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#la miniera culturale
chiavedivoltatorino · 8 months
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CARLO COTTARELLI presenta " CHIMERE sogni e fallimenti dell'economia "
Grande attesa per l’arrivo del noto economista CARLO COTTARELLI alla Miniera Culturale in periferia il  31 gennaio alle 17:15,CHIESETTA VIA COL DI LANA 7/A ,Torino.  Intervistato da FILOMENA GRECO giornalista de il SOLE 24 ORE sul suo ultimo libro  “CHIMERE sogni e fallimenti dell’economia” ed. Feltrinelli. PRENOTARE IL POSTO ALLA E-MAIL [email protected] RICEVUTA LA CONFERMA DELLA…
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moonyvali · 2 years
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"Personalmente credo che la regola da adottare verso circenses lobotomici come il cosiddetto “festival della canzone italiana” sia tacerne. Anche parlarne male, nel meccanismo mediatico odierno, significa farlo diventare qualcosa di significativo.
Ma posto che il fuoco di artiglieria su questa grande operazione di distrazione e indottrinamento è comunque massivo, forse ci possiamo permettere una considerazione di cornice, che non nobiliti nessuno dei penosi dettagli della kermesse citandoli.
La prima osservazione da fare riguarda un meccanismo mentale, invalso a partire dagli anni ’80 con l’ingresso nelle vite degli italiani della televisione commerciale. Chiamiamolo l’argomento del “populismo delle élite”. Questo argomento scatta in presenza di critiche e contumelie espresse verso questi circenses, denunciandole come manifestazioni di elitarismo, lontane dal sentire del popolo.
È da quando ho memoria che sento usare questo argomento a molla, per cui se auspichi che qualcuno legga un classico della letteratura piuttosto che la finta autobiografia di un calciatore di successo, che ascolti buona musica invece di spazzatura commerciale, che apprezzi la differenza tra cinematografia di qualità (o, dio non voglia, buon teatro di prosa) rispetto all’ultimo video autopromozionale dell’influencer di turno, se fai questo gesto ti vedi rinfacciare di essere elitista, di non essere in sintonia con il gusto popolare, ecc.
Ed è così che, anno dopo anno, iterazione dopo iterazione di questa scemenza, si è arrivati al fondo del barile, iniziando gaiamente a scavare. Per rendere l’idea, nel mio anno di nascita (1967) il film per ragazzi campione di incassi era “Il libro della giungla” (Disney), oggi è “Me contro Te”.
Il problema dell’argomento del “populismo delle élite” è che è una falsità esiziale che si nutre di un fraintendimento.
Il fraintendimento è che si fa credere che tenere alti i criteri di qualità significhi prediligere dei generi “alti” rispetto ad altri generi. Ma questo è un modo di calciare la palla in tribuna. Non ha senso contrapporre, chessoio, la musica classica al rock, il teatro al cinema, la letteratura entrata nelle antologie a quella contemporanea, ecc. È del tutto ovvio che si trova alta e bassa qualità trasversalmente ad ogni genere, (oddio, per la Trap rimane un’ipotesi da dimostrare, ma diciamo in generale.)
C’è della “musica seria” contemporanea che è solo boriosa trasposizione in pubblico di un’officina di sperimentazione autoreferenziale che ha bisogno dei sottotitoli per significare alcunché, e c’è musica pop che ha prodotto capolavori.
La falsità (e nocività) in questo argomento sta nel fatto che il “gusto popolare” non è una realtà fissa e intrinsecamente scadente. La letteratura popolare ha creato miti profondi e leggende eterne, la musica popolare ha prodotto danze, canti e cori straordinari, una miniera tutt’oggi saccheggiata per estrarre cellule armoniche, melodiche e ritmiche. Il gusto popolare non è una realtà stabile: cresce o decresce, matura o degenera. E la prima forma per qualificare, educare, far maturare le qualità cognitive e la sensibilità pubblica è esporre le persone ad opere di qualità. (Ed ora, per piacere, risparmiatemi gli zebedei dai colpi di “e-chi-lo-dice-che-quella-è-qualità-è-qualità-per-te-non-per-me-il mio-idolo-è-bombolo”).
La scelta di cercare e proporre il livello più basso possibile ponendolo come “naturalmente popolare” è una scelta specifica, una scelta di politica culturale che produce una sistematica degenerazione delle anime. L’abbrutimento del mondo è in effetti la prima condizione per far accettare alla gente tutto il resto: l’arte e la letteratura di qualità consentono alle persone di esplorare modi di sentire e di vedere più perspicui, di percepire la possibilità di forme di vita superiori. Ma guai a lasciar vedere agli schiavi che lavorano nelle viscere della terra la luce del sole, perché potrebbero non voler più rientrare nel fango e nelle tenebre.
La cosiddetta “cultura popolare” odierna non è affatto popolare, non ha niente di spontaneo e non ha nulla a che vedere con una produzione “dal basso”. Si tratta di produzione industriale seriale, fatta cadere dall’alto da multinazionali dell’intrattenimento, che simultaneamente costruiscono personaggetti spendibili nelle proprie “pubblicità progresso”, personaggi su cui gli schiavi possono proiettarsi e trovare conferma che sono “nel posto giusto” e, soprattutto, che “non vi sono alternative”.
Le linee direttive di fondo che guidano l’intrattenimento per il bestiame di riferimento sono tre: bisogna comunicare che “è tutto a posto così com’è”, bisogna garantire che “ci stiamo già prendendo cura dei più alti ideali”, e bisogna far balenare l’idea che “c’è spazio per la spontaneità e per la massima libertà”.
Per fare qualche esempio con riferimenti puramente casuali a cose e persone. Monologhi piacioni da parte di qualche giullare di regime che spiegano la bellezza di una costituzione che viene straziata tre volte al dì nelle forme più spudorate servono a comunicare l’idea che “è tutto a posto” e che “abbiamo a cuore i più alti ideali”. In un paese che ha massacrato senza ritegno il diritto al lavoro, il diritto alla salute, la libertà di insegnamento, la libertà di parola, la libertà di stampa, la libertà terapeutica e che chiama le guerre cui partecipa incostituzionalmente da decenni “azioni di pace”, è necessario che qualcuno metta in campo di quando in quando una sviolinata falsa come Giuda sulla “Costituzione più bella del mondo”.
Similmente il florilegio di libertà in scatola, di trasgressioncelle a cottimo in cui si esibiscono “artisti” fatti a macchina è il modo in cui si rassicura il gregge intorno all’esistenza di spazi di spontaneità e di tolleranza. C’è quello che per l’ennesima volta, stancamente, spacca una chitarra, quello che si presenta in reggicalze, quella che recita in finto nudo, ecc. ecc. infinite spossate ripetizioni di simulacri di libertà, conformismo dell’anticonformismo.
L’intrattenimento è da almeno mezzo secolo - lo notava già Günther Anders – la forma primaria di indottrinamento e conformazione. Da tempo si sa che l’indottrinamento attraverso l’asserzione diretta produce resistenza. Invece l’intrattenimento produce i suoi effetti scivolando negli interstizi dell’attenzione, nella forma dell’implicito, dello sfondo, del collaterale.
L’odierno intrattenimento è un’operazione non semplicemente di rincoglionimento (è anche questo naturalmente), ma soprattutto è un’operazione sistematica di castrazione mentale. L’intero spettro dei luoghi dove si può e si deve “lottare” viene spostato in aree protette, innocue per chi detiene il potere, dove la plebe dedica gli ultimi ritagli di mente, tra una corvè e l’altra, alla rivendicazione di diritti sott’olio e libertà sponsorizzate."
Andrea Zhok
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carmenvicinanza · 3 months
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Murrawah Maroochy Johnson
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Murrawah Maroochy Johnson è l’attivista ambientalista aborigena che ha vinto il Goldman Environmental Prize 2024, per la storica vittoria ottenuta contro la miniera di carbone di Waratah nel Queensland, in Australia.
Con determinazione e grazie alla profonda connessione con la sua eredità culturale, la giovane attivista ha guidato, nel 2021, una causa che ha portato, l’anno successivo, alla negazione del permesso della miniera che avrebbe devastato una riserva naturale.
L’accusa ha utilizzato con successo la nuova legge sui diritti umani del Queensland per argomentare che le emissioni di gas serra della miniera avrebbero danneggiato le tradizioni culturali e la salute dei popoli indigeni.
Uno scontro proverbiale che ha visto intentare una causa contro Waratah coal, società che fa capo al miliardario australiano Clive Palmer che, nel 2019, aveva ricevuto l’autorizzazione dal governo per scavare la miniera per estrarre 40 milioni di tonnellate di carbone all’anno, per 35 anni. Devastando la riserva naturale di Bimblebox e riversando nell’atmosfera 1,58 miliardi di tonnellate di CO2.
