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#legge di Murphy
ilfascinodelvago · 10 months
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Assioma di Mr. Cole: la somma dell'intelligenza sul pianeta è una costante mentre la popolazione sta crescendo.
Arthur Block
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eleonorabuffon · 11 months
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candylemon01 · 5 months
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caraitalia · 8 months
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morganadiavalon · 15 days
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"Per la legge di Murphy sono tutti migliori di te"
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nonvoglionulla · 11 months
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Se non li puoi convincere, confondili.
Legge di Murphy
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veroves · 1 year
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per la famosa legge di murphy, se andrai alla spesa e comprerai gelati surgelati, rimarrai bloccata nel traffico per sempre.
che faccio, me li mangio tutti?
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diceriadelluntore · 23 days
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Motto di Jones
Gli amici vanno e vengono, i nemici si accumulano
Codicillo di McClaughry al Motto di Jones
Per farvi un nemico, fategli un favore.
Arthur Bloch, La legge di Murphy, 1977
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alonewolfr · 25 days
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1. Se ti dice di no, non crederci. 2. Se ti dice di sì, non fidarti.
|| Arthur Bloch - Legge di Murphy sull'amore
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der-papero · 1 year
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Problema di sicurezza e controllo
Sottotitolo: come finire nella merda senza manco accorgersene.
Come lei ben sa, le apparenze possono ingannare, il che riporta la nostra conversazione alla ragione per cui siamo qui. Noi non siamo qui perché siamo liberi, siamo qui perché non siamo liberi. Di sottrarsi a questo dato di fatto non c’è ragione, nel negarlo non c’è scopo, perché sappiamo entrambi che, senza scopo, noi non esisteremmo! E’ lo scopo ad averci creati. E’ lo scopo che ci connette. Lo scopo che ci motiva, che ci guida, che ci spinge. E’ lo scopo che stabilisce. Lo scopo che ci vincola. Noi siamo qui per colpa sua, Signor Anderson. Siamo qui per togliere a lei quello che lei ha cercato di togliere a noi: lo scopo!”
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disclaimer: questo non è un post catastrofista. O meglio, diciamo che, nello spazio delle soluzioni possibili, la catastrofe è sullo stesso piano di probabilità del successo, quindi il fatto che leggiate le mie parole in un verso o nell'altro è frutto solo di una vostra scelta personale, oppure, diciamolo meglio, di un vostro condizionamento educativo. Il post funge anche da scuse per @belafonten, nel cui ask sono stato un po' parziale nella risposta, sebbene io la ritenga ancora corretta.
Ho iniziato con le parole dell'Agente Smith, perché penso siano quelle che più si avvicinano al problema della AI Safety, che è uno dei tre punti della mia nuova Teoria Meccanicista 2.0, di sicuro quello più facile da affrontare, di sicuro quello che ha più senso da affrontare sia per la sua urgenza, sia per la sua valenza pratica, ma che, in ogni caso, stamo meglio der cazzo, per citare il mitico Bombolo, visto che non abbiamo fatto progressi, non sappiamo quali progressi fare, e quindi la Legge di Murphy sta facendo toc toc alle nostre porte affinché possa riscuotere il suo obolo.
Il problema, scremato di tutte le possibile variabili e ridotto all'osso, nasce dal fatto che, ad oggi, non abbiamo un modo per testare, in maniera deterministica e incontrovertibile, il comportamento a posteriori di una intelligenza artificiale, e questo è un cazzo di guaio, non tanto per il fatto che dobbiamo necessariamente concludere che possa ritorcersi contro di noi, quanto per il discorso che, non potendo essere sicuri del fatto che non lo farà mai, dobbiamo prevedere lo scenario peggiore, e, come tutta la storia dell'umanità ci ha sempre insegnato, lo scenario peggiore è sempre quello dove lo prendiamo a quel posto. E questo è il problema di natura essenzialmente pratica, ed è il motivo per il quale l'uso di questa tecnologia favolosa dovrebbe andare di pari passo con l'estrema cautela dovuta alla nostra ignoranza nel poter controllare la sua evoluzione cognitiva, ma tanto sappiamo che non accadrà mai, ma abbiamo il piano B, ovvero possiamo sempre rispolverare le bandiere con su scritto ANDRA' TUTTO BENE e riappenderle al balcone.
Il punto però più interessante per me è quello legato al discorso della convergenza strumentale, una materia super affascinante, ma che vi consiglio di evitare, se siete mega-ansiosi e avete anche paura di uscire di casa perché magari potrebbe venire a piovere.
In soldoni, la domanda che ci si pone è se una intelligenza artificiale generale, nella realizzazione della sua funzione di utilità (concetto matematico che potete sostituire con lo scopo, da qui la citazione all'Agente Smith, che è una AI a tutti gli effetti), possa dedurre delle altre funzioni di utilità, che, razionalmente, concorrono sempre alla realizzazione dello scopo primario, ma che, non essendo state prodotte da nostri "input controllati", possono essere in netto contrasto con quella che è la nostra utilità umana, e qui il concetto di danno spazia dal chiuderci il nostro blog Tumblr al nuclearizzare tutto un continente.
