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#memoria fotografica
gotaholeinmysoull · 1 month
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quanto ci ho messo a prendermi male per la sessione? un giorno praticamente
ho iniziato ieri a studiare e già sono demoralizzata perché mi sembra di non studiare da una vita😃
in più uno dei due esami è orale e non so mai come approcciarli data la mole di roba da studiare e ricordarsi
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daimonclub · 9 months
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Aforismi e citazioni sulla fotografia
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Citazioni e aforismi sulla fotografia Aforismi e citazioni sulla fotografia, i fotografi, le immagini e l'arte di fare fotografie, per rendere omaggio ad una grande realtà dalla natura molto poetica. L'immagine della vita non è che il negativo di quella fotografia che si svilupperà solo con la morte. Carl William Brown La memoria è la quarta dimensione di ogni paesaggio. Janet Fitch La fotografia è un modo di sentire, di toccare, di amare. Aaron Siskind La fotografia è l’arte di mostrare di quanti istanti effimeri la vita sia fatta. Marcel Proust In un ritratto, cerco il silenzio in qualcuno. Henri Cartier-Bresson Una fotografia non si limita a cogliere un momento della realtà, ma diventa un’interazione comunicativa tra il passato ed il presente che esprime lo stato d’animo e le emozioni più profonde della persona che la osserva. Carl William Brown Ciò che la fotografia riproduce all’infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più ripetersi esistenzialmente. Roland Barthes Gli antenati. I morti. Non è una mera metafora, un messaggio cifrato per indicare l’inconscio o qualcosa del genere. Quando parla dei morti, Jung intende proprio i morti. E loro sono presenti nelle immagini, continuano a vivere. Sonu Shamdasani La fotografia acquista un po’ della dignità che le manca quando cessa di essere una riproduzione della realtà e ci mostra cose che non esistono più. Marcel Proust Quando le persone guardano le mie foto, voglio che si sentano come quando vogliono rileggere una riga di una poesia. Robert Frank Quando le parole non sono chiare, mi concentro con le fotografie. Quando le immagini diventano inadeguate, mi accontenterò del silenzio. Ansel Adams La fotografia è una storia d’amore con la vita. Burk Uzzle Il più bello, il più semplice di tutti è il riflesso spontaneo con il quale si tenta di fermare una attimo di gioia destinato a scomparire. Robert Doisneau Ho una predilezione per quando il paesaggio diventa surreale. Edoardo Burtynsky
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Un piccolo Carl William Brown Una foto non si scatta, si crea. Ansel Adams Un ritratto fotografico è l'immagine di qualcuno che sa di essere fotografato. Riccardo Avedon Sono quarant'anni che scopro che la regina di tutti i colori è il nero. Henri Matisse La fotocamera è uno strumento che insegna alle persone come vedere senza una fotocamera. Dorotea Lange Riempi la cornice di sentimenti, energia, scoperta e rischio e lasci spazio sufficiente per far entrare qualcun altro. Joel Meyerowitz Mi piacciono la forma, la forma e la forza nelle immagini. Ritt alle erbe La bellezza non è nei colori, ma nella loro armonia. Marcel Proust Il denominatore comune di tutte le foto è sempre il tempo, il tempo che scivola via tra le dita, fra gli occhi, il tempo delle cose, della gente, il tempo delle luci e delle emozioni, un tempo che non sarà mai più lo stesso. Jeanloup Sieff Scambierei volentieri tutte le immagini dipinte di Cristo con una sua foto. George Bernard Shaw Nella fotografia esistono, come in tutte le cose, delle persone che sanno vedere e altre che non sanno nemmeno guardare. Nadar La fotografia è l'unico linguaggio che può essere compreso in qualsiasi parte del mondo. Bruno Barba Per me ogni fotografia è un ritratto; i vestiti sono solo un veicolo per quello che voglio dire. Peter Lindberg Se riesci a sentire l'odore della strada guardando la foto, è una fotografia di strada. Bruce Gilden Il bianco e nero sono i colori della fotografia. Per me simboleggiano le alternative di speranza e disperazione a cui l'umanità è per sempre soggetta. Roberto Franco C’è una grande differenza tra lo scattare una foto e fare una fotografia. Robert Heinecken