Con l’assistenza dello studio legale Environmental defenders office (Edo), Murrawah Maroochy Johnson si è rivolta a un tribunale del Queensland per opporsi alla richiesta di estrazione mineraria. La Corte ha acconsentito a raccogliere le testimonianze dirette dalle persone indigene che abitano quei territori che erano state sensibilizzate sui pericoli che avrebbero corso.
Alla fine il tribunale ha dato loro ragione e stabilito un precedente di portata storica: i tribunali devono ora ascoltare le testimonianze dirette delle popolazioni indigene.
Murrawah Maroochy Johnson, 29 anni, è una esponente Wirdi della nazione Birri Gubba. Cresciuta in una famiglia di resistenti, tutti i componenti della sua famiglia fino al bisnonno, sono stati attivi nella lotta per i diritti delle popolazioni indigene.
La sua militanza è incominciata quando, a 19 anni, il Wangan and Jagalingou Traditional Owners Family Council, organizzazione governativa indigena, l’ha invitata a portare la voce e il contributo delle giovani  generazioni, insieme a suo zio, l’artista e custode culturale, Adrian Burragubba, nella campagna contro la miniera di carbone di Adani Carmichael.
Successivamente è diventata co-direttrice della ONG Youth Verdict, che sensibilizza le giovani generazioni sul cambiamento climatico nella regione.
La sua lotta contro la miniera di Waratah è solo una delle tante battaglie che ha affrontato per proteggere la sua terra e la sua cultura e le ha permesso di vincere il Goldman Environmental Prize 2024 prestigioso premio, considerato il Nobel Verde, riservato a chi combatte per l’ambiente contro gli interessi economici e politici.
Il cambiamento climatico è una crisi coloniale.
Per una giustizia ambientale rivendica il ritorno ai principi tradizionali di gestione della terra, che sono in armonia con natura e ambiente. Questo significa che la leadership indigena è essenziale per affrontare il problema e creare un futuro sostenibile.
Nonostante le sfide e le battute d’arresto, come la miniera di Carmichael che ha continuato a funzionare nonostante la sua opposizione, continua a lottare per la sua gente e la sua terra.
Il suo consiglio agli altri attivisti e attiviste è di andare avanti, di prendere una pausa quando necessario e di mantenere viva la resistenza e l’identità culturale.
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chez-mimich · 8 months
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SPECTRAL FICTION
La Galleria “Corbett vs. Dempsey” di Chicago è una miniera di piccoli (e grandi gioielli), un vero centro culturale, fucina di artisti e musicisti. Per chi fosse curioso una visita al sito della galleria https://corbettvsdempsey.com/ potrebbe rivelare più di una sorpresa. Tra le tante, una ve la anticipo io: è lì che nel marzo 2023 la “Rob Mazurek Exploding Star Orchestra” con Rob Mazurek (tromba), Tomeka Reid (violoncello), Damon Locks (voce ed elettronica), Angélica Sánchez (piano elettrico), Ingebrigt Håker Flaten (basso) e Chad Taylor (batteria), hanno registrato “Spectral Fiction” uscito qualche giorno fa. E’ facile immaginare l’atmosfera sperimentale e di ricerca in cui spazia questo magnifico lavoro, anche alla luce proprio di questo luogo ad alta tensione creativa che ha fatto non solo da palcoscenico, ma anche da incubatore del progetto. Molto spesso i luoghi possono determinare le giuste vibrazioni per le composizioni e al contempo le composizioni e la creazione non lasciano mai i luoghi così come li hanno trovati. Si tratta di una specie di simbiosi rabdomantica che spesso nel jazz è particolarmente evidente. Il lavoro di Rob Mazurek & Co. è composto da sole due tracce, la prima “Equations of Love in Prismatic Waves of Color” è una lunga ed ininterrotta flanerie nelle emozioni che il suono può far scaturire dal sentimento e da una sorta di flusso di autocoscienza che si materializza nella musica, puntellata dai sussurri poetici della voce di Damon Locks. La tromba di Mazurek si fa discreta quasi fino a scomparire, per lasciare posto all’infinito intreccio sonoro di contrabbasso, violoncello, batteria e pianoforte. Un equilibrio quasi perfetto che si rimette costantemente in discussione in una dialettica continua. Quando si scrive si parte sempre con l’intento di esplorare qui e là il pezzo per vedere cosa ci riservi, ma quando la magia scaturisce, come sempre accade coi dischi e con i concerti di Rob, è difficile perdere anche un solo secondo della sua musica e così i quaranta minuti filati del brano scorrono via veloci, con quel senso della sospensione del tempo, che solo le opere poetiche, visive e musicali sanno dare. Equations of Love in Prismatic Waves of Color” è un ambiente sonoro sempre mutevole che passa con gradualità, o bruscamente, dall’intimismo carico di attesa punteggiata dallo “speach” sporco di Damon Lock, alla disincantata impetuosità sciamanica del groove, cifra stilistica predominante della musica di Mazurek. Il secondo brano dell’album, “Driftless” prende ispirazione da una mostra di Sam Gilliam, grande artista del “drappeggio” scomparso qualche anno fa. Ricordo di aver visto recentemente sue opere alla Fondation Vuitton di Parigi e qualcuna alla Tate modern di Londra qualche anno fa, e l’idea che Rob abbia composto un brano così, non può che rendere l’ascolto del brano ancora più partecipato. Pezzo più pacato e meno tormentato, una specie di una lunga melodia con qualche inserto elettronico e a dominarla è certamente la tromba di Mazurek, sostenuta dalla batteria di Chad Taylor e dolcemente cullata dal piano di Angelica Sanchez. Per concludere qualche nota sulla copertina dello stesso Mazurek, un acrilico (presumo) che si i titola “Film” che è stato realizzato nel 2019. Comincia a non essere più un caso isolato, quello di musicisti e compositori che realizzano “in proprio” le cover dei loro lavori: nel jazz accade spesso, sempre più spesso, quasi a voler sancire la multimedialità della creazione artistica, quasi che la musica da sola non bastasse più, oppure probabilmente, il musicista vuole controllare completamente che il risultato finale sia conforme alle proprie intenzioni. Un fenomeno piuttosto interessante sul quale vale la pena di ritornare.
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tecnowiz · 1 year
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Archivio storico quotidiani sportivi italiani online
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L'Italia è un paese con una lunga tradizione sportiva, e i quotidiani sportivi italiani hanno sempre giocato un ruolo fondamentale nel raccontare le storie di successo, le sfide e gli eventi sportivi più memorabili. Oggi, grazie alla digitalizzazione, gli amanti dello sport hanno accesso a un'incredibile ricchezza di informazioni. In questo articolo, esploreremo cinque siti indispensabili che offrono un archivio storico di questi quotidiani sportivi, permettendoti di rivivere i momenti più emozionanti della storia dello sport italiano.
Scopri l'archivio storico dei quotidiani sportivi italiani online: immergiti nella storia dello sport italiano, rivivi momenti epici e scopri le storie dei grandi campioni
Gli archivi storici online dei quotidiani sportivi italiani sono una miniera d'oro per gli appassionati di sport. In questi siti web, è possibile trovare articoli, foto, recensioni e opinioni su eventi sportivi passati. Ciò consente ai lettori di immergersi nel passato e rivivere le emozioni delle partite e delle competizioni più importanti.
Cos’è l’archivio storico dei quotidiani sportivi italiani online?
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L’archivio storico dei quotidiani sportivi italiani online è una raccolta digitale di pagine, articoli, foto e documenti relativi allo sport pubblicati dai giornali italiani dal 1800 ad oggi. Si tratta di una fonte preziosa per gli studiosi, i giornalisti, gli appassionati e i curiosi che vogliono approfondire la storia dello sport italiano e internazionale, le sue evoluzioni, le sue protagoniste e le sue vicende.
Quali sono i vantaggi dell’archivio storico dei quotidiani sportivi italiani online?
L’archivio storico dei quotidiani sportivi italiani online offre diversi vantaggi, tra cui: - La possibilità di consultare gratuitamente o a basso costo migliaia di documenti storici relativi allo sport in formato digitale, senza doversi recare in biblioteca o in archivio. - La facilità di ricerca e di accesso ai documenti, grazie a sistemi di indicizzazione, catalogazione e filtraggio che permettono di selezionare i documenti per data, titolo, testata, argomento, autore, parole chiave ecc. - La possibilità di scaricare, stampare o condividere i documenti di interesse, nel rispetto delle norme sul diritto d’autore e sulla privacy. - La valorizzazione del patrimonio culturale e informativo dei giornali sportivi italiani, che testimoniano la storia dello sport e della società italiana.
Quali sono le limitazioni dell’archivio storico dei quotidiani sportivi italiani online?
