Tumgik
#il miglior modo per togliere la pancia
amore-perso · 9 months
Text
Parte 2
"Speciale deriva da species, che significa spettacolo, scena vista, qualcosa che risalta agli occhi di chi sa guardare"- è quello che mi disse guardandomi negli occhi con quella luce soffusa che proveniva dalla luce del corridoio, lasciata accesa per la fretta di cogliere al balzo l'occasione di sdraiarsi accanto a me. "Immagino che tu sia colui che sa guardare" -dissi- "non è forse speciale anche la persona che riconosce chi altri lo sia?" -non perdeva mai l'occasione per esaltare le sue qualità, pure troppo, forse anche fino a risultare odioso a volte. Ma a quel punto cominciò a sfiorarmi il viso, io risultai sicuramente infastidita, perché mi girai meglio dalla parte opposta, in ogni caso gli facilitai la presa, in quella posizione poteva tenermi stretta, con una mano sulla guancia, toccandomela meglio, c'era più contatto. Il mio cuore iniziava a battere più veloce ma riuscivo a tenere la calma, forse facilitata dal sonno, che ancora la sua presenza non mi permetteva di prendere. Mantenni quella posizione per tanto, dopo qualche minuto mi iniziava a piacere la sensazione della sua mano calda posta quasi sulla mandibola, a sfiorare la parte del viso a metà tra guancia e collo, tra castità e desiderio. Cominciavo a rilassarmi e quasi ad addormentarmi, quando la sua mano cominciò a spostarsi, scese giù, nel tragitto per qualche secondo mi sfiorò il seno, scese ancora giù. Per un attimo ebbi paura o forse sperai, forse lo pensai perché in realtà lo volevo, che cominciasse a toccarmi meglio. La sua mano cercava qualcosa, disperatamente quasi, era la mia mano, la prese, incastrò le sue dita con le mie, ci giocò per qualche minuto e poi la portò al suo viso. Ovviamente la posizione iniziale, in cui lui mi stava abbracciando da dietro, così non era più comoda per me, dovetti girarmi.
Se la teneva stretta, come a dire "accarezzami, non togliere la mano", è quello che feci: iniziai a sfiorare la leggera ombra di barba che aveva col dorso della mano, i suoi occhi iniziarono ad addolcirsi, non erano come al solito e passai a delle carezze migliori. Ora mi trovavo lì, quasi a pancia in giù, per metà appoggiata al suo petto, con il braccio che mi faceva da cuscino e la mia mano che smetteva di accarezzargli il viso solo per passare qualche secondo sul suo petto. Lui vide nel mio sguardo la paura di caderci ancora, la paura di crederci, di stare davvero bene a causa della mancanza di fiducia nei suoi confronti. Non potevo fidarmi, ogni volta che ero stata bene lui spariva, né un messaggio, né una chiamata, come potevo credere al suo bisogno di ricevere il mio amore, le mie attenzioni... Mi conosceva, leggeva nel mio sguardo ognuna di queste domande e iniziò a parlarmi di quello che lo portava a essere in quel modo.
Da un ragazzo così cosa vi aspettereste? Nulla di specifico, non mi raccontò del perché lo faceva da sempre, né cosa successe nel particolare: si limitò a parlarmi della sua unica relazione, avuta qualche anno prima, quindi comunque dopo che aveva già l'abitudine di sparire. Aveva sofferto, tradito dal suo migliore amico, non aveva perso solo la sua ragazza, sentiva che tutto quello che aveva fatto per entrambi non era stato apprezzato, si sentiva perso e un po' abbandonato. Io ero lì ad accarezzarlo nel tentativo di calmare il suo sfogo, a guardare nei suoi occhi mentre mi raccontava la sua storia, quando mi colpì una frase specifica "per me tu sei un mondo". Vi spiego: non stava parlando di me, ma era uno di quelli che ci metteva anima in quello che faceva, anche io, per cui lo capivo benissimo, e il fatto di non essere apprezzato o che nulla gli veniva riconosciuto lo minava dall'interno, parlava di questa ragazza come un mondo conquistato dopo tanto e che lui aveva contribuito a costruire, un luogo dove trovare rifugio, benessere, qualcosa di enorme, che lo avvolgesse e in cui perdersi, con le sue piccole e uniche caratteristiche. Per lui ero così, con altre diverse piccole e uniche caratteristiche: realmente eravamo dei mondi, dei piccoli pianeti, ognuno differente dall'altro, compresi appieno ciò che voleva dire. Tuttavia, la frase mi colpì perché dolorosa, mi immaginai nella mente un piccolo astronauta, che pur avendo scoperto un pianeta bellissimo per lui, decise di scoprirne un altro e focalizzarsi su questo, considerando il primo solo quando aveva voglia. Pertanto, presa un attimo dall'impulsività, gli risposi "un pianeta che però hai frequentato a intermittenza", lo avevo beccato. Sembrava realmente dispiaciuto della scelta che aveva fatto ma il secondo mondo, a quanto disse, era per lui l'unico che all'epoca poteva frequentare. Effettivamente anche io ero spesso sfuggente, lato che alla lunga poteva dare fastidio, scambiandolo per volontà di non ricambiare i suoi sentimenti. Continuavo a guardarlo negli occhi, quella sera c'è stata un'intimità che in 10 anni non si era mai creata. Mi disse che avrebbe tanto voluto stare con me così da tempo e che non si era mai creata l'occasione, ma che se quell'attesa fosse stata necessaria per provare quello che provava in quel momento, ne valeva la pena. "Sto bene" -disse guardandomi negli occhi- "sto proprio bene, con te così, non ho mai guardato nei tuoi occhi così a lungo e tu non hai mai guardato così i miei, tutto questo mi rende colmo di benessere". Era vero, c'era una strana magia che rendeva diversi i nostri sguardi quella sera, io sentivo la sua gioia, la sua sincerità e il suo reale senso di benessere nello stare così.
Tutto ciò mi aveva inebriato: le sue parole, i suoi occhi, un suo sorriso sincero che non avevo mai visto prima, lo stare vicini, le carezze, il suo entusiasmo nel parlare dei suoi sentimenti verso me, tutto. Mi persi anche io nel suo entusiasmo, mi feci prendere, i miei pensieri legati ai suoi e non mi accorsi che era a un millimetro da me che cercava di baciarmi. Non me la sentivo di baciarlo, ma era lì e un po' di desiderio c'era, comunque realizzai quello che stava accadendo realmente solo quando le sue labbra erano già sulle mie e di colpo andai via. Quello che ne risultò fu un mezzo bacio a stampo, storto, con uno schiocco a vuoto, orribile, perché subito mi allontanai, mi tolsi il piumone di dosso e, messe le scarpe e il cappotto, corsi via, lasciandolo lì, solo nel letto.
Continua
13 notes · View notes
sciatu · 7 years
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Lei, Lui e il Torrone
Lei stava depilandosi le gambe quando suo fratello Sabbuccio entrò in casa e passando di fronte alla porta del bagno le disse “ti saluta a to amica”. Intanta a spalmare la colla non gli fece caso e chiese senza pensarci “e cu era?” Il fratello ricomparve con un brick di succo di frutta che succhiava rumorosamente. “A to amica… cosa… Enza, a cuscina i Cammela” “ ma Cammela nun avi na cuscina chi si chiama Enza” “ eh chi ni sacciu jo – fece seccato Sabbuccio – mi spioi ‘ Unn’è to soru’ e ci dissi chi eri a casa chi ti tiravi i pila, e idda mi dissi ‘ Salutimmilla’ e poi si giroi e sinn’annoi vessù a piazza” contento di aver detto tutto quello che sapeva Sabbuccio se ne usci nuovamente “ma chi minchia capisti!! Si tuttu babbu (scemo) penso lei rassegnata. D’improvviso le venne l’illuminazione: “ e se l’amica fosse stata Lorenza, la ragazza che prima stava con lui? Che motivo aveva di chiedere a Sabbuccio di me? Ci conosciamo appena! - Continuò a tirare sempre più nervosamente le strisce per togliere i peli poi si fermò -  “Sabbuccio ha detto  che si è girata e se ne è tornata  verso la piazza. E perché una volta che aveva saputo che ero a casa impegnata era tornata in piazza?” Tirò ancora una striscia e si fermò. “ in piazza c’era la pasticceria di lui e lei sta andando li” Per un secondo il mondo si fermò. Poi presa da una improvvisa frenesia si alzò di scatto buttando tutto all’aria e gridando “malanova chi mi avi da rannissima buttana” si mise con una certa difficoltà il jeans e così com’era, senza reggiseno e con una gamba depilata ed una no, in pantofole e maglietta, scappò fuori.
