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#borbone delle due sicilie
unasicilianaesaurita · 8 months
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roehenstart · 21 days
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Portrait of Infante Philip, Duke of Calabria (1747-1777). By Giuseppe Bonito.
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amo questa terra perché ogni luogo, ogni sasso, ogni montagna, ogni casolare abbandonato, ogni castello ha la sua storia da raccontare.
visitare il meraviglioso castello di Sperlinga è stato emozionante. un castello scavato nella roccia e nell’arenaria, un castello militare che dominava tra Nicosia e Sperlinga, che resistette sotto il dominio dei francesi all’invasione degli spagnoli dove, ancora oggi, gli abitanti parlano il dialetto gallo-italico invece del tradizionale dialetto siculo con cui sono cresciuta io.
ho capito tardi quanto io sia innamorata di questa regione e di questa nazione e ora penso solo che non c’è altro posto al mondo dove vorrei mai andare a vivere.
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cosasdelahistoria · 8 months
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lospeakerscorner · 11 months
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S.A.R. Carlo di Borbone a Pietrarsa
Visita al Real Opificio di Pietrarsa di S.A.R. il Principe Carlo di Borbone delle Due Sicilie, Duca di Castro e Capo della Real Casa di Borbone PORTICI | CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – Sua Altezza Reale il Principe Carlo di Borbone, accompagnato dal Delegato per Napoli e Campania del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio Donna Federica de Gregorio Cattaneo di Sant’Elia, è stato…
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royal-confessions · 8 months
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“I can’t believe Maria Chiara di Borbone delle Due Sicilie is only 18. The girl looks like she is in her 30s at least with all that makeup piled up on her face. She’s really her mother’s daughter.” - Submitted by Anonymous
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maddavvero · 1 year
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Real Fabbrica d’armi Torre Annunziata
 Nel 1758 Carlo III di Borbone decretò l’istituzione della Fabbrica d’Armi a Torre Annunziata nei pressi della Real Polveriera e divenne la più importante fabbrica per la fornitura militare di armi bianche e da fuoco di tutto il Regno delle Due Sicilie.
L’attività della fabbrica iniziò nel 1761 e di lì a breve venne fondata a Torre anche la Fonderia o Ferriera ubicata nei pressi de castello dei d’Alagno poco distante dal mare. Dalla Real Fabbrica d’Armi di Torre dipendevano gli stabilimenti di Lancusi dove si fabbricavano lame per sciabole e baionette. Gli altri opifici militari come quelli della Mongiana in Calabria, di Poggioreale e la Real Montatura di Napoli erano tutti uniti da una collaborazione produttiva gestita principalmente dalla struttura di Torre. Della qualità produttiva locale fu testimoniata dalla stampa e dai documenti dell’epoca, che annotano sistematicamente modifiche apportate ad alcune armi di origine francesi e belga conferendo ad esse uno stile “napoletano” le cui soluzioni tecniche furono molto apprezzate in tutta Europa.
La testimonianza storica di questa attività è tuttavia oggi attualmente custodita nella Sala d’Armi sita nell’antico edificio della Real Fabbrica d’Armi . Sono circa 70 le armi da fuoco lunghe conservate tra cui pregiati fucili Vetterli, Martin Rumeno, Doersh-Bauwgatten e Mauser 71, oltre a pistole, sciabole, daghe, baionette e pannelli d’indiscusso valore didattico raffiguranti i diversi stadi di lavorazione delle armi e relativi strumenti di lavoro e attrezzi di verifica-funzionalità. La Real Fabbrica d’Armi di Torre Annunziata, che in seguito assunse il nome di “Spolettificio” subì negli anni successivi, varie trasformazioni produttive. Dal 1947 a pochi anni fa si producevano a Torre Annunziata, oltre alle spolette ed artifizi vari, bombe a mano tipo SRCM mod.35 .
