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#impero austro-ungarico
gregor-samsung · 10 months
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" Il colonnello Federico Kraus, che era fornito del titolo di von Zillergut, da un villaggio del Salisburghese che i suoi antenati s’erano già pappati nel secolo decimottavo, era un rispettabile idiota. Quando raccontava qualcosa, non faceva parola che delle cose più positive, e subito dopo domandava se i suoi interlocutori comprendessero o no locuzioni di carattere assolutamente elementare: «Proprio una finestra, signori, sicuro, loro sanno che cosa sia una finestra?» Oppure: «Una via che ha ad ambo i lati dei fossi si chiama strada maestra. Sicuro, signori. Loro sanno che cosa sia un fosso? Un fosso è un’apertura nel terreno, a cui lavora un certo numero di persone. È uno scavo. Proprio così. Vi si lavora con badili. Loro sanno che cosa sia un badile?» Soffriva della mania delle spiegazioni e vi si dedicava con l’entusiasmo d’un inventore che parli della propria opera. «Un libro, signori, non è altro che una serie di fogli di carta di vario formato, stampati, riuniti, legati e incollati. Sicuro. Loro sanno che cosa sia la colla? La colla è un adesivo». Era stupido in modo talmente incredibile che gli ufficiali lo evitavano a distanza, per non essere costretti a sentire che il marciapiede si distingue dalla strada, e che è una piattaforma asfaltata e sopraelevata lungo le facciate delle case. E che le facciate delle case son quella parte degli edifizi visibile dalla strada o dal marciapiede, mentre invece il di dietro delle case non è visibile dal marciapiede, del che ci possiamo facilmente convincere se passiamo per istrada. Era sempre pronto a dare immediata dimostrazione di queste interessanti novità. Per fortuna, una volta rischiò di farsi investire, e d’allora in poi rimbecillì ancora di più. Fermava gli ufficiali per strada attaccando interminabili discussioni sulla frittata, il sole, il termometro, i biscotti, le finestre e i francobolli. Era veramente straordinario che questo buffone avesse potuto fare una carriera relativamente rapida, e che avesse l’appoggio di parecchie persone influenti, fra l’altro di un generale in posizione elevata, che lo proteggeva in grazia della sua incapacità militare. Alle manovre eseguiva miracoli col suo reggimento. In nessun luogo arrivava mai a tempo. Conduceva il suo reggimento incolonnato contro il fuoco delle mitragliatrici ed una volta, qualche anno prima, nel corso delle manovre tenute alla presenza dell’imperatore nella Boemia meridionale, si sperse coi suoi uomini e andò a finire in Moravia, dove continuò a vagare per qualche giorno dopo che le manovre erano già finite, e quando la truppa era rientrata in caserma. La cosa gli fu perdonata. L’amichevole relazione fra il colonnello e il generale in posizione elevata, nonché con altri non meno stupidi dignitari della vecchia Austria, gli valse parecchi ordini e decorazioni, di cui andava enormemente fiero, al punto che si considerava il miglior guerriero sotto il sole e il miglior teorico di strategia e di tutte le altre discipline militari. "
Jaroslav Hašek, Il buon soldato Sc'vèik, traduzione dal ceco Renato Poggioli (prima parte) e Bruno Meriggi (seconda parte), Universale Economica Feltrinelli, 1963.
[Edizione originale: Osudy dobrého vojáka Švejka za světové války, 1921-1923]
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schizografia · 1 year
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La guerra in Galizia
Vi erano al centro dell’Europa delle regioni che sono state cancellate dalla carta geografica. Una di queste – non è la sola – è la Galizia, che coincide oggi in buona parte con il territorio in cui da più di un anno si combatte una guerra sciagurata. Fino alla fine della Prima guerra mondiale, la Galizia era la provincia più lontana dell’Impero austro-ungarico, al confine con la Russia. Alla dissoluzione dell’impero asburgico, i vincitori, certo non meno iniqui dei vinti, l’assegnarono alla rinata Polonia, come la Bucovina, che con essa confinava, fu annessa altrettanto capricciosamente alla Romania. I confini, ogni volta ridisegnati con gomma e matita sulle carte geografiche dai potenti, lasciano il tempo che trovano, ma è probabile che la Galizia non riapparirà più sugli inventari della politica europea. Assai più della cartografia c’importa il mondo che in quella regione esisteva – cioè gli uomini che nel Königreich Galizien und Lodomerien (questo era il nome ufficiale della provincia) respiravano, amavano, si guadagnavano da vivere, piangevano, speravano e morivano. Per le strade di Lemberg, Tarnopol, Przemysl, Brody (patria di Joseph Roth), Rzeszow, Kolomea camminava un insieme variegato di ruteni (così allora si chiamavano gli Ucraini), polacchi, ebrei (in alcune città quasi metà della popolazione), rumeni, zingari, huzuli (che fra il 1918 e il 1919 costituirono una repubblica indipendente di breve durata). Ognuna di queste città aveva un nome diverso secondo la lingua degli abitanti che vi convivevano, in ognuna di esse le chiese cattoliche girato l’angolo si trasformavano in sinagoghe e queste in chiese ortodosse e uniate. Non era una regione ricca, anzi i funzionari della Kakania la consideravano la più povera e arretrata dell’impero; era tuttavia, proprio per la pluralità delle sue etnie, culturalmente viva e generosa, con teatri, giornali, scuole e università in più lingue e una fioritura di scrittori e musicisti che dobbiamo ancora imparare a conoscere. È questo mondo che si trovò nel 1919 da un giorno all’altro politicamente e giuridicamente annientato ed è a questa multiforme, intricata realtà che l’occupazione nazista (1941-1944) e poi quella sovietica diedero qualche decennio dopo il colpo di grazia. Ma ancor prima di diventar parte dell’Impero austro-ungarico, la terra che portava il nome di Halyč o Galizia (secondo alcuni di origine celtica, come la Galizia spagnola) e alla fine del medioevo era sotto il dominio ungherese col nome di principato di Galizia e Volinia, era stata contesa di volta in volta fra cosacchi, russi e polacchi, finché la granduchessa Maria Teresa d’Austria profittò della prima spartizione della Polonia nel 1772 per annetterlo al suo impero. Nel 1922 il territorio fu annesso all’Unione Sovietica, col nome di Repubblica socialista sovietica Ucraina, da cui si separò nel 1991 abbreviando il proprio nome in Repubblica Ucraina.
È tempo di cessare di credere ai nomi e ai confini segnati sulla carta e di chiedersi piuttosto che ne è stato, che ne è di quel mondo e di quelle forme di vita che abbiamo appena evocato. Come sopravvivono – se sopravvivono – al di là degli infami registri delle burocrazie statuali? E la guerra ora in corso non è ancora un volta il frutto dell’oblio di quelle forme di vita e l’odiosa, letale conseguenza di quei registri e di quei nomi?
