Tumgik
#lirica mundi
love4lyric · 5 months
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iloveopera9 · 5 months
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liricamundi · 8 months
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RENATA SCOTTO as Violetta Valery in VERDI's La Traviata with Luciano Pavarotti and José Carreras
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tempi-dispari · 3 years
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"Il futuro del Metal è tutto nelle azioni di chiunque lo propone o lo segue", dicono gli Anno Mundi
Abbiamo incontrato gli Anno Mundi, band romana di matrice chiaramente sabbathiana, il cui ultimo album, “Land Of Legends” accontenta in egual misura tanto i progster incalliti, quanto i seguaci sanguigni del metal.
Anno Mundi 2020
1. Come nasce un disco come questo così tanto diverso dai precedenti?
Gianluca: Questo e il disco precedente raccolgono materiale registrato nella medesima sessione di studio. Il fatto che i pezzi di maggiore propensione prog siano stati raccolti nella seconda uscita discografica, risponde esclusivamente ai gusti della Black Widow Records, che ha estrapolato i 5 brani ritenuti più vicini al proprio target sonoro.
2. Come è avvenuta la svolta?
Gianluca: Se, come credo, per svolta intendi il maggiore spazio concesso alle influenze prog, posso dire che, nel tempo, cambiano i gusti, i musicisti si avvicendano, incidono le esperienze personali e intervengono altri fattori. Insomma, ci sono innumerevoli componenti che contribuiscono a far mutare una direzione musicale ad una band. Sono veramente pochi i gruppi che nel tempo non subiscono cambiamenti stilistici.
3. Quali, ad esempio?
Gianluca: in prima battuta, mi vengono in mente gli ACϟDC, i Cirith Ungol, i Motorhead, gli Ozric Tentacles. Questi ed altri gruppi hanno sempre prodotto sonorità piuttosto consolidate, dando vita ad un vero e proprio marchio di fabbrica. È un pregio perché, comprando un loro disco, i fans vanno sul sicuro, sapendo sempre cosa aspettarsi; è un difetto perchè non c’è sperimentazione né ricerca nella loro musica. Ascolta l’ultimo degli ACϟDC: dicono sempre la stessa cosa, anche se lo fanno benissimo.
Per contro, bisogna manifestare cautela invocando il cambiamento: basti pensare ad album come “In Through The Out Door” dei Led Zeppelin, “Hear In The Now Frontier” dei Queensrÿche e “Load” dei Metallica: si tratta di vere e proprie involuzioni, a mio avviso. Non sono, cioè, da considerare svolte stilistiche, ma veri e propri tradimenti nei confronti dei fan.
4. E quale è stato un esempio di svolta che non ha snaturato lo spirito e il sound della band?
Gianluca: il cambio stilistico espresso dai Whitesnake tra “Slide It In” e “1987” è stato piuttosto rilevante ma lo spirito della band è rimasto immutato. Anche la trasformazione degli Yes manifestata a ruota con “Tormato”, “Drama” e “90125” è stata assai avvincente.
5. Ci sono decise influenze prog anni 70, nel vostro album: si tratta di scelte o di cose arrivate dalla composizione?
Gianluca: gli anni ’70 hanno sempre esercitato una grandissima influenza nella nostra musica, e ciò fin dagli esordi. Il lato prog, prima appena sfiorato, adesso è assai presente, ma si è trattato di un’evoluzione casuale, determinata, come detto, da vari fattori, tra i quali anche la curiosa composizione dell’organico, che annovera musicisti provenienti da compagini progressive (Renato Gasparini, Mattia Liberati, Flavio Gonnellini), hard & heavy (Federico Giuntoli), dark wave (Francesca Luce), addirittura classiche (Alessandro Milana).
5. I vostri testi…. perché queste tematiche?
Alessio: Beh, le tematiche che affrontiamo in genere fanno parte dell’immaginario Hard/Prog degli anni ’70. In ogni caso, cerchiamo sempre di dare ai testi che componiamo un senso nostro.
Possiamo spaziare dalla fantascienza di “Timelord”, all’astronomia di “Dwarf Planet” passando per la mitologia di “Female Revenge” e per gli orizzonti leggendari di “Hyperborea”. In alcuni casi abbiamo descritto personaggi storici o inventati (Alessandro Magno e Erich Zann).
In ogni caso, ci siamo trovati ad affrontare certi soggetti e certe tematiche perfettamente associabili allo stile musicale che abbiamo scelto. Credo che tutto sia avvenuto in maniera del tutto spontanea.
6. Che idea avete del metal? È morto, come molti dicono, è troppo autoreferenziale o ha ancora un futuro?
Alessio: Il futuro del Metal è tutto nelle azioni di chiunque lo propone e/o lo segue. E’ un genere che ha ormai una forte identità, rappresenta ormai molto dell’immaginario dell’epoca attuale del mondo occidentale, e ha un suo modo di esprimersi, a livello musicale quanto concettuale. Tuttavia, e non vorrei apparire troppo chiuso, se le “nuove leve” del Metal diventeranno schiave delle cosiddette “contaminazioni ad oltranza”, che non sempre appaiono credibili, questo genere musicale non avrà lunga vita (cosa che dispiacerebbe molto, visto che quest’anno il Metal ha raggiunto il mezzo secolo d’età, ricorrendo il cinquantennale dei primi due albums dei Black Sabbath).
E poi, c’è quest’aria sinistra di “total reset” che non mi piace per niente: gente che afferma che il nuovo rock è il rap. Roba da appendere lo strumento al chiodo e smettere di suonare. Ma forse, anche questa situazione però potrebbe rendere il Metal ancora oggi vitale. Non va dimenticato, infatti, che in passato, periodi pessimi ci sono stati e mi sembra che il Metal abbia appunto attinto la forza per tirarsi su proprio dalle situazioni difficili. Il futuro non è scritto: se i musicisti Metal sapranno dimostrare coerenza e credibilità, questo rappresenterà un periodo di stasi e di riflessione dal quale poi avverrà la rinascita. Sono fiducioso.
