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#pacifismo
gregor-samsung · 3 months
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“ Churchill, dopo un’iniziale sbandata per Mussolini (da lui ammirato anche per aver saputo tenere a bada il bolscevismo), disprezza gli italiani, li considera opportunisti e inaffidabili. L’autrice inglese Caroline Moorehead nel suo La casa in montagna. Storia di quattro partigiane scrive: «Churchill non nutriva grande considerazione neanche per i capi dei movimenti liberali che stavano facendo ritorno dopo anni di esilio, da lui liquidati come ‘storpi politici’, e metteva in guardia contro qualunque accordo avesse costretto i britannici a reggere sulle proprie spalle chi invece avrebbe dovuto reggersi da solo: gli italiani avrebbero dovuto lavorare sodo prima di poter sedere al banco delle nazioni con potere decisionale. Quello che i britannici volevano davvero era il controllo indiscusso del Mediterraneo e, alla fine, un trattato che privasse l’Italia delle sue colonie. A questo proposito venne anche coniato un acronimo: KID, ossia Keep the Italians Down (‘teniamo a bada gli italiani’)».
Ricorda il disprezzo di Churchill verso gli italiani anche lo storico inglese Paul Ginsborg, autore della Storia d’Italia dal dopoguerra a oggi: «Churchill dava poca importanza all’antifascismo italiano. Di Croce aveva detto che era ‘un professore nano’ e nel febbraio 1944 fece un discorso famoso e offensivo, schierandosi a favore della monarchia e contro il CLN». Diverso è l’atteggiamento degli alleati americani, che, al contrario, tengono in una certa considerazione il CLN e sono meno prevenuti e preoccupati degli inglesi rispetto alla rapida crescita dei comunisti italiani. Ancora Ginsborg: «In questo momento la differenza tra i due alleati può forse venire espressa confrontando i differenti slogan politici da essi coniati per l’Italia. Gli inglesi proclamavano la loro intenzione di ‘prevenire epidemie e disordini’, gli americani di ‘creare stabilità e prosperità’. Non vi è dubbio su chi fosse più lungimirante». I rapporti sono complicati, dunque. “
Silvia Ballestra, La Sibilla. Vita di Joyce Lussu, Laterza (collana I Robinson / Letture), 2022¹, p. 149.
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notasfilosoficas · 1 year
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“El perdón es una necesidad absoluta para la continuación de la existencia humana”
Desmond Tutu
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Fue un clérigo y pacifista sudafricano nacido en Klerksdorp en octubre de 1931, que adquirió fama internacional en la década de los 80 por su lucha contra el apartheid. Laureado con el premio Nobel de la Paz en 1984.
Fue hijo de una empleada doméstica y de un maestro director de una escuela misionera.
Aunque fue bautizado como metodista, en 1943 se convirtió a la iglesia anglicana.
Intentó ser médico pero sus precarias condiciones económicas le impidieron tener fondos suficientes para esa carrera, por lo que se licenció como maestro en 1953.
En 1955 obtuvo un bachelor degree en La Universidad de Sudáfrica. Se casó y tuvo 4 hijos.
Vivió 5 años en Londres y a su regreso estudió un doctorado el cual no concluyó, para 1975 era el primer obispo negro de la iglesia de la provincia meridional en Sudáfrica. 
En 1986, fue nombrado arzobispo de la Ciudad del Cabo, posición desde la cual colaboró para la transición democrática de su país.
Historia 
Abogó constantemente por la reconciliación entre todos los grupos implicados en el apartheid, denunciando las diversas violaciones a los derechos humanos de la población de color, condenando a los grupos que propiciaban actuaciones violentas.
Junto con Steve Biko, Tutu llamó a la población a la desobediencia civil.
En octubre de 1984, le fue otorgado el Premio Nobel de la Paz, por su constante lucha contra el apartheid.
Tras el fin oficial de la política del apartheid y el surgimiento de las elecciones democráticas de 1994, (en donde resultó triunfador Nelson Mandela con el 62% de los comicios), Tutu fue nombrado como director para la verdad y la reconciliación, denunciando las atrocidades cometidas por ambos bandos, siendo un referente en todo el mundo.