L’archivio storico dei quotidiani sportivi italiani online presenta anche alcune limitazioni, tra cui: - La non completezza della raccolta, che dipende dalla disponibilità e dalla qualità dei documenti originali, dal processo di digitalizzazione e dalla volontà delle testate giornalistiche di rendere accessibili i propri archivi. - La non omogeneità della raccolta, che varia in base al periodo storico, al tipo di giornale, al formato e alla qualità dei documenti digitalizzati. - La non affidabilità dei documenti, che possono contenere errori, imprecisioni, distorsioni o manipolazioni dovute alle fonti, agli autori o ai contesti in cui sono stati prodotti.
Come accedere all’archivio storico dei quotidiani sportivi italiani online?
Esistono diversi siti web che offrono l’accesso all’archivio storico dei quotidiani sportivi italiani online. Alcuni sono gestiti dalle stesse testate giornalistiche, altri da enti pubblici o privati che si occupano di conservazione e valorizzazione del patrimonio documentario. Ecco una selezione di alcuni siti da visitare:
Archivio storico della Gazzetta dello Sport
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Il sito ufficiale del quotidiano sportivo più diffuso in Italia offre la possibilità di consultare gratuitamente l’archivio storico dal 1896 ad oggi. Il sito permette di sfogliare le pagine digitalizzate del giornale o di effettuare ricerche per data o per argomento. Il sito offre anche una sezione dedicata alle copertine storiche del giornale.
Archivio storico del Corriere dello Sport
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Il sito ufficiale del quotidiano sportivo fondato nel 1924 offre la possibilità di consultare gratuitamente l’archivio storico dal 1945 ad oggi. Il sito permette di sfogliare le pagine digitalizzate del giornale o di effettuare ricerche per data o per argomento. Il sito offre anche una sezione dedicata alle copertine storiche del giornale.
Archivio storico di Tuttosport
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Il sito ufficiale del quotidiano sportivo nato nel 1945 offre la possibilità di consultare gratuitamente l’archivio storico dal 1946 ad oggi. Il sito permette di sfogliare le pagine digitalizzate del giornale o di effettuare ricerche per data o per argomento. Il sito offre anche una sezione dedicata alle copertine storiche del giornale.
Archivio storico della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma
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Il sito della biblioteca pubblica più importante d’Italia offre la possibilità di consultare gratuitamente l’archivio storico di oltre 200 testate giornalistiche italiane, tra cui diversi quotidiani sportivi come Il Littoriale, Lo Sport Fascista, Il Calcio Illustrato, La Domenica Sportiva ecc. Il sito permette di sfogliare le pagine digitalizzate dei giornali o di effettuare ricerche per data, titolo o collezione.
Archivio storico della Emeroteca Digitale Braidense
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Il sito della biblioteca storica di Milano offre la possibilità di consultare gratuitamente l’archivio storico di oltre 100 testate giornalistiche italiane, tra cui diversi quotidiani sportivi come La Gazzetta dello Sport, Corriere dello Sport, Tuttosport, Il Giornale dello Sport ecc. Il sito permette di sfogliare le pagine digitalizzate dei giornali o di effettuare ricerche per data, titolo o collezione.
Archivio storico La Repubblica - Sport
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La Repubblica è uno dei principali quotidiani italiani e offre una sezione dedicata interamente allo sport. Sul loro sito web, potrai accedere a un archivio storico che copre una vasta gamma di discipline sportive. Potrai leggere articoli, interviste e resoconti storici che ti faranno rivivere i momenti salienti delle competizioni sportive italiane.
Archivio storico del Corriere della Sera - Sport
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Il Corriere della Sera è uno dei quotidiani italiani più prestigiosi e offre una sezione dedicata allo sport sul loro sito web. L'archivio storico ti permetterà di accedere agli articoli e alle notizie sportive pubblicate nel corso degli anni. Potrai rivivere gli eventi sportivi salienti e approfondire le storie dei protagonisti che hanno segnato la storia dello sport italiano. Questi sono solo alcuni dei tanti siti che offrono l’accesso all’archivio storico dei quotidiani sportivi italiani online. Ti invitiamo a scoprirli tutti e a utilizzarli per approfondire la tua passione per lo sport e la sua storia. Buona lettura!
Conclusione
Grazie all'archivio storico dei quotidiani sportivi italiani online, gli appassionati di sport hanno a disposizione una fonte inesauribile di informazioni e ricordi. I siti menzionati in questo articolo offrono un'eccellente copertura storica, consentendo di rivivere i momenti più indimenticabili dello sport italiano. Read the full article
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gcorvetti · 1 year
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Eh beh.
Ieri non so perché il tubo mi ha proposto alcuni video che parlano dell'Estonia, uno il classico riassuntone di 5 minuti di un pagina che propone il racconto veloce e storico dei paesi del mondo e va bè ci sta, l'altro era un tizio penso indiano che vive da 8 anni in loco e che elogia in modo esagerato gli estoni. Non voglio entrare nel merito delle esperienze delle altre persone, per carità ognuno vive la vita come gli viene meglio e di sicuro il tizio abita a Tallinn che è la capitale, la città più popolosa e il centro di tutto. Prima avevo visto un video dove Rovelli spiega con un disegnino che la narrazione di un piccolo gruppetto di paesi sta iniziando a diventare noiosa per il resto del mondo, cosa del tutto vera, anche io nel mio piccolo mi sono stufato di sentire dire che gli USA sono il paese della libertà, dell'uguaglianza e della democrazia quando in realtà non è vero e di conseguenza il loro racconto della realtà distorta che tende a glorificarli, senza contare che, come ho detto più di una volta, mi piacerebbe vedere l'Europa rinascere come polo culturale e di pensiero, come era una volta, mandando proprio gli USA a casa. Quindi c'è una visione di questo paese molto superficiale, si ok è il paese più tecnologico in Europa, che ha il 99% della burocrazia online e che ha abbattuto tempi e consumi, di carta soprattutto, aveva un mercato florido pieno di investitori stranieri questo più che altro per il costo da schiavismo delle paghe, 5.30€ lordi all'ora è il salario minimo, il costo della vita negli ultimi 5 anni è salito esponenzialmente e ora ha l'impennato che hanno tutti dovuta alla guerra. Il governo protegge la natura, ottimo, i servizi funzionano e altre cose che molte persone cercano o vorrebbero nei loro paesi. Purtroppo il tizio, che è di colore, forse non si rende conto che in questo paese sono razzisti, sicuramente nella capitale non ci fai molto caso come in una piccola città di minatori, non c'è nessuna miniera, è solo un modo di dire per far capire che dove vivo io sono tutti casa e lavoro, manovalanza a basso costo, di sicuro il tizio non ha subito angherie gratuite come è capitato a me solo perché non sono autoctono, ma di sicuro il tizio elogia la popolazione senza esaminarla a fondo. Non ho visto tutto il video, perché avevo l'istinto irrefrenabile di scrivergli il pippone sul razzismo e ho preferito chiudere tutto, ma per quel poco che ho visto
Il tizio diceva che non ha visto obesi e che tutti, questo mi ha fatto scattare la bestia, fanno sport, infatti lo sport nazionale è l'alcolismo. Poi elogiava il fatto che gli estoni si vestono bene in ogni occasione, qua ho capito che il tizio è solo un pattinatore di superficie e ho chiuso. Se non ti accorgi, e me l'ha detto anche il giappo-portoghese che mi ha venduto il pickup l'altro giorno, che le persone attorno a te sono tutte immagine e niente sostanza non hai capito un cazzo della vita, qua mangiano le scatole e buttano via le caramelle (cit.). Negli anni però devo dire che l'Estonia è cambiata, ricordo che nel '99 quando venni per la prima volta, matrimonio della sorella della mia compagna, vidi un paese e un popolo schietto, di estrazione operaia e fiero di esserlo, adesso il paese è una succursale degli USA dove se non ti adegui al perbenismo becero da puritano ti emarginano, se la pensi diversamente sei escluso. Il tizio non vede oltre il suo naso, certo io magari sarò un pò esagerato, ma questo è, e loro lo mascherano molto bene perché sanno che l'UE non tollera razzismi di nessun genere, ma loro non solo lo sono in un modo particolare, cioè non gli piacciono gli stranieri in terra loro, esempio : io suono, ma vivo qua, se venissi solo per suonare mi aprirebbero le porte e stenderebbero il tappeto rosso, ma siccome vivo qua non gli piace che gli rubo la scena, questo perché non essendoci molti artisti loro tendono sempre a "prima gli estoni" (vi ricorda qualcosa?). Senza parlare del lavoro giusto o ti accontenti della paga minima o non lavori, fine esempio. Ultima cosa, non vogliono che tu ti integri, non hanno politiche sociali per cui chi è straniero può accedere a corsi gratuiti della loro lingua afona e difficilissima, perché spesso è la loro scusa per non assumerti, farebbero prima a dirti "prendiamo solo persone locali anche se non sanno fare un cazzo", perché l'estone medio, ci sono alcuni che superano ampiamente il margine ma sono pochissimi, non hanno fantasia, non hanno logica nelle cose che fanno, ecc ecc; in parole povere socialmente sono ancora agli anni 50, la loro mentalità è databile al periodo post bellico italiano, non lo dico io per astio ma l'ho sentito più di una volta da altre persone. Quindi se vieni in vacanza bene, se hai una pila di soldi e puoi investire (non è detto che lo devi fare, i soldi sono i tuoi) bene, se invece vuoi semplicemente trasferirti qua e cercare lavoro, come è quasi naturale se non vuoi vivere nel tuo paese, non va bene, perché loro lo sanno di valere poco e chiunque arriva qua con un bagaglio di esperienza e conoscenza viene ridotto, mi volete dire che dopo 40 anni di musica io non so suonare, oppure dopo più di 20 anni nella ristorazione io non so servire o non so cucinare?
