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#icona sacra
cristinacapella · 20 days
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Calendario delle Icone: settembre 2024
Sant'Ammiano Martire
Sant’Ammiano Martire
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madonnacelestiale · 1 year
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MADONNA CELESTIALE
Madonna Celestiale è un progetto artistico che nasce nella primavera 2013 da un’idea di Flavio Scutti elaborata in collaborazione con Paola Stasi.
Viene presentato per la prima volta in un articolo pubblicato sul blog PILL TAPES con foto dedicate alla Madonna nel mese di maggio, insieme ad una mixtape incentrata sulla musica spirituale (contaminata da sonorità che abbracciano diversi generi e culture, dal pop all’elettronica). Il tutto è scaturito dall’idea di diffondere un messaggio d’amore e di speranza, nell’intento di sensibilizzare il pubblico verso una maggiore cura e valorizzazione del patrimonio culturale artistico rappresentato dall’iconografia sacra.
Non vuole essere alcuna vetrina d’esaltazione cristiana, ma intende mostrare al pubblico (turista, curioso o appassionato che sia) l’arte di cui è piena la nostra storia e le nostre città, in chiave festosa e d’intrattenimento, con la passione per l’iconografia, l’amore per il sacro e la natura. Abbiamo scelto la Madonna perché rappresenta la figura della maternità che nella sua forma di icona partendo dalla Grande Madre si ritrova in quasi tutte le culture, dalla Dea Iside degli Egizi, alla Leucotea Ellenica, alla Mater Matuta Italica, ecc…
Le Scritture, la liturgia, le preghiere litaniche, le arti figurative e plastiche raccolgono un’enciclopedia di figure relative alla simbologia marianica in grado di oltrepassare il senso comune di religiosità per addentrarci in un orizzonte più stratificato di sedimentazione culturale, fatto di medesime radici – persino etimologiche (culto-cultura) – intrecciate alle peculiarità dell’umano “vivere nel mondo”. Possiamo facilmente tradurre questo insieme di radici intrecciate nel termine “simbolo”.
Il senso letterale di «simbolo» è di «messo insieme» e lo deriva dal greco «sumballein» (gettare insieme). Gli uomini, secondo Platone (Convito 189-93), si amano perché, all’origine, sono stati tagliati in due dalle divinità gelose e, da allora, ognuno va alla ricerca della propria metà smarrita; facilmente sentiamo in noi la necessità di comporre divisioni interne; i primi cristiani hanno sentito il bisogno di raccogliere in un Simbolo, detto degli Apostoli, la somma delle verità da professare e l’esigenza di unire la terra e il cielo.
Questa attività di ricomposizione appare indispensabile. Luca (2,19) si avvale del medesimo termine per significare che «Maria custodiva tutte queste parole collegandole insieme in cuor suo». Non solo indispensabile ma anche assolutamente decisivo appare il termine «Diavolo» (dal greco «diaballein») dice proprio il suo contrario: dividere. Il simbolo ricollega il diviso, il diavolo persegue la divisione dell’unito.
In questo caso il simbolo:
• suscita tensione invece di annullarla
• crea una spinta in avanti, proponendo aperture progettuali
• si protende verso un equilibrio che rimane costantemente al di la di esso
• si fa metapoietico, cioè trasformatore, unificando tutto il mondo in un atto di ri-creazione e di pienezza, nella ricerca di un’inarrestabile e mai raggiunta partecipazione al tutto.
È «fare anima», dice James Hillman, l’unica condizione indispensabile perché una parola richiami altre parole, un’immagine evochi altre immagini, un singolo oggetto si faccia manifestazione del tutto. Chi fa questa esperienza vive la mobile staticità della vita spirituale, il movimento nell’unicità.
Contemplare Maria significa vedere in Lei, sempre eguale a se stessa, le varianti di ogni epiteto che le si attribuisce. Solo chi spazia nell’infinito universo semiotico, può accostarsi alla conoscenza simbolica di Maria (e di qualsiasi altra entità). Maria può non solo contenere simboli, ma essere essa stessa un simbolo. Come tale, escludendole il suo ruolo sovrannaturale, si fa educatrice anche attraverso ciò che essa rappresenta: nel rapporto con la Madonna, l’uomo può integrare in sé il femminile e maturare la sua individuazione, mentre alla donna può accadere di identificarsi nella sua portata materna, generatrice, ma soprattutto nella sua matrice affatto passiva di accettazione dall’Alto di un feto (o compito, o punizione, a seconda delle circostanze) autogeneratosi di cui lei è soltanto la sacca momentanea verso il passaggio alla terra, ma di attrice attiva nella nascita del Bene.