Un progressivo ed inarrestabile smantellamento operativo e cognitivo oggi ha ridimensionato e azzerato del tutto l’utilizzo di tale struttura, relegandola ad una semplice officina di recupero e riparazione di mezzi di trasporto militare. Degli “ingegni” tecnologici che ne erano pieni i vetusti locali, manco più l’ombra, il tutto è stato rimosso. Sono rimasti solo i locali dell’antica struttura architettonica, che sperando in una sana politica di recupero, vengano utilizzati, almeno intelligentemente, in Museo permanente degli Ori di Oplonti. Nel pieno dell’emergenza covid, i locali dello stabile furono utilizzati per la produzione delle mascherine.
Da oggi inizia un altro capitolo per la storia di questo importante polo napoletano che persegue l’obiettivo di realizzare un innovativo sistema storico-archeologico-ambientale nel centro storico di Torre Annunziata. L’accordo siglato, infatti, prevede di annettere al Sito archeologico di Oplonti alcune porzioni dello Spolettificio non più utili alle attività amministrative del Ministero della Difesa. Negli edifici dello Stabilimento prenderanno vita nuovi spazi: alcuni destinati ai servizi culturali, una scuola di restauro, ampi depositi per i rinvenimenti archeologici, sale espositive e nuove aree per le attività ricettive e di promozione locale.
Per migliorare la viabilità cittadina, inoltre, saranno incentivati gli interventi di mobilità sostenibile. Nello specifico sarà realizzato un nuovo collegamento pedonale fra il Rione Provolera ed il Rione Murattiano attraverso il sottopasso che taglia longitudinalmente lo stabilimento militare, agevolando il percorso che porta i cittadini verso i diversi edifici scolastici collocati sul territorio.
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frammenta · 2 years
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~ Palazzo Reale dal 1600 residenza dei viceré (rappresentanti del re di Spagna prima e degli imperatori asburgici poi). Nel 1734 Carlo di Borbone divenne re di Napoli e ne fece la sua residenza ufficiale. Nel periodo napoleonico la reggia di abitata da Gioacchino Murat a cui Napoleone aveva affidato il regno di Napoli. Ferdinando di Borbone rientro nel 1816 con il titolo di re delle Due Sicilie, durante i 65 anni di regno venne trasferita qua la fabbrica di porcellane e la manifattura degli arazzi. Dopo un incendio nel 1837 lo Scalone d'onore venne rinnovato secondo lo stile neoclassico. ~ . . . . #Napoli #napolidavivere #igercampania #igersnapoli#napolinstagram #artgallery #vivoartworld #arteitaliana #whatitalyis #beniculturali30 #yallersitalia #volgoitalia #visititaly #architecture #heritage #travelphotography #ig_italy #igersart #ig_europe (presso Palazzo Reale di Napoli) https://www.instagram.com/p/CchxJnssI_H/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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tanogabo · 1 day
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Castelli in Campania: il Castello Aragonese di Ischia
Quanti castelli ci sono in Campania? Secondo alcune fonti, i castelli e le torri in Campania sono più di 300. Ognuno con il suo stile architettonico, ognuno con la sua storia da raccontare. Oggi raccontiamo la storia del Castello Aragonese di Ischia. Incastonato nella roccia, dalla sua sommità si può ammirare uno degli scorci più suggestivi della regione. Il Castrum Gironis Quando nel 474 a.C. con la battaglia di Cuma i Tirreni furono sconfitti dai Cumani, questi ultimi, decisero di cedere il controllo dell'isola di Ischia a Gerone I. Un gesto di riconoscenza per l'aiuto prestato in battaglia dal tiranno di Siracusa. Fu così che nacque il primo castello sull'isola verde: il Castrum Gironis (Il castello di Girone). Dopo una breve occupazione da parte dei Partenopei, l'isola fu conquistata dai Romani che vi stabilirono la colonia Aenaria. Sotto il dominio romano, il castello fu trasformato in un fortino difensivo, divenne una vera e propria cittadella, con l'edificazione di abitazioni e torri di avvistamento. Dagli Aragonesi