Tumgik
#l'uomo che verrà
kon-igi · 10 months
Text
VERRÀ LA MORTE E BERRÀ IL TUO SANGUE
(Prima parte di una serie divulgativa sulla prossima apocalisse pandemica)
Tumblr media
Buongiorno, bambini! Chi mi sa dire qual è l'animale più pericoloso sul pianeta terra?
Il leone! Lo squalo! L'orca sassina! La tigre! Il gorilla! Il rinoceronte! I fascisti di forza nuova!
Gigino ricordami di non lasciarti tutto il giorno con zio Stanislao, comunque, no bambini... l'animale che ha ucciso più esseri umani nei nostri secoli di storia è...
... la zanzara!
Repubblica.it dice che ha sterminato 50 miliardi di persone nei nostri 300.000 anni di storia ma siccome sarò anche vostro papà però anche un castoro senza pollice opponibile non ho possibilità di verificare le fonti in modo approfondito.
Diciamo, però, che le zanzare sono praticamente ovunque, tranne in Islanda e ai poli, e nei millenni di convivenza con l'uomo sono diventate un vettore preferenziale per molti virus che si sono mutati per replicarsi all'interno delle loro ghiandole saliv...
Anche il raffreddore?
No, Genoveffa, solo alcuni patogen...
Anche l'aids dei finocchi?
No, Balilla... e ricordami di non lasciarti tutto il giorno con zio Benito. Ecco, vi ho appena inviato sui vostri tablet la lista di virus, batteri e parassiti trasmissibili dalla famiglia delle Culicidae (che sarebbero le zanzare).
Malaria Chikungunya Filariasi Dirofilariasi Dengue Zika West Nile Virus Febbre gialla Febbre della Rift Valley Encefalite giapponese Encefalite di Saint Louis Encefalite LaCrosse Encefalite equina orientale Encefalite equina occidentale Encefalite equina venezuelana Febbre di Ross River Febbre da Barmah Forest
Naturalmente non tutte le 3540 specie di zanzara trasmettono tutte queste malattie sia perché non tutti i patogeni sono adatti a replicarsi in ogni ghiandola salivare sia perché molte malattie sono tipiche di un paese specifico con un certo tipo di zanzara che sopravvive solo con un certo clima.
A tale proposito, mi premeva farvi notare come quando io ero giovane non solo saltavo i fossi per il lungo e invece voi vi fate venire la tendinite da smartphone ma d'inverno venivano quattro metri di neve e l'estate si poteva stare a torso nudo senza morire di ustioni attiniche di 4° grado e questo è colpa de...
Delle scie chimiche massoniche dei poteri forti!
No, Giustino… e ricordami di non lasciarti tutto il giorno con zio Beppe.
È colpa del cambiamento climatico che ha portato a una tropicalizzazione di latitudini dove normalmente le zanzare tropicali vettrici di tali virus non sarebbero sopravvissute.
Siccome, a dispetto di quanto gli italiani credano, noi castori siamo una specie che fino al 1540 ha popolato per secoli lo stivale (salvo poi diventare tutti copricapi), ho le carte di cittadinanza in regola per parlare di tale paese e pubblicare questa mappa:
Tumblr media
con cui nel 2008 si registrava l'iniziale presenza della zanzara Aedes albopictus, la cosiddetta Zanzara Tigre, che ha quasi completamente soppiantato la meno feroce Culex pipiens, la nostra 'vecchia' zanzara monocolore che pungeva solo di notte
Tumblr media
(albo+pictus, pitturata di bianco... anche se a me sembrano pallini e non le presunte strisce di una tigre)
e di seguito una vecchia proiezione statistica - oggi realtà - su come si sarebbe riprodotta ed espansa
Tumblr media
Voglio dirvi però, piccoli castorini, che le quattro malattie che puntualmente gli italiani si ritrovano a scoprirsi addosso ogni estate (Zika, Dengue, Chikungunya e Febbre da West Nile Virus) in realtà hanno modalità di incubazione e trasmissione che le rendono meno pericolose di quanto sembra, perché ci devono essere parecchi fattori concomitanti per la comparsa:
PRIMA DI TUTTO CI VUOLE UNA ZANZARA INFETTA
Graziarca' mi direte voi ma considerate che una zanzara può replicare il virus nelle proprie ghiandole salivari solo se punge una persona infetta in fase attiva, quindi non nei prima 4-7 giorni della comparsa dei sintomi e non dopo 15 giorni.
La zanzara può infettare solo dopo 7-10 giorni (tempo di replicazione nelle ghiandole) e dal momento che una zanzara ne vive solo 30, il tempo utile è poco (il virus non si trasmette da zanzara a zanzara o alle uova).
Oltretutto non è detto che la carica virale dell'umano infetto sia sufficiente alla replicazione nella zanzara o che la puntura della zanzara abbia sufficiente carica virale da infettare.
Quegli R0 e Rt esponenziali che abbiamo visto con il Covid scordateli, insomma.
