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#lavoro notturno
medicomunicare · 20 days
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Ridurre l'esposizione alla luce notturna: una strategia semplice per ridurre il rischio di diabete di tipo 2
Diabete di tipo 2: una malattia metabolica complessa Negli ultimi decenni, il numero di persone affette da diabete di tipo 2 è aumentato drasticamente in tutto il mondo, portando a un’epidemia globale di questa malattia metabolica. La prevalenza della malattia è in continua crescita, con stime che indicano che il numero di adulti diabetici raggiungerà i 700 milioni entro il 2045. Il diabete di…
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monnys-world · 1 year
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È arrivato settembre, già da due settimane.
Beh,che dire, questa è la prima volta che mi sento davvero di dire che sono in procinto di cambiare qualcosa. Ma non come quando dici " rimando a settembre " e poi non lo fai.
No.
Questa volta sono decisa, ho deciso di mettermi davvero a posto.
Ho intenzione di dimagrire e tornare in forma? Perfetto,ricomincio con la dieta.
Ho intenzione di cambiare lavoro? Ho deciso di farlo per davvero,questa volta senza accettare abusi di potere o lavorare con l'ansia di procurarmi nuovamente cicatrici. Sono già a due, ben visibili, per un lavoro di un reparto che non ho assolutamente mai scelto. Noi giovani non abbiamo voglia di lavorare ? Certo, non abbiamo voglia di lavorare quando ci sentiamo trattati come schiavi,quando le condizioni di sicurezza sono quelle che sono , a volte anche la paga, e i colleghi pure,quando un tuo dito viene scambiato per un intero braccio e se possono,se ne approfittano. Non ho voglia di lavorare in posto in cui chi non fa niente viene premiato,e chi si fa il culo viene sfruttato.
Onestamente, non valgo meno dei soldi che prendo,mi sento di dire,non devo morirci dietro per pagarmi gli studi.
Ho intenzione di prendere scelte di vita che inevitabilmente mi porteranno ad accelerare i tempi? Perché no, per amore si fa.
Voglio sostenere un esame invece di 10 perché non sono riuscita a prepararmi? Perfetto,nessuno mi corre dietro.
Voglio prepararne 10? Buon per me, ci do dentro e va bene così.
È proprio vero che volere è potere, ed è inutile continuare a dire di rimandare qualcosa. Ho capito che ,se davvero vuoi cambiare, beh,non rimandi.
Non rimandi quando sei davvero stufo,ti prendi tutto ciò che ti meriti.
Non è una società in cui puoi permetterti di rimandare,quando ti si presentano le occasioni puoi solo sfruttarle e prendere una strada.
Non esistono scuse o vie di mezzo che tengano. Non ho più intenzione di vivere con i se,ma, forse, dovrei,potrei. Io posso,devo, e voglio.
Io mi amo e devo amarmi, perché se non lo faccio io non lo farà nessuno al posto mio, non ci sono fidanzati o famiglia che tengano.
La vita è tua,le scelte anche.
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Tedoforo dell'assenza
Tedoforo dell’assenza mantieni viva la muta luce nelle ore solitarie e notturne, libero, fuggi nel lavoro sperduto tra cuccioli orfani e anime uniche al mondo, non sai più accudire l’amore che graffia alla tua porta con occhi di teneri giochi, grassa è la pianta ideale senza legami dolenti, morenti amica di aridi balconi esposti al sole indipendente del domani non chiede, non geme, non…
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transiberiana · 1 year
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Moreno Gentili, Lavoro notturno (1993)
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coltellini · 8 months
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preso giorno di smartworking perché ieri spinguinavo perché un caspiterina di crampo notturno al polpaccio mi ha lasciata zoppicante, ma anche perché avevo un bisogno immenso di dormire. ieri abbiamo fatto lezione con una vocal coach a coro, e mamma mia i soprani cosa non hanno cacciato fuori. anni e anni a non saper usare la voce, di blocchi anche emotivi perché non ti senti sicura, in un'ora bam. potenza e chiarezza inaudite. it was so beautiful!
non riesco a capire se questo lavoro mi piace o se mi piace tutto il contorno quindi mi faccio andar bene la portata principale. non so se voglio veramente cercare altro, mamma mi spinge così tanto, io però vorrei quasi vedere questa azienda affondare, riposarmi un altro po', e poi cercare ancora. non so per che lavoro sono fatta. non so che qualità di vita posso aspettarmi. quante cose che non so.
però oggi lavoro con la mia musica e una gatta che mi guarda male e respira rumorosamente accanto mentre bibbi dorme, non è male direi.