Lui fece un passo indietro e guardò sul bancone di marmo la sua opera. “E’ perfetto” si disse soddisfatto. Se ci fosse stata lei avrebbe detto “tu si n’artista” la sua memoria tornò a quel momento in cui lei per la prima volta lo disse. Si erano nascosti su una spiaggia  scogliosa, tra due file di alti flangi flutti di cemento e nessuno li poteva vedere. Lui era sdraiato pancia all’aria e lei era stretta a lui sdraiata su un fianco alla sua destra. Lei gli aveva chiesto come mai non aveva fatto l’università e lui si era incazzato “incominci anche tu come a d’otra che ogni due minuti mi diceva di iscrivermi con lei a Torino a ingegneria. Ma io l’ingegnere non lo voglio fare. Io ho già un mestiere dove uso le mani e a me questo piace” e aveva fatto la faccia seccata. Lei era stata in silenzio e poi si era seduta su di lui, proprio dove c’era l’amico la sotto che a sentire quel morbidume incominciò a reagire “ti ho fatto una domanda mica volevo offenderti – gli disse guardandolo severa dall’alto con i due seni che pendevano sulla sua faccia -  Poi se a te. Piace usare le mani e creare, a me va bene, se sei un artista! allora fa una scuola da artista, che ne so una scuola di alta pasticceria come quella di Parma. Questo volevo dire, se vuoi seguire la tua strada, seguila, ma per essere il migliore,  non per fare solo  quello che tuo padre ti ha insegnato quando avevi dieci anni e che continuerai a fare nello stesso modo per il resto della tua vita. Fra vent’anni ti sentirai solo un frustrato perché non hai fatto di più, non hai aggiunto niente a quello che tuo padre ha fatto. Questo volevo dirti, non c’è bisogno di arrabbiarsi” e gli aveva dato un bacio di quelli dove le lingue si tucciuniavanu (contorcevano) tutte. Sorrise al pensiero di quello che era successo dopo. Suonò il campanello del negozio, qualcuno era entrato. Sbuffò perché odiava mollare tutto per andare a servire i clienti quando era in laboratorio a creare. Guardò sorridendo la sua opera, spense la luce del laboratorio e passò in negozio. V vide di spalle una signorina tutta elegante “desidera” chiese mentre pensava che quel culo lo conosceva. Quando lei si voltò e vide che era Lorenza restò di stucco. Lei sorrise maliziosa come una serpe sorride ad un topolino prima di ingoiarlo  “ma come, non mi riconosci più ?” Fece lei mentre per lui era come se qualcuno gli avesse dato un pugno nello stomaco.
Lei cercò di camminare più veloce che poteva ma era senza reggiseno e doveva stare a braccia conserte per tenerlo fermo e non far venire un colpo ai vecchietti seduti per strada.”buttana, buttana, buttana – pensava con violenza – si mu tocca o s’avvicina ci cavu l’occhi, ci cavu. Ma picchi nun sinni stava a Turinu sta rannissima sucaminchia ! e chi ci vinni a manciaciumi (prurito) da sutta pi veniri ca ora?”  Vide che c’era il prete, rallentò e facendo un sorrisino di circostanza mentre lo superava lo salutò “vossiabenedica” e il prete le fece ciao con la mano. Dovendo rallentare per il prete le vennero i primi scrupoli.   “Ma che sto facendo? - si chiese – è come se non mi fidassi di lui: lui la manderà a fanculo” si disse e pensò a quando erano sulla spiaggia e lei era seduta su di lui e si erano baciati e lei a quel punto gli chiese  “ma ti piaccio proprio?” E lui con gli occhi nei suoi ma con la mano nel suo seno le rispose quasi stupito di questa domanda “Concettina a mia mi piace tutto di te” “puru si sugnu rossa comi na balena” insisté lei “ ma quali grossa e balena, a mia mi piaci accussi” e le diede un bacio sulle labbra  restando quasi stordito dal profumo di mela cotogna che il suo seno aveva. La guardò negli occhi mentre con la mano lo accarezzava e scese lentamente dentro la maglietta e il reggiseno “lo sai che di notte sogno a te, il  tuo seno , e sogno il tuo sedere e mi sveglio con lui la sotto che è alto e dritto come l’apollo 13 ?” “Davvero – fece lei maliziosa mentre lui le toccava un capezzolo che s’irrigidiva – ma anche adesso non è male” disse lei incominciando a sfregarsi contro l’amico là sotto. Lei si ricordava bene quel momento, era stato un altro inizio o forse un punto d’arrivo, ma tutti e due lo cercavano, lo desideravano, forse lo temevano e volevano anche quell’inizio. Era stato anche il momento in cui lei aveva càpito che il suo corpo, anche se era troppo ed aveva curve dappertutto e peli che nascevano a mai finire, a lui piaceva e a lei piaceva l’effetto che su di lui faceva e le sensazioni che quel corpo le dava quando lui lo stringeva; da bambina pensava di essere come Dumbo e si chiedeva sempre quando sarebbe venuto il momento in cui avrebbe incominciato a volare, ad essere apprezzata ed amata,  ecco ora lui la stava facendo volare abbracciata a lui, in quella spiaggia ventosa, in un pomeriggio di settembre, in un sogno che finalmente viveva. Lui non avrebbe fatto niente e Lorenza perdeva solo il suo tempo!! Però continuò a camminare sempre più velocemente.
“Sono qui di passaggio – disse mostrando i suoi denti troppo bianchi per essere veri – e mi sono detta perché non prendere il tuo famoso torrone per gli amici di Torino” Lui la guardò serio.  La prima cosa che gli venne in mente era che non era Concetta. Concetta aveva una luce che le veniva da dentro, il suo sorriso era come i suoi occhi: sinceri ! Lorenza invece non mostrava mai quello che provava, né i suoi pensieri o i suoi sentimenti. dentro aveva solo qualcosa di cupo che per anni lui aveva cercato di illuminare ma che per Lorenza era un modo di essere perché per lei mostrare i suoi sentimenti, era una debolezza. Concetta era diversa, lei dava luce come un sole, Lorenza era un sole nero che assorbiva la luce perché voleva solo l’amore degli altri come se fosse dovuto, senza dare niente del suo, Concetta sulla spiaggia quella volta lo lascio fare quando lui liberò l’amico, lei incominciò solo a  muoversi su di lui lentamente,  mentre lo baciava sugli occhi, sulle labbra,  donandogli il suo seno, facendolo immergere dentro di lui a cercare con le labbra sensazioni da regalarle. Tutto succedeva lentamente come quando si mangia una torta da tempo solo immaginata.  Nel vento che li accarezzava lui sentiva il profumo dei suoi capelli, il suo collo vibrare sotto le sue labbra su cui lentamente si posavano, il calore del suo corpo passare nelle sue mani, i vestiti stropicciarsi come il loro passato, perché da quel momento in poi sarebbero stati diversi, ognuno avrebbe rubato all’altro un pezzo di anima e l’avrebbe unita alla sua.  Non l’aveva mai fatto cosi con Lorenza con complicità, sensualità, desiderio, come se non fosse un sali e scendi meccanico, ma un cercare, un donare,  un volere per dare, un naturale bisogno, un affascinante esplorare per capire, per scoprire, per possedere e appartenere. Tutto questo era stato perché Concetta era come lui la sentiva, come lui l’amava. E quando alla fine Concetta incomincio a mugolare dal piacere, lui non capì più nulla e fu come se la testa d’improvviso scoppiasse e si svuotasse e lui affondasse nel silenzio di un mare caldo e morbido, senza suoni o luce, eppure luminosissimo, un mare denso come miele che era poi sempre lei, solo lei. Lorenza non era cosi, e ora ripensando a quel giorno sulla spiaggia con Concetta, capi che lui a Lorenza non l’amava, non avrebbe mai potuto amarla. “Cosa vuoi – chiese serio – non sei venuta qui per il torrone, sei venuta solo a provocare e rompere i cugghiuni!” “Ma cosa dici! Sei sempre il solito cafone,  volevo vedere se stavi bene….non posso neanche farti una visita amichevole con la colomba della pace ?” “Vattene – gridò lui arrabbiato perché lei non capiva  che lui non la voleva davanti – vattene che se no ti butto fuori” e in volto si fece brutto, come se lui veramente fosse capace di farlo. E forse lo era veramente. Quante volte l’aveva cercata per telefono per capire, per parlare, per chiarire e lei se rispondeva diceva evasiva “ti richiamo, ora non posso…” quante volte aveva pregato sua cugina Carmela di parlarle, di spiegarle, di dirle e aveva avuto solo risposte vaghe, giustificazioni, fino a che aveva lasciato perdere e aveva cercato di rassegnarsi per poi scoprire che stava con un altro.  E ora si presentava qui con la colomba della pace!!? Ma chi sinn’annassi a fanculu!! Che pensava? Che lui era ancora li in adorazione della madonna Lorenza?! Era venuta solo per provare il piacere di vederlo saltare ogni volta che schioccava le dita, ma lui non era più quello che lei conosceva.
