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#meditazione cristiana
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L’esorcista mons. Bolobanic avverte: Paolo Coelho, allievo del gesuita Anthony de Mello, avvelena i cuori delle persone
Poichè sono tante le vostre domande su tale Paulo Coelho, i cui testi sono addirittura usati da non pochi “catechisti”, sacerdoti e suore come aneddoti o aforismi “cristiani… vogliamo chiarirvi un poco le idee affinchè si possa pregare per questa persona, ma assolutamente NON leggerla e neppure prenderla quale testimone di virtù cristiane!! Anche Padre Amorth metteva in guardia dagli scritti di…
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ildiariodibeppe · 4 months
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Perché i gruppi di meditazione sono oggi così importanti?
In ogni progetto vitale abbiamo di solito bisogno di una squadra che ci sostenga con i talenti di ogni singolo componente; così, nell’impegno della contemplazione, abbiamo bisogno di una comunità che ci aiuti ad iniziare e a perseverare. La meditazione, come John Main ben sapeva, crea comunità perché ci rivela che noi tutti siamo collegati e che cresciamo in modo interdipendente. Il gruppo di meditazione è un’espressione di questa verità. Non c’è niente di nuovo nel fatto che dei cristiani si riuniscano a pregare. E’ un fatto che si ripete da sempre. Della piccola comunità di Gerusalemme, formatasi dopo la morte e la risurrezione di Gesù, si diceva che “l’intero gruppo di credenti era unito, in anima e corpo; erano uniti nella preghiera continua”.
Possiamo dire lo stesso dei gruppi di meditazione di oggi. Negli ultimi decenni c’è stata una trasformazione spirituale del panorama religioso, una rivoluzione silente, una rivoluzione in silenzio. E’ stata condotta non da un gruppetto di monaci, ma da uomini e donne comuni che vivono nel mondo, famiglie che lavorano e hanno figli. Non e’ stata una scoperta accademica. La pratica della meditazione nella vita di tante persone ha risvegliato la consapevolezza che la dimensione contemplativa della preghiera è aperta a ciascuno di noi ed è necessaria per tutti noi, religiosi e non religiosi. L’accesso non è ristretto. E’ un privilegio di grazia donata dallo Spirito a tutti. Ma come per tutti i doni dello Spirito, dobbiamo fare anche noi la nostra parte. La contemplazione è un dono e come tutti i doni deve essere accettato. Se vogliamo vivere la nostra vocazione individuale nella vita quotidiana con profondità e significato, dobbiamo ricevere attivamente il dono della nostra potenzialità per la contemplazione, curandocene con umile devozione e fedeltà quotidiana.
Non è una novità che il cristianesimo attraversi una fase di turbolenta transizione, da una mentalità medievale ad una moderna. Se ascoltassimo solo i media e i sociologi potremmo anche concludere che il cristianesimo sia giunto al declino terminale. Certo, le sue strutture e le sue attitudini stanno attraversando un processo di morte, ma al cuore della visione cristiana della morte c’è una speranza certa di risurrezione. Il gruppo di meditazione cristiana è uno di quei segnali positivi di speranza di vita rinnovata, un segno, autorevolmente silenzioso, del fatto che lo spirito prevale sul caos e sul collasso, e genera nuovo ordine e nuova armonia.
La meditazione è una pratica universale che conduce oltre le parole, le immagini e i pensieri verso un vuoto ricolmo di fede e di presenza, la povertà di spirito che noi chiamiamo il silenzio di Dio. Quel che è specificamente cristiano è la consapevolezza che tale pratica ci porta, attraverso la fede, direttamente nella preghiera di Gesù stesso. Questo significa che ci conduce ad una scoperta trasformatrice della sua presenza in noi (“Cristo in voi”). Quando condividiamo la consapevolezza umana di Gesù, che è aperta contemporaneamente a ciascuno di noi e a Dio, cominciamo ad essere davvero più aperti l’uno all’altro. Siamo in grado di creare e sperimentare l’unione di persone che chiamiamo comunità, un’unione che evolve e si sviluppa. Quando appaiono i frutti dello spirito – amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé – allora si rivela anche la grazia di riconoscere Gesù nel più profondo di noi stessi e vicendevolmente l’uno nell’altro.
Laurence Freeman OSB
Estratto da: “La perla di grande valore”
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mydenisv · 4 months
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La Respirazione nelle Religioni e Filosofie: Un Viaggio Spirituale Attraverso le Tecniche Millenarie
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La respirazione, nell'ambito delle religioni e delle filosofie, è un tema profondo che affonda le sue radici nei tempi antichi. Le diverse tradizioni spirituali in tutto il mondo hanno sviluppato tecniche di respirazione che sono state utilizzate per scopi di meditazione, guarigione e connessione spirituale. In questo articolo, esploreremo la respirazione nelle religioni e filosofie, le tecniche che le accompagnano e il loro significato nell'evoluzione umana. Respirazione nella Tradizione Orientale: Yoga e Pranayama Nella filosofia indiana, il concetto di prana rappresenta l'energia vitale universale. Pranayama, la pratica di controllo della respirazione nello yoga, è stata sviluppata per armonizzare il prana all'interno del corpo umano. Questa antica tradizione sottolinea il potere della respirazione per migliorare la salute fisica e mentale, nonché per stabilire una connessione con il divino. Nel pranayama, esistono varie tecniche di respirazione, come il Kapalabhati (respirazione diaframmatica rapida) e l'Anulom Vilom (respirazione alternata attraverso le narici), che mirano a bilanciare il sistema energetico del corpo. Queste pratiche sono ampiamente utilizzate per migliorare la concentrazione, alleviare lo stress e promuovere la calma interiore. Il Cristianesimo e la Respirazione Contemplativa Nel cristianesimo, la preghiera è spesso accompagnata da pratiche di respirazione contemplativa. I monaci cristiani, in particolare, hanno sviluppato tecniche per concentrarsi sulla presenza divina attraverso la respirazione. La preghiera del mantra e la respirazione lenta e profonda sono esempi di come la cristianità abbia integrato la respirazione nella pratica spirituale. La respirazione contemplativa cristiana mira a quietare la mente, a consentire alla persona di sperimentare un senso di pace interiore e a stabilire una connessione più profonda con Dio. Questa pratica è spesso utilizzata per affrontare l'ansia e lo stress, consentendo di entrare in uno stato di preghiera più profondo. Il Buddismo e la Meditazione sulla Respirazione Nel buddismo, la pratica della mindfulness o vipassana (osservazione) si concentra spesso sulla consapevolezza della respirazione. La meditazione sulla respirazione è utilizzata per sviluppare una consapevolezza profonda del momento presente. I praticanti imparano a osservare il respiro senza giudizio, prendendo coscienza di ogni inspirazione ed espirazione. Questa pratica aiuta a sviluppare l'attenzione, a ridurre il flusso incessante di pensieri nella mente e a raggiungere uno stato di calma e chiarezza. La meditazione sulla respirazione nel buddismo mira a condurre a una comprensione più profonda della natura dell'esistenza e a raggiungere la liberazione dal ciclo di sofferenza. Respirazione e Connessione Universale In molte tradizioni spirituali, la pratica della respirazione è vista come un mezzo per connettersi con l'universo o con una forza divina. La respirazione, essendo una funzione universale condivisa da tutti gli esseri viventi, simboleggia l'unità tra tutti gli individui e con l'intero universo. Queste tradizioni riconoscono che la respirazione è una fonte di vita e un legame tra il corpo, la mente e lo spirito. Attraverso la pratica di tecniche di respirazione, gli individui cercano di purificare il corpo, calmare la mente e aprirsi a un'esperienza spirituale più profonda. Conclusione: La Respirazione come Ponte tra il Corpo e lo Spirito La respirazione, nelle religioni e filosofie, è vista come un potente mezzo per raggiungere uno stato di benessere, illuminazione e connessione spirituale. Queste tradizioni riconoscono il potere della respirazione per influenzare non solo la salute fisica, ma anche la salute mentale e spirituale. Le tecniche millenarie di respirazione offrono agli individui strumenti per esplorare l'interiorità, connettersi con il divino e scoprire un senso più profondo di scopo nella vita. In un mondo frenetico, la pratica della respirazione nelle religioni e filosofie rappresenta un prezioso ritorno all'essenziale, al silenzio e alla contemplazione, offrendo una via per riscoprire il nostro legame con il cosmo e con noi stessi. grazie di aver letto l'articolo e se hai piacere contattami ! Read the full article
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beppebort · 8 months
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Come Meditare
Siediti. Stai seduto immobile con la schiena dritta. Chiudi gli occhi delicatamente. Poi interiormente, in silenzio, comincia a recitare una sola parola – una parola sacra o mantra. Si consiglia l’antica preghiera cristiana “Marànathà”. Recitala scandendola in quattro sillabe di eguale lunghezza. Respira normalmente e metti tutta la tua attenzione alla parola, ascoltala mentre la pronunci, in silenzio, con delicatezza, fedelmente e soprattutto – semplicemente. l’essenza della meditazione è la semplicità. ripeti il mantra per tutta la meditazione e giorno dopo giorno. non visualizzare nulla ma ascolta la parola mentre la dici. lascia andare tutti i pensieri (anche i buoni pensieri), le immagini e altre parole. non combattere le distrazioni, ma lasciale andare pronunciando la parola fedelmente, con delicatezza e attenzione e ritorna ad essa immediatamente se ti accorgi di aver smesso di ripeterla o se l’ attenzione sta vagando altrove.
Silenzio significa lasciare andare i pensieri. Quiete significa lasciare andare ogni desiderio. Semplicità significa lasciar andare l’auto-analisi.
Medita due volte al giorno tutti i giorni. Questa pratica quotidiana richiederà del tempo per progredire. Sii paziente. Quando ti arrendi ricomincia da capo. Scoprirai che un gruppo di meditazione settimanale e un collegamento con una comunità può aiutarti a sviluppare questa disciplina e consentire ai benefici e ai frutti della meditazione di pervadere la tua mente e ogni aspetto della tua vita nei modi che essa ti insegnerà e ciò ti riempirà di gioia.