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mezzopieno-news · 4 months
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OSSERVATO IL PUNTO PIÙ LONTANO MAI RAGGIUNTO NELL’UNIVERSO
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Grazie alla qualità del cielo notturno di Manciano, nella provincia toscana di Grosseto, il Virtual Telescope Project (una struttura consistente in diversi telescopi robotici attiva sia nel campo della ricerca che della comunicazione scientifica) ha compiuto un��impresa senza precedenti nell’osservazione astronomica. Utilizzando un telescopio da 350 millimetri di apertura, sono stati immortalati i dettagli di un quasar situato a una distanza record di 12,9 miliardi di anni luce. Questo significa che la luce da esso emessa è partita quando l’universo aveva appena 900 milioni di anni.
Grazie al “redshift”, l’effetto cosmologico che sposta la luce verso il rosso a causa dell’espansione dell’universo, è stato possibile catturare questa immagine, anche se la maggior parte della sua luce è spostata nell’infrarosso. La scoperta è resa possibile dal cielo particolarmente buio e privo di inquinamento luminoso di Manciano, che ha permesso al telescopio di distinguere la luce più antica mai osservata dall’occhio umano. Il direttore dell’osservatorio, Gianluca Masi, sottolinea l’importanza di preservare un cielo così puro, indicandolo come un vero e proprio “parco delle stelle”. La conservazione di tali luoghi risulta dunque fondamentale per permettere futuri progressi nell’astronomia e nella comprensione dell’universo. Un risultato che riveste un significato ancora più forte se si considera che il telescopio utilizzato ha dimensioni relativamente ridotte rispetto ai più grandi strumenti osservativi del mondo, dimostrando che anche con risorse accessibili è possibile compiere scoperte di rilevanza cosmologica.
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Fonte: The Virtual Telescope; foto di Pexels
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veroves · 6 months
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torno a casa dopo 15 ore fuori, con l'energia che mi da il lavoro notturno. guardo cosa è successo sull'internet, mi godo le fusa della gattona, cerco di decidere se domani ho voglia di stare sola o di andare da un'amica. mi sa che la notte è ancora lunga qui.
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colonna-durruti · 1 year
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CHI È VERAMENTE FLAVIO BRIATORE?
L’Espresso se lo chiese in questo articolo del 2010 a firma Mauro Munafò. Briatore ha sempre negato tale ricostruzione, mentre gli autori del libro “Il signor Billionaire" hanno sempre confermato. Ognuno legga bene l’articolo, non poco inquietante, e faccia (civilmente) le sue valutazioni.
“Le vittorie in Formula 1, il matrimonio con la Gregoraci e i flirt con le top model, lo yatch da sogno e il Billionaire, la discoteca dei ricchi in Sardegna. Quando si parla di Flavio Briatore, sono queste le parole d'ordine della cronaca nazionale, gossippara e non. Eppure nel passato del manager di Cuneo ci sono zone d'ombra che stonano con la vita super-pubblica che conduce adesso.
Sono gli anni '70 e '80, passati tra Cuneo e Milano, in cui un giovane assicuratore inizia a costruire quello che poi sarà Mr Billionaire. E nella sua cerchia non mancano i personaggi discutibili, il gioco d'azzardo, le truffe, la latitanza all'estero e le morti sospette. Una scalata al successo partita dal basso e dalla provincia che non si legge però nella biografia ufficiale di Briatore, che a quegli anni dedica qualche riga generica e poco convincente.
A scavare nella vita del manager ci hanno pensato Andrea Sceresini, Maria Elena Scandaliato e Nicola Palma, tre giovani giornalisti autori di "Il signor Billionaire; ascesa, segreti, misteri e coincidenze", appena pubblicato da Aliberti Editore. I tre sono partiti da una serie di articoli di Gianni Barbacetto del '99 per approfondire i misteri del passato di Briatore. Un lavoro fatto alla vecchia maniera, cercando tutti i vecchi soci, i vecchi amici, le fidanzate e i conoscenti del rampante Flavio. E trovandosi spesso davanti un muro di omertà e di consigli a lasciar perdere questa storia, di non chiedere oltre perché ci sono verità "che fanno morti e feriti".