Lei si chiese, “ se è cosi, se lui non farà niente con lei.  perché stai andando da lui? Che ci fai li con loro due. Se sei sicura di lui te ne dovresti tornare indietro!” Cercò dentro di se una risposta. “ devo andare,  perché lui di tutto questo soffrirà” ricordando come ogni volta che il discorso cadeva su Lorenza lui si incupiva, perché era stato tradito, era stato usato, perché chi uccide le nostre illusioni uccide sia noi che la speranza dei nostri domani e lui dopo Lorenza  aveva smesso di pensare che la felicità potesse esistere. Doveva andare, non poteva lasciarlo solo, non doveva lasciarlo; era il suo uomo, doveva dividere tutto con lui. Era sul lato del marciapiede dove c’era il negozio che distava una cinquantina di metri e vide aprirsi le porte e qualcuno uscire come se fosse stato spinto fuori. Era una ragazza magra e alta che girandosi verso chi l’aveva spinta fuori grido cose abbastanza volgari. Poi si mise a posto e si diresse nella sua direzione. Per un minuto ebbe la gioia di pensare che le avrebbe potuto riempire la faccia di timpuluni (schiaffi). Poi pensò che erano in piazza e le chiassate li di fronte a tutti I frequentatori del bar, al paraciprete (arciprete) che era dietro di lei e al negozio di lui era meglio evitarle. Già la gente aveva visto come era uscita e magari aveva già incominciato a cuttighiare (spettegolare).  Così per non incontrarla entro nel primo negozio che c’era alla sua destra scoprendo che era una panetteria ed ordinò della mollica giustificando l’abbigliamento dicendo che stava facendo le melanzane ripiene e le era finita e quindi era uscita di corsa a comprarla. Sentì passare Lorenza sulla strada con il suo passo nervoso, e le mandò mille malanova (maledizioni).Quando Lorenza si allontanò lei uscì e si  diresse alla pasticceria ed entrò.
Lui intanto in testa aveva una tempesta “Stronza, pensava che arrivava lei e le buttavo le braccia al collo” e per calmarsi aveva incominciato a passare un panno sul bancone dei pasticcini. Poi si fermò e prese il cellulare e lo accese guardando la foto sullo schermo dove lui era dietro di lei e l’abbracciava e insieme sorridevano felici a chi aveva scattato la foto.  Restò indeciso se chiamarla o meno, ma lasciò stare, l’avrebbe vista dopo, era inutile farla incazzare parlandole di Lorenza, era meglio se anche lui si calmava. Il campanello della porta suonò ancora e apparve Concetta. Lui la guardò stupito. Lei restò ferma sulla porta quasi non sapesse che dire o fare come una bambina sorpresa a rubare la marmellata “fini a muddica e vinni ca accanto ma pigghiu” e mostrò il sacchetto che aveva in mano per provare quanto diceva. Lui l’osservò. Era vestita da casa , addirittura con le pantofole vecchie. Non sarebbe mai uscita cosi, o sarebbe uscita cosi solo se ci fosse stato un serio motivo, un motivo più importante che comprare un sacchetto di mollica. Lei sapeva. Forse aveva anche visto lui che buttava fuori a Lorenza. Era venuta perché sapeva il giramento di palle che aveva o per controllare che lei non se lo portasse via. Era venuta per amore, solo per amore, solo perché l’amore fa fare queste cose senza senso e per pura passione.   Lui andò e la baciò, cosi com’era, e prendendole la mano le disse solo “vieni” e se la tirò nel laboratorio portandola a tentoni vicino al tavolo di marmo e solo allora accese la luce
Lei restò a bocca aperta osservando cosa c’era sul tavolo mentre lui da dietro l’abbracciava e le sussurrava in un orecchio “ti piace”. Sul tavolo c’era una copia della foto che lui usava come salvaschermo sul telefonino, ma era una copia fatta con torrone, anzi con torroni di tutti i tipi a seconda di dove serviva un colore chiaro o uno più scuro, di dove c’era la pelle fatta con il sesamo o i capelli di lei (nocciole), o quelli di lui (mandorle) o i denti (mandorle sbucciate) o i vestiti (torrone di pistacchio) Il torrone prendeva tutto il tavolo e splendeva luminoso sotto la lampada al neon “ti piace ?” Ripeté lui con una certa ansia. E lei non rispondeva stupita da quella istantanea della loro felicità fatta con nocciole e mandorle.  La sua testa le diceva che era qualcosa di originale,  forse un po’ pacchiana, magari inutile, esagerata e chissà poi cosa avrebbe detto suo padre a veder consumare così tutto quello zucchero e quelle mandorle solo per lei. Ma il suo cuore le diceva che era una cosa bellissima, dolcissima, che nessun mai avrebbe potuto fare qualcosa di simile e dirle senza parole quello che aveva dentro di se, quello che per lui, lei era, quello che loro due erano. Il suo cuore che batteva a mille le diceva che chi era tanto folle da fare quella cosa per lei non poteva non essere innamorato. Sinceramente innamorato. Assolutamente innamorato. Lei non aveva motivo di dover dubitare, non poteva dubitare, non voleva più dubitare. Loro due in quel modo, infantile e dolcissimo valeva più di un anello di fidanzamento. Strinse le mani che l’abbracciavano sorridendo “amore, si n’artista……”
31 notes · View notes
giancarlonicoli · 5 years
Link
21 MAR 2020 17:44
“C’È CHI LA CHIAMA POESIA, IO LO CHIAMO GIANNI MURA” - CROSETTI: "LUI LE PAROLE LE CONOSCEVA TUTTE, AMANDO DI PIÙ QUELLE FRANCESI COSÌ COME AMAVA IL TOUR QUASI PIÙ DI OGNI COSA. DA GIANNI HO IMPARATO CHE IL RACCONTO È MOVIMENTO. LUI È IL PIÙ GRANDE GIORNALISTA ITALIANO DI TUTTI I TEMPI, È PIÙ GRANDE DI BRERA CHE GLI FU MAESTRO, PERCHÉ È PIÙ BUONO" – VERDELLI: “CHE LA TERRA TI SIA LIEVE”. SOTTO QUELLA TERRA ADESSO, INSIEME ALLA TUA BARBA RUVIDA, C’È UN PEZZO DI REPUBBLICA” – IL RICORDO DI MALAGO’ – LA CRONACA DEI FUNERALI DI DE ANDRE’ E QUELLE SIGARETTE PASSATE A MERCKX, VIDEO
-
CARLO VERDELLI per repubblica.it
Si è fermato proprio nei giorni in cui si è arreso anche lo sport. E’ sceso di bicicletta, è andato a sedersi in panchina, ha lasciato il campo di cui è stato l’ultimo campionissimo. Pochi giorni fa mi aveva detto: dai, diretur, che ce la facciamo.
