Tumgik
#la musica non serve a niente
susieporta · 10 days
Text
PERCHE' NON SENTO AMORE?
(Da una mia ricerca interiore personale esperienziale)
Per risponderti devo partire dall’inizio, da quando eri ancora in fasce.
Ogni essere umano nasce con un corpo fisico e un’essenza, quello che è nel profondo.
L’ essenza è amore, coscienza, intelligenza, felicità e gioia.
Nella parte profonda, c’è l’anima, quel continuum energetico che passa di corpo in corpo e si chiama essenza o coscienza profonda.
Alla nascita, nel cervello in cui troviamo la personalità, non c’è scritto ancora quasi nulla.
Ci sono solo alcune informazioni in base a ciò che il bambino ha registrato nel liquido amniotico, quando era ancora nella pancia della mamma.
Noi siamo come dei semi che devono crescere, evolvere, cambiare. Abbiamo bisogno di svilupparci, insomma.
E come si permette a queste caratteristiche e qualità di essere sviluppate?
Con l’educazione della famiglia.
Ecco i problemi dell’uomo.
Ogni anima ha già una vocazione, una sua direzione che verrà compiuta grazie alle varie esperienze. E spesso le qualità che ci portiamo dietro ne fanno parte.
Per avere un’immagine più vivida del concetto di semi e crescita osserva che i bambini, crescendo, mostrano già delle tendenze.
Ad esempio, se nella vita precedente era un musicista si porterà dietro, in questo corpo, l’amore per la musica, la capacità di apprendere facilmente le note, l’attrazione per alcuni strumenti musicali.
Questi sono semi ed è necessario un buon terreno per farli crescere.
È chiaro che se nascerà da una famiglia di musicisti o da una famiglia che pur non essendo nella musica, non interferirà in questa tendenza del figlio, lui potrà sviluppare questo seme.
Il problema è che a volte i genitori interferiscono eccome…
E certi semi rimangono infossati. Non crescono.
Cosa vuol dire educare secondo te?
Educare vuol dire aiutare a tirar fuori le caratteristiche, far uscire ciò che è già all’interno.
Illuminare la propria strada.
Capisci anche tu che plasmare qualcuno in ciò che non è non è educare.
Con un’educazione sana, è difficile che il bambino si porti dietro dei buchi.
Svilupperà le sue capacità di comprendere e di sentire con naturalezza; imparerà a esprimersi a modo suo, ad amare a modo suo.
Nel secondo caso, quei semini infossati scatteranno.
Come?
Creando un buco.
I buchi rivelano un vuoto.
Sono parti di noi sviluppate poco o non sviluppate affatto.
Zone che non siamo in grado di scorgere, perché non ci arriva luce, cioè la nostra consapevolezza.
I buchi più profondi sono quelli dove la caratteristica non solo non si è sviluppata, ma è stata addirittura considerata sbagliata, da nascondere, qualcosa di cui vergognarsi.
È chiaro che quel semino si è nascosto molto sotto. È stato represso.
E lì, sotto il buco, si cela una ferita sanguinante.
Quei semini agiscono dall’inconscio.
Quel “Sento che mi manca qualcosa”, altro non è che il semino che attende il suo momento per emergere.
Noi non sentiamo il semino, non identifichiamo la ferita, percepiamo solo un bisogno che non trova mai sollievo.
E più profondo è il buco, più forte il bisogno ci torturerà.
Sono vuoti esistenziali.
Il che comporta che possiamo sbarazzarcene solo colmandoli dall’interno.
Solo portandoci consapevolezza ed entrando in contatto con quelle qualità essenziali.
Ovviamente non ne siamo a conoscenza ed è per questo che cerchiamo di buttarci dentro roba sperando di trovare il tappo giusto.
Ma tutto quello che finisce nel buco, come l’amore delle persone, viene risucchiato dentro e non lascia niente.
Sei come una voragine che vuole risucchiare tutto ciò che di bello trova attorno a sé.
Il vero guaio è che noi basiamo tutta la nostra vita su questi buchi neri.
E tutto ciò che attiriamo, spesso, serve solo a renderli sempre più affamati.
Mi chiederai cosa c’entra l’amore con tutto questo.
E io ti rispondo che l’amore fa parte delle qualità e delle potenzialità che abbiamo tutti come esseri umani e che quindi vanno sviluppate.
Se il seme dell’amore non germoglia, lascia spazio a uno dei buchi neri più famosi della storia: il buco d’amore.
ROBERTO POTOCNIAK
14 notes · View notes
canesenzafissadimora · 2 months
Text
Studiate.
Per amore del sapere, mai per i voti.
Perché sapere aiuta a essere.
E sapere tanto aiuta a essere tanto.
Studiate!
Perché la cultura rende liberi
e niente vale più della libertà.
Studiate!
Perché siamo le parole che conosciamo,
perché il pensiero crea la realtà.
Studiate!
Perché non conoscerete mai la noia
se amerete un libro, un paesaggio,
un quadro o la settimana enigmistica.
Studiate!
Perché studiando capirete le vostre qualità, le vostre inclinazioni, i vostri punti deboli.
Studiate la storia, perché il passato illumina il presente.
Studiate la geografia perché ogni luogo è anche un fiume, una montagna, un vento.
Studiate la matematica perché nella vita spesso i conti non tornano e bisogna trovare soluzioni alternative.
Studiate le lingue straniere, perché i viaggi sono le lezioni di vita più belle.
Studiate la biologia perché capire come fa a battere il cuore o perché il battito accelera se vi innamorate è meraviglioso.
Studiate la filosofia perché imparerete a ragionare e a guardare il mondo dalle prospettive più originali.
Studiate la letteratura perché vivrete molte vite e vedrete posti incredibili da casa.
Studiate la grammatica perché la differenza tra un accento e un apostrofo non è mai un dettaglio.
Studiate la musica, l’arte e la poesia!
Perché la bellezza è emozione e terapia.
Studiate la fisica e la chimica perché nell’atomo e nelle molecole si celano energie potentissime.
Studiate!
Perché quando smetti di imparare smetti di vivere.
Studiate ciò che vi piace ma anche ciò che ora vi sembra inutile.
Perché un giorno, quando meno ve lo aspettate, ne capirete il senso.
Studiate!
Senza pretendere troppo da voi stessi e senza rinunciare mai allo svago, allo sport e alle emozioni.
Perché lo studio viene sempre dopo il vostro benessere!
Studiate!
Senza temere di dimenticare qualcosa.
