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#mansuetudine
gregor-samsung · 4 months
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" All'epoca Misa aveva una sessantina d’anni, si tingeva i capelli, si muoveva come una ragazzina, aveva uno sguardo vivacissimo e una risata squillante. Nel ’99 ne ha ottantadue, ha i capelli tutti bianchi, si muove con fatica, ma ha la stessa vivacità nello sguardo e la stessa limpida risata. La stessa benevola attenzione per le persone che le stanno intorno. Ogni volta che vado a trovarla la trovo un po’ più debole fisicamente, ma altrettanto serena e coraggiosa. Nel gennaio del ’95, quando il terremoto ha sconquassato la vecchia casa piena di ricordi, dove ormai abitava sola perché il marito era morto di tumore pochi mesi prima, è uscita carponi da sotto un intrico di travi. Passato il primo spavento, si è unita ai vicini, con i quali ha atteso i soccorsi, in ansia per i figli e i nipoti: solo dopo molte ore ha saputo che erano sani e salvi. Io, che due anni prima ero tornata in Italia, ho dovuto aspettare settimane per avere notizie, le linee telefoniche erano interrotte e la posta funzionava male.
Con la sua dolcezza e la sua indulgenza, Misa aveva sui membri della famiglia un potere che difficilmente avrebbe potuto ottenere con l’autorità. Tutto funzionava grazie a lei, figura cardine intorno alla quale si muovevano le altre, crocevia per il quale passavano comunicazioni e messaggi. Anche quelli non espliciti, che lei sapeva intuire senza fare domande. Idee, iniziative e novità venivano sottoposte al suo consenso, che tutti davano per scontato ma volevano sentire dalla sua bocca. Sempre a disposizione di tutti, Misa aveva il dono di appianare le difficoltà, calmare le apprensioni, riportare la realtà alla sua giusta dimensione. E intanto svolgeva le sue mansioni con calma, seguendo i suoi ritmi: privilegiava le cose più urgenti, e il resto lo rimandava al giorno dopo o alla settimana seguente. Nessuna ansia immotivata veniva a offuscarle l’animo, nessuna fissazione di casalinga ad affannare il corso delle sue tranquille giornate. Al contrario, trovava sempre il tempo per prendere una tazza di tè con me, di fare una chiacchierata, o una passeggiata nelle quiete stradine del quartiere, fra le siepi ben curate dei giardini. Nei confronti del marito aveva la stessa indulgenza con cui trattava tutti, ma si divertiva a prenderlo affettuosamente in giro. «Sai cos’ha fatto papà…?», così cominciavano spesso le conversazioni con lei, e finivano in risa. Ormai dice «ti ricordi quando papà…?», e sorride. Ma le succede ancora di scoppiare nella sua risata squillante, che di colpo le toglie una ventina d’anni. "
Antonietta Pastore, Nel Giappone delle donne, Giulio Einaudi, 2004. [Libro elettronico]
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ugomaggengo · 2 years
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Bisogna combattere i propri difetti
Bisogna combattere i propri difetti
Padre Pio insisteva molto su questo argomento, diceva che bisogna combattere i propri difetti combattere l’ira con la mansuetudine, l’invidia con la carità e la superbia con l’umiltà.
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beatricecenci · 4 months
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Pompeo Batoni (Italian, 1708-1787)
Sant’Agnese o Allegoria della Mansuetudine
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elperegrinodedios · 8 months
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Ora, fratelli, non voglio che siate nell'ignoranza riguardo ai doni spirituali.
(1 Co. 12:1)
No quiero, hermanos, que ignorèis acerca de los dones espirituales.
=📖=
Or vi sono diversità di doni, ma non vi è che un medesimo Spirito. Vi sono anche diversità di ministeri ma non v'è che un medesimo Signore. Ora a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per l'utilità comune. (1 Co. 12:4-5-7)
I doni dello Spirito sono: conoscenza, sapienza, fede, guarigioni e profezia, discernimento, lingue, interpretazione delle lingue.
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Ma il frutto dello Spirito è: amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo. (Ga. 5:22)
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I doni, è Dio che per mezzo dello Spirito Santo li destina ad ognuno di noi secondo le capacità e i requisiti di ciascuno. Il frutto dello Spirito invece è quello che noi riusciamo a dare e manifestare a tutti gli altri, a chi ci contorna, al prossimo. Si, l'amore e la fede, stanno sia tra i doni, che tra i frutti. Il Signore li dona a noi e noi a tutti gli altri. Sono i requisiti più importanti per il cristiano. E senza amore e senza fede, non si può piacere a Dio. ✍️
"Quand'anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non ho amore, divento un bronzo risonante o uno squillante cembalo".
1 Co. 13:1
"Or la fede è certezza di cose che si sperano, la dimostrazione di cose che non si vedono"
Eb. 11:1
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poesiablog60 · 1 year
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Ciascuno di noi è questo poco e questo tanto, questa bontà e questa malvagità, questa pace e questa guerra, ribellione e mansuetudine.