all'Unità d'Italia La struttura del castello, per come ci appare oggi, lo dobbiamo agli Aragonesi. Nel 1441, Alfonso V d'Aragona decise di ammodernarlo lasciandosi ispirare dal Maschio Angioino di Napoli. Nel Cinquecento, il castello conobbe il periodo di massimo splendore. Al suo interno vi abitavano più di 1800 famiglie: vi avevano trovato ospitalità anche un monastero di clarisse e un'abbazia di monaci. Vi erano 13 chiese compresa la cattedrale dove nel 1509 Francesco Fernando d'Avalos e Vittoria Colonna convolarono a nozze. La presenza di Vittoria Colonna, nobile e poetessa, diede l'impulso a un periodo culturalmente molto vivace per l'intera isola. A partire dalla seconda metà del Settecento, cessato il pericolo di attacchi pirati, il castello iniziò a essere abbandonato. Nel 1823, Ferdinando I di Borbone, re delle Due Sicilie, convertì il castello in carcere per ergastolani, e nel 1851 divenne il carcere in cui venivano rinchiusi i cospiratori politici. Con l'annessione al Regno di Napoli, il carcere politico fu dismesso. Dal 1912, quando il castello fu messo all'asta dal demanio, è gestito da privati che ne hanno fatto una delle attrazioni turistiche più interessanti dell'isola. Castelli in Campania: l'unicità del Castello Aragonese di Ischia Ciò che rende così affascinante il Castello Aragonese di Ischia, oltre alla sua storia millenaria, è la sua posizione geografica. La struttura, infatti, sorge su uno sperone di roccia collegato al versante orientale dell'isola da un ponte di pietra lungo 220 metri. Realizzato inizialmente in legno, il ponte fu costruito durante la ristrutturazione voluta da Alfonso d'Aragona. Fino ad allora l'accesso al castello era possibile solo via mare attraverso una scala i cui ruderi sono ancora visibili. La linea della costa è accompagnata da una serie di fortificazioni. Le stesse che spinsero la popolazione locale a rifugiarsi nel castello per ripararsi dalle invasioni barbariche del Medioevo e dopo dagli attacchi pirati. Lo skyline dell'isola è dolcemente disegnato dagli edifici realizzati nel corso dei secoli, dai ruderi, dai vigneti e dalla scogliera scoscesa. Il Castello Aragonese, dicevamo, è una delle mete più interessanti dell'isola di Ischia, nel golfo di Napoli. E' visitabile tutti i giorni dell'anno, nei suoi ambienti risuonano ancora i nomi dei personaggi del passato che, volenti o nolenti, lo hanno abitato: da Michelangelo Buonarroti a Jacopo Sannazzaro, ospiti di Vittoria Colonna; da Carlo Poerio a Luigi Settembrini, rinchiusi come cospiratori contro il Regno delle Due Sicilie. Da Burt Lancaster a Robert Siodmak che nel 1952, nel castello recitarono e diressero alcune scene del film "Il corsaro dell'isola verde". In copertina foto di itiner da Pixabay Read the full article
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roehenstart · 7 months
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Teresa Cristina of the Two Sicilies, Empress of Brazil.
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lamilanomagazine · 2 months
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Beni culturali, statua di Diana cacciatrice sarà restaurata e conservata al Salinas di Palermo. Scarpinato: «Sinergia tra istituzioni e privati»
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Beni culturali, statua di Diana cacciatrice sarà restaurata e conservata al Salinas di Palermo. Scarpinato: «Sinergia tra istituzioni e privati». La statua in marmo di Diana cacciatrice che abbelliva uno dei viali del Real Parco della Favorita di Palermo, istituito come riserva di caccia dai sovrani borbonici nel 1799, trova casa all'interno del Museo archeologico regionale Antonino Salinas, dove sarà restaurata e custodita. L'opera è stata presenta al pubblico ieri mattina nella sede del Salinas. Presenti l'assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato, il direttore del museo Caterina Greco, il comandante militare dell'esercito in Sicilia, generale di divisione Maurizio Scardino, e il capitano di vascello Tiziano Garrapa, in