Dom Laurence Freeman, OSB
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sophiaepsiche · 9 months
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Le due facce del dolore
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"Perché in alcune tradizioni il dolore è esaltato, quasi cercato direi, e in altre è considerato qualcosa da superare?"
Perché sono le due facce della stessa medaglia.
Per prima cosa ricordiamo che la gestione del dolore è importantissima perché il dolore è l’emozione spartiacque tra i sentimenti di pace e quelli di distruttività. Non gestire il dolore porta alla distruttività, trascenderlo perfettamente porta all’amore e alla pace. Tra questi due estremi ci sono tanti gradi diversi di gestione: da quella puramente psicologica, ai primi tentativi di elaborazione in solitaria, che portano alla creatività, a quelli di presenza mentale, tipici della meditazione, fino ai risultati di trascendenza.
Chiunque abbia già una buona capacità di trascendenza del dolore ‘personale’ comincia a star meglio degli altri, non perché gli giungano meno colpi o abbia meno ostacoli ma perché li supera sempre meglio. Su questo mi soffermo un attimo per farvi notare che è sempre la pratica ad elevarsi e migliorare, mai il resto. Nessuno dovrebbe mai porsi limiti sulla pratica, i limiti dettati dalla natura umana sono più che sufficienti. Sappiamo teoricamente che esiste un grado talmente ottimale da non richiedere più uno sforzo ma il modo di arrivarci è di praticare sempre. I miei maestri, che non finirò mai di ringraziare, sono chiarissimi su questo punto.
Più capiamo che è la consapevolezza a risolvere tutto, meno la lasceremo andare. Meno la lasceremo andare e più risolverà tutto.
Tornando al dolore, quello che succede in chi supera ormai facilmente quello personale è molto importante: può cominciare a trascendere il dolore collettivo. Avendo compreso il carattere spartiacque del dolore, capirete che questo significa cominciare ad eliminare la distruttività dal mondo. Capite l’importanza evolutiva di queste persone? Forse no e purtroppo non si può dimostrare. Comunque, sebbene sia proposto in modo diverso nelle varie tradizioni, è una cosa naturale ed è presente in ogni insegnamento.
In oriente è generalmente più esaltato l’effetto positivo delle pratiche meditative: la serenità, la calma, la pace e si tende a dire meno che il realizzato è una specie di ‘macchina mangia karma’ dell’intera umanità. Si sa che è così e gli stessi illuminati a volte lo ammettono ma si dà più risalto al fatto che ne rimangono imperturbati. In occidente, soprattutto nel cristianesimo, è più esaltato il concetto di sacrificio, dell’offerta del dolore a Dio per salvare l’umanità, nello specifico per salvare ‘i peccatori’. Capisco che la terminologia cristiana è meno moderna e allettante ma è esattamente ciò che avviene. È solo formulato diversamente. Qui i concetti di ‘salvatore’ del mondo, per quanto riguarda Gesù, e di ‘co-redentori’, per i santi, sono da prendersi, per quanto mi riguarda, alla lettera. I santi non invitano il dolore per masochismo ma per consolidata capacità di trascendenza e il fatto di offrirlo a Dio rappresenta il loro motivo, ad imitazione di Cristo, esempio più straordinario mai giunto al mondo di tale capacità.
Il bilanciamento tra i due atteggiamenti apparentemente diversi, negli insegnamenti, è da cercarsi nell’eterna lotta tra conscio e inconscio. La pratica non è altro che questo.
La barriera del ‘personale’ è già molto ridotta nei praticanti esperti e le sensazioni in entrata, anche negative, non vengono neanche sempre percepite come proprie. So di ripetermi ma non è l’inconscio ad essere collettivo, è il collettivo ad essere inconscio. Qualsiasi sensazione salga al conscio, a prescindere se accompagnata o meno dalla sensazione ‘personale’, è un fenomeno collettivo. Questo il praticante esperto lo sa solo più degli altri.
Quando si presenta un’emozione sgradevole sa restare pienamente attento e fermo, in perfetta comunione con essa, determinandone la scomparsa.
Più fa questo, per i sentimenti, e più capisce e si allontana dal pensiero psichico, più acquisisce una sorta di trasparenza, dovuta proprio alla mancanza di barriera ‘personale’. Tale barriera, il nostro ego, è infatti solo un insieme di pensieri incessanti che riguardano il personale e di resistenze inconsce alle sensazioni che non vogliamo, il che sfocia, a seconda della gravità, in vari gradi di distruttività. Più va via la sensazione personale, più importante diviene il ruolo evolutivo dell’individuo per la collettività e più grande è la pace che egli prova. Questo è il secondo punto d'incontro che, nonostante la differenza tra terminologie, troviamo in tutti gli insegnamenti.
La pace è la meta di tutti.
‘Vi lascio la pace, vi do la mia pace’ dice Gesù. Anche se più sottolineata negli insegnamenti orientali, la pace è il risultato per tutti e, per fortuna, non è solo la meta finale, perché ogni tentativo di trascendenza, o anche di mera elaborazione del dolore, sarà ricompensato da una pace mai provata prima. Questa ricompensa spetta a qualsiasi praticante di qualsiasi livello. Intraprendere davvero questo cammino vuol dire cominciare ad accumulare talmente tanti vantaggi da non poter più neanche immaginare di vivere come prima.
Questa pace è da guadagnarsi interiormente attraverso ciò che, nel linguaggio meditativo, è presentata come ‘igiene mentale’, e, in quello devozionale, è espressa come ‘coscienza pulita’. Sono la stessa identica cosa. Qualsiasi sia il tuo maestro e la tua tradizione, o anche se non credi a niente e nessuno, la pace puoi averla se pulisci i contenuti psichici. Per farlo devi renderli dapprima consci, ed ecco le due facce della medaglia: la prima faccia del dolore non è tanto gradevole e dobbiamo imparare in primis ad accoglierlo, senza condanne o giustificazioni, senza resistenze, altrimenti non sale al conscio. Quando si presenta va ‘cercato’, proprio come dici nella domanda. Dopo tale accoglimento e in virtù di una totale comunione viene poi trasceso o ‘superato’… e arriva la pace, la seconda faccia del dolore.
Se si è molto pratici i due aspetti diventano quasi impercettibili, poiché meno c'è resistenza più c'è trasparenza.
Quando la purezza aumenta, infatti, si comincia una pratica più profonda in cui si trascende l’ego stesso e non più i contenuti psichici. Diverse tradizioni danno diversi nomi a questa pratica: ‘dimorare indipendente’, ‘dimorare nel sé’, dimorare nella ‘vacuità’, nel ‘silenzio’, nel ‘cielo’ dell’anima, nella ‘consapevolezza’, nell’‘auto-attenzione’, a volte lo chiamo samadhi. Qui si comincia a morire alla carne e a rinascere allo spirito. La sensazione di essere materia va via e l’evanescenza rivela la nostra vera natura. Che lo si chiami spirito, coscienza, consapevolezza o non lo si definisca affatto non importa, la cosa essenziale è che questa leggerezza la sperimenterai tangibilmente ogni volta che trascenderai il dolore, a qualsiasi livello lo farai, e potrai spingerti fin dove vorrai, anche fino al punto di non volerla più lasciare!
La teoria da sola non ha mai portato la pace a nessuno, la pratica sì.
Buona sperimentazione!
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lavocedigesu · 1 year
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Esiste la meditazione, ma l’Anima vive nella contemplazione
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La meditazione inizia attraverso la mente e delle parole, mentre la contemplazione inizia dal Cuore nel silenzio. È esperienza dell’Amore, della Pace e della Gioia del Padre Celeste. L’anima siamo noi, l’anima è in realtà Amore e vive di Amore originale. L’Amore del Padre Celeste nutre e nel silenzio della mente educa la coscienza, apre gli occhi della mente alla verità.
Nella contemplazione avviene che il nostro Cuore cerca l’Amore del Padre Celeste creatore, l’Anima lo trova e crea una relazione nel silenzio. L’anima costantemente nutrita dell’Amore del Padre diventa padrona della mente, diventa  coscienza.
L’anima così grazie all’Amore originale rivive e governa la meditazione della realtà.
L’Amore del Padre Celeste è soprannaturale e fa miracoli in noi. La contemplazione è facile nella natura perché la mente è meno distratta dalla realtà. La contemplazione che è il vibrare dell’anima nell’Amore del Padre celeste senza pensieri e parole può avvenire anche camminando e agendo nel mondo.
La contemplazione consente al soprannaturale del Padre Celeste di entrare nella nostra Anima per formare le nostre azioni. Gesù ne parla più volte:
Nel Suo comandamento più importante
"Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente.  Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo, poi, è simile: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti.”
Nella conversazione con la Samaritana
“È giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità.”
Per procedere nella contemplazione fonte di illimitata Gioia occorre perfezionarsi nella “Purezza di Cuore” e “nell’Umiltà” per consentire al Cielo di avvicinarci di più a noi. Così hanno agito i santi in una relazione contemplativa con il Cielo.
