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#luogo abbandonato
lucreziabeha · 1 year
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Il mio cuore è un luogo abbandonato, dove si respira l'aria di un tempo antico e si vive l'atmosfera incantata di una fiaba, ci vuole coraggio per entrarci, bisogna fare attenzione ai rovi di spine, ai precipizi, agli angoli buio dove dimora il gelo dell'inverno, ma nei punti in cui filtra la luce si possono vivere esplosioni prepotenti di primavera.
Lucrezia Beha
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deathshallbenomore · 1 year
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coloro i quali facendo urbex si impressionano se trovano ossa umane in chiese abbandonate da millemila anni
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ilbloggaro · 2 years
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Dispersi nel BUNKER ABBANDONATO
Dispersi nel BUNKER ABBANDONATO
Avete Capito Bene! Dispersi nel BUNKER ABBANDONATO! Infatti mio fratello, io ed un altro mio amico, ci siamo avviati all’esplorazione di questo Bunker misterioso che si trova all’interno della montagna chiamata Cima Marta. Durante la pianificazione dell’esplorazione avevamo previsto di entrare dall’ingresso a quota più elevato per poi uscire dalla parte opposta da un altro ingresso piazzato ben…
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diceriadelluntore · 1 month
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Dantedì 2024
Purgatorio, Canto XVI. Dante e Virgilio avanzano lungo la III Cornice, attraverso il denso fumo che rende quel luogo più buio di una notte priva di qualunque stella e irrita fortemente gli occhi del poeta, che è costretto a chiuderli e ad appoggiarsi al maestro. Dante cammina come un cieco, seguendo la sua guida senza vedere nulla e Virgilio gli raccomanda di non separarsi da lui. Sente delle voci che invocano pace e misericordia, intonando le prime parole dell'Agnus Dei in modo tale che dimostrano un'assoluta concordia. Dante chiede a Virgilio se a parlare sono dei penitenti e il maestro risponde di sì, aggiungendo che si tratta degli iracondi. Incontrano Marco Lombardo, che in vita fu uomo di mondo e conobbe quella virtù cortese che ormai tutti hanno abbandonato. Egli aggiunge che in quella direzione si arriva alla scala e chiede a Dante di pregare per lui, una volta che sarà giunto in Paradiso. Il poeta gli chiede perchè il mondo è privo di quella virtù cavalleresca tanta cara al Nostro. Lombardo, dopo aver fatto un lungo sospiro, dice:
Alto sospir, che duolo strinse in «uhi!», mise fuor prima; e poi cominciò: «Frate, lo mondo è cieco, e tu vien ben da lui.
Voi che vivete ogne cagion recate pur suso al cielo, pur come se tutto movesse seco di necessitate.
Se così fosse, in voi fora distrutto libero arbitrio, e non fora giustizia per ben letizia, e per male aver lutto.
Lo cielo i vostri movimenti inizia; non dico tutti, ma, posto ch’i’ ‘l dica, lume v’è dato a bene e a malizia,
e libero voler; che, se fatica ne le prime battaglie col ciel dura, poi vince tutto, se ben si notrica.
Dapprima emise un profondo sospiro, che poi si tramutò in «uhi!»; poi iniziò: «Fratello, il mondo è cieco e tu dimostri di venire da lì.
Voi che siete in vita riconducete la causa di tutto al Cielo, come se esso determinasse ogni cosa necessariamente.
Se fosse così, in voi non ci sarebbe più il libero arbitrio, e non sarebbe giusto essere premiati per la virtù, ed essere puniti per la colpa.
Il Cielo inizia i vostri movimenti, e neppure tutti; ma anche ammettendo ciò, voi siete in grado di distinguere il bene dal male, e avete il libero arbitrio; il quale, se anche incontra difficoltà nelle prime battaglie con gli influssi astrali, poi vince ogni cosa, purché venga ben nutrito.
Purgatorio, Canto XVI, 64-68.
Buon Dantedì a tutti!