24 aprile 2023
Giorgio Agamben
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italianiinguerra · 3 months
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15 giugno 1918, inizia la seconda battaglia del Piave
Il 15 giugno 1918 il quasi agonizzante Impero Austro-Ungarico sferrava sul fronte italiano quella che sarebbe stata la sua ultima offensiva della Grande Guerra e in definitiva della sua storia, visto che a causa della sconfitta subita sul fronte italiano, il secolare impero si dissolverà pochi mesi dopo. La seconda battaglia del Piave vide contrapposti quasi 2 milioni di uomini, si concluderà il…
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Vite e clima: quali scenari per il futuro?
Vite e clima. A causa dei mutamenti climatici come cambierà la coltivazione della vite in area montana? Si estenderanno i vigneti in aree più fresche? L’introduzione di varietà diverse da quelle attualmente coltivate in Trentino è una risposta conveniente? Quali sono gli scenari probabili per le varietà autoctone?  Vite e clima: un evento per capire la situazione Il comparto vitienologico trentino ha cercato di dare risposta alle domande poste precedentemente presso la Sala Conferenze del Palazzo Ricerca e Conoscenza, con un incontro dal titolo “Scenari climatici per la viticoltura trentina: progettare le strategie di azione per un territorio montano”. L’evento è stato organizzato dalla Fondazione Edmund Mach nell'ambito del progetto europeo “Mediterranean Climate Vine and Wine Ecosystem” (MEDCLIV), co-finanziato da EIT Climate KIC e rivolto all’ecosistema viti vinicolo dell’Europa mediterranea, includendo l’intero areale nazionale. Intervista a Emanuele Eccel, Fondazione Edmund Mach, San Michele all’Adige (TN) – Coordinatore del progetto MEDCLIV Siamo arrivati al momento dell'intervista per la storia di oggi. Dell'evento e dei suoi futuri sviluppi ne abbiamo parlato con Emanuele Eccel, Fondazione Edmund Mach, San Michele all’Adige (TN) – Coordinatore del progetto MEDCLIV: Ogni storia ha un suo punto di partenza: cos'è la Fondazione Edmund Mach? La storia dell'Istituto inizia il 12 gennaio 1874 quando la Dieta regionale tirolese di Innsbruck (Impero Austro-Ungarico), che aveva acquistato il monastero agostiniano di San Michele all'Adige, deliberò di attivare lì una scuola agraria con annessa stazione sperimentale. Ognuna di esse doveva congiuntamente cooperare alla rinascita dell'agricoltura nel Tirolo, regione a cui apparteneva il Trentino fino alla fine della prima guerra mondiale. Nel 2008 la F. Mach (FEM) ha assunto la conformazione attuale, che la vede organizzata in tre centri dedicati a i) Istruzione e Formazione, ii) Ricerca e Innovazione e iii) Trasferimento Tecnologico. Vi lavorano oltre 600 persone, che hanno a disposizione un campus di 14 ettari, con aule, serre, uffici e laboratori dotati di strumentazioni all’avanguardia. Ad esso si aggiungono 120 ettari di terra coltivata a melo e vite e 80 ettari di foreste. L’ampiezza degli orizzonti scientifici della FEM è ciò che la rende unica nel suo genere: si passa dall’innovazione a servizio delle filiere dell’agrosistema, alla circolarità delle filiere produttive e alla tutela della qualità di bevande e alimenti; dallo studio della biodiversità genetica dell’ecosistema alpino, forestale e agrario a quello dell’impatto antropico sulla loro conservazione e sulla salute umana. Come nasce l'evento "Scenari climatici per la viticoltura trentina"? L’evento del 6 dicembre è stato un incontro organizzato per il territorio trentino all’interno di un progetto che riguarda l’intera area europea viticola mediterranea; si tratta di “Mediterranean Climate Vine and Wine Ecosystem” (MEDCLIV), coordinato da FEM e finanziato da EIT – Climate KIC con lo scopo di costruire reti collaborative per affrontare in modo congiunto, da parte di diverse categorie interessate, le questioni portate dal cambiamento climatico.  Il clima cambia, ormai è assodato, e continuerà la sua evoluzione verso condizioni ambientali sempre più lontane da quelle in cui il modo attuale di coltivare è nato e si è sviluppato. Nel caso della vite da vino, il legame con il territorio ed il suo clima, così fortemente connesso con il profilo del prodotto finale e con il suo mercato, è messo in discussione, in particolare per lo scenario futuro. Da qui la spinta ad intraprendere nuove azioni per l’industria vinicola, dall’uso del territorio, alla pratica in campo, alla tecnica enologica, all’immagine sul mercato. Qual è stato l'obiettivo dell'evento? Il Trentino si trova in una zona estrema per quanto riguarda l’areale del progetto MEDCLIV, data la sua posizione alpina; tuttavia, questo aspetto introduce peculiarità specifiche per il territorio, come sappiamo. Dunque, l’argomento della mattinata di lavoro del 6 dicembre sono state le problematiche della coltivazione della vite e della produzione di vino in ambiente alpino e montano, e specificamente rivolto alla realtà trentina. Gli argomenti su cui ci si interroga si possono così riassumere: - la coltivazione della vite in area montana può dare opportunità di adattamento ad un clima diverso spostando i vigneti in aree più fresche? - alla luce dell’evoluzione delle condizioni climatiche, l’introduzione di varietà diverse da quelle attualmente coltivate in Trentino è una risposta conveniente? Si ritiene in alternativa che si dovrà considerare la produzione di vini con profili diversi da quelli attuali? - in un contesto di cambiamento, sarà utile ripensare ai disciplinari delle DOC? - quali richieste la filiera viti-vinicola trentina avanza alla pubblica amministrazione per affrontare questi temi? Potreste fare un bilancio dell'evento? L’evento ha visto la partecipazione di circa 50 tra viticoltori, consulenti, enologi, rappresentanti di cantine, di associazioni di categoria, della pubblica amministrazione e, naturalmente della ricerca, in cui FEM, organizzatrice dell’evento, esprime una delle sue carte vincenti.  All’ingresso in sala era stata posta una domanda ai partecipanti, che rappresenta ora un sondaggio (per quanto limitato e informale) sulle aspettative delle diverse categorie su quanto una rete collaborativa può offrire. La domanda era la seguente: “Quali sono le priorità che vorresti affrontare congiuntamente nei confronti dell’impatto del cambiamento climatico (agronomico, enologico, gestionale, normativo, di mercato…) sulla produzione di vino in Trentino?” Le risposte ottenute hanno espresso diversi interessi, che vanno dalla comunicazione dei risultati delle sperimentazioni, agli interventi di pubblica amministrazione per favorire la realizzazione di impianti di vite in nuove aree montane, alla questione sempre più urgente dell’uso della risorsa idrica per far fronte ad estati come quella appena trascorsa, che ha posto sfide notevoli alla produzione. Le categorie di partecipanti citate poco sopra rappresentano quelle che sono chiamate a collaborare per la costruzione di un “Living Lab” in Trentino sulle questioni che legano la viticoltura e la produzione di vino alle sfide del cambiamento climatico in atto, ma in particolare in vista degli scenari futuri. Le tematiche di maggior interesse da loro espresse, elencate sopra, potranno costituire i primi concreti argomenti da affrontare nei rispettivi tavoli di lavoro. Qual è il messaggio che avete voluto lanciare tramite questo evento? Il messaggio più generale che è stato lasciato ai partecipanti è stato quello di mettersi in contatto con il coordinamento del progetto, ed in particolare di accedere alla piattafoma VINEAS, opportunamente creata proprio per la coesione dell’ecosistema vitivinicolo nei confronti degli aspetti portati dal cambiamento climatico (rif.-->  vineas.net). Il progetto ha inoltre una pagina LinkedIn e una Facebook (internazionali), e a quest’ultima è collegato il gruppo degli utenti italiani. Per ogni richiesta di informazioni e per restare in contatto è sempre possibile scrivere a [email protected]. Foto di Pexels da Pixabay Read the full article
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belle-et-inspirante · 2 years
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Che vini beveva il grande filosofo HEGEL ?