La storia di Briatore sembra il sogno americano, coniugato però alla realtà italiana. Figlio di maestri elementari, si diploma geometra, fa l'assicuratore e apre un ristorante (il Tribula) che chiuderà dopo poco per debiti. Ma la svolta arriva nei primi anni '70, quando lavora con Attilio Dutto, un costruttore locale che rileva la Paramatti Vernici. Nel frattempo Briatore si occupa per alcuni casinò (gestiti dalla malavita) di portare clienti ai tavoli, intascandosi una parte delle loro perdite. Al giro lo introduce Ilario Legnaro che con il boss catanese Gaetano Corallo (vicino al clan Santapaola) si occupa proprio di questo. Tra i clienti portati ai casinò da Briatore c'è proprio Dutto che perderà parecchie decine di milioni nelle sale di Nizza e della Costa Azzurra.
Nel 1979 Attilio Dutto salta in aria con la sua auto: un delitto che non ha mai trovato un responsabile. Dalle testimonianze raccolte nel libro si configura però la mano della mafia. Pare inoltre che lo stesso Dutto volesse "rovinare" Briatore per le truffe che gli aveva giocato. Di sicuro con Dutto scompare anche un capitale stimato in almeno 30 miliardi di lire, che non si sa dove vanno a finire.
Con la fine degli anni '70 e la morte di Dutto, Briatore si trasferisce nella nascente 'Milano da bere', dove conosce la sua prima moglie (fino a oggi tenuta quasi nascosta) e frequenta la gente che conta del capoluogo meneghino, non ultimo Bettino Craxi. Organizza feste e si mette in affari con il conte Achille Caproni, della cui moglie è nel frattempo amante. Con l'amico Emilio Fede, secondo gli autori del libro, organizzerebbe truffe ai tavoli verdi, finché la polizia non lo scopre e lui deve fuggire a St.Thomas, nelle isole Vergini, con moglie al seguito.
Latitante e costretto a rimanere fuori dall'Italia fino all'amnistia del 1990, Briatore si consola nella sua vita da sogno alle isole Vergini e apre e gestisce una rete di negozi per Benetton, un locale notturno e una gelateria. Da lì ci saranno la Formula 1, i mondiali con Schumacher e...mister Billionaire. Il "self made man" di Verzuolo in provincia di Cuneo ormai ce l'ha fatta: è diventato qualcuno, è famoso nel mondo, ricco e invidiato.
"E' il personaggio simbolo di un'intera classe dirigente", spiega Andrea Sceresini, uno degli autori. "La sua immagine pubblica non risente affatto del suo passato. Molte di queste storie sono state scritte anche dai giornali negli anni '70 e '80 e basta una ricerca in archivio per tirarle fuori. I media però si limitano a riportare quello che dice lui e la sua versione della storia".
Una versione che da copione prevede poche righe di biografia ufficiale e qualche risposta evasiva a chi gli chiede conto del passato. Una storia tutta italiana”.
(da "L'Espresso" dell''8 novembre 2010: https://bit.ly/2EE1y0t)
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zero0virgola0 · 15 days
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Distopiche visioni
Mentre attendevo che il mio udito, proteso dal salone, cogliesse il lieve gorgoglio della moka in procinto di esalare il suo aroma, mi intrattenevo nel raccogliere i panni sullo stendino. Il caffè, infine, sgorgò, e riempii una tazzina. Quando la prima pila di calzini, mutande e canottiere fu pronta, la cinsi delicatamente e mi avviai per il corridoio. Procedevo con passo lento, forse a causa delle tenebre ancora dense del mattino, forse per quella sonnolenza che tardava a dissolversi, o forse perché, in quell'istante, mi trovavo a dovermi destreggiare, come un abile funambolo, affinché i calzini appallottolati e posti in cima al mucchio non scivolassero a terra. Ad ogni modo, arrivai nella camera e adagiai il carico sul letto.