rappresentanza del comandante marittimo Sicilia contrammiraglio Andrea Cottini. L'opera, su segnalazione del Comune di Palermo, fu identificata nel 2003 dal Comando tutela patrimonio culturale dei carabinieri di Palermo all'interno dell'area ex depositi combustibili della Marina militare. Sin da allora si constatò la necessità di trasferirla al Museo Salinas per preservarne la conservazione e garantirne la tutela. Tuttavia, solo dalla fine del 2022 si è attivata una proficua sinergia tra il Salinas, il Comando marittimo Sicilia, la Soprintendenza dei Beni culturali e ambientali di Palermo, il Comando esercito Sicilia e l'associazione Rangers d'Italia (ente gestore della riserva naturale orientata di Monte Pellegrino). Questa collaborazione, con l'impegno dell'assessorato regionale dei Beni culturali e dell'identità siciliana che ha stanziato le somme per effettuare il trasporto al museo, ha determinato la cessione gratuita dell'opera al Salinas da parte del ministero della Difesa. Sarà possibile così la riunificazione in un'unica sezione, nell'ambito dei lavori per il nuovo allestimento del primo e del secondo piano della struttura espositiva palermitana, di tutti i materiali archeologici pertinenti alle donazioni borboniche degli inizi dell'Ottocento. «Il recupero della statua di Diana cacciatrice – afferma l'assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato – rappresenta un felice momento di cooperazione tra varie istituzioni. A questa efficace collaborazione si aggiunge l'apporto del mecenatismo privato, poiché i marchesi Annibale e Marida Berlingieri, ben noti nel capoluogo siciliano per le loro molteplici attività di valorizzazione e di salvaguardia del patrimonio culturale, hanno deciso di finanziare il restauro dell'opera che sarà affidata alle cure del professore Franco Fazzio». Di età romana imperiale e di pregevole fattura, la scultura risale al II secolo d.C. e si identifica con la dea della caccia per la presenza della faretra sulle spalle e per il cane al suo fianco. Esemplari simili sono conservati al Museo capitolino di Roma e al Louvre di Parigi. «La preziosa scultura – sottolinea il direttore del Salinas, Caterina Greco - si ricongiunge così a una statua di Menade della stessa collezione Farnese, anch'essa nel passato collocata nel Real Parco della Favorita e oggi ospitata dal nostro museo. Entrambe le opere facevano originariamente parte della collezione di famiglia esposta a Palazzo Farnese a Roma. Nella seconda metà del diciottesimo secolo pervennero, per successione dinastica, ai Borbone di Napoli e vennero esposte nel Real museo della città partenopea, per essere poi trasferite definitivamente a Palermo che, nel 1816, divenne per un breve periodo capitale del Regno borbonico delle Due Sicilie».... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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aki1975 · 2 months
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Napoli - Francesco Laurana - Maschio Angioino - Arco trionfale - 1479
Fondata dai Greci di Cuma, i sovrani che nei secoli si sono susseguiti sul trono di Napoli sono stati:
i Normanni:
- Ruggero I d’Altavilla conquistò la Sicilia nel 1091;
- Ruggero II (1130 - 1154): fu il primo re di una Sicilia multietnica e multireligiosa avendo accorpato in un unico regno tutti i possedimenti normanni nell’Italia Meridionale conquistando Napoli nel 1137;
- Guglielmo I (1154 - 1166)
- Guglielmo II (1166 - 1189): eresse il Duomo di Monreale;
- Tancredi (1189 - 1194)
- Guglielmo III (1194)
- Costanza d’Altavilla (1194 - 1197)
gli Svevi:
- Federico II (1198 - 1250) Stupor Mundi: a Napoli istituì l’università nel 1224;
- Corrado (1250 - 1254): dovette confrontarsi con il potere del fratellastro Manfredi;
- Corradino (1254 - 1258): fu sconfitto nella battaglia di Tagliacozzo e fatto imprigionare a Castel dell’Ovo e decapitare da Carlo d’Angiò nella piazza del mercato a Napoli, poi sepolto nella vicina Chiesa del Carmine. La dinastia degli Svevi scomparve con la morte di Manfredi nel 1266.
