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#gli orari più assurdi
teredo-navalis · 1 year
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Se fossi una tipa paranoica non potrei mai stare con il mio ragazzo che mi dice: domenica sera alle otto e mezzo ho riunione di lavoro
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gcorvetti · 8 months
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Il mondo è fatto a scale.
Oggi ho fatto un colloquio, albergo 4 stelle con cucina Michelin cerca cuoco per le colazioni, questo era sommariamente l'annuncio, ieri mi ha chiamato questa tizia e tenuto al telefono una ventina di minuti tra domande e spiegazioni, poi mi chiede se oggi potevo andare così vedevo il posto e parlavo anche con gli chef, ok. Stamane barba e capelli, per quel poco che c'è da fare, doccia e di corsa perché mi sono accorto che ero in ritardo, arrivato c'è sta tipa che mi porta su una sala con un divano due poltrone e un televisorone piatto, arriva uno dei cuochi, solite domande di rito poi mi portano nella sala mi fanno vedere dove si prepara il tutto, cucina open, poi il tizio va via, mentre mi accompagna alla porta la tipa mi snocciola orari e paga, nonostante le avessi detto che sotto una soglia di pagamento non vado lei comunque è scesa, già sta cosa non mi piace, altro problema i turni sono pessimi, il primo arriva alle 5 di mattina, il secondo alle 8, poi alla fine del turno oltre le pulizie si deve preparare il pranzo per i colleghi, ha detto più o meno 35 persone con quello che c'è, quindi random tanto sono i lavoratori. Mi farà sapere Lunedì o Martedì quando e se mi fanno una prova, non penso di andare per vari motivi uno su tutti è l'orario, cioè mi dovrei svegliare alle 3:30 di notte per essere là alle 5, anzi un pò prima, e alle 6:30 se ho il turno alle 8, è alternato, quindi a che ora dovrei andare a letto? Alle 7 di sera? Altra cosa che non mi è piaciuta è che mi sono sentito un pò preso per il culo, la tipa ha esordito con "ho letto il tuo CV e mi è piaciuto molto", cosa c'è di bello in un curricula con svariati lavori, non ti sei neanche accorta che nella sessione studio ho fatto il liceo musicale e che quindi non ho studiato all'alberghiero e per me è un lavoro come un altro, bah, alla faccia degli esperti nelle assunzioni del personale. Penso che siccome nessuno vuole fare sti orari assurdi non hanno alternative, ricordo che quando aprirono quell'albergo lavoravo in piazza in un wine bar e siccome c'era aria di bancarotta avevo iniziato a cercare, feci un colloquio proprio li con una signora che ad un certo punto mi diede una pacca sulla spalla dicendomi in estone "il tuo livello di estone è pessimo, torna quando impari meglio", quando lo raccontai ad una collega mi disse che non è vero che il mio livello è basso e aggiunse che era stata scortese, meglio così disse. Altro motivo è il mio bioritmo, cioè già faccio fatica a dormire in una situazione rilassata figuriamoci se devo sballare tutti gli orari, no no, quando e se mi chiama dirò di no, poi il tizio che c'era al colloquio mi guardava in modo strano come se fossi un alieno e non ha sorriso mai, faccia serissima, sembrava infastidito da quell'incontro, boh fatti suoi. Poi sono andato a mangiarmi una cosa e a prendere un caffè così per ammazzare un pò il tempo, si lo so cosa pensi che facendo così non troverò mai un lavoro, me l'ha detto anche Spock oggi aggiungendo che finirò a lavorare al Mcmerda, beh almeno non c'è bisogno che faccia il figo tanto è merda :D
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Questa foto l'ho fatta mentre andavo, in fondo alla strada c'è il fiume ed è evidente dal fogliame che siamo in pieno autunno anche se stamane quando mi sono svegliato nevicava, senza attecchire, ma faceva freddo, si lo so che per il mio compleanno ci sarà un metro di neve me lo sento.
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bergamorisvegliata · 7 months
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REGOLE, NORMATIVE, LEGGI...OVVERO: TUTTE LE BUGIE E LE VERITA' CHE SOSTENGONO I VARI DECRETI NELL'ATTUALITA' CONTEMPORANEA...e altro ancora, della serie "Andrà tutto bene", ma anche no!!!
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Che da quasi 4 anni stiamo vivendo uno dei periodi più duri della società italiana, è un dato di fatto. Che questa "durezza" si sia tramutata in schizofrenismo, paranoia, in un vortice di sensazioni e di percezioni che vanno oltre il comune sentire, o comunque vadano aldilà del normalissimo "sistem of life" fatto e costituito dal solito "tran tran" che però perlomeno ci rendeva le giornate più sicure e tranquille, è un dato che solo 5 anni fa nemmeno ci si sarebbe sognati di vivere.
Inutile qui elencare tutti i provvedimenti che sono seguiti alla "pseudo-pandemia" che ha contraddistinto gli ultimi 40 mesi.
Tra DPCM, DL, leggi assurde, regole che sono sin da subito state definite "leggi" per non urtare la suscettibilità delle persone più ansiose (ma di che? verrebbe da chiedersi...) si sono susseguite tutta una serie di normative alle quali i cittadini hanno fatto fatica a "rincorrere"...
Iniziamo per gradi e procediamo con quella che è stata l'emergenza sanitaria, peraltro mai dichiarata ufficialmente da quello che è il massimo organismo, ovvero l'OMS! E dai decreti susseguitisi con anche fin troppa celerità. Ce li ricordiamo? Italia divisa in zone colorate, distanza interpersonale di un metro tra le persone, obbligo di indossare protezioni individuali respiratorie,
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orari assurdi (vedasi l'immagine sopra), divieto di consumazione nei locali o in alternativa seduti al banco senza "m..." (e scusate, ma non ce la faccio a nominarla...) e in piedi con ovviamente tranne durante la consumazione, mentre viceversa, in piena follia vaccinale, caffè in piedi al banco sì ma se sprovvisti di "green pass"...Per non dire di bimbi ai quali è stato addirittura precluso di giocare nei parchi e nei supermercati gli articoli dei "reparto giochi" erano chiusi con i nastri così come molti articoli di generi non alimentari.
Insomma, l'Italia (e non solo, ovvio...) ha subito una serie di provvedimenti del tutto senza logica e senza razionalità.
Allo stesso tempo, anche gli ultimi provvedimenti, e ci riferiamo agli ultimi mesi o perlomeno all'anno in corso, il 2023 ha visto un quasi drastico cambiamento della "narrazione" che di recente si è però fatta largo di nuovo: si è passati (e alcuni di questi sono dati/fatti risalenti all'estate del 2022) dall'emergenza idrica, all'emergenza scaturita dal conflitto tra Ucraina e Russia. Ma se almeno in questi casi non si sono registrate leggi e norme bislacche, con l'arrivo dell'emergenza legata alla situazione energetica, l'Unione Europea ha imposto misure draconiane e del tutto indegne di un organismo che vuol fare della civiltà il suo status. Purtroppo misure condivise da molti stati del Vecchio Continente, come la probabile eliminazione entro il 2035 delle auto a "scoppio" in favore delle vetture elettriche (la quale pericolosità di recente è stata documentata da una serie di incidenti frequenti).
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Vessatoria è la norma che obbligherebbe i proprietari di case a una ristrutturazione radicale per il semplice motivo che le case costruite all'incirca 20anni fa, sono state edificate con materiali altamente inquinanti.
Addirittura paradossale il fatto che lo scoppio di quella che sembra una vera e propria guerra tra Israele e Palestina venga fatta utilizzando armi al fosforo bianco.
E cosa dire riguardo all'alimentazione? Se già nella scorsa primavera una serie di norme parevano dare il "là" all'introduzione di determinati alimenti, solo qualche giorno fa la "dis"Unione Europea ha avvertito gli agricoltori di sospendere la produzione di grano e mais per circa un anno, sicuramente allo scopo di produrre cibo e grano OGM e/o comprare questi generi alimentari dallo stato ucraino a costi sì ribassati, ma con le chiare conseguenze sulla salute se si considera a cosa è stato ed è tuttora esposto gran parte del terreno dello stato ucraino.
E qui veniamo al titolo che apre questo articolo: districarsi tra tutte queste leggi e norme è evidentemente complicato, persino gli avvocati migliori difficilmente saprebbero interpretare nel giusto modo queste misure liberticide.
Peraltro all'orizzonte si sta stagliando quella che a breve potrebbe essere la decisione dell'OMS, ovvero quella di avocare a sè ogni situazione sanitaria dei membri della stessa Organizzazione: ovviamente il tutto è dovuto all'accettazione o meno di ciò che dichiarerà e renderà noto l'Organizzazione Mondiale della Sanità.
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In questo caso, e per via degli accordi internazionali sottoscritti tra i vari Stati, è ben difficile riuscire a "guazzabugliarsi" tra probabili leggi che obbligherebbero a trattamenti sanitari del tutto insensati e imposizioni difficilmente recepibili da chi abbia discernimento e minima conoscenza in materia.
E qui non andiamo oltre, l'unica strada indicata è quella di "rispolverare" la cara e vecchia Costituzione Italiana che nelle varie normative, nei vari commi e articoli tutela i diritti civili, della persona e della collettività e su questo c'è ben poco da discutere.
Solo facendo rispettare i propri diritti naturali e costituzionali, e proseguendo sulla via della disobeddienza civile -contemplato da ogni costituzione- sarà possibile tenere testa a tutta una serie di provvedimenti astrusi ma del tutto fuori luogo.