Sì, dobbiamo proprio farcela, Gianni. Te lo dobbiamo: noi, tuoi allievi di Repubblica, la comunità grande dei nostri lettori, e chiunque si sia emozionato per le tue cronache dal Tour, per le migliaia di montagne che hai scalato con i tuoi ciclisti, per tutte le partite di calcio che ci hai fatto vivere come se fossimo lì, per il talento purissimo e brusco che hai sparso in ogni articolo, intervista, ritratto, per essere stato l’arbitro, volutamente di parte, nell’appuntamento imperdibile e perduto con i tuoi “Cattivi pensieri”, fino all’angolino in ultima pagina, “Spassaparola”, che oggi lasceremo bianco e magari anche domani e dopo.
Quando scrivevi l’addio a qualcuno, terminavi sempre con questa frase: “Che la terra ti sia lieve”. Sotto quella terra adesso, insieme alla tua barba ruvida, c’è un pezzo di Repubblica, che ti starà accanto per farti compagnia, come tu l’hai fatta a noi.
MALAGÒ: "CI HAI DONATO POESIA PURA"
GIOVANNI MALAGO' per repubblica.it
A nome personale e del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, interpretando i sentimenti dell’intero mondo sportivo, mi stringo al dolore del Direttore Carlo Verdelli e di tutta la redazione di Repubblica nel ricordo di Gianni Mura, un gigante del giornalismo e un indimenticabile fine dicitore del nostro mondo, abbracciando idealmente la famiglia e tutti quelli che hanno voluto il privilegio di conoscerlo e di apprezzarlo.
Ci hai donato poesia pura, traslandola sul ‘tuo’, nostro mondo. Oggi hai voluto riservarci un dolore immenso, tanto difficile da raccontare che, forse, avresti fatica anche tu, caro Gianni. Tu che con le parole hai sempre disegnato arcobaleni e descritto sogni, riuscendo a decodificare con la scrittura anche quello che le sensazioni più intime raccontano solo al cuore.
Te ne sei andato in punta di piedi, in un attimo interminabile che ci lascia sgomenti. Non c’è un aneddoto, un momento per ricordarti. C’è una vita intera da celebrare, dedicata a quella passione travolgente chiamata sport, vissuta e raccontata con inimitabile maestria, grazie alla tua sapienza stilistica e alla tua visione illuminata.
Ci hai ‘accompagnato’ attraversando i decenni, ci hai regalato pagine indimenticabili, narrando le vittorie e le sconfitte del nostro mondo con lucida e mirabile capacità, senza risparmiare critiche, senza lesinare consigli, senza mai dimenticare di essere te stesso. Hai fatto la storia del movimento, raccontandolo nella sua accezione multidisciplinare, nella sua dimensione, universale come i messaggi che hai scolpito nel cuore di tutti noi. Hai meritato stima e credibilità, avvicinato i giovani e coinvolto gli appassionati, incantato i protagonisti. Hai scritto e descritto tanti fuoriclasse ma il vero campione eri tu e oggi tocca a noi ricordarlo. Con emozione e gratitudine, certi che il tuo esempio non verrà disperso. Ciao, Gianni. E grazie. A nome di quello sport che hai portato nel cuore. Lì, dove noi conserveremo il tuo ricordo intramontabile.
IL RICORDO DI GIANNI MURA
MAURIZIO CROSETTI per repubblica.it
Prima le persone e poi le parole, e lui le parole le aveva bellissime, le più belle di tutti. E andare, andare sempre a guardare. Parlare con gli altri, osservare i dettagli, gli oggetti, le forme e le tinte delle cose. Scrivere, quello viene dopo. Scrivere, diceva Gianni, è come cucinare, ma conta molto di più fare la spesa. Quando hai le cose giuste sul tavolo, quando al mercato hai scelto bene, poi i piatti vengono buoni per forza.
Gianni, mi spieghi come giocava Peirò? Gliel’ho chiesto l’altro ieri sera al telefono, quando Gianni mi disse che aveva ancora una discreta scorta di Settimana Enigmistica e Domenica Quiz, e poi sul comodino la saga familiare di Giorgio Fontana, “un bel Sellerio spesso così”, e un giallo di Robecchi. Com’è Robecchi?, gli ho chiesto. Non male, mi ha risposto Gianni.
E poi ha cominciato a parlarmi di Peirò, di come nell’Inter giocasse quasi solo in Coppa, di quel gol al Liverpool naturalmente. E poi mi ha parlato delle matite e dei pennarelli, mi ha detto che era stato giusto scriverne su Repubblica. Lui, le matite le usava per i cruciverba. Gianni Mura mi ha insegnato che scrivere è prima di tutto leggere, ed è ascoltare una canzone. E’ curiosità degli altri, altrimenti cosa scrivi a fare. Scrivere è ricordare, certo, ma anche immaginare. Gli piaceva quella cosa della nostalgia del futuro, quella malinconia che ci prende quando le cose non ancora accadute ci mancano già.
Da Gianni ho imparato che una coppa di pesche e spumante è formidabile contro la febbre alta. Lui mi curò così, una notte, nel nostro mondiale tedesco del 2006, tornati a Dusseldorf da Dortmund. Era la sera della semifinale vinta. Febbre a 39°, viaggio in treno in piedi, caldo torrido. Poi, nel bar deserto dell’albergo quell’insalatiera piena di pesche e spumante, lasciata lì chissà perché, come un sogno, un’invenzione. Ci sedemmo, bevemmo, mangiammo. Poi una dormita biblica, e la mattina freschi come rose.
Da Gianni ho imparato che in qualunque posto del mondo bisogna creare casa: la trattoria, il giornalaio, il fruttivendolo. Se ci torni ogni giorno, sei a casa. E bisogna mandare cartoline, non lettere ma cartoline, alle persone che amiamo. Lui alla sua Paola ne mandava sempre, da qualunque posto del mondo. Il fruttivendolo è molto importante. Bisogna comprare un po’ di frutta la mattina delle partite in notturna perché poi, tornati in albergo, è meglio mangiare quella piuttosto che le schifezze.
Da Gianni ho imparato che la cosa degli aggettivi da togliere è una scemenza. Bisogna metterli, invece, ma solo quelli giusti, Ma vale per tutto, i nomi, i predicati, i complementi, le virgole, i punti. Solo il punto e virgola non gli garbava: è come il vino rosé, diceva. E il vino o è rosso o e bianco, meglio naturalmente il rosso. A proposito: mica vero che si deve rinfrescare in frigo solo il bianco. Anche col rosso si può, anzi si deve. E poi l’altra stupidata: col pesce solo il bianco. Ma quando? Certo non un barolo, ma un buon barbera non troppo vecchio sì. Tutto questo mi ha insegnato Gianni.
Da Gianni ho imparato che le parole sono un gioco. Nella loro forma più intima, corporea, le assonanze, le sillabe, lo sposalizio tra vocali e consonanti, la rima, il ritmo, c’è già il loro destino nel mondo. Scivoleranno nella frase proprio dal modo in cui sono fatte. C’è chi la chiama poesia, io lo chiamo Gianni Mura. Lui le parole le conosceva tutte, amando di più quelle francesi così come amava il Tour quasi più di ogni cosa. Da Gianni ho imparato che il racconto è movimento: prima di noi stessi, poi delle nostre frasi. E mai fare le mnemoniche con lui (calciatori con la effe, scrittori con la erre): avresti sempre perso.
Da Gianni ho imparato che i maschi, quando si vogliono bene, si abbracciano come orsi. La sua guancia pungeva, la sua pancia arrivava prima di lui. E tu eri timido, sempre un po’ in soggezione di fronte al più grande giornalista italiano di tutti i tempi, non il più grande sportivo, il più grande e basta, non ci sono giornalisti sportivi, o sei giornalista o sei altro. Per me, Gianni Mura è più grande di Brera che gli fu maestro, perché è più buono.