En julio de 2010, Tutu anunció su retiro de la vida pública, siendo parte de diferentes grupos defensores de la libertad y los derechos humanos.
En los últimos años Tutu se había mantenido alejado de la vida publica debido a su edad y problemas de salud derivados de un cancer de próstata diagnosticado en 1997.
Muere a la edad de 90 años en Ciudad del Cabo en diciembre del 2021.
Fuentes: Wikipedia y dw.com
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silviaaquilini · 4 months
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superfuji · 2 years
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Il falso pacifismo
di Yoram Gutgeld
Perché l'opposizione all'invio delle armi in Ucraina in chiave anti Russia è un inganno
L'opposizione all'invio delle armi in Ucraina raccoglie consensi perché appare una posizione nobile, colpevole al più di un buonismo utopista. Invece è un inganno. Le giustificazioni "ufficiali" di questo pacifismo sono palesemente illogiche, e rappresentano un diversivo per celare argomentazioni complottistiche della stessa matrice dei No Vax e dei negazionisti dell'Olocausto. Si può sintetizzare la ragione addotta per lo stop più o meno così: "L'invio delle armi non è servito a fermare la guerra, e porta invece a una pericolosa escalation". Ma se l'obiettivo esclusivo dell'Europa fosse far cessare le ostilità al più presto, il modo più efficace per ottenerlo sarebbe quello di costringere l'Ucraina alla resa. Perseguendo tale obiettivo bisognerebbe per assurdo non solo togliere qualsiasi sostegno all'Ucraina, ma addirittura supportare i russi viste le loro difficoltà militari. Questa reductio ad absurdum serve a dimostrare che l'obiettivo non può essere far cessare le ostilità al più presto e in qualsiasi modo. Gli obiettivi dell'Europa dovrebbero essere la salvaguardia del benessere e della vita degli ucraini e le garanzie di sicurezza e stabilità geopolitica della zona. È possibile raggiungere questi obiettivi lasciando l'Ucraina sola al suo destino, come propongono di fare i nostri pacifisti? La risposta è sì, ma solo se ritiene che Putin abbia agito in legittima difesa contro l'aggressione altrui. Gli "altrui" sarebbero naturalmente gli stessi ucraini nei confronti degli abitanti russofoni del Donbass e soprattutto la Nato e gli Usa, rei di espansionismo aggressivo nei confronti della Russia pacifista. Per fermare la guerra non servirebbe quindi mandare armi agli ucraini, ma semplicemente cessare le presunte ostilità nei confronti della Russia, per esempio eliminando la presenza di mezzi e personale militare Usa dal suolo europeo.
Per sostenere un disarmo unilaterale dell'Ucraina servirebbe credere che la colpa del conflitto sia interamente americana/ucraina. Se la Russia avesse una minima inclinazione belligerante da parte sua servirebbe invece un negoziato, e il continuo invio delle armi sarebbe indispensabile per mettere pressione. Se i pacifisti non vogliono aggiungere alla lotta contro la guerra anche quella contro la logica, dovrebbero sostenere che Putin sia una specie di Mahatma Gandhi costretto controvoglia ad agire militarmente. Disarmiamo l'Ucraina e lui si fermerà.
La "ghandizazzione" dei feroci dittatori non è un'idea nuova. Il capostipite moderno è David Irving, lo storico inglese che si dedicò alla riabilitazione di Hitler negandone la responsabilità dell'Olocausto e addirittura negando l'Olocausto stesso. Ha sostenuto che Hitler fosse una vittima del guerrafondaio Churchill che, smanioso di prendere il potere e finanziato da soldi ebrei, aveva convinto Chamberlain a dichiarare guerra alla pacifica Germania. Auschwitz era un campo di lavoro, e cosi via. Prima della sua trasformazione nel difensore di Hitler, Irving era uno stimato storico, apprezzato per la sua profonda conoscenza della Seconda guerra mondiale e degli archivi del Reich. I suoi nostrani seguaci, da improvvisati esperti, si limitano ad imitare le sue teorie. Hitler si sentiva minacciato dal "belligerante" patto anglo-polacco, come Putin nei confronti dell'espansionismo della Nato. Hitler voleva solo difendere i tedeschi strappati alla patria (Polonia, Cecoslovacchia, Francia, Belgio e Danimarca) nell'umiliante trattato di Versailles, come oggi vuole fare Putin nei confronti dei russi d'Ucraina, vittime dello sciagurato scioglimento dell'Unione Sovietica. Hitler, costretto alla guerra, non usò tutta la forza militare della Germania nei confronti dei Paesi occupati (come la Francia), esattamente come fa bontà sua Putin nei confronti dell'Ucraina. E così via.
