“ Lo seguivo con tutta la mia attenzione. Mentre parlava, faceva navigare velocemente l'indice della mano destra sulla mappa, ma io faticavo a memorizzare i nomi di isole, capi, golfi e altri accidenti geografici. Gli chiesi un attimo di pausa per prendere familiarità con la carta, e lui accettò lasciandomi solo davanti al foglio spruzzato da migliaia di macchioline verdi.
Ma prima di salire in coperta il capitano Nilssen mi guardò divertito.
«Non è necessario che impari a memoria la mappa. È impossibile. Nessuno è capace di trattenere tanti nomi nella zucca. Prima di andarmene voglio raccontarle un aneddoto: un mio buon amico, un marinaio di Chiloé che si merita il titolo di lupo di mare, ha lavorato per molti anni come pilota nello Stretto di Magellano. Prendeva il timone di qualsiasi barca e la guidava senza problemi verso il Pacifico o verso l'Atlantico. Ma il mio amico aveva la colpa di non aver mai studiato in una scuola nautica, e per il colmo delle disgrazie era socialista. Quando ci fu il golpe del '73 e i militari si impadronirono di tutto, la Capitaneria di Porto di Punta Arenas lo chiamò a sostenere un esame per rinnovargli la licenza di pilota. Insomma, il mio amico César Acosta con i suoi quarant'anni di esperienza si sedette davanti a un imbecille con il grado di tenente di marina. L'ufficialetto distese sul tavolo una carta nautica dello Stretto e gli disse: 'Mi indichi dove sono i banchi di sabbia più pericolosi'. Il mio amico si grattò la barba e gli rispose: 'Se lei sa dove sono, mi congratulo. A me per navigare basta sapere dove non sono'.» “
Luis Sepúlveda, Il mondo alla fine del mondo, traduzione di Ilde Carmignani, TEA - Tascabili degli Editori Associati n° 1054, 2003, pp. 95-96.
[ Edizione originale: Mundo del fin del mundo, Tusquets Editores, Barcelona, 1994 ]
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Sto rimettendo a posto un vaso caduto sulla tomba di sua moglie, quando Magellano arriva.
- Becchino lascia stare la mia roba!
Mi prende un colpo, perché non l'ho sentito arrivare. È più alto di me, un omone nonostante l'età. Lo chiamano Magellano perchè per lavoro ha girato il mondo. Si avvicina, mi mette una mano sulla spalla, fa una leggera pressione con le dita. A me questa cosa che i parenti dei defunti arrivano e sembrano consolare me, fa commuovere da sempre. Dopo i saluti la sua mano è sempre sulla mia spalla.
- Sai a cosa ho pensato stanotte?
Gli faccio no.
- Non era un sogno. Lei non la sogno mai - Indica la foto - Però quando mi sveglio di notte, la penso e dopo un po' riprendo il sonno.
Fissa la foto della donna.
- Dicevo… Ho pensato al momento più bello che abbiamo passato insieme.
La sua mano mi fa tentennare.
- Ma lo sai che quel momento, quando l'abbiamo vissuto, abbiamo capito che stava accadendo?
Toglie la mano, si accomoda un baffo, si sfrega la nuca.
- Appena prima che….
Per un attimo sembra pentito di quella confidenza. Poi i suoi occhi si acquietano, si fanno grandi.
- ... Prima che si facesse l'amore, la prima volta.
Mi guarda, io mi imbarazzo un poco.
- Le dissi: aspetta, dopo saremo diversi, saremo un'altra cosa.
Torna a guardare la foto di sua moglie.
- Abbiamo aspettato un istante. È l'istante che mi continua a tenere vivo… E a farmi riprendere il sonno - Sorride amaro.
Mi allontano. Lo guardo.
Un'occhiata che dura niente, però mi basta per vedere la sua emozione e capire che l'istante è la reale misura del tempo che conta.
Marco Frosali
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Finalmente l’Argentina
L’ho sognata per anni, prima e dopo il corona virus.
Finalmente siam partiti, Giampiero ed io.
In primis Buenos Aires: il cuore pulsante di un paese grande quasi 3 milioni di km².
Nella parte nord della città abbiamo visitato i ricchi quartieri di Palermo
e di Recoleta, nel cui cimitero riposa Eva Peron.
Poi Plaza de Mayo con la Casa Rosada, il Parlamento e la Catedral, da cui proviene Papa Francesco.
Eccellente caffe da “Pertutti”: bar sontuoso, sembrava di essere al S. Carlo di Torino.
Lasciamo B.A. per volare a El Calafate e visitare il Parque Nacional “Los Glaciares”, dove sono presenti tre diversi ambienti:
l’alta montagna, con i famosi ghiacciai Perito Moreno e Upsala
il bosco andino-patagonico, con foreste di Lenga e Nire
la steppa patagonica, settimo maggior deserto del mondo.