gli Angioini:
- Carlo I (1266 - 1285): fratello di Luigi IX il Re Santo, Conte d’Anjou, ricevette in vassallaggio la Sicilia e Napoli dal Papa che difese dagli Hohenstaufen. Edificò il Maschio Angioino, con uno stile che richiama il castello di Avignone, nel 1282;
- Carlo II (1285 - 1309): dovette rinunciare al trono di Sicilia dopo la rivolta dei Vespri Siciliani nel 1302;
- Roberto I (1309 - 1343): figlio di Maria d’Ungheria sepolta nella Chiesa di Donnaregina, fu apprezzato da Petrarca e amante della cultura e delle lettere;
- Giovanna I (1343 - 1382): fu fatta assassinare dal ramo di Durazzo degli angioini e le succedette
- Carlo (1382 - 1386)
- Ladislao (1386 - 1414)
- Giovanna II (1414 - 1435)
- Renato I (1435 - 1442)
gli Aragonesi:
- Alfonso I d’Aragona (1442 - 1458): sconfisse Renato d’Angiò e unì il tono di Napoli a quello di Sicilia e ai possedimenti della Sardegna e della Spagna occidentale. Combattè contro Milano e Genova e dotò il Maschio Angioino dell’attuale arco di trionfo;
- Ferdinando I detto Ferrante (1458 - 1494): all’inizio del suo regno dovette fronteggiare la rivolta angioina e successivamente sedò la rivolta dei baroni e si alleò con gli Sforza contro il re di Francia Carlo VIII d’Angiò. Del suo tempo la Chiesa del Gesù Nuovo;
- Alfonso II: sposò Ippolita Maria Sforza, ma dovette abdicare a causa della calata di Carlo VIII;
- Ferrandino (1494 - 1496)
- Federico I (1496 - 1503) durante il cui regno vi fu la conquista e poi la cacciata di Luigi XII re di Francia;
- Ferdinando III (1504 - 1516) dopo il quale il Regno di Napoli fu incluso in quello di Spagna prima sotto la casata degli Asburgo (con la breve parentesi della Repubblica di Masaniello fra il 1647 e il 1648) poi sotto quella dei Borbone (1700 - 1713) ed ancora sotto quella degli Asburgo d’Austria (1713 - 1734).
i Borboni:
- Carlo I (1734 - 1759): già Duca di Parma, conquistò e riunificò il Regno delle Due Sicilie anche grazie alla madre Elisabetta Farnese, seconda moglie del re di Spagna, che da Madrid influenzò la prima parte del suo regno. Riformò con Bernardo Tanucci l’amministrazione, promosse la musica (fondò il Teatro di San Carlo nella patria di Paisiello e Pergolesi), l’arte (promosse la ceramica di Capodimonte, fece costruire al Vanvitelli la reggia di Caserta del 1751 e quella che oggi è Piazza Dante oltre alla Reggia di Capodimonte dove installò la collezione Farnese) e sostenne gli scavi a Pompei ed Ercolano che iniziarono nel 1738);
- Ferdinando (1759 - 1799 e 1816 - 1825): sposò una figlia di Maria Teresa d’Austria, Maria Carolina che lo allontanò dall’influenza spagnola di Bernardo Tanucci, promosse la Marina Militare (nel 1787 fu fondata la Nunziatella), ma dovette subire una rivoluzione filo-francese (Eleonora Fonseca Pimentel, Mario Pagano, …) nel 1799 contrastata dal Cardinale Ruffo e da Fra Diavolo e la conquista napoleonica che insediò Giuseppe Bonaparte dal 1806 al 1808 e Gioacchino Murat dal 1808 al 1815 prima di diventare, con il Congresso di Vienna, Re delle Due Sicilie ed essere sepolto al Monastero di Santa Chiara;
- Francesco (1825 - 1830)
- Ferdinando II (1830 - 1859): fondò la prima ferrovia d’Italia (1839), ma fu reazionario e soprannominato il Re Bomba per come represse i moti rivoluzionari del 1848 a Messina;
- Francesco II (1859 - 1861): era figlio di Ferdinando II e di Maria Cristina di Savoia e sposò la sorella di Sissi, Maria Sofia di Baviera.
Con l’Unità, Napoli confluì nel Regno d’Italia: ecco perché la statua di Vittorio Emanuele II è presente a Palazzo Reale.
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lospeakerscorner · 10 months
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Evviva, adesso c’è piazza Carlo di Borbone!