Che vini beveva il grande filosofo HEGEL ?
Il grande filosofo tedesco vissuto ha cavallo tra il 1700 e 1800 , il suo piacere per il vino ci fa capire anche cosa si beveva in Europa, Germania, Italia, Francia, impero Austro-ungarico, dalla biografia di Hegel scritta dal professore Klaus Vieweg, emerito professore che ha insegnato per moltissimo tempo filosofia all’Università di Jena, in questo prestigioso ateneo della Turingia si impose l’ importante corrente filosofica dell’idealismo.
Il filosofo Hegel passeggiava per le piccole vie di Tubinga (Germania) e non si atteneva al coprifuoco che vigeva in quel periodo, accettò il posto di tutore a Francoforte dal banchiere e commerciante di vino Gogel.
Il filosofo tedesco spendeva molti soldi nell’acquisto del vino, per lui il nettare del Dio Bacco era fonte di ispirazione letteraria e di meditazione filosofica e nelle città in cui lui visse si sa tutto del vino che lui beveva e delle locande che frequentava .
Il pensiero fondamentale della filosofia di Hegel è il Geist, lo spirito che può essere interpretato anche in senso etilico, lui attraverso il cosi detto spirito del vino riuscì ad elaborare la sua filosofia.
Per Hegel il vino era un nettare divino , dorato, limpido ed infuocato quindi vitale per riuscire a capire il pensiero e il mondo, lo spirito hegeliano si immedesima nella bottiglia e attraverso esso estrinseca il massimo della sua filosofia.
Il filosofo tedesco beveva soprattutto i vini del Sacro Romano Impero in particolare della zona del Reno, oggi questa zona è molto importante : vino dal Palatinato (Pfalz), “Vino della Mosella”(“Moselwein,”Mosel), Vino dal Baden.
Quando andava in Grecia il grande filosofo tedesco optava per il seguente vino: Vino da Samos; invece quando visitava la Spagna Hegel beveva : Vino da Malaga.
Quando si recava in Austria sorseggiava con dovizia scientifica il vino: Vino austriaco da Nubdorf, un paese vicino a Vienna, zona famosa per le sue cantine, invece quando il sublime filosofo si spostò in Francia Hegel assaggiò i seguenti vini francesi: Vino dalla Marna (Valle della Marna, famosa per lo champagne), Vino dalla Borgogna, Vino di Bordeaux (si parla con precisione dell’annata 1779).
Altri vini che il sommo filosofo consumava in Germania : Wurzburger Steinwein (vino di roccia di Wurzburg ), vino bianco della Franconia (Franken, in giallo), che attinge il nome dal suolo calcareo e ricco di fossili del grande vigneto ; il vino Wurzburger Steinhegelwein è il vigneto più diffuso in Germania (quarto produttore di vino).
Aveva un grande amore per il Riesling e Gewurztraminer del Palatinato (Pfalz), per il Chasselas (assomiglia leggermente allo Champagne)è un vitigno che nasce in Svizzera, si ottiene un ottimo vino bianco.
Il grande filosofo prediligeva diversi vini francesi: il Malbec di Cahors, vino bianco francese, il Bordeaux di Medoc, il Haut Sauterne il vino botritizzato dalla Francia; un altro vino preferito dal grande filosofo Hegel è stato il vino rosso Lacryma Cristi, il “vino del Vesuvio”, oggi questo vino lo troviamo anche bianco.
Questo vino fu bevuto da Hegel ,quando fu nominato a rettore dell’Università Friedrich-Wilhelms di Berlino nel 1829, questo vino proveniva direttamente da Pompei, il legame che aveva con questo vino il Lacryma Cristi fu il suo rapporto che aveva con la religione cattolica, certamente ostile, infatti nel suo discorso di insediamento il filosofo fa dell’ironia pungente sul nome di questo vino che richiamava l’aspetto spirituale e religioso.
Autore: Principe Don Roberto d’Amato, Dottore in Giurisprudenza, Dottore in Scienze politiche ed economiche e sociali, Dottore in storia.
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mantruffles · 2 years
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Che vini beveva il grande filosofo HEGEL ?
Che vini beveva il grande filosofo HEGEL ?
Il grande filosofo tedesco vissuto ha cavallo tra il 1700 e 1800 , il suo piacere per il vino ci fa capire anche cosa si beveva in Europa, Germania, Italia, Francia, impero Austro-ungarico, dalla biografia di Hegel scritta dal professore Klaus Vieweg, emerito professore che ha insegnato per moltissimo tempo filosofia all’Università di Jena, in questo prestigioso ateneo della Turingia si impose l’ importante corrente filosofica dell’idealismo.
Il filosofo Hegel passeggiava per le piccole vie di Tubinga (Germania) e non si atteneva al coprifuoco che vigeva in quel periodo, accettò il posto di tutore a Francoforte dal banchiere e commerciante di vino Gogel.
Il filosofo tedesco spendeva molti soldi nell’acquisto del vino, per lui il nettare del Dio Bacco era fonte di ispirazione letteraria e di meditazione filosofica e nelle città in cui lui visse si sa tutto del vino che lui beveva e delle locande che frequentava .
Il pensiero fondamentale della filosofia di Hegel è il Geist, lo spirito che può essere interpretato anche in senso etilico, lui attraverso il cosi detto spirito del vino riuscì ad elaborare la sua filosofia.
Per Hegel il vino era un nettare divino , dorato, limpido ed infuocato quindi vitale per riuscire a capire il pensiero e il mondo, lo spirito hegeliano si immedesima nella bottiglia e attraverso esso estrinseca il massimo della sua filosofia.