Infatti, tranne l'ultimo caso di Dengue del 70enne lodigiano che è sempre rimasto in Italia, tutte le infezioni sono state contratte all'estero e 'portate' senza grosse conseguenze in Italia.
La mia è un'intuizione e quindi vale solo per fare apocalisse zombie su tumblr ma credo che se si cominciasse a fare titolazioni anticorpali tra la popolazione, sono quasi sicuro che verrebbero fuori MOLTE persone positive a vecchie infezioni causate da questi virus.
Perché i sintomi comuni a tutte queste infezioni sono spossatezza, mal di testa, dolori articolari e difficoltà alla concentrazione...
Praticamente io sono ammalato di Dengue ogni Lunedì.
Seguiranno approfondimenti su modalità di manifestazione e trattamento.
Grazie dell'attenzione e dell'eventuale gentile reblog di condivisione.
Tumblr media
142 notes · View notes
mucillo · 1 year
Text
Aspettando quel giorno....
Tumblr media
"Verrà un giorno che l'uomo si sveglierà dall'oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo… l'uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo.“
Giordano Bruno
54 notes · View notes
Text
Tumblr media
Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO QUARTO - di Gianpiero Menniti
LE RADICI DELLA CRISI
Quando si pensa al "Rinascimento" in Italia, le espressioni si fanno idillio.
Ovviamente, è un errore.
Velato dalla bellezza delle arti plastiche e pittoriche in anni di densa produzione e di "maestri" inarrivabili, paradigmi della successiva "maniera".
Ma nell'Europa del Nord, la crisi spirituale e con essa il rivolgimento delle società e degli individui, la cui collocazione al centro della vita è già indice della modernità, si afferma senza infingimenti.
Nessuna illusione, neanche qui: si tratta di un'altra forma di retorica, severa, austera, grigia.
No, ancora di più: tormentata, angosciata, ossessionata.
L'intero vecchio continente ne verrà stravolto: l'età protestante, la riforma, la reazione delle gerarchie romane, le lotte di potere, il fanatismo religioso, la guerra, fino al "Sacco di Roma", avvenimento spartiacque che segna la fine della centralità della Chiesa cattolica e, paradossalmente, anche la fine dell'Impero incarnato da Carlo V.
Entrambe le istituzioni protagoniste della storia stanno per subire l'avvento delle Nazioni.
Lunga fu la scia, si estenderà per tutto il XVI secolo fino alla Guerra dei Trent'anni tra il 1618 e il 1648 e alla pace di Vestfalia che darà un nuovo assetto all'Europa.
La Germania rimarrà frammentata in Stati che potranno trovare unità solo oltre due secoli dopo.
È il riflesso del passaggio dall'unità religiosa alla fede vissuta come traccia individuale.
Ma non regge al fanatismo della verità: questi, non conosce la tolleranza.
E incombe, dai nuovi pulpiti.
Come il cavaliere attraversa saldo nella sua armatura di fede il dramma della morte e l'incombere del male, così l'uomo che l'arte del Nord immagina, è figura della solitudine e del sacrificio, eroe della lotta: l'unico affidavit è riposto in se stesso.
Dürer intuisce, come ogni vero artista, l'avvento di un modello diverso di umanità: più libera, cosciente.
Ma sa anche che questo modello richiede la ricostruzione di principi guida, di un'identità che dall'individuo passi alla dimensione collettiva: ecco la crisi.
La città, sul picco della montagna, è un enigma lontano, silenzioso.
Il cavaliere, meditabondo nella sua dignità di spada e di obblighi, segue il cammino e i suoi pericoli.
Li attraversa, non li teme.
Perché ne riconosce l'essenza: è identica alla sua.
Uno stanco mendicare che ha solo l'apparente baldanza muscolare di un cavallo al trotto e l'incosciente vitalità di un cane.
L'esteso simbolismo dell'immagine è anch'esso un barlume che non riesce a mascherare il senso di rassegnazione delle tre figure: fiacche comparse in un circo abbandonato al "memento mori".
Come radici senza più terra, abbarbicate sulla roccia.
Dura.
Pesante.
Scenario estremo che nulla potrà accogliere.
- Albrecht Dürer (1471 - 1528): "Il cavaliere, la morte e il diavolo", 1513, Staatliche Kunsthalle, Karlsruhe (Germany)
Tumblr media Tumblr media
15 notes · View notes
Text
Tumblr media
Ricordatemi come vi pare. Non ho mai pensato di mostrarmi diversa da come sono per compiacere qualcuno. Anche a quelli che mi odiano credo di essere stata utile, per autodefinirsi. Me ne andrò piena di ricordi. Mi ritengo molto fortunata. Ho incontrato un sacco di persone meravigliose. Non è vero che il mondo è brutto; dipende da quale mondo ti fai. Quando avevo vent’anni ci chiedevamo se saremmo morti democristiani. Non importa se non avrò più molto tempo: l’importante per me ora è non morire fascista».
Queste le parole nell’ultima intervista di Michela Murgia.