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parmenida · 6 months
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#IdentitàPartenopea
NAPOLI 💙⚜
Città bistrattata, sottovalutata e abbandonata al giogo della criminalità organizzata. Ma Napoli non è così e non fu così. Lo è diventata. Metropoli brillante, aristocratica e colta, luogo d’incontro di svago e del bel mondo, viva e felice sotto la dinastia dei Borbone che inizia nel 1734 quando Carlo di Spagna conquista i regni di Napoli e Sicilia sottraendoli alla dominazione austriaca. Incoronato nel 1735 re delle Due Sicilie a Palermo, sceglie Napoli, come capitale del regno. Considerata dalla corte di Vienna un regno lontano e poco degno di prestigio…quasi fossero “le Indie”, Napoli in realtà era una magnifica metropoli di arte e cultura del Sud, per il Sud, per l’Europa, per il mondo, intorno alla quale si raccoglieranno ben presto letterati, filosofi e architetti provenienti da tutta Italia.
Il “buon re”, così come veniva chiamato Carlo di Borbone, farà venire a Napoli il toscano e saggio Bernardino Tanucci a cui affiderà le sorti finanziarie del regno. Pittori e architetti come Fuga e Vanvitelli per dare vita a teatri, porti, fortificazioni e ospedali. E’ l’inizio del gran settecento dei Borbone a Napoli e dintorni. La prima fabbrica di locomotive a Portici, e la vicina reggia dove insieme a Maria Amalia, sua sposa e figlia del re di Sassonia, si darà vita ad un maestoso progetto residenziale con due grandi parchi, l’orto botanico e il real museo delle antichità con i reperti e le sculture provenienti dagli scavi archeologici di Ercolano. E ancora, il palazzo reale a Napoli, il tunnel borbonico come via di fuga, il real albergo dei poveri, il Teatro San Carlo, il golfo di Napoli con la più grande acciaieria e i più grandi arsenali d’Italia.
Costretto a lasciare Napoli per tornare in Spagna, dopo 25 anni di regno, a Carlo succederà il figlio di otto anni, Ferdinando, che passata la reggenza, vedrà una Napoli all’apice del suo splendore con la regina Maria Carolina, severa e austera per amore della sua città. Centro di cultura e svago, la città partenopea attrarrà le più grandi corti d’europa e dei lumi, fino a quando con l’annessione al Piemonte e la successiva unità d’Italia nel 1861 si passerà dall’epoca d’oro settecentesca ad un periodo di brigantaggio nato dalla reazioni sanguinose suscitate dalla politica repressiva dei piemontesi e parallelamente l’avanzare della criminalità organizzata che approfitterà “… per accamparsi sul deserto delle istituzioni.”
“La storia dei vinti è scritta dai vincitori… ci saranno verità che i conquistatori vorranno nascondere“. E così, prima dell’arrivo dei Savoia, Napoli godeva di un’ ottima consistenza finanziaria. Il banco di Napoli contava 443 milioni di lire rispetto ai 148 dei piemontesi; il 51 %degli operai italiani erano occupati nelle industrie del Sud, la pressione fiscale sui cittadini meridionali era la metà rispetto a quella esercitata sui piemontesi dai Savoia, le produzioni agricole detenevano il primato grazie alla fertilità delle terra, alla salubrità dell’acqua e al clima mite. Finirà lo splendore, famiglie costrette all’elemosina, il commercio quasi del tutto annullato; opifici privati costretti a chiudere a causa di insostenubli concorrenze: tutto proveniva dal Piemonte, dalla carta finanche alle cassette della posta, non vi era faccenda con non era disbrigata da uomini e donne piemontesi che si prenderanno cura dei trovatelli…”quasi neppur il sangue di questo popolo più fosse bello e salutevole.”
Lina Weertmuller
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stilouniverse · 11 months
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Le prime ferrovie in Italia
Salvatore Fergola – inaugurazione della prima linea ferroviaria Napoli-Portici (1840) 180 anni fa, il 3 ottobre 1839 veniva inaugurata dal re Ferdinando di Borbone la ferrovia Napoli-Portici, la prima linea ferroviaria costruita in territorio italiano, nel Regno delle Due Sicilie. Era a doppio binario e aveva la lunghezza di 7,25 chilometri. Il primo convoglio era composto da una locomotiva a…
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