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amore-perso · 4 months
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Parte 2
"Speciale deriva da species, che significa spettacolo, scena vista, qualcosa che risalta agli occhi di chi sa guardare"- è quello che mi disse guardandomi negli occhi con quella luce soffusa che proveniva dalla luce del corridoio, lasciata accesa per la fretta di cogliere al balzo l'occasione di sdraiarsi accanto a me. "Immagino che tu sia colui che sa guardare" -dissi- "non è forse speciale anche la persona che riconosce chi altri lo sia?" -non perdeva mai l'occasione per esaltare le sue qualità, pure troppo, forse anche fino a risultare odioso a volte. Ma a quel punto cominciò a sfiorarmi il viso, io risultai sicuramente infastidita, perché mi girai meglio dalla parte opposta, in ogni caso gli facilitai la presa, in quella posizione poteva tenermi stretta, con una mano sulla guancia, toccandomela meglio, c'era più contatto. Il mio cuore iniziava a battere più veloce ma riuscivo a tenere la calma, forse facilitata dal sonno, che ancora la sua presenza non mi permetteva di prendere. Mantenni quella posizione per tanto, dopo qualche minuto mi iniziava a piacere la sensazione della sua mano calda posta quasi sulla mandibola, a sfiorare la parte del viso a metà tra guancia e collo, tra castità e desiderio. Cominciavo a rilassarmi e quasi ad addormentarmi, quando la sua mano cominciò a spostarsi, scese giù, nel tragitto per qualche secondo mi sfiorò il seno, scese ancora giù. Per un attimo ebbi paura o forse sperai, forse lo pensai perché in realtà lo volevo, che cominciasse a toccarmi meglio. La sua mano cercava qualcosa, disperatamente quasi, era la mia mano, la prese, incastrò le sue dita con le mie, ci giocò per qualche minuto e poi la portò al suo viso. Ovviamente la posizione iniziale, in cui lui mi stava abbracciando da dietro, così non era più comoda per me, dovetti girarmi.
Se la teneva stretta, come a dire "accarezzami, non togliere la mano", è quello che feci: iniziai a sfiorare la leggera ombra di barba che aveva col dorso della mano, i suoi occhi iniziarono ad addolcirsi, non erano come al solito e passai a delle carezze migliori. Ora mi trovavo lì, quasi a pancia in giù, per metà appoggiata al suo petto, con il braccio che mi faceva da cuscino e la mia mano che smetteva di accarezzargli il viso solo per passare qualche secondo sul suo petto. Lui vide nel mio sguardo la paura di caderci ancora, la paura di crederci, di stare davvero bene a causa della mancanza di fiducia nei suoi confronti. Non potevo fidarmi, ogni volta che ero stata bene lui spariva, né un messaggio, né una chiamata, come potevo credere al suo bisogno di ricevere il mio amore, le mie attenzioni... Mi conosceva, leggeva nel mio sguardo ognuna di queste domande e iniziò a parlarmi di quello che lo portava a essere in quel modo.
Da un ragazzo così cosa vi aspettereste? Nulla di specifico, non mi raccontò del perché lo faceva da sempre, né cosa successe nel particolare: si limitò a parlarmi della sua unica relazione, avuta qualche anno prima, quindi comunque dopo che aveva già l'abitudine di sparire. Aveva sofferto, tradito dal suo migliore amico, non aveva perso solo la sua ragazza, sentiva che tutto quello che aveva fatto per entrambi non era stato apprezzato, si sentiva perso e un po' abbandonato. Io ero lì ad accarezzarlo nel tentativo di calmare il suo sfogo, a guardare nei suoi occhi mentre mi raccontava la sua storia, quando mi colpì una frase specifica "per me tu sei un mondo". Vi spiego: non stava parlando di me, ma era uno di quelli che ci metteva anima in quello che faceva, anche io, per cui lo capivo benissimo, e il fatto di non essere apprezzato o che nulla gli veniva riconosciuto lo minava dall'interno, parlava di questa ragazza come un mondo conquistato dopo tanto e che lui aveva contribuito a costruire, un luogo dove trovare rifugio, benessere, qualcosa di enorme, che lo avvolgesse