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#la guardia cittadina
elelandia · 1 year
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Il ciclo della guardia cittadina
Lo so, lo so, è un nuovo post a tema Pratchett. Ma siccome alcune personcine sull’instagram hanno iniziato “A me le guardie!” chi sono io per non farvelo uscire dalle orecchie? Facciamo le presentazioni: il Ciclo della Guardia Notturna o Guardia Cittadina, è composto da otto libri tutti autoconclusivi, per questo parlo di “ciclo” e non di “saga”. I libri si inseriscono benissimo nella cronologia…
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librinudi · 17 days
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Terry Pratchet LA TRILOGIA DELLA GUARDIA CITTADINA 2022 Tea
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lamilanomagazine · 4 months
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Cantù: 4 provvedimenti D.AC.UR. per un diciottenne e tre minorenni autori di una violenta aggressione avvenuta nel centro
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Cantù (Como): 4 provvedimenti D.AC.UR. per un diciottenne e tre minorenni autori di una violenta aggressione avvenuta nel centro La Polizia di Stato all'esito di un'attenta attività di analisi delle posizioni dei soggetti coinvolti negli scontri scatenatisi la notte del 2 giugno in Piazza Garibaldi a Cantù ed immediatamente sottoposti a fermo di Polizia Giudiziaria da parte dei Carabinieri canturini, ha emesso 4 provvedimenti D.AC.UR. – divieto di accesso alle aree urbane – a carico dei responsabili, firmati dal Questore di Como. Le indagini successive al grave fatto di sangue, che hanno portato ad identificare tra i presunti responsabili 4 ragazzi cittadini italiani di seconda generazione, residenti a Cantù, hanno permesso ai poliziotti della Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Como, di raccogliere tutti i dettagli inerenti le modalità nelle quali la vicenda si è svolta, valutando tutte le componenti di pericolosità sociale dei quattro soggetti ed infine di sottoporre al Questore di Como Marco Calì una dettagliata relazione che ha permesso di emettere: • 3 anni di divieto esteso a tutta la provincia per il 18enne, che al termine del periodo di divieto gli verrà imposto anche l'obbligo della presentazione alla Polizia Giudiziaria; • 3 anni di divieto anche per il 17enne, mentre 2 anni dello stesso divieto per il 16enne e 15enne, i quali non potranno accedere ad un'ampia zona che circonda il centro di Cantù . Recentemente si erano verificati analoghi episodi criminosi, tra cui aggressioni e danneggiamenti spesso risultati poi ricondotti alle azioni violente di uno stesso gruppo di giovani, a forte connotazione minorile, il cui consolidamento sul territorio è stato facilitato dall'accresciuta vocazione aggregativa della cittadina. I componenti del sodalizio, avvalendosi della forza derivante dal loro cospicuo numero, spesso per futili motivi, si sono resi responsabili di azioni violente, in taluni casi divenute virali tramite i social network. Proprio tali episodi sono al vaglio degli specialisti della Divisione Anticrimine per la valutazione di ulteriori provvedimenti nei confronti di altri giovani componenti il gruppo. Nelle prossime settimane, così come concordato in una recente riunione tecnica di coordinamento tenutasi in Prefettura, verranno organizzati servizi straordinari di controllo del territorio nell'area del canturino, che vedranno coinvolti operatori specializzati della Polizia di Stato, dell'Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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oynesomhavet · 1 year
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𝐂𝐥𝐞𝐯𝐞𝐫 𝐋𝐢𝐛𝐫𝐚𝐫𝐢𝐚𝐧.
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𝑻𝑯𝑬𝒀 𝑴𝑨𝑲𝑬𝑺 𝒀𝑶𝑼 ↴     𝑨 𝑸𝑼𝑰𝑻𝑬 𝑪𝑳𝑬𝑽𝑬𝑹 𝑳𝑰𝑩𝑹𝑨𝑹𝑰𝑨𝑵;         ❝ 𝑀𝑦𝑠𝑡𝑒𝑟𝑖𝑒𝑠 𝑢𝑛𝑓𝑜𝑙𝑑 -          𝐴𝑙𝑙 𝑡𝘩𝑒 𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑒𝑠 -          𝐿𝑒𝑔𝑒𝑛𝑑𝑠 𝑡𝘩𝑎𝑡 𝑤𝑒'𝑟𝑒 𝑡𝑜𝑙𝑑;          𝑊𝑒 𝑤𝑎𝑡𝑐𝘩 𝑡𝘩𝑒𝑚 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑡𝑜 𝑙𝑖𝑓𝑒. ❞ 𝟤𝟢𝟣𝟨; 𝖮𝖼𝗍𝗈𝖻𝖾𝗋 𝗍𝗁𝖾 𝟣𝟧𝗍𝗁.
« Eldrian, basta con queste idiozie. Goldie, c'è qualcosa che voglio mostrarti, vieni.. »
Non avrebbe mai compreso determinati meccanismi, una cosa l'aveva capita; pure fra di loro utilizzavano quegli assurdi nomignoli per non rivelare troppe informazioni. In un certo senso lo apprezzava, Goldie, se non fosse stato banale quanto la nascita del nome stesso. Quale avrebbe potuto essere un buon nome in codice per una bionda? Ovviamente Goldie. Era stato un uomo ad aver parlato, ad aver interrotto il battibecco con una superiore per via delle sue uscite fuori binario. Un uomo di un certo spessore lì dentro, quello che avrebbe potuto definirsi un capo se solo quel tipo di organizzazione ne avesse avuta uno; a quel richiamo la donna occhialuta sbuffò pesantemente in direzione della bionda girando i tacchi per tornare da dove era venuta. Quanto a lei si apprestò a seguire il passi dell'uomo lungo i corridoi dell'edificio, raggiungendo quello che sicuramente era il suo studio o forse un museo in scala, era ricco di reperti, artefatti, dipinti, sculture e non solo. Non appena raggiunse una parete lasciò che la bionda rimanesse ad osservare un grande bassorilievo. Era indubbiamente autentico ed era un miracolo che si fosse preservato così; perfino la Stele di Rosetta non poteva vantare una tale manifattura conservata così bene.
« Che cosa vedi? » « Babilonia; parliamo del 6000 a.C. più o meno. » « Giusta osservazione; cos'altro? » « Inflazioni...ha incisioni tipiche della tecnica egizia, ma è chiaramente appartenente ad una cultura babilonese. » « Precisamente; non ti sembra strano? » « Signore, con il dovuto rispetto, c'è qualcosa di non strano? » « Acuta, ma tagliente. Esiste una legenda dietro questo bassorilievo; quante figure vedi? » « Sono...sei?..No. Sette..sono sette. » « Cosa ti ha portato a correggerti? » « La donna con il volto striato, ha il ventre gonfio, è incinta. » « Lascia che ti racconti questa legenda. Narra di due gemelle Mekare e Maharet, si dice vivessero in quella cittadina chiamata Uruk e che fossero in grado di parlare con gli spiriti; v'era una giovane regina salita al potere in Egitto, che le volle al cospetto poiché voleva mettere il loro potere in prova. Quel che non si sarebbero mai aspettate è che uno spirito fu più agile e prese possesso del corpo della regina, questo le diede una forza inimmaginabile. Si creo una specie di duplice patto; da un lato lo spirito che finalmente aveva un corpo, dall'altro la regina che oramai lo aveva interiorizzato aveva acquisito una potenza inimmaginabile. Terrorizzata dalle gemelle e della loro capacità le condannò. Vennero torturate; a Mekare, la più abile con gli incantesimi ma anche la più restia a prestare servizio, le strapparono la lingua così da non poter più compiere incantesimi; ma a Maharet, a Maharet toccò la sorte peggiore. La regina ordinò alla sua fedele guardia di violentare la giovane ragazza sotto gli occhi di tutti, e solo dopo aver terminato, di sbarazzarsi di entrambe. La guardia, che aveva prestato fedele giuramento alla nuova regina non poté tirarsi indietro e dunque agì sotto gli occhi di tutti. Ma non riuscì a compiere del tutto gli ordini ricevuti, mostrandosi compassionevole nei confronti delle gemelle chiese così alla sua regina di tenerle prigioniere dove non avrebbero potuto minare alla sua vita. Mossa dal rispetto che nutriva nei confronti della guardia la regina acconsentì. I problemi giunsero nuovamente quando Khayman venne a sapere che la giovane Maharet avrebbe avuto un figlio da quell'unione. La regina, contrariata ordinò quindi di porre fine alla loro discendenza, tuttavia la sorte fu ben diversa. A Maharet vennero strappati gli occhi dalle orbite così che non potesse guardare mai più chiunque stava più in alto di lei. Le gemelle scomparvero dalla circolazione; non si seppe più nulla e tuttavia della sua prole si registra una discendenza longeva, decisamente longeva. Ogni volta che ascolto questa legenda noto qualcosa di bizzarro....molte similitudini, perfino, e a te? » « ...Sì...c'è qualcosa che non mi quadra di bizzarro....come ha fatto la regina a farsi sfuggire la prole? Insomma, se ho ben compreso di quale legenda stiamo parlando. » - Ecco....Ecco perché nessuno potrà mai cacciarti da qui anche se lo farei volentieri con tanto di sonoro calcio nel posteriore...non smetti mai di far lavorare quel tuo cervello. »
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memoriae99 · 2 years
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Senza voce, è così che mi sento nel paesino dove sono cresciuta.
È ancora più difficile rientrare quando hai chiamato casa un altro posto, quando hai chiamato casa delle altre persone.
Per due anni sono stata felice, credo di non aver mai provato niente del genere, ed è forse proprio questo il problema, quando non hai metri di paragone non ti rendi nemmeno conto di quello che ti stai perdendo. Ma quando il confronto arriva, rientrare nelle stesse dinamiche del passato sembra insopportabile.
Se da un lato ho amato la mia infanzia in paese, almeno al di fuori della mia famiglia, dall'altro ormai mi sembra una prigione.
È tutto statico, quasi surreale, seppur trovandomi in Italia, qui le cose e persone non sembrano cambiare, e qual'ora lo facciano son sempre in ritardo.
Potrei sembrare presuntuosa, ma non è questo, sicuramente c'è chi si trova bene in un ambiente così, ma mi fa riflettere molto.
È oltre l'omofobia e il razzismo, oltre il sessismo, chiunque esca fuori dall'ordinario, e non l'ordinario comune, anche una persona di una cittadina verrebbe vista diversa, anzi criticata diversa.
Forse è questa la cosa peggiore, continua critica di tutto e tutti, come se dalla vita del prossimo ne dipendesse la propria.
Parlare così non rende chiaro ciò di cui parlo, quindi mi spiego meglio con degli esempi concreti.
Si tratta di persone che puntano il dito contro TUTTI i musulmani accusandoli di maltrattare tutte le donne, costringendole a coprirsi il capo e corpo. Stesse persone le cui madri e nonne indossano il "fazzoletto" e senza cui non escono di casa perché è "vergogna". Stesse persone le cui madri e nonne una volta morto il marito indossano il nero a vita, stesse donne che non si risposeranno mai, non per legittimo volere, ma perché "chissà cosa direbbe la gente".
Stesse persone che fino a non troppi anni fa chiamavano troie ragazzine di 13 anni, perché indossavano dei pantalonci corti d'estate, ragazzine che una volta diventate donne avranno ancora meno libertà nel vestirsi. A 25 anni son troppo grandi per vestirsi corto, o almeno così si dice, non sono mica ragazzine, "sunis jiai in edade de figgiare" dicono.
Non che la situazione degli uomini sia meglio, il cui ruolo sembra pietrificato ancor più di quello donne, l'istruzione non deve far per loro, del resto a che gli serve, sfoggiano in vanto la loro licenza media e per i più istruiti il diploma, la scuola è per "femminucce", loro devono essere forti, devono difendere la propria famiglia come cani da guardia con la bava alla bocca, se necessario devono essere pronti ad uccidere ed essere uccisi, perché questo è il prezzo dell'orgoglio. Il cazzo di orgoglio sardo che ha portato alla morte di centinaia di vittime in quelle faide, la cui età media degli uomini morti era inferiore ai 25 anni. Beh qualcuno dice vecchi tempi, ma gli anni 90 non mi sembrano così lontani, ma magari è solo un sentore personale.