Definire Michela Murgia non è semplice: da scrittrice a presentatrice, da speaker radiofonica ad attrice. In ogni ruolo in cui si applica riesce sempre a contraddistinguersi con la sua grande passione e forza che porta in ogni sua opera.
Michela Murgia nasce a Cabras, in Sardegna, il 3 giugno 1972 e la sua terra natia sarà sempre fonte di orgoglio e di costante presenza in tutte le sue opere, da quelle letterarie a quelle per il teatro. Prima di diventare scrittrice ha sperimentato una grande quantità di altre professioni e in questi lavori ha potuto conoscere persone e storie sempre diverse che sono state fonte di ispirazione per le sue narrazioni. Ed è proprio durante una di queste esperienze lavorative che avvia la sua carriera da scrittrice: stava infatti lavorando in un call center quando si rende conto che deve far sapere a tutti le condizioni e la realtà quotidiana che vivono gli operatori telefonici. Decide quindi di aprire un blog dove descrive e racconta tutto questo, dagli articoli di quel blog nascerà il suo primo libro Il mondo deve sapere, che verrà pubblicato nel 2006. Il libro diventerà un vero cult e un regista come Paolo Virzì lo prenderà come modello e ispirazione per produrre la sceneggiatura del proprio film Tutta la vita davanti.
Il primo romanzo che decreterà il successo di Michela Murgia è l’Accabadora che uscirà nel 2009 per Einaudi. Un libro molto forte che narra la storia di una professione antica, quella di colei che aiuta le anime ad andare nell’Aldilà. Si tratta di un romanzo ambientato in Sardegna e che riceverà molti premi, tra i quali il Premio Campiello nel 2010.
Il suo forte legame con la Sardegna è sancito anche dalla fondazione con altre persone della rete di librai, bibliotecari e associazioni culturali del territorio sardo dal nome Lìberos, con i quali mirano a sostenere le realtà legate al mondo della cultura e della lettura in Sardegna.
Negli anni Michela Murgia collabora con molte riviste e testate giornalistiche, con le quali porta avanti una lotta contro il maschilismo per ristabilire il valore della donna.
Lo fa anche attraverso un importante podcast ideato e condotto con Chiara Tagliaferri dal titolo Morgana.
Il successo del podcast è così forte che verranno realizzate varie stagioni e soprattutto dal podcast nasceranno ben due volumi in cui sono raccolte le storie delle donne che vengono raccontate: Morgana. Storie di ragazze che tua madre non approverebbe (2019) e Morgana. L'uomo ricco sono io (2021).
Tra le sue celebri storie troviamo anche un volume illustrato: Noi siamo tempesta (2019), che nello stesso anno vince il premio Morante e la menzione speciale della giuria del premio Andersen.
Non si tiene fuori dalla politica, infatti, oltre a candidarsi in Sardegna esordisce con un pamphlet politico dal titolo Istruzioni per diventare fascisti, che ebbe un grande riscontro di pubblico al punto da essere tradotto in cinque lingue.
Dopo alcune esperienze come drammaturga teatrale, con discreto successo, dal 2018 è lei stessa a calcare le assi del palcoscenico portando a teatro sia Istruzioni per diventare fascisti sia Dove sono le donne, un monologo sulla parità di genere molto apprezzato.
Su questo tema nel 2021 esce il saggio Stai Zitta, e altre nove frasi che non vogliamo sentire più, dove indaga alcune delle espressioni maschiliste utilizzate nei confronti delle donne.
L’autrice si spegne a Roma il 10 agosto 2023.
3 notes · View notes
crazy-so-na-sega · 1 month
Text
«Le stesse frodi di contabilità adoperate dagli strozzini nel passato per frodare il pubblico nel sistema monetario metallico, saranno naturalmente tentate dagli strozzini di domani contro la giustizia sociale, sotto qualsiasi sistema di moneta che verrà istituita,
Tumblr media
e con uguale probabilità di successo finché la natura e i modi di questi processi siano chiaramente compresi dal pubblico o, almeno, da una minoranza sveglia ed efficace. Un solo pantano sarebbe asciugato con la creazione della moneta-lavoro.
Voglio dire che i vantaggi del sistema aureo vantati dai banchieri sono vantaggi ai banchieri soli, e, in verità, di una sola parte dei banchieri. La giustizia sociale domanda uguali vantaggi a tutti.
In quanto alla validità della moneta primitiva ovvero la cambiale scritta su cuoio, C.H. Douglas ha lasciato la frase lapidaria: "era buona quando l'uomo che emetteva la cambiale, promettendo un bue, possedeva il bue."
Tumblr media
Il certificato di lavoro compiuto sarà ugualmente valido quando l'utilità del lavoro compiuto sia onestamente stimata da autorità competenti. E da ricordare che la terra non ha bisogno di ricompense monetarie per le ricchezze strappatele.
La natura provvede con meravigliosa efficacia che la circolazione dei capitali e derivanti materiali si mantenga, e che quello che dalla terra viene, alla terra ritorni, con aulico ritmo, malgrado ingerenze umane.»