Infatti, a seconda delle radici semitiche alle quali i filologi la fanno risalire - già nel XV-XIV sec. a.C. è documentata su una tavoletta di Ugarit la radice mrym - Maria potrebbe significare «ribelle», l’«amara», la «forte», «colei che si innalza» o che «è innalzata», oppure ancora «profetessa» o «Signora».
Dall’egiziano mrit deriverebbe il significato di «amata» (sembra il più celebrato); dall’ebraico Miryam o marah, quello di «mare amaro», «amarezza», «dolore»; dal siriaco mâr, «signora», «padrona»; dall’egiziano ed ebraico or, «essere luminoso», «stella del mare». Sant’Eusebio professa: “Maria è detta «Stella del mare» perché innumerevoli stelle ha il cielo, il mare una sola e questa è la più luminosa di tutte”.
Dello stesso avviso San Gerolamo, il quale deriva dall’ebraico mar yam («goccia di mare»), il latino Stilla maris, da cui poi il poetico Stella maris, «stella del mare» (stella polare).
Intorno al nome di Maria, è opportuno inoltre citare l’abate Giovanni Caramuele, un Vescovo poliglotta morto a Vigevano nel 1682, nato a Madrid 76 anni prima, autore fra l’altro di un Maria Liber (Praga 1652) in cui viene registrato il «Discorso sul dolcissimo Nome di Maria per anagrammi», in cui riporta le differenti e possibili manipolazioni del nome «Maria». Potrebbe sembrare fanatismo retorico, in realtà è manifestazione di entusiasmo interiore (energia inconscia) che si accontenta di un minimo segno per vedere in esso, tramite assonanze, dissonanze, vicinanze, comunanze l’occasione di liberare tutta la tensione interna centrata sulla cosa o persona amata. Come il fuoco, coinvolge tutto ciò che incontra. Del resto, nell’Antico Testamento, simili procedimenti sono ben documentati.
In conclusione, Madonna Celestiale non è una messa in scena della grandezza e bellezza di Maria, in un ordine puramente spirituale. È piuttosto una specie di operazione archeologica, documentata attraverso foto che ritraggono la Madonna da ogni parte d’Italia e del mondo, tendente a evocare il passaggio simbolico - incarnato in Maria – tra l’anima e la necessità di un suo referente terreno, immobilizzato in un angolo, sulla facciata di un palazzo, in una nicchia, in un’immagine iconica. Questo passaggio trascina con sé il legame umano con la bellezza e all’assoluto, seppure declinato talvolta in termini barocchi, altri austeri o riformatori, altri ancora allegorici, documentando una necessità atavica della specie che va scomparendo in terra, quella della traccia, per essere assimilata in una quinta dimensione, uno spazio dell’immaginario diventato realtà: l’universo digitale.
Laura Migliano
Project
Madonna Celestiale Tour 2013
Media / Mixtape / Download
Photo Tour 2013
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alephsblog · 5 months
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D’altra parte il Canfora pensiero è stato anche l’olio di ricino con cui la sinistra comunista, prima maggioritaria, poi minoritaria e ora ubiquitaria nel mainstream demo-populista, ha cercato di purgare le colpe delle compromissioni liberali e riformiste, con cui la sinistra post-comunista, dopo la caduta del Muro, ha provato a riconvertire il suo scopo sociale e la sua identità politica in quella di una forza più o meno modernamente progressista.
Viene da chiedersi perché un professionista dell’apologetica staliniana e uno spregiatore della democrazia borghese sia tuttora così amato, riverito e vezzeggiato e venerato come sacra icona di un antifascismo eterno e eternamente equivoco e nostalgico, anche da parte di chi dovrebbe avere laicizzato quella memoria e preso congedo dalle sue iconografie.
Viene cioè da chiedersi perché élite politiche e intellettuali progressiste ormai biograficamente estranee e ideologicamente distanti dal mondo che Canfora rappresenta e dall’oltremondo da cui scaglia i suoi anatemi continuino a farsi impartire «meravigliose lezioni di democrazia» da un barone a cui la democrazia, diciamolo, ha sempre fatto schifo.