La stanza era immersa in quella tipica penombra mattutina: le lenzuola, come di consueto, erano ancora disfatte e i cuscini fuori posizione. Spesso spetta a me l’ingrato compito di raccogliere i panni, giacché la mia ragazza è solita uscire prima per recarsi al lavoro, e pertanto eseguo il compito in maniera quasi automatica. Lo spazio che separa i piedi del letto dai cassetti in cui riporre la biancheria è di neanche mezzo metro, ma abbastanza per permettermi di aprire i cassetti. Apro quello delle mutande, mi volto per afferrarne una manciata e, senza troppe cerimonie, le lascio cadere dentro. Tuttavia, una volta rivolto nuovamente lo sguardo verso il letto, la mia attenzione è attirata da un particolare: i due comodini, identici, siamesi, simmetricamente posti ai lati del letto. Entrambi spogli, quasi scarni: sul mio è riposta una lampada di sale, mentre su quello della mia ragazza c'è una fotografia incorniciata che la ritrae insieme a un'amica di vecchia data, che ormai da anni vive in Norvegia. Oltre a questi due oggetti, su ciascun comodino sono riposti i caricabatterie dei nostri cellulari, con i fili che pendono mollemente.
Fu proprio l'immagine di quei fili a destare in me un pensiero curioso e, oserei dire, vagamente distopico. Mi parve quasi che quei caricabatterie non fossero altro che dispositivi per ricaricare non tanto i cellulari, quanto gli esseri umani, allacciati al letto come fossero macchine, pronte a ricaricare il corpo durante il riposo notturno. Sorrisi a quell’immagine surreale e la mia fantasia si spinse oltre, immaginando che, ad assistere a quella scena, vi fosse l’androide Upsilon HR 204, inviato in missione per studiare usi e costumi degli esseri umani. Nella mia mente, lo sentivo comunicare alla base: "Upsilon HR 204 alla base, confermo osservazione umanoidi in fase di ricarica. Utilizzo di antica porta USB. Inserimento della porta USB non ancora confermato, ipotesi di inserimento nell’ano durante ore di oscurità."
Quel pensiero bizzarro, intriso di un sottile umorismo, mi accompagnò mentre riprendevo il mio dovere, immerso in quel quieto e vagamente irreale inizio di giornata.
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blak68-rit · 1 month
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Altre 5 cose che mi rendono felice
Andare al mare specialmente la sera per guardare il tramonto del sole
Osservare il cielo notturno, qualche hanno fa avevo un telescopio ed ero riuscita a vedere Giove e Saturno con i suoi satelliti
Osservare galline, polli, pulcini e anche tutti i tipi di uccelli, quando vivevo con i miei genitori avevamo un pollaio e posso assicurare che le galline sono animali intelligenti. Purtroppo cambiando casa non ho più posto per un pollaio, ma i miei cugini lo hanno ancora e quando ho tempo vado a trovarli
Mangiare la pizza
Andare a camminare con le cuffie per ascoltare la musica, di solito dopo una giornata di lavoro riesce a togliermi lo stress
Ricevere richieste carine come queste, grazie @bubblegumflavor
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medicomunicare · 2 months
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L'orologio biologico ed il metabolismo: una bilancia che rischia di saltare con certe tipologie di lavoro
Le routine quotidiane della vita sono legate ai modelli dell’ambiente, determinando l’evoluzione dei ritmi circadiani. Segni come la temperatura, la luce solare, il cibo e il suono, chiamati zeitgeber, adattano i ritmi circadiani alle condizioni esterne. Prove crescenti collegano i perturbatori circadiani o zeitgeber a esiti avversi negli esseri umani. Manca una panoramica completa della…
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ama-god · 2 years
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Primo Levi
La tregua
La Liberazione di Auschwitz da parte dei soldati dell’Armata Rossa sovietica
27 gennaio 1945
Nei primi giorni del gennaio 1945, sotto la spinta dell’Armata Rossa ormai vicina, i tedeschi avevano evacuato in tutta fretta il bacino minerario slesiano. Mentre altrove, in analoghe condizioni, non avevano esitato a distruggere col fuoco o con le armi i Lager insieme con i loro occupanti, nel distretto di Auschwitz agirono diversamente: ordini superiori (a quanto pare dettati personalmente da Hitler) imponevano di «recuperare», a qualunque costo, ogni uomo abile al lavoro. Perciò tutti i prigionieri sani furono evacuati, in condizioni spaventose, su Buchenwald e su Mauthausen, mentre i malati furono abbandonati a loro stessi. Da vari indizi è lecito dedurre la originaria intenzione tedesca di non lasciare nei campi di concentramento nessun uomo vivo; ma un violento attacco aereo notturno, e la rapidità dell’avanzata russa, indussero i tedeschi a mutare pensiero, e a prendere la fuga lasciando incompiuto il loro dovere e la loro opera. Nell’infermeria del Lager di Buna-Monowitz eravamo rimasti in ottocento. Di questi, circa cinquecento morirono delle loro malattie, di freddo e di fame prima che arrivassero i russi, ed altri duecento, malgrado i soccorsi, nei giorni immediatamente successivi.
La prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Fummo Charles ed io i primi a scorgerla: stavamo trasportando alla fossa comune il corpo di Sómogyi, il primo dei morti fra i nostri compagni di camera. Rovesciammo la barella sulla neve corrotta, ché la fossa era ormai piena, ed altra sepoltura non si dava: Charles si tolse il berretto, a salutare i vivi e i morti. Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati da uno strano imbarazzo sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi. A noi parevano mirabilmente corporei e reali, sospesi (la strada era piú alta del campo) sui loro enormi cavalli, fra il grigio della neve e il grigio del cielo, immobili sotto le folate di vento umido minaccioso di disgelo. Ci pareva, e cosí era, che il nulla pieno di morte in cui da dieci giorni ci aggiravamo come astri spenti avesse trovato un suo centro solido, un nucleo di condensazione: quattro uomini armati, ma non armati contro di noi; quattro messaggeri di pace, dai visi rozzi e puerili sotto i pesanti caschi di pelo. Non salutavano, non sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo. Era la stessa vergogna a noi ben nota, quella che ci sommergeva dopo le selezioni, ed ogni volta che ci toccava assistere o sottostare a un oltraggio: la vergogna che i tedeschi non conobbero, quella che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volontà buona sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa. Così per noi anche l’ora della libertà suonò grave e chiusa, e ci riempì gli animi, ad un tempo, di gioia e di un doloroso senso di pudore, per cui avremmo voluto lavare le nostre coscienze e le nostre memorie della bruttura che vi giaceva: e di pena, perché sentivamo che questo non poteva avvenire, che nulla mai piú sarebbe potuto avvenire di così buono e puro da cancellare il nostro passato, e che i segni dell’offesa sarebbero rimasti in noi per sempre, e nei ricordi di chi vi ha assistito, e nei luoghi ove avvenne, e nei racconti che ne avremmo fatti. Poiché, ed è questo il tremendo privilegio della nostra generazione e del mio popolo, nessuno mai ha potuto meglio di noi cogliere la natura insanabile dell’offesa, che dilaga come un contagio. È stolto pensare che la giustizia umana la estingua. Essa è una inesauribile fonte di male: spezza il corpo e l’anima dei sommersi, li spegne e li rende abietti; risale come infamia sugli oppressori, si perpetua come odio nei superstiti, e pullula in mille modi, contro la stessa volontà di tutti, come sete di vendetta, come cedimento morale, come negazione, come stanchezza, come rinuncia. Queste cose, allora mal distinte, e avvertite dai più solo come una improvvisa ondata di fatica mortale, accompagnarono per noi la gioia della liberazione. Perciò pochi fra noi corsero incontro ai salvatori, pochi caddero in preghiera. Charles ed io sostammo in piedi presso la buca ricolma di membra livide, mentre altri abbattevano il reticolato; poi rientrammo con la barella vuota, a portare la notizia ai compagni. Per tutto il resto della giornata non avvenne nulla, cosa che non ci sorprese ed a cui eravamo da molto tempo avvezzi.