Il filosofo tedesco beveva soprattutto i vini del Sacro Romano Impero in particolare della zona del Reno, oggi questa zona è molto importante : vino dal Palatinato (Pfalz), “Vino della Mosella”(“Moselwein,”Mosel), Vino dal Baden.
Quando andava in Grecia il grande filosofo tedesco optava per il seguente vino: Vino da Samos; invece quando visitava la Spagna Hegel beveva : Vino da Malaga.
Quando si recava in Austria sorseggiava con dovizia scientifica il vino: Vino austriaco da Nubdorf, un paese vicino a Vienna, zona famosa per le sue cantine, invece quando il sublime filosofo si spostò in Francia Hegel assaggiò i seguenti vini francesi: Vino dalla Marna (Valle della Marna, famosa per lo champagne), Vino dalla Borgogna, Vino di Bordeaux (si parla con precisione dell’annata 1779).
Altri vini che il sommo filosofo consumava in Germania : Wurzburger Steinwein (vino di roccia di Wurzburg ), vino bianco della Franconia (Franken, in giallo), che attinge il nome dal suolo calcareo e ricco di fossili del grande vigneto ; il vino Wurzburger Steinhegelwein è il vigneto più diffuso in Germania (quarto produttore di vino).
Aveva un grande amore per il Riesling e Gewurztraminer del Palatinato (Pfalz), per il Chasselas (assomiglia leggermente allo Champagne)è un vitigno che nasce in Svizzera, si ottiene un ottimo vino bianco.
Il grande filosofo prediligeva diversi vini francesi: il Malbec di Cahors, vino bianco francese, il Bordeaux di Medoc, il Haut Sauterne il vino botritizzato dalla Francia; un altro vino preferito dal grande filosofo Hegel è stato il vino rosso Lacryma Cristi, il “vino del Vesuvio”, oggi questo vino lo troviamo anche bianco.
Questo vino fu bevuto da Hegel ,quando fu nominato a rettore dell’Università Friedrich-Wilhelms di Berlino nel 1829, questo vino proveniva direttamente da Pompei, il legame che aveva con questo vino il Lacryma Cristi fu il suo rapporto che aveva con la religione cattolica, certamente ostile, infatti nel suo discorso di insediamento il filosofo fa dell’ironia pungente sul nome di questo vino che richiamava l’aspetto spirituale e religioso.
Autore: Principe Don Roberto d’Amato, Dottore in Giurisprudenza, Dottore in Scienze politiche ed economiche e sociali, Dottore in storia.
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blissful-moontrip · 2 years
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Il grande filosofo tedesco vissuto ha cavallo tra il 1700 e 1800 , il suo piacere per il vino ci fa capire anche cosa si beveva in Europa, Germania, Italia, Francia, impero Austro-ungarico, dalla biografia di Hegel scritta dal professore Klaus Vieweg, emerito professore che ha insegnato per moltissimo tempo filosofia all’Università di Jena, in questo prestigioso ateneo della Turingia si impose l’ importante corrente filosofica dell’idealismo.
Il filosofo Hegel passeggiava per le piccole vie di Tubinga (Germania) e non si atteneva al coprifuoco che vigeva in quel periodo, accettò il posto di tutore a Francoforte dal banchiere e commerciante di vino Gogel.
Il filosofo tedesco spendeva molti soldi nell’acquisto del vino, per lui il nettare del Dio Bacco era fonte di ispirazione letteraria e di meditazione filosofica e nelle città in cui lui visse si sa tutto del vino che lui beveva e delle locande che frequentava .
Il pensiero fondamentale della filosofia di Hegel è il Geist, lo spirito che può essere interpretato anche in senso etilico, lui attraverso il cosi detto spirito del vino riuscì ad elaborare la sua filosofia.
Per Hegel il vino era un nettare divino , dorato, limpido ed infuocato quindi vitale per riuscire a capire il pensiero e il mondo, lo spirito hegeliano si immedesima nella bottiglia e attraverso esso estrinseca il massimo della sua filosofia.
Il filosofo tedesco beveva soprattutto i vini del Sacro Romano Impero in particolare della zona del Reno, oggi questa zona è molto importante : vino dal Palatinato (Pfalz), “Vino della Mosella”(“Moselwein,”Mosel), Vino dal Baden.
Quando andava in Grecia il grande filosofo tedesco optava per il seguente vino: Vino da Samos; invece quando visitava la Spagna Hegel beveva : Vino da Malaga.
Quando si recava in Austria sorseggiava con dovizia scientifica il vino: Vino austriaco da Nubdorf, un paese vicino a Vienna, zona famosa per le sue cantine, invece quando il sublime filosofo si spostò in Francia Hegel assaggiò i seguenti vini francesi: Vino dalla Marna (Valle della Marna, famosa per lo champagne), Vino dalla Borgogna, Vino di Bordeaux (si parla con precisione dell’annata 1779).
Altri vini che il sommo filosofo consumava in Germania : Wurzburger Steinwein (vino di roccia di Wurzburg ), vino bianco della Franconia (Franken, in giallo), che attinge il nome dal suolo calcareo e ricco di fossili del grande vigneto ; il vino Wurzburger Steinhegelwein è il vigneto più diffuso in Germania (quarto produttore di vino).
Aveva un grande amore per il Riesling e Gewurztraminer del Palatinato (Pfalz), per il Chasselas (assomiglia leggermente allo Champagne)è un vitigno che nasce in Svizzera, si ottiene un ottimo vino bianco.
Il grande filosofo prediligeva diversi vini francesi: il Malbec di Cahors, vino bianco francese, il Bordeaux di Medoc, il Haut Sauterne il vino botritizzato dalla Francia; un altro vino preferito dal grande filosofo Hegel è stato il vino rosso Lacryma Cristi, il “vino del Vesuvio”, oggi questo vino lo troviamo anche bianco.
Questo vino fu bevuto da Hegel ,quando fu nominato a rettore dell’Università Friedrich-Wilhelms di Berlino nel 1829, questo vino proveniva direttamente da Pompei, il legame che aveva con questo vino il Lacryma Cristi fu il suo rapporto che aveva con la religione cattolica, certamente ostile, infatti nel suo discorso di insediamento il filosofo fa dell’ironia pungente sul nome di questo vino che richiamava l’aspetto spirituale e religioso.
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danni-phantom · 2 years
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Che vini beveva il grande filosofo HEGEL ?