7. Esistono riferimenti contemporanei per chi inizia a suonare ora oppure fanno parte tutti della golden age?
Mattia: Senz’altro esistono in quei generi che possono vantare un salto estetico qualitativo rispetto alla golden age. In quei generi, un compositore esordiente ha più materiale dal quale attingere e con il quale confrontarsi.
Alessio: Purtroppo io sono cresciuto con gli Oldies & Goldies (Sabbath, Priest, Maiden, ecc.) e oggi non vedo esattamente bands che si possano definire “epocali”. Ma parecchi gruppi giovani negli ultimi anni stanno riscoprendo e proponendo lo stile Metal classico, quello British. Quindi, è un po’ presto per tirare le somme. Di sicuro, gruppi Metal odierni buoni o ottimi ce ne sono.
8. Voi che musica ascoltate (oltre al metal)?
Gianluca: Ascolto tutto, tranne rap e derivati, lirica, house music. Oggi ad esempio, ho ascoltato gli ultimi album di Mina e Renato Zero, un vecchio festival che ha ospitato Little Feat, Weather Report, Bonnie Ratt, una vecchia colonna sonora jazz composta da Romano Mussolini (Kriminal), gli immancabili ACϟDC.
Mattia: Ascolto un po’ tutti i generi. Non sono affatto un purista, anzi. Sono più selettivo nello scegliere autori, album e tracce. Al di là del gusto personale e del momento in cui ascolto la musica, che difficilmente riesco a trascendere, resta sempre il fattore performance. Posso ascoltare qualsiasi cosa, purché sia eseguita a tempo.
Alessio: Pink Floyd, Alan Parsons, Systers Of Mercy, Edoardo Bennato… troppi per ricordarli. Sono sicuro che pur avendo ogni band il proprio stile, e pur inquadrandosi in un solo genere musicale, si può essere influenzati da artisti non necessariamente legati ad esso. Anzi, le cose migliori, anche nel Metal, sono sempre quelle ispirate da elementi esterni. Non sto parlando di “contaminazioni”, ma del buonsenso di ammettere che in ogni genere musicale c’é sempre qualcosa di buono e, allo stesso tempo, di mitigare il tutto con una certa dose di coerenza.
9. Pensate che l’underground abbia ancora un ruolo forte per il metal o la musica in genere?
Mattia: Direi di sì. Soprattutto negli ultimi anni si può notare come major e talent rincorrano le proposte musicali spinte dal basso sui nuovi media. I successi calati dall’alto spesso si rivelano tali proprio perché prodotto di un’azzeccata analisi del mercato musicale underground.
Alessio: Dipende. Dall’underground possono nascere espressioni musicali originali, nuove, coerenti e spontanee… nello stesso tempo, si nascondono in esso espressioni derivative, non tanto sincere, ma spesso e volentieri destinate ad essere sfruttate nel breve periodo da qualcuno che vuol fare un po’ di denaro alle spalle di qualche band di gregari. Una cosa che rattrista è che questo sistema ha fatto poi nascere il mostro dei talent show, orribile realtà che si nutre dei fallimenti delle bands migliori e dello sfruttamento di popolarità nel breve periodo dei gregari di cui sopra. Sta a noi non alimentare questa macchina infernale che, con il pretesto di proporre al pubblico bella musica, finisce invece per standardizzare i gusti.
10. Per quale band vi piacerebbe aprire i concerti?
Alessio: Black Sabbath, Saxon e Iron Maiden.
Mattia: Ho combattuto per anni con gli Ingranaggi della Valle perché non dovessimo mai più aprire un concerto per qualcun altro. Nella quasi totalità dei casi si tratta di situazioni in cui la band, parte debole del rapporto lavorativo, è portata sotto ricatto ad accettare di esibirsi gratuitamente o addirittura pagando. Perciò, non intendo rinunciare a questa conquista, neanche nell’ipotesi di un’apertura “importante”: anche la mia dignità è importante.
Gianluca: Concordo in toto con Mattia. Sognando di volare alto, tuttavia, mi piacerebbe aprire per qualche star degli anni ’80 o ’90, non tanto perchè ciò significherebbe suonare in uno stadio o in un palazzetto, quanto per la condivisione di momenti quotidiani e semplici. Mi piacerebbe avere con loro esperienze normali, tipo giocare a scacchi nel backstade con Dave Mustaine o bermi una birra con Steven Wilson, entrambi seduti su un Marshall ad assistere al soundcheck dei Tears For Fears.
11. Un gruppo per voi imprescindibile e inarrivabile?
Alessio: Black Sabbath. Senza di loro, il Metal non esisterebbe e quindi saremmo tutti moralmente più poveri.
Mattia: Weather Report. Vai un po’ a inventarti un’altra “Havona”…
Gianluca: ovviamente i Beatles. Tuttavia, più che un gruppo, segnalerei singoli artisti: in tal senso, vedo un po’ come dei semidei Bill Bruford, Allan Holdsowrth, Eddie Van Halen, Lyle Mays, Ian Anderson.
12. Una domanda che non vi hanno mai fatto ma che vi piacerebbe tanto vi fosse rivolta (e relativa risposta)?
Alessio: “Sei contento di essere musicista (oltre che ascoltatore) di musica Metal”? Mia risposta: “Sì, perché ormai non saprei discernere le due cose. Sono un musicista e sono un fan. Il Metal è qualcosa di talmente viscerale che può essere definito come una specie di famiglia allargata, un network a cui partecipano tutte le bands del mondo. Andate a visitare metal-archives.com e ve ne renderete conto”.
Gianluca:
non mi hanno mai chiesto cosa penso realmente di coloro che recensiscono i nostri dischi e che ci intervistano, se li ritengo qualificati o improvvisati. Dico questo perchè io sono anche un giornalista e, come tale, ho una visione – di qualsiasi redazione – decisamente diversa rispetto a quella immaginata dalla maggior parte dei musicisti.
13: E cosa risponderesti a questa domanda?
