivere delle stagioni che si passa dal caldo alla neve in un lampo.
Ci sarebbe da scrivere dei vestiti. In pieno inverno in maniche corte e camicia sotto la neve ma che l’ha fa a fare Wibo la pubblicità dei piumini tecnici!
Ci sarebbe da parlare della mamma di Xu Qin ovvero la reincarnazione della mamma di Daoming Si, ma preferisco fermarmi qui.
@dilebe06 mi hai chiesto se vale la pena vederlo. Ti dico aspetta la traduzione e quando hai un buco schiaffacelo dentro. Non è un capolavoro, ma è completo, ha senso, hai voglia di vederlo. E come le verifiche consegnate in ordine di voto a scuola, sono 3-4 i drama quest'anno che posso mettere in questo elenco.
3 notes · View notes
curiositasmundi · 10 months
Text
[...]
Da quando è iniziata la guerra russa in Ucraina, moltissime aziende occidentali hanno interrotto le loro attività in Russia nel timore che restare operative nel paese potesse avere ripercussioni politiche e reputazionali, oltre che economiche. E lo hanno fatto in vari modi e con tempistiche diverse: alcune hanno deciso di chiudere poco dopo l’invasione e sono riuscite a farlo in modo ordinato; quelle che ci hanno messo più tempo sono state bloccate dai vari decreti che il governo russo ha introdotto per impedire le fuoriuscite di capitali dal paese; altre ancora sono state addirittura sequestrate in risposta alle sanzioni occidentali, come le filiali di Danone, Carlsberg, Fortum e Uniper.
In questo contesto, ciò che rimane delle grandi multinazionali occidentali presenti nel paese è da tempo oggetto di speculazioni da parte di una nuova classe imprenditoriale che sta nascendo in Russia, e che sta facendo fortuna proprio grazie a tutte le aziende straniere che riesce a comprare a prezzi stracciati. L’obiettivo di questi imprenditori è poi di espandersi, grazie agli spazi rimasti vuoti sul mercato russo.
Tutte le restrizioni imposte dal governo russo hanno molto agevolato questa tendenza. Per esempio lo scorso anno aveva vietato agli investitori stranieri di vendere le proprie aziende in Russia senza l’approvazione di una commissione governativa speciale: se poi c’è il via libera, le aziende devono essere comunque vendute con uno sconto di almeno il 50 per cento del valore di mercato.
Queste regole erano state imposte per vari motivi, tra cui quello di scoraggiare la fuga precipitosa di società straniere dal mercato russo e di non lasciare scoperti quei settori produttivi del paese che erano soprattutto presidiati dalle aziende occidentali. Grazie anche a queste leggi sono state bloccate nel paese decine di miliardi di dollari di profitti delle aziende occidentali, che il Financial Times ha quantificato per il solo 2022 tra i 18 e i 20 miliardi.
In più, altre regole più recenti impongono a chi cerca di vendere le proprie aziende di versare un contributo obbligatorio al bilancio dello Stato, anche se le cedessero gratuitamente o per una somma simbolica. Anche in questo caso l’obiettivo è impedire la fuoriuscita di capitali dal paese e accumulare denaro per finanziare la guerra.
Tutto questo ha creato grandi opportunità di business nei casi in cui le aziende siano disposte a vendere a qualsiasi cifra pur di andarsene. Chi ne sta beneficiando sono persone relativamente poco conosciute, che prima della guerra in Ucraina non erano tra le più ricche del paese, e che possono operare in libertà perché non sono  sottoposte a sanzioni internazionali come gli oligarchi più esposti. Non si tratta però di figure prive di esperienza, ma di imprenditori o manager che sono in attività da decenni, in alcuni casi addirittura nelle aziende che hanno acquistato e in altri proprio al fianco di famosi miliardari e oligarchi.
Bloomberg ha ricostruito alcune delle operazioni più importanti legate a queste persone: dall’inizio della guerra sono state vendute in questo modo aziende straniere in Russia per un valore complessivo di 21 miliardi di dollari, tra cui tutte le filiali di McDonald’s, del gruppo di imballaggi Ball e del produttore di prodotti chimici Henkel.