e in cui perdersi, con le sue piccole e uniche caratteristiche. Per lui ero così, con altre diverse piccole e uniche caratteristiche: realmente eravamo dei mondi, dei piccoli pianeti, ognuno differente dall'altro, compresi appieno ciò che voleva dire. Tuttavia, la frase mi colpì perché dolorosa, mi immaginai nella mente un piccolo astronauta, che pur avendo scoperto un pianeta bellissimo per lui, decise di scoprirne un altro e focalizzarsi su questo, considerando il primo solo quando aveva voglia. Pertanto, presa un attimo dall'impulsività, gli risposi "un pianeta che però hai frequentato a intermittenza", lo avevo beccato. Sembrava realmente dispiaciuto della scelta che aveva fatto ma il secondo mondo, a quanto disse, era per lui l'unico che all'epoca poteva frequentare. Effettivamente anche io ero spesso sfuggente, lato che alla lunga poteva dare fastidio, scambiandolo per volontà di non ricambiare i suoi sentimenti. Continuavo a guardarlo negli occhi, quella sera c'è stata un'intimità che in 10 anni non si era mai creata. Mi disse che avrebbe tanto voluto stare con me così da tempo e che non si era mai creata l'occasione, ma che se quell'attesa fosse stata necessaria per provare quello che provava in quel momento, ne valeva la pena. "Sto bene" -disse guardandomi negli occhi- "sto proprio bene, con te così, non ho mai guardato nei tuoi occhi così a lungo e tu non hai mai guardato così i miei, tutto questo mi rende colmo di benessere". Era vero, c'era una strana magia che rendeva diversi i nostri sguardi quella sera, io sentivo la sua gioia, la sua sincerità e il suo reale senso di benessere nello stare così.
Tutto ciò mi aveva inebriato: le sue parole, i suoi occhi, un suo sorriso sincero che non avevo mai visto prima, lo stare vicini, le carezze, il suo entusiasmo nel parlare dei suoi sentimenti verso me, tutto. Mi persi anche io nel suo entusiasmo, mi feci prendere, i miei pensieri legati ai suoi e non mi accorsi che era a un millimetro da me che cercava di baciarmi. Non me la sentivo di baciarlo, ma era lì e un po' di desiderio c'era, comunque realizzai quello che stava accadendo realmente solo quando le sue labbra erano già sulle mie e di colpo andai via. Quello che ne risultò fu un mezzo bacio a stampo, storto, con uno schiocco a vuoto, orribile, perché subito mi allontanai, mi tolsi il piumone di dosso e, messe le scarpe e il cappotto, corsi via, lasciandolo lì, solo nel letto.
Continua
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ambrenoir · 16 days
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Tu non capisci proprio niente
Alla moglie, qualunque fosse il motivo, ripeteva:
“Tu non capisci proprio niente!”
Effettivamente lei non aveva studiato oltre la terza media, non si interessava di politica, non leggeva giornali, eccetto i bollettini della parrocchia, si occupava soltanto dei figli, della casa, del bucato, della cucina, e di qualche ora nell’ufficio del parroco.
Quando si accendeva una discussione in famiglia, il marito, rifiutando per principio ogni dialogo sereno, intelligente ed educato, con i suoi soliti pregiudizi, le chiudeva la bocca dicendo:
“Tu non capisci proprio niente!”
Quando la moglie tentava di coinvolgerlo in qualche problema serio sui risultati scolastici dei figli o per valutare l’opportunità di una spesa o la scelta del luogo di villeggiatura o il bilancio familiare… la sua risposta era sempre la stessa, pronta, secca, senza possibilità di replica:
“Tu non capisci proprio niente!”
Una sera, in casa, mentre la televisione trasmetteva una partita della Nazionale, venne a mancare improvvisamente la corrente.
Il marito, tutto nervoso e agitato, si avviò a scendere nel buio dello scantinato per controllare ed eventualmente sostituire la valvola fusibile nel quadro di distribuzione dell’energia elettrica.
“Accendi una candela!” gli suggerì timidamente la moglie.
Al solito, il marito, furibondo, le gridò:
“Tu non capisci proprio niente, conosco il posto a memoria!”