Alcuni link d approfondimento
Cos’è la “Contemplazione cristiana”
Radio contemplativa h24 “La voce di Gesù”
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personal-reporter · 1 year
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Il Sabato Santo, in attesa della Pasqua
Se il Giovedì Santo è il momento dell’istituzione dell’Eucaristia e nel Venerdì Santo ci sono la mestizia, il dolore e la penitenza per la Passione e morte di Gesù, con la sua sepoltura, il  Sabato Santo è dove domina il silenzio, il raccoglimento, la meditazione, per Gesù che giace nel sepolcro prima della gioia della Pasqua, con l’annuncio della Risurrezione. A partire dal IV secolo in alcuni luoghi questo giorno era il momento dove i candidati al Battesimo facevano un pubblica professione di fede, prima di essere  ammessi nella Chiesa, in rito che avveniva proprio nella Veglia di Pasqua. Verso il XVI secolo c’era  un’anticipazione della Vigilia alla mattina del Sabato Santo, dato che non era consigliabile stare di notte fuori casa, una tradizione che è durata fino agli anni Cinquanta del XX secolo quando, verso le 10-11 del mattino del sabato,  si scioglievano le  campane dai legami messi la sera del Giovedì Santo per l’annuncio della Risurrezione Dopo la riforma liturgica Conciliare, tutto è ritornato alle origini e il Sabato della Pasqua ha ripreso il significato del giorno della meditazione e penitenza, dove l’oscurità nelle chiese è totale, non vi sono celebrazioni liturgiche, né Sante Messe. Inoltre il Sabato Santo è l’unico giorno dell’anno dove non si può ricevere la Comunione, tranne nel caso di Viatico per gli ammalati gravi, mentre tutto è silenzio nell’attesa dell’evento della Resurrezione. Ma per quanto tempo rimase nel sepolcro Gesù? Si sa che furono tre giorni non interi, dalla sera del Venerdì fino all’alba del giorno dopo la festa del Sabato ebraico, noto oggi  come la Domenica di Pasqua, ma che per gli Ebrei era il primo giorno della settimana, cioè vi rimase per circa 40 ore. Con la liturgia odierna, la Veglia Pasquale è prevista in gran  parte di chiese e cattedrali, con inizio verso le 22 del sabato ma la madre di tutte le Veglie celebrate dalla liturgia cristiana, pur iniziando nell’ultima ora del sabato, di fatto fa parte della Liturgia solenne della Pasqua. Durante la Veglia viene benedetto il cero pasquale, oltre all’acqua battesimale, in modo da far coincidere il canto del Gloria, con il suono delle campane a festa, verso mezzanotte. In alcune zone la Veglia inizia verso mezzanotte e così la liturgia eucaristica prosegue nelle prime ore notturne. Read the full article
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tiseguiro · 2 years
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Mercoledì 27 luglio Meditazione Quotidiana J.Main da "Il Silenzio e la Quiete" 
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Ciò che tutti noi dobbiamo capire della meditazione è che non stiamo meditando per far succedere qualcosa, per aver una sorta di intuizione. In realtà, non meditiamo per ottenere qualcosa, anzi, è proprio il contrario. Meditiamo per poterci liberare, non solo dalle nostre idee e convinzioni, ma anche dal nostro stesso sé. L'essenza della meditazione cristiana consiste nell'essere assorbiti in Dio, nel quale perdiamo la nostra identità e troviamo noi stessi.
    Come scrisse la grande mistica santa Caterina da Genova: "Mi conosco solo in Dio". Ora, questo è un concetto molto difficile da accettare, perché siamo stati cresciuti per essere dei veri materialisti. Siamo stati allevati per controllare, per accumulare, al punto che sederci e renderci volontariamente poveri - spogliarci di noi stessi mentre entriamo alla presenza di Dio - è per noi una vera sfida. 
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susieporta · 3 years
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“Sono nato con un microchip incorporato, che mi indirizza verso la spiritualità. All’età di otto anni scrissi, andando clamorosamente fuori tema, ‘Io chi sono?’. Una domanda particolare per un bambino nato in una famiglia dove non si avevano libri da leggere, ma nella quale sono stato felice di nascere”.
“Io chi sono?” è certamente una domanda particolare per un bambino di otto anni quale era Franco Battiato quando scrisse quelle parole, ma è “la domanda” che è insita in ogni essere umano. Che Battiato se la ponesse già a quell’età, è evidentemente segno di una grandezza d’animo che pochi hanno. Quel “microchip incorporato” come lo definisce lui è la natura dell’uomo, altrimenti detta senso religioso, che è inestirpabile dal nostro cuore, benché si faccia di tutto per renderla anestetizzata.
La domanda del senso religioso «che senso ha tutto?» è un dato oggettivo e diffuso nell’attività dell’uomo di ogni tempo e investe, coinvolge tutta l’attività umana. Sono le esigenze elementari (esigenza di felicità, di verità, di giustizia, ecc.) scintilla dell’azione umana.
Per tutta la vita Franco Battiato ha cercato di placare quel “microchip” che lo ha reso ansioso ma allo stesso tempo pacificato: “L’Ispirazione e di conseguenza l’Arte, sono cellule, tracce del divino. È chiaro che una società consumistica e nichilista sta all’opposto. Non ci può essere vero progresso – intendo un progresso consapevole e spirituale, i cui valori sono i valori umani che più elevano l’uomo – se aboliamo la voce del poeta, il momento dell’incanto e della riflessione; se non coltiviamo l’intuizione, l’Arte e il desiderio per il Mistero. Credo che sia questa la strada, per questo coltivo tali “abitudini”. Anche il peggiore degli esseri è destinato a evolversi. Dobbiamo sforzarci di combattere il male con pietà cristiana, facendoci prossimi e solidali: il bruco, per sua natura, è destinato a diventare farfalla” avrebbe detto Franco Battiato in età avanzata, spiegando perfettamente il suo percorso.
Un percorso affascinante, di chi si è abbandonato completamente nelle braccia del Mistero, senza negare nessuno dei suoi aspetti, senza precludere ogni modo con cui si è presentato a lui, curioso ricercatore, avventuriero della realtà: “Mi sono progressivamente arricchito di insegnamenti che non posso considerare casuali. Ho scoperto la meditazione quando ero sopraffatto dalle nevrosi, i mistici quando la necessità di una sfera spirituale diventò urgente e i tibetani da una decina di anni studiandoli dal 1100 ad oggi. Praticamente, non leggo altro”.
Ma ci vuole disciplina e impegno, come gli antichi monaci di clausura, o i monaci buddisti: “Non amo il conflitto e soprattutto non amo il confronto rissoso e giudicante con la gente, con l’esterno invadente e distruttivo. Quando dico esterno dico televisione, ad esempio, cioè l’universo principe della volgarità e dell’idiozia, e dico corruzione, mancanza di legalità, di senso civico. Invece il rilassamento lo raggiungi e lo conservi da solo. E’ un privilegio ma è anche disciplina interiore, sobrietà di pensieri e di gesti. Rilassamento è pace, immobilità del sentimento, consapevolezza massima, fermezza”.
Non era uomo di appartenenza Franco Battiato, ma spirito libero: “Non sono cattolico. Ho amicizie molto forti nella Chiesa cattolica e soprattutto in alcuni monasteri di clausura, dove ho sempre trovato una toccante liturgia. Ho una mia spiritualità, una mia ricerca dell’ascesi, sono un uomo religioso, ma non ho una parrocchia” aveva detto. Allo stesso tempo, era un uomo rispettoso anche verso istituzioni di cui non si sentiva parte. Come disse parlando del suo film Niente è come sembra, “ho fatto una grande fatica a far dire cose intelligenti da parte dell’ateo. Di solito un ateo attacca il Vaticano come rappresentante di Dio in terra, ma è una posizione di basso livello”.
Centinaia di canzoni bellissime, dove si ritrovano tracce del suo percorso: “E ti vengo a cercare anche solo per vederti o parlare perché ho bisogno della tua presenza per capire meglio la mia essenza… questo mio sentimento popolare nasce da meccaniche divine … E ti vengo a cercare perché sto bene con te perché ho bisogno della tua Presenza”. Poi una mattina tutto finisce, con serenità, con l’amata solitudine perseguita per tutta la vita, anche nella canzone omonima: “Così è finita, mi stacco da te, da solo continuo il viaggio. Rivedo daccapo il cielo colorato di sole, di nuovo vivo”.
Alla fine dii tutto, forse in modo ancor più commovente, resta una canzone fra le meno note, dimenticata dai più, cantata nel dialetto della sua amata Sicilia, Stranizza d′amuri, la stranezza dell’amore. Quella cosa strana, quell’amore che ci viene messo nel cuore come un oggetto sconosciuto e ci smuove tutto, ci apre allo sconosciuto infinito desiderio di bene. E’ lo sguardo di un altro o di un’altra, è il mistero che non sappiamo definire, l’indicibile a cui il cuore anela. E’ una febbre che entra nelle ossa, anche se intorno c’è la guerra, quando ti incontro per la strada e vedo te. E anche se fuori si muore non muore questa stranezza d’amore.
′Ndo vadduni da Scammacca
Nel vallone di Scammacca
I carritteri ogni tantu
I carrettieri ogni tanto
Lassaunu i loru bisogni
Lasciavano i loro bisogni
E i muscuni ciabbulaunu supra
E i mosconi ci volavano sopra
Jeumu a caccia di lucettuli …
Andavamo a caccia di lucertole
A litturina da CiccumEtnea
Il vagone della Circumetnea
I saggi ginnici ‘u Nabuccu
I saggi ginnici, il Nabucco
A scola sta finennu.
La scuola sta finendo.
Man manu ca passunu i jonna
Man mano che passano i giorni
Sta frevi mi trasi ′nda ll’ossa
Questa febbre mi entra nelle ossa
Ccu tuttu ca fora c’è a guerra
Anche se fuori c’è la guerra
Mi sentu stranizza d′amuri … l′amuri
Mi sento una stranezza d’amore… L’amore
E quannu t’ancontru ′nda strata
E quando ti incontro per strada
Mi veni ‘na scossa ′ndo cori
Mi viene una scossa nel cuore
Ccu tuttu ca fora si mori
E anche se fuori si muore
Na mori stranizza d’amuri … l′amuri.
Non muore questa stranezza d’amore…L’amore.
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nicksalius · 3 years
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Cenni sulla Meditazione Cristiana
Cenni sulla Meditazione Cristiana
Qualche breve cenno sulla meditazione cristiana. Non si tratta, ovviamente, di una trattazione minuziosa. Né, tanto meno, pretendiamo sia considerata esaustiva. Potrebbe esser valutata, al massimo, come un’agile introduzione. A noi è servita, soprattutto, per far mente locale e inquadrare l’argomento. Prima di cominciare, una rapida annotazione. In fondo  al testo è riportato – in guisa…
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PREGHIERA INTRODUTTIVA ALLA MEDITAZIONE CRISTIANA
Padre Celeste, apri i nostri cuori alla presenza silenziosa dello spirito di Tuo Figlio. Guidaci all’interno di quel misterioso Silenzio, dove il Tuo Amore si rivela a tutti coloro che dicono: Maranatha… Vieni Signore Gesù”.