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agrpress-blog · 7 months
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Il Festival della Valle d'Itria, icona della cultura italiana, svela il programma eccezionale per la sua edizione cinquantenaria nel 2024 che si svolgerà in Puglia, a Martina Franca in provincia di Taranto. Diretto da Sebastian F. Schwarz e organizzato dalla Fondazione Paolo Grassi, il festival, in calendario dal 17 luglio al 6 agosto, offre un viaggio musicale attraverso tre secoli con le opere "Norma" di Bellini, "Aladino e la lampada magica" di Rota e "Ariodante" di Händel. In aggiunta ai capolavori operistici, il festival si arricchisce di concerti di musica da camera, liederistica, sacra, barocca, sinfonica e jazz. La Nona Sinfonia di Beethoven sarà eseguita in occasione del suo bicentenario. La location, tra cui il Palazzo Ducale, il Teatro Verdi e la Basilica di San Martino, oltre alle suggestive masserie, crea un'atmosfera unica. Il direttore artistico Schwarz afferma che questa edizione si rivolge a un pubblico ampio, dalle famiglie agli amanti dell'opera barocca, offrendo una varietà che riflette la storia musicale. Invita tutti a partecipare alle celebrazioni in Puglia. Il festival si apre con la produzione di "Norma" nel cortile del Palazzo Ducale, diretta da Fabio Luisi. Il cast di alta qualità, con Jacquelyn Wagner e Valentina Farcas nei ruoli principali, rispetta la volontà originale del compositore. Segue l'omaggio a Nino Rota con "Aladino e la lampada magica", diretto da Francesco Lanzilotta, un evento imperdibile. Il Festival della Valle d'Itria promette una celebrazione straordinaria della musica e della cultura, unendo tradizione e innovazione in un contesto unico nel cuore della Puglia. Un'esperienza indimenticabile per gli appassionati e un omaggio alla storia del festival che ha conquistato il palcoscenico internazionale.
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buongiornocolcuore · 10 months
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🌟 L'Immacolata Concezione: Un'Espressione di Purezza Celestiale 🌟
Nell'arte sacra, l'Immacolata Concezione è un'icona di straordinaria bellezza e significato. Questa rappresentazione mostra una Madonna radiante, avvolta in un manto azzurro come il cielo sereno, con un'aureola di luce dorata che circonda la sua testa. I suoi occhi emanano dolcezza e compassione, mentre le sue mani si stringono in preghiera.
In questa immagine, l'Immacolata Concezione simboleggia la nascita pura e immacolata di Maria, preservata dal peccato originale. La sua figura trasmette una sensazione di serenità e protezione, invitandoci a riflettere sulla bellezza della fede e della grazia divina.
Osservando questa icona, ci si sente avvolti dalla pace e dalla purezza celesti, e ci ricorda la potenza dell'amore materno e della devozione. Che la luce dell'Immacolata Concezione possa illuminare i nostri cuori e portare speranza e ispirazione nella nostra vita quotidiana. 🙏💙
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chez-mimich · 1 year
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Parigi, agosto 2023, Louvre Questo meraviglioso San Nicola è una icona del XIII secolo ed è una delle più belle tavole esposte al Louvre nella mostra “Aux origine a de l’image sacrée” frutto di una stretta collaborazione tra il Louvre e il museo Bohdan e Khanenko di Kyiv. La minuziosa e quasi impercettibile decorazione musiva filigranata certamente originaria di una bottega di Costantinopoli che rende l’opera una gemma preziosa dell’arte bizantina. Il vescovo Nicola, come da rigida tradizione, regge nella mano la Sacra scrittura…Un’oasi di spiritualità nell’immane caos del Louvre dove ormai per essere gustate le opere vanno cercate e sottratte alla troppa distrazione che anima i visitatori.