Ieri ho contattato, cambio discorso, il fisioterapista consigliatomi da Andres, come detto qualcuno sopra questa massa c'è, per via della tendinite che è tornata :( va bè oggi non mi fa male ma ieri e l'altro ieri è stato un bel problema. Domani vediamo cosa mi dice sto qua, sperando che non faccia come la ragazzetta di fine novembre che in 20 minuti mi ha liquidato senza neanche visitarmi o farmi fare dei test. Spesso qua c'è una superficialità nelle cose che è imbarazzante, parliamo della salute, un tizio (io) ha un problema, tu non lo risolvi perché non ti frega niente della mia salute ma solo dei miei soldi (25€ per 20 minuti e non mi hai risolto, dammi i soldi indietro, ma non sono come loro e vado avanti), questo è il popolo estone, non gli frega niente di nulla, cultura, arte, se mi porta dobloni bene se no non interessa. Infatti sto pensando che quando sono pronto, e qua non so quando, andrò a suonare altrove se non mi fanno suonare qua, non ci siete solo voi nel mondo, e qua si torna al discorso che è una filiale USA. Chiudo e vado a fare altro che tanto è solo fiato sprecato, per questo l'ho scritto qua e non sotto il video del tizio, che tanto mi avrebbe solo detto che è un mio punto di vista, come il suo d'altronde.
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lamilanomagazine · 2 years
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Torna «Freedom – oltre il confine»: in prima serata lunedì 20 febbraio
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Torna «Freedom – oltre il confine»: in prima serata lunedì 20 febbraio. Lunedì 20 febbraio, in prima serata su Italia 1, torna «Freedom», il programma di divulgazione più amato delle Reti Mediaset. Con reportage inediti e di grande impatto visivo, tra permessi speciali e cunicoli oscuri e perigliosi, proporrà un punto di vista parallelo e singolare al racconto, con filmati di backstage che documentano la reale esperienza di viaggio della troupe. Roberto Giacobbo, con Zahi Hawass (cui è legato da un’amicizia professionale di 25 anni) continua a svelare cose mai viste della Terra dei Faraoni durante il memorabile viaggio in Egitto. Nella Valle dei Re, la squadra di Freedom torna alla tomba di Tutankhamon (con immagini che potrebbero essere le ultime, prima che la mummia venga trasferita per fini conservativi), ai templi di Luxor e Karnak, a Saqqara, e chiude il reportage su una feluca che solca placida le acque del Nilo. Protagonisti di questa settimana, inoltre, sono il Piemonte, la Sardegna e la Liguria. Attraverso prospettive assolutamente originali, infatti, Giacobbo prosegue il suo racconto volgendosi all’Italia, di cui descrive alcuni dei luoghi incantevoli che rendono unica la nostra penisola nel mondo. Partendo dal Piemonte, Giacobbo mostrerà le bellezze e la storia dell’antica residenza dei Savoia, la splendida Venaria Reale, che incarna lo sfarzo delle monarchie assolute del XVII e XVIII secolo, fornendo un esempio di come possa essere riconquistato un bene culturale di alto pregio. Si è trattato, infatti, di un intervento colossale che ha previsto il recupero, non solo della Reggia e dei suoi giardini, ma anche dell’intero territorio che la circonda. Proseguendo con la Sardegna, si andrà ad esplorare la storica Miniera di San Giovanni, nel territorio di Iglesias, all'interno dell'immensa Grotta di Santa Barbara: la cavità, rimasta sigillata per circa 500 milioni di anni e portata alla luce in modo del tutto casuale, è una delle più antiche del mondo. Oggi è parte di un itinerario storico-religioso di 400 chilometri ed è un patrimonio di archeologia industriale del Parco Geominerario dell’Isola. Infine, la squadra di Freedom ci porterà alla scoperta di un piccolo paese in provincia di Savona, Altare, definita la Rennes-le-Château italiana. Come per il paesino del Sud della Francia, si tratta di un paesino di poche anime, che ha conosciuto un’improvvisa ricchezza di cui si ignora la provenienza. Giacobbo, tra chiese e splendide ville in stile Liberty, indaga sui legami tra Monsignor Giuseppe Bertolotti e la Duchessa di Galliera, la filantropa Maria Brignole Sale De Ferrari, mentre sullo sfondo incombe l’ombra dei Rosacroce. «Freedom» è un programma di Roberto Giacobbo; capo progetto, Irene Bellini; scritto da Antonio Costa, Massimo Fraticelli e Michele Rossi. Regia di Ico Fedeli. Per Mediaset, a cura di Elsie Arfaras e produzione esecutiva di Monica Paroletti.  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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likarotarublogger · 2 years
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Mina do Bijoca a Ouro Preto, qui è la manifestazione vivente di cultura, arte, musica, riti, tradizione, barocco, capolavori.
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Saul José il proprietario della Mina Do Bijoca.
   Sono nato e cresciuto nella città di Ouro Preto, sono molto orgoglioso di essere di qui e di poter raccontare un po' della storia di questa bellissima città, che è patrimonio culturale dell'umanità.
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La miniera di Bijoca è un incontro storico tra la natura e il ciclo dell'oro. Ha una struttura ben illuminata, con una splendida vista sulla città. La miniera ha una struttura diversa, con illuminazione in tutta la miniera. I turisti possono visitare anche di notte. I visitatori possono degustare i frutti coltivati ​​nell'orto, esaltando le prelibatezze della nostra terra.
youtube
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Qui link youtube trovate intervista di Jose dentro nella sua Mina do Birjoca.
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Articolo di @likarotarublogger @elenarodicarotaru-blog
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sanzameta · 2 years
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Minà una miniera culturale
Minà una miniera culturale
Gianni Minà è un giornalista nato nel 1935 che ha raccontato da testimone diretto l’epopea di Muhammad Ali ha intervistato per due volte Fidel Castro ( la prima volta più di 16 ore di girato) ha seguito otto mondiali di calcio e sette olimpiadi e, giusto per capire la persona, venne allontanato dai mondiali di calcio dell’Argentina nel 78 per aver chiesto dei desaparecidos in conferenza stampa e…
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tma-traduzioni · 2 years
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MAG 156 - #0090401 - Riflesso
[Episodio precedente]
[INT. ISTITUTO MAGNUS]
[CLICK]
[FRUSCIO DI FOGLI. DI SOTTOFONDO SI SENTONO I RINTOCCHI DELL’OROLOGIO]
MARTIN
Mm? (pausa) Oh.
[RIDE, DELICATAMENTE]
MARTIN
Già. (fruscio di fogli) Stavo per leggerne una. Sarebbe un peccato se te la perdessi!
[BREVE RISATA FORZATA, MENTRE AGITA LA DICHIARAZIONE.]
MARTIN
Sai, m-mi stavo chiedendo come funzionano le tue batterie. Cioè, potrei semplicemente toglierle ogni volta che uno di voi compare e avere- una scorta infinita di batterie? Voglio dire- non lo farò, non preoccuparti, non avrei nemmeno per cosa usarle al giorno d’oggi.
Tra l’altro, so che c’è una buona probabilità che tu nemmeno le abbia le batterie, e lo scomparto è semplicemente vuoto, e be’... non sono sicuro di volerlo confermare.
O potrei aprirlo e trovarlo pieno di- carne, o vermi, o qualcos’altro. (breve pausa contemplativa). Mmh.
Vuoto o vermi. (espira) Un po’ come tutte le cose che ci circondano ultimamente, no?
In ogni caso, non è male parlare con qual...cosa? (sospira mentre parla). C’è sempre silenzio ultimamente. Almeno per me.