PREGHIERA CONCLUSIVA ALLA MEDITAZIONE CRISTIANA
Possa questa Comunità essere una autentica dimora spirituale per colui che è in ricerca, un amico per chi è solo, una guida per chi è confuso.
Possano coloro che qui pregano essere rafforzati dallo Spirito Santo per servire tutti coloro che vi giungono e per riceverli come fossero Cristo stesso.
Nel silenzio di questa Comunità possano la confusione, la violenza e la sofferenza del mondo incontrare la Forza che consolerà, rinnoverà e solleverà lo spirito umano.
Possa questo silenzio essere la forza che apre i cuori degli uomini e delle donne alla visione di Dio, e così insegnare a vicenda, nell’amore e nella pace, la giustizia e la dignità umana. Possa la bellezza della Vita Divina riempire questa Comunità e i cuori di tutti coloro che qui pregano in gioiosa speranza.
Possano tutti coloro che vi giungono schiacciati dal peso dei problemi dell’umanità, ripartire ringraziando per le meraviglie della vita umana.
Noi lo chiediamo nel nome del Signore Nostro Gesù Cristo. AMEN
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jlock-hana · 5 years
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E non esiste un altro giorno che sia uguale a ieri
Tu allora vivilo adesso
Come se fosse l'ultimo
E dai valore ad ogni singolo attimo
[...]
Il tempo ti cambia fuori, l'amore ti cambia dentro
Basta mettersi al fianco invece di stare al centro
L'amore è l'unica strada, è l'unico motore
È la scintilla divina che custodisci nel cuore
Tu non cercare la felicità semmai proteggila
È solo luce che brilla sull'altra faccia di una lacrima
- S. Cristicchi
Ciò che sto per dire sarà molto lungo, noioso, intrinseco di pensieri spirituali che nella vita quotidiana non hanno modo e voglia di esprimersi. Quindi fermatevi ora, perché il mio blablare sarà un flusso di coscienza inarrestabile, sprigionato da delle analisi quasi sicuramente senza senso o che forse un senso ce l'hanno ma che trovano il tempo che trovano, visto che non ho intenzione di analizzare quello che ha voluto dire l'autore con queste parole, ma semplicemente esternare quello che hanno suscitato in me. Sono solo spunti che ho colto e... Sono semplicementi usciti.
E quindi, inizio.
Credo di non aver mai letto un testo con un tale livello di spiritualità. Ci vedo, in quello che ho citato nelle due specifiche frasi, una ricerca interiore lunga anni e anni. Quando ho sentito cantare Cristicchi per la prima volta questa canzone mi sono commossa. Mi ha colpito profondamente vedere quanto ci siano ancora delle persone così belle interiormente che contro tutto e tutti continuano a spargere positività.
Il dare valore ad ogni singolo attimo è una condizione che normalmente è sperimenta da chi la morte l'ha vista da vicino, da chi si rende improvvisamente conto che la vita sì, può finire in qualsiasi momento, e che i litigi, le incazzature, i beni materiali, valgono fino ad un certo punto. Ma oltre a questo significato ci vedo dietro un qualcosa di ancora più profondo.
La meditazione viene vista normalmente o come una cosa relegata all'Oriente con l'immagine stereotipata di monaci buddhisti che passano tutta la giornata a pregare, o come una moda da schifare perché tanto "si fanno tutti passare per buddhisti, quando non sono altro che dei vegani, ambientalisti a favore degli immigrati". Non so bene come siano collegate le tre cose, ma vabbe', l'ignoranza regna sempre sovrana. Il punto al quale volevo invece arrivare è che qualsiasi persona che si avvicini ad un tipo di spiritualità orientale o che comunque guardi oltre quella tipicamente cristiana, dovrà prima o poi capire e sperimentare che cos'è la meditazione. Che non vuol dire solo rilassarsi o cancellare i pensieri dalla mente per allontanare lo stress di tutti i giorni. Ad un livello più profondo la meditazione è proprio questo:
E non esiste un altro giorno che sia uguale a ieri
Tu allora vivilo adesso
Come se fosse l'ultimo
E dai valore ad ogni singolo attimo
Lo scopo ultimo della meditazione è vivere il presente, senza lasciarsi trascinare dalla mente nel passato o nel futuro. Senza rivivere scene già passate che possono provocare ancora dolore, senza proiettarsi in un futuro fatto di aspettative che se poi non si attueranno provocheranno ulteriore dolore. La meditazione dà pace perché si dà valore all'attimo, al presente. È una continua lotta tra il proprio sé e la mente che mai dà un attimo di tregua, è il riuscire a fermare quella mente inarrestabile per poterla incanalare nel qui e ora. E mi fermo qui perché poi veramente potrei risultare noiosa.
Ma le frasi che in assoluto più mi hanno colpito sono state queste:
L'amore è l'unica strada, è l'unico motore
È la scintilla divina che custodisci nel cuore
Tu non cercare la felicità semmai proteggila
Fin da bambini ci è stato insegnato che l'amore dovevamo provarlo verso i familiari, un compagno, un fidanzato, ecc. E qui non posso fare a meno di pensare alle parole di un grandissimo maestro spirituale che la sapeva lunga:
"Hanno forzato l'amore in un tunnel molto stretto: tu puoi amare tua moglie, tua moglie può amare te; puoi amare i tuoi figli, puoi amare i tuoi genitori, puoi amare i tuoi amici. E hanno fatto sì che due cose si radicassero profondamente in ogni essere umano. Una è che l'amore è qualcosa di molto limitato - amici, famiglia, figli, marito, moglie. E la seconda cosa su cui hanno insistito è che ci sono molti tipi di amore. Ami in una maniera quando ami tuo marito o tua moglie; poi devi usare un altro tipo d'amore quando ami i tuoi figli, e un altro tipo di amore quando ami i tuoi antenati, la tua famiglia, i tuoi insegnanti, e poi un altro tipo di amore per i tuoi amici. Ma la verità è che l'amore non può essere categorizzato nella maniera in cui è stato categorizzato in tutta la storia dell'umanità. Avevano delle ragioni per categorizzarlo, ma le loro ragioni sono brutte e inumane, perché con questa categorizzazione hanno ucciso l'amore... [...]
La ragione per cui tutte le culture hanno insistito sulla categorizzazione è che hanno avuto molta paura dell'amore, perché se nell'esistenza c'è l'amore, esso non conosce confini. E allora non puoi mettere gli indù contro i musulmani, e non puoi mettere i protestanti contro i cattolici. E non puoi tracciare una linea dicendo che non puoi amare questa persona perché è ebrea, cinese. I leader del mondo volevano dividere il mondo, ma per dividere il mondo hanno dovuto fare una divisione fondamentale, cioè la divisione dell'amore."
Nessuno ci hai mai insegnato ad amare noi stessi e ad amare gli altri incondizionatamente, mai.
Tu non cercare la felicità semmai proteggila, perché la felicità è dentro di noi, mi viene da dire. Perché la felicità è effimera quando viene dall'esterno, perché mai potrà durare se pretendiamo che sia qualcuno o qualcosa a darcela.
E qui ancora una volta mi ritornano in mente altre parole del maestro spirituale a cui accennavo prima:
"Ci sono tre strati nell'individuo umano: la sua fisiologia, il corpo; la sua psicologia, la mente; e il suo essere, il suo sé eterno. L'amore può esistere su tutti e tre i piani, ma le sue qualità saranno differenti.
Sul piano della fisiologia, il corpo, è semplicemente sessualità. Lo puoi chiamare amore, perché la parola amore sembra essere poetica, bella. Ma il novantanove per cento delle persone chiamano il sesso, amore. Il sesso è biologico, fisiologico. La tua chimica, i tuoi ormoni, tutto ciò che è materiale viene coinvolto. [...]
Solo l'un per cento delle persone vanno un po' più in profondità. I poeti, i pittori, i musicisti, i ballerini, i cantanti hanno una sensibilità che permette loro di sentire al di là del loro corpo. Riescono a sentire le bellezze della mente, le sensibilità del cuore, perché vivono su questo piano. [...] Non pensa, lui sente. E dato che vive nel suo cuore, riesce a sentire il cuore dell'altra persona. Questo è quello che di solito si chiama amore. È raro. [...]
Non so che tipo di amore tu conosca. Molto probabilmente il primo tipo, forse il secondo tipo. E hai paura perché se raggiungi il tuo essere, cosa succederà al tuo amore?
Certamente sparirà, ma non sarai un perdente. Nascerà un nuovo tipo di amore che nasce forse solo in una persona su un milione. Quell'amore può solo essere chiamato amorevolezza."
Perché L'amore è l'unica strada, è l'unico motore
È la scintilla divina che custodisci nel cuore
E forse mi sbaglierò, forse le mie analisi sono completamente errate, ma la bellezza di una canzone è che chiunque può trovare un qualcosa di positivo in cui ritrovarsi. Sono parole che ad uno possono arrivare in un modo e ad un altro possono arrivare con un altro significato. Quelle di Cristicchi sono parole che fanno riflettere, commuovere, che danno speranza. Sono parole che di tanto in tanto ascolterò o leggerò, perché sono parole di una persona che di belle anime se ne intende, e ieri sera ne ha voluta una di altrettanto bella sul quel palco a duettare assieme a lui.