Perché i buchi di memoria servono a fare spazio.
Perché la scuola serve a trasformare specchi in finestre, non a giudicarvi.
Francesco De Sanctis
17 notes · View notes
ambrenoir · 2 months
Text
Studiate.
Per amore del sapere, mai per i voti.
Perché sapere aiuta a essere.
E sapere tanto aiuta a essere tanto.
Studiate!
Perché la cultura rende liberi
e niente vale più della libertà.
Studiate!
Perché siamo le parole che conosciamo,
perché il pensiero crea la realtà.
Studiate!
Perché non conoscerete mai la noia
se amerete un libro, un paesaggio,
un quadro o la settimana enigmistica.
Studiate!
Perché studiando capirete le vostre qualità, le vostre inclinazioni, i vostri punti deboli.
Studiate la storia, perché il passato illumina il presente.
Studiate la geografia perché ogni luogo è anche un fiume, una montagna, un vento.
Studiate la matematica perché nella vita spesso i conti non tornano e bisogna trovare soluzioni alternative.
Studiate le lingue straniere, perché i viaggi sono le lezioni di vita più belle.
Studiate la biologia perché capire come fa a battere il cuore o perché il battito accelera se vi innamorate è meraviglioso.
Studiate la filosofia perché imparerete a ragionare e a guardare il mondo dalle prospettive più originali.
Studiate la letteratura perché vivrete molte vite e vedrete posti incredibili da casa.
Studiate la grammatica perché la differenza tra un accento e un apostrofo non è mai un dettaglio.
Studiate la musica, l’arte e la poesia!
Perché la bellezza è emozione e terapia.
Studiate la fisica e la chimica perché nell’atomo e nelle molecole si celano energie potentissime.
Studiate!
Perché quando smetti di imparare smetti di vivere.
Studiate ciò che vi piace ma anche ciò che ora vi sembra inutile.
Perché un giorno, quando meno ve lo aspettate, ne capirete il senso.
Studiate!
Senza pretendere troppo da voi stessi e senza rinunciare mai allo svago, allo sport e alle emozioni.
Perché lo studio viene sempre dopo il vostro benessere!
Studiate!
Senza temere di dimenticare qualcosa.
Perché i buchi di memoria servono a fare spazio.
Perché la scuola serve a trasformare specchi in finestre, non a giudicarvi.
Francesco De Sanctis
7 notes · View notes
noneun · 7 months
Text
Nelle zone colpite, e non ancora riprese, dalla tempesta Vaia, si abbattano 200 alberi per far posto ad una pista da bob che non serve a niente, costa 124 milioni di euro per farla e 1,4 milioni l'anno per mantenerla.
Qui a Pordenone, invece, per abbattere e ricostruire da zero una struttura sportiva, si vogliono abbattere 47 tigli, solo perché non si è voluto ricalcare la pianta originaria delle strutture.
Esseri viventi trattati come oggetti. Inutili e fastidiosi oggetti.
È tutto così assurdo.
18 notes · View notes
benzedrina · 7 months
Text
Cronache vagabonde del mio cazzeggiare: sul divano, l'ipad carico che volevo disegnare qualcosa, commenti di Inter Atalanta in sottofondo, TikTok aperto. Un tizio fa la sua lista di artisti che vorrebbe vedere a Sanremo per il post-amadeus, 6/10 li conosco, cerco di segnarmeli ma niente, intervista a una radio, tizio straniero parla di Andrea Laszlo De Simone e di come credeva che La nostra fine fosse da noi un pezzo famosissimo. Apro YouTube, ascolto La nostra fine (che pezzo meraviglioso), nei consigliati c'è una dei 4 artisti che non conoscevo della lista di prima, clicco su Carme di Daniela Pes, piango. Vado su Spotify, metto l'unico disco suo, immagino un cortometraggio, un telo bianco sullo sfondo, in primo piano una persona, luci calde sul volto, chiedo alla persona di fissare la fotocamera e di esprimere diverse emozioni, nel montaggio alterno diverse scene di diverse persone, come musica metterei proprio Carme.
Ho le ginocchia in fiamme, colpa del lavoro, e sono molto stanco. Ho passato periodi peggiori, mi serve un giorno offline e ritorno vivo. Vorrei dipingere un quadro grande, tipo 2 metri per 2 metri e farmi una foto con lui accanto giusto per dirmi "tu hai questo dentro ma ogni tanto te lo scordi", che è il motivo per cui Rothko mi devasta. Quadri semplici al servizio di pensieri complessi. Mi mantengo con pezzi di scotch per pacchi e non so bene che strada sto seguendo, vorrei semplicemente alzare lo sguardo e capirci qualcosa. Alla fine comprendo perché sono legato a 7 miliardi di Massimo Pericolo, quel suo "voglio solo una vita decente" è quasi un piccolo urlo giornaliero.
10 notes · View notes
gcorvetti · 8 months
Text
Ma che davero?
Ieri dopo una giornata passata a tratti con la lista in mano, si ho una lista di cose da fare e da portare pignolaggine da musicista, ad un certo punto mi siedo giusto per rilassarmi qua davanti, penso mi faccio un giro qua e di la e scorrendo di la noto che qualcuno parla di sanremo, azzo è vero c'è il festival. Allora spolvero il telecomando e la tv che non uso sovente e scorro i canali fino a rai 1. Ora non ricordo chi ci fosse uno che rappava, ma noto che la scenografia è una cosa tipo astronave spaziale piena di luci e si vede a mala pena il cantante, poi parte il pippone toto cutugno (mortacci vostri), al che vado a farmi un te. Passa un bel pò, perché mi metto a parlare con lei e tornato sul divano c'è fiorello, cavolo almeno si ride, la battuta della pula con i cani non è male penso, lui è un pò matto fa sempre qualcosa di inaspettato, infatti. Poi non ricordo perché nel frattempo andavo e venivo dalla cucina, la Bertè che canta un brano autobiografico, almeno mi è sembrato quello, che va bè ha 73 anni e ci può stare che magari non ha più l'intonazione perfetta però è sempre una combattente, brano a chitarra distorta stile rolling stone ma che di rock ha poco se non la sua presenza. Poi una serie di ragazze e tizi indicibili che non cantano ma rappano anche male e tutti uguali, ma veramente? Spengo.
Una cosa orrenda, una lagna, una accozzaglia di cose infilate una dietro l'altra che neanche al circo, che i circensi usano come escamotage per distrarti mentre preparano il numero successivo o serve una distrazione per fare l'entrata ad effetto, ma a cosa serve in tv che basta che usi un'altra telecamera e hai risolto?