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Al proposito, "Bergamo risvegliata" prossimamente proporrà la rilettura della Costituzione a "step", a "dispense" che siete invitati a consultare e studiare per verificare quanto la nostra Carta sia -a distanza di quasi 80anni- ancora tra le migliori a livello europeo se non mondiale!
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oramicurcu · 3 years
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Poteva essere una serena domenica pomeriggio e invece entro su Instagram e mi trovo snobettinə farsi la vacanzetta a Palermo, che si lamentano con il proprietario di un locale perché una cameriera non ha saputo dire loro la storia del locale.
Se ne lamentano con il proprietario, mettendo potenzialmente a rischio il lavoro di quella persona, quasi sicuramente già precario e sottopagato. Si tratta pur sempre un lavoro stagionale, con paga misera, orari assurdi, contratto a cazzo - se va bene.
Io mi incazzo da morire quando si parla di lavoro. Mi incazzo quando qualcuno dall'alto del suo privilegio pensa che chi fa lavori umili possa essere trattato con sufficienza perché tanto è lì per servire, e subire, ed essere umiliati.
Mi incazzavo da morire quando uscivo con il mio ex e trattava male i camerieri (a maggior ragione perché anche lui lo era).
Io sono una che al ristorante dice infiniti grazie e mi scuso e passo i piatti e addirittura alla pizzeria del paesello glieli faccio anche trovare belli impilati, i piatti o i bicchieri li riporto dentro io stessa.
Tornando a questa delle storie su Instagram, gli dicono che se si informasse di più anziché prendere tre euro all'ora al locale (quindi sanno già esattamente quanto siano ridicoli quegli stipendi lì) gliene danno 30 loro se li porta in giro per la città. Ecco qui tutto, dimostrano di poter "comprare" una persona, fanno i fighi con i soldi che probabilmente nemmeno sudano.
Che schifo, davvero.
Che schifo il mondo del lavoro precario e proletario, che schifo la gente borghese.
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ghiacciointempesta · 3 years
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L
Yesterday I got pretty drunk, said something that I shouldn’t have, told you that I really loved you, you do not reciprocate those feelings but that’s ok I’ll be fine anyway.
La televisione è accesa e manda l’ennesimo episodio di una sitcom che sto seguendo senza veramente prestarci troppa attenzione. I miei occhi sono immersi nel contenuto del bicchiere che tengo in mano, piuttosto traballante ora che ci faccio caso. Questo vino che ho comprato fa abbastanza schifo, eppure fa il suo lavoro. Lo lascio roteare un paio di volte nel calice, osservando le bollicine frizzare piano e poi disperdersi veloci nel liquido dorato; poi prendo un sorso, allungando il braccio oltre il bordo del divano per prendere la bottiglia ai miei piedi. L’etichetta - di un pacchiano nero con scritte oro - ne decanta i sentori floreali e le note agrumate, ricamando la denominazione con descrizioni di vitigni e fermentazioni. Faccio una smorfia e ne verso ancora un po’ nel bicchiere: con 12% di grado alcolico non c’era dubbio che mi sarei ubriacata, ed era proprio a questo che volevo arrivare.
Perché non ho il coraggio di affrontare la situazione. Ho passato gli ultimi sei anni della mia vita a parlargli di tutto eppure non riesco a dirgli questo, questo piccolo insignificante dettaglio che mi sta mangiando viva da sei mesi. E ad essere sincera è anche stupido che io mi faccia tutti questi problemi, dato tutto quello che ci siamo detti in precedenza.
Do un’occhiata alla finestra e poi all’orologio che mi brilla sul polso. Sono le due del mattino. È tardi, penso riportando gli occhi alla tv, anche se ormai la mia concentrazione è andata a farsi benedire. Quante notti passate al telefono, a parlare di tutto e di niente, a starci accanto attraverso le linee telefoniche.
Probabilmente lui avrà appena finito di lavorare, magari sta tornando a casa. Ricordo di un paio di anni fa, quando rientrava ad orari assurdi e mi chiamava nel cuore della notte perché gli facessi compagnia; inevitabilmente finivamo col prenderci in giro ma non riattaccavo mai prima che arrivasse a casa sano e salvo.
Ho messo il cellulare a faccia in giù sul tavolino da caffè perché potessi trattenermi dal fare cazzate, ma questo era circa tre bicchieri di Sauvignon fa e adesso sono poco lucida e troppo emotiva per prendere qualsiasi decisione razionale. Comunque, mi trattengo. La nostra ultima telefonata notturna non è stata decisamente la più piacevole, anche se era iniziata così bene.
————
“Ciao. Come mai mi chiami a quest’ora?”
“Ehi è così che mi rispondi? Nemmeno un ‘come stai?’ o un ‘che piacere sentirti’?” Sorrisi come una scema al finestrino dell’auto.
“Te l’avrei detto se fosse stato un piacere davvero”
“Ah si? Va bene, allora non ti chiamo più” e lo sentii allontanarsi dal ricevitore. Per un attimo temetti che riattaccasse, quindi m’affrettai a ripescarlo.
“Dai! Come stai, mio caro? Per quale motivo mi stai chiamando?”
“Bene, grazie. Tu come stai?” Sospirai, vedendo le strade di una notturna Parigi scorrere oltre il vetro.
“Stanca, ho appena finito di lavorare. Allora?”
“Hai lavorato tanto? E comunque niente, volevo rompere le scatole a qualcuno e ti ho chiamato” e di nuovo un sorriso.
“Ah adesso funziona cosi? Mi fa piacere!” punzecchiai, sapendo quanto lo divertisse darmi sui nervi
“Eh si funziona così. Dove sei, ti disturbo?”
“No. Sono in Uber, sto tornando a casa. Tu?”
“Ho staccato da poco, sto bevendo una birretta con dei colleghi”
“Capito.” Ci fu un piccolo momento di silenzio.
“E poi volevo sentirti”Il primo tuffo al cuore.
“Ah si eh?”
“Si. Perché, non posso?” avrei potuto dire che stava facendo un sorrisetto malizioso anche a tutti quei kilometri di distanza, talmente lo conoscevo bene.
“No figurati, ci mancherebbe altro.”
————
Sbatto le palpebre per riprendermi dai miei pensieri e affondo la mano nella ciotola dei popcorn. Adoro mangiarli ma detesto doverli preparare, e mi sono resa conto che dopo averci dedicato più di mezz’ora del mio tempo non li ho quasi toccati per tutta la sera, troppo occupata a bere per pensare a riempirmi lo stomaco.
Un po’ come la mia relazione con Blake: lo amavo ma detestavo come mi faceva sentire, e dopo aver impiegato due anni a cercare di farla funzionare sul serio mi sono accorta tardi che non sarebbe mai andata come volevo io perché ero troppo persa nell’immaginare come avrebbe potuto essere.
La serie prosegue con un nuovo episodio e sembra cadere proprio a pennello con in mio stato d’animo. Uno dei protagonisti si è innamorato dell’altro, che però non lo ha capito. Com’è assurda la vita. Tutto attorno a noi ci bombarda con le definizioni giuste e sbagliate d’amore, ci riempie di film, canzoni, serie, video, storie di amori sbagliati e complicati che però in qualche modo succedono e talvolta funzionano. Ma la verità è che non basta amarsi per essere felici. Non è sufficiente provare un sentimento del genere per qualcun altro, bisogna avere la situazione dalla propria parte. Può succedere come no, e a volte devi combattere perché succeda, faticare per far incastrare pronostici e karma. Ma quando succede, alla fine quello che ti serve è il coraggio. Senza coraggio va tutto a puttane, e mi pare di esserne diventata così esperta da poter tenere delle conferenze a riguardo.
————
“È un peccato che tu non ti fidi.”
“Non ho mai detto che non mi fiderei di te”
“No, però delle relazioni a distanza tu non ti fidi.” a questo punto gesticolai nel vuoto e quasi al buio del mio salotto, mentre mi sembrava di rivivere la stessa conversazione per l’ennesima volta.
“È solo che… è difficile per me dopo...”
“...dopo quello che hai passato con la tua ex. Lo so Blake, ma io non sono come lei”
“Non ho mai detto che sei come lei, assolutamente” come al solito mise le mani avanti, e come al solito la cosa non fece che irritarmi
“E allora qual è il problema vero? Dimmelo. Voglio saperlo.”
“È... complicato” sbuffai esasperata, portandomi una mano nei capelli.
“Ho bisogno di saperlo, me lo devi dire.”
————
Non ero preparata a quello che mi disse dopo, e a ripensarci adesso forse non lo sarei mai stata per come le cose si svelarono. Come si può amare una persona dopo che ti ha fatto tanto male? Puoi amare qualcuno che decide di ferirti consapevolmente, non dettato dalla collera o dalla delusione? È passato poco ma ricordo ancora quella notte, probabilmente è per questo che passo tutte le altre da sola a fissare il soffitto o a bere vino scadente. Può essere che cerchi di affogare nei fiumi dell’alcool per ovviare al bere le mie lacrime. E nel frattempo mi dico che non posso essere davvero incazzata perché l’ho obbligato a dirmelo, ho insistito affinché parlasse. Quindi immagino che sia un concorso di colpe.
E se non posso essere incazzata, e non c’è nulla da vendicare o da rimpiangere, cosa mi resta?
La delusione, forse. La ferita.
E la consapevolezza che se mi avesse amata mi avrebbe risparmiato una tale sofferenza.
————
“Avremmo potuto farla funzionare. Saremmo potuti stare insieme ed essere felici, ma tu ti fai condizionare da una cosa del genere e io non riesco proprio a capire perché. Mi sembra assurdo.”
“Lo so, e tu non centri, è un mio problema. È per questo che volevo venire da te.”
“Per cosa?”