Da Gianni ho imparato che le cose si dicono e si scrivono, costi quel che costi. E che la tenerezza è la migliore forma di forza. Lui era un mite duro, un romantico con la faccia da romanzo. Il bicchiere, diceva Gianni, sempre mezzo pieno. E il pezzo, sempre dieci righe in più che in meno: per chi lavora in redazione sarà più facile metterlo in pagina, tagliare si può sempre, aggiungere no.
Quando morì Brera, Gianni scrisse il suo articolo più commovente. Un flusso, come galleggiare da un’altra parte, in qualche spazio perduto nell’universo. Le parole vennero chissà come, in tutto quel dolore. Arrivavano dalla vita di prima, tutto arriva da lì. Ma io adesso non riesco a immaginare una vita di parole senza le sue parole.
0 notes
Text
Episodio 3: Direzione della Stazione Radio
L’artico è illuminato dal sole di mezzanotte. La superficie della Luna è illuminata dalla faccia della terra. La nostra piccola cittadina è anch’essa illuminata, da luci che non possiamo spiegare, appena sopra di essa.
Benvenuti a Night Vale.
Il Quotidiano di Night Vale ha annunciato che ridurranno i giorni per la pubblicazione da Lunedì a Giovedì soltanto, a causa della crisi economica e una grande riduzione delle persone istruite. Il Quotidiano del Giovedì verrà d’ora in poi chiamato l’Edizione del Finesettimana, e di Domenica, le edicole - solitamente piene di importanti notizie - saranno piene al 2% di latte.
Quando gli è stato chiesto “perché latte?” l’editore di pubblicazione del Quotidiano, Leann Heart, ha risposto: “È importante che teniamo un approccio imparziale alla divulgazione di notizie”.
L’Associazione del Lavoro di Night Vale è fiera di annunciare il nuovo Stadio di Night Vale, affianco al Porto e Area di Ricreazione del Lungomare di Night Vale. Lo Stadio avrà 50.000 posti a sedere, ma sarà chiuso tutte le sere dell’anno tranne il 10 Novembre, per la Parata annuale delle Misteriose Figure Incappucciate, nella quale tutte le nostre infauste e preferite Figure Incappucciate - quella che si annida sotto lo scivolo del parco della Scuola Elementare di Night Vale, quelle che si incontrano regolarmente nel  Parco per Cani, e quella che occasionalmente e apertamente rapisce dei bambini (e per ragioni che nessuno può capire, noi tutti sopportiamo e glielo lasciamo fare) - tutte loro marceranno orgogliosamente nello Stadio di Night Vale.
Vi dirò, con queste nuove strutture, promette di essere uno spettacolo.
E poi promette di essere uno spazio vasto, scuro e eccheggiante per gli altri 364 insensati giorni dell’anno.
Qui alla stazione radio è di nuovo tempo per la negoziazione dei contratti con la Direzione della Stazione! È sempre un periodo interessante. Ora, ovviamente, non posso scendere nei dettagli, ma la negoziazione è difficoltosa quando non hai mai il permesso di vedere con cosa stai negoziando.
La Direzione sta nel suo ufficio tutto il tempo, comunicando con noi attraverso buste sigillate, sputate fuori da sotto la porta, come il guscio dei semi di girasole tra i denti. Poi, per rispondere, dobbiamo più o meno urlare alla porta chiusa e sperare che la Direzione senta.
­­­­­­­A volte riusciamo a vedere movimenti attraverso il vetro opaco, grandi figure che si muovono, strani tentacoli che frustano l’aria.
Architetturalmente parlando, la dimensione apparente dell’ufficio della Direzione non ha fisicamente senso, data la dimensione dell’edificio, ma è difficile dirlo, davvero, date che nessuno ha mai visto l’ufficio - solo la sua traslucenza.
Vedete, probabilmente ho detto troppo. Riesco a vedere nell’atrio che una busta è appena volata fuori. Prego non sia un’altra sessione di riconversione nella Scatola Scura. Uugh!
Ma che posso dire? Sono un giornalista fino al midollo. Non posso non riferire.
Oh, mio…
Andiamo alle previsioni per i prossimi sette giorni.
Le previsione delle sfumature del cielo:
Lunedì: Turchese
Martedì: Grigio talpa
Mercoledì: L’uovo di Robin
Giovedì: Turchese/grigio talpa
Venerdì: Polvere di carbone Sabato: Polvere di carbone con possibilità di indaco nel tardo pomeriggio
Domenica: Vuoto.
Il Concilio Cittadino mi ha chiesto di ricordare a tutti della nuova motivazione per raccogliere i rifiuti. Night Vale è la nostra casa. E chi vuole lasciare immondizia dappertutto nella propria casa? Mettetela nel cestino dei rifiuti, ascoltatori! E se vedete della spazzatura in giro, prendetela e buttatela via. Fate la vostra parte.
A meno che essa sia marcata con una piccola bandiera rossa. Il Concilio mi ha chiesto di ricordarvi che i rifiuti segnati con la bandiera rossa non va ne raccolta ne approcciata.
Ricordate lo slogan: “Nessuna bandiera? Nella borsa. Bandiera rossa? Corri!”
Ascoltatori, stiamo raccogliendo numerose segnalazioni di libri che hanno smesso di funzionare. Sembra che dappertutto a Night Vale, i libri abbiano semplicemente cessato il loro funzionamento. Gli scienziati stanno studiano uno dei libri rotti per vedere se riescono a capire cosa sta succedendo.
L’esatto problema è attualmente non chiaro, ma alcune delle parole usate includono “scintille”, “odore di carne”, “morsi” e “gas letale”. Per la vostra sicurezza, per favore non cercate di aprire un libro fino a che non abbiamo altre informazioni circa la natura e causa di questi problemi.
Il Concilio Cittadino ha rilasciato solo una breve dichiarazione, indicando che la loro posizione sui libri non è cambiata e che, come sempre, credono che i libri siano pericolosi e non consigliabili e non dovrebbero essere tenuti in case private.
Un altro avvertimento per i residenti di Night Vale: Fonti dicono che il negozio Articoli Sportivi Usati e Scontati su Flint Drive è un fronte del Governo del Mondo. Questo è basato su uno studio estensivo sul luogo, ma anche perché ha una piazzuola di atterraggio per gli elicotteri neri, sul quale gli elicotteri neri partono e atterrano regolarmente. Abbastanza inusuale per un negozio di articoli sportivi usati e scontati. Abbiamo inviato il nostro stagista, Chad, per provare a comprare una racchetta da tennis - e non abbiamo sue notizie da parecchie settimane.
Questo mi porta a un argomento correlato:
Ai genitori di Chad lo Stagista: ci rincresce dirvi che vostro figlio è stato perso nella serie di doveri alla radio della comunità, che ci mancherà e non sarà mai dimenticato. Possiate sentirvi benedetti ad avere la famiglia che avete, e se state cercando degli articoli sportivi, provate Play Ball, subito dopo la stessa Stazione Radio! Play Ball è solo un fronte per la Polizia Segreta dello Sceriffo, quindi ci si può fidare.
Larry Leroy, giù alla periferia del paese, riporta che una Paura Strisciante è arrivata oggi a Night Vale. L’ha sentita prima come una lieve apprensione, poi una crescente preoccupazione, e infine un panico mortale. È passata da lui agli impiegati del Parcheggio Auto, che si sono accovacciati dietro alle loro auto e puntavano gli occhi spaventati verso il cielo vuoto.
Non ha colpito l’Anziana Josie, probabilmente per la sua protezione angelica, ma si è sparsa da lì al resto della città, fino a che tutti noi tremavamo in anticipazione di tutte le cose terribili che non potevamo ancora vedere.
Io stesso ero congelato, certo che ogni movimento avrebbe portato alla morte; che ogni parola sarebbe stata l’ultima.
Ovviamente sarebbe potuta essere la negoziazione dei contratti con la Direzione della Stazione, e l’orribile busta che ho appena ricevuto.
Inoltre, sto combattendo contro la malattia di Lyme.