Tumblr media
---
6 notes · View notes
canesenzafissadimora · 3 months
Text
Verrà un giorno in cui l'uomo si sveglierà
dell'oblio e finalmente comprenderà
chi è veramente e a chi ha ceduto
le redini della sua esistenza, a una mente
fallace, menzognera, che lo rende e lo
tiene schiavo.
Giordano Bruno
3 notes · View notes
gregor-samsung · 1 year
Text
“ Il metodo Falcone
«Nemico numero uno della mafia», l'etichetta gli resterà attaccata per sempre. Circondato da un alone leggendario di combattente senza macchia e senza paura, il giudice Giovanni Falcone, cinquantadue anni, ne ha trascorsi undici nell'ufficio bunker del Palazzo di Giustizia di Palermo a far la guerra a Cosa Nostra. Queste pagine ne costituiscono la testimonianza. Non si tratta né di un testamento né di un tentativo di tenere la lezione e ancor meno di atteggiarsi a eroe. «Non sono Robin Hood,» commenta in tono scherzoso «né un kamikaze e tantomeno un trappista. Sono semplicemente un servitore dello Stato in terra infidelium». Si tratta dunque piuttosto di un momento di riflessione, del tentativo di fare un bilancio nell'intervallo tra vecchi e nuovi incarichi: il 13 marzo 1991 il giudice Giovanni Falcone è stato nominato direttore degli Affari penali del ministero di Grazia e Giustizia a Roma.
Lontano da Palermo.
La partenza dal capoluogo siciliano, il distacco da una vita che si alternava tra auto blindate, dall'atmosfera soffocante del Palazzo di Giustizia, dalle lunghe notti a leggere e rileggere le deposizioni dei pentiti dietro le pesanti tende di una stanza superprotetta, dai tragitti tortuosi con la scorta delle auto della polizia a sirene spiegate sono forse stati una specie di sollievo. Ma Falcone non si fa illusioni, non dimentica il mancato attentato del 21 giugno 1989. cinquanta candelotti di tritolo nascosti tra gli scogli a venti metri dalla casa dove trascorre le vacanze: «È vero, non mi hanno ancora fatto fuori… ma il mio conto con Cosa Nostra resta aperto. Lo salderò solo con la mia morte, naturale o meno». Tommaso Buscetta, il superpentito della mafia, lo aveva messo in guardia fin dall'inizio delle sue confessioni: «Prima cercheranno di uccidere me, ma poi verrà il suo turno. Fino a quando ci riusciranno!».
Roma è soltanto in apparenza una sede più tranquilla di Palermo; ormai da tempo i grandi boss mafiosi l'hanno eletta a loro domicilio. La feroce «famiglia» palermitana di Santa Maria di Gesù vi ha installato antenne potenti. Senza contare la rete creata dal cosiddetto «cassiere» Pippo Calò, con il suo contorno di mafiosi, gangster e uomini politici. Le ragioni per le quali Falcone ha scelto Roma come nuova sede di lavoro sono diverse: nella capitale di Cosa Nostra non poteva più disporre dei mezzi necessari alle sue inchieste e il frazionamento delle istruttorie aveva paralizzato i giudici del pool anti-mafia. Era diventato il simbolo o l'alibi di una battaglia disorganizzata. Conscio di non essere più in grado di inventare nuove strategie, l'uomo del maxiprocesso, che aveva trascinato in tribunale i grandi capimafia, non poteva rassegnarsi a rimanere inerte. Ha scelto di andarsene. Le informazioni da lui raccolte possono essere utilizzate con profitto anche lontano da Palermo. Certo, non dovrà più svolgere personalmente le indagini, dovrà invece creare condizioni tali per cui le indagini future possano essere portate a termine più rapidamente e in modo più incisivo, dando vita a stabili strutture di coordinamento tra i diversi magistrati. Il clima nel capoluogo siciliano è cambiato: è spenta l'euforia degli anni 1984-87, finita la fioritura dei pentiti, lontano il tempo del pool antimafia, dei processi contro la Cupola istruiti magistralmente. In questa città impenetrabile e misteriosa, dove il bene e il male si esprimono in modo ugualmente eccessivo, si respira un senso di stanchezza, il desiderio di ritornare alla normalità. Mafiosi regolarmente condannati sono tornati in libertà per questioni procedurali, alcune facce fin troppo note ricompaiono nei ristoranti più alla moda. Le forze dell'ordine non hanno più lo smalto di un tempo. I pool di magistrati sono ormai svuotati di potere, il fronte ha smobilitato. Cosa Nostra dal canto suo ha rinunciato all'apparente immobilità. La pax mafiosa seguita alle pesanti condanne del maxiprocesso, da un lato, e al dominio dittatoriale dei «Corleonesi» sull'organizzazione, dall'altro, non è più salda come prima. Si moltiplicano i segnali di un progetto di rivincita delle «famiglie» palermitane per riconquistare l'egemonia perduta nel 1982 a favore della «famiglia» di Corleone, i cui capi, latitanti, si chiamano Salvatore Riina, Bernardo Provenzano e Luciano Leggio, quest'ultimo in carcere. La mafia sta attraversando una fase critica: deve riacquistare credibilità interna e rifarsi una immagine di facciata, in quanto entrambe gravemente compromesse. «Abbiamo poco tempo per sfruttare le conoscenze acquisite,» ripete instancabilmente Falcone «poco tempo per riprendere il lavoro di gruppo e riaffermare la nostra professionalità. Dopodiché, tutto sarà dimenticato, di nuovo scenderà la nebbia. Perché le informazioni invecchiano e i metodi di lotta devono essere continuamente aggiornati.». “
Giovanni Falcone in collaborazione con Marcelle Padovani, Cose Di Cosa Nostra, Collana Saggi italiani, Milano, Rizzoli. Prima edizione: 13 novembre 1991.