Ma quella sera, evidentemente, qualcosa non funzionò a dovere; perché il pover’uomo scivolò su un gradino, sbattè la testa in modo tremendo e, dopo aver lanciato un urlo disumano, rimase a terra tramortito, sanguinante e con rotture varie.
Il caso era molto grave, ma i medici dell’ospedale, dopo giorni e giorni nell’Intensiv Station e con cure forti e adeguate, riuscirono a salvare la vita al poveretto.
Quando l’infortunato si risvegliò dopo quattro giorni di coma, vide la moglie accanto al letto, dolcemente china su di lui, trepidante, con gli occhi pieni di lacrime e piena di amore.
La povera donna non l’aveva abbandonato un solo istante:
giorno e notte, sempre vicina a lui, con mille attenzioni e con infinite preghiere.
Dopo due settimane dall’uscita dal coma, quando finalmente l’uomo poté cominciare a mormorare le prime parole, mentre due grosse lacrime gli brillavano negli occhi, con fatica disse:
“Sono proprio un animale.
Non avrei mai creduto che tu mi volessi tanto bene!”
E lei, col sorriso di sempre, amabile, dolce e con gli occhi umidi e luminosi, gli bisbigliò sottovoce: “Tu non capisci proprio niente”.
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soggetto-smarrito · 2 months
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Ai margini del silenzio, io ascolto il non accaduto sussurrarmi una realtà che non vivo : 
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Sshhh...lo senti il fruscio che  si zittisce ? 
È la mano invisibile che accudisce il tuo giardino abbandonato. 
Un luogo del cuore dove l'immaginario si perde,
ti prego...
Portami lì...dove tutto è possibile, dove i ripensamenti non hanno accesso.
Portami lì...dove ogni cosa continua a rivivere attraverso il sentimento del tempo.
Portami lì...dove non si guarda sempre ciò che in quel momento si doveva fare,
ti prego...
Portami lì...
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Ai margini del silenzio.
soggetto smarrito
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raffaeleitlodeo · 8 months
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Difficile trovare un luogo del mondo più isolato e desolato di una cella di un un carcere di mezza estate.
Ma questo non basta a spiegare quanto è accaduto nel carcere di Torino, dove una donna nigeriana di 43 anni, Susan John, madre di due bambini, ha cercato e trovato la morte, privandosi del cibo e dell’acqua.
Qualche mese fa si è appreso, solo dopo la loro morte, del fatto che due detenuti del carcere di Augusta erano impegnati da mesi in uno sciopero della fame. Evidentemente le autorità del carcere avevano ritenuto che la cosa fosse priva di qualsiasi interesse pubblico.
Alla stessa sorte sembra destinato Domenico Porcelli, che digiuna da oltre cinque mesi nel carcere di Bancali nei pressi di Sassari, senza che vi sia un intervento delle autorità e uno straccio di mobilitazione, destinati a salvargli la vita.
E la macabra contabilità dei suicidi non conosce sosta: aveva 28 anni e aveva commesso piccoli furti Azzurra Campari che, sempre a Torino, si è impiccata nel pomeriggio di qualche giorno fa.
La cella di un carcere di mezza estate può essere davvero il luogo più abbandonato e desolato del mondo.
Luigi Manconi, Facebook
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intotheclash · 7 months
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Nessun luogo abbandonato è del tutto abbandonato.
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schizografia · 3 months
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Teatro e politica
È quanto meno singolare che non ci si interroghi sul fatto, non meno imprevisto che inquietante, che il ruolo di leader politico sia nel nostro tempo sempre più spesso assunto da attori: è il caso di Zelensky in Ucraina, ma lo stesso era avvenuto in Italia con Grillo (eminenza grigia del Movimento 5 stelle) e ancor prima negli Stati Uniti con Reagan. È certo possibile vedere in questo fenomeno una prova del tramonto della figura del politico di professione e dell’influsso crescente dei media e della propaganda su ogni aspetto della vita sociale; è però evidente in ogni caso che quanto sta avvenendo implica una trasformazione del rapporto fra politica e verità su cui occorre riflettere. Che la politica avesse a che fare con la menzogna è, infatti, scontato; ma questo significava semplicemente che il politico, per raggiungere degli scopi che riteneva dal suo punto di vista veri, poteva senza troppi scrupoli dire il falso.