Da bravi cani da guardia non c'è spazio per l'emotività, mostrare la propria personalità non è concesso, è concesso bere però. Non sorprende che la Sardegna sia la regione con una percentuale di alcolizzati così alta, del resto è una delle poche libertà concesse, anche se non a tutti, apparentemente fa meno scandalo un ragazzino di 11 anni che finisce in coma etilico rispetto ad una donna che beve una birra al bar.
A prescindere che si tratti di uomini o donne, non mi va di andare oltre, anche se ci sarebbe tanto da ridire, del resto sono loro stessi vittime del sistema, di queste norme strette alla maggior parte di persone, ma alimentate dalle stesse. È come se tutti stessero aspettando un cambiamento drastico, come se potesse piovere dal cielo, inoltre non solo sono i primi a non far passi avanti, ma sono gli stessi che bloccano quei pochi che hanno avuto il coraggio di farlo, portandoli ad uniformarsi al pecorame o a scappare per non tornare mai più. Il tutto grazie al potere esercitato dal giudizio, dalla vergogna e senso di colpa.
Mi si potrebbe dire che il giudizio delle persone è un qualcosa che si sente ovunque, e son d'accordo, bisognerebbe andare oltre ed essere se stessi a prescindere. Ma quanto e soprattutto dove può valere questa affermazione? Il peso del giudizio è uguale in tutti i posti? Cosa succede se queste critiche vanno ad intaccare la tua quotidianità?
Cosa succede se queste critiche portano un'intera comunità ad avercela con te sulle basi di un pregiudizio, di un sentito dire?
Cosa succede se questo legittimi atti di violenza, non più mentale, ma fisica?
Cosa fai se nessuno sta dalla tua parte perché teme ripercussioni?
A chi ti affidi se nemmeno l'intervento delle forze dell'ordine può aiutarti, in un contesto dove in principio eran praticamente inesistenti e ora che ci sono non vengono presi in considerazione, chi ti protegge quando l'autorità per "eccellenza" non riesce a farlo?
E disgrazia peggiore, che futuro puoi avere se ti manca la famiglia?
Sono pensieri che scorrono spesso nella mia mente, specialmente da quando sono rientrara a "casa". Ma non trovo delle risposte chiare, per quanto mi piacerebbe, non conosco tutto e nemmeno tanto, ma posso parlare della mia esperienza, o meglio raccontare.
Ho sempre lottato per l'ideale di libertà, inteso anche come possibilità di poter esprimere se stessi al 100%, senza ripercussioni, nella tranquillità del rispetto reciproco. Non è realistico, lo so, ma non costa niente sognare. Ma questo sogno non ha delle basi infondate, non puoi immaginare una realtà diversa o migliore, se non hai mai visto nient'altro. Di conseguenza del diverso esiste, l'ho visto, ma perché sembra lo veda solo io?
Nonostante questo non mi sento di dire che di questo paese, di queste persone, non mi importi nulla, non sarebbe vero, non starei qui a parlarne. Ho sempre avuto dei sentimenti contrastanti, in tutto c’è del bene e del male, ma non è facile quando le potenzialità di questa comunità le vedono in pochi, quando quelli che si muovono in questa direzione sono ancora meno e non presi in considerazione, se non contrastati. Mi chiedo se potrei fare qualcosa, se valga la pena fare qualcosa,  ma l’idea di quanta sofferenza mi potrebbe causare mi fa passare la voglia, mi fa prediligere la scelta più facile,  pensare solo a me e scappare. Lasciando così ogni speranza di contribuire, anche minimamente,  alla sopravvivenza della comunità,  del luogo che mi ha cresciuta, che a causa delle persone che ci vivono non può che non andare incontro alla morte, finire nel dimenticatoio. Fatto che mi causa del dispiacere, il mio paese come tanti altri del centro Sardegna,  ha tanto da raccontare ma nessuno disposto ad ascoltare, e forse allora mi vien da pensare che la mia non sia l’unica voce che non riesce a prender fiato.
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corallorosso · 3 years
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La denuncia: "Noi giornalisti ammanettati dai militari polacchi per aver fatto foto al confine" Continuano ad arrivare notizie preoccupanti per la libertà di stampa dalla Polonia: tre noti giornalisti hanno denunciato di aver subito maltrattamenti da parte dell’esercito, dopo aver scattato alcune fotografie a una postazione militare nei pressi della frontiera polacca. Maciej Moskwa, Maciej Nabrdalik e Martin Divisek – i primi due di nazionalità polacca, il terzo ceco – assicurano di essersi presentati e aver informato i militari dell’intenzione di realizzare alcuni scatti, ma una volta terminato il lavoro sono stati fermati, costretti a consegnare apparecchiature fotografiche e smartphone e poi sono stati tenuti in manette per oltre un’ora mentre veniva visionato tutto il loro materiale, che infine è stato riconsegnato intatto. La vicenda, rilanciata da vari media locali e internazionali e condannata anche dall’organizzazione Press Club Polska, è avvenuta nei pressi della cittadina di Wiejki lo scorso 16 novembre. L’agenzia Dire ha raggiunto telefonicamente uno dei tre, Maciej Nabrdalik, fotografo e documentarista che vanta collaborazioni con importanti testate internazionali e vari riconoscimenti tra cui due del World Press Photo. Il giornalista ha confermato l’accaduto dichiarando: “Prima di scattare foto avevamo informato i militari di guardia del nostro lavoro. In Polonia non è reato fotografare strutture o personale militare, ma per rispetto abbiamo voluto avvisarli. Inoltre ci trovavamo fuori dalla zona dello stato d’emergenza”. (...) “Abbiamo scattato foto per alcuni minuti- continua Nabrdalik- poi siamo risaliti in auto e siamo partiti quando una guardia ci ha chiesto di aspettare. Gli abbiamo chiesto se dovevamo ritenerci in stato di fermo, ci ha detto di no. Di colpo si sono avvicinati all’auto uomini armati che, gridando e insultandoci, ci hanno ordinato di scendere mentre qualcuno tramite la loro radio gli impartiva di applicare questi ordini. Ci hanno ammanettato e ci hanno fatto tante domande sul nostro lavoro, sebbene già ci fossimo presentati. Siamo rimasti così un’ora”. (...) L’audio, ascoltato anche dalla Dire, conferma la versione resa da Maciej Nabrdalik. Di seguito la trascrizione della conversazione relativa al momento del fermo: (Uno dei reporter chiede dall’auto): “Perché dobbiamo aspettare? Siamo stati fermati?” (Militare): “No, ma dovete aspettare perché…” (Reporter): “Se veniamo fermati abbiamo il diritto di sapere chi ci sta fermando e perché”. (Due militari, un uomo e una donna): “No, non vi stiamo fermando”. (Reporter): “Okay, allora vi ringraziamo e adesso andiamo”. Trascorre qualche minuto in cui si sente il rumroe di un’automobile che parte, ma dopo poco si ferma di nuovo. (Militare): “Uscite immediatamente dalla macchina! Uscite dalla macchina in questo istante c****”. (Reporter): “Perché ci urlate contro così?” (Militare): “(Insulti irripetibili) Uscite!” (Reporter): “Usciamo, ma non serve urlare… aspetti che parcheggio”. (Militare): “Ho detto di uscite immediatamente dalla macchina (insulti irripetibili)”. Si ode il rumore di portiere che si aprono. (Reporter): “Sono un giornalista, ho diritto…” (Militare): “Esci dalla macchina ho detto!” (Reporter): “Sono un giornalista…” (Militare): “Esci perché perché altrimenti ti faccio…” (Reporter): “Ma non vede che sto uscendo”. Si sente il comandante, gridando da lontano, impartire ordini agli altri militari, mentre il terzo reporter sta uscendo dalla macchina. I militari intimano ai giornalisti di togliere le giacche e svuotare le tasche consegnando tutto quello che hanno, compresi i documenti e le tessere stampa. Si crea qualche difficoltà con il reporter della Repubblica Ceca che non capisce cosa gli viene chiesto. Alla fine però si sente uno dei militari dire “sono puliti”. Poi, inizia la supervisione delle aparecchiature. Il comandante chiede di “controllare tutto il materiale da cima a fondo”. All’agenzia Dire, Maciej Nabrdalik riferisce ancora: “Era chiaro sin dall’inizio che eravamo giornalisti. Alla fine ci hanno restituito tutto, nessun aparecchio è stato danneggiato né è stato cancellato nulla”. Ma ciò che pesa “è il modo in cui siamo stati trattati. Io sono stato spintonato contro una recinzione, ci hanno gridato contro e tenuto in manette e senza le nostre giacche per un’ora”. Una volta conclusa la vicenda, il reporter riferisce di essersi sentito “come se avessi subito un crimine, come un furto un’aggressione. Non mi era mai capitata una cosa del genere. Avevo grande rispetto per le Forze armate, ora questa fiducia è compromessa”. Sull’esercito e la polizia polacca pesano diverse accuse, tra quelle di respingere i migranti nelle zone boscose oltre il confine, di impedire loro di presentare richiesta d’asilo nonché di vietare – anche con intimidazioni – a volontari, medici e giornalisti di raggiungere l’ara in cui stazionano i profughi. Notizie che, in assenza di media sul campo, è difficile verificare. Per questo Nabrdalik insieme a molti altri colleghi ha sottoscritto un appello rivolto al governo polacco affinché venga abrogato lo stato d’emergenza e venga data la possibilità ai media di seguire la crisi dei migranti al confine. Ai militari del campo di Wiejki, prima di iniziare a scattare fotografie, nell’audio si può sentire il reporter spiegare: “Dobbiamo documentare la situazione, le persone vanno informate di ciò che accade. Ne abbiamo il diritto. Vi preghiamo di rispettare il nostro lavoro come noi rispettiamo il vostro”.
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mazzital · 2 years
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4  Aprile
4  Aprile   Tappa n. 15  Huelva  Faro ( Portogallo)
distanza percorsa: 113 km  totale salita 658m  velocità media 20,2 km/h
L'uscita dalle città è sempre un piccolo problema dovuto alle limitazioni per le bici non troppo chiare, almeno per me, lo stesso accade oggi. O un lungo giro su strada periferica oppure accorciare il percorso e prendere un ponte su acquitrino di 6 km di dubbia scelta: presa questa decisione e dopo 4 km si ode alle mie spalle il suono, inequivocabile, della pattuglia della Guardia Civil, che mi intima di uscire alla prima opportunità, alla fine del ponte. Obbedisco, mi fermo, mi cospargo il capo di cenere, mi faccio l'italiano cretino, tutto l'armamentario e alla fine mi fanno andare però il capo mi dice: “ vaja, pero no se haga el vivos con nosotros”  tradotto non ci prenda per il c..o. Ancora una volta abbasso il capo e mi frego le mani: salvati 6 km.
La strada non ha nulla di particolare, i soliti sali scendi su colline, tra i 50 ed 1 200m di quota, attraversando qualche paesino, fino ad arrivare a Ayamonte, paesino di frontiera: qui non mi fido a fare il ponte: è solo per autostrada e quindi mi tocca il ferry: arrivo con 5 min di ritardo: appena partito e mi tocca aspettare una ora per prossimo, visito la cittadina, bevo un caffè, faccio tempo.
Dopo 15 min di traversata siamo a Vila Real de Santo Antonio, Portogallo!!
Cambia poco, le strade per adesso sono meno belle, banchine non sempre transitabili che lasciano a desiderare e paesini un po' più scialbi.
Vado avanti fino a Faro, la prima città del Algarve, il sud del Portogallo, rinomato per la parte turistica, c'eravamo stati anni fa e non mi aveva entusiasmato, giudizio che per adesso confermo.
Il tempo fino ad ora è stato clemente, niente pioggia, vento ancora da N, ma vado ad O, temperatura fresca ( 11°C), coperto, molto accettabile.
Ho un albergo il pieno centro antico di Faro ma non mi posso godere la camminata: piove a catinelle e durerà tutta la notte, con i soliti pensieri notturni pessimisti.
Ceno in un ristorante indiano proprio di fronte all'albergo: non male.