13 notes · View notes
goodbearblind · 1 year
Text
Tumblr media
"Verrà un giorno che l'uomo si sveglierà dall'oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo... l'uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo".
Giordano Bruno (Nola, 1548 – Roma, 17 febbraio 1600)
#giordanobruno
13 notes · View notes
noneun · 1 year
Text
Ha un nome l'orso che ha aggredito il fratello del sindaco di Rabbi, in Trentino, domenica 5 marzo scorso. Si tratta di un esemplare già classificato nei data base della Provincia autonoma di Trento, ha spiegato il presidente Maurizio Fugatti, denominato MJ5, un maschio di 18 anni nato nel 2005 da Maja e Joze, orsi sloveni che hanno dato avvio al progetto Life Ursus sulle Alpi negli anni Novanta. L'orso è presente da tanti anni in Trentino e ha viaggiato molto, ha detto Fugatti: "Dal 2006 al 2022 ha frequentato tutto il Trentino occidentale e si muove molto è stato anche in Provincia di Bolzano. la zona più frequentata è quella del Brenta meridionale".
La Provincia di Trento procederà alla cattura e poi all'abbattimento dell'animale, che viene ritenuto "problematico", anche se "va detto che si tratta di un orso che non ha mai dato queste problematiche prima d'ora. Ma ora rispetto al percorso dal Pacobace, che disciplina le azioni messe in campo dalle autorità della Pat. Qui si tratta di una fattispecie prevista, con un orso che ha avuto contatto fisico e non un falso attacco. In questo caso si prevede la cattura per mettere il radiocollare oppure la cattura per abbattimento.
Abbiamo informato il ministro Pichetto Fratin. Ci aspettiamo una espressione di Ispra conforme alla gravità del fatto accaduto, dopodiché noi procederemo comunque", ha detto Fugatti. Prima ci sarà "un'azione di cattura del soggetto e contestualmente la comunicazione ad Ispra dove diciamo che sarà nostra intenzione procedere all'abbattimento".
"L'identificazione dell'orso coinvolto nell'incidente con l'uomo e il suo cane in Val di Rabbi, l'orso Mj5, è coincisa immediatamente con una dichiarazione di condanna a morte del plantigrado. Come Protezione animali ci opporremo con ogni mezzo a questa decisione ingiusta che sa tanto di campagna elettorale", commenta in una nota l'Ente nazionale di protezione animali (Enpa).
"Ricordiamo che l'orso Mj5 ha vissuto per 18 anni in Trentino senza mai mostrare comportamenti negativi verso l'uomo: non ha mai fatto del male alle persone, ed anche i danni a suo carico sono limitati. Ma in seguito ad un unico incidente, la cui dinamica fa ascrivere l'evento ai casi di orsi che reagiscono in modalità difensiva, parte la condanna a morte, benché il Pacobace preveda anche il radiocollaraggio, senza arrivare alla soppressione", aggiunge l'associazione, definendo "la decisione è errata e immotivata" e parlando di un esemplare "vittima di manovre elettorali".
Come ampiamente prevedibile, un orso verrà ucciso a causa di una serie di errori umani.
11 notes · View notes
lunamagicablu · 1 year
Text
Tumblr media
“È vero che l'uomo è il re degli animali, perché la sua brutalità supera la loro. Viviamo grazie alla morte di altri. Già in giovane età ho rinnegato l'abitudine di cibarmi di carne, e ritengo che verrà un tempo nel quale gli uomini conosceranno l'anima degli animali e in cui l'uccisione di un animale sarà considerata con lo stesso biasimo con cui consideriamo oggi quella di un uomo.” LEONARDO DA VINCI ********************************* “It is true that man is the king of beasts, because his brutality surpasses theirs. We live thanks to the death of others. Even at a young age I disavowed the habit of eating meat, and I believe there will come a time when men will know the soul of animals and when the killing of an animal will be regarded with the same censure with which we now regard killing of a man." LEONARDO DA VINCI
9 notes · View notes
valentina-lauricella · 10 months
Text
Tumblr è ufficialmente il mio blocco di appunti; questi sono i commenti che ho trovato sotto un video di frasi leopardiane, presumibilmente ad opera di un utente che ritiene di studiare e di pensare: una mente che mi diverte; una delle tante, sia lode a Dio.