Partiamo per escursione d’intera giornata “Todo Glaciares”, navigando il lago argentino tra gli iceberg, con sosta per il lunch alla base Spegazzini.
Successiva tappa: Ushuaia. Sorvoliamo lo stretto di Magellano e raggiungiamo questa perla di città ai confini del mondo.
Qui, sotto l’ottima guida di Mariano, visitiamo il parco nazionale “Tierra del Fuego”, dove i primi abitanti, gli indios Ona, usavano accendere grandi fuochi, da cui il nome dato dai primi colonizzatori.
Segue la navigazione sul canale di Beagle, dove ammiriamo le colonie di leoni marini e di cormorani.
Al 9° giorno voliamo a Trelew e raggiungiamo Puerto Madryn. visitiamo quindi la Peninsula Valdes, dove alla Estancia S. Lorenzo possiamo camminare in mezzo alla più grande colonia di pinguini del continente.
Al tramonto ci imbarchiamo a Puerto Piramides per ammirare le balene: eccitante, ma un freddo boia!
Il 4° volo è per le cascate di Iguazù. Le ammiriamo da sopra e da sotto, dal versante argentino e da quello brasiliano: una meraviglia!
Concludiamo la nostra vacanza con la visita ai quartieri sud di Buenos Aires, S. Telmo e La Boca.
Alla sera non possiamo mancare lo spettacolo del tango.
È stato un viaggio magnifico, anche se molto stancante, organizzato dall’agenzia Etlim di Imperia per un gruppo di 22 persone con cui ci siamo trovati bene. Il viaggio è durato 15 gg., di cui 2 di viaggio con Argentina Aerolineas, durata 14 ore (-4 all’andata + 4 al ritorno).
Oltre ai bei ricordi ci portiamo a casa anche quattro riproduzioni di un artista argentino che esponeva a Ushuaia.
I DREAMED IT FOR YEARS, BEFORE AND AFTER THE CORONA VIRUS.
AT LAST WE DID IT, GIAMPIERO AND I.
FIRST BUENOS AIRES: THE BEATING HEART OF THIS COUNTRY, ALMOST 3 MILLION SQUARE KM. LARGE.
IN THE NORTH OF THE CITY WE VISITED THE WEALTHY NEIGHBORHOODS OF PALERMO AND RECOLETA, IN WHOSE CEMETERY RESTS EVA PERON.
THEN PLAZA DE MAYO WITH THE CASA ROSADA, THE PARLIAMENT AND THE CATHEDRAL, FROM WHICH POPE FRANCIS COMES.
EXCELLENT COFFEE AT “PERTUTTI”: SUMPTUOUS BAR, WE FELT LIKE BEING AT THE S.CARLO IN TURIN.
WE LEAVE B.A.TO FLY TO EL CALAFATE AND VISIT THE PARQUE NACIONAL LOS GLACIARES, WHERE THERE ARE THREE DIFFERENT ENVIRONMENTS:
THE HIGH MOUNTAINS, WITH THE FAMOUS GLACIERS PERITO MORENO AND UPSALA
THE PATAGONIAN-ANDEAN FOREST, MOSTLY COVERED BY LENGA AND NIRE TREES
THE PATAGONIAN STEPPE, THE 7TH WIDEST DESERT IN THE WORLD.
WE HAVE A FULL-DAY EXCURSION CALLED “TODO GLACIARES” SAILING ON THE ARGENTINE LAKE AMONG THE ICEBERGS AND STOPPING FOR LUNCH AT THE SPEGAZZINI BASE. NEXT STOP: USHUAIA. WE FLY OVER THE STRAIT OF MAGELLAN AND REACH THIS PEARL OF A CITY AT THE EDGE OF THE WORLD.
HERE, UNDER THE VERY GOOD GUIDANCE OF MARIANO, WE VISIT THE NATIONAL PARK “TIERRA DEL FUEGO”, WHERE THE FIRST INHABITANTS, THE INDIOS ONA, USED TO LIGHT BIG FIRES, HENCE THE NAME GIVEN BY THE FIRST COLONIZERS.
THEN WE SAIL ON THE BEAGLE CHANNEL, WHERE WE ADMIRE THE COLONIES OF SEA LIONS AND CORMORANTS.
ON THE 9TH DAY WE FLY TO TRELEW AND WE REACH PUERTO MADRYN. WE THEN VISIT THE PENINSULA VALDES, WHERE AT THE ESTANCIA S.LORENZO WE WALK AMONG THE BIGGEST COLONY OF PENGUINS IN THE CONTINENT.
AT SUNSET WE GO TO PUERTO PIRAMIDES TO ADMIRE THE WHALES: EXCITING, BUT FREEZING COLD!