“Per provarci davvero. Nonostante le mie paure io sarei venuto, e ti avrei detto di provarci ma adesso lo so che con quello che ti ho detto è cambiato tutto” Cercai di riprendere il mio respiro perso fra i singhiozzi, invano.
“Saresti venuto qui a dirmi di provarci senza dirmi di questa cosa? E come avresti fatto più avanti, su quali basi avremmo costruito una relazione io e te così?”
“Io... l’avrei superata”
“Quindi l’avresti superata più avanti ma non sei riuscito a farlo negli ultimi due anni...” ci fu un lungo silenzio, riempito dai flebili versi di chi piange da entrambi i lati della cornetta.
“È per questo che non volevo dirtelo, perché sapevo che ti avrei fatto del male.” Piangeva anche lui, e anche nel bel mezzo di quel dolore così opprimente non dubitai che fossero lacrime vere.
“No, va bene. Dovevo saperlo, e poi ho insistito io nel chiedertelo.” Presi il fiato e la dignità necessari per ricompormi e dire qualcosa, qualsiasi cosa mi concedesse di concludere quanto prima quella chiamata, perché sapevo che più tempo restavo al telefono, più pezzi ci sarebbero stati da raccogliere. E allo stesso tempo, masochisticamente, non volevo riattaccare.
“...”
“Va bene, io... io starò bene. Ho solo bisogno di tempo però. Devi darmi un po’ di tempo.”
————
E di tempo me ne aveva concesso, devo riconoscerglielo. Fu la settimana peggiore della mia vita, il mio inferno personale; ancora oggi quando soffro ripenso a quel momento e mi dico che ho attraversato il cerchio di fuoco e son riuscita a non bruciare completamente. Quando lo richiamai aveva una voce sfinita, e devo ammettere che lo feci solo per vomitargli addosso tutta la mia rabbia: ho imparato a posteriori che non serve a niente e che ci vuole tempo per tutto. E quando la sofferenza si è placata ed ho rivisto la pace, ho provato a considerare la situazione da tutte le prospettive.
Quindi, ho capito.
Niente è nero o bianco a questo mondo; e le sfumature te le perdi quando vedi le cose da troppo vicino.
Netflix mi chiede se sto ancora guardando e francamente non ricordo nemmeno quando ho smesso: perciò con non poco sforzo spengo tutto e la stanza cade in penombra. Mi sono accorta che ha iniziato a piovere. Com’è giusto che sia.
Non avrei dovuto bere così tanto; la mia capacità di giudizio è offuscata e tutto quello che riesco a pensare è quanto muoio dalla voglia di risentire la sua voce. Credo che adesso nel mio cuore ci sia solo mancanza: vorrei che mi stringesse e mi dicesse che tra noi non è cambiato niente.
E anche se questo vino fa schifo sta facendo il suo effetto, mannaggia il mondo.
Prendo il cellulare dal tavolino e me lo rigiro tra le mani, stando attenta a non avviare la chiamata quando capito davanti al suo numero in rubrica. Prendo un altro sorso e contemplo le mie opzioni: mi piace pensare di averne molteplici, quando in questa versione della realtà fatta di bollicine aromatiche ne ho - di fatto - solo due.
O lo chiamo. Oppure no.
Lascio che la mia testa ciondoli da una parte all’altra un paio di volte, poi la smetto quando mi accorgo che mi sta salendo una leggera nausea. Ho finito le parti del corpo da torturare: le pellicine sono tutte tirate e sono abbastanza sicura che se non fossi talmente anestetizzata sentirei il labbro inferiore dolere. Non contenta, mi sono anche scavata un solco dietro l’orecchio sinistro, che nonostante tutto brucia parecchio.
È inutile che ci giro intorno, lo so pure da ubriaca.
Che cosa spero di ottenere?
Inoltrare una nuova chiamata adesso sarebbe autoinfliggersi una punizione tutta nuova, e nonostante tutta la mia mancanza di autostima riservo ancora un briciolo di amor proprio necessario a frenarmi.
Che Dio solo sa se ho bisogno di questo adesso.
Scuoto la testa nel tentativo di scacciare i brutti pensieri e chiudo gli occhi, le palpebre diventate pesanti e un po’ umide grazie all’ebbrezza e all’oscurità. Spengo lo schermo del cellulare e, a fatica, mi tiro su dal divano e mi trascino verso la camera da letto.
Questa prima decisione è un buon segno, penso, prendendo un respiro profondo nel buio.
Una delle poche mosse egoistiche della mia vita.
Forse sto iniziando a guarire.
Me lo auguro con ogni frammento di cuore.
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ideeperscrittori · 3 years
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Amazon
AMAZON (Il dialogo è inventato, ma certi ragionamenti li ho sentiti veramente.) – I lavoratori di Amazon hanno scioperato. – Pessima mossa. – C'è una mossa migliore? – Dovrebbero lavorare invece di farsi venire strane idee. – Lavorare in quelle condizioni? – Intanto i disagi dello sciopero ricadono sui clienti. È un peccato. – Perché? – Amazon è sempre stata puntuale ed efficiente. – Sulla pelle dei turnisti. – Sei un disco rotto. Tra poco ripeterai che dobbiamo accogliere tutti. – E questo che c'entra? – C'entra, so come siete fatti. – Perché sei così nervoso? Hai ordinato qualcosa su Amazon? – Sì. E ora chissà quando arriverà. – Si tratta di un giorno. – Un altro giorno senza poltrona ergonomica di fattura scandinava. – Lo sciopero è più importante di una poltrona ergonomica. – Sì, ma dimentichi che è di fattura scandinava. – Ah, allora cambia tutto... – Sai cosa otterranno con lo sciopero? – Più diritti? – No. Amazon fuggirà. – E dove? – In un paese dove una parte del salario è pagata con i soldi del Monopoli. – Quindi i turnisti dovrebbero genuflettersi e manifestare gratitudine per le mansioni ripetitive, gli orari assurdi e il precariato? – Meglio rimanere senza lavoro? Sai come finirà? – Come? – Alla fine le multinazionali se ne andranno tutte. Così sarete contenti. – Cosa suggerisci? Potenziamento del patriarcato e sfruttamento del lavoro minorile? – Dico di contenere il costo del lavoro. – Sono della vecchia scuola. Quello che chiami costo per me è uno stipendio dignitoso. – Chiamalo come vuoi. Basta che venga ridotto. Così l'Italia sarà un posto attraente per le imprese che offrono lavoro. – Ma non sarà un posto attraente per i lavoratori. – Loro non hanno alternative. – Possono scioperare. – Eh, certo, voglia di lavorare saltami addosso. – Ne parli come se fosse gente abituata troppo bene. – Perché non se ne vanno, allora? – Alcuni emigrano. Ma non tutti possono farlo. – La verità è che qui stanno bene. – Per curiosità: quanto guadagni? – Perché me lo chiedi? – Scommetto che guadagni molto di più dei turnisti di Amazon. Magari dieci volte tanto. Ho indovinato? – Di sicuro lavoro il decuplo rispetto a loro. – 440 ore a settimana? – Più o meno. Non ho fatto il calcolo preciso. Magari sono 438. – Quante ore ci sono in una settimana? – Affari miei. – E adesso? Perché non stai lavorando? – Sono le 23. Devo lavorare anche di notte? – Eh, non sei mica un turnista precario di Amazon... FINE
— L'Ideota
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paroleincroce · 3 years
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Ordinario
14.01.20
Queste ultime 15 ore sono state intense. Credo di aver esagerato ieri sera, questa notte, insomma questa mattina. Il ciclo di dormiveglia è piuttosto Scostante, spesso mi trovo quindi a fare orari assurdi: non mi dispiace, alle volte.
 Ho chiuso occhio alle 7, dimenticando totalmente l’incontro di gruppo alle 10 in punto.
 Totale ore dormite, due.
 Bus perso, altrettanto il sottoscritto.
 Nausea, fattanza ancora in circolo. Nello stomaco Monster e Skittles perchè sto mangiando poco e di merda. 
Sveglio C. che, meno fatto di me mi da uno strappo in psichiatria.
Arrivo. 10 minuti di ritardo si trasformano in 15, la portinaia mi chiama “signora”: sono troppo fatto e pieno di nausea per potermi concentrare su qualcosa.
 Una segretaria mi accompagna; “sala riunioni”. 
Cinque persone di massimo 30 anni sedute in semicerchio attorno al tavolo rettangolare, assieme al mio dottore ed un collega.
 Al tavolo una ragazza mi saluta, subito dopo anche gli altri. Alla mia sinistra un’altra: “come ti chiami?”, vengo invitato a scrivere il mio nome su un adesivo di carta, quelli che si attaccavano sulle copertine dei quaderni alle elementari, ed un pennarello color indaco. Tremano le mani ma tento disperatamente di stringere forte la mano destra che tiene il pennarello saldo, facendo diminuire il tremore: ho del fumo sotto l’unghia del pollice sinistro che ritiro nel pugno appoggiato al tavolo.
“Tancredi, non posso fare a meno di pensare alla Gerusalemme liberata”
Tento d’accennare un sorriso, non visibile per via della mascherina.
La prima persona a partire da destra, ha tutta l’aria della classica femminista vegan colma di progetti ambientali ecosostenibili: capello semi corto, frangetta da tossica ben ripulita, occhiale tondo leggermente più grande del dovuto. Magra, pallida, composta. Non è italiana ma non riesco ad identificare la provenienza dell’accento. Accanto a lei quella della “Gerusalemme liberata”: non l’osservo molto poichè lo sta già facendo lei. Ad ogni modo, una bella donna.