"Il piacere (essendo decrescente nel corso dell'esistenza a seguito del progredire colpevole del sonno nella veglia) è sempre o passato (un ricordo) o futuro (una speranza), e non è mai presente."
"L'uomo è infelice perché incontentabile (non rinuncia a priori a partire dall'adolescenza alla cultura degli affetti carnali)."
INCONTENTABILE - spiegazione. L'uomo nasce felice (Genesi 2.8) e vive la felicità come normale non avendo la comparazione col mal di vita, ovvero la nevrosi di massa se non peggio, ragione per cui incautamente scivola nella cultura degli affetti carnali, anche perché in fase iniziale l'affettività stiracchia la felicità e l'individuo cade nell'errore che l'affettività sia il massimo del bene (benessere), ma ben presto la stessa risucchia la sonnolenza nella veglia e l'individuo:
1) Passa dalla Felicità
2) All'Infelicità successiva.
L'AFFETTIVITA' COSI' COME L'INNAMORAMENTO (Genesi 2.17) sono ingannevoli. L'innamoramento nello specifico è il dono del Diavolo (del Sentimento dell'Amicizia).
"Se sei felice non gridarlo troppo, la tristezza ha il sonno leggero". (Giacomo Leopardi)
Esiste la vera felicità in automatico promossa dalla veglia emersa nel lobo frontale del fanciullo in assenza di sonno (Genesi 2.8). Esiste poi la serenità di chi persegue l'amore indistinto, che la persona inconsapevole scambia per felicità (Giacomo Leopardi). Infine esiste la tristezza di chi insegue la felicità, che una volta persa perseguendo la cultura affettiva, è irrecuperabile.
- - - - -
Tumblr media Tumblr media
"Provò funestamente precoce la sensibilità della natura. Anticipò di quattro o cinque anni l'età dello sviluppo! Indi, com'egli mi confessò poi, tutti i mali fisici della sua vita. Vero fenomeno! La stessa natura, concedendo troppo o precorrendo il tempo, uccide o fa miseri". (Carlo Leopardi)
"...difficile stabilire di chi sia la responsabilità della rovina psicofisica del ragazzo prodigioso, perché questi non fa che prendere alla lettera e condurre alle estreme conseguenze ciò che il padre sostanzialmente vuole, la costruzione di sé come "testa", come spirito incorporeo e sostanza angelica: lo studio sarà la penitenza, gioiosamente accettata, con la quale il senso di colpa verrà rintuzzato, gli istinti precocemente attivi cacciati in profondo..." (Dal mirabile, a tratti pruriginoso ma esatto studio di Elio Gioanola, di cui trovate uno stralcio qui ⬇)
L'amicissimo Antonio Ranieri descrive Leopardi come "di testa grande" e nomina spesso, con una sorta di invidiosa libido, il suo "cervello". Riferisce egli che il Leopardi - dovendosi spogliare per un bagno - vedendo l'espressione esterrefatta di lui davanti al suo torace contorto, dicesse con soave ironia: "Che vuoi, la natura...mi ha succhiato tutto il cervello". Questa frase è ripresa successivamente dal Ranieri in senso biologico-naturalistico, nell'affermazione che "la spugna del cervello" aveva succhiato in lui la quasi totalità di fluidi e risorse vitali, lasciandone troppo pochi per la sussistenza del corpo.
Tumblr media
Frequentemente il Ranieri sente il bisogno di rappresentarsi l'amico come "un angelo", iper-razionale, asessuato. Insiste e giura sulla sua "verginità". Non gli concede la deviazione di un amore passionale, definendo come deliri "indegni di cotanto uomo" i soliloqui che a Giacomo strappava di bocca l'amore per Fanny Targioni-Tozzetti. Nella descrizione della sua morte, lo chiama "quella Grande Anima", senza implicazioni religiose, ma come iterato omaggio alla sua "incorporeità". Infatti, per lettera riferisce al padre di Giacomo che suo figlio se n'è dipartito con tutti i conforti religiosi, ma pubblicamente dichiara, a favore dei pochi, ma valenti intellettuali che stimavano Giacomo come ateo, che tale era rimasto fino all'ultimo passo.
Tumblr media
Probabilmente le donne che amò lo considerarono, come dichiarò secondo la propria personale esperienza la contessa Teresa Carniani-Malvezzi, unicamente nella sua essenza di poeta, di spirito, e non come uomo; non contemplavano la possibilità che lui amasse come tutti gli altri. "Signor conte, voi fate per celia"; "Signor conte, forse non vi sentite bene," disse ella vedendo che lui le s'inginocchiava innanzi, dichiarandole il proprio amore. Pensando a quel momento dico, parafrasando il Cardarelli:
"Inconsumata passò
tanta gioia".