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poetyca · 2 years
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Preghiera – Prayer
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Preghiera
« Il pregare è nella religione ciò che il pensiero è nella filosofia. Il senso religioso prega come l’organo del pensiero pensa »
Novalis La preghiera è una delle pratiche comuni a tutte le religioni. Essa consiste nel rivolgersi alla dimensione del sacro con la parola o con il pensiero; gli scopi della preghiera possono essere molteplici: invocare, chiedere un aiuto, lodare, ringraziare, santificare, o esprimere devozione o abbandono. La preghiera è solitamente considerata come il momento in cui l’uomo ‘parla’ al sacro, mentre la fase inversa è la meditazione, durante la quale è il sacro che ‘parla’ all’uomo. La preghiera può essere personale, oppure liturgica; solitamente questa seconda forma si ritrova come preghiera scritta (o comunque tramandata in qualche modo). Una delle forme di preghiera più diffuse è il canto devozionale. Secondo la dottrina cattolica, quando l’uomo prega si eleva a Dio in modo cosciente. Il “tappeto di preghiera” è un piccolo tappeto che i musulmani usano per inginocchiarsi durante le preghiere giornaliere. Forme di preghiera pubblica Nell’ebraismo sono previsti per gli uomini tre preghiere nei giorni feriali, in ricordo dei sacrifici di animali e vegetali che venivano praticati nel Santuario: l’Arvith, Shachrith e Minchah. Le preghiere sono quattro il sabato e altri giorni particolari (5 volte per Yom Kippur). L’ordine delle preghiere si trova nel Siddur, il tradizionale libro delle preghiere ebraico. Sebbene la preghiera individuale sia valida, pregare con un minyan (numero minimo di dieci maschi adulti) è considerato ideale. Molte sinagoghe hanno un hazzan, cioè un cantore che guida la preghiera della comunità. Nel Cristianesimo la forma classica e più antica di preghiera pubblica sono le ore canoniche, cioè momenti fissi durante la giornata in cui vengono recitati (o cantati) dei salmi più altre preghiere, dalla bibbia o composte dalle Chiese, oltre a inni e intercessioni. Di origine antichissima (la struttura è stata ereditata dalla preghiera ebraica sinagogale e del Tempio di Gerusalemme), le ore canoniche ebbero particolare rilievo nelle comunità monastiche come ufficio corale. Nell’Islam la preghiera canonica è chiamata ṣalāt, prescritta 5 volte al giorno, in forma singola o collettiva, anche se sono previste e consigliate altre preghiere volontarie. Forme di preghiera privata Nelle devozioni private esistono vari tipi di preghiere, che hanno un unico fine: elevare l’anima a Dio. Elevare l’anima a Dio è infatti la definizione ufficiale della preghiera così come riportato dal Catechismo della Chiesa Cattolica. In realtà, come dice la Bibbia (Sap 1,7 e At 17,28), noi già viviamo ed esistiamo dentro Dio; come pure affermano alcune tradizioni religiose antiche dei popoli asiatici e americani. Essendo però Dio di natura trascendente e spirituale, la sua presenza non appare sempre immediatamente percepibile ed evidente. Ecco perché è necessario elevare l’anima a Dio, cioè compiere un atto di volontà (la volontà è una delle tre potenze dell’anima insieme alla memoria e all’intelletto) che ci rende più attenti, più sensibili, più partecipi di questa presenza che è sempre e ovunque. I modi di muovere la volontà e dunque l’anima a questa consapevolezza e a questa comunione sono molti e diversi. La tradizione cattolica ne enumera svariate decine che sono state ispirate dai santi nel corso dei secoli passati e che hanno trovato una eco più o meno duratura e diffusa, in funzione della semplicità, della praticità e della bellezza delle stesse modalità di preghiera. Tra le forme private di preghiera più diffuse dalla tradizione cristiana troviamo: la preghiera biblica (che utilizza direttamente le parole della Sacra Scrittura oppure che parte dalla lettura della Bibbia per poi aprirsi al colloquio personale con Dio, come fa la lectio divina); il colloquio personale con Dio (che l’uomo può vivere in qualunque tempo e luogo); il Santo Rosario (una forma devozionale nata nel Medioevo e diffusa oggi in tutti i popoli cattolici); il culto delle immagini (fondato sul fatto che l’immagine sacra subito richiama alla mente la persona divina rappresentata e diffuso, oltre che nelle chiese, specialmente nei luoghi dove le chiese e i luoghi di culto pubblico sono lontani); tale culto non è accettato dal Protestantesimo; la via crucis (devozione nata nel Medioevo e diffusa nel XVII secolo da san Leonardo da Porto Maurizio); la vigilanza (cioè l’atteggiamento interiore dell’uomo che vigila sui suoi pensieri, discernendo quelli buoni da quelli malvagi per coltivare quelli buoni e rinnegare, dissolvere, dimenticare quelli malvagi); la ripetizione (cioè l’atto della volontà che dà inizio ad un ciclo ripetitivo di brevi invocazioni o preghiere ben conosciute, che l’uomo ripete dentro di sé fino a formare un tappeto morbido e robusto sul quale l’anima si stende e si rilassa per poi entrare nella contemplazione); la contemplazione (è la forma di preghiera considerata più santa, in quanto comunione stessa con il Santo, essendo stata definita dall’uomo la santità come la natura stessa di Dio; la contemplazione è la presenza viva di Dio nell’uomo che ispira direttamente pensieri, parole, immagini, azioni, per cui nella contemplazione l’uomo vede ciò che Dio vede, sente ciò che Dio sente, fa ciò che Dio fa); la meditazione (è il fluire o il sorgere di pensieri che vengono suggeriti, stimolati, ispirati dalle fonti più diverse: ricordi, incontri, discorsi, letture, fatti, immagini, simboli, etc. Essendo immenso il bacino di spunti per la meditazione, essa è probabilmente la forma di orazione più praticata di ogni tempo). Bibliografia Jörg Zink, Come pregare, Claudiana, Torino 1988. Giordano Berti, Preghiere di tutto il mondo, Vallardi, Milano 1999. Gérald Messadié (a cura di), Il piccolo libro delle preghiere, Armenia, Milano 2003. Catechismo della Chiesa Cattolica (di cui la Parte Quarta è interamente dedicata alla preghiera) Prayer Prayer is a form of religious practice that seeks to activate a volitional rapport to God or spirit through deliberate practice. Prayer may be either individual or communal and take place in public or in private. It may involve the use of words or song. When language is used, prayer may take the form of a hymn, incantation, formal creed, or a spontaneous utterance in the praying person. There are different forms of prayer such as petitionary prayer, prayers of supplication, thanksgiving, and worship/praise. Prayer may be directed towards a deity, spirit, deceased person, or lofty idea, for the purpose of worshipping, requesting guidance, requesting assistance, confessing sins or to express one’s thoughts and emotions. Thus, people pray for many reasons such as personal benefit or for the sake of others. Most major religions involve prayer in one way or another. Some ritualize the act of prayer, requiring a strict sequence of actions or placing a restriction on who is permitted to pray, while others teach that prayer may be practiced spontaneously by anyone at any time. Scientific studies regarding the use of prayer have mostly concentrated on its effect on the healing of sick or injured people. The efficacy of petition in prayer for physical healing to a deity has been evaluated in numerous studies, with contradictory results There has been some criticism of the way the studies were conducted Forms of prayer Various spiritual traditions offer a wide variety of devotional acts. There are morning and evening prayers, graces said over meals, and reverent physical gestures. Some Christians bow their heads and fold their hands. Some Native Americans regard dancing as a form of prayer. Some Sufis whirl. Hindus chant mantras. Orthodox Jews sway their bodies back and forth[10] and Salah for Muslims (“kneel and prostrate as seen on the right”). Quakers keep silent. Some pray according to standardized rituals and liturgies, while others prefer extemporaneous prayers. Still others combine the two. These methods show a variety of understandings to prayer, which are led by underlying beliefs. These beliefs may be that the finite can communicate with the infinite the infinite is interested in communicating with the finite prayer is intended to inculcate certain attitudes in the one who prays, rather than to influence the recipient prayer is intended to train a person to focus on the recipient through philosophy and intellectual contemplation prayer is intended to enable a person to gain a direct experience of the recipient prayer is intended to affect the very fabric of reality as we perceive it prayer is a catalyst for change in oneself and/or one’s circumstances, or likewise those of third party beneficiaries the recipient desires and appreciates prayer or any combination of these.[citation needed] The act of prayer is attested in written sources as early as 5000 years ago. Some anthropologists, such as Sir Edward Burnett Tylor and Sir James George Frazer, believed that the earliest intelligent modern humans practiced something that we would recognize today as prayer. Friedrich Heiler is often cited in Christian circles for his systematic Typology of Prayer which lists six types of prayer: primitive, ritual, Greek cultural, philosophical, mystical, and prophetic The act of worship Prayer has many different forms. Prayer may be done privately and individually, or it may be done corporately in the presence of fellow believers. Prayer can be incorporated into a daily “thought life”, in which one is in constant communication with a god. Some people pray throughout all that is happening during the day and seek guidance as the day progresses. This is actually regarded as a requirement in several Christian denominations,[15] although enforcement is not possible nor desirable. There can be many different answers to prayer, just as there are many ways to interpret an answer to a question, if there in fact comes an answer.[15] Some may experience audible, physical, or mental epiphanies. If indeed an answer comes, the time and place it comes is considered random. Some outward acts that sometimes accompany prayer are: anointing with oil;[16] ringing a bell;[17] burning incense or paper;[18] lighting a candle or candles;[19] facing a specific direction (i.e. towards Mecca[20] or the East); making the sign of the cross. One less noticeable act related to prayer is fasting. A variety of body postures may be assumed, often with specific meaning (mainly respect or adoration) associated with them: standing; sitting; kneeling; prostrate on the floor; eyes opened; eyes closed; hands folded or clasped; hands upraised; holding hands with others; a laying on of hands and others. Prayers may be recited from memory, read from a book of prayers, or composed spontaneously as they are prayed. They may be said, chanted, or sung. They may be with musical accompaniment or not. There may be a time of outward silence while prayers are offered mentally. Often, there are prayers to fit specific occasions, such as the blessing of a meal, the birth or death of a loved one, other significant events in the life of a believer, or days of the year that have special religious significance. Details corresponding to specific traditions are outlined below. Pre-Christian Europe Etruscan, Greek, and Roman paganism In the pre-Christian religions of Greeks and Romans (Ancient Greek religion, Roman religion), ceremonial prayer was highly formulaic and ritualized.