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crazy-so-na-sega · 3 years
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operazione greenwashing: LA GUERRA È PACE LA LIBERTÀ È SCHIAVITÙ L’IGNORANZA È FORZA GLI ECOMOSTRI SONO PARCHI GREEN
I pugni nell’occhio e l’aumento spropositato di unità abitative nel centro storico (con incremento di consumi, moltiplicazione di automobili e crescita di produzione di immondizia) sono residenze ecologiche a impatto zero o quasi zero.
Una di queste supercostruzioni green la potete già ammirare in tutta la sua marmorea bellezza a Via Pezzullo, si chiama Palazzo Giugliano 17; un’altra sta per sorgere a Via Roma e si chiamerà, con gran fantasia degli imprenditori, Palazzo Roma.
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Evviva evviva evviva, battiam battiam le mani, arriva il cemento verde urbano. Frattamaggiore sarà più trafficata e più green che pria!
Semplifico, forse sono stato un po’ oscuro. Qui a Frattamaggiore è in atto un programma di ribaltamento della realtà che tende ad ammantare tutto di verde. D’altro canto, temo che il fenomeno di queste quinte teatrali usate per nascondere il cemento che c’è dietro non si fermi alla mia ridente cittadina di 5 chilometri quadrati e 50mila automobili. I biglietti verdi fanno gola a tanti imprenditori, più o meno spregiudicati, ad ogni latitudine e ad ogni longitudine del vecchio continente. Dappertutto proveranno a venderci per ecologici abbattimenti e ricostruzioni che altereranno ulteriormente la densità edilizia delle nostre città (ovvero il rapporto tra aree libere e volumi edificati). L’eterna storia del pieno che fagocita il vuoto.
Peraltro, immagino che tutti questi costruttori rinverditi si avvarranno anche dei fondi europei dedicati alla benedetta transizione green e, nel caso, sono ben certo che continueranno a investire questi fondi per cementificare le città, per imbruttirle e per ingolfarle di auto e di spazzatura. Ma sarà spazzatura verde, e verdi saranno anche i gas di scarico, le cucchiaiate di calce e di bile e le colate di vomito e di cemento.
We are going to be green green green. Evergreen as we have never been…!
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Per capire meglio di cosa sto parlando, potete leggere questi panegirici in forma di articoli giornalistici redatti con toni così entusiastici da sembrare commissionati direttamente dalla schiera dei ricostruttori green di Frattamaggiore. Troverete elogi gonfi e stracolmi di discorsi sulla sostenibilità, sul risparmio energetico, sugli interessi della cittadinanza, sul verde que te quiero verde e sul bene pubblico e l’interesse collettivo (i post osannanti che girano da qualche settimana sul Faccialibro, invece, ve li risparmio; mi basta solo osservare che sono firmati da politici frattesi della vecchia guardia, riconvertiti anche loro al verbo green dopo anni e anni di cementificazione selvaggia perpetrata quando loro erano amministratori della cosa pubblica).
Curiosamente da questi articoli scopriamo che “il primo edificio a impatto zero di Frattamaggiore” sono due. Ormai è tutta una gara a chi ce l’ha più verde il pacco di cemento.
E tutto questo accade in una delle zone più cementificate dell’Italia e del mondo. Vergognoso primato.
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* Le scritte in corsivo della prima parte del testo sono tratte da 1984 di George Orwell.
** La seconda immagine è stata presa in prestito dalla pagina pubblica del partito di opposizione cittadina LiberiAmo Fratta. https://www.facebook.com/liberiamofratta/
*** I grafici sono presi dalla rete. Queste le fonti: il primo viene da truenunbers.it; il secondo viene dall’European Environment Agency ed il terzo dall’ISPRA, se non vado errato.
**** greenwashing s. m. inv. Strategia di comunicazione o di marketing perseguita da aziende, istituzioni, enti che presentano come ecosostenibili le proprie attività, cercando di occultarne l’impatto ambientale negativo. (https://www.treccani.it/vocabolario/ nella sezione neologismi)
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daniela--anna · 4 years
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Il lago di Garda o Benaco.
"Lach de Garda" in lombardo e trentino;
"Łago de Garda" in veneto [ˈɰa:ɡo de ˈɡarda]), è il maggiore lago italiano, con una superficie di circa 370 km² (terzo per profondità dopo Como e Maggiore).
Cerniera fra tre regioni, Lombardia (provincia di Brescia), Veneto (provincia di Verona), Trentino-Alto Adige (provincia di Trento), è posto in parallelo all'Adige, da cui è diviso dal massiccio del monte Baldo.
A settentrione si presenta stretto a imbuto mentre a meridione si allarga, circondato da colline moreniche che rendono più dolce il paesaggio.
Il lago è un'importante meta turistica ed è visitato ogni anno da milioni di persone.
Etimologia e pronuncia.
In epoca romana il lago era conosciuto come Benacus e da alcuni era venerato come dio Benacus, personificazione stessa del lago, talvolta associata al culto del dio Nettuno.
Oggi è meglio noto come lago di Garda, toponimo attestato fin dal Medioevo e di origine germanica, derivante da quello dell'omonima cittadina sulla sponda veronese del lago, la quale, insieme a un'altra località celebre del lago, Gardone Riviera, e altre meno conosciute, come Gàrdola, Gardoncino, Gardoni, Guàrdola e Le Garde, testimonia la presenza germanica che va dal VI all'VIII secolo, in particolare quella longobarda.
Il toponimo Garda, con il quale è chiamato il lago già in alcuni documenti dell'VIII secolo, è l'evoluzione della voce germanica warda, ovvero "luogo di guardia" o "luogo di osservazione".
Il toponimo classico del lago, ovvero Benācus lacus (Benaco), è quasi sicuramente di origine celtica, precedente quindi alla romanizzazione, e dovrebbe derivare da bennacus, confrontabile con l'irlandese bennach, e significherebbe "cornuto", ovvero dai molti promontori.
La traduzione "cornuto" viene anche interpretata in riferimento alla penisola di Sirmione.
Il Benaco nella letteratura.
«Suso in Italia bella giace un laco,
a piè de l'Alpe che serra Lamagna
sovra Tiralli, c'ha nome Benaco.»
(Dante Alighieri, Inferno, Canto XX)
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leshellenes · 4 years
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"𝙈𝙀𝙏𝙃𝙊𝙉𝙄: 𝙎𝙀𝙉𝙏𝙄𝙉𝙀𝙇𝙇𝘼 𝙂𝙍𝙀𝘾𝘼 𝙉𝙀𝙇𝙇𝙊 𝙄𝙊𝙉𝙄𝙊" Methóni, 12 km a sud di Pýlos, è un'altra delle sette città che Agamennone offrì ad Achille. Omero la descrive "ricca di vigneti", mentre oggi è una graziosa cittadina di mare con una spiaggia molto nota e frequentata sulla quale si staglia una massiccia fortezza veneziana del XV secolo.Deve la sua importanza storica al fatto di essere stata per lungo tempo una delle più importanti basi navali della Repubblica di Venezia.La città è situata sulla costa ionica del Peloponneso, di fronte alle isole Sapienza e Cabrera. In epoca veneziana vi facevano scalo quasi tutte le navi veneziane sulla rotta tra Venezia e il Levante, nonché tutte le navi di pellegrini in viaggio verso la Terrasanta. Per la sua posizione strategica a guardia dell'imbocco dell'Adriatico, la fortezza di Methoni fu tenuta in grande considerazione dalla Serenissima e soprannominata  𝐕𝐞𝐧𝐞𝐭𝐢𝐚𝐫𝐮𝐦 𝐨𝐜𝐞𝐥𝐥𝐚𝐞 ("occhi di Venezia").  
Come Raggiungerla?Con volo su Kalamata o in auto da Atene o Patrasso.
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cutulisci · 4 years
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IL RISTORANTE DI ALICE Questa canzone si chiama Il Ristorante di Alice, è su Alice, e sul ristorante, ma “Alice’s Restaurant” non è il nome del ristorante, è solo il nome della canzone ed è per questo che ho chiamato la canzone Il Ristorante di Alice. Puoi avere quel che ti pare al ristorante di Alice, puoi avere quel che ti pare al ristorante di Alice, vacci a piedi e entraci, è giusto là dietro, appena un chilometro dalla ferrovia, puoi avere quel che ti pare al ristorante di Alice Ora, tutto è nato due feste del Ringraziamento fa, è stato due anni fa nel giorno del Ringraziamento, quando io ed il mio amico siamo andati a fare una visitina a Alice al ristorante, ma Alice non vive nel ristorante, vive nella chiesa vicina al ristorante, nel campanile, con suo marito Ray e il cane Fasha. E siccome vivono in quella maniera, nel campanile, hanno un sacco di spazio giù al piano di sotto dove prima ci stavano i banchi da chiesa. E siccome hanno tutto quello spazio e vedendo come hanno portato via tutti i banchi da chiesa, hanno deciso che non dovevano portare fuori la loro spazzatura per un bel po’ di tempo. Siamo saliti là sopra, abbiamo trovato tutta la spazzatura che c’era dentro e abbiamo deciso che sarebbe stato un gesto da amici portare la spazzatura alla discarica cittadina. Così abbiamo preso una mezza tonnellata di spazzatura, l’abbiamo infilata dietro un furgone Volkswagen rosso, abbiamo preso pale, rastrelli e arnesi di distruzione e abbiamo fatto rotta verso la discarica comunale. Beh, siamo arrivati là e c’era un grosso segnale e una catena tutta attorno alla discarica, che diceva “Chiuso il giorno del Ringraziamento”. Non avevamo mai sentito prima di una discarica chiusa il giorno del Ringraziamento, e con le lacrime agli occhi siamo andati via nel tramonto, cercando un altro posto dove buttare la spazzatura. Non ne abbiamo trovato nessuno, finché non siamo arrivati in una stradina laterale, e sul lato della stradina laterale c’era un altro burrone di una decina di metri, e in fondo al burrone c’era un altro mucchio di spazzatura. Abbiamo deciso che un grosso mucchio è meglio di due piccoli mucchi, e piuttosto di portare su quell’altro abbiamo deciso di buttare giù il nostro. Questo è quel che abbiamo fatto, siamo tornati alla chiesa, abbiamo fatto un pranzo di Ringraziamento assolutamente imbattibile, siamo andati a dormire e non ci siamo risvegliati che la mattina dopo, quando abbiamo ricevuto una telefonata dall’agente Obie. Ha detto, “Ragazzo, abbiamo trovato il tuo nome su una busta in fondo a mezza tonnellata di spazzatura, e volevamo giusto sapere se ne sai qualcosa.” Io gli ho risposto: “Sì, signor agente Obie, non posso mentire, ho messo io la busta sotto quella spazzatura.” Dopo aver parlato con Obie per circa tre quarti d’ora al telefono, siamo finalmente arrivati al nocciolo della questione, e lui ha detto che dovevamo scendere laggiù e raccogliere la spazzatura, e che dovevamo anche andare a parlare con lui al commissariato. E così siamo montati sul furgone Volkswagen con le pale, i rastrelli e gli arnesi di distruzione e abbiamo fatto rotta verso il commissariato di polizia. Ora, amici, c’erano solo due cose che Obie avrebbe potuto fare al commissariato, la prima era che avrebbe potuto darci una medaglia per essere stati tanto onesti e coraggiosi al telefono, cosa che non era molto probabile e che non ci aspettavamo, e l’altra era che avrebbe potuto sgridarci e dirci non farci più vedere a portare ancora in giro spazzatura per tutto il circondario, che era quel che ci aspettavamo; ma quando andammo al commissario c’era un’altra possibilità che non avevamo nemmeno preso in considerazione, e insomma fummo tutti e due arrestati. Ammanettati. E io dissi: “Obie, non penso di poter raccattare la spazzatura con queste manette addosso.” E lui: “Zitto, ragazzo. Siediti dietro sulla macchina di