4 notes · View notes
Text
Tumblr media Tumblr media
SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
LA PRIMA SCIENZA
"Flatus vocis" perso in una terra desolata. Qual è dunque l'origine del mito? L'essere umano e le sue domande: la coscienza infelice evocata nelle pagine di Hegel. Ogni quesito, un abisso. Lascito per chi verrà: la catena delle generazioni che fonderà il pensiero scientifico. Ma l'uomo, in attesa, forma la traccia: l'istanza muta in racconto. Giace. Come soffio del tempo. Fu scienza, con i mezzi possibili. Oggi, noi che siamo chiamati testimoni, sorridiamo. Stolti. Inconsapevoli della profondità dell'atto narrativo: struggente consapevolezza di mondi silenziosi evocati in immagini destinate al futuro. Il senso di essere stati diventa dono: fissa il punto per custodire la domanda dell'inizio. La scienza nasce lì. "Scienza dell'esperienza della coscienza": questo il titolo originario della più conosciuta opera di Hegel, la "Fenomenologia dello spirito". Così, nella riflessione del filosofo di Stoccarda, tutto divenne chiaro. Ma il concetto si perde: la potenza della parola corre verso il buio. Al contrario, la figura, silenziosa quanto l'essenza del suo oggetto, illumina e riscopre. L'arte è carne viva sulla quale rimane impressa la ferita dell'origine.
- Bernardo Strozzi (1581 - 1644): "Le tre parche", 1635 circa, collezione Bonomi, Milano - Angelo Morbelli (1853 - 1919): "Le parche", 1904, collezione privata
10 notes · View notes
abatelunare · 11 months
Text
Lo chiamavano "L'Immortale"
Nella Finlandia del 1944 un vecchietto corona il suo sogno di cercatore d'oro. Urge mettere al sicuro cotanta ricchezza. Così se ne parte sul suo cavallino. Incappa purtroppo in un cioppetto di nazisti in ritirata. I quali appensa vengono a sapere del suo oro, cercano di impadronirsene. Ma scoprono tre cose. 1) Il vecchietto non intende rinunciare a quanto ha faticosamente trovatto. 2) Il vecchietto non parla. Agisce. 3) Il vecchietto è praticamente invincibile. Ne verrà fuori un discreto massacro. Si scopre infatti che il vecchietto è un specie di leggenda. I russi lo chiamano L'Immortale. Vedete voi, insomma. Ormai il cinema infila zombie, demoni e nazisti in ogni pertugio disponibile. Però ci si passa anche sopra. Sisu L'Immortale è un film violento e sanguinolento come pochi. Però è anche molto divertente. Perché l'uomo solo contro tutti qui è francamente improbabile. Ha l'età di Matusalemme. E la sua faccia sembra un moacassino di cuoio indiano. Eppure si difende come un reggimento intero. Proprio questa inverosimiglianza rende la pellicola spassosa. Ma solo per chi ami la violenza spinta fino al paradosso. Solo per loro. Mi raccomando, eh.
4 notes · View notes
crazy-so-na-sega · 2 months
Text
Tumblr media
«L'uomo e il denaro non hanno più bisogno l'uno dell'altro. Il denaro si produce da solo. E l'uomo verrà speso o sarà investito come lo è stato il denaro in passato. Il rischio allora era di perdere tutto il denaro. Adesso il rischio è di mettere in pericolo moltissima gente. Mi guarda con aria significativa.
- Ha capito?
- Si... No, temo di no.
- È cosi che pensano all'ONU. E pensano lo stesso nella "haute finance". Nel neocapitalismo. Da qualche parte è stato deciso: niente più sviluppo economico, basta con lo sviluppo industriale. E nemmeno più democrazia. Non serve più, a loro: oggi, moltiplicano il denaro attraverso il denaro, senza bisogno di produrre nulla. Cosi, i corpi umani diventano low cost staff. Disposable commodities. In certe zone del mondo vale già pochissimo, la materia prima umana."
-Hitmen
6 notes · View notes
effimer0 · 11 months
Text
Io divento la donna che scrive...
Hai iniziato da piccola, a guardare incantata le famiglie degli altri. Che talento che hai sviluppato: riconoscere le famiglie felici. Va sempre così, chi ha una famiglia felice, spesso non ci fa caso, ma chi non ne ha mai avuta una, le capta subito. E tu le riconoscevi, ne osservavi incantata i meccanismi, per te del tutto sconosciuti: fratelli, sorelle, qualcuno con cui giocare e bisticciare, una mamma e un papà che si baciano mentre ricordano il passato.
Le belle case, disordinate dalle vite che le abitano, e proprio per questo belle. Dio, con quanta disperazione hai pensato "Vorrei essere quella mensola, o un qualsiasi pezzo dell'arredamento, basta esserne parte". Con quanta disperazione hai finto di essere una figlia in più, ogni volta in cui gli amichetti ti invitavano a casa e i genitori ti accarezzavano la testa?
Sei così triste e non sai ancora pronunciare la parola tristezza, forse neanche scriverla.