Il comandante sovietico Georgj Elisavetskj ricorda così quel 27 Gennaio 1945
“Ancora oggi, il sangue mi si gela nelle vene quando nomino Auschwitz; Quando sono entrato nella baracca ho visto degli scheletri viventi che giacevano sui letti a castello a tre piani. Come in una nebbia, ho sentito i miei soldati dire: «Siete liberi, compagni!» Ho la sensazione che non capiscano e comincio a parlargli in russo, polacco, tedesco, nei dialetti ucraini. Mi sbottono il giubbotto di pelle e mostro loro le mie medaglie … Poi ricorro allo yiddish. La loro reazione ha dell’incredibile. Pensano che stia provocandoli; poi cominciano a nascondersi. E solamente quando dissi: «Non abbiate paura, sono un colonnello dell’Esercito sovietico e un ebreo. Siamo venuti a liberarvi» […] Finalmente, come se fosse crollata una barriera … ci corsero incontro urlando, si buttarono alle nostre ginocchia, baciarono i risvolti dei nostri cappotti e ci abbracciarono le gambe. E noi non potevamo muoverci; stavamo lì, impalati, mentre lacrime impreviste colavano sulle nostre guance”
29 gennaio 1945 - Telegramma del Generale dell'Armata Rossa Konstatin Vasilevich Krainiukov a Georgij Maksimilianovič Malenkov, membro del Comitato di difesa dell'URSS: "Liberata la regione dei campi di concentramento di Osvenzim (Auschwitz-Birkenau). Orribile campo di morte. A Osvenzim ci sono 5 campi. In 4 erano tenute persone di tutti i paesi d'Europa, il 5° era un carcere. Ogni campo è composto da un terreno enorme,circondato da diverse linee di filo spinato, su cui passa alta tensione elettrica. Dietro si trovano innumerevoli baracche di legno. Tra i sopravvissuti di questo campo di morte ci sono ungheresi, italiani, francesi, cecoslovacchi, greci, romeni, danesi, belgi, iugoslavi. Tutti sono in stato pietoso,ci sono vecchi giovani e bambini, quasi tutti sono seminudi. Ci sono molti cittadini sovietici, da Leningrado, Tula, regione di Kalinin, Mosca, da tutte le regioni dell'ucraina sovietica. Molti sono mutilati, hanno segni di torture, segni di bestialità nazifascista. Dalle prime testimonianze dei prigionieri in questo posto sono state torturate,bruciate,fucilate centinaia di migliaia di persone. Chiedo l'invio della Commissione Speciale Governativa per le indagini sulla bestialità nazifascista."
NELLA FOTOGRAFIA
Soldati dell’Armata Rossa liberano e curano i sopravvissuti di Auschwitz
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t-annhauser · 1 year
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Non ho dormito stanotte e ho scoperto una cosa interessante: che la notte è cortissima. Si penserebbe il contrario, che cioè quando non si dorme le ore non passano mai, questo forse quando si è giovani, di certo non quando si è giunti a quella ragguardevole età (undicentoanni, come Bilbo Baggins) in cui le ore e i giorni sembrano avere messo il x2. Insomma la notte è stata corta, quando mi sono detto che forse era il caso di mettersi a dormire erano le 8 e un quarto. Ho leggiucchiato un Barnaby in inglese, un po' de L'Adalgisa, che di solito mi fa dormire piena com'è di fatti e di situazioni (non è scrittore per lettori distratti il Gadda, come diceva Svevo dell'Ulisse di Joyce), ma niente, il sonno non è arrivato. Forse potrei candidarmi per una posizione di lavoro notturno di tutta tranquillità, tipo custode di santabarbare o di cantieri abbandonati, ma no, penso che mi impegnerò di più a dormire. Mi pare ieri che era ieri...
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cia-no · 1 year
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Nelle ultime due settimane sono successe tante cose: -la mia ragazza aveva in programma di trasferirsi in casa mia da Pavia a Bologna a Novembre, al posto di una coinquilina che lasciava la singola meno cara (siamo in 6 ma c'è un ottimo rapporto con tutt* e si era parlato di questa cosa da mesi, compreso un contatto con l'agenzia), MA la coinquilina ha deciso di rimanere almeno fino a Dicembre per lavoro e il resto ora è un'incognita.. Stiamo valutando fortemente di cercare per un bilocale dopo la sua laurea quando lascerà Pavia con calma, ma c'è sempre un po' di paura vista la situa affitti a Bolo -a lavoro mi hanno offerto di lavorare extra su un progetto notturno di monitoraggio della movida in piazza Aldrovandi fino a Novembre (non siamo sbirri giurooo) ogni giovedì e sabato dalle 21 alle 02, ho accettato perché significa qualche soldino in più almeno per Ottobre e Novembre Significa comunque che il sabato lavorerò mattina e notte e quindi rip seratine Spero di non essere preso a bottigliate in testa -abbiamo un nuovo coinquilino al secondo anno di antropologia che sembra essere super in sintonia con i miei gusti musicali, di cinema e videogiochi e mi mancava avere un riferimento maschile in casa che fosse diverso dal coinqui calabro messicano di 34 anni.. -due dei miei amici più cari al mondo si sono trasferiti in centro a Bolo e inizieranno a lavorare e studiare sono una coppia che da sempre mi dona calma e fiducia nei piccoli traguardi della vita nonostante le difficoltà di tutti e sono troppo felice siano qui, a 15 minuti a piedi da casa mia Un sogno -uno di questi miei amici è il cantante della mia band e gli renderò la vita impossibile per quanto gli darò in testa per suonare, sono serio. anche in due da soli chitarra voce e King Krule Spero di rifarci di tutto il tempo e la pesantezza che ci ha dato l'etichetta di Taranto in questi ormai quasi due anni di contratto Sono sicuro che finalmente riusciremo a curare la nostra musica -ho tagliato i capelli lunghi dopo 3 anni, sto invecchiando e anche i miei capelli e la mia testolina, prima lo accetto meglio è aaaaa peròòòòò mi da la forza voler provare un mullet medio (se si può dire) altrimenti pace, avrò come obiettivo farli tornare lunghi altezza spalle quasi ma trattandoli meglio e andando comunque ad aggiustare il taglio ogni tanto vedremo
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bookhunter-92 · 7 months
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Fremo, in nottate come questa, dal desiderio di una lunga chiacchierata con te.