Gianluca: Sarei comunque molto critico e selettivo. In generale, ritengo che chi scrive su carta stampata guarda alle riviste virtuali con aria di superiorità, vedendo se stesso quale nuovo Messia. Si tratta, generalmente, di persone animate da spocchia e prosopopea, molto vicine ad incarnare la figura del pallone gonfiato. Ci sono delle eccezioni ovviamente: penso alla modestia e alla competenza – due qualità che raramente viaggiano assieme – espresse da persone come Gianni Della Cioppa o il compianto Sergio Nardelli (rispettivamente autori, tre le altre cose, delle biografie di Death SS e Skanners).
14. Se aveste una macchina del tempo, chi intervistereste e cosa gli chiedereste?
Mattia: Mi sono sempre chiesto cosa avrebbe potuto produrre il mancato supergruppo Davis/Hendrix/Williams/McCartney. Quindi non mi dispiacerebbe una chiacchierata con i primi due per capire che direzione avrebbero preso qualora il progetto fosse andato in porto.
Alessio: Andrei a trovare Ronnie James Dio e gli chiederei dove ha trovato la forza di risalire ogni volta che ha avuto un periodo triste (gli anni finali nei Rainbow, i mesti anni ’90, quando il Metal pareva spazzato via dalla tendenza Grunge…). Ah, poi intervisterei Cozy Powell per chiedergli se è vero che, quando nei Black Sabbath fu sostituito dal redivivo Vinnie Appice per “Dehumanizer”, fu solo per il suo brutto incidente oppure per l’imposizione di Appice da parte del singer americano.
Gianluca: Mi piacerebbe intervistare Totò e Alberto Sordi ma soltanto su aspetti concernenti la musica, visto che erano entrambi anche cantanti e autori. Tornando con i piedi per terra, è una cosa che oggi farei con il Carlo Verdone batterista e grandissimo appassionato di musica (a Roma, peraltro, condividendo lo stesso negozio di dischi, è capitato in un paio di occasioni di confrontarci su tematiche esclusivamente musicali).
Tracklist:
1) Twisted World’s End 2) Hyperborea 3) Dark Energy 4) Hyperway To Knowhere 5) Female Revenge
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rosaannaargento · 6 years
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"STUPOR MUNDI" viene attribuita a re Federico II di Svevia il quale incoronato nel 1220, fondò a Palermo una scuola di arti e lettere considerata di grande influenza. La poesia lirica della scuola, in volgare siciliano aulico, venne celebrata da Dante Alighieri come eccellente esempio di lingua volgare di impareggiabile cultura e la citò nel suo De Vulgari Eloquentia. Acrilico su tela non trattata. Cm 220x160. Autrice: Rosa Anna Argento.
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STUPOR MUNDI- Tecnica mista su tela, 220x160-
       Il grande arazzo "Stupor Mundi" è l'emblema di una visione socratica dell'arte attraverso la poetica del frammento. Un tassello in cui viene sottolineata la storia di Palermo e della Sicilia quale luogo che ha saputo dare i natali alla lingua italiana grazie alla testimonianza dell'Illustre Dante Alighieri.  Il poeta fiorentino ha riconosciuto, attraverso il suo "De Vulgari Eloquentia", alla lingua siciliana, la caratteristica di lingua nobile ed illustre grazie a Re Federico II alla cui corte nasce e si sviluppa la poesia lirica d'amore. La tela e’ dipinta sul rovescio per mostrare la sua magnifica trama che, cosi’ entra a far parte del significato dell'opera.
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painfulpresent · 4 years
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“E quindi uscimmo a riveder le stelle”
Tra i versi passati alla memoria collettiva, c’è l’ explicit dell’Inferno: «e quindi uscimmo a riveder le stelle» ( è appena il caso di rammentare che una delle più importanti simmetrie testuali della Divina Commedia è la scelta di chiudere ognuna delle tre cantiche con il medesimo lemma, «stelle». Questo espediente strutturale serve – secondo Gianfranco Contini – a garantire la perifericità rispetto all’aiuola che si calpesta ). Dopo essersi inabissato nella fossa delle Marianne della nostra umanità ed aver raccontato le turpitudini più inumane, il poeta si lascia alle spalle la profonda notte infernale e si prepara a scalare la montagna della speranza e della redenzione.
Il “riveder le stelle” nella letteratura
Quando era ragazzo, uno dei passatempi preferiti di Giacomo Leopardi era sedersi e alzare gli occhi al cielo: contare le stelle, numerarle ad una ad una. Nei suoi dialoghi monologanti con gli astri, il poeta rivolgeva ai suoi muti interlocutori tutti gli  interrogativi intorno al senso del nascere e del morire. L’eco della nostra umanità finiva così  per smarrirsi nella vastità infinita delle costellazioni, indifferenti, nel loro remoto baluginare, al doloroso gioco di esistere. Qualche tempo dopo, Giovanni Pascoli – in una delle sue poesie più famose – aprirà allo sguardo dei lettori un cielo che inonda di un pianto di stellequest’atomo opaco del male che è il nostro mondo, già descritto dal poeta di Recanati  come un oscuro granel di sabbia / il qual di terra ha nome.
L’emozione
Credo che sia Leopardi sia Pascoli avessero a lungo meditato su quell’endecasillabo della Commedia di Dante ( Paradiso, c. XXII, v. 151 ) che raccoglie l’emozione del  turista dell’oltretomba nel momento in cui osserva la terra da una sconfinata lontananza  ed essa gli appare come l’aiuola che ci fa tanto feroci.
Noi uomini siamo stipati in questa nave azzurra sospesa nello spazio, una favilla nell’immenso incendio galattico, e trascorriamo l’esistenza – sempre secondo Leopardi – a infelicitarci e distruggerci scambievolmente, ignari che il nostro transito esistenziale è un frego effimero sulla lavagna della storia dell’Universo: una traccia che la spugna del tempo cancella.