Quel che sta avvenendo sotto i nostri occhi è qualcosa di diverso: non vi è più un uso della menzogna per i propri fini politici, ma, al contrario, la menzogna è diventata in se stessa il fine della politica. La politica è, cioè, puramente e semplicemente l’articolazione sociale del falso. Si capisce allora perché l’attore sia oggi necessariamente il paradigma del leader politico. Secondo un paradosso che da Diderot a Brecht ci è diventato familiare, II buon attore non è, infatti, quello che si identifica appassionatamente nella sua parte, ma colui che, conservando il suo sangue freddo, la tiene per così dire a distanza. Egli sembrerà tanto più vero, quanto meno nasconderà la sua menzogna. La scena teatrale è, cioè, il luogo di un’operazione sulla verità e sulla menzogna, in cui si produce il vero esibendo il falso. Il sipario si solleva e si chiude proprio per ricordare agli spettatori l’irrealtà di quanto stanno vedendo.
Quel che definisce oggi la politica – divenuta, com’è stato efficacemente detto, la forma estrema dello spettacolo – è un inedito capovolgimento del rapporto teatrale fra verità e menzogna, che mira a produrre la menzogna attraverso una particolare operazione sulla verità. La verità, come abbiamo potuto vedere in questi ultimi tre anni, non viene, infatti, occultata e resta anzi facilmente accessibile a chiunque abbia voglia di conoscerla; ma se prima – e non soltanto a teatro – si raggiungeva la verità mostrando e smascherando la falsità (veritas patefacit se ipsam et falsum), ora si produce invece la menzogna per così dire esibendo e smascherando la verità (di qui l’importanza decisiva del discorso sulle fake news). Se il falso era un tempo un momento nel movimento della verità, ora la verità vale soltanto come un momento nel movimento del falso.
In questa situazione l’attore è per così dire di casa, anche se, rispetto al paradosso di Diderot, deve in qualche modo raddoppiarsi. Nessun sipario separa più la scena dalla realtà, che – secondo un espediente che i registi moderni ci hanno reso familiare, obbligando gli spettatori a partecipare alla recita. – diventa essa stessa teatro. Se l’attore Zelensky risulta così convincente come leader politico è proprio perché egli riesce a proferire sempre e dovunque menzogne senza mai nascondere la verità, come se questa non fosse che una parte inaggirabile della sua recita. Egli –come del resto la maggioranza dei leader dei paesi della Nato – non nega il fatto che i russi abbiano conquistato e annesso il 20 % per cento del territorio ucraino (che del resto è stato abbandonato da più di dodici milioni dei suoi abitanti) né che la sua controffensiva sia completamente fallita; nemmeno che, in una situazione in cui la sopravvivenza del suo paese dipende in tutto e per tutto da finanziamenti stranieri che possono cessare da un momento all’altro, né lui né l’Ucraina hanno davanti a sé alcuna reale possibilità. Decisivo è per questo che, come attore, Zelensky provenga dalla commedia. A differenza dell’eroe tragico, che deve soccombere alla realtà di fatti che non conosceva o che credeva non reali , il personaggio comico fa ridere perché non cessa di esibire l’irrealtà e l’assurdità delle sue stesse azioni. L’Ucraina, un tempo chiamata la Piccola Russia, non è però una scena comica e la commedia di Zelensky non potrà in ultimo che convertirsi in un amara, realissima tragedia.