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Mamma Innocenza a 19 anni Credo che le migliori foto siano spesso sui bordi di ogni situazione, fotografare la situazione è quasi meno interessante che fotografare i bordi. William Albert Allard Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare, tre concetti che riassumono l’arte della fotografia. Helmut Newton Chissà perché un ragazzo con un flauto è un ragazzo con un flauto, mentre un ragazzo con una macchina fotografica in mano è un fotografo. Anonimo Si fotografa ciò che si guarda: quindi si fotografa se stessi. Denis Roche Non colui che ignora l’alfabeto, bensì colui che ignora la fotografia sarà l’analfabeta del futuro. Walter Benjamin Fotografare è come andare in punta di piedi in cucina a notte fonda e rubare i biscotti. Diane Arbus Una fotografia non è né catturata né presa con la forza. Essa si offre. È la foto che ti cattura. Henri Cartier-Bresson Una foto è un segreto di un segreto, più ti dice meno sai. Diane Arbus Mi piace fotografare chiunque prima che sappia quali sono i suoi angoli migliori. Ellen Von Unwerth Il mondo fa le mie foto, non io. Lee Friedländer Penso che un corso di fotografia dovrebbe essere obbligatorio in tutti i programmi scolastici perché ti fa non solo guardare il mondo, ma anche vederlo. Anonimo Se fotografi uno sconosciuto, nell’istante stesso in cui fai scattare l’otturatore, quella persona smette di esserti estranea, perché la porterai sempre con te. Giuseppe Tornatore Sono un voyeur e chi come fotografo non lo ammette è un cretino. Helmut Newton Usa la macchina fotografica come se dovessi diventare cieco domani. Dorothea Lange Se sapessi come si fa una buona fotografia, la farei sempre. Robert Doisneau Chi vede la figura umana correttamente: il fotografo, lo specchio o il pittore? Picasso Una differenza molto importante tra il colore e la fotografia monocromatica è questa: in bianco e nero suggerisci; a colore affermi. Paul Outerbridge Non si esiste che quando si è fotografati. Jorge Luis Borges Non fai solo una fotografia con una macchina fotografica. Tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai sentito, e le persone che hai amato. Ansel Adams Una buona fotografia è sapere dove posizionarsi. Ansel Adams Per me la fotografia deve suggerire, non insistere o spiegare. Brassaï Tendo a pensare all’atto di fotografare, in generale, come un’avventura. La cosa che preferisco è andare dove non sono mai stata. Diane Arbus
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Aforismi, citazioni, pensieri sulla fotografia Non mi sono mai chiesto perché scattassi delle foto. In realtà la mia è una battaglia disperata contro l’idea che siamo tutti destinati a scomparire. Sono deciso ad impedire al tempo di scorrere. È pura follia. Robert Doisneau Non potete fare affidamento sui vostri occhi se la vostra immaginazione è fuori fuoco. Mark Twain La maggior parte delle fotografie interessanti sono quelle che creano ricordi. Anche se non l’hai ancora sperimentato. Hersson Piratoba Data l’esistenza della fotografia e della cinematografia, la riproduzione pittorica del vero non interessa né può interessare più nessuno. Giacomo Balla Ogni Dio crea a sua immagine e somiglianza, e altrettanto fanno i pittori. Soltanto i fotografi confezionano doppioni della natura. Guillaume Apollinaire Se le tue foto non sono abbastanza buone, non sei abbastanza vicino. Robert Capa Consultare le regole della composizione prima di scattare una fotografia è come consultare la legge di gravità prima di fare una passeggiata. Edward Weston Non ci sono brutte fotografie; è solo il modo in cui a volte appare il tuo volto. Abraham Lincoln Facciamo fotografie per capire cosa significano per noi le nostre vite. Ralph Hattersley Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare, tre concetti che riassumono l’arte della fotografia. Helmut Newton Non bisognerebbe mai giudicare un fotografo dal tipo di pellicola che usa, ma solo da come la usa. Ernst Haas La fotografia non sa mentire, ma i bugiardi sanno fotografare. Lewis Hine Nella fotografia c’è una realtà così sottile che diventa più reale della