[21][22] The Iguvine Tables contain a supplication that can be translated, “If anything was said improperly, if anything was done improperly, let it be as if it were done correctly.” The formalism and formulaic nature of these prayers led them to be written down in language that may have only been partially understood by the writer, and our texts of these prayers may in fact be garbled. Prayers in Etruscan were used in the Roman world by augurs and other oracles long after Etruscan became a dead language. The Carmen Arvale and the Carmen Saliare are two specimens of partially preserved prayers that seem to have been unintelligible to their scribes, and whose language is full of archaisms and difficult passages. Roman prayers and sacrifices were often envisioned as legal bargains between deity and worshipper. The Roman principle was expressed as do ut des: “I give, so that you may give.” Cato the Elder’s treatise on agriculture contains many examples of preserved traditional prayers; in one, a farmer addresses the unknown deity of a possibly sacred grove, and sacrifices a pig in order to placate the god or goddess of the place and beseech his or her permission to cut down some trees from the grove Germanic paganism An amount of accounts of prayers to the gods in Germanic paganism survived the process of Christianization, though only a single prayer has survived without the interjection of Christian references. This prayer is recorded in stanzas 2 and 3 of the poem Sigrdrífumál, compiled in the 13th century Poetic Edda from earlier traditional sources, where the valkyrie Sigrdrífa prays to the gods and the earth after being woken by the hero Sigurd. A prayer to the bigger god Odin is mentioned in chapter 2 of the Völsunga saga where King Rerir prays for a child. His prayer is answered by Frigg, wife of Odin, who sends him an apple, which is dropped on his lap by Frigg’s servant in the form of a crow while Rerir is sitting on a mound. Rerir’s wife eats the apple and is then pregnant with the hero Völsung. In stanza 9 of the poem Oddrúnargrátr, a prayer is made to “kind wights, Frigg and Freyja, and many gods,” although since the poem is often considered one of the youngest poems in the Poetic Edda, the passage has been the matter of some debate.[26] In chapter 21 of Jómsvíkinga saga, wishing to turn the tide of the Battle of Hjörungavágr, Haakon Sigurdsson eventually finds his prayers answered by the goddesses Þorgerðr Hölgabrúðr and Irpa (the first of the two described as Haakon’s patron goddess) who appear in the battle, kill many of the opposing fleet, and cause the remnants of their forces to flee. However, this depiction of a pagan prayer has been criticized as inaccurate due to the description of Haakon dropping to his knees. The 11th century manuscript for the Anglo-Saxon charm Æcerbot presents what is thought to be an originally pagan prayer for the fertility of the speaker’s crops and land, though Christianization is apparent throughout the charm.[28] The 8th century Wessobrunn Prayer has been proposed as a Christianized pagan prayer and compared to the pagan Völuspá[29] and the Merseburg Incantations, the latter recorded in the 9th or 10th century but of much older traditional origins Abrahamic religions Bible In the common Bible of the Abrahamic religions, various forms of prayer appear; the most common forms being petition, thanksgiving, and worship. The longest book in the Bible is the Book of Psalms, 150 religious songs which are often regarded as prayers. Other well-known Biblical prayers include the Song of Moses (Exodus 15:1-18), the Song of Hannah (1 Samuel 2:1-10), and the Magnificat (Luke 1:46-55). But perhaps the best-known prayer in the Christian Bible is the Lord’s Prayer (Matthew 6:9–13; Luke 11:2-4). See also: Tanakh, New Testament, Prayer in the Hebrew Bible, and Prayer in the New Testament Judaism Jews pray three times a day, with lengthier prayers on special days, such as the Shabbat and Jewish holidays. The siddur is the prayerbook used by Jews all over the world, containing a set order of daily prayers. Jewish prayer is usually described as having two aspects: kavanah (intention) and keva (the ritualistic, structured elements). The most important Jewish prayers are the Shema Yisrael (“Hear O Israel”) and the Amidah (“the standing prayer”). Communal prayer is preferred over solitary prayer, and a quorum of 10 adult males (a minyan) is considered by Orthodox Judaism a prerequisite for several communal prayers. Rationalist approach to prayer In this view, ultimate goal of prayer is to help train a person to focus on divinity through philosophy and intellectual contemplation. This approach was taken by Maimonides and the other medieval rationalists. One example of this approach to prayer is noted by Rabbi Steven Weil, who was appointed the Orthodox Union’s Executive-Vice President in 2009. He notes that the word “prayer” is a derivative of the Latin “precari”, which means “to beg”. The Hebrew equivalent “tefilah”, however, along with its root “pelel” or its reflexive “l’hitpallel”, means the act of self-analysis or self-evaluation. This approach is sometimes described as the person praying having a dialogue or conversation with God. Educational approach to prayer In this view, prayer is not a conversation. Rather, it is meant to inculcate certain attitudes in the one who prays, but not to influence. This has been the approach of Rabbenu Bachya, Yehuda Halevy, Joseph Albo, Samson Raphael Hirsch, and Joseph Dov Soloveitchik. This view is expressed by Rabbi Nosson Scherman in the overview to the Artscroll Siddur (p. XIII); note that Scherman goes on to also affirm the Kabbalistic view (see below). Kabbalistic approach to prayer Kabbalah (Jewish mysticism) uses a series of kavanot, directions of intent, to specify the path the prayer ascends in the dialog with God, to increase its chances of being answered favorably. Kabbalists ascribe a higher meaning to the purpose of prayer, which is no less than affecting the very fabric of reality itself, restructuring and repairing the universe in a real fashion. In this view, every word of every prayer, and indeed, even every letter of every word, has a precise meaning and a precise effect. Prayers thus literally affect the mystical forces of the universe, and repair the fabric of creation. Among Jews, this approach has been taken by the Chassidei Ashkenaz (German pietists of the Middle-Ages), the Arizal’s Kabbalist tradition, Ramchal, most of Hassidism, the Vilna Gaon, and Jacob Emden. Christianity Main articles: Prayer in Christianity and Christian worship Christian prayers are quite varied. They can be completely spontaneous, or read entirely from a text, like the Anglican Book of Common Prayer. Probably the most common and universal prayer among Christians is the Lord’s Prayer, which according to the gospel accounts is how Jesus taught his disciples to pray. Some Protestant denominations choose not to recite the Lord’s Prayer or other rote prayers. Christians generally pray to God or to the Father. Some Christians (e.g., Catholics, Orthodox) will also ask the righteous in heaven and “in Christ,” such as Virgin Mary or other saints to intercede by praying on their behalf (intercession of saints). Formulaic closures include “through our Lord Jesus Christ, Your Son, who lives and reigns with You, in the unity of the Holy Spirit, God, through all the ages of ages,” and “in the name of the Father, and the Son, and the Holy Spirit.” It is customary among Protestants to end prayers with “In Jesus’ name, Amen” or “In the name of Christ, Amen”[34] However, the most commonly used closure in Christianity is simply “Amen” (from a Hebrew adverb used as a statement of affirmation or agreement, usually translated as so be it). There is also the form of prayer called hesychast which is a repetitious type of prayer for the purpose of meditation. In the Western or Latin Rite of Catholic Church, probably the most common is the Rosary; In the Eastern Church (the Eastern rites of the Catholic Church and Orthodox Church), the Jesus Prayer. Roman Catholic tradition includes specific prayers and devotions as acts of reparation which do not involve a petition for a living or deceased beneficiary, but aim to repair the sins of others, e.g. for the repair of the sin of blasphemy performed by others Pentecostalism In Pentecostal congregations, prayer is often done by speaking in a foreign tongue, a practice now known as glossolalia.[36] Practitioners of Pentecostal glossolalia may claim that the languages they speak in prayer are real foreign languages, and that the ability to speak those languages spontaneously is a gift of the Holy Spirit;[37][38] however, many people outside the movement have offered alternative views. George Barton Cutten suggested that glossolalia was a sign of mental illness.[39] Felicitas Goodman suggested that tongue speakers were under a form of hypnosis.[40] Others suggest that it is a learned behaviour. Some of these views have allegedly been refuted Christian Science Christian Science teaches that prayer is a spiritualization of thought or an understanding of God and of the nature of the underlying spiritual creation. Adherents believe that this can result in healing, by bringing spiritual reality (the “Kingdom of Heaven” in Biblical terms) into clearer focus in the human scene. The world as it appears to the senses is regarded as a distorted version of the world of spiritual ideas. Prayer can heal the distortion. Christian Scientists believe that prayer does not change the spiritual creation but gives a clearer view of it, and the result appears in the human scene as healing: the human picture adjusts to coincide more nearly with the divine reality. Christian Scientists do not practice intercessory prayer as it is commonly understood, and they generally avoid combining prayer with medical treatment in the belief that the two practices tend to work against each other. (However, the choice of healing method is regarded as a matter for the individual, and the Christian Science Church exerts no pressure on members to avoid medical treatment if they wish to avail of it as an alternative to Christian Science healing.) Prayer works through love: the recognition of God’s creation as spiritual, intact, and inherently lovable Prevalence of prayer for health Some modalities of alternative medicine employ prayer. A survey released in May 2004 by the National Center for Complementary and Alternative Medicine, part of the National Institutes of Health in the United States, found that in 2002, 43% of Americans pray for their own health, 24% pray for others’ health, and 10% participate in a prayer group for their own healt Islam Muslims pray a ritualistic prayer called salah or salat in Arabic, facing the Kaaba in Mecca, five times a day. The command to pray is in the Quran in several chapters. The prophet Muhammed showed each Muslim the true method of offering prayers thus the same method is observed till date. There is the “call for prayer” (adhan or azaan), where the muezzin calls for all the followers to stand together for the prayer. The prayer consists of standing, by mentioning -àllàh o -àqbàr (God is great) followed by recitation of the first chapter of the Quran. After the person bends and praises god, then prostrates and again praises god. The prayer ends with the following words “peace and blessings be upon you”. During the prayer a Muslim cannot talk or do anything else besides praying. Once the prayer is complete one can offer voluntary prayers or supplicate -àllàh for his needs. There are also many standard duas or supplications, also in Arabic, to be recited at various times, e.g. for one’s parents, after salah, before eating. Muslims may also say dua in their own words and languages for any issue they wish to communicate with God in the hope that God will answer their prayers.[20] Certain Shia fiqhs pray 3 times a day. Bahá’í Main article: Prayer in the Bahá’í Faith Bahá’u’lláh, the Báb, and `Abdu’l-Bahá have revealed many prayers for general use, and some for specific occasions, including for unity, detachment, spiritual upliftment, and healing among others. Bahá’ís are also required to recite each day one of three obligatory prayers revealed by Bahá’u’lláh. The believers have been enjoined to face in the direction of the Qiblih when reciting their Obligatory Prayer. The longest obligatory prayer may be recited at any time during the day; another, of medium length, is recited once in the morning, once at midday, and once in the evening; and the shortest can be recited anytime between noon and sunset. Bahá’ís also read from and meditate on the scriptures every morning and evening. Eastern religions In contrast with Western religion, Eastern religion for the most part discards worship and places devotional emphasis on the practice of meditation alongside scriptural study. Consequently, prayer is seen as a form of meditation or an adjunct practice to meditation Buddhism n certain Buddhist sects, prayer accompanies meditation. Buddhism for the most part sees prayer as a secondary, supportive practice to meditation and scriptural study. Gautama Buddha claimed that human beings possess the capacity and potential to be liberated, or enlightened, through contemplation, leading to insight. Prayer is seen mainly as a powerful psycho-physical practice that can enhance meditation.