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Il grande filosofo tedesco vissuto ha cavallo tra il 1700 e 1800 , il suo piacere per il vino ci fa capire anche cosa si beveva in Europa, Germania, Italia, Francia, impero Austro-ungarico, dalla biografia di Hegel scritta dal professore Klaus Vieweg, emerito professore che ha insegnato per moltissimo tempo filosofia all’Università di Jena, in questo prestigioso ateneo della Turingia si impose l’ importante corrente filosofica dell’idealismo. Il filosofo Hegel passeggiava per le piccole vie di Tubinga (Germania) e non si atteneva al coprifuoco che vigeva in quel periodo, accettò il posto di tutore a Francoforte dal banchiere e commerciante di vino Gogel. Il filosofo tedesco spendeva molti soldi nell’acquisto del vino, per lui il nettare del Dio Bacco era fonte di ispirazione letteraria e di meditazione filosofica e nelle città in cui lui visse si sa tutto del vino che lui beveva e delle locande che frequentava . Il pensiero fondamentale della filosofia di Hegel è il Geist, lo spirito che può essere interpretato anche in senso etilico, lui attraverso il cosi detto spirito del vino riuscì ad elaborare la sua filosofia. Per Hegel il vino era un nettare divino , dorato, limpido ed infuocato quindi vitale per riuscire a capire il pensiero e il mondo, lo spirito hegeliano si immedesima nella bottiglia e attraverso esso estrinseca il massimo della sua filosofia. Il filosofo tedesco beveva soprattutto i vini del Sacro Romano Impero in particolare della zona del Reno, oggi questa zona è molto importante : vino dal Palatinato (Pfalz), “Vino della Mosella”(“Moselwein,”Mosel), Vino dal Baden. Quando andava in Grecia il grande filosofo tedesco optava per il seguente vino: Vino da Samos; invece quando visitava la Spagna Hegel beveva : Vino da Malaga. Quando si recava in Austria sorseggiava con dovizia scientifica il vino: Vino austriaco da Nubdorf, un paese vicino a Vienna, zona famosa per le sue cantine, invece quando il sublime filosofo si spostò in Francia Hegel assaggiò i seguenti vini francesi: Vino dalla Marna (Valle della Marna, famosa per lo champagne), Vino dalla Borgogna, Vino di Bordeaux (si parla con precisione dell’annata 1779). Altri vini che il sommo filosofo consumava in Germania : Wurzburger Steinwein (vino di roccia di Wurzburg ), vino bianco della Franconia (Franken, in giallo), che attinge il nome dal suolo calcareo e ricco di fossili del grande vigneto ; il vino Wurzburger Steinhegelwein è il vigneto più diffuso in Germania (quarto produttore di vino). Aveva un grande amore per il Riesling e Gewurztraminer del Palatinato (Pfalz), per il Chasselas (assomiglia leggermente allo Champagne)è un vitigno che nasce in Svizzera, si ottiene un ottimo vino bianco. Il grande filosofo prediligeva diversi vini francesi: il Malbec di Cahors, vino bianco francese, il Bordeaux di Medoc, il Haut Sauterne il vino botritizzato dalla Francia; un altro vino preferito dal grande filosofo Hegel è stato il vino rosso Lacryma Cristi, il “vino del Vesuvio”, oggi questo vino lo troviamo anche bianco. Questo vino fu bevuto da Hegel ,quando fu nominato a rettore dell’Università Friedrich-Wilhelms di Berlino … Leggi tutto
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captainvegas · 2 years
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Che vini beveva il grande filosofo HEGEL ?
Che vini beveva il grande filosofo HEGEL ?
Il grande filosofo tedesco vissuto ha cavallo tra il 1700 e 1800 , il suo piacere per il vino ci fa capire anche cosa si beveva in Europa, Germania, Italia, Francia, impero Austro-ungarico, dalla biografia di Hegel scritta dal professore Klaus Vieweg, emerito professore che ha insegnato per moltissimo tempo filosofia all’Università di Jena, in questo prestigioso ateneo della Turingia si impose l’ importante corrente filosofica dell’idealismo.
Il filosofo Hegel passeggiava per le piccole vie di Tubinga (Germania) e non si atteneva al coprifuoco che vigeva in quel periodo, accettò il posto di tutore a Francoforte dal banchiere e commerciante di vino Gogel.
Il filosofo tedesco spendeva molti soldi nell’acquisto del vino, per lui il nettare del Dio Bacco era fonte di ispirazione letteraria e di meditazione filosofica e nelle città in cui lui visse si sa tutto del vino che lui beveva e delle locande che frequentava .
Il pensiero fondamentale della filosofia di Hegel è il Geist, lo spirito che può essere interpretato anche in senso etilico, lui attraverso il cosi detto spirito del vino riuscì ad elaborare la sua filosofia.
Per Hegel il vino era un nettare divino , dorato, limpido ed infuocato quindi vitale per riuscire a capire il pensiero e il mondo, lo spirito hegeliano si immedesima nella bottiglia e attraverso esso estrinseca il massimo della sua filosofia.
Il filosofo tedesco beveva soprattutto i vini del Sacro Romano Impero in particolare della zona del Reno, oggi questa zona è molto importante : vino dal Palatinato (Pfalz), “Vino della Mosella”(“Moselwein,”Mosel), Vino dal Baden.
Quando andava in Grecia il grande filosofo tedesco optava per il seguente vino: Vino da Samos; invece quando visitava la Spagna Hegel beveva : Vino da Malaga.
Quando si recava in Austria sorseggiava con dovizia scientifica il vino: Vino austriaco da Nubdorf, un paese vicino a Vienna, zona famosa per le sue cantine, invece quando il sublime filosofo si spostò in Francia Hegel assaggiò i seguenti vini francesi: Vino dalla Marna (Valle della Marna, famosa per lo champagne), Vino dalla Borgogna, Vino di Bordeaux (si parla con precisione dell’annata 1779).
Altri vini che il sommo filosofo consumava in Germania : Wurzburger Steinwein (vino di roccia di Wurzburg ), vino bianco della Franconia (Franken, in giallo), che attinge il nome dal suolo calcareo e ricco di fossili del grande vigneto ; il vino Wurzburger Steinhegelwein è il vigneto più diffuso in Germania (quarto produttore di vino).
Aveva un grande amore per il Riesling e Gewurztraminer del Palatinato (Pfalz), per il Chasselas (assomiglia leggermente allo Champagne)è un vitigno che nasce in Svizzera, si ottiene un ottimo vino bianco.
Il grande filosofo prediligeva diversi vini francesi: il Malbec di Cahors, vino bianco francese, il Bordeaux di Medoc, il Haut Sauterne il vino botritizzato dalla Francia; un altro vino preferito dal grande filosofo Hegel è stato il vino rosso Lacryma Cristi, il “vino del Vesuvio”, oggi questo vino lo troviamo anche bianco.
Questo vino fu bevuto da Hegel ,quando fu nominato a rettore dell’Università Friedrich-Wilhelms di Berlino nel 1829, questo vino proveniva direttamente da Pompei, il legame che aveva con questo vino il Lacryma Cristi fu il suo rapporto che aveva con la religione cattolica, certamente ostile, infatti nel suo discorso di insediamento il filosofo fa dell’ironia pungente sul nome di questo vino che richiamava l’aspetto spirituale e religioso.