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samdelpapa · 2 years
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O Charlie Hebdo non è satira. E suprematismo occidentale. Disprezzano gli altri popoli. Ancora una volta si rendono ridicoli, tirando la loro merda addosso all'Iran. L'occidente non può permettersi di dare lezioni al resto del mondo, non solo sui diritti umani, ma riguardo qualsiasi cosa. L'occidente è il gruppo di paesi più tirannico e criminale della storia dell'umanità. I più crudeli e senza scrupoli. lo sono ateo, ho pure annullato il battesimo. Ma mai e poi mai andrei a bestemmiare dentro una chiesa o a sputare su un icona sacra di questa o quella religione. Ognuno sceglie la sua strada, e le strade scelte dagli altri vanno rispettate. Ed è proprio qua che si vede il suprematismo occidentale nei suoi aspetti culturali: il disprezzo per le altre culture e tradizioni è parte integrante dell'ideologia occidentale. Il rispetto ce l'hanno solo per quella parte del resto del mondo che accetta col sorriso la dominazione occidentale. Per i loro servi. Copia e incolla https://www.instagram.com/p/CnB5WJFtKi9/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Tratto da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO PRIMO - di Gianpiero Menniti
https://www.amazon.it/gp/product/B088QJTT91/ref=dbs_a_def_rwt_bibl_vppi_i2
L'ICONA ALLA ‘MANIERA MODERNA’
L'icona non è un dipinto che narra. E' simbolo del divino. Non osa cogliere il soprannaturale oltre la sua rappresentazione segnica. Eppure, s'impone come presenza sacra e suscita devozione nel credente. L'arte che supera la "maniera greca" compie un passo verso il dogma cristiano dell'incarnazione: Dio abita la realtà. Il divino appare e non è solo presenza: è storia. Ed è trasformazione della storia. Ma l'ultraterreno non può che essere apparizione perfetta, geometrica, strutturale, impeccabile, forma pura, luce esatta. Sentimento chiaro e dunque comprensibile. Come in Piero della Francesca. Ed è in questo solco che l'immagine sacra, anche dopo la rivoluzione pittorica duecentesca, continua a manifestare un profondo carattere iconico, suscitando il medesimo afflato di devozione. Come se l'icona "costantinopolitana" vivesse un tempo nuovo, nel quale l'immanenza del sacro abiti ogni sua mutata espressione estetica. Come icona che giunga nel mondo.
- "Icona di S. Maria in Trastevere" detta anche "Madre di Dio della Clemenza e della Pace" - VI o VII secolo d.C.
- Piero della Francesca (1416 - 1492): "Madonna della Misericordia", Polittico della Misericordia, 1445-1462,  Museo Civico di Sansepolcro
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corallorosso · 4 years
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“Addio a sussidi, bonus e reddito di cittadinanza: con Draghi pagheremo un prezzo sociale salatissimo” (...) In questa situazione difficile economicamente e politicamente, Draghi viene visto un po’ come il salvatore. E’ così? “Intanto il fatto che tutti quanti abbiano sollevato gli occhi al cielo e ringraziato la divina provvidenza per aver fatto scendere questa sacra icona, già questo è un segno di disperazione. Perché se tutto quanto dipende da una sola persona è un problema. Di altissimo profilo che sia. Draghi ha molte carte in più rispetto a chiunque altro in questo momento sia dal punto di vista di esperienza, sia di relazioni politiche. Perché il ruolo di banchiere centrale è anche un ruolo politico. Ma pensare che faccia tutto da solo e che da solo riesca a risolvere i problemi incancreniti della politica italiana è una reazione infantile”. (...) Mario Draghi è davvero l’uomo dei poteri forti? “E’ la sintesi dei poteri forti, degli eurocrati. E’ un potere forte lui stesso! Uno che è stato direttore generale del Ministero del Tesoro e in quel ruolo ha portato a segno una raffica di privatizzazioni che non stanno nel curriculum di nessun altro. Poi è stato nel board di Goldman Sachs che è una delle banche d’affari che governano il mondo. Poi è stato governatore prima della banca d’Italia e poi della Bce. Insomma, non è mosso dai poteri forti. Ne incorpora tutte le caratteristiche”. Ma cosa c’è da aspettarsi da lui