Immagino che tecnicamente io abbia il potere di rendere tutto meno silenzioso, di, di parlare con le persone ma- be’, ho, ho anche il potere di pulire il frigorifero ed è comunque un casino. Non è che non voglio pulirlo, è solo che-
Alcune cose sono semplicemente difficili da fare.
Comunque, so che lui ascolta i nastri, quindi immagino che me lo farò bastare.
Credo mi importi ancora che lui senta la mia voce. È difficile dirlo, a volte. Quanto ancora mi importa veramente e quanto è solo la sensazione che dovrebbe importarmi?
Sono da solo così spesso in questi giorni, io…
Vorrei soltanto che non mi piacesse così tanto.
Be’, se hai qualche idea, mi piacerebbe sentirla.
[PAUSA.]
MARTIN
Mmh?
[SILENZIO, ECCETTO PER L’OROLOGIO.]
MARTIN
No. Lo immaginavo. (lungo respiro) Non è quello per cui sei qui, no? (sospiro) No. Tu vuoi questo.
[ALZA LA DICHIARAZIONE.]
MARTIN
Va bene. (respiro pesante) Va bene. Come vuoi tu.
[SEMBRA RASSEGNATO, COME SE AVESSE SPERATO DI RICEVERE QUALCHE SPUNTO DA QUESTA ‘CONVERSAZIONE’ MAI AVVENUTA.]
MARTIN
Come al solito. (pausa) Martin Blackwood, assistente di Peter Lukas, Capo dell’Istituto Magnus, registra la dichiarazione #0090401. Dichiarazione di Adelard Dekker, presa da una lettera a Gertrude Robinson, datata 4 gennaio 2009.
Inizio della dichiarazione.
MARTIN (DICHIARAZIONE)
(inala) Gertrude. Volevo la tua opinione su un incontro che mi è stato descritto, e considerando che ti sei occupata di recente delle Viscere, apprezzerei molto il tuo contributo.
A proposito, ottimo lavoro. Sono sicuro che il tempio gnostico è stato una grande perdita da un punto di vista culturale, ma non posso fare altro che ammirare la tua tempestività quando si tratta di questo genere di cose. Io stesso mi trovo spesso bloccato in un senso di paralisi esoterica su come procedere.
Ma in ogni caso, che Dio mi garantisca la lucidità di agire quando ne avrò bisogno.
Comunque, stavo indagando sul caso di un giovane che a quanto pare ha avuto una brutta esperienza mentre esplorava le rovine del parco divertimenti a Bright Lake in Colorado.
Mi perdonerai se non faccio il suo nome, dato che ho tutte le prove di cui ho bisogno per essere sicuro che stia dicendo la verità, e mi sembra difficile che qualunque ulteriore ricerca tu possa essere interessata a fare potrebbe essergli d’aiuto. Si è meritato l’anonimato.
Bright Lake si trova a nord della Foresta Nazionale del White River, appena fuori dalla I-70. È stata costruita negli anni sessanta, attorno ad un grande lago artificiale che a quanto pare si era formato dopo che un incidente in miniera aveva fatto collassare gran parte del paesaggio circostante.
Era, da quello che sono riuscito a capire da una collezione di foto fatte nel 1983, un parco divertimenti per lo più insignificante. Delle montagne russe di medie dimensioni fatte di legno, una ruota panoramica, una Casa degli Specchi, e un ampio viale dedicato a giochi e stand, insieme ad una flotta di pedalò che permetteva di fare un giro sul lago che aveva dato il nome al posto.
Intorno agli anni novanta cominciò ad avere difficoltà. Entro la fine del millennio, fallì, chiudendo i suoi cancelli per l’ultima volta nell’ottobre del 1999.
Da quello che ho capito, ci sono stati diversi piani per ricostruirlo o riutilizzare il terreno nei decenni successivi, ma non si è mai andati oltre al pagamento di qualche geometra e alle montagne di documenti di pianificazione nascoste negli schedari.
È un po' troppo fuori mano per essere una meta comune per giovani delinquenti, ma è diventato, mi è stato detto, molto popolare tra quelli che possono essere descritti come "gruppi di esplorazione urbana rurale".
A quanto pare, la mancanza di, be’, vere e proprie aree urbane da esplorare significa che luoghi come questo diventano una vera attrazione per coloro che nell'area hanno un interesse per i luoghi abbandonati. E, naturalmente, il suo aspetto piuttosto ostile dopo dieci anni di decadenza ha attratto anche un bel po 'di cacciatori di fantasmi, anche se non sono a conoscenza di tragedie o storie specifiche che darebbero loro molto su cui lavorare.
Il mio giovane amico intendeva usare il parco nello specifico come location per una festa che stavano organizzando. Sulla base della sua descrizione, l'avrei definito un rave... ma quando l'ho detto, mi ha guardato come se non avessi capito di cosa stesse parlando.
In ogni caso, ci sarebbero stati molti balli e movimento, quindi aveva deciso di andare a esplorare per vedere quanto il posto fosse ancora sicuro strutturalmente.
Aveva intenzione di contrassegnare quegli edifici e aree che sarebbe stato meglio evitare e quelle che sembravano essere sufficientemente stabili per sostenere una folla di festaioli ubriachi.
Gli feci pressione per sapere quanto fosse stato spaventoso, che tipo di paura avesse provato nell'avvicinarsi, ma oltre ad ammettere che era "inquietante da morire", a quanto pare era questo il punto, ha detto che non aveva provato alcun timore una volta arrivato.
Sospetto che il suo machismo gli impedisca di ammetterlo, ma non c'era molto che potessi fare per convincerlo ad aprirsi.
Era molto interessato alla Casa degli Specchi. Secondo lui, se fosse stata ancora agibile, sarebbe stata un posto fantastico per mettere su uno spettacolo di luci e far ballare i suoi ospiti attraverso il labirinto.
A me sembra un buon modo per farsi male, ma a quanto pare ho usato la parola "rave" in modo sbagliato, quindi cosa ne so io?
Comunque, quella fu la sua prima tappa dopo aver controllato se il pavimento di legno del viale principale fosse ancora solido (lo era) e se la piazza centrale sarebbe stata in grado di sopportare il carico dei pesanti altoparlanti (anche questa lo era). A quel punto, si diresse verso la Casa degli Specchi.
Molti degli specchi veri e propri erano incrinati o rotti, cosa che aveva reso facilmente percorribile la parte labirintica della Casa degli Specchi, ma ritenne che se si fosse preso il tempo di spazzare via i vetri rotti, sarebbe stato comunque utilizzabile.
Poi arrivò in una stanza lunga e diritta che conteneva gli specchi deformanti. Ora, per me e te, il fatto che quest’ultimi fossero perfettamente intatti sarebbe stato un segnale di avvertimento. Che non ci fosse completamente polvere su di loro, anche dopo dieci anni di abbandono, avrebbe fatto suonare ogni sorta di campanello d'allarme.
Ma sto cercando di ricordare a me stesso che non tutti sono abituati a riconoscere questi segnali come noi, e per il mio giovane amico trasgressore, a quanto pare, non c'era proprio nulla di cui preoccuparsi. Anzi, era entusiasta di vedere gli specchi in quell’ottimo stato.
Mi sento un po' in colpa. Ho davvero riso quando l'ha detto.
Fu il terzo specchio a farlo. Quello che espandeva il suo riflesso in una figura bassa e tozza non causò problemi. Nemmeno quello che lo deformava. Ma il terzo specchio, quello che lo schiacciava, lo rendeva magro e scarno, fu quello che lo catturò.
Si è rifiutato assolutamente di dirmi il modo esatto in cui è stato trascinato dentro, ma dallo sguardo nei suoi occhi non ho dubbi che sia stata un'esperienza fortemente spiacevole, al punto che dice di aver perso conoscenza.
Si svegliò con le luci intense e il ronzio delle macchine, interrotto dallo squillare delle campane e dal suono delle persone che gridavano. Le luci nella Casa degli Specchi erano accese, ed era chiaro che non si trovasse più nel vecchio parco divertimenti, visto che il posto era cambiato rispetto a come se lo ricordava al buio.
Tutto sembrava più o meno mantenuto bene, con la vernice che era vecchia e cominciava a staccarsi, ma molto lontano dal legno spoglio e marcio che c’era prima. L'unica cosa in condizioni peggiori erano gli specchi stessi, le cui cornici erano ora bucate da minuscole rientranze irregolari tutt'intorno.
Ci sarebbe voluto un po’ prima che gli venisse l'idea che si trattava di segni di denti.
Il nostro testimone si alzò barcollando e si diresse silenziosamente verso la porta della Casa, sporto di lato, in modo da guardare fuori senza essere visto.