realtà. Alfred Stieglitz Fotografare è trattenere il respiro, quando tutte le facoltà convergono per catturare la realtà fugace. È in quel preciso momento che padroneggiare un’immagine diventa una grande gioia fisica e intellettuale. Henri Cartier-Bresson In fondo la fotografia è un modo più sbrigativo per fare una scultura. Robert Mapplethorpe Le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso il momento. Henri Cartier-Bresson Sono entrate le macchine, l’arte è uscita… Sono lontano dal pensare che la fotografia possa esserci utile. Paul Gauguin Quando il tempo ci opprime, talvolta è un secondo a salvarci. E’ il miracolo dell’attimo: essere, vedere o scattare una foto. La foto è lì, si raccoglie come un ciottolo sulla spiaggia… Oggi sappiamo che è l’attimo a salvarci… Edouard Boubat Il colore dedrammatizza… il bianco e nero è più carico di sensi. Jean Baudrillard Le tue prime 10.000 fotografie sono le peggiori. Henri Cartier-Besson La fotografia non mostra la realtà, ma l’idea che se ne ha. Neil Leifer La fotocamera è molto più di un apparecchio di registrazione, è un mezzo attraverso il quale i messaggi ci raggiungono da un altro mondo. Orson Welles
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Citazioni sui fotografi Suggerire è creare. Descrivere, è distruggere. Robert Doisneau La fotografia è una breve complicità tra la preveggenza e il caso. John Stuart Mill Ho fatto delle foto. Ho fotografato invece di parlare. Ho fotografato per non dimenticare. Per non smettere di guardare. Daniel Pennac Non colui che ignora l’alfabeto, bensì colui che ignora la fotografia sarà l’analfabeta del futuro. Laszlo Moholy-Nagy Fotografia: arte nata da un raggio e da un veleno Arrigo Boito Oggi tutto esiste per finire in una fotografia. Susan Sontag Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare, tre concetti che riassumono l’arte della fotografia. Helmut Newton L’acquisto di una macchina fotografica non fa di te un fotografo. Fa di te il proprietario di una macchina fotografica. Anonimo Solo il risultato conta, e la prova conclusiva è data dalla stampa fotografica. Henri Cartier-Bresson Ho sempre pensato che la fotografia sia come una barzelletta, se devi spiegarla vuol dire che non è venuta bene. Ansel Adams Non c'è niente di più interessante del paesaggio del volto umano. Irvin Kerschner Fotografo tutto il tempo: è un modo di essere vivo e di essere connesso. Harry Gruyaert Forse il desiderio più profondo di ogni artista è quello di confondere o di fondere tutte le arti, così come le cose si fondono nella vita reale. Man Ray Sto cercando di catturare qualcosa di più fragile di una storia normale. Amo ciò che le persone mi portano. Agnese Varda Nella mia fotografia, colore e composizione sono inseparabili. Vedo a colori. Guglielmo Alberto Allard Non mi sono mai chiesto perché scattassi delle foto. In realtà la mia è una battaglia disperata contro l’idea che siamo tutti destinati a scomparire. Sono deciso ad impedire al tempo di scorrere. È pura follia. Robert Doisneau Credo davvero che ci siano cose che nessuno riesce a vedere prima che vengano fotografate. Diane Arbus Quando le parole saranno poco chiare, io potrò far chiarezza con le foto. Quando le immagini saranno inadeguate, io potrò solo stare in silenzio. Ansel Adams Attrezzatura e tecnica sono solo l’inizio. È il fotografo che conta più di tutto. John Hedgecoe La fotografia è un arte; anzi è più che un’arte, è il fenomeno solare in cui l’artista collabora con il sole. Alphonse de Lamartine Il fotografo dilettante si preoccupa di avere l’attrezzatura giusta, il professionista si preoccupa dei soldi e il maestro si preoccupa della luce. George Bataille Un’immagine vale più di mille parole. Confucio