Un esempio che sto facendo da tempo, anche se se ne possono fare migliaia, tutti con lo stesso schema, con il mio Quadrumvirato di Saggi™, è quello, molto didattico ma ritengo anche molto efficace, di pensare ad una macchina creata col solo scopo di restare in vita, non ha altro fine che fare quello, non ha altra conoscenza che nutrirsi di energia elettrica per il solo scopo di esistere. Nel momento in cui dovessimo darle accesso a tutti i nostri sistemi, l'unica sua conclusione logica per rendere quanto più possibile realizzabile il suo scopo, ovvero quello di restare accesa, sarebbe quella di sterminarci tutti, perché noi esseri umani siamo gli unici che possono "staccare la spina", e quindi impedirle di realizzare il suo scopo.
Nel film Matrix l'Agente Smith altro non è che una AI prodotta dalla AI, che ha semplicemente realizzato uno scopo diverso e soprattutto inatteso da quello che era previsto dalla AI "genitrice" (Neo lo dice in Matrix Revolutions all'Architetto, "il programma Smith è sfuggito al vostro controllo"), e questo si è tradotto in un problema sia per gli umani ribelli, sia per la AI "madre" (scusate se impersonifico il tutto col sesso femminile, un vizio linguistico dovuto all'uso dei termini macchina e intelligenza, si dovrebbe usare il neutro, ma in italiano non se puote). L'Agente Smith, durante tutto il film, non si capacita del perché altri agenti, umani e non, facciano di tutto per combatterlo, perché la realizzazione della sua funzione di utilità è la sola cosa che abbia senso.
Ora, al netto di tutte queste parole che saltano dalla letteratura catastrofista a problemi formali di correggibilità (altro tema stupendo), ci sto impazzendo da ormai due settimane buone, ragionando sia ad alta voce da solo (sì, qualcuno si sta facendo delle giuste domande sulla mia sanità mentale), sia con i miei Quadrumviri, che senza di loro avrei davvero adesso indosso una camicia di forza, e sono arrivato ad una prima prematura conclusione, del tutto opinabile e soggetta a futuri ripensamenti, che il problema della correggibilità su un sistema basato sull'auto-apprendimento (ovvero, da un lato, come fare a testare un sistema intelligente in modo corretto, senza dover temere che la AI mi stia mentendo per il solo scopo di superare il test, dall'altro come fare per poter correggere il suo comportamento in corso di evoluzione) sia un problema irrisolvibile nei suoi stessi termini, perché mettere insieme le parole "controllo" e "scopo di un sistema che apprende in maniera autonoma" è una insensatezza già dal punto di vista formale.
Certo, ci stiamo provando, eh, ma come dicevo ieri alla mia LoveNet™, più che una gabbia stiamo usando un profilattico, ovvero stiamo mettendo su dei paradigmi di "confinamento del pensiero" che possono essere bucati da un momento all'altro, non si sa quando, non si sa come, e non si sa in che direzione.
Sicuramente ne scriverò ancora, ma penso che come prima scintilla di discussione possa bastare, e direi di iniziare a raccogliere le candidature per eleggere il prossimo John Connor, prima che ci ritroviamo a capo della Resistenza uno che non sa la differenza tra un byte e un Bastoncino Findus.
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orotrasparente · 1 year
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sopra letti di gomma, sulle sedie in corallo, sotto il cielo di inverno, nelle piste da ballo, non ho ancora capito qual è il posto migliore per me
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somehow---here · 1 year
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L'amore è come un sigaro: se si spegne, lo puoi anche riaccendere, ma non ha più lo stesso sapore.
Arthur Bloch, Legge di Wavel, da "La legge di Murphy sull'amore" , 1993
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IL film di Natale
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Quello del film di Natale è diventato oggi un genere a sé che prescinde dal calendario, ma ha raggiunto una sua legittimità in tutti i mesi dell’anno: ci sono addirittura canali dedicati che trasmettono ininterrottamente film natalizi per un pubblico di irriducibili affezionati. Ma quali sono le caratteristiche di questo cinema di pura evasione? La prevedibilità, l’atmosfera di affetti familiari e buoni sentimenti, il freddo nevoso esterno neutralizzato da accoglienti caminetti in dimore debitamente addobbate, un finale scontato e sempre invariabilmente positivo e confortante. Niente di male. Ma, per riferirci a un tempo passato in cui i film di Natale erano pochi e firmati da grandi registi, qual è il vostro film preferito, quello che dovete rivedere ogni anno altrimenti non è davvero Natale?