19 gennaio 2024
Giorgio Agamben
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lunamagicablu · 8 months
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Come un fiore che schiude i suoi petali al sole del mattino, come un piccolo d’aquila che spalanca il becco per ricevere nutrimento dalla sua regale madre, come un innamorato che apre le braccia per accogliere e stringere a sé l’amata, diventando uno, come terra arida che assorbe avidamente ogni singola goccia di una fresca e tanto attesa pioggia, con la quale poi si mescola, divenendo indistinguibile, ma mutata nel colore, nell’odore, nel sapore e persino nella consistenza… Così in me, nel profondo del mio cuore, percepisco e riconosco un movimento verso una Fonte che ha in sé Vita, che è Essa stessa Vita, che rinnova e rigenera tutta la Vita. E quanta Bellezza, quanta Gratitudine, quanta Gioia, quanta Pace ed accoglienza nel ritrovarsi a Casa… Ho ripercorso a ritroso la strada lungo la quale mi ero allontanato, ho versato lacrime su lacrime per ripulire gli occhi dalla polvere e dalla sabbia da cui erano offuscati, ho ascoltato il battito del cuore per sentirmi meno solo ed impaurito nelle notti senza luna, ho ritrovato gli angoli, le svolte, gli incroci e i bivi che un tempo mi avevano disorientato e fatto smarrire… Dietro di me, a terra, ho lasciato una pesante catena spezzata, troppo corta, sia per la Libertà, sia per la Vita… Ora sono qui, oltre quella soglia che non riuscivo a varcare, oltre quella porta di cui non trovavo mai la chiave, oltre quella paura, quella rabbia e quella colpa che non riuscivo a confessare, oltre il tradimento che non riuscivo a perdonare… Casa mia… il luogo più piccino che conosco, così minuscola da stare tutta dentro il cuore, le cui pareti sono a tal punto impercettibili, che arrivano a confondersi con la più remota profondità dell’Universo, dove il sole sorge e non tramonta, dove brillano le stelle in un cielo sempre blu… Sorrido, canto e ballo insieme all’alba che nasce, dopo una lunga notte buia… Tu sei in me… Tu sei la Luce, la Bellezza e la Grazia che avevo abbandonato, Tu sei la Vita che mi anima, Tu sei l’Amore che mi nutre… Tu sei… Casa mia. Con Gratitudine e Amore. Sid Atma ********************************* Like a flower that opens its petals in the morning sun, like a baby eagle opening its beak to receive nourishment from its royal mother, like a lover who opens his arms to welcome and embrace her beloved, becoming one, like arid land that greedily absorbs every single drop of a fresh and long-awaited rain, with which it then mixes, becoming indistinguishable, but changed in colour, smell, taste and even in consistency… Thus in me, in the depths of my heart, I perceive and recognize a movement towards a Source which has Life in itself, which is itself Life, which renews and regenerates all Life. And how much Beauty, how much Gratitude, how much Joy, how much Peace and welcome in being at Home… I retraced the road along which I had left, I shed tears upon tears to cleanse my eyes of the dust and sand that clouded them, I listened to the heartbeat to feel less alone and scared on moonless nights, I rediscovered the corners, turns, crossroads and crossroads that had once disoriented me and led me astray… Behind me on the ground I left a heavy broken chain, too short, both for Liberty and for Life… Now I'm here, beyond that threshold that I could not cross, beyond that door whose key I never found, beyond that fear, that anger and that guilt that I could not confess, beyond the betrayal that I could not forgive… My home… the smallest place I know, so tiny that it fits entirely inside the heart, whose walls are so imperceptible that they get confused with the most remote depths of the Universe, where the sun rises and doesn't set, where the stars shine in an ever blue sky… I smile, sing and dance together with the dawn that is born, after a long dark night… You are in me… You are the Light, the Beauty and the Grace that I had abandoned, You are the Life that animates me, You are the Love that feeds me… You are… My home. With Gratitude and Love. Sid Atma 
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amo questa terra perché ogni luogo, ogni sasso, ogni montagna, ogni casolare abbandonato, ogni castello ha la sua storia da raccontare.
visitare il meraviglioso castello di Sperlinga è stato emozionante. un castello scavato nella roccia e nell’arenaria, un castello militare che dominava tra Nicosia e Sperlinga, che resistette sotto il dominio dei francesi all’invasione degli spagnoli dove, ancora oggi, gli abitanti parlano il dialetto gallo-italico invece del tradizionale dialetto siculo con cui sono cresciuta io.
ho capito tardi quanto io sia innamorata di questa regione e di questa nazione e ora penso solo che non c’è altro posto al mondo dove vorrei mai andare a vivere.