pattuglia.” Ed è quel che facemmo, ci mettemmo a sedere dietro sulla macchina di pattuglia e ci recammo sulla (inizio citazione) Scena del delitto (fine citazione). Voglio raccontarvi della città di Stockbridge, Massachusetts, dove tutto questo accadde, avevano tre segnali di stop, due agenti e una macchina della polizia, ma quando ci recammo sulla Scena del Delitto c’erano cinque agenti e tre macchine della polizia, dato che si trattava del peggior crimine degli ultimi cinquant’anni, e tutti volevano andare sul giornale. E stavano pure usando ogni sorta di roba da sbirri che era stata non so quanto a ciondolare inutilizzata al commissariato. Rilevavano le tracce di pneumatici col gesso, le impronte digitali, le tracce coi cani segugi, e presero pure ventisette fotografie a 8/10 colori su carta patinata con cerchetti e freccette, e una dicitura sul retro di ciascuna che spiegava come ognuna di esse avrebbe potuto essere utilizzata come prova contro di noi. Presero fotografie all’arrivo, alla partenza, del settore nord-ovest, del settore sud-ovest, per non parlare della fotografia aerea. Dopo tutto quel patire, tornammo in prigione.Obie disse che che ci avrebbe messo in cella. Disse: “Ragazzo, ti metto in cella, dammi il portafoglio e la cintura.” E io dissi: “Obie, posso anche capire che tu voglia il mio portafoglio, così non avrò soldi da spendere in cella, ma per che cazzo la vuoi, la mia cintura?” E lui disse: “Ragazzo, non vogliamo che tu ti impicchi.” Io dissi: “Obie, pensi che io mi impicchi per sparpagliamento di spazzatura?” Obie disse che voleva essere sicuro, e, amici, lo voleva sul serio perché tirò via pure la ciambella del cesso in modo che io non potessi sbattermela in testa e affogarci, e portò via anche la carta igienica perché non potessi piegare le sbarre, srotolare fuori, insomma srotolare la carta igienica fuori dalla finestra, far scivolare fuori il rotolo e evadere. Obie voleva essere sicuro, e fu quattro o cinque ore più tardi che Alice (vi ricordate di Alice? E’ una canzone su Alice), insomma Alice arrivò e con qualche paroletta un po’ incazzata a Obie ci tirò fuori di galera su cauzione, e tornammo alla chiesa facendoci un altro pranzo di Ringraziamento assolutamente imbattibile, e non ci alzammo fino alla mattina dopo, quando dovevamo tutti quanti andare in tribunale. Entrammo, ci mettemmo a sedere, Obie entrò con le ventisette fotografie a 8/10 colori su carta patinata con i cerchietti e le freccette, ognuna con una dicitura sul retro, e si mise a sedere. Un tizio entrò e disse: “Tutti in piedi.” Tutti ci alzammo in piedi, e Obie si alzò con le ventisette fotografie a 8/10 colori su carta patinata, e il giudice entrò, si mise a sedere con una guardia, si mise a sedere e noi ci mettemmo a sedere. Obie guardò il guardiano. Poi guardò le ventisette fotografie a 8/10 colori su carta patinata con cerchietti e freccette ognuna con una dicitura sul retro, e scoppiò a piangere perché Obie si rese conto che si trattava di un tipico caso di mala giustizia americana, e che non ci poteva fare nulla, e che il giudice non avrebbe guardato le ventisette fotografie a 8/10 colori su carta patinata con i cerchietti e le freccette, ognuna con una dicitura sul retro che spiegava che ciascuna avrebbe potuto essere utilizzata come prova contro di noi. Insomma ci fu appioppata una multa di 50 dollari, e dovemmo ritirare su la spazzatura sotto la neve, ma non è questo che ero venuto a raccontarvi. Ero venuto a parlare della visita di leva. C’era un palazzo giù a New York, si chiama Whitehall Street, dove entri, dove qualcosa ti viene iniettato e poi vieni ispezionato rilevato infettato scartato e selezionato abile-arruolato. Ci andai un giorno per fare la mia visita attitudinale, ed entrai, mi misi a sedere, la sera prima mi ero divertito un mondo e mi ero inciuccato e così mi sentivo al meglio, ed avevo un aspetto al meglio, quando entrai là quella mattina. Perché volevo somigliare a un tipico ragazzo americano di New York, gente, accidenti se lo volevo, volevo sentirmi come un tipico –insomma volevo essere un tipico ragazzo americano di New York, e entrai, mi misi a sedere e fui rivoltato in tutti i modi e tutte le salse, e ogni tipo di cose brutte, meschine e orribili del genere. Entrai, mi misi a sedere, e mi dettero un pezzo di carta che diceva: “Ragazzo, vai dallo psichiatra, stanza 604.” Andai su, e dissi: “Strizzacervelli, voglio uccidere. Cioè, insomma, voglio uccidere. Voglio vedere, voglio vedere sangue, sangue rappreso, visceri e vene da prendere a morsi. Voglio mangiare cadaveri carbonizzati. Voglio dire uccidere, Uccidere, UCCIDERE, UCCIDERE.” E cominciai a saltellare su e giù berciando “UCCIDERE! UCCIDERE!”, e lui cominciò a saltellare su e giù insieme a me berciando “UCCIDERE! UCCIDERE!”. Poi arrivò il sergente, mi appuntò una medaglia, mi rimandò giù nella hall e disse: “Sei quello che fa per noi, ragazzo.” La cosa non mi fece sentire troppo bene. Scesi giù nella hall beccandomi ancora più iniezioni ispezioni rilevazioni scartazioni e ogni sorta di cose che mi stavano facendo in quel posto di merda là, e ci restai due ore, tre ore, quattro ore, ci rimasi a lungo beccandomi ogni sorta di cose brutte stronze bastarde e insomma ci stavo proprio passando un brutto quarto d’ora là, e loro stavano ispezionando e iniezionando ogni mia parte, non lasciavano intatta neanche una parte. Scesi ancora, e quando alla fine arrivai a vedere l’ultima persona, entrai, entrai e mi misi a sedere dopo aver dovuto passare tutta quella roba, entrai e dissi: “Cosa vuoi?”. Lui disse, “Ragazzo, abbiamo solo una domanda da farti. Sei mai stato arrestato?” E io provvidi a raccontargli la storia della Strage al Ristorante di Alice, con tutta l’orchestrazione e partitura armonica in cinque parti e cose del genere e tutto il fenome… -e lui mi stoppò là e mi disse: “Ragazzo, sei mai stato processato?” E io provvidi a raccontargli la storia delle ventisette fotografie a 8/10 colori con i cerchietti e le freccette, ognuna con una dicitura sul retro, e lui mi stoppò là e mi disse: “Ragazzo, voglio che tu ti metta a sedere su quella panca che dice Gruppo W…ORA, ragazzo!!” E insomma io andai a quella panca, a quella panca là, dove c’erano quelli del Gruppo W, dove ti mettono se non hai i requisiti morali necessari per entrare nell’esercito dopo aver commesso un certo crimine, e c’era ogni sorta di gente brutta stronza e bastarda su quella panca. Stupratori di mamme. Accoltellatori di papà. Stupratori di papà! Stupratori di papà che se ne stavano là a sedere su quella panca, accanto a me! Ed erano dei tipi brutti stronzi bastardi orribili e criminali, quelli che stavano là a sedere accanto a me. E il più brutto, più stronzo e più bastardo, lo stupratore di papà più merdoso di tutti, mi si stava avvicinando e era brutto stronzo bastardo orribile e ogni sorta di cose di quel genere, e era seduto accanto a me e diceva: “Ragazzo, cazzo hai fatto?” Io dissi: “Non ho fatto nulla, ho dovuto pagare 50 dollari e raccattare la spazzatura.” Lui disse: “Per cosa ti hanno arrestato, ragazzo?” E io dissi: “Per sparpagliamento di spazzatura:” E tutti allora si scostarono da me sulla panca, e mi fecero degli sguardi torvi e ogni sorta di cose brutte e stronze finché non dissi: “E ho creato un fastidio”. Allora tutti tornarono, mi strinsero le mani, e ci divertimmo un sacco sulla panca, parlando di crimini, di accoltellamenti della mamma, di stupro del papà, e sulla panca parlammo di ogni tipo di quelle cose alla moda. E tutto andava bene, fumavamo sigarette e ogni sorta di roba, finché non entrò il Sergente con dei fogli in mano, li tirò su e disse: “Ragazzi, questo-pezzo-di-carta-ha-47-parole-37-frasi-58-parole-vogliamo-sapere-dettagli-sulla-tempistica- del-crimine-e-ogni-altra-sorta-di-cose-che-potete-dire-attinenti-al-crimine-Voglio-sapere- motivodellarresto-nomedellagente-e-ogni-altra-sorta-di-cose-che-potete-dire”, e parlò per tre quarti d’ora e nessuno capì una parola di quello che diceva, ma ci divertimmo a riempire i formulari e a giocherellare con le matite su quella panca, e io compilai tutta la Strage con partitura armonica in quattro parti, e ce la scrissi proprio com’era, e tutto era a posto e posai la matita, ripiegai il pezzo di carta e là dall’altro lato, nel mezzo dell’altro lato, completamente da una parte sull’altro lato, fra parentesi, in lettere maiuscole, lessi la seguente dicitura: (“RAGAZZO, TI SEI RAVVEDUTO?”) Andai dal Sergente e dissi: “Sergente, certo che ci hai davvero un bel fegato a chiedermi se mi sono ravveduto, dico io, dico io, insomma, sono qui a sedere sullapanca, voglio dire sto qui a sedere sulla panca del Gruppo W perché vuoi sapere se ho i requisiti morali necessari per entrare nell’esercito, bruciare donne, bambini, case e villaggi dopo che sono stato uno sparpagliaspazzatura.” Lui mi guardò e disse: “Ragazzo, non ci piacciono i tipi come e ora mandiamo le tue impronte digitali a Washington.” Amici, da qualche parte a Washington, racchiusa in qualche fascicoletto, c’è un’analisi in bianco e nero delle mie impronte digitali. E il solo motivo per cui vi sto cantando questa canzone, adesso, è perché magari conoscete qualcuno che si trova in una situazione del genere, oppure perché siete in una situazione del genere, e se siete in una situazione del genere c’è solo una cosa che potete fare, entrare e dire: “Strizzacervelli, puoi avere quel che ti pare al Ristorante di Alice.” Poi uscire. Sapete, se uno, magari solo uno fa così, possono pensare che è davvero fuori di testa e non lo prendono. E se lo fanno due persone, magari solo due persone ma assieme, in armonia, possono pensare che sono due finocchi e non prenderanno nessuno dei due. E provate a immaginare se lo fanno tre persone, tre persone che entrano, cantano una riga del Ristorante di Alice e escono. Penseranno che si tratta di un’organizzazione. E ve le immaginate, ve le immaginate cinquanta persone al giorno, dicevo cinquanta persone al giorno che entrano, cantano una riga del Ristorante di Alice e scono? Amici, penseranno che sia un movimento. Ed è quello che è, Il Movimento Antistrage “Ristorante di Alice”, e tutto quello che dovete fare per entrarvi è cantarlo la prossima volta accompagnandovi con la chitarra. Con sentimento. Così aspetteremo che venga sulla chitarra, qui, e lo canteremo quando verrà. Eccolo. Puoi avere quel che ti pare al Ristorante di Alice Puoi avere quel che ti pare al Ristorante di Alice vacci a piedi e entraci, è giusto là dietro, appena un chilometro dalla ferrovia, puoi avere quel che ti pare al ristorante di Alice E’ stato orribile. Se vuoi farla finita con la guerra e cose del genere, devi cantare a alta voce. Sono stato a cantare questa canzone per venticinque minuti. La potrei cantare per altri venticinque minuti. Non ne sono fiero…o stanco. E così aspetteremo che venga fuori un’altra volta, e stavolta con partitura armonica in quattro parti e sentimento. Stiamo giusto aspettando che venga fuori, è quello che facciamo. Tutto OK ora. Puoi avere quel che ti pare al Ristorante di Alice tranne Alice Puoi avere quel che ti pare al Ristorante di Alice vacci a piedi e entraci, è giusto là dietro, appena un chilometro dalla ferrovia, puoi avere quel che ti pare al ristorante di Alice Da da da da da da da dum Al Ristorante di Alice.