Oggi la mia capacità di mantenere il contatto visivo con una qualsiasi persona è pari ad uno zero meno meno.
Continuando, vicino a lei, il mio dottore ed io, alla sua sinistra. Ancora, al lato opposto del mio profilo migliore, una ragazza emana ottime vibrazioni, l’altra ancora invece (credo della mia età)  vuoto e tristezza: sembra fatta, annebbiata da farmaci. La guardo negli occhi e vedo solamente farmaci. Parla lentamente, un po’ troppo per come il  mondo gira, interviene spesso e non importa la diversità della domanda posta a tutti noi, incentra ogni risposta sull’annientare il giudizio verso le persone. Usa il termine “matti” per definire le persone presenti nella stanza.
 L’ultimo a chiudere il semicerchio prima dell’altro dottore, è un ragazzo (approssimativamente sulla ventina): l’avevo già visto all’incontro sul co housing due mesi fa e mi è stato immediatamente sui coglioni. Le persone mi stanno sul cazzo a pelle. Spara un sacco di stronzate in merito alla comunicazione sui social network, facendo affermazioni scontate da cinquantenne che non ha intenzione d’evolversi col mondo. Mi urta: avverto la mandibola serrarsi, digrigno i denti. Fuori apparente calma oceanica. La persona invece seduta effettivamente al tavolo (tutti noi eravamo leggermente più distanti) appuntava su di un cartellone bianco, ogni idea, pensiero o considerazione rotolante fuori dalle nostre labbra.
C’erano altri due gruppi in altre due stanze, con i quali abbiamo fatto cambio e discusso di tematiche leggermente differenti tra loro ma con un unico scopo. In due ore e mezza non ho spiccicato parola, se non il mio nome. Trattenere il vomito e non urlare qualcosa ha avuto la priorità. Urlare, ho sentito il bisogno di urlare. Ascoltavo le considerazioni delle altre persone mentre la testa giudicava le loro parole, criticando ogni respiro e finendo per immaginare di tirare loro un pugno in faccia. 
Incontro finito.
L’ossigeno non è mai sembrato tanto essenziale.
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corallorosso · 5 years
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Poveri imprenditori, come fanno a rinunciare pure ai bagnini schiavi?
di Alessandro Robecchi Uno scenario raccapricciante, situazione spaventevole e foriera di tregenda. Gabicce Mare, Italia. Scena: interno giorno, pizzeria. I clienti spazientiti si alzano dai tavoli e infornano da soli le loro pizze. Turisti belgi lavano i piatti. Le mogli sono salite a rassettare le stanze dell’albergo. Esterno giorno, si compila la lista degli annegati, perché i bagnini erano “giovani del Sud” che adesso che sono ricchissimi col reddito di cittadinanza, e col cazzo che vengono a Gabicce a fare i bagnini. Vale anche per camerieri, cuochi, aiuto cuochi, fattorini, commessi, baristi. Insomma ha fatto rumore il grido d’allarme lanciato dal sindaco di Gabicce Domenico Pascuzzi: manca personale per la stagione estiva perché “mancano i destinatari del reddito di cittadinanza”. Mannaggia! Non c’è giornale italiano, sito, rivista, blog, che non riprenda la notizia. Come faremo? Moriremo tutti. Un senatore del Pd eletto in Toscana, non dei più svegli, salta subito sul carretto: “Ecco, pagano la gente per stare a casa!”. Fine del siparietto. Tutta roba archiviabile come rumore di fondo. Anche perché, naturalmente, non è così. Il presidente degli albergatori del posto dice (intervistato da questo giornale) che il reddito di cittadinanza non c’entra niente, insomma fake news in piena regola (aggiungo che se uno l’anno scorso ha lavorato a Gabicce, regolarmente, coi contributi, e dichiarato tutto per bene, il suo Isee non gli concederebbe quest’anno il reddito di cittadinanza). Allarmismo e furbizia, conditi come spesso avviene con quella sottile patina di scandalo borghese antico come il mondo: “Signora mia, dove andremo a finire”. Un borbottio padronale travestito da moralismo: il reddito di cittadinanza “diseducativo” (sempre il senatore di prima). Cioè che ti disabitua a prendere un treno da Salerno o Avellino, e andare a fare la stagione in Romagna alla pensione Vattelapesca, dieci-dodici-quindici ore al giorno, metà in nero, per guadagnare alla fine un salario da fame senza diritti, come subito hanno precisato in rete migliaia di “fannulloni” dal loro divano, raccontando le loro vite reali di stagionali. Ma i più attenti riconosceranno in questa schermaglia pre-estiva, un nucleo centrale della narrazione padronale di questi anni. Una cosa che rimbalza periodicamente su titoli e titoloni, servizi dei Tg, costernate filippiche: la favola dell’imprenditore che non trova i lavoratori, che pure assumerebbe felice e generoso, ma quelli niente, maledetti, non hanno voglia di lavorare. È una favola bella, ma solo all’inizio, perché poi immancabilmente, qualcuno va a vedere meglio. E così si scopre che l’annuncio era un cartello di carta sulla vetrina, o su Facebook, oppure che le condizioni sono insopportabili, o gli orari assurdi, e la paga troppo bassa. Dopo la notizia (tipo: “Panettiere disperato si butta nel forno perché non trova garzoni”) arrivano migliaia di domande e curriculum, ovvio. Ma intanto la voce gira, la favola si consolida, il sentire comune diventa: “Guarda, il lavoro c’è, ma la gente non ha voglia”. È che il dumping sui salari, la compressione del lavoro, il disprezzo dei contratti nazionali, la mortificazione del lavoratore hanno bisogno di un sostegno narrativo, di una voce diffusa che li sostenga in qualche modo, di quel “Signora mia, dove andremo a finire”. Una piccola marea, un’increspatura di indignazione popolare, costante, immutabile, ogni volta risvegliata dalla notizia del giorno, da un sindaco di Gabicce o di altrove, per quei lavoratori che non vogliono lavorare. Che nello storytelling padronale di fine anni 10 sono quasi sempre giovani, quasi sempre “del Sud” e sempre immancabilmente fancazzisti. “Diseducati” ad accettare regole del mercato che scivolano spesso (e volentieri!) verso la schiavitù. Che stronzi, eh?
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uds · 6 years
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domo arigato (o di quella volta che sono andato in giappone)
-premessa 1: ho appena finito di scrivere il post, è lunghissimo. non ho la forza di rileggerlo, non rompete per i refusi. stay human. -premessa 2: quello che seguirà è un elenco di considerazioni raccolte 1) in una decina di giorni (di cui due di viaggio) 2) durante un tour organizzato. per cui non aspettatevi l'angolino sconosciuto o i guizzi da vero intenditore;
-so che alle parole "tour organizzato" state già sbuffando beffardi di fronte a tanta mediocrità, voi che conoscete lo mondo e il giusto modo di vivere, altro che noi sprovveduti con la guida e gli auricolari. in realtà, essendo la nostra prima e (con una certa probabilità, almeno nel prossimo orizzonte temporale) ultima volta in giappone, considerato la lingua, la cultura, gli spostamenti e tutto il resto, abbiamo preferito affidarci a qualcuno che ci facesse vedere il più possibile, spiegandocelo, piuttosto che voler fare a tutti i costi gli scienziati della vita vera e rischiare di perderci qualcosa di bello. non ce ne siamo affatto pentiti, contando che comunque in media alle cinque del pomeriggio la guida salutava fino al giorno dopo e abbiamo avuto anche tutto il tempo di giracchiare per conto nostro; -abbiamo volato con emirates. quindici/sedici ore di voli con scali a dubai, col tempo che si allungava all'infinito di fronte alla magia del fuso orario e della rottura di balle di stare seduto in una scatola di latta sospesa a migliaia di metri da terra. in aereo ti danno un sacco di attenzioni (però io ho volato quasi sempre con ryanair, per cui in questo caso per emirates siamo nel mondo del bon ci bon ci bon bon bon). e di cibo. cibo che, se viaggi di notte, arriva in orari assurdi. quando ho visto mia moglie svegliarsi al gentile richiamo della hostess e fregarsene del fatto che fosse mezzanotte e quaranta per scofanarsi di gusto il vassoio con la cena (che il menu pubblicizzava essere composta da "tipici sapori arabi", e dall'odore non ho avuto problemi a crederlo) ho avuto l'ennesima conferma della sua grandezza come persona, mentre io mi limitavo a chiedere pietosamente un bicchiere d'acqua e una decisa accelerazione dello spaziotempo; -la cosa più inquietante della emirates: l'acqua servita nel tipo di confezione che siamo abituati a vedere per le marmellatine, linguetta e tutto. -su quattro aerei presi in uno non mi andava lo schermo integrato al sedile per vedere i film/sentire la musica/giocare ai videogiochi, in due non mi funzionavano gli attacchi delle cuffiette. attorno a me a tutti andava tutto. poi uno dice che la sfiga non mira; -appena arrivi in giappone c'è uno shock culturale devastante. sono educati. sono gentili. non gridano. sono disponibili e sorridenti verso chiunque. seguono religiosamente le code. per terra, in dieci giorni, ho visto una (1) cicca di sigaretta e una (1) cartaccia. ed erano tipo le sette e mezza di mattina, quindi magari i netturbini dovevano ancora passare di là; -quando siamo stati a shirakawa la guida ci ha informati del fatto che, essendo