È probabile invece che tu stia dormendo. Giustamente, tra lavoro, altri affaracci...
Avrei voglia di sapere tante cose, e credimi se ti dico che detesto parlarne pubblicamente e mi mantengo dal parlarne troppo. Quanti anni hai? 31?
Dove ti piacerebbe passeggiare per parlare con una persona di cose private? A me in un bosco, immagino gli alberi spogli e il rumore delle foglie secche sotto i nostri passi che scrocchiano e intorno nient'altro che alberi spogli, un cielo blu da tetto e la tua voce a raccontare...
Immagino un sorriso ogni tanto, qualche battuta idiota... frivolezze, parole leggere perché è di questo che si ha più bisogno, a lungo andare, credimi... all'improvviso io con domande del tutto fuori luogo perché sono fatta così...
E il bosco all'improvviso che diventa nostro alleato, perché saremmo solo noi..
Con questo mio pensiero notturno ti lascio ai tuoi sogni d'oro e un buongiorno per quando leggerai. Cosa ti piace per colazione?
🌹
Buongiorno cara Rose🌹
Anche se dietro una faccina grigia trovi comunque il modo di avere una conversazione con me.
Purtroppo si, non ero sveglio Morfeo mi aveva già chiamato nel mondo dei sogni.
Di cosa mi vorresti parlare che in pubblico non potresti chiedermi?
Mi piacerebbe molto passeggiare in montagna, tra la neve d'inverno e al riparo dal sole sotto le chiome d'estate. Dove è la tranquillità a farla da padrone, solo rumori sfumati in lontananza e parole pacate di una conversazione amabile.
Perdona ma il mio animo curioso non può esimersi dal farti questa domanda. Quali sarebbero queste domande scomode di cui parli?
Per colazione non so dirti precisamente cosa mi piacerebbe, di solito è sempre una sorpresa. A te?
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saax2 · 10 months
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Allegorie
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Notturno (il silenzio), 1908 | Gaetano Previati (1852-1920, Italia)
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Allegoria del lavoro (allegory of work), 1932-33 | Mario Sironi (1885-1961, Italia)
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La meditazione (l'Italia nel 1848), 1851 (Galleria d’Arte Moderna, Verona) | Francesco Hayez (1791-1882, Italia)
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La desolazione (the desolation), 1849 (Bologna, Cimitero della Certosa) | Vincenzo Vela (1820-1891, Switzerland)
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La verità (truth) | George William Joy (1844-1925, Ireland)
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Hope, 1886 | George Frederick Watts (1817-1904, England)
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Il Silenzio (silence), 1906 | Stefano Bersani (1872-1914, Italia)
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In convento (il silenzio) | Giovanni Segantini (1858-1899, Italia)
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La Verità (la Vérité sort du puits), 1896 | Jean-Léon Gérôme (1804-1924, France)
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La Vérité sortant du puits, 1898 | Edouard Debat-Ponsan (1847-1913, France)
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Truth rescued by time, 1814 | Francisco Goya (1746-1828, España)
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Allegory of Justice, 1537 | Lucas Cranach the Elder (1472-1553, Germany)
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Allegory of painting, 1666 (Kunsthistorisches Museum, Wien) | Jan Vermeer (1632-1675, Netherlands)
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L'espoir (The hope), 1872 | Pierre Puvis de Chavannes (1824- 1898, France)
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