Inorridito penso che si sarà anche il festival della canzone italiana e diciamo che qualche canzone c'è, ma di una piccolissima parte della musica italiana, sarà il 5% per farla larga. Ci sono tante di quelle band che fanno gli stili più disparati, che contaminano o che seguono la purezza di uno stile, ma tante tante, che quello che si vede per 5gg non è niente in confronto al resto dell'anno, suvvia.
Una band che a me ha sempre impressionato dai primi video nella cantina e quelli fatti malissimo ma con quel tocco geniale che pensavo "Sti qua meritano di più", infatti avevo ragione e sono andati su su, i Cani Sciorri, ma giusto per fare un nome, infatti il brano è ad hoc per questo periodo sanremese
youtube
8 notes · View notes
ninfaribelle · 1 year
Text
Tumblr media
C'è qualcosa di irrimediabilmente pungente nella musica. Come se il tempo si fermasse, e scorresse tutto su un binario diverso. Una cuffietta, il volume giusto e nessun rumore. Solo qualche tasto di un pianoforte e parole lontane, che forse non parlano nemmeno di te. C'è qualcosa di assurdamente necessario. Mi affido giorno per giorno a qualche respiro che si sfiora fra la mia pelle e la testa bassa, a guardare i passi in avanti, a controllare che il piede porti bene il peso del mondo sul mondo. Mi arrendo ogni attimo. Mi arrendo e ritorno a correre una maratona che a volte non lascia tregua, mi arrendo ai battiti del tuo cuore che sento ogni giorno, soprattutto se non li ho addosso. Una resa continua alla ricerca del respiro. Quel vuoto che svuota lo stomaco, quel vento che riempie la bocca di parole e i capelli di carezze. Ho bisogno di te e lo urlo sempre e solo a me stessa. C'è qualcosa di profondamente intenso nel tuo profumo e nella musica che mi passa attraverso. E' come trovare il posto giusto e non volersene più andare. E' come trovare la casa che disegnavi fin da piccolo con pennarelli di cui perdevi sempre il tappo e le dita sporche di sogni. C'è qualcosa, dentro, sotto, addosso, che muoio dalla voglia di urlarti e che non ti dirò mai, perché quando ti sento niente serve più. Come se il tempo si fermasse, e scorresse tutto su un binario diverso che ci prende in pieno senza mai arrendersi.
(dal web)
22 notes · View notes
lunamarish · 5 months
Text
Studiate. Per amore del sapere, mai per i voti. Perché sapere aiuta a essere. E sapere tanto aiuta a essere tanto.
Studiate. Perché la cultura rende liberi e niente vale più della libertà.
Studiate. Perché siamo le parole che conosciamo, perché il pensiero crea la realtà.
Studiate. Perché non conoscerete mai la noia se amerete un libro, un paesaggio, un quadro o la settimana enigmistica.
Studiate. Perché studiando capirete le vostre qualità, le vostre inclinazioni, i vostri punti deboli.
Studiate la storia, perché il passato illumina il presente.
Studiate la geografia perché ogni luogo è anche un fiume, una montagna, un vento.
Studiate la matematica perché nella vita spesso i conti non tornano e bisogna trovare soluzioni alternative.
Studiate le lingue straniere, perché i viaggi sono le lezioni di vita più belle.
Studiate la biologia perché capire come fa a battere il cuore o perché il battito accelera se vi innamorate è meraviglioso.
Studiate la filosofia perché imparerete a ragionare e a guardare il mondo dalle prospettive più originali.
Studiate la letteratura perché vivrete molte vite e vedrete posti incredibili da casa.
Studiate la grammatica perché la differenza tra un accento e un apostrofo non è mai un dettaglio.
Studiate la musica, l’arte e la poesia. Perché la bellezza è emozione e terapia.
Studiate la fisica e la chimica perché nell’atomo e nelle molecole si celano energie potentissime.
Studiate. Perché quando smetti di imparare smetti di vivere.
Studiate ciò che vi piace ma anche ciò che ora vi sembra inutile. Perché un giorno, quando meno ve lo aspettate, ne capirete il senso.
Studiate. Senza pretendere troppo da voi stessi e senza rinunciare mai allo svago, allo sport e alle emozioni. Perché lo studio viene sempre dopo il vostro benessere.
Studiate. Senza temere di dimenticare qualcosa. Perché i buchi di memoria servono a fare spazio. Perché la scuola serve a trasformare specchi in finestre, non a giudicarvi.
Francesco De Sanctis
4 notes · View notes
allecram-me · 5 months
Text
Prospettiva di oggi, #150
Doveroso pagare pegno al nuovo giro di giostra, il gettone sbeccato dal tempo che, pure se passa, fa piroette stupide e gli vedo facilmente addosso quel bellissimo tutù lilla che indossavo al mio primo anno di danza.
Stiamo facendo trent’anni piano piano un po’ tutti - io sono sempre stata la più piccola, o quasi. Giugno è vicino da fare schifo, ma in effetti ancora più vicino ci sono cose anche più spaventose, tutto un groviglio di soldi, lavoro, appartamenti e scartoffie. Al mio compleanno, poi, scadrà anche la mia prima carta d’identità (o ne ho avuta un’altra prima?), e quale migliore modo di rappresentarsi questo passaggio di ruolo? La cosa peggiore è il fatto che non ci credo davvero, né in questa nuova casa, l’affitto che aumenterà, la parete che chissà se alla fine deciderò di abbattere, e nemmeno in Berlino, poi peggio: la fine del dottorato. Se non ho creduto nel suo inizio come posso immaginare che vada meglio con la fine? Eppure il pensiero di Berlino odora ancora di erba appena tagliata, e la nuova età dell’alloro è praticamente iniziata solo oggi. In ritardo più di sempre, irresponsabilmente come se fossero dieci anni fa. Chissà quante crisi ancora, ma soprattutto chissà se mi potrò permettere anche a questo giro una qualche crisi - l’età dell’alloro 3.0 mi trova così incredibilmente sola e silenziosa, così tanto adulta a guardarmi che nessuno vorrà portarmi sugli scogli a bere ancora una birra, chiudermi una canna. Fin qui li ho ingannati bene tutti.