un piccolo villaggio, non avrebbe potuto gestire la spazzatura eventualmente lasciata dai turisti, per cui questi sono pregati di tenere i propri rifiuti, per gettarli una volta a casa. ecco, la gente lo faceva. ci credereste? -per strada non si può fumare. ci sono aree apposite, delimitate e recintate, in svariati punti della città. e la gente, pensa te, rispetta questa norma; -anche se, a dire il vero, una volta ho visto della gente attraversare la strada senza aspettare il verde pedonale. ed eravamo noi. oh, i soliti italiani che si fanno riconoscere (no bon, lo fanno anche loro, ma per amor di battuta si fa tutto); -mentre eravamo su di un autobus a tokyo è spuntata, da una traversa laterale, un'allegra combriccola colorata. sappiate che l'attuale moda tra i giovani della capitale è comprarsi (o affittare) dei go kart e girarci per le strade del paese vestiti da personaggi di super mario. è tutto bellissimo; -il concetto giapponese di "dolce" è piuttosto diverso dal nostro. la guida lo ha definito più delicato, io mi limito a constatare alzando sette o otto sopracciglia che il ripieno tipico dei dolci nipponici è la marmellata di fagioli. spero che siamo tutti d'accordo sul fatto che ci sia qualcosa che non va in questo; -abbiamo visto un sacco di robe belle, dal fushimi inari al padiglione d'oro passando per sanjusangendo e così via. già solo per la parte storica e monumentale il viaggio è valso fino all'ultimo centesimo. poi c'è la parte moderna. c'è dotonbori a osaka e shinjuku a tokyo, le insegne verticali luminose, la pupazzosità di qualunque cosa, i programmi tv che sono esattamente come uno si immagina avendone visto le parodie nei simpson. e poi ci sono le parti a metà. da una delle vie centrali di kyoto buttare l'occhio a destra e sinistra e vedere viuzze da film di miyazaki con le casette in legno a uno o due piani e le tegole convesse. i quartieri delle geishe con i cartelli di divieto toccamento geishe, le feste di paese coi carri, i vestiti tradizionali e i canti, i concerti locali di gruppi a metà tra i ricchi e poveri e i pizzicato five; -no, vi farò l'elenco delle robe e delle città che abbiamo visitato, tranquilli, non voglio distruggervi di noia, ché la gente che mostra le foto delle ferie è una piaga sociale terrificante che trova troppo poco spazio nei moderni periodici d’inchiesta; -i water tecnologici. sono ovunque, anche nei bagni pubblici o nei locali più insospettabili. e sono la rivoluzione. se ci penso ancora adesso mi si illumina l'anima; -ah, indovinate chi è capitato in giappone durante l'ondata di caldo più anomala e intensa degli ultimi decenni? un giorno alle dieci e mezza di mattina eravamo a 43 gradi percepiti con il diciottomila per cento di umidità. grazie a dio in giappone c'è un distributore automatico di bevande ogni cinquanta metri. in una giornata avremo bevuto cinque litri a testa tra acqua e aquarius (una sorta di gatorade, onnipresente nelle vending machine. qualche anno fa avevano provato a importarlo, con scarso successo, anche in italia. dopo le giornate in cui mi ha letteralmente salvato la vita sto pensando di importarne diciotto casse al mese. o di indire una petizione per dedicarci un tempio shintoista); -i giapponesi hanno tre alfabeti scritti. uno -fonetico a base sillabica- per le parole giapponesi, un altro -fonetico a base sillabica- soltanto per le parole straniere da trascrivere in giapponese (...) e c'è poi quello "famoso", composto da ideogrammi, dato che i primi due possono dare adito a fraintendimenti. se non fossero così impegnati a complicarsi la vita credo avrebbero già conquistato il mondo da un paio di secoli; -all'inizio e alla fine della via che porta a un famoso tempio buddhista a tokyo ci sono due portali da attraversare. appeso al muro di uno di questi ci sono una sorta di espadrillas che saranno lunghe quattro o cinque metri. sono messe là perché così gli spiriti malvagi arrivano, le vedono, dicono "cavolo, quelle sono le scarpe dei guardiani del quartiere, se sono così grandi loro devono essere enormi" e se ne vanno. poi dite che non sono un popolo meraviglioso; -a quanto abbiamo capito i giapponesi hanno in media un rapporto molto tranquillo e sereno con la propria spiritualità, ma moltissimi sono superstiziosi (la quantità di souvenir legati ad amuleti, oggetti del buon augurio e simili è notevole, per dirne una). una mattina abbiamo visto una fila (ordinatissima) di qualche decina di metri fuori da una ricevitoria che vendeva biglietti della lotteria, in paziente attesa che aprisse, perché aveva la fama di essere una rivendita fortunata; -non mangio pesce, per cui a riguardo posso solo dirvi che mia moglie si è gustata più e più volte del sushi e, tra street food e ristoranti, ha uniformemente ampiamente apprezzato quantità e qualità. posso invece confermare direttamente che in giappone la carne è ottima, specie per quanto riguarda il manzo (kobe o hida che sia). a kanazawa c'era questo posto, il kanazawa meat, in cui ho mangiato uno dei cinque migliori piatti a base di carne della mia vita. se vi capita dite a aikina che vi mando io; -in giappone l'inglese lo parlano poco. soprattutto, lo parlano male, il che, come capirete, può diventare un po' un casino. certo, nei ristoranti risolvono con le vetrine che espongono le riproduzioni in silicone (perfette fino all'inquetudine) dei piatti presenti nel menu, ma vai tu a chiedere cos'è quella salsina. credo che in parte la colpa sia del fatto che pensano foneticamente su base sillabica (e non hanno differenza tra erre ed elle)(e non sono abituati a così tanti accenti), per cui le parole inglesi, nella loro versione, si arricchiscono di suoni che non sarebbero previsti. per riciclare il valido esempio che ci ha fatto la guida (giapponese, parlava l'italiano meglio di tre quarti dei vostri contatti su facebook), loro chiamano il mcdonald's meccu-donaru; -abbiamo comprato, per una conoscente, una rivista di manga. le riviste di manga in giappone sono dei mattoni belli spessi che contengono una decina abbondante di serie e costano pochissimo (abbiamo comprato weekly shonen jump, che ci hanno detto essere la più famosa, e costa meno di tre euro). il concetto è: ti diamo un sacco di serie su carta pessima, così intanto ti leggi tutto a pochi soldi, poi il mattone lo butti via e ti compri il volumetto -che esce periodicamente raccogliendo tot puntate- soltanto di quelle che ti interessano. la trovo una roba di una correttezza e onestà lodevole; -tornato in italia mi sono messo a provare a leggere manga, cosa quasi mai fatta in vita mia nonostante abbia sempre avuto la passione per i fumetti (la mia esperienza a riguardo si ferma a ranma e a death note -ma solo fino al momento in cui muore quel dato personaggio che non nomino per evitare spoiler, poi diventa noioso). ho scoperto che 1) ci sono un numero infinito di manga attualmente pubblicati e 2) ai giapponesi basta una mezza idea in croce per tirarci fuori un fumetto che duri anni e anni. boh, comunque se avete consigli dite pure. per ora sto leggendo attack on titan, che avevo sentito nominare più e più volte, ed è un misto tra il genere zombi e il genere robottoni. è disegnato in maniera oscena, ma la storia ti prende; -ah, di nuovo sul cibo: lo street food giapponese è, in generale, una figata; -nei ristoranti non c'è la cultura di bere acqua. se chiedi dell'acqua ti portano un bicchiere alla volta, gratis, ma ordinarne una bottiglia è impossibile. quando siamo andati a mangiare il tonkatsu, la famosa cotoletta di maiale, ce l'hanno servita con un té a temperatura ambiente fortissimo e amaro. immaginate di mangiarvi la milanese bevendo caffè freddo. oh, son giapponesi, che vi devo dire; -infoconsumatori: a occhio e croce mi sembra che i prezzi siano paragonabili ai nostri, per quanto riguarda i generi medi di consumo; -a takayama abbiamo fatto una degustazione di saké (io sono astemio, per cui il mio è stato più un assaggio, in tutta onestà). paghi meno di due euro -che servono ad acquistare una tazzina che poi ti tieni come souvenir- e poi puoi berci quindici tipi di saké diversi. l'unica regola è che non puoi riempirti più volte la tazzina con la stessa bottiglia. poi uno va a milano e ti chiedono otto euro per uno spritz, e manco ti puoi portare il bicchiere a casa; -il nostro concetto di snack in sacchetto è: patatine. il loro è: pesce fritto (o crostacei)(o alghe) di qualunque genere. brrrrr; -il concetto giapponese di colazione è una roba che nauseerebbe anche la moglie di pasquale ametrano in bianco, rosso e verdone. salse, pesce, fritti e tutto il resto. e io lo so che è tutto un fatto culturale, ma ogni mattina mi stringevo alle mie briochine in miniatura come fossero le ultime testimonianze di un mondo dorato ormai scomparso; -comunque oh, sarà che si era in vacanza, sarà che li abbiamo beccati tutti in buona, sarà che non c'è il mare a praga, ma io in un paese con un senso civico del genere mi ci trasferirei domani, che vi devo dire. anche perché poi uno arriva a casa e quello che dichiara certa gente su facebook e twitter lo capisce anche troppo bene. forse ci servirebbe un alfabeto a parte per le teste di cazzo.