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lamilanomagazine · 4 months
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La Polizia Municipale di Pistoia festeggia 162 anni dalla sua nascita: presentato il report 2023
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La Polizia Municipale di Pistoia festeggia 162 anni dalla sua nascita: presentato il report 2023 Giovedì 16 maggio nella sala Maggiore del Palazzo comunale la Polizia Municipale di Pistoia ha festeggiato i 162 anni dalla Fondazione del Corpo. La cerimonia si è aperta con il resoconto dell'attività svolta dal Comando di via Pertini nel corso del 2023. La comandante Ernesta Tomassetti ha annunciato che a breve sarà aperto un distaccamento della Polizia Municipale nella zona delle Fornaci per rafforzare la presenza territoriale degli agenti. Si tratta di un importante servizio di prossimità, un punto di riferimento per la cittadinanza e un centro di ascolto aperto alle segnalazioni dei residenti. Per quanto riguarda il report di attività della PM nel 2023, emerge l'aumento di alcune violazioni: l'uso del cellulare durante la guida (+75%, passando da 168 sanzioni nel 2022 a 295 nel 2023), guida senza le cinture di sicurezza (+28%, da 191 nel 2022 a 244 nel 2023), la circolazione dei veicoli sprovvisti di assicurazione (+21%, da 199 nel 2022 a 242 nel 2023), la violazione dei limiti di velocità per cui sono stati elevati circa 32.000 verbali. Aumentano anche le infrazioni negli spazi riservati alle persone invalide (183 sanzioni nel 2022 e 342 nel 2023). Le multe per la guida senza patente passano da 10 nel 2022 a 39 nel 2023 e la mancanza di revisione del veicolo da 235 (2022) a 1.075 (2023). Diminuiscono invece le violazioni per l'attraversamento dell'intersezione con il semaforo rosso (3.143 sanzioni nel 2022 e 2.250 nel 2023). Più sinistri stradali nel 2023 per un totale di 507 (456 nel 2022). In particolare aumentano gli incidenti con feriti ma diminuiscono quelli con esito mortale, dato già in flessione nel 2022. Tra le maggiori cause di incidente stradale figura la guida in stato di ebrezza alcolica (sono 20 le notizie di reato trasmesse in Procura), la distrazione del conducente e i tamponamenti. Le omissioni di soccorso, invece, rimangono stabili, mentre sono ancora molte le persone che si danno alla fuga anche nei sinistri senza feriti. A fronte di 60 incidenti con fuga, l'attenta attività d'indagine del nucleo sinistri stradali, ha consentito di rintracciare ben 53 responsabili. Il mese in cui si sono verificati più incidenti nel 2023 è maggio. Gli interventi effettuati lo scorso anno su segnalazione sono stati 6.273 (tra le motivazioni principali la richiesta di controllo delle soste irregolari, disturbo alla quiete pubblica e intralci stradali per la viabilità). Intensa l'attività sul fronte penale con un aumento di notizie di reato trasmesse in Procura. La maggior parte della violazioni riguardano i reati in materia edilizia ed ambientale. Dal 2021 il Comando è dotato di un nucleo cinofilo antidroga, con il cane Yeti, che collabora con Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia Penitenziaria. Gli interventi dell'unità cinofila nel 2023 sono stati 62 (17 nel 2022). Encomi e riconoscimenti Nel corso della cerimonia sono stati consegnati encomi agli appartenenti al Corpo che si sono distinti nel corso del 2023. All'ispettore Laura Valastro, all'agente scelto Masaki Kaneuchi e all'agente Flaminia Sassone è stato consegnato un encomio per aver individuato, dopo un inseguimento, il responsabile di un imbrattamento di edifici pubblici con l'ausilio del sistema di videosorveglianza cittadina. Il riconoscimento è stato conferito per la prontezza operativa e la determinazione dimostrate nella circostanza. L'assistente scelto Kalinka Seghi e l'assistente Veronica Marzolla, sviluppando un'attività d'indagine, a seguito di sinistro stradale, sono riuscite a portare al deferimento all'autorità giudiziaria quattro persone per spaccio e coltivazione di sostanze stupefacenti. Il riconoscimento è per la capacità investigativa dimostrata nella circostanza. Encomio per le capacità operative e la professionalità nel gestire una situazione particolarmente complessa è stato consegnato all'assistente scelto Fabio Torsello e all'agente Erika Baldaccini per l'arresto di una persona trovata a bordo di un motociclo rubato e sprovvisto di targa che per eludere il controllo si dava alla fuga e aggrediva gli intervenuti. Grazie a un'accurata attività di indagine, l'ispettore Giulio Capecchi ha consentito di individuare l'autore di una serie di furti all'interno di un cantiere, che ha portato anche alla scoperta di una discarica di rifiuti. Il riconoscimento è stato conferito per l'impegno profuso e per le capacità investigative dimostrati. All'agente Emanuele Mastroberti encomio per il coraggio e la prontezza dimostrati in un intervento per sedare una rissa, incurante della propria incolumità, evitando così che la situazione degenerasse. Gli ispettori Primiano Giagnorio e Antonella Trinci hanno ricevuto una pergamena per i 40 anni di servizio svolto alla Polizia Municipale. Infine un encomio a tutti gli appartenenti al Corpo per l'impegno, l'altruismo e lo spirito di collaborazione dimostrati in occasione degli eventi alluvionali dello scorso 2 novembre. Il personale ha prestato la propria attività lavorativa nei Comuni di Quarrata e Campi Bisenzio fornendo supporto alla popolazione colpita e garantendo il funzionamento della macchina amministrativa.  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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freedomtripitaly · 4 years
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La costa di Trapani e del suo territorio è da sempre considerata la più selvaggia di tutta la Sicilia. Un ventaglio di natura, centri storici, borghi marinari e collinari, spalancati a braccia aperte sul mare, sul il Tirreno e il Mediterraneo, con le isole Egadi e le coste tunisine, così vicine da poterle toccare, Pantelleria e le coste nordafricane e dell’isola di Malta. 150 km di litorale unico al mondo, l’antico approdo di Arabi, Fenici, Greci, dei Mille di Garibaldi. Terra di sole e di cultura, di profumi lontani. Terra di confine tra il cielo e, soprattutto, il mare cristallino che lambisce queste coste, ora frastagliate ora ricoperte di sabbia finissima, senza nulla da invidiare a destinazioni più esotiche e molto più distanti. La Sicilia e le spiagge di Trapani, invece, sono dietro l’angolo. Il golfo di Castellammare e la tonnara di Scopello La spiaggia di Alcamo Marina è la prima costa trapanese che si incontra venendo da Palermo. Lunga circa 3 km e attrezzata, è molto amata dagli abitanti della zona e non solo e durante i mesi estivi può diventare parecchio affollata. Superata la foce del fiume San Bartolomeo, il litorale prosegue, diventando la spiaggia principale, chiamata Playa, di Castellammare del Golfo, anch’essa sabbiosa e parzialmente attrezzata, seguendo la quale si raggiunge il centro storico della cittadina, affacciata sul mare e sul porto, con il suggestivo castello arabo-normanno e la piccola cala Petròlo. Superato il porto di Castellammare la costa comincia a farsi più frastagliata. Qui si nascondono piccole spiagge rocciose, più riparate e tranquille, come cala dei Sogni, cala Bianca e cala Rossa, dopo le quali si apre la baia, di nuovo sabbiosa e ben attrezzata, di Guidaloca. Qui il mare, riparato da entrambi i lati da alti speroni di roccia, è di meraviglioso blu profondo. Dopo questa rilassante baia, ricomincia la costa rocciosa e frastagliata dove si apre la cala dell’Alberello e poi Scopello, con la splendida baia punteggiata, sull’acqua, da due immensi faraglioni mentre sulla costa si erge l’antico profilo della tonnara, attorno alla quale si sviluppano i bastioni di cemento – l’ingresso è a pagamento (3€ circa) – sui quali godersi il sole a pochi centimetri dall’acqua. Alle spalle della tonnara di Scopello si staglia la tozza figura di un promontorio sulla cui sommità si trova una torre di guardia, alle spalle della quale la costa prosegue con il suo intrico di calette di sassi e scogli (cala Mosca, cala Baialuce e cala Mazzo di Sciacca). Qui, dove l’immediato entroterra è disseminato di bellissime ville e strutture ricettive di livello si arriva al centro visite della riserva Naturale dello Zingaro, della quale Scopello rappresenta la porta d’accesso orientale. Le calette selvagge della riserva dello Zingaro La riserva dello Zingaro protegge una delle zone naturali più belle e selvagge di tutta la Sicilia. Costoni rocciosi, ripidi sentieri bianchi e grotte preistoriche si perdono nella vegetazione bruciata dal sole fino all’azzurro del mare, a meravigliose calette dove il tempo sembra fermarsi e le narici si riempiono dei profumi della macchia mediterranea, gli stessi che hanno inebriato gli antichi popoli che solcavano le acque del Mediterraneo. Qui il mare diventa non solo relax e bellezza ma anche un paradiso per gli amanti dello snorkeling. Ecco allora che si incontrano cala Capreria, con i suoi ciottoli bianchi, seguita da cala del Varo con punta Leone, cala della Disa, cala Beretta e cala Marinella, fino a cala dell’Uzzo, una delle più affascinanti, dominata dai ruderi dell’omonima torre e raggiungibile a piedi in 15 minuti seguendo un sentiero abbastanza agevole completamente immerso nella natura. Nei pressi della caletta, meritano una segnalazione alcuni punti di interesse della riserva dello Zingaro: il museo dell’Intreccio, la grotta preistorica dell’Uzzo e il museo della civiltà Contadina. Tornando sul sentiero che costeggia il mare si raggiunge inoltre il museo delle attività Marinare, situato su un promontorio roccioso sotto al quale si apre, come in una favola, cala Tonnarella dell’Uzzo, la spiaggia principale della riserva dello Zingaro. La strada poco dopo sale improvvisamente con un paio di tornanti, che girano intorno alla torre dell’Impiso, per poi rituffarsi nel mare antistante cala Grottazza. Ora seguiamo il capo verso nord, superando la curiosa caletta chiamata lago di Venere si apre il golfo del Firriato, chiuso a nord da punta Solanto. Il mare caraibico di San Vito lo Capo e le scogliere di Macari Qui la costa rocciosa assume un’atmosfera quasi lunare, spezzata solo dai resti della cinquecentesca tonnara del Secco e dall’imponente profilo di monte Monaco, aggirato il quale si apre la spiaggia antistante San Vito lo Capo, considerata una delle più belle della Sicilia. Con il suo mare trasparente e caldissimo, la sabbia dorata e il fondale basso sembra di stare ai Caraibi. Per dare un ulteriore tocco di esotismo si consiglia di non lasciare San Vito lo Capo senza aver assaggiato il suo impareggiabile cous cous. Oltre la punta sulla quale si erge il faro di Capo San Vito e cala Rossa si scende di colpo verso sud fino a cala Mancina, la grotta dei Cavalli, la spiaggia di Salinella e quella di Isulidda, antistante l’omonima isoletta selvaggia e completamente rocciosa, fino ad arrivare a un’altra delle località balneari più belle della Sicilia: il borgo di pescatori di Macari e le sue bellissime calette. La spiaggia del Bue Marino sotto a una scogliera di antichissime falesie, cala di punta Lunga, la spiaggia di baia Santa Margherita, Scaru Brucia, cala Bove. La costa si fa piatta fino al mare, dove si apre spiaggia di Seno dell’Arena, la Chianca, punta Bucerno e spiaggia Agliareddi. La baia del Cornino e la spiaggia di San Giuliano Oltre gli Agliareddi si apre il territorio compreso nella riserva Naturale del monte Cofano, un altro scrigno di natura incontaminata del trapanese. Il promontorio di monte Cofano si sporge arrotondato sul mare con l’antica tonnara omonima e la punta del Saraceno, superata la quale tra la roccia emergono antiche tracce dei colonizzatori dell’isola: l’edicola di San Nicola, la grotta e la cappella del Crocefisso, la torre del Cofano, fino alla splendida baia del Cornino con la grotta Mangiapane e le sue spiagge ora sabbiose, ora ghiaiose, interrotte da stupende scogliere a picco sul mare superabili grazie a dei pontili di legno, che delimitano l’area balneare. Proseguendo lungo la costa si incontrano poi la piccola spiaggia di rio Forgia, lido Valderice, il borgo marinaro di Bonagia, la sua stupenda spiaggia di ciottoli e sabbia, il suo mare trasparente e