Nel senso, non sarà per me. Accadrà ancora qualche volta fino alla fine di luglio, lo dico perché in effetti in queste settimane molte volte sta accadendo, ma poi sarà fatta e la partita peggiore la giocherò completamente sola. Il primo giorno dell’età dell’alloro massimo sarà ricordato come il giorno in cui mi sono decisa a passare allo svapo, è il giorno in cui proprio come se non fossero passati dodici anni quell’entità antica ha avuto pietà della nostra adolescenza comune - persone non dimenticate, persone dalla scatola dei ricordi che comunque non suonano la mia musica, vibro poco e male.
Io però ho saputo come vibrare. Adesso non serve nemmeno ricordarlo, prendo l’ultimo sorsino del mio rum di Natale, una crêpes a domicilio arrivata con il racconto di questo incredibile incontro: poi arriva davvero domani. Domani, con calma, ma si fa sul serio. Se mi dicessero che questa volta davvero arriverò a non farcela, ci crederei. Dai diamanti non nasce niente, ma la porcellana crepata comunque non mantiene l’acqua per i fiori. Potrei facilmente allagare il tavolo, bruciare all’altare della tristezza il mio povero e fidato computer. Potrei ritirarmi dalle scene come dieci anni fa, nessuno mi cercherebbe. È su questo che baso le mie relazioni.
2 notes · View notes
arreton · 2 years
Note
Pensi che in Campania la vita sia migliore che in Sicilia? Se sì perché e se no perché?
Uau che bello, mi sento intervistata! Grazie per la domanda anon, mi fa piacere che mi si venga chiesto un mio parere (e pure all'improvviso!) mi dà modo di riflettere.
È una domanda bella tosta, eh. È doloroso per me parlare della Sicilia. Io mi sento offesa nel personale dai siciliani e dalla cultura che si vive in Sicilia. Se sei una persona che un minimo di vita interiore e di raziocinio la Sicilia è la morte pura. Se ci metti poi in mezzo un carattere introverso ed una famiglia che non tiene soldi, senti il tuo destino segnato per sempre. Ti senti morire dentro. Ma questo non so se sia quello che mi hai chiesto tu quindi cerco di non divagare.
Se per "vita" intendi dal punto di vista lavorativo qua in Campania sei sempre al sud: contratti minimi (nel mio contratto avevano segnato 14h settimanali quando io facevo 7h½ al giorno!), orari improbabili (al supermercato avevano iniziato a chiedermi di lavorare 11h al giorno e sole due domeniche libere al mese!). Lo stipendio più alto 800€ al mese, poi va beh se vivi per l'azienda che ti assume allora arriviamo anche ai 1000€. Ovviamente se devi pagarti affitto e bollette e sei da solo non ce la fai. So che ci sono anche qua stipendi da €350 al mese, chi non fa contratti, chi pretende che gli si dica grazie che ti sta facendo lavorare ecc ecc. MA qua i colleghi parlano, si lamentano tra di loro, SI LICENZIANO. Ovviamente non vanno oltre, non denunciano, figurarsi. Però c'è ancora una sorta di vitalità operaia. Cosa che invece in Sicilia non esiste: per i lavori più duri (10h nelle serre) devi dire grazie se ti fanno i contratti agricoli e ti danno quel minimo che ti permetta di prendere poi a fine stagione la disoccupazione agricola; se sei femmina lo stipendio più alto è di 450/500€ (quando sei fortunata, si parte dai 250€) al mese da commessa di negozio, se lavori da femmina nelle aziende agricole facciamo anche 750€ al mese, la paga più alta, il contratto va a discrezione dell'azienda. Per entrambi i sessi i contratti comunque quasi non esistono, infatti c'è chi si fa ingaggiare da gente che fa questo per "mestiere" per ricevere la disoccupazione agricola in estate (che divide con quello che l'ha ingaggiato) ed intanto lavora in nero da qualche altra parte. La paga giornaliera per 10h al giorno buttato nelle serre (maschio o femmina che tu sia) oscilla dai 35€ ai 45€ se sei fortunato, se lavori "a giornata" ovviamente non sei assicurato dunque se muori sono cazzi tuoi. Se lavori nei mercati sai quando inizi e non sai quando finisci, ti possono chiamare anche per due ore di lavoro o per 12h. Per loro tutto questo è normale. Se non hai una macchina sei fottuto: niente lavoro, niente visite mediche, niente uscita con gli amici perché per avere un po' di "movida" (coglioni aggregati in bar/pub/pizzerie) devi farti almeno mezz'ora di macchina. Se sei una pendolare che va all'università non sei pendolare, semplicemente non frequenti le lezioni e ti presenti solo per gli esami, impossibile essere pendolare. Essere pendolare significa essere automunito, non c'è nessun servizio pubblico. Io vivo in un paese medio-grande, siamo più di 60mila abitanti ma non c'è nemmeno una libreria: quelle che c'erano le hanno fatte chiudere. Ovviamente nessuna mostra d'arte; abbiamo un cinema con tre sale; un'ospedale abbastanza grande ma ci entri vivo o quasi e rischi di uscirci morto in entrambi i casi, va a fortuna, fino ad ora io sono stata fortunata ma c'è chi non ha avuto le mie stesse fortune; nessun evento culturale; qua (nel mio paese in sicilia) la musica non sanno nemmeno cosa sia; tanto meno l'arte. La scuola serve alle femmine per non farle stare a casa fino ai 18 anni, chi non figlia prima aspetta qualche anno e si sposa, sempre le femmine quando vanno all'università aspettano la laurea e poi si sposano, il punto è solo sposarsi alla fine e fare figli ovviamente. I maschi o non vanno a scuola e li buttano nelle serre o finiscono le superiori e li buttano nelle serre, tutti perlopiù delinquenti. Chi si laurea è perlopiù un figlio di avvocato o ingegnere che grazie a papi va al nord e piange sempre la sua "amata terra" la sua "famiglia", ovviamente sono tutti dottori in qualche cosa e tutti che si frequentano tra loro nei baretti "fighi" della città quando scendono per le ferie. Sono solo dei privilegiati che non sanno cosa significa perdere tutto da un momento all'altro. Ma qui sto cadendo nel culturale e non ho abbastanza informazioni sulla Campania per poter fare un confronto. Anche se a occhio, a pelle, direi che si sta un pochino meglio.