Nascita e morte
Nascita e morte: verità veloce. Come aveva scritto Elsa Morante, «tutte le vite hanno la medesima fine». La creaturalità dell’esistenza  ci accomuna e ci affraterna a tutte le altre specie viventi. Il sole – diceva il poeta latino Catullo – muore e rinasce, ma per quanto riguarda gli uomini la prospettiva è un’altra: «cum semel occidit brevis lux / nox est perpetua una dormienda» ( quando il sole della vita è tramontato, dovremo dormire una notte lunghissima ). Le Confessioni di S. Agostino si aprono con una riflessione sull’uomo, che ovunque vada porta con se il peso della propria morte ( homo circumferens mortalitatem suam ) .
Il dono dell’esistenza
Quel poeta agostiniano che è Giuseppe Ungaretti pone a sé stesso la seguente domanda: Volti al travaglio come una qualsiasi fibra creata / perché ci lamentiamo noi? L’esistenza è un dono doloroso e Il compito dell’arte è quello di medicare questa  ferita creaturale.  La Morte – scrive il poeta statunitense Wallace Stevens –  è la madre della bellezza. È un verso che va interiorizzato: ci insegna che proprio dalla consapevolezza della nostra fragilità e precarietà noi uomini ereditiamo la spinta a vivere, ad amare e a raccogliere la bellezza intrisa di amarezza che circonda le cose. Possiamo pensare all’arte come a una contro – creazione finalizzata a riparare l’esistenza: una reparatio hominis ac mundi.
Rinnovare l’umanità dell’uomo
Il compito che Dante si propone nella Commedia è quello di rinnovare l’umanità dell’uomo. I cento canti del suo poema sacro sono tante stazioni testuali che scandiscono un viaggio di salvezza orientato a recuperare quel bene di esistere che il peccato assedia. Il suo – come ci ha suggerito Ezra Pound – è un viaggio negli stati della mente. Possiamo definire la Commedia uno specchio poetico del cosmo, un dono di parole a scartamento infinito destinato all’umanità intera. I versi «e quindi uscimmo a riveder le stelle» ne sono l’emblema.
Ma che cosa ha rappresentato il libro nella vita del poeta? Esiliato, povero, costretto a vivere ai margini della generosità altrui ( il suo primo biografo, Giovanni Boccaccio, ci racconta che egli con fatica disusata doveva il sostentamento di sé medesimo procacciare ) il suo capolavoro fu una sorta di anti-destino, nella misura in cui egli riuscì a rovesciare la sua sconfitta esistenziale nel più grande trionfo poetico della storia.
E quindi uscimmo a riveder le stelle
Il firmamento che Dante ritrova è quello che permette ai marinai di orientare la rotta della navigazione, impedendo loro di smarrirsi nel grande mare dell’essere.  Il significato del verso «e quindi uscimmo a riveder le stelle» sta proprio qui. Nei momenti di sconforto, tutti accarezziamo questo verso come un talismano. Nella speranza di poter superare quegli ostacoli esistenziali che ci impediscono di proseguire il nostro itinerario nei giorni e negli anni. Lo stesso capitò a Dante personaggio quando – all’inizio dell’Inferno – tre fiere gli sbarrarono la strada facendolo arretrare. Sempre più lontano da quel colle luminoso e alto che rappresentava la liberazione dal male. Nel De vulgari eloquentia il poeta aveva scritto che proprio grazie alla dolcezza della poesia era riuscito a gettarsi alle spalle ( « postergamus » ) l’esilio.
La Divina Commedia
Diceva Pessoa che «la letteratura, come tutta l’arte, è la prova che la vita non basta.» La Divina Commedia è una contro – creazione che vuole riparare gli uomini e ricucire quella ferita di esistere aperta dentro di loro. Nel firmamento della poesia universale, l’astro di Dante è il più luminoso, quello che più rifulge nella solitudine e nel buio che circonda la vita, quello che meglio potrebbe orientare la nostra navigazione nell’oceano dell’esistenza. Voglio chiudere con una breve lirica di Sandro Penna: ognuno è solo,  ma con vario cuore / riguarda sempre le solite stelle.
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tmnotizie · 5 years
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ANCONA – Ci siamo, con lo show cooking di Elis Marchetti alle 11 al Mercato di Piano San Lazzaro (bis sabato stessa ora) , seguito dalla prima delle tante performance musicali, prende il via DOMANI, venerdì 13 settembre, la seconda edizione di  “Primo Piano Festival 2019”,  l’intensa kermesse della durata di tre giorni che animerà il quartiere più densamente abitato e cosmopolita di Ancona.
Da domani a domenica 15 settembre, passando per sabato 14 – Notte Bianca del Piano – il quartiere si animerà nei suoi diversi spazi  ospitando mercati, concerti di rilievo ed esibizioni musicali di vario genere, performance teatrali e artistiche, incontri, iniziative di street food ed altre occasioni di aggregazione, scambio e  divertimento.
Tre gli ambienti principali del festival:
1) Corso Carlo Alberto con il mercatino organizzato dalla Blu Nautilus, che già cura altri eventi nel territorio anconetano. Si svolgerà per tutte e tre le giornate, dalle 17.00 alle 23.00 con l’esposizione e vendita di artigianato artistico ed hobbistica, prodotti ricercati e di qualità;
2) la piazzetta del Mercato dove sarà allestito un palco e dove sarà possibile degustare Gourmet Street Food: moscioli, pesce fritto, cucina anconetana e dal mondo, ascoltando musica dal vivo.   L’area interna del mercato è destinata ad ospitare gli incontri: ogni pomeriggio, dalle 18.00 alle 20.00, si svolgeranno incontri-dibattiti  sui principali temi dedicati alla inclusione ed alla coesione sociale,  all’ambiente, alla cultura, alla filosofia, ai quali interverranno ospiti di spicco.
In particolare domenica 15 alle ore 17 nella piazzetta del Mercato  la conferenza di Medici Senza Frontiere su “Il piacere della condivisione in MSF” con partecipazione del dott. Maurizio Ricci che dialogherà con il giornalista Giovanni Filosa.