Autore: Principe Don Roberto d’Amato, Dottore in Giurisprudenza, Dottore in Scienze politiche ed economiche e sociali, Dottore in storia.
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laughing-at-nothing · 2 years
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Che vini beveva il grande filosofo HEGEL ?
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Il grande filosofo tedesco vissuto ha cavallo tra il 1700 e 1800 , il suo piacere per il vino ci fa capire anche cosa si beveva in Europa, Germania, Italia, Francia, impero Austro-ungarico, dalla biografia di Hegel scritta dal professore Klaus Vieweg, emerito professore che ha insegnato per moltissimo tempo filosofia all’Università di Jena, in questo prestigioso ateneo della Turingia si impose l’ importante corrente filosofica dell’idealismo. Il filosofo Hegel passeggiava per le piccole vie di Tubinga (Germania) e non si atteneva al coprifuoco che vigeva in quel periodo, accettò il posto di tutore a Francoforte dal banchiere e commerciante di vino Gogel. Il filosofo tedesco spendeva molti soldi nell’acquisto del vino, per lui il nettare del Dio Bacco era fonte di ispirazione letteraria e di meditazione filosofica e nelle città in cui lui visse si sa tutto del vino che lui beveva e delle locande che frequentava . Il pensiero fondamentale della filosofia di Hegel è il Geist, lo spirito che può essere interpretato anche in senso etilico, lui attraverso il cosi detto spirito del vino riuscì ad elaborare la sua filosofia. Per Hegel il vino era un nettare divino , dorato, limpido ed infuocato quindi vitale per riuscire a capire il pensiero e il mondo, lo spirito hegeliano si immedesima nella bottiglia e attraverso esso estrinseca il massimo della sua filosofia. Il filosofo tedesco beveva soprattutto i vini del Sacro Romano Impero in particolare della zona del Reno, oggi questa zona è molto importante : vino dal Palatinato (Pfalz), “Vino della Mosella”(“Moselwein,”Mosel), Vino dal Baden. Quando andava in Grecia il grande filosofo tedesco optava per il seguente vino: Vino da Samos; invece quando visitava la Spagna Hegel beveva : Vino da Malaga. Quando si recava in Austria sorseggiava con dovizia scientifica il vino: Vino austriaco da Nubdorf, un paese vicino a Vienna, zona famosa per le sue cantine, invece quando il sublime filosofo si spostò in Francia Hegel assaggiò i seguenti vini francesi: Vino dalla Marna (Valle della Marna, famosa per lo champagne), Vino dalla Borgogna, Vino di Bordeaux (si parla con precisione dell’annata 1779). Altri vini che il sommo filosofo consumava in Germania : Wurzburger Steinwein (vino di roccia di Wurzburg ), vino bianco della Franconia (Franken, in giallo), che attinge il nome dal suolo calcareo e ricco di fossili del grande vigneto ; il vino Wurzburger Steinhegelwein è il vigneto più diffuso in Germania (quarto produttore di vino). Aveva un grande amore per il Riesling e Gewurztraminer del Palatinato (Pfalz), per il Chasselas (assomiglia leggermente allo Champagne)è un vitigno che nasce in Svizzera, si ottiene un ottimo vino bianco. Il grande filosofo prediligeva diversi vini francesi: il Malbec di Cahors, vino bianco francese, il Bordeaux di Medoc, il Haut Sauterne il vino botritizzato dalla Francia; un altro vino preferito dal grande filosofo Hegel è stato il vino rosso Lacryma Cristi, il “vino del Vesuvio”, oggi questo vino lo troviamo anche bianco. Questo vino fu bevuto da Hegel ,quando fu nominato a rettore dell’Università Friedrich-Wilhelms di Berlino … Leggi tutto
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mimwashere · 2 years
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Il grande filosofo tedesco vissuto ha cavallo tra il 1700 e 1800 , il suo piacere per il vino ci fa capire anche cosa si beveva in Europa, Germania, Italia, Francia, impero Austro-ungarico, dalla biografia di Hegel scritta dal professore Klaus Vieweg, emerito professore che ha insegnato per moltissimo tempo filosofia all’Università di Jena, in questo prestigioso ateneo della Turingia si impose l’ importante corrente filosofica dell’idealismo. Il filosofo Hegel passeggiava per le piccole vie di Tubinga (Germania) e non si atteneva al coprifuoco che vigeva in quel periodo, accettò il posto di tutore a Francoforte dal banchiere e commerciante di vino Gogel. Il filosofo tedesco spendeva molti soldi nell’acquisto del vino, per lui il nettare del Dio Bacco era fonte di ispirazione letteraria e di meditazione filosofica e nelle città in cui lui visse si sa tutto del vino che lui beveva e delle locande che frequentava . Il pensiero fondamentale della filosofia di Hegel è il Geist, lo spirito che può essere interpretato anche in senso etilico, lui attraverso il cosi detto spirito del vino riuscì ad elaborare la sua filosofia. Per Hegel il vino era un nettare divino , dorato, limpido ed infuocato quindi vitale per riuscire a capire il pensiero e il mondo, lo spirito hegeliano si immedesima nella bottiglia e attraverso esso estrinseca il massimo della sua filosofia. Il filosofo tedesco beveva soprattutto i vini del Sacro Romano Impero in particolare della zona del Reno, oggi questa zona è molto importante : vino dal Palatinato (Pfalz), “Vino della Mosella”(“Moselwein,”Mosel), Vino dal Baden. Quando andava in Grecia il grande filosofo tedesco optava per il seguente vino: Vino da Samos; invece quando visitava la Spagna Hegel beveva : Vino da Malaga. Quando si recava in Austria sorseggiava con dovizia scientifica il vino: Vino austriaco da Nubdorf, un paese vicino a Vienna, zona famosa per le sue cantine, invece quando il sublime filosofo si spostò in Francia Hegel assaggiò i seguenti vini francesi: Vino dalla Marna (Valle della Marna, famosa per lo champagne), Vino dalla Borgogna, Vino di Bordeaux (si parla con precisione dell’annata 1779). Altri vini che il sommo filosofo consumava in Germania : Wurzburger Steinwein (vino di roccia di Wurzburg ), vino bianco della Franconia (Franken, in giallo), che attinge il nome dal suolo calcareo e ricco di fossili del grande vigneto ; il vino Wurzburger Steinhegelwein è il vigneto più diffuso in Germania (quarto produttore di vino). Aveva un grande amore per il Riesling e Gewurztraminer del Palatinato (Pfalz), per il Chasselas (assomiglia leggermente allo Champagne)è un vitigno che nasce in Svizzera, si ottiene un ottimo vino bianco. Il grande filosofo prediligeva diversi vini francesi: il Malbec di Cahors, vino bianco francese, il Bordeaux di Medoc, il Haut Sauterne il vino botritizzato dalla Francia; un altro vino preferito dal grande filosofo Hegel è stato il vino rosso Lacryma Cristi, il “vino del Vesuvio”, oggi questo vino lo troviamo anche bianco. Questo vino fu bevuto da Hegel ,quando fu nominato a rettore dell’Università Friedrich-Wilhelms di Berlino … Leggi tutto
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Il grande filosofo tedesco vissuto ha cavallo tra il 1700 e 1800 , il suo piacere per il vino ci fa capire anche cosa si beveva in Europa, Germania, Italia, Francia, impero Austro-ungarico, dalla biografia di Hegel scritta dal professore Klaus Vieweg, emerito professore che ha insegnato per moltissimo tempo filosofia all’Università di Jena, in questo prestigioso ateneo della Turingia si impose l’ importante corrente filosofica dell’idealismo.