in termini di politica economica? Scardinerà quelli che sono stati i cavalli di battaglia del Movimento Cinque Stelle come il reddito di cittadinanza? “Io non so che tipo di slalom sarà tra i paletti che costituiscono il profilo delle forze politiche con cui dovrà trattare, se non altro per averne la fiducia. Ma di sicuro nel suo dna non ci sta né la flat tax, né il reddito di cittadinanza. Non ci sono la quota 100 e nemmeno i bonus e la distribuzione dei sussidi, le politiche assistenziali. Non c’è la sensibilità delle sofferenze del micro tessuto economico, che però è una parte importante della società italiana. Il prezzo sociale che pagheremo sarà altissimo”. (...) Adesso che sono passate settimane dall’inizio della crisi le posso chiedere perché secondo lei Renzi ha fatto tutto questo? “A causa del suo pessimo carattere, che lo spinge a buttare giù tutto quello che gli fa ombra. E se gli va a tiro, lo farà anche con Draghi. Non credo che Renzi sia il burattino di qualcun altro, perché ha una struttura caratteriale che lo rende ispido. Ma il suo pessimo carattere può essere usato da chi ha degli interessi, o quando vogliono far fuori qualcuno. E Giuseppe Conte e questa maggioranza davano fastidio a molti”. C’entrano qualcosa anche i soldi del Recovery Fund? “Quel bel tesoretto da 209 miliardi è stato portato a casa grazie alla coppia Conte-Gualtieri, e non era scontato e bisogna dargliene atto. Un fondo che da subito ha fatto gola a tanti, e tanti potentati, che non sopportano che venga distribuito tra troppe bocche, diciamo. Soprattutto le bocche di chi ne ha più bisogno, che sarebbero quelle più fragili dello stato economico italiano. E non sto parlando dei poveri assoluti, ma di tutto il tessuto di piccole imprese, microimprese, imprese famigliari che al momento rischiano di morire. A Carlo Bonomi di Confindustria non fa certo piacere che la posta venga spartita tra molti, così come i Benetton, così come tutti quelli che hanno spolpato l’Italia in questi anni e che sul Recovery ci hanno messo sicuramente gli occhi”. Intervista al politologo Marco Revelli di Veronica Di Benedetto Montaccini
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cristinacapella · 1 month
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Calendario di Agosto 2024
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iphisesque · 5 years
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"Gio, poi vedi di portare l'icona che l'appendiamo" "certo fra" "scusa quale icona" "l'icona sacra della Madonna Odigitria che abbiamo vinto alla lotteria del liceo artistico" "ah già"
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Il Cardinal Burke: “Nostra Signora di Guadalupe ci indirizza al mistero dell’Incarnazione”
“Nostra Signora di Guadalupe ci sta costantemente indirizzando verso il mistero dell’Incarnazione che ci dà una speranza incessante e una buona direzione per le nostre vite. Possa intercedere per te in questo suo giorno di festa. Nostra Signora di Guadalupe, stella della nuova evangelizzazione, prega per noi!”. Così ha scritto oggi Sua Eminenza Raymond Leo Cardinal Burke, in occasione della Memoria Facoltativa liturgica dedicata Beata Maria Vergine di Guadalupe.
Con gli oltre venti milioni di pellegrini che lo visitano ogni anno, il santuario di Nostra Signora di Guadalupe, in Messico, ha scritto Maria Di Lorenzo, è il più frequentato e amato di tutta l’America.
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“L’apparizione, nel XVI secolo, della ‘Virgen Morena’ all’indio Juan Diego è un evento che ha lasciato un solco profondo nella religiosità e nella cultura messicana. La basilica ove attualmente si conserva l’immagine miracolosa è stata inaugurata nel 1976. Tre anni dopo è stata visitata dal papa Giovanni Paolo II, che dal balcone della facciata su cui sono scritte in caratteri d’oro le parole della Madonna a Juan Diego: “No estoy yo aqui que soy tu Madre?”, ha salutato le molte migliaia di messicani confluiti al Tepeyac; nello stesso luogo, nel 1990, ha proclamato beato il veggente Juan Diego, che è stato infine dichiarato santo nel 2002”.
Ma cosa è accaduto in quel lontano sedicesimo secolo in Messico?