*
Josè Saramago
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Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO SECONDO - di Gianpiero Menniti 
L'IDENTITÀ È UN INCONTRO
Il variegato stile, le tecniche, l’iconografia, le evidenze culturali che s’incrociano sulla penisola italica non sono espressioni che solo gli esperti possano cogliere, almeno negli aspetti di visione comparata.  No, si tratta di una evidente condizione che investe l’arte e si delinea sulla scia di vicende socio-politiche complesse, divisive, soggette ad influenze geografiche e rotte commerciali.  Esistono molti modi di essere Italia e certamente uno è quello che guarda all’Oriente, a Bisanzio, al mediterraneo ed alla cultura araba.  Si tratta di uno scenario profondamente diverso da quello austero, dai toni misurati, dall’essenzialità delle forme plastiche, dalla prevalenza del chiaroscuro che si attesta nel romanico nordico e padano (che tuttavia rimane a lungo debitore del linguaggio figurativo bizantino): è il contesto della Sicilia e delle regioni meridionali d’Italia, Calabria e Puglia, a lungo soggette alla dominazione bizantina alla quale, in Sicilia, subentra quella Araba nel IX e X secolo.  Ed è un profluvio di colori quello che anima uno dei luoghi simbolo della Sicilia che si consolida nel regno normanno con l’incoronazione di Ruggero II nel 1130: la Cappella Palatina, la cappella che si trova all’interno dei Palazzo dei Normanni a Palermo, realizzata in soli due anni dall’incoronazione del nuovo sovrano di un nuovo regno e completata nei suoi cicli musivi nel 1143.  Qualcuno l’ha definita un “dorato tappeto splendidamente fiorito di colori”: in effetti, le immagini suggeriscono questa visione, più ricca e piena al punto da apparire espressione di horror vacui, in linea con le tesi dei commentatori arabi di Aristotele i quali, convinti dell’impossibilità del vuoto, ne attestavano la veridicità in base ad una presunta e controversa legge di natura.  Tant’è.  Se ne viene soggiogati per la vividezza delle tonalità, chiare e sensuali, frammiste di blu e di rosso, tra sacro e profano.  L’immagine in questa pagina ne è un esempio lampante, nel quale l’aspetto cromatico si somma alla nitidezza delle linee di contorno e di quelle interne descrittive dell’anatomia e delle vesti delle figure che manifestano il pittoricismo nitido, sapiente e consolidato delle maestranze bizantine chiamate ad eseguire i cicli.  In questo caso si tratta del “ciclo delle Feste”, costituito da dodici scene realizzate sulla parete meridionale del transetto che raccoglie episodi della vita del Cristo, episodi che non si concludono con la Passione di Gesù ma che si arrestano proprio con la scena rappresentata in queste pagine, la scena dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, un ingresso trionfale, festoso ed a suo modo solenne nei gesti, nelle pose delle figure che si pongono al seguito del Cristo.  Questi offre, in groppa ad un asino, l’umiltà e la mansuetudine poste a segno di una fede nobile, così come narrata dal Vangelo di Giovanni: 
“Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, seduto su un puledro d'asina.”
È una scena serena, che non ammonisce ma accoglie, che illumina lo spirito e lo rende anima conciliata con la materia laica, mondana, riconoscibile nella saldatura tra i principi di fede e la maestà dell’istituzione reale normanna chiamata ad essere solida istituzione della cristianità. Cristo è accolto dalla folla osannante al “redentore”, ma sconta la diffidenza dei Farisei: il significato della novella evangelica probabilmente allude, simbolicamente, alle vicende controverse della presa del potere degli Altavilla, la lotta che sostennero per il riconoscimento della loro potestà sulle terre meridionali già bizantine ed arabe.  Una simbologia che corre sottile lungo tutte le scene del ciclo, a partire dalla Natività e Adorazione dei Magi, con un San Giuseppe pensoso e forse incredulo sul significato dell’evento.  Lo stile musivo bizantino, peraltro, pur riconoscibile ed attestato, in questo ciclo si alimenta di suggestioni narrative complesse che superano la tradizionale iconicità espressa nella fissità frontale delle figure, per proiettarle in un mondo reale nel quale, tuttavia, si respira l’atmosfera di un ideale realizzato.  Una cristianità che si compie in terra sotto il mantello protettivo di un regno nato per volontà del cielo, di un regno che può compiere il miracolo della pace e della concordia tra genti di culture e lingue diverse, quanto effettivamente fu, in parte, il regno normanno di Sicilia.
In copertina: Maria Casalanguida, “Bottiglie e cubetto”, 1975, collezione privata 
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aitan · 6 months
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"Se avessi l'ingegno del Cervantes, io farei un libro per purgare, come egli la Spagna dall'imitazione de' cavalieri erranti, così io l'Italia, anzi il mondo incivilito, da un vizio che, avendo rispetto alla mansuetudine dei costumi presenti, e forse anche in ogni altro modo, non è meno crudele né meno barbaro di qualunque avanzo della ferocia de' tempi medii castigato dal Cervantes. Parlo del vizio di leggere o di recitare ad altri i componimenti propri: il quale, essendo antichissimo, pure nei secoli addietro fu una miseria tollerabile, perché rara; ma oggi, che il comporre è di tutti, e che la cosa più difficile è trovare uno che non sia autore, è divenuto un flagello, una calamità pubblica, e una nuova tribolazione della vita umana."