una seicentesca tonnara, oggi trasformata in struttura ricettiva, a dominare la natura selvaggia di questo piccolo golfo. Trapani e le sue spiagge, il cuore di questo tratto di costa siciliana, dista ormai solo una decina di km. Dopo Pizzolungo, la litoranea prosegue fino alla lunghissima e sabbiosa spiaggia di San Giuliano, sia libera che attrezzata, che si trova ancora nel territorio di Erice, anche questa sicuramente tra le più belle della costa trapanese. Le spiagge sotto alle mura di Trapani Con il promontorio della tonnara Tipa, compreso oggi in un rigoglioso parco urbano, comincia la spiaggia cittadina di Trapani, che si distende a fianco del lungomare Dante Alighieri fino a lido Paradiso, privato e a pagamento, a piazza Vittorio Emanuele, per poi svilupparsi al di sotto delle mura di Tramontana, dove prende il nome di spiaggia porta Botteghelle. A pochi passi da qui si può passeggiare per il centro storico di Trapani, nella suggestiva piazza del mercato del Pesce affacciata sul mare come una scenografica rotonda e visitare la cinquecentesca cattedrale di San Lorenzo, duomo della città. Il punto più suggestivo delle spiagge cittadine di Trapani è però senza dubbio la scogliera al di sotto della torre di Ligny, la punta estrema del molo cittadino che si distende dentro il mare. Non c’è una vera spiaggia ma si può scendere in acqua dagli scogli con molta facilità, per godersi un bagno al tramonto. Da qui si gode di uno stupendo panorama sulle vicinissime isole Egadi oppure, alle spalle, sul monte Erice. Una volta ammirato lo splendido panorama e respirato l’odore di questo porto proiettato così profondamente nel Mediterraneo da sembrare un’isola nella grande isola siciliana occorre superare il porto e le saline di Trapani, oggi riserva naturale, con un’interessante museo all’interno dell’area, per proseguire lungo la costa trapanese, raggiungendo la bella spiaggia di Marausa. Marsala e la spiaggia di punta Tramontana Superato l’aeroporto di Trapani, il paesaggio cambia di colpo, l’aria si fa umida, la terra diventa piatta quasi più del mare. Siamo sempre più vicini all’Africa e da qualche parte si sente già il deserto. Quello che si vede, invece, è un grande specchio d’acqua, la laguna di Marsala, separata dal mare dall’isola Grande, che racchiude e protegge la spiaggia di San Teodoro con la sua torre, le saline cittadine, l’isola Mozia e la riserva Naturale dello Stagnone. All’interno di quest’area protetta si trova anche la lunghissima spiaggia di punta Tramontana, fiore all’occhiello di Marsala, nota per il mare trasparente e la sabbia bianca, da atollo tropicale. A Marsala sbarcarono i Mille di Garibaldi e sarebbe un peccato lasciarsela alle spalle senza aver fatto visita alle storiche Cantine Florio. Le antiche coste di Mazara, Capo Feto e Selinunte Lasciandosi alle spalle Marsala, la strada scende verso sud incontrando la lunga spiaggia bianca e fine di Lido Signorino e la costa lunare di Mazara del Vallo, con la bellissima spiaggia di capo Feto: 5 km di litorale che si scontra con il mare turchese in un suggestivo paesaggio di dune sabbiose e paludi d’acqua salata. Oltre c’è Mazara e la sua casbah, le tracce del passato normanno e di quello arabo, mentre il viaggio prosegue lungo la costa meridionale della Sicilia, il confine estremo tra il mare e l’Africa. Qui la costa si fa ripida e la litoranea corre quasi a picco sul mare. Perché ricominci il litorale occorre arrivare sino alla torretta di capo Granitola, con la suggestiva cala dei Turchi, una spiaggia di sabbia e roccia incastonata in una scogliera di tufo il cui nome ricorda gli antichi sbarchi dei pirati Saraceni in Sicilia in questo mare trasparente. Oltre il faro di capo Granitola la costa fa una decisa svolta a sinistra, dirigendosi in linea quasi retta verso ovest, dove si incontra la bellissima spiaggia di Tre Fontane, nel territorio di Campobello di Mazara, tra le più belle di tutta la Sicilia. Ampia, sabbiosa e percorsa da sorgenti di acqua dolce è come una grande oasi che è scivolata fino alla costa. Il tratto finale del viaggio lungo le coste e le spiagge di Trapani giunge al termine in un’area dove natura e testimonianze storiche antichissime si mescolano insieme per dare a questi luoghi un’atmosfera unica. La costa compresa nel territorio di Castelvetrano comprende sia un’eccellenza storica che una naturale. Per prima s’incontrano infatti le rovine della necropoli di Selinunte. Questo luogo incredibile custodisce i resti di un’antica città greca sviluppatasi sulle coste siciliane e che deve il suo nome al sedano selvatico, che ancora cresce rigoglioso in quest’area. Poco prima del sito archeologico, venendo da Tre Fontane, si trova Triscine, con il suo lunghissimo litorale sabbioso e, subito dopo, Marinella, con la sua sabbia dorata, il mare limpido e piacevolissime brezze marine che cullano le falde degli ombrelloni. Oltre Marinella si sviluppa lo straordinario habitat che popola la foce del fiume Belice, oggi riserva naturale, con una suggestiva spiaggia incorniciata da dune desertiche, rada vegetazione e sparuti alberi, i cui profili si stagliano sull’azzurro del mare. Proprio qui, pervasi da brezze nordafricane e i profumi trascinati sul Mediterraneo, finisce questo lungo viaggio lungo le spiagge della costa di Trapani e del suo territorio. https://ift.tt/2WNmkSl Le spiagge più belle di Trapani e dintorni La costa di Trapani e del suo territorio è da sempre considerata la più selvaggia di tutta la Sicilia. Un ventaglio di natura, centri storici, borghi marinari e collinari, spalancati a braccia aperte sul mare, sul il Tirreno e il Mediterraneo, con le isole Egadi e le coste tunisine, così vicine da poterle toccare, Pantelleria e le coste nordafricane e dell’isola di Malta. 150 km di litorale unico al mondo, l’antico approdo di Arabi, Fenici, Greci, dei Mille di Garibaldi. Terra di sole e di cultura, di profumi lontani. Terra di confine tra il cielo e, soprattutto, il mare cristallino che lambisce queste coste, ora frastagliate ora ricoperte di sabbia finissima, senza nulla da invidiare a destinazioni più esotiche e molto più distanti. La Sicilia e le spiagge di Trapani, invece, sono dietro l’angolo. Il golfo di Castellammare e la tonnara di Scopello La spiaggia di Alcamo Marina è la prima costa trapanese che si incontra venendo da Palermo. Lunga circa 3 km e attrezzata, è molto amata dagli abitanti della zona e non solo e durante i mesi estivi può diventare parecchio affollata. Superata la foce del fiume San Bartolomeo, il litorale prosegue, diventando la spiaggia principale, chiamata Playa, di Castellammare del Golfo, anch’essa sabbiosa e parzialmente attrezzata, seguendo la quale si raggiunge il centro storico della cittadina, affacciata sul mare e sul porto, con il suggestivo castello arabo-normanno e la piccola cala Petròlo. Superato il porto di Castellammare la costa comincia a farsi più frastagliata. Qui si nascondono piccole spiagge rocciose, più riparate e tranquille, come cala dei Sogni, cala Bianca e cala Rossa, dopo le quali si apre la baia, di nuovo sabbiosa e ben attrezzata, di Guidaloca. Qui il mare, riparato da entrambi i lati da alti speroni di roccia, è di meraviglioso blu profondo. Dopo questa rilassante baia, ricomincia la costa rocciosa e frastagliata dove si apre la cala dell’Alberello e poi Scopello, con la splendida baia punteggiata, sull’acqua, da due immensi faraglioni mentre sulla costa si erge l’antico profilo della tonnara, attorno alla quale si sviluppano i bastioni di cemento – l’ingresso è a pagamento (3€ circa) – sui quali godersi il sole a pochi centimetri dall’acqua. Alle spalle della tonnara di Scopello si staglia la tozza figura di un promontorio sulla cui sommità si trova una torre di guardia, alle spalle della quale la costa prosegue con il suo intrico di calette di sassi e scogli (cala Mosca, cala Baialuce e cala Mazzo di Sciacca). Qui, dove l’immediato entroterra è disseminato di bellissime ville e strutture ricettive di livello si arriva al centro visite della riserva Naturale dello Zingaro, della quale Scopello rappresenta la porta d’accesso orientale. Le calette selvagge della riserva dello Zingaro La riserva dello Zingaro protegge una delle zone naturali più belle e selvagge di tutta la Sicilia. Costoni rocciosi, ripidi sentieri bianchi e grotte preistoriche si perdono nella vegetazione bruciata dal sole fino all’azzurro del mare, a meravigliose calette dove il tempo sembra fermarsi e le narici si riempiono dei profumi della macchia mediterranea, gli stessi che hanno inebriato gli antichi popoli che solcavano le acque del Mediterraneo. Qui il mare diventa non solo relax e bellezza ma anche un paradiso per gli amanti dello snorkeling. Ecco allora che si incontrano cala Capreria, con i suoi ciottoli bianchi, seguita da cala del Varo con punta Leone, cala della Disa, cala Beretta e cala Marinella, fino a cala dell’Uzzo, una delle più affascinanti, dominata dai ruderi dell’omonima torre e raggiungibile a piedi in 15 minuti seguendo un sentiero abbastanza agevole completamente immerso nella natura. Nei pressi della caletta, meritano una segnalazione alcuni punti di interesse della riserva dello Zingaro: il museo dell’Intreccio, la grotta preistorica dell’Uzzo e il museo della civiltà Contadina. Tornando sul sentiero che costeggia il mare si raggiunge inoltre il museo delle attività Marinare, situato su un promontorio roccioso sotto al quale si apre, come in una favola, cala Tonnarella dell’Uzzo, la spiaggia principale della riserva dello Zingaro. La strada poco dopo sale improvvisamente con un paio di tornanti, che girano intorno alla torre dell’Impiso, per poi rituffarsi nel mare antistante cala Grottazza. Ora seguiamo il capo verso nord, superando la curiosa caletta chiamata lago di Venere si apre il golfo del Firriato, chiuso a nord da punta Solanto. Il mare caraibico di San Vito lo Capo e le scogliere di Macari Qui la costa rocciosa assume un’atmosfera quasi lunare, spezzata solo dai resti della cinquecentesca tonnara del Secco e dall’imponente profilo di monte Monaco, aggirato il quale si apre la spiaggia antistante San Vito lo Capo, considerata una delle più belle della Sicilia. Con il suo mare trasparente e caldissimo, la sabbia dorata e il fondale basso sembra di stare ai Caraibi. Per dare un ulteriore tocco di esotismo si consiglia di non lasciare San Vito lo Capo senza aver assaggiato il suo impareggiabile cous cous. Oltre la punta sulla quale si erge il faro di Capo San Vito e cala Rossa si scende di colpo verso sud fino a cala Mancina, la grotta dei Cavalli, la spiaggia di Salinella e quella di Isulidda, antistante l’omonima isoletta selvaggia e completamente rocciosa, fino ad arrivare a un’altra delle località balneari più belle della Sicilia: il borgo di pescatori di Macari e le sue bellissime calette. La spiaggia del Bue Marino sotto a una scogliera di antichissime falesie, cala di punta Lunga, la spiaggia di baia Santa Margherita, Scaru Brucia, cala Bove. La costa si fa piatta fino al mare, dove si apre spiaggia di Seno dell’Arena, la Chianca, punta Bucerno e spiaggia Agliareddi. La baia del Cornino e la spiaggia di San Giuliano Oltre gli Agliareddi si apre il territorio compreso nella riserva Naturale del monte Cofano, un altro scrigno di natura incontaminata del trapanese. Il promontorio di monte Cofano si sporge arrotondato sul mare con l’antica tonnara omonima e la punta del Saraceno, superata la quale tra la roccia emergono antiche tracce dei colonizzatori dell’isola: l’edicola di San Nicola, la grotta e la cappella del Crocefisso, la torre del Cofano, fino alla splendida baia del Cornino con la grotta Mangiapane e le sue spiagge ora sabbiose, ora ghiaiose, interrotte da stupende scogliere a picco sul mare superabili grazie a dei pontili di legno, che delimitano l’area balneare. Proseguendo lungo la costa si incontrano poi la piccola spiaggia di rio Forgia, lido Valderice, il borgo marinaro di Bonagia, la sua stupenda spiaggia di ciottoli e sabbia, il suo mare trasparente e una seicentesca tonnara, oggi trasformata in struttura ricettiva, a dominare la natura selvaggia di questo piccolo golfo. Trapani e le sue spiagge, il cuore di questo tratto di costa siciliana, dista ormai solo una decina di km. Dopo Pizzolungo, la litoranea prosegue fino alla lunghissima e sabbiosa spiaggia di San