Il filosofo Hegel passeggiava per le piccole vie di Tubinga (Germania) e non si atteneva al coprifuoco che vigeva in quel periodo, accettò il posto di tutore a Francoforte dal banchiere e commerciante di vino Gogel.
Il filosofo tedesco spendeva molti soldi nell’acquisto del vino, per lui il nettare del Dio Bacco era fonte di ispirazione letteraria e di meditazione filosofica e nelle città in cui lui visse si sa tutto del vino che lui beveva e delle locande che frequentava .
Il pensiero fondamentale della filosofia di Hegel è il Geist, lo spirito che può essere interpretato anche in senso etilico, lui attraverso il cosi detto spirito del vino riuscì ad elaborare la sua filosofia.
Per Hegel il vino era un nettare divino , dorato, limpido ed infuocato quindi vitale per riuscire a capire il pensiero e il mondo, lo spirito hegeliano si immedesima nella bottiglia e attraverso esso estrinseca il massimo della sua filosofia.
Il filosofo tedesco beveva soprattutto i vini del Sacro Romano Impero in particolare della zona del Reno, oggi questa zona è molto importante : vino dal Palatinato (Pfalz), “Vino della Mosella”(“Moselwein,”Mosel), Vino dal Baden.
Quando andava in Grecia il grande filosofo tedesco optava per il seguente vino: Vino da Samos; invece quando visitava la Spagna Hegel beveva : Vino da Malaga.
Quando si recava in Austria sorseggiava con dovizia scientifica il vino: Vino austriaco da Nubdorf, un paese vicino a Vienna, zona famosa per le sue cantine, invece quando il sublime filosofo si spostò in Francia Hegel assaggiò i seguenti vini francesi: Vino dalla Marna (Valle della Marna, famosa per lo champagne), Vino dalla Borgogna, Vino di Bordeaux (si parla con precisione dell’annata 1779).
Altri vini che il sommo filosofo consumava in Germania : Wurzburger Steinwein (vino di roccia di Wurzburg ), vino bianco della Franconia (Franken, in giallo), che attinge il nome dal suolo calcareo e ricco di fossili del grande vigneto ; il vino Wurzburger Steinhegelwein è il vigneto più diffuso in Germania (quarto produttore di vino).
Aveva un grande amore per il Riesling e Gewurztraminer del Palatinato (Pfalz), per il Chasselas (assomiglia leggermente allo Champagne)è un vitigno che nasce in Svizzera, si ottiene un ottimo vino bianco.
Il grande filosofo prediligeva diversi vini francesi: il Malbec di Cahors, vino bianco francese, il Bordeaux di Medoc, il Haut Sauterne il vino botritizzato dalla Francia; un altro vino preferito dal grande filosofo Hegel è stato il vino rosso Lacryma Cristi, il “vino del Vesuvio”, oggi questo vino lo troviamo anche bianco.
Questo vino fu bevuto da Hegel ,quando fu nominato a rettore dell’Università Friedrich-Wilhelms di Berlino nel 1829, questo vino proveniva direttamente da Pompei, il legame che aveva con questo vino il Lacryma Cristi fu il suo rapporto che aveva con la religione cattolica, certamente ostile, infatti nel suo discorso di insediamento il filosofo fa dell’ironia pungente sul nome di questo vino che richiamava l’aspetto spirituale e religioso.
Autore: Principe Don Roberto d’Amato, Dottore in Giurisprudenza, Dottore in Scienze politiche ed economiche e sociali, Dottore in storia.
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schizografia · 2 years
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L’Impero europeo
Milosz ha osservato una volta che la condizione degli scrittori dell’«altra Europa» (così chiama la Mitteleuropa) era «appena immaginabile» per i cittadini degli stati dell’Europa occidentale. Parte di questa eterogeneità veniva dalla mancanza di stati nazionali e dalla presenza in loro luogo, per secoli fino alla fine della Prima guerra, dell’Impero asburgico. Per noi che siamo nati in uno stato nazionale e non distinguiamo l’essere italiano dall’essere cittadino italiano, non è facile immaginare una situazione in cui essere italiano, ungherese, ceco o ruteno non significava un’identità statuale. Il rapporto col luogo e con la lingua dei cittadini per i cittadini dell’impero era certamente diverso e più intenso, libero com’era da ogni implicazione giuridica e da ogni connotazione nazionale. L’esistenza di una realtà come l’impero asburgico era possibile solo su questa base.
È bene non dimenticarlo quando vediamo oggi che l’Europa, che si è costituita come un patto fra stati nazionali, non solo non ha né ha mai avuto alcuna realtà al di fuori della moneta e dell’economia, ma è oggi ridotta a un fantasma, di fatto integralmente assoggettato agli interessi militari di una potenza ed essa estranea. Tempo fa, riprendendo un suggerimento di Alexandre Kojève, avevamo proposto la costituzione di un «impero latino», che avrebbe unito economicamente e politicamente le tre grandi nazioni latine (insieme alla Francia, la Spagna e l’Italia) in accordo con la Chiesa cattolica e aperta ai paesi del mediterraneo. Indipendentemente dal fatto che una tale proposta sia o meno tuttora attuale, vorremmo oggi portare all’attenzione degli interessati che se si vuole che qualcosa come l’Europa acquisisca una realtà politica autonoma, ciò sarà possibile solo attraverso la creazione di un’Impero europeo simile a quello austro-ungarico o all’Imperium che Dante nel De monarchia concepiva come il principio unitario che doveva ordinare come «un ultimo fine» i regni particolari verso la pace. È possibile, cioè, che, nella situazione estrema in cui ci troviamo, proprio modelli politici che sono considerati del tutto obsoleti possano ritrovare un’inaspettata attualità. Ma per questo occorrerebbe che i cittadini degli stati nazionali europei ritrovassero un legame con i propri luoghi e con le proprie tradizioni culturali abbastanza forte da poter deporre senza riserve le cittadinanze statuali e sostituirle con un’unica cittadinanza europea, che fosse incarnata non in un parlamento e in commissioni, ma in un potere simbolico in qualche modo simile al Sacro Romano Impero. Il problema se un tale Impero europeo sia o meno possibile non c’interessa né corrisponde ai nostri ideali: nondimeno esso acquisisce un significato particolare se si prende coscienza che l’attuale comunità europea non ha oggi alcuna reale consistenza politica e si è anzi trasformata, come tutti gli stati che ne fanno parte, in un organismo malato che corre più o meno consapevolmente verso la propria autodistruzione.