Nel frattempo, la Paura Strisciante è passate, lasciando prima Larry Leroy, giù alla periferia del paese, poi il Parcheggio Auto, dove hanno ripreso a offrire gentilmente macchine usate a prezzi accessibili, e finalmente il resto di noi - che saremmo tornati a vivere con la consapevolezza che ad ogni preciso momento saremmo potuti vivere o morire, e non è d’uso indovinare quale.
Attualmente è sconosciuto dove andrà dopo la Paura Strisciante - speriamo Desert Bluffs. Gli starebbe bene.
Due ascoltatori con occhi d’aquila hanno inviato una segnalazione che Carlos, il nostro visitatore curioso e scientifico, si stava tagliando i suoi bellissimi, bellissimi capelli. Si stava facendo rasare i suoi capelli meravigliosi! Tagliati! Accorciati! Così corti sulla sua testa brillante e di forma perfetta!
Ascoltatori, non sono uno da gossip, anche se è una celebrità locale, ma per favore spiegatemi perché Carlos avrebbe voluto togliere - decimare! - qualsiasi parte dei suoi spessi capelli neri… non per ignorare il dignitoso, se prematuro, tocco di grigio sulle tempie.
Che infido barbiere dovrebbe convenire una tale depravazione? Chi ottiene mero denaro, o anche gioia senz’anima, nel privare la nostra piccola comunità di un tal semplice, ma importante, azione quale luridamente ammirare la capigliatura strabiliante di Carlos?
Resoconti da due intrepide fonti ci dicono che era Telly il Barbiere. Telly, che guarda sport e ha poster di favi di api. Telly il Barbiere sembra essere colui che ha tradito la nostra comunità.
Telly il Barbiere.
È Terry il Barbiere all’angolo tra la Southwest 5th Street e Old Musk Road, con il palo rotante rosso e bianco e il cartello con scritto “Telly’s”.
Telly è alto più o meno 1.75m con piccoli baffi e una grande pancia. Parla con un accento e sghignazza. Telly il Barbiere ha tagliato i bellissimi capelli di Carlos. Secondo le segnalazioni.
Telly.
Ora, mentre mi ricompongo, diamo un’occhiata al traffico.
Oh, wow!
Beh, quello ha un bell’aspetto.
Già.
Siì.
Okay, non male neanche lì, vedo.
Oh! Quel gentiluomo deve rallentare un po’! Non è una gara, amico mio! Non letteralmente una, comunque.
Questo è stato il traffico.
E ora un editoriale.
Non chiedo tanti favori, cari ascoltatori, questo lo sapete. Ma vi chiedo ora di condurre una campagna scrivendo lettere alla Direzione della Stazione Radio, che non era… felice della discussione sui loro tratti somatici e comportamentali e ora minaccia di chiudere la mia trasmissione - o forse la mia vita - per bene. Le loro parole erano… ambigue.
Ovviamente non potremo consegnare direttamente le lettere alla Direzione, visto che nessuno ha mai aperto la loro porta; ma possiamo urlare il contenuto delle lettere fuori dal loro ufficio e presumiamo, data un’anatomia che include orecchie, che possano sentire cosa avete da dire.
Quindi se vi piace questo programma, e ne volete sentire ancora, allora avremo bisogno di voi. Fate in modo che qualsiasi cosa sia che sta dietro la porta oscurata dell’ufficio, aspettando, senta la vostra voce.
Oh, mi spiace cari ascoltatori. Saremo di ritorno dopo una parola dai nostri sponsor.
Questo messaggio è stato offerto da Big Rico’s Pizza.
Ascoltatori, siamo fieri di aver Big Rico’s come sponsor del nostro programma. Non troverete una pizzeria migliore di Big Rico’s in tutta Night Vale.
Giusto l’altra sera, mi sono fermato da Big Rico’s. Avevo voglia di una deliziosa fetta di pizza. E dato che Big Rico’s è l’unica pizzeria in Night Vale che non è bruciata in un caso non risolto di incendio doloso (e ho già detto che è la migliore pizza della città), ho ordinato una singola fetta di Rico, con due condimenti autentici.
E cavolo, ero soddisfatto. Il sapore era delizioso. Il gusto era anch’esso delizioso. E era tiepida, la fetta di pizza.
Mi è stato detto che anche le Figure Incappucciate mangiano lì; il personale sembra evitare non poco il loro sguardo vuoto.
Anche il Concilio Cittadino offre la sua squillante approvazione su Big Rico’s.
Tutti i cittadini di Night Vale sono tenuti a mangiare da Big Rico’s una volta a settimana. È un reato non farlo.
Big Rico’s Pizza. Nessuno fa delle fette come Big Rico, ragazzi! Nessuno.
E ora, dolci, dolci ascoltatori… il meteo.
[“Bill and Annie” di Chuck Brodsky]
Salve, pubblico radiofonico.
Vi sto parlando in diretta da sotto la mia scrivania, dove ho  trascinato il mio microfono e mi sto attualmente nascondendo in posizione fetale.
Avete scritto delle lettere? Ora non dovreste farlo più.
La Direzione della Stazione ha aperto la porta per la prima volta da quando ricordo, e ora sta vagando per la struttura.
Non so esattamente a cosa la Direzione assomigli, anche perché questo è quando mi sono riparato sotto la scrivania e posso solo sperare che non stiano ascoltando quello che sto trasmettendo ora, o potrei aver segnato il mio destino.
Riesco a sentire solo come passi ticchettanti, e un lieve sibilo, sembra come - rilascio di vapore.
Uno stagista è andato a vedere cosa volesse la direzione e non è tornato. Se siete parenti di Jerry Hartman, operatore pomeridiano del quadro alla Radio della Comunità di Night Vale, mi spiace informarvi che è probabilmente morto o almeno permanentemente e corporalmente assorbito nella Direzione!
Gli stagisti Jerry e Chad, ci mancheranno entrambi, ma li vedremo sicuramente nel Contest di Impersonazione dei Cittadini Morti del Giorno del Ringraziamento, che quest’anno sarà nel bar degli impiegati, sotto il Centro Commerciale di Night Vale dalle 11:00 alle 21:45. Ci sarà un bar a pagamento e due postazioni per il Twister.
Provo a vedere se riesco a farmi avanti verso la porta.
Se non sentirete più di me, è stato veramente un piacere.
Buona notte, Night Vale. E arrivederci!
Proverbio del giorno: C’è un posto speciale all’Inferno. È veramente in voga. Assai esclusivo.