Per il contesto da cui sono partita io dalla Sicilia ed il contesto che ho trovato qua in Campania posso dirti che qua a confronto è civiltà. Questo paese (quello campano dove ho avuto modo di vivere) è poco più della metà in popolazione rispetto al mio natìo ma qua ho conosciuto: un po' di natura, treni, autobus, presentazioni di libri, concerti anche di gente famosa (che poi a me fanno cagare è un altro discorso), boh qua c'è pure il partito comunista figurati; prima che l'ex sindaco fosse stato messo ai domiciliari per associazione mafiosa (ovviamente) c'erano ancora più eventi, tantissime luminarie per il periodo di natale, una volta hanno fatto pure il beach volley in piazza, figurati; le scuole di danza organizzano i saggi di fine anno in piazza; c'è sempre movimento il sabato sera. Io odio anche questi qua eh. Cristo santo li prenderei a pedate nel muso per quanto sono maleducati anche qua, ma almeno qua non ci sono motorini cosa che invece c'è giù da me manco fossimo a Napoli!
Si vive dunque meglio in Campania rispetto alla sicilia? Se vuoi essere autonomo avere un buon lavoro ed un affitto puoi morire pure qua in Campania. Personalmente mi sono trovata meglio perché mi ha fatto staccare da un contesto familiare tossico e misero, un contesto socio-culturale inesistente e delle persone disposte ad aiutarmi (in fondo anche qua trovi lavoro se hai delle conoscenze) oltre ad avere anche qualcuno che credeva in me, cose che non ho in Sicilia.
Io sono di parte e posso dirti che la Sicilia la odio e mi fa schifo. Tutti quelli che mi dicono "bella però la Sicilia" rispondo "solo se la frequenti da turista". Le poche persone siciliane che ho conosciuto e che meritano sono tutte persone rotte spiritualmente da contesti familiari assurdi, condizioni economiche sempre sul filo, contesti socio-culturali avvilenti. Mi dicono "va beh ma non è da tutte le parti così, in Sicilia", io penso che sì la tendenza generale è questa, qualche eccezione credo che sia veramente rara. Francamente schifo la Sicilia e non mi manca niente di là. Solo dei formaggi che fanno al paese mio e che qua non fanno ed il pane che francamente al paese mio è più buono, qua mi fanno quasi tutti cacà. Gli arancini quando voglio me li faccio, stessa cosa per i cannoli, la granita e la brioche col tuppo o i dolci con la ricotta che qua in questo paese della Campania che ho frequentato non esistono quasi; preferisco la montagna al mare; l'autunno/inverno ad una perenne cazzo di estate umida e asfissiante; preferisco sentire di avere la possibilità di arrivare con 3h di treno a Roma piuttosto che sapere che mi ci vogliono 4h di autobus (con due soli autobus giornalieri) che mi portano a Palermo (tra l'altro non ci sono mai stata). L'unico posto del mio cuore della Sicilia sarà sempre e solo Ragusa, per il resto non ho proprio interesse a scoprire di più e fosse per me non ci tornerei affatto.
Ma devi leggere tutto questo come resoconto di una mi esperienza personale quindi vale quel che vale.
36 notes · View notes
susieporta · 9 months
Text
PERCHE' NON SENTO AMORE?
Ogni essere umano nasce con un corpo fisico e un’essenza, quello che è nel profondo.
L’ essenza è amore, coscienza, intelligenza, felicità e gioia.
Nella parte profonda, c’è l’anima, quel continuum energetico che passa di corpo in corpo e si chiama essenza o coscienza profonda.
Alla nascita, nel cervello in cui troviamo la personalità, non c’è scritto ancora quasi nulla.
Ci sono solo alcune informazioni in base a ciò che il bambino ha registrato nel liquido amniotico, quando era ancora nella pancia della mamma.
Noi siamo come dei semi che devono crescere, evolvere, cambiare. Abbiamo bisogno di svilupparci, insomma.
E come si permette a queste caratteristiche e qualità di essere sviluppate?
Con l’educazione della famiglia.
Ecco i problemi dell’uomo.
Ogni anima ha già una vocazione, una sua direzione che verrà compiuta grazie alle varie esperienze. E spesso le qualità che ci portiamo dietro ne fanno parte.
Per avere un’immagine più vivida del concetto di semi e crescita osserva che i bambini, crescendo, mostrano già delle tendenze.
Ad esempio, se nella vita precedente era un musicista si porterà dietro, in questo corpo, l’amore per la musica, la capacità di apprendere facilmente le note, l’attrazione per alcuni strumenti musicali.
Questi sono semi ed è necessario un buon terreno per farli crescere.
È chiaro che se nascerà da una famiglia di musicisti o da una famiglia che pur non essendo nella musica, non interferirà in questa tendenza del figlio, lui potrà sviluppare questo seme.
Il problema è che a volte i genitori interferiscono eccome…
E certi semi rimangono infossati. Non crescono.
Cosa vuol dire educare secondo te?
Educare vuol dire aiutare a tirar fuori le caratteristiche, far uscire ciò che è già all’interno.
Illuminare la propria strada.
Capisci anche tu che plasmare qualcuno in ciò che non è non è educare.
Con un’educazione sana, è difficile che il bambino si porti dietro dei buchi.
Svilupperà le sue capacità di comprendere e di sentire con naturalezza; imparerà a esprimersi a modo suo, ad amare a modo suo.
Nel secondo caso, quei semini infossati scatteranno.
Come?
Creando un buco.
I buchi rivelano un vuoto.
Sono parti di noi sviluppate poco o non sviluppate affatto.
Zone che non siamo in grado di scorgere, perché non ci arriva luce, cioè la nostra consapevolezza.
I buchi più profondi sono quelli dove la caratteristica non solo non si è sviluppata, ma è stata addirittura considerata sbagliata, da nascondere, qualcosa di cui vergognarsi.
È chiaro che quel semino si è nascosto molto sotto. È stato represso.
E lì, sotto il buco, si cela una ferita sanguinante.
Quei semini agiscono dall’inconscio.
Quel “Sento che mi manca qualcosa”, altro non è che il semino che attende il suo momento per emergere.
Noi non sentiamo il semino, non identifichiamo la ferita, percepiamo solo un bisogno che non trova mai sollievo.
E più profondo è il buco, più forte il bisogno ci torturerà.
Sono vuoti esistenziali.
Il che comporta che possiamo sbarazzarcene solo colmandoli dall’interno.
Solo portandoci consapevolezza ed entrando in contatto con quelle qualità essenziali.
Ovviamente non ne siamo a conoscenza ed è per questo che cerchiamo di buttarci dentro roba sperando di trovare il tappo giusto.
Ma tutto quello che finisce nel buco, come l’amore delle persone, viene risucchiato dentro e non lascia niente.
Sei come una voragine che vuole risucchiare tutto ciò che di bello trova attorno a sé.