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teredo-navalis · 1 year
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Rimani dove sei cercando altro. Una volta certa di aver trovato una situazione migliore, cambi
Certo, sarebbe la scelta più logica; però a fine febbraio mi scade il contratto e vorrei poter già avvisare da ora se rinnovarlo o no (per non lasciarli nella merda all'ultimo) + a marzo inizia il secondo semestre e avrò cinque corsi da seguire quindi sarà impossibile stare davvero dietro a tutti(: seguire le lezioni e aggiustare gli appunti e sapere più o meno gli argomenti) continuando a lavorare il pome, quindi c'era questa ideuzza di prendermi una pausa: lasciare il lavoro, seguire l'uni, magari farmi anche mezza estate libera, prendere la disoccupazione e poi ricominciare a lavorare ad agosto/settembre (ammesso e non concesso che riesca a stare senza lavorare, l'ultima volta sono durata 10gg prima di mettermi a girare per la città a piedi cercando annunci di ricerca personale, vabbè)
e quindi da una parte vorrei approfittare della fine del contratto per squagliarmela e via (che abbia trovato un altro lavoro o meno), dall'altra vorrei avere già l'alternativa pronta perché poi appunto mi viene l'ansia di "non trovare nulla"(aka trovare solo merde), e dall'altra ancora vorrei restare perché è un luogo che conosco già e bho
(che poi l'ideale sarebbe trovare lavoro nel mio quartiere, anche sempre in un panificio, così pure se dovessi finire tardi la sera e fare orari assurdi, almeno sarei già vicino a casa e non dovrei sottostare agli orari dei mezzi)
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Certo che, dopo battiti live e Fabrì che parla a radio subasio con quella voce, necessito (proprio per riuscire a continuare a vivere) una smut metamoro perchè non si può chiudere così la serata. Sto male.
aò, io ce provo solo perché sta cosa è già plottata ma potrei non inserire la scena nei dettagli, e spero sia abbastanza
aka Giusy che scrive smut per la prima volta in 194827738 anni e che manco ha riletto quello che ha scritto altrimenti cancellava tutto
Fabrizio si svegliò quel primo giorno di vacanza per la prima volta in chissà quanti mesi, con la sensazione di aver riposato. Complice la lontananza dalle responsabilità, gli orari e tutte le pressioni. Beh, non tutte.Accanto a lui, infatti, ancora beatamente tra le braccia di Morfeo, c'era Ermal con addosso giusto un vecchio pantalone da calcetto. Nel sonno era scivolato dal cuscino per finire con il corpo addosso al suo e un rigonfiamento non indifferente ora premeva al livello delle cosce di Fabrizio. Come aveva detto, non tutte le pressioni erano negative.Ora, Fabrizio con una buona notte di sonno si sveglia affamato, solitamente, di due cose: cibo, ovviamente, e Ermal. E beh, Ermal era certamente più vicino e in diverse maniere più appetitoso.Con calma, per evitare che l'altro si svegliasse prima del tempo, si spostò dal suo fianco e con una leggera spinta lo fece cadere di spalle al materasso, in modo tale da avere più facile accesso alla sua vita, e silenziosamente si mosse per crearsi lo spazio necessario tra le gambe. Una parte di lui amava il poter fare tutto con calma, con il caldo di luglio, l'aria di mare e il canto delle cicale. In un altro momento si sarebbe persino fermato ad apprezzare i ricci scuri di Ermal in contrasto con le lenzuola azzurro chiaro, completamente allo sbaraglio e vittime di una notte di continui rigiri del proprietario.Ma in quel momento il suo obiettivo lo aspettava e lo osservava, aspettando che lui gli desse le attenzioni che meritava.Con delicatezza scostò l'elastico dei calzoni, ben attento che Ermal non si svegliasse, e con l'altra mano alzò anche quello dei boxer, e nel sonno l'uomo emise un gemito per l'immediato quanto leggero sollievo. Senza altri indugi Fabrizio si adoperò per liberare il membro da ogni restrizione e lo vide alzarsi, già mezzo duro, tra dalla base con lieve peluria riccia e scura. In barba a ogni delicatezza residua, Fabrizio si umettò le labbra prima di poggiare un lieve bacio sulla punta per poi aprirle e cominciare a succhiare con attenzione. Una delle mani si strinse attorno all'asta, per muoversi lentamente e a ritmo con il movimento della bocca. Quello fu più che abbastanza per svegliare Ermal, se non la sua parte razionale, almeno nel basso ventre si, poiché sentì chiaramente il tessuto sotto le sue mani diventare più duro e ingrossarsi, mentre Fabrizio già pregustava l'averlo giù per la gola. Ma con calma.Perché prima voleva lavorarsi bene la strada, quindi aprì di più la bocca e cominciò a muovere la lingua, cercando di prendere il più possibile della lunghezza, lasciando qua e là qualche lappata mentre avvertiva chiaramente l'uomo svegliarsi sotto i suoi tocchi. Doveva essere davvero esausto per aver resistito così tanto.Ermal spalancò gli occhi, sommerso dalle sensazioni e il caldo fuori e dentro e oh, Fabrizio. Fabrizio che dal suo posto tra le sue gambe si era fatto strada fin sopra il suo petto e gli stava baciando il collo mentre ancora muoveva la mano lungo il suo pene."Buongiorno" gli sussurrò Fabrizio a un centimetro dall'orecchio. Quella voce, che per mesi al telefono e nei momenti più assurdi era capace da sola di metterlo in situazioni molto scomode, ora era il colpo di grazia. Non si sforzò neanche di rispondere al saluto, limitandosi a portare una mano al capo dell'altro per unire le loro labbra con forza. La mano di Fabrizio, quella libera -perché non aveva mollato la presa neanche per un istante- si fece strada nel marasma di ricci. Si fece leva sul gomito e usò la posizione per spingere ancora di più Ermal verso di sé, al punto che quasi rotolò sulla schiena. Le mani di Ermal erano sul suo corpo, stringendolo e spingendolo verso il suo, cercando di instaurare più contatto possibile.Fabrizio fu colui che interruppe il bacio, allontanandosi dal volto del suo amante mentre entrambi respiravano affannosamente."possiamo pure continuare così.." disse poi, mettendosi seduto. Ermal fece per sollevarsi anche lui ma un movimento della mano sulla sua asta lo fece ricascare giù."..oppure?" si ritrovò a chiedere, mentre un fin troppo soddisfatto Fabrizio ritornava pericolosamente vicino al suo ventre con le labbra. "Oppure posso finire quello che avevo iniziato"E detto ciò, con la lingua assaggiò l'interezza del membro, per terminare sulla cima con un sonoro bacio.Ermal non ci provò neanche a controllare il gemito che nacque dal fondo della gola, ma Fabrizio conosceva ampliamente la sua potenza vocale ed era perfettamente consapevole di poter fare di più."allora, che facciamo?"-Che bastardo-, pensò Ermal mentre la sua bocca cercava di mettere insieme le parole giuste. "ti prego, Fabrì, continua"In altri momenti si sarebbe divertito a farsi desiderare, tergiversare, fare il finto tonto, ma la voce rotta sul suo nome era una motivazione più che sufficiente a finire il suo operato.Velocemente aprì le labbra e in un unico movimento prese nella bocca tutto ciò che riusciva del pene di Ermal, che reagì con un ansito quasi sorpreso.Fabrizio succhiò il più possibile, facendo aderire le pareti della bocca e lentamente scivolando sempre di più, continuando a muovere le mani assieme al capo. Cercò di mantenere il ritmo il più possibile stabile ma gli veniva sempre più difficile, in parte perché distratto dai gemiti e ansiti di piacere che venivano dall'uomo sotto di lui, in parte perché anche la sua erezione cominciava a richiedere attenzioni che davvero non poteva dargli in quel momento.Quel momento era tutto per Ermal. Per il modo in cui diceva il suo nome e con le mani gli prendeva i capelli, tirandoli e perdendoli di continuo. Per il suo sapore misto a sudore e bagnoschiuma dalla doccia della sera precedente. Per la sua voce sporcata e spezzata e imprecisa, specchio perfetto delle sensazioni che viveva.Con decisione succhiò un ultima volta prima di lasciarlo scivolare fuori dalla sua bocca. Poi prese Ermal per mano e lo tirò finché non si fosse messo almeno seduto e ancora, senza che questi dicesse nulla. Completamente alla mercé di Fabrizio, avrebbe potuto far di lui qualsiasi cosa.E Fabrizio lo sapeva.Ermal si ritrovò in piedi, senza i calzoncini e i boxer che non ricordava neanche di aver tolto, con Fabrizio in ginocchio davanti a lui che lo guardava dal basso. Solitamente non gli piaceva l'idea di loro come qualcosa di meno che eguali, ma ancora una volta l'illusione risiedeva nell'apparenza. Pur essendo lui in piedi e in una posizione di superiorità chi aveva il totale controllo era Fabrizio che, con precisione, riprese il suo sesso in bocca e lentamente lo fece scivolare fino a colpire le pareti della gola e oddio, era già vicinissimo. Sarebbe bastato davvero poco perché fosse venuto.Poi Fabrizio posizionò le mani attorno alla sua vita e mosse il bacino in modo che Ermal scopasse attivamente la sua bocca"cristo Fabbrì, mi fa---ah" non riusciva a terminare una frase. Calore, pressione, odori, tutto era centuplicato in quel momento di perfezione e caos.Senza rendersene conto aveva cominciato a muoversi anche lui, sempre più veloce, tanto che sentiva l'orgasmo avvicinarsi come il meteorite che avrebbe eliminato i dinosauri.Provò a tirare i capelli di Fabrizio per avvertirlo ma lui, tenendo fisso lo sguardo nel suo, rallentò il ritmo e, aiutandosi con le mani, lo guidò verso l'orgasmo aiutandosi con le mani e la lingua.Fu così intenso che dovette appoggiarsi alle spalle di Fabrizio per non cadere, mentre egli continuava a succhiare fino all'ultima goccia presente in lui, finché Ermal non si ritrovò tremante e con più stelle negli occhi di quelle che avrebbe potuto mai vedere nella vita.Quando riuscì a muoversi ricadde sul letto e, senza neanche guardare, allungò la mano, sicuro che Fabrizio lo avrebbe incontrato a metà strada- e così avvenne. Lo tirò a sé, finché Fabrizio non si ritrovò sdraiato al suo fianco, e lo baciò a fondo, assaporando il più possibile il miscuglio dei loro sapori.