“La mattina del 9 dicembre 1531, mentre sta attraversando la collina del Tepeyac l’indio Juan Diego è attratto da un canto armonioso di uccelli e dalla visione dolcissima di una Donna che lo chiama per nome con tenerezza. La Signora gli dice di essere “la Perfetta Sempre Vergine Maria, la Madre del verissimo ed unico Dio” e gli ordina di recarsi dal vescovo a riferirgli che desidera le si eriga un tempio ai piedi del colle. Juan Diego corre subito dal vescovo, ma non viene creduto. Tornando a casa la sera, incontra nuovamente sul Tepeyac la Vergine Maria, a cui riferisce il suo insuccesso e chiede di essere esonerato dal compito affidatogli, dichiarandosene indegno. La Vergine gli ordina di tornare il giorno seguente dal vescovo, che, dopo avergli rivolto molte domande sul luogo e sulle circostanze dell’apparizione, gli chiede un segno. La Vergine promette di darglielo l’indomani. Ma il giorno seguente Juan Diego non può tornare: un suo zio, Juan Bernardino, è gravemente ammalato e lui viene inviato di buon mattino a Tlatelolco a cercare un sacerdote che confessi il moribondo; giunto in vista del Tepeyac decide perciò di cambiare strada per evitare l’incontro con la Signora. Ma la Signora è la’, davanti a lui, e gli domanda il perché di tanta fretta. Juan Diego si prostra ai suoi piedi e le chiede perdono per non poter compiere l’incarico affidatogli presso il vescovo, a causa della malattia mortale dello zio. La Signora lo rassicura, suo zio è già guarito, e lo invita a salire sulla sommità del colle per cogliervi i fiori. Juan Diego sale e con grande meraviglia trova sulla cima del colle dei bellissimi “fiori di Castiglia”: è il 12 dicembre, il solstizio d’inverno secondo il calendario giuliano allora vigente, e né la stagione nè il luogo, una desolata pietraia, sono adatti alla crescita di fiori del genere. Juan Diego ne raccoglie un mazzo che porta alla Vergine, la quale però gli ordina di presentarli al vescovo come prova della verità delle apparizioni. Juan Diego ubbidisce e giunto al cospetto del presule, apre il suo mantello e all’istante sulla tilma si imprime e rende manifesta alla vista di tutti l’immagine della S. Vergine. Di fronte a tale prodigio, il vescovo cade in ginocchio, e con lui tutti i presenti. La mattina dopo Juan Diego accompagna il presule al Tepeyac per indicargli il luogo in cui la Madonna ha chiesto le sia innalzato un tempio. Nel frattempo l’immagine, collocata nella cattedrale, diventa presto oggetto di una devozione popolare che si è conservata ininterrotta fino ai nostri giorni. La Dolce Signora che si manifestò sul Tepeyac non vi apparve come una straniera. Ella infatti si presenta come una meticcia o morenita, indossa una tunica con dei fiocchi neri all’altezza del ventre, che nella cultura india denotavano le donne incinte. E’ una Madonna dal volto nobile, di colore bruno, mani giunte, vestito roseo, bordato di fiori. Un manto azzurro mare, trapuntato di stelle dorate, copre il suo capo e le scende fino ai piedi, che poggiano sulla luna. Alle sue spalle il sole risplende sul fondo con i suoi cento raggi. L’attenzione si concentra tutta sulla straordinaria e bellissima icona guadalupana, rimasta inspiegabilmente intatta nonostante il trascorrere dei secoli: questa immagine, che non e’ una pittura, nè un disegno, nè è fatta da mani umane, suscita la devozione dei fedeli di ogni parte del mondo e pone non pochi interrogativi alla scienza, un po’ come succede ormai da anni col mistero della Sacra Sindone.
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La scoperta più sconvolgente al riguardo è quella fatta, con l’ausilio di sofisticate apparecchiature elettroniche, da una commissione di scienziati, che ha evidenziato la presenza di un gruppo di 13 persone riflesse nelle pupille della S. Vergine: sarebbero lo stesso Juan Diego, con il vescovo e altri ignoti personaggi, presenti quel giorno al prodigioso evento in casa del presule. Un vero rompicapo per gli studiosi, un fenomeno scientificamente inspiegabile, che rivela l’origine miracolosa dell’immagine e comunica al mondo intero un grande messaggio di speranza”.