Il vero guaio è che noi basiamo tutta la nostra vita su questi buchi neri.
E tutto ciò che attiriamo, spesso, serve solo a renderli sempre più affamati.
Mi chiederai cosa c’entra l’amore con tutto questo.
E io ti rispondo che l’amore fa parte delle qualità e delle potenzialità che abbiamo tutti come esseri umani e che quindi vanno sviluppate.
Se il seme dell’amore non germoglia, lascia spazio a uno dei buchi neri più famosi della storia: il buco d’amore.
I buchi d’Amore
Quando si formano i buchi d’amore?
Quando il genitore non è capace di creare il terreno giusto per il semino dell’amore.
E come può crearlo?
Cosa serve a un seme per crescere? Terra e acqua.
Quindi nel caso del bambino:
• La terra è il clima familiare amorevole.
• L’acqua è l’attenzione amorevole.
Non il controllo, ma i giusti spazi per sperimentare.
Perché il controllo, il far sentire in colpa il bambino per aver fatto preoccupare mamma, le regole e le imposizioni scambiate per protezione, per il volere il meglio per i figli, non sono attenzioni amorevoli… Non è acqua, ma veleno.
E riguardo il clima amorevole?
Qui arriva il bello.
Perché questo è impossibile da produrre se il genitore stesso ha bisogno d’amore.
Quante volte capita che il genitore cerchi un figlio con la speranza che almeno lui l’amerà? Troppo spesso si fanno figli per ricevere amore…
Ma un genitore sconnesso dall’amore, non guiderà il figlio ad aprire il cuore, perché il bambino lo imiterà.
Il suo esempio sarà chiusura, disarmonia e disconnessione.
I genitori con un buco d’amore insegneranno ai figli ad averne altrettanti.
Se non sono connesso con l’amore, cosa posso realmente condividere?
L’abbiamo visto prima: Emozioni.
Il genitore riconosce solo il pendolo delle emozioni, non l’amore.
E crescendo in un clima di pendoli, il bambino plasmerà una personalità staccata dall’anima e dai suoi veri bisogni.
Le cose si complicano, quando i genitori hanno valori differenti riguardo l’educazione.
Per accontentare entrambi, il bambino indosserà allora due maschere.
Questo è il problema:
ai bambini viene chiesto di cambiare per far felici i propri genitori.
Ma ovviamente non potrebbe mai accadere di riuscire a rendere felice chi non è felice. Quindi il danno è doppio.
Promettere amore, riconoscimento e rispetto se assecondi le loro aspettative è solo un trucco.
Molti genitori posticipano l’amore a quando il figlio sarà diventato tutto ciò che si aspettavano da lui…
La verità è ben altra:
non essendo stati amati pure loro, i genitori non sanno come amarti, non sanno come accettarti e come rispettarti senza porre delle condizioni.
Non hanno la minima idea di come aiutare un bambino a crescere rimanendo se stesso e non una specie fotocopia di mamma e papà.
È per questo che brami dagli altri tutta l'approvazione che non hai mai ricevuto.
C’è un aspetto sorprendente rispetto a quanto si crede però.
Il bambino non ha bisogno d’amore.
Ha solo bisogno che venga riconosciuto il suo essere amore, il suo essere unico. Questo lo vedremo meglio più in là.
I genitori, invece, lo imbottiscono di concetti e preconcetti, non accettano le sue qualità totalmente e, anzi, sono loro a pretendere il suo amore.
Pretendono l’amore, pretendono il rispetto e queste pretese non sono affatto il terreno ideale.
Perché, come abbiamo visto, la pretesa è mancanza d’amore.
Capiamo bene questo:
se da adulti non apriamo il cuore e diventiamo coscienti, non potremo insegnarlo ai nostri figli. Fine della storia.
Al contrario, gli si insegna a negare le sue vere caratteristiche per far contenti i genitori.
Questa è la differenza tra educare e condizionare.
Senza una corretta educazione, tutti perdiamo il contatto con il nostro essere, proprio perché ci viene chiesto di diventare ciò che non siamo.
L’amore non deve essere uno strumento di ricatto per il bambino.
Altrimenti passerà tutta la vita a chiedersi: “A che condizione devo stare per ricevere amore?”
Così il cuore si chiude e si crea un falso cuore, una falsa personalità.
Attenzione a questo passaggio.
Ognuno di noi, da bambino, spinto dalla pressione e dalle aspettative della famiglia, scuola e ambiente è stato costretto a reprimere la sua vera natura, la sua energia vitale e unicità per conformarsi a quello che gli altri hanno deciso che dovevamo essere, che dovevamo fare e diventare.
Ti torna questo?
Questo ci ha fatto sentire feriti, abusati, traditi e non amati...
Da qui l'esperienza dell'amore condizionato, ovvero: "Ti amo, ti accetto e ti approvo solo se tu fai, tu diventi, mi dimostri che..."
Avendolo subito da bambini, avendo provato paura e vergogna per non esserci sentiti voluti così come eravamo, da adulti continuiamo a servire lo stesso identico amore che pone condizioni al partner, agli amici e ai figli.
Lo stesso falso amore che ha farcito il nostro subconscio di rabbia e di un profondo senso di inadeguatezza e frustrazione.
Da giovani abbiamo imparato a generare uno scudo protettivo egoico:
1. Per non sentire il dolore sottostante.
2. Per difenderci dalle persone che, ferite pure loro, potevano infliggerci altre sofferenze.
Ci troviamo ora, nella fase adulta, circondati da uno spesso STRATO DIFENSIVO PSICHICO che ci impedisce di connetterci al nostro Essere interiore, il nostro Sé reale, e, allo stesso tempo, succede che le nostre difese ci mantengono (energeticamente) isolati dagli altri, pur stando in relazione.
Infatti…
I conflitti che abbiamo con gli altri s'innescano proprio quando DUE STRATI PROTETTIVI si scontrano dando il via a una lotta a suon di ricatti emotivi, giochi di potere e vari tipi di strategie psico-emotive.
Sei stato condizionato a sentirti sbagliato, immeritevole e senza valore.
Sei stato condizionato a reagire attraverso il premio, la punizione, la ripetizione e i sensi di colpa.
Ed è difficile credere di meritare amore e rispetto in questo modo.
Soprattutto se questa assenza di amore è viva nel tuo corpo, mente ed emozioni.
Se fin dalla prima infanzia, tutti hanno sempre cercato di cambiarti facendoti credere di essere sbagliato, è ovvio che ora ti riesce difficile accettarti così come sei.