[48] In the earliest Buddhist tradition, the Theravada, and in the later Mahayana tradition of Zen (or Chán), prayer plays only an ancillary role. It is largely a ritual expression of wishes for success in the practice and in helping all beings.[49][50][51][52] The skillful means (Sanskrit: upaya) of the transfer of merit (Sanskrit: parinamana) is an evocation and prayer. Moreover, indeterminate buddhas are available for intercession as they reside in awoken-fields (Sanskrit: buddha-kshetra). The nirmanakaya of a awoken-field is what is generally known and understood as mandala. The opening and closing of the ring (Sanskrit: mandala) is an active prayer. An active prayer is a mindful activity, an activity in which mindfulness is not just cultivated but is.[53] A common prayer is “May the merit of my practice, adorn Buddhas’ Pure Lands, requite the fourfold kindness from above, and relieve the suffering of the three life-journeys below. Universally wishing sentient beings, Friends, foes, and karmic creditors, all to activate the bodhi mind, and all to be reborn in the Pure Land of Ultimate Bliss.” (願以此功德 莊嚴佛淨土 上報四重恩 下濟三途苦 普願諸眾生 冤親諸債主 悉發菩提心 同生極樂國)[54] The Generation Stage (Sanskrit: utpatti-krama) of Vajrayana involves prayer elements.[55] The Tibetan Buddhism tradition emphasizes an instructive and devotional relationship to a guru; this may involve devotional practices known as guru yoga which are congruent with prayer. It also appears that Tibetan Buddhism posits the existence of various deities, but the peak view of the tradition is that the deities or yidam are no more existent or real than the continuity (Sanskrit: santana; refer mindstream) of the practitioner, environment and activity. But how practitioners engage yidam or tutelary deities will depend upon the level or more appropriately yana at which they are practicing. At one level, one may pray to a deity for protection or assistance, taking a more subordinate role. At another level, one may invoke the deity, on a more equal footing. And at a higher level one may deliberately cultivate the idea that one has become the deity, whilst remaining aware that its ultimate nature is shunyata. The views of the more esoteric yana are impenetrable for those without direct experience and empowerment. Pure Land Buddhism emphasizes the recitation by devotees of prayer-like mantras, a practice often called Nembutsu.[56]:190 On one level it is said that reciting these mantras can ensure rebirth into a sambhogakaya land (Sanskrit: buddha-kshetra) after bodily dissolution, a sheer ball spontaneously co-emergent to a buddha’s enlightened intention. According to Shinran, the founder of the Pure Land Buddhism tradition that is most prevalent in the US[56]:193[57] “for the long haul nothing is as efficacious as the Nembutsu.”[56]:197[58] On another, the practice is a form of meditation aimed at achieving realization.[citation needed] But beyond all these practices the Buddha emphasized the primacy of individual practice and experience. He said that supplication to gods or deities was not necessary. Nevertheless, today many lay people in East Asian countries pray to the Buddha in ways that resemble Western prayer—asking for intervention and offering devotion. Hinduism Hinduism has incorporated many kinds of prayer (Sanskrit: prārthanā), from fire-based rituals to philosophical musings. While chanting involves ‘by dictum’ recitation of timeless verses or verses with timings and notations, dhyanam involves deep meditation (however short or long) on the preferred deity/God. Again the object to which prayers are offered could be a persons referred as devtas, trinity or incarnation of either devtas or trinity or simply plain formless meditation as practiced by the ancient sages. All of these are directed to fulfilling personal needs or deep spiritual enlightenment. Ritual invocation was part and parcel of the Vedic religion and as such permeated their sacred texts. Indeed, the highest sacred texts of the Hindus, the Vedas, are a large collection of mantras and prayer rituals. Classical Hinduism came to focus on extolling a single supreme force, Brahman, that is made manifest in several lower forms as the familiar gods of the Hindu pantheon[dubious – discuss]. Hindus in India have numerous devotional movements. Hindus may pray to the highest absolute God Brahman, or more commonly to Its three manifestations namely creator god called Brahma, preserver god called Vishnu and destroyer god (so that the creation cycle can start afresh) Shiva, and at the next level to Vishnu’s avatars (earthly appearances) Rama and Krishna or to many other male or female deities. Typically, Hindus pray with their hands (the palms) joined together in pranam. The hand gesture is similar to the popular Indian greeting namaste. Jainism Although Jains believe that no spirit or divine being can assist them on their path, they do hold some influence, and on special occasions, Jains will pray for right knowledge to the twenty-four Tirthankaras (saintly teachers) or sometimes to Hindu deities such as Ganesha. Shinto The practices involved in Shinto prayer are heavily influenced by Buddhism; Japanese Buddhism has also been strongly influenced by Shinto in turn. The most common and basic form of devotion involves throwing a coin, or several, into a collection box, ringing a bell, clapping one’s hands, and contemplating one’s wish or prayer silently. The bell and hand clapping are meant to wake up or attract the attention of the kami of the shrine, so that one’s prayer may be heard. Shinto prayers quite frequently consist of wishes or favors asked of the kami, rather than lengthy praises or devotions. Unlike in certain other faiths, it is not considered irregular or inappropriate to ask favors of the kami in this way, and indeed many shrines are associated with particular favors, such as success on exams. In addition, one may write one’s wish on a small wooden tablet, called an ema, and leave it hanging at the shrine, where the kami can read it. If the wish is granted, one may return to the shrine to leave another ema as an act of thanksgiving. Sikhism The Ardās (Punjabi: ਅਰਦਾਸ) is a Sikh prayer that is done before performing or after undertaking any significant task; after reciting the daily Banis (prayers); or completion of a service like the Paath (scripture reading/recitation), kirtan (hymn-singing) program or any other religious program. In Sikhism, these prayers are also said before and after eating. The prayer is a plea to God to support and help the devotee with whatever he or she is about to undertake or has done. The Ardas is usually always done standing up with folded hands. The beginning of the Ardas is strictly set by the tenth Sikh Guru, Guru Gobind Singh. When it comes to conclusion of this prayer, the devotee uses word like ���Waheguru please bless me in the task that I am about to undertake” when starting a new task or “Akal Purakh, having completed the hymn-singing, we ask for your continued blessings so that we can continue with your memory and remember you at all times”, etc. The word “Ardās” is derived from Persian word ‘Arazdashat’, meaning a request, supplication, prayer, petition or an address to a superior authority. Ardās is a unique prayer based on the fact that it is one of the few well-known prayers in the Sikh religion that was not written in its entirety by the Gurus. The Ardās cannot be found within the pages of the Guru Granth Sahib because it is a continually changing devotional text that has evolved over time in order for it to encompass the feats, accomplishments, and feelings of all generations of Sikhs within its lines. Taking the various derivation of the word Ardās into account, the basic purpose of this prayer is an appeal to Waheguru for his protection and care, as well as being a plea for the welfare and prosperity of all mankind, and a means for the Sikhs to thank Waheguru for all that he has done Taoism Prayer in Taoism is less common than Fulu, which is the drawing and writing of supernatural talismans Animism Although prayer in its literal sense is not used in animism, communication with the spirit world is vital to the animist way of life. This is usually accomplished through a shaman who, through a trance, gains access to the spirit world and then shows the spirits’ thoughts to the people. Other ways to receive messages from the spirits include using astrology or contemplating fortune tellers and healers. The native religions in some parts of North, East and South Asia, America, Africa, and Oceania are often animistic. America The Aztec religion was not strictly animist. It had an ever increasing pantheon of deities, and the shamans performed ritual prayer to these deities in their respective temples. These shamans made petitions to the proper deities in exchange for a sacrifice offering: food, flowers, effigies, and animals, usually quail. But the larger the thing required from the God the larger the sacrifice had to be, and for the most important rites one would offer one’s own blood; by cutting his ears, arms, tongue, thighs, chest or genitals, and often a human life; either warrior, slave, or even self-sacrifice.[63] The Pueblo Indians are known to have used prayer sticks, that is, sticks with feathers attached as supplicatory offerings. The Hopi Indians used prayer sticks as well, but they attached to it a small bag of sacred meat Australia In Australia, prayers to the “Great Wit” are performed by the “clever wapmen” and “clever women”, or kadji. These Aboriginal shamans use maban or mabain, the material that is believed to give them their purported magical powers Neopaganism Adherents to forms of modern Neopaganism pray to various gods. The most commonly worshiped and prayed to gods are those of Pre-Christian Europe, such as Celtic, Norse, or Graeco-Roman gods. Prayer can vary from sect to sect, and with some (such as Wicca) prayer may also be associated with ritual magick. Theurgy and Western Esotericism Practitioners of theurgy and western esotericism may practice a form of ritual which utilizes both pre-sanctioned prayers and names of God, and prayers “from the heart” that, when combined, allows the participant to ascend spiritually, and in some instances, induce a trance in which God or other spiritual beings may be realized. Very similar to hermetic qabala, and orthodox qabala, it is believed that prayer can influence both the physical and non-physical worlds. The use of ritualistic signs and names are believed to be archetypes in which the subconscious may take form as the Inner God, or another spiritual being, and the “prayer from the heart” to be that spiritual force speaking through the participant. Meher Baba The Indian spiritual teacher Meher Baba emphasized both the beauty of prayer as praise and the power of prayer as petition: “The ideal prayer to the Lord is nothing more than spontaneous praise of His being. You praise Him, not in the spirit of bargain but in the spirit of self-forgetful appreciation of what He really is. You praise Him because He is praiseworthy. Your praise is a spontaneous appreciative response to his true being, as infinite light, infinite power and infinite bliss.”[66] “Through repeated sincere prayers it is possible to effect an exit from the otherwise inexorable working out of the law of karma. The forgiveness asked from God evokes from Him His inscrutable grace, which alone can give new direction to the inexorable karmic determination http://it.wikipedia.org/wiki/Preghiera http://en.wikipedia.org/wiki/Prayer
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beppebort · 8 months
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Domenica 10 settembre Meditazione Quotidiana J.Main da "Il Silenzio e la Quiete" 
Per meditare bisogna imparare a essere immobili. La meditazione consiste nella perfetta immobilità del corpo e dello spirito ed in quella immobilità apriamo i nostri cuori all'Eterno silenzio di Dio, per essere trasportati, dal potere di quel silenzio, fuori da noi stessi, al di là di noi stessi.