La maggioranza dei proponenti del disarmo unilaterale dell'Ucraina, per vergogna o per superficialità, non esprime la visione di un Putin pacifista provocato. La posizione è motivata più da un antico anti-americanismo che non da un nuovo amore per Putin. Utilizzando giustificazioni irrilevanti ("la guerra non si è ancora fermata") o insufficienti ("i cattivi Usa"), la posizione dei pacifisti sembra moderata. E per questo motivo tocca le corde giuste dell'opinione pubblica. È dovere di chi governa il dibattito pubblico far emergere la cruda verità. Il pacifismo sulla guerra ucraina è una posizione estremista alla pari del negazionismo dell'Olocausto o del complottismo dei No Vax. Ma chiedere cosi tanto ai conduttori dei nostri talkshow è forse troppo.
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brasil-e-com-s · 1 year
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O Ministério da Inteligência adverte: o bolsonarismo faz mal à saúde mental e física
'O presidente eleito, Lula, precisará do apoio (intelectual e pacífico) de todos os brasileiros que votaram nele. Os últimos acontecimentos com participação de caminhoneiros, igrejas evangélicas de bolsonaristas inflamados, e por artigos de jornalistas não éticos da mídia comprada, mostram que poderá haver sabotagem durante a transição e o exercício de seu governo. Lembrem-se de nunca, jamais cederem às provocações de bolsonaristas. Nunca usem a truculência burra do bolsonarista. A "arma" dos eleitores conscientes é a inteligência e a liberdade com responsabilidade. Eles realmente irritam, mas não cedam.'
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Désengagé
Désengagé
La guerra è moda; la moda della guerra O bianco, o nero! Dentro o fuori!  ̶  è il maccartismo da talk show quando il dubbio indica col dito la scomoda verità di ieri lo stolto dipinge la luna di sangue bambino, e chiude la mente sull’oggi. Amo la scala dei grigi, il né né, il distinguo che lascia sospesi e la memoria la complessità osteggiata dal regime di pensiero, il vietato controcanto la…
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anticattocomunismo · 1 month
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La bandiere bianche del Papa
Le parole di Francesco su conflitto russo-ucraino non sono un errore di comunicazione, ma confermano un principio caro al pontefice: la realpolitik radicale applicata al governo della Chiesa. I rischi non sono pochi. Continue reading La bandiere bianche del Papa
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Yo ante todo soy anarquista | Ferdinand Domela Nieuwenhuis
Yo ante todo soy anarquista | Ferdinand Domela Nieuwenhuis
Yo ante todo soy anarquista y luego sindicalista, y creo que muchos otros primero son sindicalistas y luego anarquistas. Hay una gran diferencia… El culto a los sindicatos es tan nocivo como el del estado, pero existe y amenaza ser más grande cada vez. Parece que los hombres no pueden vivir sin dioses, y apenas han derribado una divinidad cuando ya surge otra nueva. Si la divinidad de los…
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ferrolano-blog · 5 months
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António Guterres invoca el Artículo 99 de la Carta de la ONU para alertar a los miembros de su Consejo de que el sistema humanitario en Gaza se derrumba, y les pide que presionen para un alto el fuego humanitario... El ministro de Exteriores israelí acusa a Guterres de ser “un peligro para la paz mundial”, y el embajador ante la ONU israelí le acusa de "bajeza moral" por pedir un alto el fuego en Gaza... cousas veredes
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capsulas · 5 months
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"La educación es el arma más poderosa que puedes usar para cambiar el mundo". Nelson Mandela
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fannyjemwong · 5 months
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LEA LA EDICIÓN DIGITAL DE LA REVISTA REVISTA ORIENTAL DE OCTUBRE 2023