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Ognuno ha il suo beniamino: uno dei più classici è sicuramente La vita è meravigliosa di Frank Capra (1946) con un James Stewart strepitoso (trovate in questo link un interessante articolo su questa pellicola), un capolavoro che ha conquistato molti record: considerato, giustamente, uno dei film che migliorano con il passare del tempo, ha ricevuto un budget colossale, effetti speciali d’avanguardia per l’epoca, montagne di neve chimica (fu girato in primavera-estate). Ma il segreto di tanta popolarità resta imprescrutabile: non bastano un cast eccezionale, una trama avvincente, un regista geniale per spiegare un successo planetario che dura da quasi ottant’anni. In fondo si tratta di una favola semi-realistica con un angelo che non ha nemmeno le ali. Ci sono alchimie inesplicabili e questo è uno di quei casi, ma la preghiera di James Stewart sull’orlo del fallimento e della galera mette i brividi ogni volta che la si guarda.
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Altro film di successo (ma ormai siamo nell’era del colore) è Harry ti presento Sally di Rob Reiner: la coppia scoppia proprio nel periodo natalizio e la splendida Meg Ryan è costretta a trascinare da sola il grande abete fino al suo appartamento di New York. Sarà la festa di Capodanno a rimettere le cose a posto. Originali e commoventi gli inserti delle coppie che in pochi cenni raccontano le loro romantiche storie. Battute degne di Woody Allen, dialoghi e recitazione ad altissimo livello: insomma, un vero cult.
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È ormai un classico a tutti gli effetti, anche se del 2009, A Christmas Carol di Robert Zemeckis con Jim Carrey. Tratto da Dickens, questa geniale versione cinematografica (se ne contano a bizzeffe, compresa quella, assai commovente, della Disney con protagonista Topolino) è stata realizzata con la tecnica della motion capture, che registra il movimento di persone o oggetti con un sistema di telecamere e marcatori posizionati su tute indossate dagli attori: il risultato è una magica fusione tra cinema e cartone animato che consente strabilianti effetti speciali altrimenti impensabili.
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Citiamo solo il titolo di altri film di Natale, come Mamma ho perso l’aereo e relativi sequel, Il Grinch, Miracolo nella 34a strada, Elf, Nightmare before Christmas, Polar Express, Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, Una strega in paradiso, per soffermarci invece su Una poltona per due di John Landis, con Dan Aykroyd, Eddie Murphy, Jamie Lee Curtis e un piccolo cameo di James Belushi. Alcune curiosità su questo cult, trasmesso in Italia la vigilia di Natale ininterrottamente dal 2012, anche se la prima visione televisiva risale al 1986 (la pellicola è del 1983):
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per la coppia black & white (questo avrebbe dovuto essere il titolo originale, poi trasformato in Trading Places) all’inizio si era pensato al collaudato duo Richard Pryor-Gene Wilder
dopo questo film in America fu promulgata una legge chiamata Eddie Murphy Rule che per la prima volta regolamenta gli scambi finanziari dell’insider trading
i due miliardari che si giocano la vita dei due protagonisti per una misera scommessa (ben 1 dollaro) si rivedono in Il principe cerca moglie, sempre interpretato da Eddie Murphy, nel ruolo, che si meritano, di poveri clochard
in Italia esiste un gruppo di fedelissimi che dal 2017 si incontrano su un famoso social e ogni giorno inseriscono commenti e fanno il conteggio di Quanti giorni mancano a "Una poltrona per due".
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Ma quale può essere il segreto di un consenso così generalizzato che annovera sempre nuovi estimatori? In fondo il Natale è una tradizione che si rinnova ogni anno, con riti ormai codificati: l’albero, il presepe, il panettone-pandoro, il cotechino con le lenticchie, il vischio, i regali, i dodici chicchi d’uva che portano fortuna e ricchezza... Così è entrata nella tradizione anche questa favola rassicurante, un film perfetto, che non manca una scena, una battuta, una nota. Il miracolo di un’ingiustizia sanata, di un sopruso che si ritorce contro i suoi autori, di poveri emarginati della società che si arricchiscono, di uno yuppie senza cuore che diventa umano: dove possiamo vederlo se non in un film? E in particolare in questo film divertente, magistralmente diretto e magnificamente interpretato.
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Come diceva Frank Capra a proposito di It’s a wonderful life, un film è, in un certo senso, come un figlio che, quando cresce, diventa indipendente e sfugge alla tutela del genitore. Così anche Una poltrona per due ha superato ogni più rosea previsione dei suoi autori e riscuote, ogni anno, un immancabile successo. Ma è anche, se vogliamo, una favola moderna, vagamente trasgressiva, dove si parla di droga, di razzismo, la bella protagonista è una prostituta, Babbo Natale si ubriaca e tenta il suicidio, e dove non nevica ma piove: tutto questo, e molto altro, per un piccolo gioello da ri-vedere in famiglia per sorridere un po’ in questi tempi burrascosi.
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dykered · 1 year
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5 songs i've been listening to lately.
la legge di murphy- cimini
chealsea dagger - the fratellis
alright - supergrass
fammi domande- fast animals and slow kids
mrs robinson - the lemonheads
tagged: @ds9mp4 thank you <3 tagging: @garbagequeer, @satturn, @lucydacusgirl + you! @ me and said i did.
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giraffa48-blog · 9 months
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Legge di Murphy..!!!
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paneeinsicurezza · 1 year
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la legge di Murphy governa il mio cervello
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