Giacomo Leopardi, Pensieri, XX
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musicaintesta · 1 year
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Lei gli parlò senza guardarlo, ma ormai senza tracce di rabbia nella voce, quasi con mansuetudine: «Ho il diritto di sapere chi è» disse. Allora lui le raccontò tutto, sentendo di togliersi di dosso il peso del mondo, perché era convinto che lei sapeva ogni cosa e che le mancava solo una conferma dei particolari. Ma non era così, di modo che mentre lui parlava lei riprese a piangere, e non con singhiozzi timidi come all’inizio, ma con lacrime abbondanti e salmastre che le scorrevano sul viso, e le ardevano sulla camicia da notte e le infiammavano la vita, perché lui non aveva fatto quello che nel fondo della sua anima lei si aspettava che lui facesse, ossia negare tutto fino alla morte, indignarsi per quella calunnia, imprecare contro questa società di mala madre che non aveva il minimo scrupolo a calpestare l’onore altrui, e rimanere imperturbabile anche di fronte alle prove irrefutabili della sua slealtà: come un uomo.
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Gabriel Garcia Marquez, L’amore ai tempi del colera
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qk-ko · 9 days
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‭Lettera di Giacomo 3:13 NR06‬ [13] Chi fra voi è saggio e intelligente? Mostri con la buona condotta le sue opere compiute con mansuetudine e saggezza. https://bible.com/bible/122/jas.3.13.NR06
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robertoperodi · 2 months
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Il nodo dell'amore - The knot of love
Un puledro. Basta questo, per rendermi conto.Un puledro legato.Come me, legato alle mie dipendenze. Come profezia, legata perché re-legata.Come tanti, legati alla voce del potere. Come molti, relegati nei nodi dei compromessi.E Tu incarichi di sciogliere.Con buonsenso, con mansuetudine, perché non si corra il rischio di tagliare. Continue reading Il nodo dell’amore – The knot of love
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la1parola3 · 4 months
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🌻 Filippesi 4:4 Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi.
🌷 5 La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino.
🌸 6 Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti.
🌹 7 E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Yahshua Ha Mashiach .
🌺 8 Quindi, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri.
🙌 9 Le cose che avete imparate, ricevute, udite da me e viste in me, fatele; e il Dio della pace sarà con voi.
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70tre · 4 months
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...rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. ... E rendete grazie! (Col 3,12-21)
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elperegrinodedios · 1 year
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Mas el fruto del Espiritu es amor, gozo, paz, paciencia, benignidad, bondad, fe, mansuetumbre, templanza.
(Mt. 5:22)
📖 Ma il frutto dello Spirito è: amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo.
📷 Caminando desde Santiago hasta Fisterra.
lan 🕊
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butindaro · 11 months
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Fratelli, quand’anche uno sia stato còlto in qualche fallo, voi, che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansuetudine. E bada bene a te stesso, che talora anche tu non sii tentato. (Galati 6:1)
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isa0507 · 1 year
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Fratelli, se uno viene sorpreso in colpa, voi, che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansuetudine. Bada bene a te stesso, che anche tu non sia tentato. (Galati 6:1)
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edicoladelcarmine · 1 year
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CHIESE DEL TERRITORIO DEDICATE ALLA MADONNA DEL CARMINE
E’ molto scarsa la documentazione riguardante la Chiesetta della Madonna del Carmine o della Trinità di Vico Nel Lazio (FR), che si trova fuori le mura, nei pressi di Porta Orticelli. Sicuramente fu eretta nel corso del 1500 dalla nobile famiglia del notaio Giacomo Laurentino di Vico (1546) in quanto, nella parete di fondo la Chiesa, vi è un bell’affresco, di grandi dimensioni, misura infatti m. 1.80 X 2.20 di altezza ed è ancora quello del 1619, raffigurante la Madonna del Carmine col Bambino in braccio e tre angeli, il centrale mostra un cartiglio bianco con una citazione della sacra scrittura: Isaia, 16,5: “PRAEPARABITUR IN MISERICORDIA SOLIUM”, cioè: “Sarà stabilito un trono sulla mansuetudine”. Nel cartiglio il testo è stato accomodato, così: “PRAEPARABITUR E[S]T IN MISER[ICOR]DIA SOLIUM DEI”, cioè: ”E’ stato stabilito il trono di Dio sulla mansuetudine”. In basso, un sacerdote ed una suora riconducibili a Don Antonio Laurentini che nel 1617 era Cappellano nella Chiesa di San Biagio e a Suor Chiara Laurentini, al secolo Giovanna, Monaca Cappuccina in Roma, morì in concetto di Santità il 25 dicembre 1653. È probabile che siano stati dipinti successivamente, sovrapponendoli alle anime del Purgatorio. Ai lati, due santi di grandezza naturale: San Carlo Borromeo e San Francesco. Per saperne di più: https://edicoladelcarmine.suasa.it/VicoNelLazio.html Per aggiungere informazioni: [email protected]
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