Altra novità di questa edizione, il cinema itinerante con un furgone attrezzato che si trasforma in cinema all’aperto, in collaborazione con M&P parcheggi:  in tre giorni, in zone diverse del quartiere,  verranno proiettati 6 film su temi multiculturali dedicati a grandi e piccoli, film che faranno divertire, sorridere e riflettere:
venerdì 13 settembre Piazzale Loreto:
ore 19.45 Asur e Asmar
ore 21.45 Sognando Beckam
sabato 14 settembre Via Mamiani (parcheggio difronte al civico 76):
ore 19.45 Grande Gigante Gentile
ore 21.45 Il mio grosso grasso matrimonio greco
domenica 15 settembre
Alle ore 19 al Mercato del Piano proiezione del film documentario “Stupor Mundi- Federico II”   alla presenza del regista Gianluca Bianco;
A Piazzale Loreto:
ore 19.45 Kirikù e la strega Karabà
ore 21.45 Come un gatto in tangenziale
3)  Presso il parcheggio dell’ ex campo di calcio di piazza d’Armi dove si terrà il concerto di MAHMOOD, sabato 14 settembre alle 13,30 e, a seguire,  un dj set “Aftermahmood”   Nell’area sarà attivo tutti i giorni  Raval Family Village con street food e altre proposte gastronomiche, bancarelle  che vendono oggettistica e articoli musicali,  dj set,  esibizioni musicali, hip nik Radio. A cura di Raval anche il concerto di domenica sera.
Artisti e concerti
Prevista la realizzazione di piccoli e grandi concerti
nei vari angoli del quartiere del Piano San Lazzaro. Si tratterà di musica di strada ma di qualità: jazz, blues, ma anche lirica, e concerti pop con artisti di calibro internazionale come, appunto, Mahmood. I concerti si svolgeranno in: Corso Carlo Alberto, Piazza Ugo Bassi, Piazza D’Armi, zona dell’ex campo di calcio.
La lirica “per tutti”  sarà protagonista  grazie al contributo della associazione Villa Incanto in due appuntamenti consecutivi che si terranno nei due mercati cittadini venerdì 13 settembre: alle ore 11 al Mercato delle erbe di corso Mazzini e alle ore 12 al Mercato del Piano.
Sabato 14  settembre– in coincidenza con la Notte bianca del Piano- l’evento di punta:  il concerto di Mahmood, rivelazione dell’anno e vincitore a Sanremo con il brano “Soldi” con cui si è classificato successivamente secondo al Festival Eurovision.   Il 27enne milanese, cantante e autore, è stato preferito dagli anconetani nell’ambito di un sondaggio social lanciato dal sindaco.
 Pop tour di narrazione  a bordo di un bus d’epoca
Altra novità del festival:  un bus d’epoca parcheggiato in piazza Ugo Bassi che con un tour virtuale – in bilico tra narrazione e performance teatrale –  ripercorre, con aneddoti e curiosità, la storica linea del bus ¼, che dal Viale della Vittoria arriva alla “destinazione perenne” del cimitero delle Tavernelle.   E’ a cura di CDC – Collettivo Delirio Creativo
 Lo Sport che unisce
Sabato 14 settembre , dalle 16 alle 20 a piazzale Loreto, mega torneo di calcio a 5  “Educalci” per gli adolescenti dei quartieri Archi e Piano.  Il progetto è a cura della associazione Polo9.   Domenica 15 settembre BICINCITTA‘  “L’uguaglianza è in gioco”: ritrovo ore 9,30 a piazza Cavour e- con inizio alle ore 10-   biciclettata non competitiva di km 9 fino  al Piano, a cura di  UISP (quota iscrizione 5 euro)
Happy Talk – Language café
Eventi dedicati alla contaminazione fra lingue e culture diverse: aperitivo di conversazione in Inglese sotto la guida di un tutor
 L’extraterrestre al festival
Come per al prima edizione un attore nel ruolo di “extraterrestre” percorrerà a piedi il quartiere, quasi a ricordarci che a questo mondo siamo un po’ tutti…marziani
 Luci e allestimenti
Per la durata del festival alcuni edifici saranno illuminati con proiezione di luci artistiche. Il quartiere sarà invaso da fioriere e composizioni floreali, a cura di varie associazioni.
La Radio
le radio storiche del capoluogo, Radio Conero e  Arancia network  con il canale televisivo del  gruppo “Orange Comunication” saranno presenze fisse nel quartiere, incontreranno i personaggi, animeranno  i luoghi,  racconteranno gli avvenimenti,  registrando e diffondendo lo spirito e le peculiarità del Festival.
La viabilità
Sabato 14 settembre per la Notte Bianca e il concerto di Mahmood: a partire dalle 18.30 verranno chiuse via Cristoforo Colombo e Corso Carlo Alberto. Via Torresi sarà percorribile verso Montagnola/Tavernelle con senso unico prolungato fino a via della Marina al termine della quale partirà il doppio senso di marcia. L’accesso all’ex campo da calcio, destinato a parcheggio, sarà consentito attraverso la stradina adiacente, percorribile in doppio senso fino al cancello di ingresso, sempre da via Montagnola.