Il parco era completamente cambiato, ora apparentemente pieno di vita. C'erano persone che camminavano a grandi passi lungo il viale principale, oltre le bancarelle ben illuminate che cercavano di attirarle a giocare a coconut shy e al tiro ad anelli. Le montagne russe scricchiolavano di sottofondo, le tenui urla dei suoi passeggeri sorvolavano la folla sottostante. Per alcuni secondi sembrò quasi genuinamente gioioso.
Ma mentre guardava, cominciò a diventare chiaro che c’era qualcosa di sbagliato. Dettagli privi di significato, se notati su una sola persona, ma sembravano essere presenti in tutti i frequentatori del parco.
Il primo era la larghezza dei loro vestiti. Sembrava quasi che tutti indossassero un qualche nuovo modello di maglietta oversize. Ma era lo stesso con le camicie, le giacche, i vestiti, fino al punto che divenne evidente che non erano i vestiti ad essere troppo grandi, ma chi li indossava ad essere troppo piccolo.
Le loro membra erano così sottili da far male alla vista, la loro carne compressa sulle ossa sporgenti e il tessuto pendeva da loro come grandi lembi di pelle. I capelli su ciascuna testa erano sottili, quasi a ciuffi, spesso mancanti a grossi pezzi, e i loro occhi erano così profondamente infossati che da lontano sembravano vuoti.
Fu allora che il nostro sfortunato intruso iniziò a sentire i primi segnali di paura.
Iniziò a muoversi verso l’esterno, lentamente e silenziosamente, il suo totale sconcerto per ciò che stava accadendo sopraffece brevemente la sua paura crescente. Non erano solo alcuni di loro. Tutti nel parco erano così emaciati che sembravano a malapena umani, ma davano l’impressione di comportarsi normalmente, almeno per il momento.
Si mosse lentamente tra le ombre delle traballanti strutture di legno, guardandole passare, finché i suoi occhi caddero sul coconut shy.
"GUADAGNATI LA PAGNOTTA", annunciava il cartello con colori vivaci, ma un'enorme croce nera era stata disegnata sopra e da quella distanza il cesto dei premi sembrava vuoto.
Nonostante ciò, una donna stava lì, a lanciare una palla di cuoio consumata contro i bersagli irsuti sul retro. Quando ne fece cadere uno dal trespolo, il suo viso si contorse in una smorfia di gioia, e il giostraio avvizzito zoppicò verso uno dei secchi e le porse un minuscolo osso.
Senza esitazione, ella lo spezzò di netto a metà e iniziò a rosicchiare disperatamente l'estremità rotta, cercando di raggiungere il poco midollo che poteva essere rimasto all'interno.
Il nostro giovane amico sperduto si sentì voltare lo stomaco. Mi disse che si trovava a circa quattro metri di distanza, ma poteva comunque sentire i suoni della sua disperata fame oltrepassare il rumore delle giostre tutt'intorno.
La donna iniziò a esaminare attentamente l'osso che aveva in mano, poi si voltò e iniziò a inveire contro il giostraio, accusandolo di averla ingannata, di aver mentito sui premi.
Era davvero troppo per il nostro testimone, che aveva deciso che qualunque cosa stesse succedendo in quel posto, non voleva averne niente a che fare. Ma mentre si voltava per cercare una via d'uscita, si sentì un suono che tagliò il frastuono di fondo del parco: era un urlo dalle montagne russe, ma non il grido gioioso dell'adrenalina e del finto terrore, ma un terribile, lancinante gemito, che volava nell'aria.
Sembrava che uno dei passeggeri, incapace di usufruire adeguatamente della barra di sicurezza, fosse stato lanciato dalla cima di un giro della morte e avesse fluttuato in aria, atterrando sul terreno nefasto del viale principale con un orrendo scricchiolio.
Un improvviso silenzio cadde sul posto. Le giostre ancora ronzavano, risuonavano e tintinnavano, ma ogni persona era rimasta completamente immobile, i loro occhi fissi sul caos di arti spezzati e ossa frantumate.
Fu il giostraio che si mosse per primo, scavalcando il lato del coconut shy con un'agilità inaspettata. Poi fu come se una diga si fosse rotta, e ogni figura mezza smarrita discese sul cadavere contorto. Il nostro intruso fu costretto a distogliere lo sguardo, per non rischiare di sentirsi male alla vista dei tanti corpi esili che brulicavano, mordevano; denti marci e gengive gonfie che laceravano il corpo ancora semovente della sfortunata anima caduta dalle montagne russe.
Quando mi raccontò della fame che vedeva nei loro occhi, gli tremavano così tanto le gambe che dovette voltarsi.
I suoi occhi caddero invece sul coconut shy, e finalmente riuscì a dare una buona occhiata a quelli che erano puntellati come bersagli.
Ciò che lo fissava di rimando aveva sicuramente dei peli, ma non erano decisamente noci di cocco.
Barcollò all'indietro sotto shock, scontrandosi con un vicino bidone della spazzatura e facendolo cadere rumorosamente a terra. Cercò di riprendere l'equilibrio, ma qualcosa sotto di lui rotolò via e lui scivolò, cadendo sopra il mucchio di ossa fuoriuscite dalla spazzatura rovesciata.
Erano troppo grandi per essere ossa di animali, ne era certo, e ognuna di esse era stata pulita e spaccata, il midollo succhiato al punto da non lasciare altro che frammenti bianchi e asciutti.
Alzandosi dolorosamente in piedi, lanciò un'occhiata alla folla e vide che molti di quelli ai bordi, quelli che non avevano speranze di raggiungere il cadavere, avevano chiaramente sentito il trambusto e stavano iniziando a camminare cauti verso di lui.
Mi dice che fu all'improvviso estremamente consapevole di quanta carne ci fosse sul suo corpo.
Si voltò e tornò di corsa nella Casa degli Specchi.
A volte ti invidio i tuoi doni, Gertrude. Il suo racconto del loro inseguimento attraverso il labirinto di specchi era onestamente così disgiunto che non sono stato in grado di seguirlo. Anche dopo che ha provato a farmi capire due, o anche tre volte.
Senza l'influenza chiarificatrice dell'Occhio, il panico può rendere i dettagli... difficili da ricordare.
Gli gridarono contro, sicuramente, ma il suo forte terrore sembra averlo privato del ricordo delle loro parole.
A giudicare dai segni di morsi sul polso, penso sia lecito ritenere che uno di loro lo abbia catturato, almeno per un momento, ma lui afferma di non ricordare nulla del genere.
Posso almeno dire con certezza che è riuscito a seminare i suoi inseguitori abbastanza a lungo da tornare agli specchi deformanti. Poi ha preso quella che io considero la sua unica decisione sensata nell'intera faccenda: invece di correre dritto verso lo specchio che lo distorceva in una figura sottile e spigolosa, si è preso un momento per guardare in ognuno di essi, e uno non mostrava completamente alcun riflesso.
La sua azione successiva di correre a tutta velocità contro di esso fu forse meno brillante, ma sembra essere stata efficace, dal momento che quando riprese conoscenza, coperto di sangue e vetri rotti, era ancora una volta nella silenziosa oscurità del parco divertimenti abbandonato di Bright Lake in cui aveva deciso imprudentemente di entrare.
Non credo che la festa sia mai avvenuta, il che è quasi certamente per il meglio.
Quindi? Cosa ne pensi? Sono interessato a sentire la tua interpretazione di questo fatto. La mia prima ipotesi sarebbe stata la Carne, basata sul cannibalismo e la stranezza dei corpi coinvolti, ma- qualcosa riguardante questa idea di una sorta di mondo in carestia, la sua posizione all'interno di una rovina artificiale, l'intero ... aspetto sociale di ciò- Sarei propenso a considerare questo fatto come una vera e propria manifestazione dell’Estinzione.
Ma non lo so. Traggo conclusioni folli, cercando di adattare il racconto ai miei preconcetti? Sono ansioso di conoscere i tuoi sentimenti in merito.
Oh. Un'altra cosa: se provi a metterti in contatto con la mia fonte - e so che hai i tuoi modi per trovarlo, se lo desideri - per favore fai attenzione.
Mi ha detto, verso la fine, che di recente ha temuto di essere seguito. Continua a intravedere una figura sottile in lontananza, o che scompare dietro un angolo, e non riesco a dimenticare il fatto che non ci fosse alcun riflesso nello specchio che ha usato per tornare.
Se i miei sospetti sono corretti, non c’è molto che possiamo fare sia io che te per aiutarlo, ma fai attenzione, se dovessi contattarlo.
MARTIN
Fine della dichiarazione.
[GIRA IL FOGLIO, SOSPIRA.]
MARTIN
Altro giorno, altro panico da Estinzione. Più le cose cambiano, immagino.
[SOSPIRA DI NUOVO, PIÙ A LUNGO QUESTA VOLTA. QUANDO RIPRENDE A PARLARE, UNA FAMILIARE INTERFERENZA CIGOLANTE COMINCIA AD AUMENTARE DI VOLUME, VELOCEMENTE.]