[...]
2 notes · View notes
odds-ends · 2 years
Text
Se dovessi tirare le somme sul viaggio che è stata la mia breve vita fino ad adesso, avrei molto da prendere in considerazione. Tante sono state le persone lungo il cammino, a volte sono rimasti solo ricordi, altre sono ancora qui al mio fianco. Alcune hanno lacerato la mia anima, qualcun'altra l'ha risanata, con il tempo e con tanta pazienza. So di non essere una persona facile, ma d'altronde chi lo è? Facciamo tutti i conti con il nostro passato, i nostri traumi, i nostri errori e certe volte questi prendono il sopravvento, ti trasformano in una persona che non sei tu. E lì che devi prendere una decisione. Scaverai la tua fossa con i demoni? O cercherai di risalire anche quando milioni di mani proveranno a buttarti giù nel limbo? Io non sono fuori dalla mia fossa. ci vorrà tempo e molto lavoro per risalire in superficie, ma passo dopo passo sto provando a tagliare tutti i pesi che mi trascinano giu. Non so se sto facendo le mosse giuste, a volte la corda è troppo robusta per tagliarla via in un unica mossa. Ma ogni giorno faccio un taglio sempre più profondo, sperando che un giorno il peso vada giù e mi lasci un po' più libera. I demoni sono un po' più resistenti, loro non vanno via subito. Non basta lasciarli andare, loro sono dei compagni che con il tempo hai imparato a sopportare, che ti hanno ammaliato con i loro modi quasi gentili, quando ti mostravano la via più facile per uscire da questo grande casino che è la vita. C'è stato un momento in cui credevi che la via più facile fosse la tua strada, e l'hai seguita senza voltarti indietro, credendo che arrivata alla fine della strada, ci sarebbe stata la pace, quella pace che hai cercato disperatamente in ogni uomo da cui ti sei fatta ammaliare, toccare e scheggiare l'anima. Per ogni pezzo di te stessa che hai lasciato lungo il cammino, donandolo alle persone sbagliate, per ogni volta che ti sei sentita un fallimento, per quella pacca sulla spacca che non hai mai avuto da nessuno, per tutte le volte che ti sei sminuita davanti a qualcuno, per paura di non essere giusta, per quelle volte in cui ti sei fatta del male, credendo di liberarti, per i tagli sulla pelle bianca, per il sangue buttato per le ragioni sbagliate, per quella vita che volevi abbandonare in qualche angolo buio per trovare la tua via di fuga. Per tutto ciò di brutto a cui hai sottoposto il tuo corpo e la tua mente in questi lunghi anni, per tutti i pensieri oscuri che ti hanno torturato l'anima, per tutte le volte che ti sei concessa ad un uomo per le ragioni sbagliate, per lenire un vuoto che potevi riempire solo con te stessa, per tutti quegli uomini che hanno giocato con il tuo corpo e tu glielo hai permesso. Per quelle persone che ti hanno dato della cattiva e della puttana, senza mai sentire i tuoi dolori, le tue ragioni. Per non esserti mai perdonata per tuo padre. Per non averlo salvato dal declino del suo cervello. Per averlo li davanti, ma non considerarlo più tuo padre. E credere che ormai, il tuo papà, l'unico che ti ha fatto sempre sentire amata, ormai non c'è più. Lui ora ha gli occhi vuoti e spenti, e tu credi che sarebbe meglio morire, e poi ti senti uno schifo per questi tuoi pensieri. Forse questa è la punizione giusta per l'essere stata sempre la figlia sbagliata, la ragazza sbagliata. Forse tutto questo me lo sono meritato, come una sorta di macabra punizione karmica. Una scia tossica e dannosa, che a causa tua, intaccava le vite di tutti quanti.
9 notes · View notes
susieporta · 8 months
Text
Sei di Coppe.
"Viversi nell'ascolto".