8 notes · View notes
salecheapggdb-blog · 5 years
Text
Golden Goose Sneakers Outlet Online Guadagnare quando stai investendo usando Real Estate Playa elimina Coco
Credimi, sono stato di recente lì come so come si sente l'oggetto. Tutta la tua famiglia compra quel fantastico programma che fa sentire totalmente e ottenere tutto energizzato perché tu e la tua famiglia tenete a mente che funzionerà come implementato e quindi potreste finalmente fare un po 'di moola. Quindi l'individuo trascorre molte ore in aggiunta a un buon Golden Goose Sneakers Outlet Online ffare di fondi mettendo il nostro piano in azione come fine migliorare ottenendo poco o nulla! Suono usato? Se è così, forse è meglio verificare se i metodi stanno diventando sbagliati? Allora perché? non sono un buon numero di piani? Tutte le dispense amministrative di governo sono accompagnate da stringhe. Se, forse l'amministrazione governativa ti dà qualcosa, il dispositivo andrà subito dopo che lo desideri, quando dovrai dire loro come sarebbe vissuto. Capita di essere pronto per il trade-off? In molti casi puoi fare milioni di monete significative in c anni, anni di idee probabilmente 10 anni, deve essere da te! {To | At | In modo che tu | Per positivamente | Per aiutarti a | Quale può | Per assicurarti | Per aiutarti | diventa ogni milionario che dovrai discutere con i più ricchi e inciampare su ciò che normalmente pensano, dicono e quindi chi ha aiutato l'intero gruppo a diventare milionari. Molti sono tanti libri Golden Goose Sneakers Outlet reati da milionari e multimilionari che di solito sono disposti a condividere con voi quello che hanno avuto il loro successo. Non ci sono già segreti, la consapevolezza su come diventare ricchi è scoperta in una biblioteca individuale e inoltre il tuo computer individuale in cui una persona otterrà la maggior parte delle scorte più grandi nel loro mondo (spazio) la vasta rete di regno! L'età è considerata un'altra idea che possono discriminare in contrasto con una selezione. Chiedo ai miei visitatori di ottenere un sacco dalla maggior parte del loro curriculum o, in alternativa, il profilo Linked Into attraverso il quale è sempre più di 12-15 anni inefficiente. La gente dovrebbe togliere personale alle loro date personali per la laurea perché porta via quell'età. Le femmine, per genere, sono ovviamente svantaggiate. Le organizzazioni guardano usando un individuo e credono che la maggior parte delle volte queste madri facciano Golden Goose Outlet Online avvero il lavoro al di sopra. Le madri sono visibili come molto produttive. Le agenzie sono semplicemente guidate sulla linea di fondo. Tuttavia, se in realtà hai una tua famiglia, un superiore pensa che i costi di assistenza medica siano davvero più alti per una linea di sangue. Sfortunatamente problemi come l'età, la salute, il semplice fatto di essere donne ma avere figli sono noti come cattivi per la produttività. Ma come poche persone conoscono il loro sistema nascosto Gioco di finanziamento di persone sportive e diritti di attrazione, ottiene anche tutti i pass con i media globali e anche NBC probabilmente non demolirà mai le donne d'oro d'oca ! Quindi, che si addormenta. Nessun altro lo comunicherà. Senza uno sosterrà l'orso alle scapole con i miei atleti e quindi dire che una quantità adeguata è abbastanza buona. Quanto lontano lo segui, tanto migliore sarà il tuo sito durante l'it. Alla fine questa condotta diventa radicata in te e il prodotto accade inconsciamente. Questa compulsione può condurre a una coscienza di povertà. più volte si dedica il proprio debito, il lontano si pensi a questo proposito. Ci pensi molto, molto più sinceramente. Questi si appelleranno a più fatture di montaggio. Il metodo per progredire lontano dal debito e il successo immenso è come un modo per impostare la soluzione di pagamento automatico fatture di montaggio e sfogliando il mio articolo, Focus Concerned with Prosperity. Un gossip sta chiamando il mondo online. Appare ogni volta che se quei web designer di Fapturbo sono stati un tempo posti di lavoro in modo anonimo dietro a qualsiasi tenda all'interno di un enorme robot, tutti dovrebbero essere disponibili solo per un numero limitato di selezionati. Un robot forex che avanza su alcune restrizioni del sito web di trading mt4 ed è redditizio insieme allo speciale perfetto basato sulla piattaforma di mercato java. Un solitario robot / una soluzione rappresentativa potrebbe dire, tagliando fuori tutte le previsioni e le variabili, fornendo al mondo la prima vera 'spina e guadagna' strategia di trading automatizzata per il flusso di cassa. Quale principio ha portato ad aiutare le supposizioni che, come una nuova teoria per cui Michael Yost o il suo dottore potrebbero aver restaurato il troppo grande Demerol nel corpo del cantante, una pop star rated stava facendo funzionare il Propofol (Diprivan) per riposare e tutto è andato a pancia in su.
0 notes
jucks72 · 7 years
Text
A Tavola con... Valerio Badiali «Il sushi è come la chirurgia estetica»
New Post has been published on http://www.it-gourmet.it/2017/11/18/tavola-con-valerio-badiali-il-sushi-e-come-la-chirurgia-estetica/
A Tavola con... Valerio Badiali «Il sushi è come la chirurgia estetica»
youtube
Un naso più carino, un decolteè più in vista, togliere l’odiosa pancetta. Il sogno di molte donne e anche di numerosi uomini di “farsi un ritocchino” è molto in voga. Ne parliamo a Tavola con il professor Valerio Badiali.
Valerio Badiali è un affermato chirurgo estetico, specialista in Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, pluriennale esperienza in campo internazionale, oggi è coordinatore scientifico dell’Istituto estetico italiano con sedi a Roma, Bologna, Torino e Milano. La sua rubrica su La7 è molto seguita ed è spesso ospite nelle trasmissioni televisive per illustrare e spigare la chirurgia estetica. Badiali è anche un gourmet appassionato, «mangio molto spesso al ristorante, la mia cucina preferita è quella romana, come me» e capisce di vini, eccome, avendo seguito due corsi in enologia a Bordeaux.
Valerio Badiali
Lo abbiamo intervistato alla Tavola de Il Santa Bistrò Moderno, un locale contemporaneo e raffinato nel cuore della nuova Milano architettonica, alla base del palazzo della Regione, dove la cucina di Stefano Grandi esprime una declinazione di livello della tradizione lombarda con alcune interessanti escursioni italiane in Sicilia e in Veneto e non solo. Una cantina che colpisce per ricercatezza e proposta e un servizio preciso, attento e sorridente.
Badiali, il suo è un mestiere che alle donne piace molto Il chirurgo estetico è il miglior amico della donna, ma anche gli uomini che si rivolgono a noi sono in crescita, il venti percento dei casi.
Chirurgo, coordinatore scientifico ma anche sommelier Con un collega napoletano ci siamo iscritti a un corso di enologia alla facoltà di Bordeaux, il mio collega se li beveva tutti e lo riportavo a casa in spalla… ma a parte gli scherzi quel corso è stata un’ interessante introduzione al mondo del vino che oggi apprezzo, farei fatica mangiare senza un buon calice di vino.
Il vino è anche cultura Vero, anche se non collima con la dieta visto il mio lavoro, ma è anche vero che la pancia io la tolgo…
La sua tavola nella capitale?   Al Bucatino, un ristorante al Testaccio. Ci vado spesso, mi piace tutta la cucina romana, coda alla vaccinara e primi davvero notevoli, consiglio a chi non è romano di chiedere la matriciana con poco sale, perché la pancetta sala in maniera drammatica. La mia compagna è cardiologa e giustamente il sale me lo ha tolto.
Il suo rapporto con il cibo? Sono affascinato dai cibi con una presentazione particolare, mi piace il sushi, il cibo più chirurgico che ci sia, lo considero affine al mio lavoro: precisione e grande presentazione. Lame affilate, taglio maniacale…
In cucina si cimenta? Cucino alcune cose volentieri, faccio la cassata siciliana, ci metto tre giorni, ma viene una bontà, però ammetto, non mi considero un gran cuoco. Mi piace la parte scenografica della cucina.
Stefano Grandi e Valerio Badiali
Per rivolgersi al chirurgo estetico bisogna essere ricchi? No anzi, io sono un fautore della chirurgia per tutti. Trovo che esista un modo per consentire di organizzare molto bene le spese. Per questo abbiamo creato l’Istituto estetico italiano, un’organizzazione che permette di mantenere alta la qualità ma abbassare i costi e renderli abbastanza accessibili.
Chirurgia estetica un po’ come un’arte? Mi ispiro molto alla donna che mi parla e secondo me la forma d’arte è cercare di valorizzare la sua bellezza. Ognuno è diverso, unico, sembra una frase fatta ma è vero.
Capita mai di essere orgogliosi nell’incontrare una donna che ha reso più bella? Certo ma non si dice, assolutamente mai, c’è la legge sulla privacy. Capita il contrario, semmai, che non ci si saluti proprio per non dover dire “lui è il mio chirurgo plastico”.
I trattamenti fai da te sono pericolosi o no? Chiariamo Distinguiamo la cosmesi dal trattamento fatto in casa in modo assolutamente improprio. Esistono oggi prodotti che si comprano in farmacia, sono testati, e consentono di camuffare un po’ una ruga, non hanno la resa di un trattamento medicale, ma si possono fare. Attenzione invece a chi compra prodotti e se li inietta da solo, davanti allo specchio, sono cose da bandire, sono pericolose.