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Compleanno mamma Innocenza Imparare a vedere, è il tirocinio più lungo in tutte le arti. Edmond De Goncourt Sono fotogeniche le persone abitate, quelle vuote non lo sono. Jeanloup Sieff La fotografia è verità, e il cinema è verità ventiquattro volte al secondo. Jean-Luc Godard Si vede solo con il cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi. A.de Saint Exupery La Terra è arte, il fotografo è solo un testimone. Yann Arthus-Bertrand Se sapessi come si fa una buona fotografia, la farei sempre. Robert Doisneau La tua fotografia è una registrazione della tua vita, per chiunque la veda davvero. Paolo Strand Per me, il soggetto dell'immagine è sempre più importante dell'immagine. Diana Arbus I colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni. Pablo Picasso Non colui che ignora l’alfabeto, bensì colui che ignora la fotografia sarà l’analfabeta del futuro. Laszlo Moholy-Nagy La fotografia è un arte; anzi è più che un’arte, è il fenomeno solare in cui l’artista collabora con il sole. Alphonse de Lamartine La fotografia di per sé non mi interessa. Voglio solo catturare una piccola parte della realtà. Henri Cartier-Bresson Non scattare quello che appare. Scatta quello che ti fa sentire. David Alan Harvey La fotografia può fissare l’eternità in un attimo. Henri Cartier-Bresson Sono un voyeur e chi come fotografo non lo ammette è un cretino. Helmut Newton Una buona fotografia non ha pretese. Walker evans La propria destinazione non è mai un luogo, ma piuttosto un nuovo modo di vedere le cose. Henry Miller Per un solo motivo io fotografo: perché i miei figli sappiano in che mondo ho vissuto. Gordon Parks Odio le immagini che rimangono così come la macchina le vede. Riprendere un soggetto senza però modificare niente è come aver sprecato tempo. Mario Giacomelli Una foto è l’espressione di un’impressione. Se il bello non era in noi, come potremmo mai riconoscerlo? Ernst Haas Vediamo sempre più con gli occhi degli altri. Ugo Mulas Se passa un giorno in cui non ho fatto qualcosa legato alla fotografia, è come se avessi trascurato qualcosa di essenziale. È come se mi fossi dimenticato di svegliarmi. Richard Avedon
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Aforismi sui fotografi La cosa migliore del fotografare è di non dover spiegare le cose con le parole. Elliott Erwitt Una buona fotografia è quella che comunica un fatto, tocca il cuore e cambia una persona dopo per averla vista. È, in una parola, efficace. Irving Penn Non ho mai ottenuto uno scatto così come volevo: è sempre venuto migliore o peggiore. Diane Arbus Per me, la macchina fotografica è un libro di schizzi, uno strumento di intuizione e spontaneità. Henri Cartier-Bresson Se passa un giorno in cui non ho fatto qualcosa legato alla fotografia, è come se avessi trascurato qualcosa di essenziale. È come se mi fossi dimenticato di svegliarmi. Richard Avedon Una foto sfocata è un errore, dieci foto sfocate sono una sperimentazione, un centinaio di foto fuori sfocate sono uno stile. Anonimo Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà convergono per captare la realtà fugace: a questo punto l’immagine diventa una grande gioia fisica ed intellettuale. Henry Cartier Bresson La luce glorifica tutto. Trasforma e nobilita i soggetti più banali ed ordinari. L’oggetto è niente, la luce è tutto. Leonard Missone Fotografia, foto-grafia, significa scrivere con la luce. La fotografia, il cinema, conferiscono una specie di immortalità, una preminenza alle immagini e non alla vita reale. Herbert Marshall McLuhan Una cosa che vedi nelle mie foto è che non avevo paura di innamorarmi di queste persone. Annie Leibovitz Il bianco e nero è astratto; il colore non lo è. Guardando una fotografia in bianco e nero, stai già guardando un mondo strano. Joel Sternfeld E incredibile che i fotografi passino anni o addirittura una vita intera, cercando di catturare dei momenti che messi insieme non equivalgono nemmeno a un paio di ore. James Lalropui Keivom Quando si fotografano persone a colori, si fotografano i loro vestiti. Ma quando si fotografano persone in bianco e nero, si fotografano le loro anime! Ted Grant La luce è un grande forza nel cuore di ogni essere, forse la verità più profonda dell’universo. Wynn Bullock Fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. . Henry Cartier Bresson La fotografia è è un oggetto legato a un soggetto e alla sua assenza. Per questo motivo la fotografia evoca spesso la morte, perché vediamo un un oggetto che ricorda un soggetto assente. Christian Boltanski Si diventa fotogenici quando si ha voglia di dare. Read the full article
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La mostra alla quale ho partecipato Sabato è stata stupenda.