Giuliano, sia libera che attrezzata, che si trova ancora nel territorio di Erice, anche questa sicuramente tra le più belle della costa trapanese. Le spiagge sotto alle mura di Trapani Con il promontorio della tonnara Tipa, compreso oggi in un rigoglioso parco urbano, comincia la spiaggia cittadina di Trapani, che si distende a fianco del lungomare Dante Alighieri fino a lido Paradiso, privato e a pagamento, a piazza Vittorio Emanuele, per poi svilupparsi al di sotto delle mura di Tramontana, dove prende il nome di spiaggia porta Botteghelle. A pochi passi da qui si può passeggiare per il centro storico di Trapani, nella suggestiva piazza del mercato del Pesce affacciata sul mare come una scenografica rotonda e visitare la cinquecentesca cattedrale di San Lorenzo, duomo della città. Il punto più suggestivo delle spiagge cittadine di Trapani è però senza dubbio la scogliera al di sotto della torre di Ligny, la punta estrema del molo cittadino che si distende dentro il mare. Non c’è una vera spiaggia ma si può scendere in acqua dagli scogli con molta facilità, per godersi un bagno al tramonto. Da qui si gode di uno stupendo panorama sulle vicinissime isole Egadi oppure, alle spalle, sul monte Erice. Una volta ammirato lo splendido panorama e respirato l’odore di questo porto proiettato così profondamente nel Mediterraneo da sembrare un’isola nella grande isola siciliana occorre superare il porto e le saline di Trapani, oggi riserva naturale, con un’interessante museo all’interno dell’area, per proseguire lungo la costa trapanese, raggiungendo la bella spiaggia di Marausa. Marsala e la spiaggia di punta Tramontana Superato l’aeroporto di Trapani, il paesaggio cambia di colpo, l’aria si fa umida, la terra diventa piatta quasi più del mare. Siamo sempre più vicini all’Africa e da qualche parte si sente già il deserto. Quello che si vede, invece, è un grande specchio d’acqua, la laguna di Marsala, separata dal mare dall’isola Grande, che racchiude e protegge la spiaggia di San Teodoro con la sua torre, le saline cittadine, l’isola Mozia e la riserva Naturale dello Stagnone. All’interno di quest’area protetta si trova anche la lunghissima spiaggia di punta Tramontana, fiore all’occhiello di Marsala, nota per il mare trasparente e la sabbia bianca, da atollo tropicale. A Marsala sbarcarono i Mille di Garibaldi e sarebbe un peccato lasciarsela alle spalle senza aver fatto visita alle storiche Cantine Florio. Le antiche coste di Mazara, Capo Feto e Selinunte Lasciandosi alle spalle Marsala, la strada scende verso sud incontrando la lunga spiaggia bianca e fine di Lido Signorino e la costa lunare di Mazara del Vallo, con la bellissima spiaggia di capo Feto: 5 km di litorale che si scontra con il mare turchese in un suggestivo paesaggio di dune sabbiose e paludi d’acqua salata. Oltre c’è Mazara e la sua casbah, le tracce del passato normanno e di quello arabo, mentre il viaggio prosegue lungo la costa meridionale della Sicilia, il confine estremo tra il mare e l’Africa. Qui la costa si fa ripida e la litoranea corre quasi a picco sul mare. Perché ricominci il litorale occorre arrivare sino alla torretta di capo Granitola, con la suggestiva cala dei Turchi, una spiaggia di sabbia e roccia incastonata in una scogliera di tufo il cui nome ricorda gli antichi sbarchi dei pirati Saraceni in Sicilia in questo mare trasparente. Oltre il faro di capo Granitola la costa fa una decisa svolta a sinistra, dirigendosi in linea quasi retta verso ovest, dove si incontra la bellissima spiaggia di Tre Fontane, nel territorio di Campobello di Mazara, tra le più belle di tutta la Sicilia. Ampia, sabbiosa e percorsa da sorgenti di acqua dolce è come una grande oasi che è scivolata fino alla costa. Il tratto finale del viaggio lungo le coste e le spiagge di Trapani giunge al termine in un’area dove natura e testimonianze storiche antichissime si mescolano insieme per dare a questi luoghi un’atmosfera unica. La costa compresa nel territorio di Castelvetrano comprende sia un’eccellenza storica che una naturale. Per prima s’incontrano infatti le rovine della necropoli di Selinunte. Questo luogo incredibile custodisce i resti di un’antica città greca sviluppatasi sulle coste siciliane e che deve il suo nome al sedano selvatico, che ancora cresce rigoglioso in quest’area. Poco prima del sito archeologico, venendo da Tre Fontane, si trova Triscine, con il suo lunghissimo litorale sabbioso e, subito dopo, Marinella, con la sua sabbia dorata, il mare limpido e piacevolissime brezze marine che cullano le falde degli ombrelloni. Oltre Marinella si sviluppa lo straordinario habitat che popola la foce del fiume Belice, oggi riserva naturale, con una suggestiva spiaggia incorniciata da dune desertiche, rada vegetazione e sparuti alberi, i cui profili si stagliano sull’azzurro del mare. Proprio qui, pervasi da brezze nordafricane e i profumi trascinati sul Mediterraneo, finisce questo lungo viaggio lungo le spiagge della costa di Trapani e del suo territorio. Trapani e i suoi dintorni sono un territorio spettacolare, dominato da spiagge meravigliose e contrasti tra acqua e zone deserte tutti da assaporare.
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clo-rofilla · 5 years
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Francamente non pensavo che potessi arrivare ad avere tre posti nel mondo da chiamare casa. Voglio dire, già due sono un bel po’ da gestire, emotivamente e non. E invece è successo, lo sento accadere e mi stupisco di come le cose cambino cosi tanto in cosi poco tempo, e io con loro. Cambia il mio sentire e si evolve, si aggiusta alla nuova vita che ho scelto per me. E ogni luogo che chiamo casa è diverso dagli altri e speciale, unico in sé, e qualcosa in me riconosce i diversi richiami dell’uno e dell’altro a misura.
Quest’estate ho visto la tua città e il tuo lago per la prima volta. C’era il sole e faceva caldo, si stava bene. Assorbivo ogni scorcio, e lasciavo che ogni luogo mi parlasse di te. Del tuo passato, della tua vita di prima. Prima che arrivassi io a sconvolgerti tutti i piani, prima che tu sconvolgessi tutti i miei.
C’era il sole e si stava bene, e pensavo che era una bella città, un bellissimo lago. E ho continuato a pensarlo ogni volta che son tornata a guardarla, mentre l’estate lasciava il passo all'autunno, e l’autunno si trasformava in inverno: una bella città, un bellissimo lago.
Anche questo weekend sono tornata; stavolta, pero’, è successa una cosa.
E’ successo mentre percorrevamo, come altre volte prima, la passeggiata che circonda il lago e che porta fino al molo e al centro della città. Il lago - uno specchio intrappolato tra le montagne, le vette più alte, lontane, innevate -rifletteva dei bei toni di arancio e di blu. Il sole mi scaldava le guance nell'aria fredda di gennaio. Osservavo le barchette ormeggiate, i battelli che attraversavano le rive da un versante all'altro, scomparendo via via in lontananza. Le papere, i cigni, la vegetazione sulla riva. Alzando gli occhi sulle pendici e poi sulle chine, tante casette colorate, e i paesini arroccati ad affacciarsi a strapiombo sull'acqua specchiante. A destra, la funicolare ormai nota risale la cima e porta fin su a Brunate, al faro, da dove inizia il sentiero che si inerpica nei boschi e che porta più in alto, ai rifugi. Sullo sfondo, sconfinate montagne a tagliare un cielo sorprendentemente terso per la stagione.
E’ stato allora che ho sentito invadermi il cuore di pace, una pace profonda, completa, perfetta. Come se anche il cuore fosse di colpo un polmone, e si dilatasse a ossigenarsi dopo tanto tempo costretto all'apnea.
E per la prima volta ho sentito che avevo bisogno di quella città, che avevo bisogno di quel lago. Che quei posti non erano più’ bellissimi, ma necessari. E’ quel passaggio li che fa la differenza, e che distingue una bella città da tante bellissime altre. Il bisogno di loro, il bisogno della loro vista e della loro presenza per farmi stare inspiegabilmente bene. E’ una boccata d’aria per l’anima, il luogo dove abbandonare gli affanni e lasciar riposare i pensieri, abbassare la guardia e potersi infine posare, al sicuro. Il posto dove tornare, il posto dove riposare. Non so dirlo altrimenti, è cosi.
La vista impagabile da casa tua, al mattino, nei primi chiarori, quando le case intorno al lago, più in basso, sono ancora avvolte da una leggera foschia. E poi la sera, nel buio, uno spettacolo di luci in mezzo alle montagne, e la superficie del lago che brilla. Anche quella vista è ormai casa per me.
Scendere a Como per un caffè o un ginseng, in posti che diventano ogni giorno più familiari. Un giro in piazza, perdermi ancora nelle stradine, tra le viuzze, le insegne, le persone che si salutano quando si incontrano per strada coi cani, le nonne, i bimbi al seguito. I commercianti che si scambiano cordialità.
La tua è una realtà che non mi apparteneva, e che non ho mai sentito mia. Io che ho sempre vissuto solo in grandi città - Roma, Parigi - dove tutto è moto, rumore, trantran. Io che ho sempre avuto bisogno della vita dei grandi centri urbani per sentirmi a casa, persa nella folla.
Io che ora, inaspettatamente, anelo a quella pace che solo la tua cittadina sul lago riesce a regalarmi. E la tua mano, mentre passeggiamo sul molo, che tiene stretta la mia.
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corallorosso · 3 years
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Orrore sulla barca alla deriva, scoperti i corpi di 40 persone morte di fame e di sete Una vera propria scena dell’orrore quella scoperta nelle scorse ore da una motovedetta della guardia costiera mauritana al largo delle coste dell'Africa nord occidentale. Su una imbarcazione che galleggiava alla deriva senza meta in mare e che sembrava vuota sono stati scoperti i corpi senza vita di 40 persone, morti per fame e sete, probabilmente dopo aver viaggiato per giorni e giorni sotto il sole, in balia delle correnti marine e senza più viveri e acqua. Oltre ai 40 cadaveri, a bordo sono stati recuperati, fortunatamente ancora vivi anche se in condizioni gravi, altre sette persone che sono state trasportate sulla costa e ricoverate. Secondo le autorità locali, i morti sarebbero migranti, per lo più senegalesi e maliani che si erano imbarcati dalle coste della zona col tentativo di raggiungere le isole Canarie, territorio spagnolo nell'oceano Atlantico al largo dell'Africa. Secondo quanto riferito a Efe da una fonte della sicurezza nella cittadina costiera di Nouadhibou, davanti alla quale è stata trovata la barca con i quaranta morti e i sette sopravvissuti, i superstiti della tragedia hanno spiegato di essersi messi in mare due settimane prima del ritrovamento, dopo aver lasciato le coste marocchine. La partenza dell’imbarcazione sarebbe avvenuta quindi molto più a nord. I sopravvissuti hanno spiegato che una volta in mare, però, il motore della barca si è rotto e l’imbarcazione è rimasta in balia delle onde senza cibo né acqua andando completamente fuori rotta fino a raggiungere le coste della Mauritania, molto più a sud, dove è stata scoperta la tragedia. Purtroppo si tratta solo dell’ultimo di una lunga serie di naufragi di barconi di migranti che avvengono in zona lungo la rotta raggiungere le Isole Canarie. Solo dall’inizio del mese sono stai stati già cinque i naufragi con vittime sulla stessa rotta atlantica, considerata la via più pericolosa per entrare in Spagna. L'anno scorso 170 persone sono morte lungo questa rotta, secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni. Antonio Palma
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Nella Zona - un report dalla Zona Autonoma di Capitol Hill a Seattle
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traduzione da https://itsgoingdown.org/get-in-the-zone/
Quella che segue è un'intervista ad un abitante di Seattle che è sceso in strada nella recente rivolta e ha assistito all'attacco dei vigilantes, della polizia e della Guardia Nazionale nei confronti dei manifestanti nel quartiere di Capitol Hill. Ora dopo più di una settimana di riot intensi e di scontri con le autorità, la polizia di Seattle ha evacuato il suo commissariato est e una zona autonoma è fiorita intorno al palazzo abbandonato. Volendo saperne di più rispetto a cosa stia venendo giù abbiamo discusso di cosa è successo in strada in questa settimana e mezza.