MARTIN
Vorrei soltanto che Peter mi dicesse finalmente cosa abbiamo intenzione di fare a riguardo.
PETER
Allora ho delle buone notizie per te!
[MARTIN RESPIRA PROFONDAMENTE, E SENTIAMO UN SUONO CHE SEMBREREBBE  QUELLO DELLA SUA SEDIA CHE STRISCIA ALL’INDIETRO PER LO SPAVENTO]
MARTIN
(ammonendo, irritato) Peter, quante volte devo dirtelo di smetterla!
PETER
A mia discolpa, è ancora piuttosto divertente.
[MARTIN FA UN RESPIRO IRRITATO PER MANTENERE LA CALMA.]
MARTIN
Quindi. Qual è la novità?
PETER
Penso che siamo finalmente pronti!
MARTIN
(a denti stretti) Grande. Questo significa che finalmente mi dirai per cos’è che siamo pronti?
PETER
Sì! Be’ -per la maggior parte. Per una certa misura, c’è proprio bisogno che lo veda tu stesso.
MARTIN
Peter.
PETER
Hai presente i tunnel sotto l’Istituto?
MARTIN
S-sì. Me li ricordo.
PETER
Bene, c’è qualcosa al centro, un- chiamiamolo uno strumento. Ora, il nostro più grande problema con l’Estinzione è la mancanza di informazioni. Sappiamo che sta emergendo, ma non sappiamo come, o dove.
MARTIN
E questo… stru… mento ci aiuterà?
PETER
Sì.
MARTIN
E io sarò la persona che lo userà per te.
PETER
Lo spero proprio. (breve pausa) Se hai bisogno di più tempo…
MARTIN
No.
PETER
Bene, perché stavo per dire che probabilmente non ne abbiamo.
MARTIN
Se è stato lì sotto per tutto questo tempo, com’è che non l’abbiamo mai trovato? Jon ha esplorato i tunnel abbastanza approfonditamente, e Leitner è stato laggiù per un sacco.
PETER
È molto difficile da raggiungere se non sai esattamente dove andare.
MARTIN
E tu lo sai?
PETER
Lo saprò. Entro domani dovrei mettere le mani su una mappa, e poi- andremo.
[PAUSA.]
MARTIN
(più sommesso) Bene. (pausa) Farò ritorno?
PETER
Non morirai, se è questo che stai chiedendo, ma- no. Se tutto va bene, non tornerai.
[MARTIN PRENDE UN LUNGO RESPIRO]
PETER
Cosa ti fa provare?
[L’INTERFERENZA DI SOTTOFONDO È PIÙ PROFONDA DEL SOLITO, E ANCHE I TONI CHE SEMBRANO GRIDA ACUTE AUMENTANO DI VOLUME.]
MARTIN
Niente. (breve risata) Assolutamente niente.
PETER
Eccellente, sono così orgoglioso di te, Martin.
MARTIN
Non m’interessa proprio.
PETER
Perfetto.
[CLICK.]
[Traduzione di: Sim]
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chiavedivoltatorino · 9 months
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lanimadellamosca · 5 years
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Il re beve nei calici
Ripensavo all’invenzione dei calici, mi domandavo se la mia teoria potesse essere in qualche modo verosimile, e m’è venuto di andare a cercare in quella miniera di informazioni su usi e costumi a tavola che è la serie di quadri che Jordaens ha dedicato al tema “Le roi boit”. Jacques, Jacques Jordaens, non Jacob, mi  raccomando: “Ne l’appelez plus Jacob” intima Magali Lesauvage che scrive su Beauxarts.com, qui.
I quadri hanno a soggetto non una corte reale, ma una famiglia che festeggia l’Epifania: tradizione voleva che si condividesse una torta all’interno della quale era nascosto un fagiolo, o qualcos’altro; chi lo trovava veniva nominato re e festeggiato a furor di libagioni. Esisteva qualcosa del genere anche qui, non so se esiste ancora: per l’Epifania i panettieri regalavano ai loro clienti una focaccia che nascondeva una fava; in questo caso chi la trovava doveva offrire una bottiglia di vino ai commensali.   
La serie dei dipinti di Jacques non plus Jacob Jordaens è affascinante: ero rimasto un bel po’ di tempo ad ammirare la versione esposta ai Musées royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles, io che, lo ammetto, anzi lo rivendico, non ho particolare interesse per quadri, statue e musei (forse dovrei dire quadri e statue esposte nei musei, è l’idea stessa del museo che mi urta, per non parlare di quanto mi urti quel rito tutto moderno del pellegrinaggio museale, del turismo “culturale”… Bon, argomento chiuso).
Andai ai musei reali di Bruxelles al tempo dell’ultimo governo Berlusconi (in realtà mi trovavo lì per un festival rock, è la mia forma di pellegrinaggio, ma di questo non parlo perché non siamo in argomento): l’Italia viveva in un clima da ultimi giorni di Pompei, con le banche in America che fallivano, l’onda di shock che stava per arrivare in Europa, e il re che contornato di cortigiane e palafrenieri più realisti del re passava da un festino all’altro ridendo del panico che andava diffondendosi nei mercati finanziari; e noi, noi popolo bue, ci dibattevamo tra la paura della bufera e la vergogna di un regime che affonda nel ridicolo. Non è letteratura, ragazzi: è stato così… Mamma mia!
Capitai davanti a quel quadro (quello esposto era il primo qui sotto, il museo mi pare di capire ne possiede due) e vi lessi tutti gli stati d’animo che vedevo esprimersi attorno e su Berlusconi, dalla riverenza più servile al dileggio più sfrenato; né mancava chi, come avrei potuto fare io, vomitava senza ritegno (mi dice la Magali che nell’altra versione in possesso del museo, la quinta qui sotto, l’uomo che vomita non è altri che l’autore: simpatico, il nostro Jac..ques).
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Ebbene..: guardando la serie di quadri dal punto di vista della mia teoria sui calici, per cercare di capire cioè se e quanto l’idea di signorilità abbia potuto giocare nella invenzione di questo bicchiere assolutamente non funzionale, mi pare di capire che la teoria regge. Il re che beve ha sempre un calice, mentre gli altri commensali hanno recipienti più idonei, ma a volte anche dei calici… con cui fanno giochi di equilibrio: cosa che sorprendentemente avvalora la mia affermazione che essi siano una sfida alla legge di gravità.
E questo è quanto. Dopodiché.., se capitate a Bruxelles, andate ai musei reali, ne vale la pena, ve lo dice uno che non va ai musei. E fermatevi davanti al quadro di Jacques pas de tout Jacob Jordaens e pensate se volete anche a un altro aspetto della questione, a questi furbacchioni di pittori di corte che si guardavano bene dallo sputare nel piatto in cui mangiavano, ma siccome il tema dei (tanti) vizi e delle (poche) virtù del re era troppo bello per non essere dipinto, prendevano a pretesto una festa in famiglia per rappresentarlo sotto mentite spoglie; e ci prendevano tanto gusto che lo facevano e lo rifacevano in molte versioni, qui io ne riporto sei ma sono di più, non so quante ma sono più di sei; e arrivavano fino al punto da mettersi nel quadro nell’atto di vomitare, una postura che sembra triviale e vergognosa, come se l’autore volesse buttarsi giù, ed invece è altamente etica e moraleggiante. Con buona pace del re, e... honni soit qui mal y pense.      