Nessuno può crescere se gli viene imposto di essere altro da se stesso, perché il messaggio che gli arriva fin dai primi anni di vita, è questo: “Tu così come sei, sei sbagliato”.
L'amore reale sorge e si espande, naturalmente e spontaneamente, dal NUCLEO PROFONDO ESSENZIALE, non dagli stati protettivi.
È lì che dobbiamo arrivare e non abbiamo più tempo per usare quello che ci è successo da bambini come scusa per non crescere.
E ci tengo a specificare che non è così importante sapere cosa è successo con i genitori, perché la società, in base al periodo storico, non permette comunque lo sviluppo totale, c’è sempre una qualche repressione.
Siamo sempre sviluppati male, a meno che non vogliamo crescere e iniziare a svilupparci correttamente.
ROBERTO POTOCNIAK
6 notes · View notes
ariessdiary · 7 months
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
La mia Berlino
La musica spinge, ti attraversa, ti poggi una mano sul petto e senti la trascrizione in vibrazioni di quello che esce dalle casse del miglior impianto al mondo. Il fumo avvolge tutto, i lampi blu sono l’occasione di adocchiare la gente che ti circonda. Chiudo gli occhi, ogni tanto li riapro ed eccoli che dondolano, come una marea ammaestrata al suono del dj, che cavalca l’onda, la doma, ogni tanto ci si tuffa dentro. E’ una dimensione parallela dove non esiste il silenzio.
Nessuno specchio, niente foto e video, telefoni vietati, coesione di corpi e menti.
Un pezzo dei Joy Division potrebbe fare da colonna sonora a questo posto e a questa gente senza alcuna speranza, piena di idee difficilmente realizzabili, con un’inaudita voglia di trasgredire e sentirsi diversa, mentalmente. Gente controcorrente, e a nulla serve vestirsi in modo diverso per apparire. Fanno tutti così, ma non entrano lo stesso. Semplicemente non fa per te. E’ una questione di idee, di essenza, di sentirti a tuo agio, di avere una mente aperta. Quella voglia di rifugiarsi.
4 notes · View notes
francescacammisa1 · 11 months
Text
Be’, motivo di avere paura ce n’è, adesso e sempre nella vita. In ogni istante può capitare qualcosa che ti manda a gambe all’aria e ti spazza via dal mondo. Ma la paura non ha senso e non serve a niente. Perché come vedi, non sappiamo nemmeno di cosa dobbiamo aver paura. Tremiamo per qualche pericolo che vediamo, ma nella vita quel che vedi non conta mai un granché. È quel che non vedi, che conta. Nel bene e nel male. Scappare da qualcosa è stupido, perché magari scappi da quella che sarebbe la tua salvezza, e salti in braccio alla rovina. Molto meglio correre, ma verso qualcosa. Qualcosa che non sappiamo, che non vediamo, ma sappiamo che c’è. Eccome se c’è ...
Fabio Genovesi - Oro puro
Ph Neda Vent Fischer
3 notes · View notes
diceriadelluntore · 2 years
Photo
Tumblr media
Storia Di Musica #255 - AA.VV., Dylan In Jazz. A Jazz Tribute To Bob Dylan, 2018
Wagram è un sobborgo austriaco, appena fuori Vienna, e fu teatro di una delle più grandiose battaglie napoleoniche: il Generale Bonaparte conseguì una delle sue più grandiose vittorie, in una sanguinosa battaglia contro l’esercito degli austriaci comandati dall'Arciduca Carlo. È anche il nome di una stazione della metropolitana parigina, ed è lì che nacque ai suoi fondatori l’idea di fare una etichetta discografica indipendente, nel 1999. Fautrice di numerosi progetti interessanti, nel 2018 quelli della Wagram hanno pescato nel mare magnum delle cover di canzoni di Bob Dylan (sebbene il calcolo è per forza di cosa approssimativo, si contano accreditate cover su 300 canzoni con autore o co-autore Dylan da parte di oltre 1500 artisti) delle riedizioni particolari dei classici del menestrello di Duluth. Ne è uscita fuori una compilation dal grande gusto e dalle scelte niente affatto scontate, che è il piccolo regalo di Natale di questa rubrica. Il titolo, Dylan In Jazz, spiega solo in parte le scelte e gli artisti, in una selezione che nasconde delle storie niente affatto male. Tutte le registrazioni erano presenti in dischi precedenti, ma insieme mostrano una amalgama sfiziosa e logica. Si parte con la riedizioni blues di Master Of Wars di Eric Bibb, grandissimo nome della chitarra acustica blues, che con la sua voce cavernosa e i tocchi “tristi” alla sei corde racconta dei signori della guerra, classico di Dylan sfortunatamente sempre di attualità. Il secondo brano è la prima perla: Jack DeJohnette, formidabile batterista jazz, con il bassista Larry Grenadier, John Medeski alle tastiere (il quale collaborerà spesso con lo stesso Dylan nella sua carriera) e la chitarra di John Scofield, pioniere del jazz rock con Miles Davis, nel 2017 scrivono un disco a nome Hudson, in omaggio al fiume che attraversa New York, bellissimo e in cui fanno una cover strumentale, e riuscitissima, di Lay Lady Lay, classico da Nashville Skyline (1969). Ben Sidran, tastierista, produttore, ingegnere del suono, dedicò un intero disco a cover di Dylan, Dylan Different del 2009, da cui sono tratte le sue interpretazioni smooth jazz di Knockin’ On Heaven’s Door e Gotta Serve Somebody, una delle gemme meno conosciute di Bob Dylan, dal suo album “gospel” Slow Train Coming del 1979, canzone tra l’altro che vinse il Grammy come migliore canzone rock maschile nel 1980. Abbey Lincoln, cantante e compositrice jazz, attivista dei diritti civili e femminili, moglie di Max Roach, rilegge con passione Mr. Tambourine Man, dall’ arrangiamento con spiccato groove della batteria. Joshua Redman, sensazionale sassofonista della ultima generazione, insieme all’altrettanto grandioso piano di Brad Meldhau, suona una deliziosa The Times They Are A-Changin’, uno dei pezzi più belli della carrellata. C’è una bella parentesi di black music: la versione R&B/soul/funk dei Neville Brothers di The Ballad Of Hollis Brown, due artisti dimenticati come Stanley Turrentine con una versione, piuttosto modificata, di Blowin’ In the Wind, Girl From The North Country del compianto Howard Tate, fenomenale cantante soul la cui carriere non decollò mai del tutto per i suoi problemi di alcool e eroina. Il jazz ritorna nella scelta della storica cover che Keith Jarrett fece di My Back Pages, dal suo album Somewhere Before del1968, il mandolino elettrico di Bill Frisell in una versione strumentale struggente di Just Like A Woman, la ripresa di Ballad Of Thin Man di Jef Lee Johnson con Charlie Patierno e Yohannes Tona. Molto belle le cover cantate di Like A Rolling Stone, dalla cantante jazz danese Cæcilie Norby con un arrangiamento dolcemente caraibico, e una cover sentita di Everything Is Broken, singolo di Oh Mercy! del 1989, un disco che rilanciò nel mondo musicale Dylan, della cantante francese Louisa Bey. Personalmente è bellissima la cover di Don’t Think Twice, It’s Alright (che è una delle canzoni con più cover in assoluto) del duo franco-italiano composto dalla band el pianista Olivier Hutman e dalla voce, meravigliosa, di Alice Ricciardi. L’ultimo verso di uno dei testi più belli e dolorosi del Dylan giovanile (il brano è da The Freewheelin’ Bob Dylan del 1963) dice:
Arrivederci, dolcezza Dove sono diretto non posso dirlo Ma ciao è una parola troppo bella, babe Così dirò solamente addio Non sto dicendo che mi hai trattato male Avresti potuto fare di meglio ma non mi interessa Hai solamente sprecato il mio tempo prezioso Ma non pensarci, va tutto bene.