I collegamenti (bus navetta) e i parcheggi
In occasione del concerto di Mahmood sabato 14 settembre un servizio di navetta servirà la tratta Bus-navetta GRATUITO Tavernelle – Ugo Bassi – Via Marconi
Percorso: Tavernelle – P.zza Ugo Bassi – Via Marconi – rotatoria San Martino e viceversa
19.30 19.45 20.00 20.15 20.30 20.45 21.00 21.15 21.30 21.45 22.00 22.15 22.30 22.45 23.00 23.15 23.30 23.45 00.00 00.15 00.30 00.45 01.00 01.15 01.30 01.45 02.00 02.15 02.30 02.45 03.00 03.15      
Sarà possibile parcheggiare
– al parcheggio scambiatore di Tavernelle dove partirà il collegamento con il bus navetta (vedi gli orari sopra) – l’ex campo da calcio di Piazza D’Armi con circa 250 posti auto – Il  parcheggio degli Archi è aperto a pagamento: Venerdì fino alle ore 21.00 – Sabato fino alle ore 1.00 (di domenica) – Domenica dalle ore 15.00 alle ore 24.00 L’orario indica la possibilità di entrare,  si potrà uscire a qualsiasi ora. Con il biglietto del parcheggio si accede all’interno per il ritiro dell’autovettura dall’ingresso pedonale
ACCESSO AL CONCERTO DI MAHMOOD:
I quattro varchi preposti all’area dove si svolgerà il concerto – presidiati da personale della security-  verranno aperti all’incirca 1 ora prima, verso le 22,30.   La capienza del parterre è di 4.900 spettatori, che verranno conteggiati con il contapersone.  Superato quel numero, pertanto, l’accesso non sarà possibile.    Si ricorda che- come avviene per ogni concerto- non sarà possibile introdurre nell’area  bevande alcooliche di qualsiasi gradazione,  bevande contenute in bottiglie di vetro, lattine,  borracce di metallo o bottiglie di plastica di grandi dimensioni, bombolette spray (inclusi antizanzare, deodoranti, creme solari) e corpi contundenti quali ombrelli, bastoni per utilizzo cellulari a distanza ecc.  Il suggerimento è di godersi la Notte bianca fino verso le 22 raggiungendo ordinatamente il luogo del concerto.
– Main sponsor di primo Piano Festival, che si avvale del sostegno e della  collaborazione di molti soggetti tra i quali i commercianti del quartiere, si conferma la società Prometeo ESTRA.
Altri sponsor e sostenitori:   Mobilità & Parcheggi
In collaborazione con:
Ciavattini Garden
Osteria della Piazza
See Port Hotel
Media Partner:
Orange Comunication
Si ringraziano:
Medici Senza Frontiere
Banca Etica
Collaborazioni:
Ancona Jazz
Marche Teatro
Associazioni del Piano San Lazzaro (Piazza D’Armi e Corso Carlo Alberto)
Ial Cisl
Anolf
Coss Marche
Polo9
CDC – Collettivo Delirio Creativo
Teatro Eliot
Zona Musica
Accademia Musicale
Uisp
IL   PROGRAMMA
  venerdì 13 settembre 2019     11.00 Show cooking con Elis Marchetti ” Gusto e salute al profumo di mare” Mercato del Piano     11.00
  La Lirica al mercato – a cura di Villa Incanto al Mercato delle Erbe di Corso Mazzini     12.00
  La Lirica al mercato – a cura di Villa Incanto al Mercato del Piano     18.00 Presentazione progetto “laboratorio con legno di recupero”       19.00 “The remark you made” – tribute to Weather Report Piazza d’Armi  (piazzetta mercato)     19.30 Trio jazz: Francesco Taucci, Daniele Marconi e Zeno Le Moglie Giardinetti Corso Carlo Alberto     19.30 Proiezione film Piazzale Loreto     21.00 Luna Dance Theater – Performance di teatro danza: andato in scena anche a New York, Germania, Francia ed altre città italiane. Coreografie di Simona Ficosecco in una performance “site specific” Piazzetta Mercato     21.00 Folkantina in concerto: folk-rock, irish, folk internazionale e brani autoprodotti a km zero Corso Carlo Alberto di fronte ai Salesiani     21.30 proiezione film Piazzale Loreto      
    sabato 14 settembre 2019
   NOTTE BIANCA DEL PIANO IN PRIMO PIANO FESTIVAL
        11.00 Show cooking con Elis Marchetti “Gusto e salute al profumo di mare” Mercato del Piano   dalle 16.00 alle 20.00 Educalci 2 – progetto di Polo9 s.c.s.i.s. – partite inaugurali del torneo di calcio a 5 per gli adolescenti dei quartieri Archi e Piano della città. Piazzale Loreto   18.00 Lizard music groups  
    19.00 Arianna Brilli & band     19.00 Pole Dance  figure ginniche ed acrobatiche su palo -scuola Paggi Pole & aerial di Ancona     19.00 Michael Paoli from Scotland – Blues Folk e Country americana Corso Carlo Alberto difronte ai Salesiani e giardinetti   dalle ore 18.30 Stand Croce Gialla dimostrazioni di “Disostruzione pediatrica”     ore 22.30 Dj set musica e tribal house con Mattia Gresta, Gabri Mata, Apeless, Marinz Piazzale antistante il Corner Cafè   dalle ore 18.30 ”Giochi de nà volta” a cura dell’Ancona Respect scuola di calcio maschile, mista e femminile Piazza d’Armi (Piazzetta Mercato)   dalle ore 18.30 Stand Croce Rossa punto informativo ed intrattenimento con trucca bimbi e palloncini a cura dei giovani della Croce Rossa Italiana-
Stand Associazione “Centro Papa Giovanni XXIII” lotteria di beneficienza
Stand “Nuova Folgore”
Viale Cristoforo Colombo   18.30 Growing Brother Viale Cristoforo Colombo   19,30 Proiezione film Via Mamiani   Dalle ore 20.00 Dj set con Afro Buk remember Presso Sweet Cafè  – piazzetta COOP   20.30 Band “Foxi Trump” – la storia del Rock dagli anni ’70 fino ad oggi passando per i pezzi più storici.