"Non male l'inizio di queste vacanze"
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sudokulife · 3 years
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Giovedì 21 ottobre 2021 07.27
Ebbene sì, il fatto è che mi scoccia svegliarmi così presto per poi prepararmi, alzarmi e constatare che ho perso addirittura mezz’ora di tempo a fare letteralmente un cazzo per andare da camera mia al salotto/cucina o ciò che è, mi sembra di perder tempo per niente ecco.. anyway e già un miracolo svegliarsi alle7.30 figuriamoci se riuscissi alle 7🤷🏻‍♂️ bo si vedrà dai.. comunque ciò che volevo scrivere era in realtà altro ma ok. (C’era ancora una cosa che volevo raccontare ma mi è venuta a fine post quindi si, sono qui dal futuro per scrivere ste dieci righe.. Praticamente in sti giorni ho conosciuto una ragazza tramite una live di un mio amico, in breve questa ragazza purtroppo è molestata e trattata male dal suo ragazzo e niente dopo averli sentiti urlare e farsi le peggio cose dietro la live si era detto è deciso di mettersi d’accordo con lei per cercarle lavoro e una nuova casetta dove stare per fuggire da lì ma mi sa che nn avevo capito troppe cose.. A partire dal fatto che: va bene che sei triste, hai paura e hai tutti i diritti di questo mondo ad avercela però cazzo non è che se io ti aiuto a trovare una casa o un lavoretto tu ti accolli e ti devo chiamare tutte le notti, ma poco male anche perché ho dovuto comunque parlarle e dirle che non era più possibile già dopo 4/5 notti perché facendo orari assurdi al mattino non avrei mai potuto svegliarmi all’orario che mi ero prestabilito tempo fa che poi sarebbe quello in cui mi sveglio adesso e niente volevo solo sfogare questo fatto perché purtroppo mi rompe ancora adesso che è sola nonostante io le abbia fatto conoscere un ragazzo, che è una brava persona oddio ma lei non riesce ad aprirsi con lui e non gli va bene perché saranno anche cavoli suoi, ma e quando diventano anche cavoli miei che dico: “cazzo ma una vita? Posso avere una vita senza che ogni due secondi mi mandi un messaggio?“ E niente, anche se ogni tanto mi manda qualche messaggio spero non mi rompa più di tanto i coglioni ancora perché mi sono proprio scocciato, una cosa è avere paura e tutto quello che vuoi ma quando sei tu che non te ne vuoi andare e nn prendere in mano la tua vita e lasciarla devastare agli altri allora non mi sta bene, capisco la paura e tutto però cazzo abbi un po’ di palle, un po’ di amore per te tessa //so so che sono il primo a nn avere amore per me stesso ma vabe lo consiglio agli altri che dire😅// comunque basterebbe mentre questa persona non c’è, farsi le valigie e scappare, dato che dici che vivi la vita alla giornata allora cazzo vivila e trovarti una sistemazione migliore. Scusate ma questo è solo uno sfogo ad cazzo ma ok, non dico che dovrebbe fare proprio queste cose però qualcosa che almeno si av vicini e nulla spero nn mi rompa più o almeno nn tanto come prima cazzo, Me ne sono ricordato perché mi ha mandato un messaggio adesso solo per quello)
Mi sembra che in questi ultimi tempi io non abbia dato troppo peso ai momenti peggiori de… la mia famiglia!! Effettivamente si potrebbe iniziare quasi una serie su di loro, o almeno sugli elementi peggiori.. in top 10 abbiamo le mie zie e i miei cugini compresi mariti e compagnia bella con gli animali domestici che però fortunatamente si salvano, ma in top 3 abbiamo lorooo… scherzo andiamo subito sul podio perché non ha senso spendere altre parole per la terzultima persona.. quindi? I vincitori sono mia zia e mio cugino da parte di padre!! E non due qualunque ma i soliti!! “ E niente poi ci sono io che mi sto ripetendo le frasi con il punto esclamativo a mo’ di presentatore ma ok.. “. Comunque il fatto è che non c’è la faccio più o almeno non credevo di farcela l’altra settimana a causa delle loro cazzatw.. il punto è che poi io me la prendo, mi incazzo, con tutti, con chiunque e ci rimango fregato ogni volta. Tutti i disegni e i messaggi di conforto per mio cugino mi sembrano ora solo carta straccia nei suoi confronti, come potevo immaginarlo però.. ecco si lui è il cugino che non sta bene si salute, quello che tempo fa ho detto che era andato in ospedale per un problema di una malattia al colon, ma per me può avere tutti i problemi del mondo ma finché scrive certe cose su Instagram senza menzionare la persona in questione e continuando a insultare oppure non rispondendo ai miei messaggi(che poi non è che me ne frega più di tanto però almeno abbi la cortesia di ringraziarmi per un disegno, ma se nemmeno questo ti va bene a me va bene lo stesso), non penso darò mai più retta a gente del genere ma soprattutto a lui; il fatto è che poi ci penso bene e mi viene male solo a pensarci a tutto il bene che gli ho dato, ma non solo lui, in generale a molta gente comunque con molta gente mi è capitato così, allora sto punto mi sa che sono io ad essere sbagliato🤷🏻‍♂️🤷🏻‍♂️
Ma il punto è, che quando chiamo mia zia chiedendo di te e di come stai lì in ospedale ormai da qualche settimana, dopo avermi spiegato il tutto lei mi dice che però sarebbe anche più cordiale ed educato mandarti qualche messaggio o il disegno che mi hai chiesto da tempo, ma il punto non è questo. Il fatto è che mi da fastidio che la gente non parli, mi da fastidio che sui messaggi mi arrivi il visualizzato, perché ce l’hai e nemmeno un grazie per tutti i disegni mandati oltre appunto ai messaggi; io non sto dicendo che devi essere culo e camicia con tua madre e spifferargli tutto quello che fai o quello che non fai però almeno prendila partecipe del fatto che sei io faccio qualcosa per te non mi venga rinfacciato per una cosa che non ho fatto perché mi fa stare male, davvero e mi fa capire quanto un cazzo ve ne frega di me. Scusate se qualche parola è venuta mangiata o ho scritto male ma sto scrivendo con il microfono del telefono per fare prima perché sinceramente non ho voglia di spenderci una parola in più, era solo un breve sfogo, che corona ovviamente tutti gli altri che non ho voglia di scrivere ma il fatto è che con questi ultimi tempi(E qui torniamo a quello che volevo dire prima) mi sono praticamente scordato degli ultimi miei brutti momenti in generale perché mi sa di essere incentrato su altro, solo questo dico, e niente ne sono felice. ✨
Ps ho un raffreddore che nemmeno Eolo ma vabe questa è un’altra storia, spero solo nn mi sia tornata l febbre..
Una buona giornata a tutti
Leo
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La Tattoo Sun Lotion Eco Cosmetics ha filtro solare 30. Cosa significa? Che il filtro solare lascerebbe passare non più di 1/30 della radiazione solare, fermandone quindi il 70%. 
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Ovviamente il motivo polinesiano sulle confezioni esterne e interne rimane, cambiando il dettaglio in base al prodotto. Questa volta ci troviamo un sole, sempre nello stesso stile.  Il sole, per il popolo maori, è un simbolo positivo e simboleggia la forza e la rinascita spirituale. Esso inoltre rappresenta una energia che spinge l'uomo a combattere forse oscure.  Il sole, infine, può essere anche simbolo di grandezza di spirito. Di fatti, il sole, non è nostro nemico se ci attrezziamo in maniera adeguata. E non solo per eventuali malattie della pelle ma anche per proteggere il nostro investimento d'inchiostro. Gli ingredienti che compongono  la tattoo Sun Lotion targata Eco Cosmetics sono: burro di karitè, melograno, olio di rosa mosqueta, topoferolo, noni ( che ricordo a tutti essere il frutto magico della guarigione), olio di jojoba e tanti  altri ancora compongono il nostro prodotto in spuma, estremamente facile da dosare, evitando gli sprechi e in formato borsetta.
Spesso si commette un errore grossolano a classificare la protezione solare come un prodotto di uso meramente estivo poichè essa è utile in 3 campi di applicazione (in genere anche tutti i giorni nelle stagioni più calde si consiglia applicare una crema solare):
·         sole intenso;
·         lampade abbronzanti e/o per la nail art;
·         neve.
In tutti e tre i casi son presenti raggi uv e vi invito a non sottovalutarli mai, con le giuste precauzioni, come ho già detto, ci si può tutelare da essi.
Ad esempio, hai un tattoo sul viso o in una zona scoperta (quale altra) in alta montagna in settimana bianca e con la crema proteggi la tua pelle e il tuo tattoo.
Fai lampade abbronzanti e hai tattoo sul corpo? Oppure fai manicure con lampade e hai mani, piedi e/o dita tatuate? Crema a protezione solare per i tuoi tattoo.
Per il mare, lo sanno tutti.  Coprite il tattoo sempre con la crema solare. Che sia più alta la protezione solare sulla zona tattoo che sul resto del corpo. In ogni caso non fate come spesso si fa... i primi giorni protezione solare e poi...nulla più. Sole selvaggio ad ore improponibili, vero? Non si fa. Il colore, sotto la pelle, ad elevate temperature si scioglie e questo tende a far perdere di nitidezza i contorni e le linee. Inoltre l'esposizione al sole invecchia precocemente la pelle opacizzando i colori.