Revista Oriental, en su versión digital del mes de octubre 2023https://indd.adobe.com/view/9b1cdc1d-91b1-42de-9243-a745b1483db1 CONTENIDO Editorial: Invocando por el pacifismo 3Respeto por aquellos chinos que dejaron huella 17Mensaje de Xi Jinping en Día Nacional de la Nueva China 18Celebración en residencia diplomática china 20Civismo en Sociedad de Beneficencia China 227 años de Cámara de…
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gregor-samsung · 5 months
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“ Stanno appoggiati al reticolato. Di quando in quando uno barcolla via, e subito un altro si mette al suo posto. I più tacciono, qualcuno mendica un mozzicone di sigaretta. Io vedo le loro figure brune, le barbe ondeggianti al vento. Nulla so di loro, se non che sono prigionieri di guerra, e ciò appunto mi turba. La loro vita è senza nome e senza colpa. Se sapessi qualcosa di loro, come si chiamano, come vivono, che cosa aspettano, che cosa lì affligge, il mio turbamento avrebbe un senso e potrebbe diventar compassione. Ma così non sento dietro il loro volto se non il dolore della creatura, la tremenda tristezza della vita e la crudeltà degli uomini. Un ordine ha trasformato queste figure silenziose in nemici nostri; un altro ordine potrebbe trasformarli in amici. Intorno a un tavolo un foglio scritto viene firmato da pochi individui che nessuno di noi conosce, e per anni diventa nostro scopo supremo ciò che in ogni altro caso provocherebbe il disprezzo di tutto il mondo e la pena più grave. Chi può più distinguere e giudicare, quando vede questi poveri esseri silenziosi coi loro volti di fanciulli e con le loro barbe d'apostoli! Ogni sottufficiale per la sua recluta, ogni professore per i suoi alunni è un nemico peggiore che costoro non siano per noi. Eppure noi torneremmo a sparare contro di loro ed essi contro di noi, se fossero liberi... Qui mi fermo spaventato: non debbo andare avanti. Questi pensieri conducono all'abisso. Non è ancora tempo per approfondirli; tuttavia non li voglio lasciar dileguare, li voglio serbare, chiudere in me, per quando la guerra sarà finita. Mi batte il cuore: è questo dunque lo scopo, il grande, l'unico scopo, al quale ho pensato in trincea, quello che io cercavo come sola possibilità di vita, dopo questa rovina di ogni umanità: è questo il cómpito per la nostra vita di domani, degno veramente di questi anni d'orrore? Mi tolgo di tasca le sigarette, rompo ciascuna in due parti e le do ai russi. Si inchinano e le accendono. Ecco che sui loro visi brillano qua e là punti rossi, e mi consolano; sembrano piccole finestrelle chiare su facciate di oscure capanne, che rivelano, dentro, rifugi di pace... I giorni passano. In una mattinata nebbiosa si fa il funerale di un russo: quasi ogni giorno ne muore qualcuno. Sono di guardia mentre lo seppelliscono. I prigionieri cantano un corale a più voci: neppure sembrano voci, sembra un organo che risuoni da lungi sulla radura. Il funerale è presto finito. A sera i russi stanno di nuovo al reticolato, e il vento viene a loro dai boschi di betulle. “
Erich Maria Remarque, Niente di nuovo sul fronte occidentale, Mondadori (collana Oscar n° 30), 1965; pp. 158-160.
 NOTA: Il testo apparve dapprima sui numeri di Novembre e Dicembre del 1928 del giornale berlinese Vossische Zeitung, quindi in volume dal titolo Im Westen nichts Neues il 29 gennaio 1929 per l'editore Propyläen Verlag ottenendo un immediato successo internazionale.
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notasfilosoficas · 2 years
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“Si quieres cambiar al mundo, cámbiate a ti mismo”
Gandhi
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Mohandas Karamachand Gandhi, fue el dirigente del movimiento de independencia de la India, nacido en Porbandar en octubre de 1869. Recibió de Rabindranath Tagore el nombre honorífico de Mahatma (alma grande).