Sei triste quando torni a casa e compari quello che hanno loro e quello che hai tu e capisci che qualcosa non torna: nessun fratello o sorella con cui giocare, nessuna mamma e papà a baciarsi e ricordare il passato. No, nella tua casa mamma e papà litigano per quel passato che entrambi rinnegano. Separazione, divorzio, tutti paroloni che non comprendi. E tu continui a osservare, ora anche a tremare perché sai che qualcosa non va nel modo in cui papà avanza verso mamma, le sputa, la insulta, a volte lancia oggetti per ferirla. E oltre alla tristezza senti la paura. Poi arriva la rabbia, qualche anno dopo. Urli basta, tiri dei pugni contro papà. Sei così piccola ma anche così grande. Ti chiedi dove siano i vicini di casa, se sentano le urla, se qualche famiglia felice avrà pietà di te e ti verrà a prendere.
Poi gli anni passano, i litigi cessano, nessuno ne parla e tu li affondi in una parte della tua mente che non visiti mai. Forse hai immaginato tutto. Anche se fosse accaduto davvero, ogni famiglia ha i suoi difetti, no? Alla fine quello è tuo papà, è gentile con te e ha fatto tanti sacrifici per il tuo futuro. Tutti ti dicono che ti adora e anche tu sai che è così. E poi, lui non ha mai picchiato mamma. Quindi non è vera violenza, no? La violenza è fatta di lividi e percosse. Se non ci sono, allora non è così grave. Quanto sarà pericolosa questa idea scavata nella tua mente quando comincerai a uscire con i ragazzi?
Lo sarà fin quando un giorno non ti troverai a immaginare la tua di famiglia, quella che vorresti. E ti renderai conto di avere un solo timore: sbagliare a scegliere. Scegli l'uomo sbagliato e sei finita. Sì, perché poi arriverà un'altra bambina, simile a te, che si troverà a guardare con occhi incantati un'altra famiglia felice, e a smaniare di esserne parte, anche solo come tappezzeria. Un ciclo disfunzionale che passa di generazione in generazione. Tua mamma non ha avuto una famiglia felice, neanche tua nonna, lo stesso destino tocca a te, a tua figlia, ai tuoi nipoti...
E allora la prospettiva cambia, tu cambi, io cambio. I ricordi tornano a galla, io li devo far tornare a galla, perché quella merda mi serve. Così la smetto di essere una bimba che osserva e divento una donna che scrive, che pensa, che capisce. Divento quella indipendente, libera, che cerca di non perdere la sua sensibilità. Ora non riconosco solo le famiglie felici ma anche le persone che contribuiscono a rendermi felice. Ora so quando rimanere o andare, so perdonare, essere gentile e comprensiva, ma so anche essere così tanto cattiva o indifferente (con chi lo merita) che a volte mi faccio paura da sola. E mi piace così tanto essere così.
Perché sento di essere quella che spezza questo ciclo di merda che si trascina da generazioni. Lo devo a quella bambina che da piccola ha smesso di osservare e ha trovato il coraggio di dire basta, di colpire chi l'ha messa al mondo. Sono quella che traccia il limite che lei mi ha indicato.
Forse un giorno sarò madre o forse no, in ogni caso, qualsiasi trauma abbia tormentato la mia famiglia fino ad ora, non passerà alla generazione successiva.
3 notes · View notes
horacio-oliveira-74 · 2 years
Text
Frammenti
Io non conosco la forza delle parole    conosco delle parole il suono a stormo Non di quelle    che i palchi applaudiscono. A tali parole    le bare si slanciano per camminare    sui propri      quattro piedini di quercia Sovente    le buttano via,      senza strapparle, senza pubblicarle. Ma la parola galoppa    con le cinghie tese, tintinna per secoli    e i treni strisciando s'apprestano a leccare    le mani callose della poesia. Io conosco la forza delle parole.    Parrebbe un'inezia. Un petalo caduto    sotto i tacchi d'una danza. Ma l'uomo con l'anima,      con l'anima, con le labbra, con lo scheletro... Mi ama - non mi ama.    io mi torco le mani e sparpaglio le dita spezzate. Così si colgono,    esprimendo un voto,      così si gettano in maggio        corolle di margherite sui sentieri. La rasatura    e il taglio dei capelli     svelino le canizie. Tintinni a profusione    l'argento degli anni! Spero,    ho fiducia      che non verrà mai da me        l'ignominioso bonsenso. Sono già le due    Forse ti sei coricata. Nella notte la Via Lattea    è come un'Oka d'argento. Io non m'affretto    e non ho ragione      di svegliarti e turbarti      coi lampi dei telegrammi. Come suol dirsi,    l'incidente è chiuso. La barca dell'amore    s'è infranta contro la vita. Tu ed io siamo pari      A che scopo riandare afflizioni,    sventure      ed offese reciproche. Guarda    che pace nel cosmo. La notte    ha imposto al cielo      un tributo di stelle. In ore come questa    ci si leva e si parla      ai secoli,        alla storia          e all'universo...
Vladimir Majakovskij
8 notes · View notes