Quindi ricettina semplice semplice dal Consulente BadHabitsOfTattooArtists per avere una bella pelle e tenere il tattoo sempre bello e vivido come appena guarito. Oltre il fatto di evitare esposizioni prolungate e in orari assurdi tipo 11-15. Poi spargere abbondantemente la protezione solare. Dopo aver fatto bagni, sudato copiosamente o aver anche ipoteticamente rischiato di aver tolto la protezione, semplicemente ripetere il procedimento.
Per questa estate, e/o altre occasioni come quelle sopra citate, fa un favore alla tua pelle, collegati al sito https://www.bioveganshop.it/ o collegati direttamente alla pagina del prodotto cliccando qui  e acquista la tattoo sun lotion e proteggi l'investimento del tuo tattoo.
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bergamorisvegliata · 8 months
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"FORZA VENITE GENTE!"
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Come in un moderno gioco dell'oca che si rispetti, oppure nel "Monopoli" che molti di noi ricorderanno come il "gioco finanziario" più famoso degli anni '60-'70, torna dalla ideale "casella numero zero" la giostra oppure il "gioco" delle cosiddette vaccinazioni "antiCovid19", che noi consapevoli sappiamo non essere tali, ma bensì sieri/terapie geniche che nulla hanno a che vedere con le consuete terapie mediche.
E con ciò: Bergamo-e-non-solo, ma un po' tutto l'italico paese si è riaddormentato dopo un risveglio che pareva scuotere le coscienze e destare l'attenzione su una serie di problematiche decisamente serie?
Certo che l'allentamento e l'eliminazione di ogni obbligo (a eccezioni di quelli legati alle strutture ospedaliere) hanno "rilassato" gran parte delle persone e di quei movimenti che si erano creati allo scopo di contrastare una deriva totalitaria tra le peggiori mai avute nel nostro paese ma anche ovunque in Europa.
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Di conseguenza è venuto meno l'impegno cosiddetto sociale legato al rispetto dei diritti costituzionali e civili, pur se è sempre rimasto e rimane tuttora un nucleo non irrilevante di cittadini che attraverso i vari canali "social" ma pure "fisicamente" ha seguito, sta seguendo e rimane attivo coinvolgendo quante più persone possibili nell'intento di informare più correttamente possibile riguardo a tali temi ma anche a eventuali problemi che si agganciano alla "Agenda 2030".
Infatti, non è solo sanitaria la questione che si sta riaffrontando in Italia, ma da circa un anno a questa parte, con lo "scoppio" del conflitto russo-ucraino, tra crisi energetica, crisi idrica, crisi economica, crisi occupazionale, tante sono state le emergenze che si sono dovute affrontare. Emergenze il più delle volte "fittizie", ovvero non del tutto reali ma strumentalizzate ed enfatizzate per il solo scopo di suscitare preoccupazione e indurre i cittadini a seguire i vari "diktat" governativi (l'esempio è legato alla crisi climatica: con il rispetto delle "regole" che impongono in molte città le "ZTL-Zone a Traffico Limitato, o le "Zone30" ovvero strade sulle quali non si dovrebbero superare i 30km orari, si tenderebbe a responsabilizzare gli automobilisti che così facendo inquinerebbero di meno, ma sarà poi così').
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E come in un "gioco dell'oca" o "del Monopoli", dopo un susseguirsi di allarmi, emergenze (con tanto di "test" dei giorni scorsi attraverso un sistema denominato "IT-Alert") ecco che si ritorna "punto e a capo".
Dopo circa 10-12 mesi di relativa tranquillità, ecco che un fantomatico rialzo dei "contagi-Covid" sta imponendo nuove misure "draconiane", ma non tanto attraverso norme, regole e obblighi assurdi, ma attraverso una comunicazione molto più "sottile" ma ugualmente efficace, e quindi per via di un nuovo "martellamento mediatico", con TV, quotidiani, ecc...che a ogni "TG" danno conto di dati con lo scopo di generare ansie, inquietudini e di rendere responsabili i cittadini propensi ad abituarsi a un illogico clima di emergenza e quindi tesi ad anticipare eventuali decreti che dovessero emergere da tali situazioni.
Ed è così che una serie di circolari ministeriali vengono fatte passare per obblighi (quando in effetti non lo sono) e l'avvio di una nuova campagna "vaccinale" dal 25 settembre sta spingendo molte persone a ricorrere di nuovo a una "terapia" che tale non è che pure molti organismi sanitari internazionali stanno riconoscendo come causa di molti malori.
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Ma il "popolo resistente" nel frattempo e dopo 3 anni di "follia sanitaria", pare essersi allargato, e nonostante questi ultimi 10-12 mesi di rilassamento (ma non troppo...) sembrerebbe sul punto di tornare alle "lotte" per far emergere la verità e per fare imporre la giustizia, soprattutto quella sociale, e molte sentenze e molte vicende ora paiono davvero favorevoli a modificare il "paradigma"...
Nel frattempo, a proposito di alcune sentenze, ecco quella del Tribunale del Lavoro de L’Aquila del 13 settembre 2023, che ha dichiarato l’illegittimità dell’istituto della sospensione dal lavoro (e dalla retribuzione) per assenza della vaccinazione obbligatoria anti Sars-Cov-2 dei lavoratori ultracinquantenni, e che rappresenta un importante passo in avanti nella giurisprudenza utile ai contenziosi dei lavoratori non vaccinati.
L'articolo completo qui 👇👇👇
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Il mio sguardo quando immagino il mio futuro🤩 Un pò da bambina curiosa e un pò da adulta che sa quello che vuole ottenere... Mi chiamo Luisa ho 31 anni sono mamma di due meravigliosi bambini e sono felice di dirvi che finalmente ho trovato il mio posto nel mondo del lavoro. Da un anno ho abbracciato e sposato il meraviglioso mondo del #networkmarketing lavorando esclusivamente e guadagnando online attraverso i social. Metto l'anima ogni giorno per migliorarmi, non é stato facile all'inizio ma poi con il tempo ho preso confidenza. Ho deciso di lavorare da casa perché avendo due bimbi piccoli e a causa di disorganizzazione famigliare non mi andava giù l'idea che per uscire da casa per andare a lavorare con orari assurdi dovevo lasciarli a dei perfetti sconosciuti, quindi ho trovato la mia soluzione. Mi appaga questo lavoro perchê mi da tantissime soddisfazioni e mi procura tutti gli strumenti per far decollare la mia carriera da #networker. Non ho cercato scuse, ho accettato ed ho iniziato questa grande e fantastica avventura🤩 Non vorresti farne parte anche tu di questa grandissima famiglia?? Migliaia di persone come me si sono realizzate e si stanno realizzando...Se vuoi puoi...tutto il resto é solo un escamotáge per non prendere il treno in corsa...regalati questa grandissima opportunitá, magari potrebbe dare una svolta alla tua vita😉 Ti aspetto in chat per saperne di più📱📲 #selodesideridavverononcisonoscuse❤️ #thedreamofwoman💋💄 Disclaimer: i risultati sono personali. @incaricataariix https://www.instagram.com/p/CINfS8sgHX7/?igshid=gapjx15ycp5n
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ideeperscrittori · 4 years
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COSE POCO NOTE CHE SI POSSONO FARE RESTANDO A CASA
1. Allenamento durissimo per alzarsi dal divano senza dire "oplà".
2. Dire "oplà" e mandare all'aria giorni di allenamento.
3. Cambiare obiettivo e sostituire "oplà" con il più complesso e stimolante "opplalà".
4. Fare le pulizie e scoprire che in casa ci sono insospettabili superfici riflettenti.
5. Andare in giro nudi e pentirsi di aver portato alla luce così tante superfici riflettenti.
6. Chiedere a un'immaginaria platea di fare silenzio prima di parlare da soli davanti allo specchio.
7. Indossare sempre calze di colore diverso per abituarsi a farlo anche dopo la fine del contagio.
8. Parlare con una tenda e interpretare il suo silenzio come una tacita forma di approvazione non disgiunta da un'empatica benevolenza.
9. Rotolare per terra senza alcun motivo, a parte il gusto di compiere un'azione immotivata che susciterebbe scandalo nella Milano bene.
10. Rinnovare il flusso di coscienza e sostituire la solita voce dei monologhi interiori con quella di Samantha Cristoforetti o Alberto Angela.
11. Appallottolare centinaia di fogli e gettarli in cestini per farsi trovare pronti in caso di futuri campionati mondiali.
12. Allenarsi per fare la risata da supercattivo dei cartoni animanti, con l'obiettivo di usarla durante una conference call.
13. Scoprire se settimane di allenamento per mantenere un metro di distanza dalle persone sono bastate per sviluppare poteri di misurazione con gli occhi della mente.
14. Recuperare il sorriso pensando alle assemblee di condominio annullate.
15. Fare sedute di training autogeno per abituarsi all'idea di vivere in un mondo in cui l'opinione di Mario Giordano è presa sul serio da qualcuno.
16. Ritrovare l'ottimismo visualizzando la reazione di Salvini dopo che la giunta leghista ha accettato l'aiuto delle ONG.
17. Definire "traversata" il passaggio da una stanza all'altra per dare a quest'azione una patina di eroismo.
18. Acquisire nuove competenze nella cinematografia psichica girando film mentali su quello che succederà dopo la fine della pandemia.
19. Pianificare azioni casalinghe disapprovate dai lettori dei libri di Bruno Vespa.
20. Togliersi il gusto di dormire a orari assurdi, quando possibile.
— L’Ideota
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