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precisazioni · 1 year
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sto seguendo un workshop di musica e cinema in cui, lavorando in coppia con un altro studente, dobbiamo realizzare colonna sonora e sound design per un corto d'animazione. le premesse sono ottime, anche più del conservatorio che ultimamente ho seguito meno; non posso notare però come questi incontri mi sfianchino la difficoltà non è tanto nella loro durata, quanto la facoltà di comprendere la comunicazione altrui, capire come mostrarmi e soprattutto codificare quel che avviene intorno: mi trovo in un luogo estraneo, con persone a me sconosciute, intento a trovare un mio spazio. la naturalezza con cui si presentano si contrappone alla mia difficoltà nel capirli
con il passare del tempo ritengo sempre più plausibile che questi ostacoli non siano relegati ad ansia sociale o introversione, ma che associati a pecularità percettive possano farmi rientrare nello spettro delle neurodivergenze. banalmente, il masking per gestire l'intero approccio - dalla posa adottata al tono di voce, passando poi per una didascalica analisi del perché quel che dico possa creare inimicizie: a inizio giornata il collega con cui devo lavorare sembrava più contento di parlarmi. impegnarmi a essere gentile non è sufficiente: il rischio è di dire cose che, negli stadi iniziali, non è opportuno chiedere o dire; nulla di imbarazzante ma sufficiente per farmi apparire un po' weirdo
quello della neurodivergenza è un fatto che penso da quasi vent'anni e che avevo abbandonato solo nel periodo in cui, isolato dal resto, non avevo confronti col mondo. un primo segno è riscontrabile nelle precoci capacità linguistiche o nell'interesse che a quattro anni avevo per l'astronomia; a quattordici, prendendo il bus, talvolta rivolgevo la parola a persone sconosciute solo perché mi facevano simpatia: poi, ovviamente, fingevano di dover scendere per allontanarmi. oppure: a vent'anni cercavo sul web dei pdf per capire il linguaggio del corpo, per me grande incognita. tralalscio poi l'approccio che ho per le mie passioni, alla percezione che ho del tempo o alla spiccata preferenza nel passare le giornate tra i miei interessi piuttosto che fra le persone
nei luoghi affollati fatico a capire quel che mi dicono: ascolto più il rumore di fondo che le voci; l'overflow sensoriale mi porta a sentirmi confuso o a sbadigliare: somatizzo il sovraccarico non riuscendo a pensare o agire. credo di sapere un minimo mascherare gli aspetti grossolani: non sono bravo a immedesimarmi ma basta qualche parola di rito per soddisfare l'ego altrui; d'altro canto, sono sovrastato dalle emozioni di chi mi sta vicino: se un amico è nervoso lo divento anch'io. finché vivo nella mia bolla mi sento tutto sommato normale, anche se questo vuol dire avere una vita più reclusa da quella di molti
è comunque noioso per me scrivere queste righe perché il rischio che se ne possa dare una connotazione di 'speciale' è labile. non mi sento particolare in nessun modo: piuttosto, mi pare che le altre persone abbiano un automobile di ultima generazione e io un catorcio da dover sistemare di continuo. vado al workshop, situazione nuova, persone che non conosco; mi ritrovo ad avere piccoli stimming, vado in bagno, mi lavo il viso e premo gli occhi per provare a rilassarmi. provo a socializzare con il collega con cui devo collaborare: all'inizio mi parla con un sorriso, a fine giornata sembra volermi evitare
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diceriadelluntore · 1 year
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Ruote
In un Paese come il nostro sempre a caccia di sensazionalismo, non poteva certo passare inosservata una vicenda che, e lo spiegherò tra breve, ha radici nel nostro Paese millenarie.
La notizia, riportata da tutti i siti e dalle testate giornalistiche, sostiene che il giorno di Pasqua una donna abbia abbandonato il proprio neonato, presumibilmente di una settimana, nella Culla per la vita della clinica Mangiagalli, a Milano. Il bimbo, Enea, stava bene e portava con sé una lettera firmata dalla madre.