10 notes · View notes
gcorvetti · 10 months
Text
Tempi bui.
Ieri sera nevicava, stamane ci sono un paio di centimetri di neve che coprono il giardino che si mischiano al verde pallido dell'erba e tutto sembra come immobile e lo sarà fino al disgelo primaverile. Ultimamente non ho scritto perché ho avuto un pò da fare, tra compleanni e abbandono della rete passo sempre meno tempo qua davanti, beh tanto è solo una perdita di tempo visto che non ho niente da fare di così importante online. Dopo aver perso quel lavoro che anche se pesante e non proprio il massimo era comunque fattibile (quello nella prima scuola) mi sono un pò come mollato, rilassato, un pò deluso forse dal fatto che mi hanno segato solo perché mi è venuta l'influenza e quindi non era proprio colpa mia, una di quelle cose che capitano ma che non ci puoi fare niente e ne subisci le conseguenze e ci resti di merda, ecco tipo così. Spock mi ha spronato a cercare di riprendere con la stampa 3D e magari farmi il negozietto online, gli ho spiegato che qua non interessano ste cose, che il formicaio che è questo paese è colmo di inquadrati tutti casa/lavoro/bar e che se non vendi roba griffata non vai da nessuna parte, perché il consumista quello vero incallito se non spende per roba che vale poco e costa tanto non è contento, per scrupolo ieri comunque ho guardato la cartella delle cose che vendevo tempo fa, deprimente pensare di aver passato settimane e creare oggetti che non interessano a nessuno, ma ci penso su tanto non ho alternative. Che posso dirvi, è l'avvicendarsi di quello che Fisher nel suo libro descrive come una cosa normale perché non si ha più una certezza lavorativa si passa da brevi periodi lavorativi a lunghi periodi di disoccupazione, questa è la flessibilità del realismo capitalista, comunque libro interessantissimo per capire le dinamiche che ci hanno portato allo stato attuale dalla fine degli anni 70 per passare dal punto chiave negli anni 80 fino ai giorni nostri dove soffriamo non solo la morsa del capitalismo ma anche del consumismo e di altre pratiche legate tra loro che ci inducono, non so se faccio parte di quella categoria, malattie mentali come depressione e ansia per appunto la precarietà della nostra vita. Fortuna che per me è normale amministrazione visto che ho sempre passato la vita a dirmi "questo è l'ultimo lavoro, poi mi butto a testa bassa sulla musica", ma aimè non è mai stato così, perché purtroppo per quelli come me non c'è spazio nel mondo fatato dell'intrattenimento per scimmie ammaestrate, a me serve gente che pensa, che riesce a stare incollata per 3 minuti ad ascoltare quello che sto facendo a comprendere che io sono la per loro e non per puro divertimento o per fare da tappeto sonoro, vi mettete le vostre playlist spotyshit tanto che vi cambia la musica è solo un sottofondo oramai. Basta alla prossima.
youtube
4 notes · View notes
riflessiva · 1 month
Text
Lettera alla Valtellina
Tumblr media
Mia carissima Valtellina, oggi è il 20 Agosto. Sono le sei di sera e mi godo gli ultimi giorni d estate al Lido di Colico, cullata dalle ode del lago di Como.
E nel frattempo rifletto. È quasi un anno che sono qui, e la cosa più importante che ho imparato in questi mesi è rallentare.
Quando vivi in un posto come questo, così diverso da Napoli, capisci che affannarsi a fare le cose non serve a niente.
Per la prima volta nella mia vita mi trovo a vivere in un posto dove la spazzatura viene raccolta tutti i giorni, dove non c è traffico, non ci sono auto in doppia fila, i supermercati hanno il bagno, non c è fila alle poste, gli esami medici gratuiti te li prenotano una settimana o due settimane dopo che vai allo sportello, puoi trovare persone in bicicletta come a napoli trovi gente in motorino senza casco, dove le strisce blu sono tutte vuote, perché qui ci sono infiniti parcheggi gratuiti.
Per la prima volta vivo in un posto dove le persone davvero si rispettano l un l altro, dove non c è nessuno che se ne frega delle regole buttando carte per terra o danneggiando le cose solo per il fatto di essere gratuite, dove non ci sono zengari, tamarri, vrenzole che ascoltano musica neomelodica a tutto volume come se non esistesse un domani.
Ringrazio Dio mille volte per quella telefonata che mi ha fatto ricevere nell estate del 2023, che mi diceva che ero rientrata in graduatoria per un posto all ospedale di Morbegno (O di Chiavenna), una telefonata che mi ha cambiato totalmente la vita.
Quindi grazie Valtellina per avermi accolta tra le tue montagne. Spero di poter restare ancora a lungo tra le tue braccia, tu che ogni giorno mi dai la speranza di poter avere una vita diversa da quella che avevo a Napoli, un futuro migliore per me e mio figlio di quello che avremmo potuto avere a in Campania.
In quest anno ho imparato a fare di te la mia casa, e spero che sarà ancora a lungo così.
Tua Luna
1 note · View note