Su familia era de casta comerciante, su padre fue ministro de Probandar y su madre la cuarta esposa de su padre, tuvo una gran influencia en su niñez, en donde aprendió a muy temprana edad a no hacer daño a ningún ser viviente, a ser vegetariano, y ayunar para purificarse. Fue el menor de tres hermanos y una hermana.
A sus trece años, sus padres arreglaron su matrimonio con Kasturbá Makharji de la misma edad y casta con quién tuvo cuatro hijos.
En su juventud, no fue un estudiante brillante, y a pesar de diferentes tropiezos, estudió derecho en la University College de Londres y regresó a la India para ejercer la abogacía.
Trabajó en Sudáfrica, en donde pudo constatar en carne propia la discriminación que sufrían los Indios en ese país, fue sacado violentamente de un tren cuando viajaba a Pretoria (por negarse a pasar de primera a tercera clase), en otra ocasión fue golpeado por negarse a ceder su asiento a un pasajero de piel blanca, y se le negó el hospedaje en diferentes hoteles debido a su raza.
En Sudáfrica, Gandhi, comenzó una serie de acciones civiles para apoyar a la población India en ese país, fundó el Partido Indio del Congreso de Natal en 1894 y en 1906, participó en una protesta masiva en Johannesburgo, en donde por primera vez Gandhi adoptó la plataforma llamada satyagraha que consistía en una forma de protesta no violenta.
Gandhi regresó a la india en 1915, y para esta época, ya había cambiado sus hábitos y estilo de vida, adoptando los mas tradicionales de la India. Durante este tiempo Gandhi y su esposa viajaron por toda la India. Mantenía una copiosa correspondencia con diferentes personajes de su país, y profundizaba sus conocimientos sobre religion y filosofía, pero sobre todo, prestó principal interés en la política. Una de sus fuentes principales de inspiración lo fue el Bhagavad-guita, un importante texto sagrado hinduista.
En marzo de 1930, protagonizó una de las mas importantes protestas no violentas conocida como la marcha de la sal, para la India, fue el movimiento mas poderoso de la historia de su lucha por la independencia, con detenciones y violencia en gran escala, en donde miles de combatientes por la libertad murieron o cayeron heridos a causa del fuego de la policía, y otros miles fueron arrestados. Esta marcha, serviría de inspiración a movimientos como los del estadounidense Martin Luther King.
Gandhi y sus partidarios, tuvieron claro que no apoyarían los esfuerzos de la guerra a menos de que le fuera concedida la independencia inmediata a la India. 
En agosto de 1942, Gandhi y todo el comité de trabajo del congreso de Bombay fue aprendido y Gandhi fue retenido durante dos años en el palacio de Agar Khan en Prune. Durante ese tiempo, Gandhi sufrió dos grandes golpes, la muerte de su secretario Mahadev Desal y la de su esposa Kasturbá en febrero de 1944. Durante este encierro Gandhi sufrió un ataque grave de malaria, y fue liberado en mayo de 1944, pues no querían que muriera en prisión y que eso produjera odio en la nación.
A pesar de su rechazo de dividir la India, derivado de los constantes enfrentamientos entre la población hinduista y musulmana, y con la finalidad de evitar una guerra civil a gran escala, el plan de la división de la India fue aprobado por el congreso.
En enero de 1948, cuando Gandhi se dirigía a una reunión para rezar, fue asesinado por un radical hinduista aparentemente relacionado con grupos ultraderechistas de la India.
Fuentes: Wikipedia.
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silviaaquilini · 1 year
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thewasteland2 · 6 months
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A UNA COMPAGNA
Scrivere per tessere di mosaico comporta il rischio di ripetersi, ma il peggio è se ci si contraddice. Neppure tanto però: potrebbe migliorare l’elaborazione del testo per capire le ragioni della contraddizione, o l’esame dei differenti contesti, studiare il senso del seguire se stessi. Forse si è già scritto di “retorica” in questi testi, e non di ars retorica, ma banalmente ciò che intendiamo…
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vqtblog · 6 months
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Luis de Vega Vivian Silver, la pacifista israelí secuestrada por Hamás
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