6 febbraio 2023
Giorgio Agamben
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joaomurakami · 2 years
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Che vini beveva il grande filosofo HEGEL ?
Il grande filosofo tedesco vissuto ha cavallo tra il 1700 e 1800 , il suo piacere per il vino ci fa capire anche cosa si beveva in Europa, Germania, Italia, Francia, impero Austro-ungarico, dalla biografia di Hegel scritta dal professore Klaus Vieweg, emerito professore che ha insegnato per moltissimo tempo filosofia all’Università di Jena, in questo prestigioso ateneo della Turingia si impose l’ importante corrente filosofica dell’idealismo.
Il filosofo Hegel passeggiava per le piccole vie di Tubinga (Germania) e non si atteneva al coprifuoco che vigeva in quel periodo, accettò il posto di tutore a Francoforte dal banchiere e commerciante di vino Gogel.
Il filosofo tedesco spendeva molti soldi nell’acquisto del vino, per lui il nettare del Dio Bacco era fonte di ispirazione letteraria e di meditazione filosofica e nelle città in cui lui visse si sa tutto del vino che lui beveva e delle locande che frequentava .
Il pensiero fondamentale della filosofia di Hegel è il Geist, lo spirito che può essere interpretato anche in senso etilico, lui attraverso il cosi detto spirito del vino riuscì ad elaborare la sua filosofia.
Per Hegel il vino era un nettare divino , dorato, limpido ed infuocato quindi vitale per riuscire a capire il pensiero e il mondo, lo spirito hegeliano si immedesima nella bottiglia e attraverso esso estrinseca il massimo della sua filosofia.
Il filosofo tedesco beveva soprattutto i vini del Sacro Romano Impero in particolare della zona del Reno, oggi questa zona è molto importante : vino dal Palatinato (Pfalz), “Vino della Mosella”(“Moselwein,”Mosel), Vino dal Baden.
Quando andava in Grecia il grande filosofo tedesco optava per il seguente vino: Vino da Samos; invece quando visitava la Spagna Hegel beveva : Vino da Malaga.
Quando si recava in Austria sorseggiava con dovizia scientifica il vino: Vino austriaco da Nubdorf, un paese vicino a Vienna, zona famosa per le sue cantine, invece quando il sublime filosofo si spostò in Francia Hegel assaggiò i seguenti vini francesi: Vino dalla Marna (Valle della Marna, famosa per lo champagne), Vino dalla Borgogna, Vino di Bordeaux (si parla con precisione dell’annata 1779).
Altri vini che il sommo filosofo consumava in Germania : Wurzburger Steinwein (vino di roccia di Wurzburg ), vino bianco della Franconia (Franken, in giallo), che attinge il nome dal suolo calcareo e ricco di fossili del grande vigneto ; il vino Wurzburger Steinhegelwein è il vigneto più diffuso in Germania (quarto produttore di vino).
Aveva un grande amore per il Riesling e Gewurztraminer del Palatinato (Pfalz), per il Chasselas (assomiglia leggermente allo Champagne)è un vitigno che nasce in Svizzera, si ottiene un ottimo vino bianco.
Il grande filosofo prediligeva diversi vini francesi: il Malbec di Cahors, vino bianco francese, il Bordeaux di Medoc, il Haut Sauterne il vino botritizzato dalla Francia; un altro vino preferito dal grande filosofo Hegel è stato il vino rosso Lacryma Cristi, il “vino del Vesuvio”, oggi questo vino lo troviamo anche bianco.
Questo vino fu bevuto da Hegel ,quando fu nominato a rettore dell’Università Friedrich-Wilhelms di Berlino nel 1829, questo vino proveniva direttamente da Pompei, il legame che aveva con questo vino il Lacryma Cristi fu il suo rapporto che aveva con la religione cattolica, certamente ostile, infatti nel suo discorso di insediamento il filosofo fa dell’ironia pungente sul nome di questo vino che richiamava l’aspetto spirituale e religioso.
Autore: Principe Don Roberto d’Amato, Dottore in Giurisprudenza, Dottore in Scienze politiche ed economiche e sociali, Dottore in storia.
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italian-malmostoso · 5 years
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4 novembre 1918 (101° anniversario della vittoria italiana sull’impero austro-ungarico nella prima guerra mondiale)
La leggenda del Piave (musica e testo di E.A. Mario)
Il Piave mormorava, calmo e placido al passaggio dei primi fanti, il ventiquattro maggio; l'esercito marciava per raggiunger la frontiera per far contro il nemico una barriera...
Muti passaron quella notte i fanti: tacere bisognava e andare avanti!
S'udiva intanto dalle amate sponde, sommesso e lieve il tripudiar dell'onde. Era un presagio dolce e lusinghiero, il Piave mormorò: Non passa lo straniero!
E ritornò il nemico; per l'orgoglio e per la fame volea sfogare tutte le sue brame...
Vedeva il piano aprico, di lassù: voleva ancora sfamarsi e tripudiare come allora...
No!, disse il Piave. No!, dissero i fanti, Mai più il nemico faccia un passo avanti!
Si vide il Piave rigonfiar le sponde, e come i fanti combattevan l'onde...
Rosso di sangue del nemico altero, il Piave comandò: Indietro va', straniero!
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gregor-samsung · 5 years
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Il 28 giugno del 1914 nella città bosniaca di Sarajevo, un attentato contro l’arciduca d’Austria Francesco Ferdinando, erede al trono dell’impero d’Austria, cambia il destino del mondo. Questa affermazione l’abbiamo sentita ripetere tante volte ed è in certo senso un’osservazione che ritorna nel tempo perlomeno come problema, come domanda: si fa una guerra perché c’è stato un attentato? Domanda drammatica perché la versione dei fatti, alla quale una vulgata ci ha abituato, è che l’attentato contro l’arciduca d’Austria è la causa dello scoppio della prima guerra mondiale: che in quel mattino del giugno del ’14 un attentatore abbia fatto centro nella persona dell’erede al trono dell’impero, scatena una serie di reazioni a domino, una sull’altra, le quali inevitabilmente portano alla guerra. Ma la domanda vera è se si fa una guerra per un attentato, o se invece la guerra non è già nell’aria, non è comunque già decisa, s’aspetta l’occasione - ogni tanto se ne presenta una e poi si scarta - e quindi l’attentato finisce con l’essere una sorta di manna dal cielo, un dono della provvidenza che ha aiutato a fare quella guerra che molti, e forse tutti i capi di governo, volevano.
Luciano Canfora, 1914, nota di Sergio Valzania, Palermo, Sellerio, 2006; p. 59.
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