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manuelbazar369world · 3 years
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Guarda "ICONA SACRA MADONNA CON IL BAMBINO STILE BIZANTINO#shorts" su YouTube
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con-una-lettera · 6 years
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Cristina Campo a María Zambrano
S.L. 9 novembre 1971
Maria carissima, sono le 3 di notte, da quasi un mese varie piccole, e meno piccole, sofferenze mi imprigionano nella mia stanza; i giorni sono lunghi, senza poter scrivere (la mia pressione sanguigna scende fino a 75 gradi, il che prova l’esistenza dell’anima, perché a questo punto si dovrebbe essere in coma, mentre io mi alzo, cerco una siringa, mi faccio un’iniezione ecc.); sopratutto sono lunghe le notti, solitarie, nelle quali si teme il sonno come un oceano che inghiotta. In queste ore evoca la presenza di quelli che un tempo – come te – mi dicevano: “Se ti senti sola, chiamami”, e che la vita ha spostato nello spazio, quello illusorio, certo, al quale noi non crediamo. E infatti tu sei vicinissima, in queste ore. Si avvicina Natale e, non sapendo che cosa farà dei nostri auguri la miserabile posta italiana, metto fin d’ora nelle tue mani il piccolo, augusto Emanuele che tra pochi giorni la liturgia di Avvento comincerà a invocare. La grande gioia che mi ha sempre dato questo volto dell’Infanzia, che è “Ieri e Oggi, Principio e Fine” spero si comunichi a te e ti accompagni. È meraviglioso avere tra le mani, come un’altra preziosa piccola icona, carica di vicende e di affetti, il volumetto “El Hombre y lo Divino”. Come lo ha arricchito il tempo, in ogni senso, Maria! Come lo ha mirabilmente stagionato! (C’è qualcosa al mondo di più bello della maturità?) Elémir mi prega di dirti che questo libro è giunto nelle nostre mani proprio mentre lui cercava inutilmente di esprimere un pensiero alto e “insobornable” (come diresti tu): il tuo libro gli ha fornito le parole perfette, che ritroverai in un suo saggio, tra poco tempo. Grazie, dunque, Maria, di questo dono da solitudine a solitudine. Grazie di essere in tanti modi presente in queste ore. Se puoi, dimmi della tua foresta sacra, del grande tavolo su cui lavori, delle due piccole amiche che confido vicino a te (non parlo che di cose, come vedi, visibili-invisibili). Nella mia poltrona, vicino al letto, dorme un grosso, giovane gatto perfettamente innocente. Nella stanzetta sopra la cucina, abbracciate, tre piccole fate dai più delicati toni di grigio. Da tutti quanti noi – molto amore
Vittoria
Cristina Campo, nom de plume di Vittoria Guerrini è stata una scrittrice, poetessa e traduttrice soprattutto di autori di lingua inglese, come Katherine Mansfield, Virginia Woolf, John Donne, e William Carlos Williams. Per tutta la vita predilesse Hugo von Hofmannsthal e Simone Weil, della quale tradusse la tragedia Venezia salva e il saggio Iliade Poema della forza. Intessé una fitta corrispondenza che sfociò in una profonda amicizia con la filosofa spagnola  María Zambrano.
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SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
L'ICONA ALLA ‘MANIERA MODERNA’
L'icona non è un dipinto che narra. E' simbolo del divino. Non osa cogliere il soprannaturale oltre la sua rappresentazione segnica. Eppure, s'impone come presenza sacra e suscita devozione nel credente. L'arte che supera la "maniera greca" compie un passo verso il dogma cristiano dell'incarnazione: Dio abita la realtà. Il divino appare e non è solo presenza: è storia. Ed è trasformazione della storia. Ma l'ultraterreno non può che essere apparizione perfetta, geometrica, strutturale, impeccabile, forma pura, luce esatta. Sentimento chiaro e dunque comprensibile. Come in Piero della Francesca. Ed è in questo solco che l'immagine sacra, anche dopo la rivoluzione pittorica duecentesca, continua a manifestare un profondo carattere iconico, suscitando il medesimo afflato di devozione. Come se l'icona "costantinopolitana" vivesse un tempo nuovo, nel quale l'immanenza del sacro abiti ogni sua mutata espressione estetica. Come icona che giunga nel mondo.
- "Icona di S. Maria in Trastevere" detta anche "Madre di Dio della Clemenza e della Pace" - VI o VII secolo d.C.
- Piero della Francesca (1416 - 1492): "Madonna della Misericordia", Polittico della Misericordia, 1445-1462,  Museo Civico di Sansepolcro
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cristinacapella · 4 months
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Calendario delle Icone : GIUGNO 2024
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