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chez-mimich · 5 years
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I QUADERNI DI GIANCARLO DE CARLO. Nel 1978 acquistai il numero uno di "Spazio & Società", una nuova rivista di architettura che si presentava allora nel panorama editoriale italiano e che altro non era che l'edizione italiana di una prestigiosa rivista francese, "Espace et Societé" fondata e diretta da Henri Lefebvre, urbanista, che fu anche (forse soprattutto), sociologo, filosofo, geografo e saggista. A dirigere l'edizione italiana fu chiamato Giancarlo De Carlo architetto e teorico dell'architettura: è proprio a questo aspetto di teorico dell'architettura che è dedicata la mostra, alla Triennale di Milano dal titolo "I quaderni di Giancarlo De Carlo 1966-2005", che raccoglie il materiale di elaborazione teorica dell'architetto italiano. Mi colpì molto, in quel lontano 1978, lo studio effettuato da De Carlo su una piccola comunità inglese, quella di Byker, nei pressi di Newcastle, chiamata a riprogettare gli spazi comuni della propria città attraverso la partecipazione dei propri cittadini. Era la prima volta che leggevo di "progettazione partecipata", uno dei cavalli di battaglia di De Carlo ed uno dei più evidenti segni dei tempi, nel campo dell'architettura e dell'urbanistica di quegli anni. Visitando la mostra della Triennale, mi sono tornati alla memoria quegli anni di grande fermento culturale e politico, fermento che coinvolgeva praticamente ogni aspetto della vita culturale. I "Quaderni" di De Carlo sono una miniera di idee, un giacimento di elaborazioni teoriche che facevano dell'architettura e dell'urbanistica, discipline anche (o soprattutto?) teoriche, appendici del pensiero che orientavano l'agire progettuale, istanze già presenti nella fondazione del "Team X", sul finire degli anni Cinquanta, in aperta polemica col Movimento Moderno. "Occupazione della triennale e chiusura delle mostre prima che chiunque potesse vederle. Gli occupanti sono intellettuali di varia provenienza che si sono uniti a un primo cerchio di pittori e scultori protestatari perché davanti all'ingresso c'era uno sproporzionato cordone di poliziotti. - Un rivoltoso è un uomo che dice no e col dire no dice sì, fin da primo momento - questa frase di Camus mi pareva avesse un senso prima dell'esperienza Triennale. Adesso ho qualche dubbio che quando ci si muove insieme ad altri possa avere un senso positivo dire no senza sapere perché..." Parole che oggi possono suonare strane, se non proprio assurde, se pronunciate da un architetto, ma che allora, in tempi di grande elaborazione del pensiero, costituivano parte integrante del processo creativo e progettuale. I quaderni sono una insostituibile testimonianza del pensiero di quegli anni e non solo del pensiero intorno ai temi dell'architettura. (continua)
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telodogratis · 2 years
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“Miniera-Sonde d’arte”, al via a Caltanissetta la prima edizione del festival culturale
“Miniera-Sonde d’arte”, al via a Caltanissetta la prima edizione del festival culturale
Read More È in arrivo “Miniera – Sonde d’arte”, il festival culturale della città di Caltanissetta, terra appunto di miniere e zolfare, fatte di oscurità e cunicoli, ma anche di bellezza e luce, di trasformazione e ricchezza. The post “Miniera-Sonde d’arte”, al via a Caltanissetta la prima edizione del festival culturale appeared first on BlogSicilia – Ultime notizie dalla Sicilia. Caltanissetta,…
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In Biblioteca puoi scoprire autori e opere che non conoscevi o di cui avevi sentito parlare ma che ancora non avevi avuto modo di leggere. Ed è per questo che abbiamo deciso di dedicare un angolo alla scoperta di questi "tesori nascosti".
Oggi l'opera prescelta è "La nostra Marcinelle - Voci al Femminile" di Martina Buccione.
La volontà di tenere vivo il ricordo di ciò che è stata l'immigrazione italiana in Vallonia nel secondo dopoguerra, attraverso le voci di chi c'era e c'è ancora, ha spinto l’autrice a rivolgersi alle donne della sua famiglia. Ha chiesto loro di raccontare di Marcinelle al di là della tragedia, della loro Marcinelle, quella dal volto genuino e caloroso. Ci sono volute tre generazioni, sessant'anni, per elaborare il dolore di un lutto così grande come quello legato alla "catastrofe", quella in cui l'8 agosto 1956 presero la vita 262 minatori, 136 dei quali italiani. Santina, Pia e Lucia hanno coraggiosamente rotto il silenzio, facendo rivivere con la loro testimonianza quel mondo di una volta che accompagnava il lavoro in miniera degli uomini, denso di valori semplici ma essenziali quali la condivisione, la solidarietà, l'autenticità, l'accoglienza. Il racconto corale ripercorre i momenti della vita quotidiana nella comunità abruzzese inserita nel contesto belga nel decennio 1946-1956. Le parole declinate al femminile evocano luoghi, persone, attività, giochi, canzoni, sapori, colori, sogni, paure. Due viaggi in Belgio, incontri indelebili, ricerche negli archivi del Bois du Cazier e negli altri siti minerari patrimoni dell'UNESCO fanno da cornice ai ricordi delle donne e da trait d'union tra la dimensione individuale e quella collettiva della memoria.
Il nonno di Martina (l’autrice), Cesare di Berardino, era arrivato nel bacino carbonifero di Charleroi nel 1946, in seguito all'accordo braccia-carbone siglato da De Gasperi con il regno di Baldovino. Nell'incendio divampato quella mattina di 60 anni fa rimase intrappolato nel sottosuolo, insieme alle altre 261 vittime della tragedia. Il volume attraverso i dialoghi tra la madre di Martina, Santina, figlia di Cesare, sua sorella Pia e la zia Lucia, che nella tragedia perse il marito, racconta momenti della vita quotidiana in Belgio, dal punto di vista delle donne, madri, mogli e anche in alcuni casi lavoratrici. Martina è partita dalla rimozione individuale del dramma: "Ci sono volute tre generazioni per elaborare il lutto". Questa immersione storica ha un’importante caratteristica: siamo guidati nel racconto da voci di donne che interloquiscono con altre donne, consegnandoci una prospettiva originale del micro-cosmo sociale che fu la comunità delle famiglie di minatori italiani in Belgio, e in particolare a Marcinelle, nel decennio tra il 1946 e il 1956. Il racconto di Santina, Pia e Lucia rievoca, talvolta non senza nostalgia, una comunità di migranti in cui la solidarietà e la collaborazione erano valori fondamentali e coscientemente ricercati e riprodotti. Allo stesso tempo, quella comunità era essa stessa specchio di una società italiana ancora profondamente patriarcale, dove compito delle donne era pensare «alla cura della casa, a cucinare, a pulire, a soddisfare i loro uomini».
Il libro non intende fornire una analisi interpretativa delle vicende. Vuole “solo” dare parola alle fonti dirette della memoria, donne che hanno vissuto sulla propria pelle la perdita di mariti e parenti nella miniera. Il lettore sa che l’epilogo del racconto sarà tragico e attende, come in un crescendo, il dipanarsi degli eventi fino all’inevitabile trauma. La catastrofe dell’8 agosto 1956 segna una cesura, una stacco nel tempo, un prima e un dopo radicalmente diversi.
Martina Buccione è docente di lettere presso il Liceo Artistico Musicale e Coreutico "Misticoni-Bellisario" di Pescara, specializzata in didattica dell'italiano come lingua straniera presso l'università per stranieri di Siena. È fondatrice e presidente dell'Associazione di Promozione Sociale e Culturale Elle Elle - Lingua e Linguaggi, che promuove progetti in ambito artistico, culturale e linguistico, in Italia e all'estero.
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siciliatv · 2 years
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Favara, presentata questa mattina la quarta festa delle “Eccellenze Italiane in Europa”.
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E’ stata presentata questa mattina a  Favara la quarta  festa delle “Eccellenze Italiane in Europa”. L’evento si prefigge, come obiettivo principale, di esaltare la sicilianità che viene esportata all’estero e con essa tutto quello che di buono la Sicilia possiede e produce a cominciare dalla cultura, assieme alla gastronomia, folklore e tradizioni. “Dobbiamo puntare ad un turismo di ritorno, dichiara a margine della conferenza stampa Giuseppe Arnone presidente della Fondazione Italiani in Europa. Se si pensa che gli italiani residenti all’estero e tutti i discendenti  corrispondono a circo 80 milioni di persone si può capire come importante possa essere cavalcare questo trend e cercare di attirare risorse economiche facendo un turismo di accoglienza per i figli e i nipoti di coloro che 30, 40 o 50 anni fa hanno lasciato la loro terra”. https://youtu.be/lBJK0x6GqRU Due le location della festa, il giardino della Farm Cultural Park che accoglierà le prime due giornate il 4 e il 5 Agosto, con eventi musicali, la presentazione del libro “Italiani nel cuore” di Giuseppe Arnone, incontri culturali, mentre la giornata del 8 Agosto si svolgerà in due momenti: la mattina, presso il cimitero di Piana Traversa, verrà reso omaggio con la deposizione di una corona di fiori i caduti nella tragedia della miniera di Marcinelle (Belgio) avvenuta l’8 Agosto 1956, con la partecipazione di una delegazione della Lega Zolfatai di Favara guidata dal Presidente Paolo Dalli Cardillo. La sera l’evento si concluderà al Quid- Vicolo Luna, con un viaggio nella storia delle nostre tradizioni, del nostro popolo,  la storia fatta di tanti di tanti vignaioli, contadini e grandi uomini che hanno saputo valorizzare le proprie radici all’estero, il tutto raccontato da Carmelo Sgandurra, Special  Guest Sommelier Europeo. Durante le tre serate verranno premiati come “Eccellenze italiane in Europa” le persone che si sono distinte all’estero nell’ambito culturale, artistico, musicale e imprenditoriale; ad ognuno di loro verrà consegnata la targa “Premio Eccellenza Italiana”. Read the full article
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