  Piazza d’Armi  (piazzetta mercato)   20.30 “Lady Dania Group” Rock – Funky – Musica Italiana
  Piazzetta Antistante Flora e Fauna   21.30 Proiezione film Via Mamiani   21.30 JEEG ROBOTS cartoon cover band Gasoline Road Bar – via Lauro Rossi   22.00 Concerto DNA – Pink Floyd Tribute – le migliori canzoni tratte da The dark side of the moon, Wish you were here, The Wall, Animals, Atom heart mother ed altro
  Piazza d’Armi  (piazzetta mercato)   22.30 “I Pronipoti: i fantastici anni ‘60”
  Piazzetta Antistante Flora e Fauna   23.30 CONCERTO MAHMOOD PARCHEGGIO dell’ex Campo di Calcio Piazza D’A
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     domenica 15 settembre 2019
    9.00 Bicincittà: ” L’uguaglianza è in gioco” Partenza da Piazza Cavour verso il Piano San Lazzaro   17.00 Conferenza Medici Senza Frontiere “Il piacere della condivisione in Medici Senza Frontiere“ con la partecipazione del Dott. Maurizio Ricci Piazzetta mercato   19.00 Francesca Borsini trio – voce, piano e contrabbasso Corso Carlo Alberto di fronte ai Salesiani e giardinetti   19.00 Michael Paoli from Scotland – Blous Folk e Country americana Corso Carlo Alberto di fronte ai Salesiani e giardinetti   19.00 Pole Dance  figure ginniche ed acrobatiche eseguite su palo a tempo di musica da atleti e performer della scuola Paggi Pole & aerial Corso Carlo Alberto di fronte ai Salesiani e giardinetti   19.00 Proiezione del film documentario “Stupor Mundi – Federico II” e a seguire conversazione con il Regista Gianluca Bianco : “Imbilico; L’arte del cambiamento” Mercato del Piano   19.30 Proiezione film Piazzale Loreto   21.00 “Chopas & Arerè” – featuring Luca Mattioni e Adriano Taborro Piazzetta Mercato   21.30 proiezione film Piazzale Loreto    
TUTTI I GIORNI    dalle ore 17.00 alle 24.00
        Gourmet Street food: moscioli, pesce fritto, sushi
Piazza D’armi davanti al mercato      
Mercatino oggettistica e artigianato artistico e street food
Corso Carlo Alberto      
Happy talk language caffee
Bar del Piano    
Extraterrestre
in giro per il piano      
allestimenti Fiori
in giro per il piano      
Proiezioni di luci
in giro per il piano      
tutti gli eventi sono ad ingresso gratuito
        RAVAL FAMILY VILLAGE     TUTTI I GIORNI   piazza d’Armi (lato campo da calcio)
    Street food,barbecue, vegan point birrette. Hip Nik Radio, Concerti Market, dj set opening 17.00- 01.00
Piazza D’armi davanti al mercato  Ore 23.00 ZASTAVA ORKESTAR – BALCAN BOOM Ingresso gratuito
                                          SABATO 14 SETTEMBRE
    17.00- 03.00 After Mahmood UGO BASS SOUND SYSTEM (PANOTRONIK) Interno campo da calcio             DOMENICA 15 SETTEMBRE   Ore 12,00 RADICI NEL CEMENTO  
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Maurizio Avi
Maurizio Avi nasce a Zagarolo (Roma) nel 1953,
da padre ebanista e madre cantante lirica. Qui inizia la propria formazione nel laboratorio del padre, a contatto con la natura Lo scultore Giuseppe Uncini lo “scoprirà” in seguito, all’Istituto d’Arte Roma1, e con lui realizzerà preziosi gioielli d’autore.Il giovane Avi comincia a frequentare gallerie e studi d’artista e, nel contempo,…
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love4lyric · 5 months
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iloveopera9 · 6 months
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MARÍA CALLAS in Il Barbiere di Siviglia, La Traviata & La Gioconda. Color by Luz Butron Soprano ALT.
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liricamundi · 7 months
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ANNA MOFFO
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aposello-blog · 7 years
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Lessi di un episodio avvenuto al Caffè Florian di Venezia, non so in quale anno del boom economico. Un giovane direttore d’orchestra che avrebbe fatto una bella carriera incontrò, per caso. un corpulento signore oltre la settantina, dalla chioma bianca un poco scapigliata. Esuberante, raccontò di essere non solo un famoso tenore ma anche il rivale di Enrico Caruso al Metropolitan di New York. Disse di aver cantato con Arturo Toscanini.
“Ah, ah, ah! Lei lo conosce?» chiese il direttore d’orchestra al critico musicale che raccontava il fatto su una rivista, non ricordo se questi fosse Rodolfo Celletti o Giorgio Gualerzi.
«Ha detto che il suo nome è Giovanni Martinelli”, mettendo implicitamente in dubbio la veridicità delle parole. Insomma un fanfarone da caffè di lusso.
Il signore «canuto» aveva raccontato, né più né meno, la verità.
Tenore lirico-spinto, gli americani consideravano Giovanni Martinelli l’erede del grande cantante napoletano, uno dei protagonisti della Golden Age del Metropolitan. Nacque nel 1885 a Montagnana, vicino a Padova, città assai fortunata quanto a tenori, poiché diciotto giorni dopo la nascita di Martinelli nacque Aureliano Pertile.
La cosa paradossale di questo episodio fu che, narrando la verità, il celebre tenore passò per un pittoresco racconta frottole. Come non sapere chi fosse Giovanni Martinelli?
Sic transit gloria mundi.
Andando al Circolo Lirico Bolognese, soprattutto quando era nella sede di Palazzo Tanari vicino a casa mia, si incontrava una certa varietà di innocui gradassi. Spesso tenori che, a detta loro, avevano tutti voce da tenori spinti o drammatici. I ruoli erano Pollione, Manrico, Alvaro, Andrea Chenier, Turiddu, Canio, Calaf e Otello. A proprio dire, possedevano voci migliori sia di Franco Corelli che di Mario del Monaco. Le rare ed ovviamente deludenti esibizioni al Circolo Lirico si concludevano con complimenti sperticati davanti ma, dietro le spalle, tutti li derivano. Macchiette non completamente innocue.
Nell’ambito dell’opera, in pochi anni, ho conosciuto tre millantatori con i fiocchi, un soprano bolognese, un altro ferrarese e un tenore statunitense. Millantatori che costruirono le prove per dare veridicità alle menzogne.
Conobbi la prima millantatrice, quella bolognese, attraverso un vicino di classe del liceo con il quale non mi ero più visto da prima della mia Maturità. Era il 1977.
Entrambi collezionavamo dischi e opere dal vivo ma avevamo gusti musicali differenti: io ascoltavo dalla musica del romanticismo fino a quella contemporanea, Tullio si arrestava alla musica romantica. Adoravamo entrambi tre soprani, Magda Olivero, Montserrat Caballè e Joan Sutherland. Tullio, a differenza di me, non sopportava Maria Callas perché la sua voce ballava e gli acuti erano strillati.