THE 4TH FLIGHT IS TO IGUAZU WATERFALLS. WE ADMIRE THEM FROM ABOVE AND BELOW, BOTH SIDES (ARGENTINEAN & BRASILIAN): A WONDER!
WE END OUR TRIP WITH A LAST TOUR IN B.A., THIS TIME TO THE SOUTHERN PART OF THE CITY: S. TELMO AND LA BOCA. AND IN THE EVENING WE CAN’T MISS THE TANGO EXHIBITION.
IT WAS A MAGNIFICENT JOURNEY, ALTHOUGH VERY TIRING, ORGANISED BY THE ETLIM AGENCY IN IMPERIA. WE WERE A GROUP OF 22 PEOPLE, WE HAD A GOOD TIME. IT LASTED 15 DAYS, 2 OF WHICH TRAVELLING WITH ARGENTINA AEROLINEAS FOR 14 HOURS (-4 TO GO + 4 TO COME BACK)
IN ADDITION TO THE GOOD MEMORIES, WE TOOK HOME FOUR REPRODUCTIONS OF AN ARGENTINE ARTIST WHO EXHIBITED IN USHUAIA.
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La befana vien di notte
La Befana ha portato un ovetto al cioccolato e delle caramelle con le vitamine C, B3, B5 e B6, siamo definitivamente al riparo da dermatiti, stanchezza, depressione e disturbi della memoria. E in più curano anche il Covid (le prescrivono i medici di famiglia, ormai è chiaro che sull'argomento decretano anche gli aruspici, tant'è che a un mio amico hanno consigliato di stare in piedi su una gamba e di mangiare tanti broccoli). Vasco da Gama e Ferdinando Magellano non avrebbero perduto quasi tutto il loro equipaggio se la Befana gli avesse regalato queste miracolose caramelline, e i marinai sarebbero stati abbastanza in forze da accoppare, all'occorrenza, il doppio degli indigeni. Grazie alla Befana abbiamo sconfitto lo scorbuto e conquistato tutto il mondo. Le poche verdure che venivano imbarcate finivano infatti molto presto e marcivano ancora più in fretta per via dell'altissima umidità delle stive. I primi a finire erano gli ananas. Finiti gli ananas, era il turno della carne secca, che però risultava immangiabile anche se ammollata, tant'è che alcuni la usavano per costruirci delle tabacchiere o delle collanine per le proprie mogli. L'unica carne fresca che si poteva trovare era quella dei topi. Per non dire delle gallette, le quali derivano il loro nome dall'antico francese "gal", cioè ciottolo. Le gallette erano così dure che era quasi impossibile romperle con i pochi denti rimasti sani, e nemmeno a martellarle con le caviglie (nautiche), e l'unica salvezza per i marinai erano certi piccolissimi coleotteri, chiamati curculioni, che scavavano dei microscopici sistemi di gallerie all'interno delle gallette rendendole almeno un po' friabili. Ho ricavato tutte queste fantastiche informazioni da un opuscolo in pdf del comune di Limbiate (i limbiatesi, noti marinai). Non fate quella faccia, la farina di coleottero è il futuro dell'alimentazione, presto ce la metteranno anche nei panettoni. Nell'ovetto invece abbiamo trovato un bufalo, lo abbiamo chiamato Bill.
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Mercore a 28 de novembre 1520
"Mercore a 28 de novembre 1520 ne disbucassemo da questo stretto s'ingolfandone mar Pacifico. Stessemo tre mesi e venti giorni senza pigliare refrigerio di sorta alcuna. Mangiavamo biscotto, non più biscotto, ma polvere de quello con vermi a pugnate, perché essi avevano mangiato il buono: puzzava grandemente de orina de sorci, e bevevamo acqua gialla già putrefatta per molti giorni, e mangiavamo certe pelle de bove, che erano sopra l'antenna maggiore, acciò che l'antenna non rompesse la sartia, durissime per il sole, pioggia e vento. Le lasciavamo per quattro o cinque giorni nel mare, e poi se metteva uno poco sopra le brace e così le mangiavamo, e ancora assai volte segatura de asse. Li sorci se vendevano mezzo ducato lo uno e se pur ne avessemo potuto avere. Ma sovra tutte le altre sciagure questa era la peggiore: crescevano le gengive ad alcuni sopra li denti così de sotto come de sovra, che per modo alcuno non potevano mangiare, e così morivano per questa infermità. Morirono 19 uomini e il gigante con uno Indio de la terra del Verzin. Venticinque o trenta uomini se infirmarono, chi ne le braccia, ne le gambe o in altro loco, sicché pochi restarono sani. Per la grazia de Dio, io non ebbi alcuna infermitade."
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