Il Radicamento è "ascolto".
E' la preziosa capacità di sentire le emozioni, percepire i bisogni, concentrarsi sulla Realtà interiore.
Una persona senza radici solide, vola.
E' distratta.
Non si accorge.
Si rifugia in un mondo inventato, distaccato dalle emozioni, immaginario. Dove l'Altro non viene mai realmente accolto nella sua Verità, ma costantemente idealizzato e destinato ad interpretare una parte preconfezionata, di fantasia.
L'Altro si ritrova a soddisfare il bisogno di negazione della Realtà.
E diventa solo un pupazzo. Un personaggio inventato.
E quando si ribella al ruolo, quando si libera dal controllo e rompe la favoletta che gli si aveva costruito intorno, allora il risveglio diventa crudele e straziante. Una profonda ferita di Tradimento e Abbandono.
Il Risveglio è ascolto.
E Verità.
Non è "sogno".
E non è bisogno che l'Altro risponda e corrisponda al mio disagio emotivo, alla mia difficoltà a privarmi del ruolo di "Principe Azzurro" o di "Principessa da Salvare", di "Strega dei due Mondi", o di "Conquistatore della Gloria imperitura".
E non è il tanto agognato "per sempre", che lega e incatena come un laccio emostatico le relazioni delle coppie o dei genitori invadenti e simbiotici.
Nulla è "per sempre" a livello incarnazionale.
Tutto si trasforma. Segue dei cicli. Nasce e poi muore. Generando nuova Vita.
Vivere nel "sogno" equivale a trattare se stessi e l'altro come oggetti compensatori.
Crescere, invece, significa dare valore al Presente.
Dare attenzione alle emozioni interiori e farsene carico. Senza fantasticare mondi diversi, irraggiungibili e non percettivamente presenti.
Senza tapparsi occhi e orecchie di fronte alle Verità che porta l'Altro.
Molte relazioni vivono di aspettative, di disidentificazione, di derealizzazione.
Senza mai ascoltarsi veramente.
Sono egoreferenziate. Negano l'identità e l'autenticità dell'altro.
Sono strumenti di evitamento e controllo, mascherati da amore.
E l'altro prima o poi ci delude quando, stanco di interpretare un ruolo e perennemente inascoltato e travisato, sceglie di ribellarsi alla finzione.
Il Radicamento di Febbraio sarà il definitivo "Bagno di Realtà".
E' urgente e necessario "imparare ad ascoltare".
Chiudere con le idealizzazioni.
Sono pericolose.
Ci riportano costantemente all'Antica condizione di finzione e di fuga. Ci indeboliscono e proiettano sull'altro aspettative irrealizzabili e sconnesse. Oltre che favorire sensi di colpa, dipendenze, ricatti emotivi, gabbie manipolatorie e vessatorie.
Liberate l'Altro da voi stessi.
Rendetevi autonomi e responsabili dei vostri bisogni.
Rendete giustizia a chi siete veramente e a chi veramente è l'Altro. Onoratevi e onoratelo. Senza ingabbiarlo. Senza pressarlo. Senza sconfinare in subdoli e inconsapevoli giochi di fantasia.
Toccate la Terra. Con i piedi nudi. E sentite il profumo. Percepitene l'autentica essenza. Assaporate quanto trasuda di Verità e Semplicità.
Il Nuovo non gioca a nascondino. Nè rincorre chimere.
Il Nuovo è cio che è.
Limpido, cristallino, sincero, onesto.
Non ingabbia e non manipola.
E per non farlo, deve necessariamente radicare la Verità di se stesso, insieme alla definitiva "libertà dal sogno".
Grandi giorni di lavoro ci attendono.
I cicli sono in chiusura.
Non lesinate nell'affrontare. Non scansatevi. Scegliete la Verità.
Ogni giorno. Anche quando è scomoda e fa male.
Forza! Che nei prossimi giorni si passa alla prova del nove!!
Avanti con Coraggio e tanto tanto Amore!
Mirtilla Esmeralda
4 notes · View notes