La Culla per la vita è la modernissima versione delle Ruote degli esposti, un sistema che permetteva attraverso una porta girevole di consegnare i bambini ad un ente caritatevole, per la maggior parte dei casi conventi e monasteri.
La prima attestazione certa di una Ruota degli esposti è del 1180 in Francia; Papa Innocenzo III, secondo la leggenda dopo numerosi sogni in cui gli apparivano cadaveri di neonati ripescati nel Tevere, istituì una"ruota nel 1198 nell'ospedale di Santo Spirito in Sassia. ma qualcosa di simile rivolto ai neonati nati in difficoltà risale addirittura all'VIII secolo, tra l'altro proprio a Milano, dove l'Arciprete Dateo fondò uno Xenodochio, che era una sorta di luogo di accoglienza gratuita per i pellegrini (da xénos, ospite, e dochèion, ricettacolo), e una Chiesa, San Salvatore in Xenodochio, oggi non più presente perchè distrutta, in cui era sepolta la salma dello stesso Dateo, con questa iscrizione:
SANCTE MEMENTO DEUS QUIA CONDIDIT ISTE DATHEUS HANC AULAM MISERIS AUXILIO PUERIS
Dateo per i pueris fondò il primo brefotrofio. A differenza di un orfanotrofio, che accoglie i bimbi già abbandonati, un brefotrofio accoglie, alleva e assiste i neonati illegittimi, abbandonati o in pericolo di abbandono (brephotropheîon, comp. di bréphos ‘bambino’ e del tema di tréphō ‘nutro).
Invito chiunque abbia voglia, curiosità e tempo a visitare un monastero o un convento delle proprie zone, soprattutto di religiose: quasi sicuramente esisterà una ruota degli esposti, che era spesso il modo più sicuro, intimo e probabilmente redditizio di non far morire un figlio che non si poteva mantenere.
Ritorno per un momento alla vicenda Enea, perchè quasi da subito personaggi, anche televisivi, lanciano appelli alla madre del bambino per riprenderselo, offrendo aiuto per il mantenimento. Mi rincresce moltissimo che venga trattata così una persona, che, in modo legittimo e tra l'altro nella maniera più sicura per suo figlio, abbia fatto questa decisione. Infatti non possiamo di certo sostenere, nemmeno dalla lettera che ha lasciato vicino al piccolo che questa sia stata:
una decisione presa di impulso;
una decisione presa solo per motivi economici;
che non sia stata davvero una decisione tormentata, e che va comunque rispettata.
Per quelle casualità che mi piacciono tanto, poche settimane fa ho letto questo libro
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candidato allo Strega, dove l'autrice, meravigliosa poetessa, racconta con stile mozzafiato la storia da lei ricostruita, straziante e magnifica, dei suoi genitori, e di come abbandonarono una bimba di un mese, lei, davanti i giardini di Villa Borghese, a Roma, agli inizi degli anni '60. Leggendolo si può probabilmente in parte comprendere cosa ha provato la madre di Enea. A cui va tutto il mio rispetto.
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sirkaj · 3 months
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Perdo tempo su Tumblr? Non so, non mi sembra di perdere tempo. È un luogo virtuale diverso, dove io scelgo e seleziono "non persone" con le immagini che mandano e le cose che scrivono. Cose che casualmente incontro e seleziono. Forse anche qui c'è un motore di suggerimenti ma, se c'è, è molto discreto. Così metto i cuori e posso poi verificare che si, se vado poi a rivedere la sezione, ho effettivamente selezionato cose che mi hanno trasmesso qualcosa. Non ho mai voluto accedere a Twitter, ora X, pian piano ho abbandonato Facebook, che uso per lavoro, non mi ha mai preso Instagram, fiera della vanità. Si, questo è il luogo virtuale più vero, e va bene così.
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liliaesse · 3 months
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Poi vorrei
la casa bianca col terrazzo sommerso di rampicanti
i brindisi, il pranzo fuori.
Le risate,il luogo abbandonato e il mare proibito
I giochi,le fantasie, le emozioni forti e gli sguardi di chi sà
..e poi vorrei
tutti voi.
-Ricordi di MRGTH,e.p.
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