Magda Olivero
Montserrat Caballé
Joan Sutherland
Maria Callas
Da quella conversazione uscì fuori che tutti e due cantavamo in casa sopra ai dischi come i matti del Circolo Lirico. Io tenore, lui basso.
Quando Tullio sentì questo gli si illuminarono gli occhi. Mi raccontò che faceva divulgazione lirica: essendo la madre maestra, Tullio cantava davanti agli bambini, mimando l’azione con costumi e qualche semplice oggetto di scena. Allevava una nuova generazione di frequentatori del melodramma. Non solo si esibiva personalmente ma aiutava la madre nello spiegare le opere ai bambini prima di accompagnarli alle spettacoli che il Teatro Comunale riservate alle scuole. L’ultima opera che i bambini avevano visto al Teatro Comunale fu Il Signor Bruschino diretto da Donato Renzetti, e tra i cantanti c’erano Saverio Durante, Silvia Baleani, Franco Federici e l’amico Floro Ferrari. Già in quegli anni si rilevava una crisi delle vocazioni liriche tra i giovani e tutto questo mi parve una piccola attività degna di qualche interesse.
Tullio, però, aveva in mente qualcos’altro. Quasi fosse un impresario, pensava di allestire una breve stagione lirica da rappresentare nella classe della madre: di lì a poco avrebbe messo in scena La Serva Padrona di Pergolesi. Era quasi pronta, aveva terminato le prove con il soprano, a suo dire molto bravo e con una voce bellissima. Una semiprofessionista. A Tullio mancava qualcuno che facesse Vespone, ruolo da mimo. E dopo l’opera di Pergolesi sarebbe venuto L’elisir d’amore. Per questa non aveva ancora trovato il tenore per il gravoso ruolo di Nemorino.
«Tu tenore? Splendido, ti scritturo. Puoi fare sia l’uno che l’altro».
Questa proposta non mi entusiasmò perché ben conoscevo la mia scarsa propensione ad apparire davanti al pubblico, seppur costituito da «cinni» delle elementari. Io ero un cantante che si esibiva in stanza da bagno, mica in una sala da concerto!
E poi, se adoravo L’Elisir d’amore, La Serva Padrona mi faceva addormentare. Tutt’ora con questo intermezzo mi faccio dei bei sonnellini.
La mia risposta fu, dunque, «no».
Ma Tullio non mollò. Ci eravamo, infatti, scambiati il numero di telefono, e il giorno dopo mi telefonò: mi invitò a casa sua per due chiacchiere, qualcosa da mangiare, per vedere la sua collezione di nastri, ascoltare po’ di musica. Infine per presentarmi Evelina, il soprano.
E andai.
Ascoltammo nastri, dischi e poi venne il turno di una registrazione di Evelina.
Ascoltammo È strano, Ah forse è lui, Sempre libera degg’io, un bel biglietto di presentazione.
Il brano aveva l’accompagnamento orchestrale. Tullio mi raccontò che il ragazzo di Evelina, caballeiano a trecentosessanta gradi, aveva trovato la base orchestrale dall’edizione completa diretta da Georges Prêtre senza, appunto, Montserrat Caballé.
Il soprano Evelina aveva una voce di timbro molto gradevole, ben emessa, agilità perfette e sciolte. Forse solo un po’ fredda come interprete, se proprio si voleva cavillare qualcosa. Non potetti che dire belle parole e, soprattutto, sincere.
«Accidenti…che brava. Sai una cosa? Mi ricorda la voce di Anna Moffo».
Nella registrazione di Evelina c’era anche il tenore fuori scena:
«È il maestro di Evelina, R.A., un tenore del coro del Comunale», mi spiegò il solerte ospite.
«Evelina canta a teatro?»
«No, è al secondo anno di architettura»
«Come l’hai conosciuta?»
«Ė la ragazza di un mio amico. Insegnano catechismo nella stessa Parrocchia»
«Ha fatto audizioni presso agenzie o teatri?»
«Per ora i genitori non hanno piacere e vogliono che prima si laurei»
Suonò il campanello e Tullio, con uno sguardo che dimostrava di essere al settimo cielo, portò Evelina in salotto a braccetto.
La voce aveva evocato altre fisionomie e un altro modo di essere.
La Diva indossava una pelliccia di lince ottenuta da animali in peluche. Magra, bassa ma con tacchi a spillo, portava dei jeans attillatissimi per metter in mostra il sedere. Mora corvina, una frangia leggermente crespa arrivava oltre le sopracciglia. Il volto terminava con un mento a punta, il naso aquilino spuntava da due zigomi sporgenti, labbra sottili, occhi scuri vivaci leggermente ravvicinati. Non era bella ma, come si dice, «un tipo».
Evelina aveva un carattere estroverso, rideva fragorosamente e con facilità. Parlava starnazzando con la pesante cadenza delle mie parti e poi le essce, le szeta, le tci bolognesi, che avrebbero decimato eleganza e fascino perfino a Grace Kelly.
(Continua)
Tre millantatori all’Opera – Il soprano bolognese (Parte prima) Lessi di un episodio avvenuto al Caffè Florian di Venezia, non so in quale anno del boom economico.
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liricamundi · 9 months
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FRANCO CORELLI
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liricamundi · 8 months
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RENATA SCOTTO as Manon Lescaut in PUCCINI's Manon Lescaut
Metropolitan Opera House NY 🇺🇲
Copyright ©️ Getty Images & ©️ Metropolitan Opera House NY
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liricamundi · 9 months
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ENRICO CARUSO as Vasco da Gama in MAYERBEER 's *L' AFRICAINE*
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ENRICO CARUSO as Raoul in MAYERBEER's *GLI UGONOTTI*
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Der GROSS CARUSO
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ENRICO CARUSO as il Duca di Mantova ne VERDI's *Rigoletto*
Copyright: A. Dupont, NY
Color by: Vice.Coloring
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