La prima cosa da imparare, perciò, è a sedere completamente immobili e l'unica regola fondamentale è quella di mantenere la colonna vertebrale il più dritta possibile. All'inizio di ogni meditazione prendetevi alcuni minuti per sedervi immobili; scegliere una posizione comoda e sedere quanto più dritti potete.
Gli occhi dovrebbero essere socchiusi. E poi interiormente, silenziosamente, cominciare a ripetere nel cuore la vostra parola, il vostro mantra.
La parola che consiglio è Maranatha. E questo è tutto ciò che dovete fare. Non pensate a Dio, non provare alcun sentimento, neppure devoto, nei suoi confronti. 
La meditazione cristiana va ben oltre il pensiero o i sentimenti per Dio: consiste nello stare con Lui, vivere non solo alla sua presenza, ma anche dei frutti di tale presenza. Possiamo vivere con il suo potere se vi rimaniamo uniti, e il suo potere è l'energia fondamentale di tutta la creazione, il potere dell'amore.
Quel potere è un fiume poderoso che fluisce nel e per mezzo del nostro cuore. Nella meditazione apriamo il nostro cuore alla pura realtà di quella corrente d'amore. Dove siamo quando meditiamo? Siamo in Dio. E dov'è Dio? È in noi. Molto semplicemente, questo è il supremo convincimento della chiesa primitiva e di tutti i discepoli di Cristo.
La presenza nel nostro cuore è quella del Cristo vivente, e il compito più importante di ogni vita che voglia essere pienamente umana è di aprirsi a tale presenza. 
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silviascaravaggi · 2 years
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Superbia. Nelle profondità dell’hybris
opere di Agostino Arrivabene
a cura di Silvia Scaravaggi
Museo Civico di Crema e del Cremasco – Sale Agello
5 marzo-3 aprile 2022
inaugurazione sabato 5 marzo 2022, ore 18
comunicato stampa
Superbia. Nelle profondità dell’hybris, opere di Agostino Arrivabene inaugura la stagione espositiva 2022 del Museo Civico di Crema e del Cremasco. La mostra, a cura di Silvia Scaravaggi, è prodotta dal Museo di Crema in collaborazione con Azimut Capital Management, main sponsor, ed è dedicata alla produzione più recente di Agostino Arrivabene (Rivolta D’Adda, 1967), con una selezione di trenta opere tra dipinti, disegni, studi preparatori e vanitas.
Il nucleo principale dell’esposizione è formato dal trittico Le due morti, realizzato tra il 2020 e il 2022, composto dall’omonimo dipinto e da due quadri inediti Usura e L’inaudibile II, e dalla tavola Purgatorio, Canto XI (I Superbi), creata per il ciclo pittorico dedicato alla Divina Commedia di Dante Alighieri, fino a oggi inedita e qui esposta per la prima volta insieme agli studi preparatori.
La mostra è fondata sull’equilibrio della triade tematica superbia-usura-vanità, dentro le cui positive e negative locuzioni l’artista intende indagare una tensione al riconoscimento, alla confessione, alla riscossa e alla rinascita, anche in chiave cristiana ed escatologica. La riflessione sulla superbia, intesa nei multiformi aspetti della hybris sia in ambito artistico che culturale, dall’antica Grecia ai giorni nostri, ha assunto un ruolo determinante nella poetica di Arrivabene dell’ultimo biennio.
Una selezione di quattro opere conduce nei meandri di questa cogitazione: Verbo – immagine guida dell’esposizione –, Il mio nous manifesto, La crisalide II e Contra mundum; dipinti del 2021 in cui l’argomento della superbia è connesso alla meditazione sulla vanità, sul narcisismo, sul peso delle proprie scelte, sulla usura intesa nel suo più arcaico significato, sugli usi della società contemporanea e sui modi di affrontare il presente, con uno sguardo agli esempi della tradizione che attraversano la storia della mitologia, della religione, dell’arte e della letteratura.
Dall’Odissea omerica, alla Divina Commedia, fino ai Cantos di Ezra Pound, le opere affrontano le numerose e proteiformi manifestazioni della hybris, generando una mostra quale monito, che l’artista rivolge anzitutto a se stesso, ma che si dilata nella larga trama della riflessione sul sistema dell’arte e di chi lo nutre. Un ciclo che attinge agli esordi di Arrivabene completa l’esposizione, indagando a ritroso l’emergere dei temi alla base della sua ricerca: a partire dalla fine degli anni Ottanta del Novecento, l’artista si concentra sulla figura dell’androgino, sulla simbologia nel mito e sulla trilogia come spesso evocato in alcune opere, tra cui la iconica pala lignea La custode dei destini del 1987, esposta per la prima volta al pubblico in questa mostra. Qui la trilogia, incarnata nelle figure di Atena, Odisseo e Orfeo, si impone come archetipo di una disamina che l’artista svolgerà nel corso degli anni sui significati e i misteri della vita e, soprattutto, della morte. Ancora una triade è riproposta nel gruppo di Nyx insieme ai figli Thanatos e Hypnos, questa volta risolta nella potente opera I figli di Nyx del 1993, rappresentata anche da un ciclo di tre disegni. Il rapporto, appunto, con la morte, il dialogo tra divino e umano, la connessione tra l’artista e i grandi Maestri assurti a punto di riferimento – da Leonardo da Vinci a Michelangelo Buonarroti, attraversando il simbolismo di Gustave Moreau fino alla pittura di Pietro Annigoni e di Odd Nerdrum –, fluttuano nell’opera di Agostino Arrivabene, interprete di nuovi significati e nuove forme, capace di spingere oltre la visione sull’abisso, grazie a un serio lavoro di approfondimento culturale e a una capacità tecnica di straordinaria qualità.
Superbia. Nelle profondità dell’hybris, opere di Agostino Arrivabene è accompagnata da un catalogo, con testi della curatrice Silvia Scaravaggi e della studiosa Elena Alfonsi, realizzato dalle Edizioni Museo Civico Crema con la direzione creativa di Edoardo Fontana.
SCHEDA TECNICA
Superbia. Nelle profondità dell’hybris
opere di Agostino Arrivabene
a cura di Silvia Scaravaggi
Museo Civico di Crema e del Cremasco
Sale Agello
5 marzo-3 aprile 2022
inaugurazione
sabato 5 marzo 2022, ore 18
Mostra prodotta e promossa da
Comune di Crema Assessorato alla Cultura, Assessora Emanuela Nichetti
Main Sponsor
Azimut Capital Management
Sede Museo Civico di Crema e del Cremasco – Sale Agello Piazzetta Winifred Terni de’ Gregorj, 2 26103 Crema Periodo e orari di apertura 5 marzo-3 aprile 2022 lunedì chiuso martedì 15.00-18.30 da mercoledì a domenica 10.00-18.30 Ingresso Gratuito, senza prenotazione Sicurezza Super Green Pass e dispositivi di protezione individuale obbligatori. L’accesso sarà consentito nel rispetto delle capienze previste e delle norme anti Covid-19 vigenti nel periodo della mostra. Catalogo Edizioni Museo Civico Crema Direzione creativa e progettazione grafica Edoardo Fontana
Informazioni generali Museo Civico di Crema e del Cremasco Piazzetta Winifred Terni de’ Gregorj, 5 26103 Crema tel. 0373 257161 - 894481 [email protected] www.culturacrema.it Facebook: @museocrema Instagram: @cultura_crema YouTube: Museo Civico di Crema e del Cremasco
Ufficio stampa Sara Zolla tel. 346-8457982 | [email protected]
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marino222 · 2 years
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Istruzione 4: lavorare con gli altri sensi Non chiedetevi se ciò che vedete, udite, odorate o gustate sia "reale". Se ne fate esperienza, è "reale" per la pratica. Non preoccupatevi se sia la mente a creare le esperienze oppure no. Lo fa ogni notte, quando sognate. La meditazione è semplicemente un'altra situazione che può far sì che ciò accada. Quando lasciamo che il dubbio ci inganni, probabilmente siamo in cerca di una via più facile che non esiga sforzi - una sorta di "pozione magica" o di "salvezza immediata". Quando il dubbio si presenta, semplicemente  ricordiamo a noi stessi di continuare la nostra meditazione seduta quotidiana finché non finisce il tempo.
Mary Jo Meadow, Kevin Culligan, Daniel Chowning in “Meditazione cristiana di consapevolezza - sulle orma di Giovanni della Croce 
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