La cucina della sua infanzia? Il ciambellone di mia nonna, mi ricordo che se facevo il bravo mi consentiva di svuotare il contenitore in cui impastava con il cucchiaio e mangiarmelo direttamente
Il suo luogo del cuore? Sabaudia, così affezionato che sono sponsor della squadra di pallavolo che si chiama come il mio istituto. È un luogo di fascino, lì tengo una vecchia vespa e un’auto d’epoca, mi ricordano la vita della Sabaudia anni sessanta/settanta mi piace ogni tanto tornare indietro nel tempo e ricordare la mia infanzia.
0 notes
mommy4two-blog1 · 7 years
Text
Il tragitto prevede ostacoli Vuoi scegliere un percorso alternativo? (Parte 1)
Credo che le scorciatoie, le vie più brevi per fare meno fatica, piacciano proprio a tutti, in qualsiasi ambito. Che sia la cassa più veloce al supermercato, la strada più breve per tornare a casa o anche piccoli espedienti come il foglietto nella manica per copiare e prendere un voto più alto, le agevolazioni sono gradite un po’ a chiunque. Ci sono casi, però, che cambiano da persona a persona; ad esempio una cosa che io trovo più facile fare in un certo modo mia mamma lo preferisce fare in maniera diversa. Lei cerca di spiegarmi perché trova il suo modo di fare più pratico e veloce mentre io le espongo i vantaggi del mio metodo. Ogni volta non se ne viene mai a capo!
Vi starete chiedendo dove sto andando a parare questa volta...Ebbene, oggi mi rivolgo alle mamme ed in particolare ad una parte di esse: le genitrici con taglio cesareo. A voi che come me portate sulla pelle il segno della nascita dei vostri bebè è mai capitato di sentire una di queste frasi?  -  “Ah, hai fatto il taglio cesareo? Beata te! Così hai fatto alla svelta!“ - oppure - “ Eh beh, col cesareo ti sei evitata la noia dei punti là sotto!” - o addirittura - “Col cesareo ti eviti la fatica, fanno tutto i dottori e ti riprendi subito” - o la migliore di tutte - “Col cesareo non provi le stesse emozioni, non è partorire veramente!” -   Se queste parole non sono mai arrivate alle vostre orecchie tanto meglio! Però sono opinioni ancora largamente diffuse anche se del tutto sbagliate!
Secondo me la cosa che conta veramente in ogni percorso intrapreso è il risultato e in questo caso non c’è esito migliore alla fine di questo “viaggio”: diventare mamma!
Forse alla base di queste teorie c’è una scarsa conoscenza di cosa è realmente il parto cesareo...Partiamo dal fatto che il parto cesareo è in tutto e per tutto un’operazione chirurgica, perciò in quel momento voi siete esattamente come l’omino col naso a lampadina del famoso gioco per bambini; tutto è in mano a medici e infermieri che hanno la responsabilità della vostra vita e del vostro bambino ed è per questo che prima di iniziare vi viene chiesto di firmare dei documenti. Dopodiché, dopo aver inserito dove di dovere un catetere, viene fatta un’anestesia, un tempo generale mentre ora locale, con tutti gli eventuali rischi che comporta e viene somministrato un antibiotico per prevenire il rischio di malattie. A questo punto viene praticata una bella incisione tra i 9 e i 15 cm, viene tagliata la pelle, la fascia muscolare che protegge i muscoli, i muscoli stessi vengono separati, si incide il peritoneo, poi l’utero e finalmente viene estratto il bambino, o i bambini come nel mio caso. Se state “assistendo” al tutto grazie all'anestesia locale, anche se un telo verde non vi permette di vedere dove i chirurghi stanno mettendo le mani, con l’udito potrete capire cosa sta succedendo...il rumore del divaricatore che si allarga, i ferri poggiati sul carrello, il medico che chiede gli strumenti all'ostetrica...come partecipare in prima persona ad un medical drama! Infine, dopo aver “ripulito” con l’ausilio di un aspiratore (che fa lo stesso identico rumore dell’aspira-saliva del dentista...), procedendo a ritroso si ricuce tutto, si mette un bel cerotto e la paziente è pronta! Facile no?! Un gioco da ragazzi! Come la ripresa post-operatoria del resto! 
Perché non sfatiamo questo mito del cesareo come scorciatoia?
A chi dice che non è come partorire naturalmente dico che, quando nel silenzio della sala operatoria, una madre sente il primo vagito del proprio bambino le emozioni ci sono eccome! A me in prima persona sono cascate lacrime di gioia quando ho capito che le mie bambine erano nate ed ero senza parole quando me le hanno mostrate! Un’infermiera di sala operatoria mi ha confessato che durante le prime settimane della sua carriera a stento riusciva a trattenere le lacrime ogni volta che vedeva nascere una nuova vita.
A chi dice che così si evita l’episiotomia ricordo che nel parto naturale non sempre si rende necessaria mentre nel cesareo i punti non ce li leva nessuno. A volte son punti, a volte son graffette, in alcuni casi punti sottocutanei riassorbibili. VI assicuro che il dolore nel togliere quell'immenso cerotto lo ricordo ancora adesso ed io non avevo né punti né graffette da togliere! Non deve essere una passeggiatina di piacere nemmeno quello...Ah, aggiungiamo anche il livido per l’iniezione spinale e l’eventuale dolore lombare a completare il pacchetto...
A coloro che affermano che la fatica e i dolori ce li siamo scampati e che ci siamo riprese subito dico che avrebbero dovuto essere presenti e vederci e sentirci. Conosco personalmente mamme che sono arrivate in sala operatoria sfinite dopo ore e ore di travaglio e contrazioni, fisicamente e soprattutto moralmente distrutte, mamme che dopo l’operazione hanno faticato a riprendersi e sono rimaste in sala operatoria per molto tempo mentre i parenti fuori erano combattuti tra la gioia per il bebè arrivato e coccolato dal personale medico e l’ansia per la mamma che tarda ad arrivare, conosco chi ha fatto fatica a riprendersi per settimane, anche a casa, quando anche una cosa semplice come stare in piedi diventa impossibile.
Non dimentichiamoci di quei casi in cui “cesareo” sta insieme alla parola “d’urgenza”. Parte di coloro che portano sulla pelle questo segno hanno visto nascere, come me, i loro piccoli prima del termine e per quanto la gioia al ricordo della nascita delle mie bambine sia immensa non posso dimenticare la sensazione di panico misto ad ansia, una sensazione di sconfitta e d’impotenza, quando mi dissero che un cesareo d’urgenza era oramai l’unica cosa da fare. Non eravamo pronti, il papà non era lì per salutarci prima di entrare in sala operatoria. Ricordo i dolori, la raccomandazione di non spingere anche se ne sentivo l’istinto, i tentativi di farmi stare ferma per permettere all'anestesista di praticare l’iniezione lombare senza sbagliare, la frenesia del chirurgo che aveva fretta di tirar fuori Polpetta 1 che si stava facendo sempre più strada nel canale del parto.
Vi sembra ancora che questa sia la via più facile o la più breve? Il parto naturale è doloroso, faticoso, estenuante eppure c’è un motivo se si chiama così. E’ l’unica cosa al mondo che nel tempo non è mai cambiata, che da sempre si svolge alla stessa maniera. Se non vi sono complicazioni la natura fa il suo corso e il bambino nasce, quasi senza bisogno di alcun aiuto. Eppure dobbiamo ringraziare gli antichi Romani che anni e anni fa emanarono una legge per permettere che il ventre delle donne incinte decedute venisse inciso per salvare i piccoli innocenti da morte certa se il numero di gestanti e bimbi che sopravvivono grazie ad esso continua ad aumentare.
Per questo motivo non mi vergognerò mai di mostrare la mia cicatrice e quando le mie Polpette saranno un po’ più grandi e mi chiederanno “Mamma, cos'hai lì sulla pancia?” gli dirò che quel segno serve per ricordarmi meglio del giorno più bello della mia vita!
Esibite le vostre cicatrici con orgoglio, come un tatuaggio alla moda, e magari mentre passeggiate in bikini sulla spiaggia ne vedrete delle altre come la vostra e con quelle donne vi scambierete un sorriso e un fugace sguardo d’intesa.
0 notes