IGD: in breve, cos'è successo a Seattle da quando gli intensi riot sono scoppiati alla fine di maggio?
A Seattle tutto è cominciato venerdì 29 maggio con sabato 30 come giorno degli scontri e dei saccheggi più intensi. I giorni seguenti hanno avuto andamenti simili ma erano più che altri concentrati sul distretto est nel quartiere di Capitol Hill. Dove è avvenuta la maggior parte degli scontri con la polizia. Ogni giorno ci sono state manifestazioni di massa in tutta la città mentre le infrastrutture della protesta intorno alle principali attività di Capitol Hill crescevano. Nel corso della settimana sono apparsi cibo, musica, medici, tavoli tematici sulla letteratura e veglie per i caduti.
IGD: L'altro giorno la polizia ha annunciato che stavano impacchettando la loro roba e stavano per abbandonare il distretto. Che ne pensate?
Ad essere onesti è tutto da vedere. Ci sono molte teorie sul perché abbiano abbandonato il distretto. Alcuni pensano che abbiano terminato le risorse, altri che si trattava di un espediente politico per mettersi dalla parte del sindaco. Dalla mia prospettiva è stata una “buona” mossa da parte dell'amministrazione cittadina. Erano sotto pressione della stampa per i lacrimogeni sulle barricate di notte e per gli scontri, mentre la folla non accennava a diminuire. Quando un uomo armato si è presentato sulla scena, la gente si è precipitata nel quartiere per dare una mano. I rischi che la gente correva stando di fronte agli sbirri notte dopo notte non sono stati un deterrente come il comune si aspettava. Una volta abbandonato il distretto, un duro colpo per il loro potere, il focus si è spostato sulla polizia militarizzata con equipaggiamento pesante che è ancora in agguato nella zona.
Inoltre hanno montato una dura campagna di “controincendio” alimentando la paura con post sui social riguardo “la minaccia di un incendio del distretto” e tenendo il dipartimento dei vigili del fuoco di Seattle “in allerta”. Dalla mia prospettiva, si è trattato di una scommessa strategica da parte del comune una volta realizzato che ciò che stavano difendendo era tutt'al più simbolico. Il fattore che non avevano messo in conto è che la simbologia è molto importante nella rivolta – le statue tirate giù in tutto il mondo ne sono un buon esempio.
IGD: L'area del quartiere Capitol Hill in cui la gente si è radunata è stata descritta come una zona autonoma. Ci puoi parlare un po’ di questo?
Autonomia significherà molte cose per molta gente. Questo spazio non è certamente sotto controllo del comune a questo punto. Ma è importante ricordare che a causa della pandemia questo quartiere è stato quasi abbandonato per gli ultimi due mesi, il che ha reso felice la scelta di occupare e allo stesso tempo ha offerto uno spazio più facile da ribaltare in qualcosa che sentiamo nostro. Capitol Hill è lo storico quartiere queer e anni fa era abitato da punk, musicisti e freak. Le battaglie campali intorno a Ferguson (2014/2015), a Occupy (2011/2012) e al movimento contro la polizia (2010/2011) hanno visto la maggior parte dei conflitti sulla Hill. È sempre stato il “nostro” quartiere – ma come letteralmente ogni altra città degli Stati Uniti, una rapida gentrificazione e un cambiamento demografico hanno cacciato via tutti, mercificato il mese del Pride, e riconvertito il quartiere in un corridoio tecnologico. Ora le strade sono di nuovo nostre, e con ciò si apre la nuova battaglia e il quesito su cosa voglia dire essere autonomi.
IGD: Com'è la folla che viene fuori da questi eventi? I gruppi della sinistra burocratica e la “peace police" [gli attivisti che si fanno sbirri della pacificazione n.d.T.], come si sono mossi in questo contesto e come sono stati accolti?
Con nove giorni di riot, saccheggi, cortei, sit-in, scontri e quant'altro è dura categorizzare la folla in qualsiasi modo. Ma su tutta la linea, specialmente per il Nord-Ovest Pacifico, si tratta della rivolta più variegata, intergenerazionale e generalizzata che io abbia mai visto.Le strade si sono riempite di Zoomer pieni di energia e anarchici temprati dalla strada, “manifestanti pacifici”, e quelli che volevano scontrarsi direttamente con la polizia e il capitale. Ciò che è emerso tatticamente è l'idea che la difesa militante sia accettabile, e che azioni più aggressive nei confronti della polizia siano più controverse, producendo un elemento profondamente pacificatore che ha preso una certa consistenza. A parte questo, gente di ogni tipo ha continuato a caricare i cordoni delle guardie, tirandogliene di ogni e cercando di creare tensioni con la polizia che faceva letteralmente piovere lacrimogeni sulle teste della gente. La natura complessa di razza e leadership è venuta in primo piano durante questi scontri, con dei bianchi che impedivano alla gioventù nera di compiere certe azioni conflittuali come se agissero su mandato di una presunta “black leadership.” Queste dinamiche hanno reso difficile la coesione della folla, ma non impossibile. Fanculo, nonostante la “peace police” sia riuscita a tenere a bada la Guardia Nazionale e a far sì che abbiano abbandonato il loro amato distretto, non sono comunque riusciti ad essere così influenti, alla fine.
In generale, c'è stata molta emozione viscerale tra questi isolati. Tanta gioia e tanta rabbia allo stesso tempo perché la gente è scesa in piazza insieme fisicamente per la prima volta da mesi di pandemia da Covid-19. Un gruppo musicale chiamato Marshall Law Band ha suonato musica dal vivo ogni sera, a neanche un isolato di distanza da dove la polizia poteva sparare lacrimogeni e granate esplosive ai manifestanti. Un'esperienza a dir poco surreale.
IGD: Ora la Guardia Nazionale si è ritirata. Questo fatto cambia qualcosa?
La Guardia Nazionale da ieri notte (8/6/2020), è ancora molto presente a Seattle. È stata avvistata in vari parcheggi pubblici di scuole e parchi nelle aree intorno al quartiere. Non si vede più come rinforzo dei cordoni di polizia ed è anche sparita dall'isolato, permettendo chiaramente il diffondersi di un'atmosfera più tranquilla. Molta rabbia e collera è stata urlata alla Guardia Nazionale quando avrebbe dovuto marciare fisicamente con la polizia per respingere i manifestanti, la gente sembra essere ancora molto legata a questa idea che la Guardia Nazionale dovrebbe servire il “popolo americano” e sono stati chiamati traditori per aver avuto un ruolo nella repressione della rivolta. La scuola pubblica del distretto di Seattle ha twittato che stavano cercando un modo per impedire alla Guardia Nazionale di usare i loro parcheggi come aree di stazionamento, e indirizzato parole di sostegno a tutti noi che abbiamo dovuto sfidarli nell'ultima settimana.
IGD: Le forze dell'ordine a Seattle e a Portland sembrano aver provato a sfiancare la gente in strada, continuando a gasarla. Puoi dirci qualcosa sulla loro strategia in strada in generale? Come si è risposto?
Lo polizia a Seattle ha cercato molto chiaramente di ripulire la propria immagine sul piano delle relazioni pubbliche nell'ultimo paio di giorni che hanno portato all'abbandono del distretto. La polizia di Seattle ha mandato una serie di avvisi tramite casse amplificate, citando nello specifico l'importanza della protesta pacifica, dicendo cose del tipo: “Siete voi manifestanti che avete avanzato verso di noi, noi non abbiamo fatto alcun passo verso di voi”. Alla fine questi avvisi sono diventati una miriade di tattiche per la dispersione della folla, inclusi lacrimogeni, spray urticanti, pepper-balls sparate da fucili da paintball, proiettili di gomma e granate abbaglianti lanciate direttamente sui manifestanti. Ho notato un'impreparazione alla capacità mostrata dalla folla di rimanere calma di fronte a queste manovre poliziesche aggressive. Moltissimi video mostrano la folla retrocedere lentamente all'avanzata degli sbirri, formando dei cordoni difensivi con scudi ed ombrelli, e a volte anche rilanciare al mittente lacrimogeni e spray urticanti. Anche se è in questi momenti che qualcuno ha colto l'opportunità di lanciare oggetti agli sbirri, cosa ancora incredibilmente impopolare, nonostante la polizia stesse attivamente attaccando la gente.
IGD: L'altra sera a Seattle, un vigilante ha guidato la macchina sulla folla e ha aperto il fuoco colpendo una persona. La violenza dell'estrema destra e/o dei vigilanti è stata un problema ricorrente?
Per ora l'identità dell'uomo che ha sparato è molto confusa. Da quello che in molti hanno potuto capire, è un cane sciolto, un tizio non-bianco qualsiasi dal South End di Seattle. Invece che focalizzarsi su di lui, credo sia importante pensare alla risposta al suo attacco che è inconfutabile.Quando ha guidato la sua macchina ad una velocità significativa sulla folla, la gente non ha esitato a cercare di fermarlo. Si sono messi in mezzo, cercando di tirarlo fuori dalla macchina, per la salvezza di tutti, e di fermare fisicamente l'auto riutilizzando le barricate anti sbirri. Qualcuno è stato colpito dal suo sparo. Si è trattato di un momento orribile e incredibile e di un chiaro esempio di come il processo di liberazione sosterrà attacchi da ogni lato e dovrà difendersi in una serie di modi diversi. Chi era coinvolto ha scoperto chiaramente che alla polizia non importa del nostro benessere, e che possiamo proteggerci dalla violenza reazionaria senza il suo aiuto.La minaccia della violenza reazionaria è reale, e ho paura che vedremo questo boomerang tornarci indietro presto. Ma al momento una delle minacce più grandi sembra essere la paura intorno a queste forze. Mentre scriviamo, in centinaia se non di più stanno messaggiando, twittando, e in generale facendo girare rumori non verificati secondo i quali forze reazionarie sarebbero sulla strada per Capitol Hill ad ogni ora. Questo allarme costante che amplifica gli scanner dei canali della polizia ha intralciato pesantemente la capacità di organizzare una risposta reale e concreta nel momento in cui la destra dovesse effettivamente scegliere di attaccarci.
IGD: Riot shaming, disinformazione liberal, teorie del complotto - la sinistra in senso più ampio ha realmente mostrato a sé stessa la mancanza di un’analisi complessiva e di una comprensione della fase. Sono curioso di come la gente si stia relazionando con la marea di informazioni devianti e con gli attori in cattiva fede.
C'è tanta di quella gente in questo movimento che è difficile analizzare un modo preciso nel quale queste idee sono state affrontate. Dipende inoltre per la maggior parte da quale prospettiva si viene. Vediamo che la gente che si posiziona in modo da “guidare” questo movimento sono ipocriti imbroglioni, mentre altri la pensano come gli anarchici. La nostra risposta in generale è stata esserci, essere presenti con materiali controinformativi ed informazioni disponibili, starci notte dopo notte e affrontare la “peace police”, aiutare i medici a trasportare i feriti, tirare fuori la gente dalle carceri, prendere parte alle discussioni che andavano criptate - e fare quelle alleanze e creare quei gruppi che serviranno per continuare questo conflitto con il distretto est.
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