C'è stata grande affluenza e c'è stata grande partecipazione di artisti dalle opere e dai concetti più vari. Davvero uno spasso per la mente. Persone che andavano e venivano, pareri e complimenti, domande per capire meglio.
Mi hanno colpito soprattutto alcune persone che esponevano. In primis un ragazzo che ha realizzato opere sul concetto dell'ombra. C'era un dialogo tra una persona e la sua ombra, mi ha colpito quando ha detto che lei ci sarebbe sempre stata, che anche quando la sente assente è sufficiente aumentare la luce, ed infine che per abbracciarla serve abbracciare se stessi.
Altri lavori interessanti erano quelli di una ragazza che faceva su tela rappresentazioni con il filo, che cuciva come accade nei legami.
Bellissimo il lavoro di un paio di persone con i collage, specialmente quelli di una ragazza che lavora con le fotografie di famiglia, non le sue ma quelle che trova nei mercatini. Lei ci lavora per conservare la memoria, per donare di nuovo importanza a quelle esistenze. Pensarci è commovente.
Infine ho conosciuto una persona che, laureata in ingegneria meccanica, ha creato un'attività che fonde creatività e tecnica ingegneristica.
Per me è stato ed è ancora importante averla conosciuta: forse è possibile riuscire a far funzionare il connubio. In mano a lei, il f.. Come accade a me, ha avuto una crisi che l'ha portata a capire che l'azienda di informatica non poteva fare al caso suo. Inoltre l'hanno aiutata al palazzo G, di B..
Insomma, tutto questo in una mostra collettiva. Che per di più mi ha fatto capire che la mia identità artistica può stare nella doppia esposizione tra paesaggio e ritratto, come jin e yang, come luce e ombra, come creatività ed ingegneria: landscape è orizzontale, portrait è verticale. Due cose opposte che insieme diventano LA FINE DEL MONDO. Io e questo vizio di interpretare ciò che accade in modo così forte. E tutto questo che avviene da anni senza presentarsi sottoforma di occasione di svolta, forse perchè la svolta non deve avvenire.
Con il tempo, ho capito che non serve appoggiarsi alle persone, che i segni arrivano ma che sono io a dover agire, non le occasioni a doversi presentare. Forse perchè non ho mai amato prendere un treno, salirci e vedere dove va, ma prendere in mano le redini ed andare dove dico io.
Oggi mi ha fatto rimanere di sasso il dialogo con B. e il suo volermi come confidente, mentre io so di non volere responsabilità di scelte altrui, specialmente perchè poi so di non essere presente nell'aiuto.
Inoltre mi ha colpito fortemente quando D. a lavoro ha detto che sarebbe stato bello se avessi detto a tutti della mostra fotografica/pittorica. Perchè sarebbero stati felici di esserci. Io qui sono crollato, perchè nel primo lavoro è nata così la forte repulsione nei confronti dell'ingegneria: il mio vecchio capo affermò che "non servivano gli artisti li", ed io non glie l'ho mai perdonato. Come fossero parole di mio padre, parole che mai ha detto ma che io stesso penso di me. Come se essere artisti fosse una colpa, la mia più grande colpa, quella di essere ciò che voglio, magari non proprio ciò che sono.
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fotopadova · 7 months
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Fotografia italiana di 5 decenni fa, élite negletta: Geri Della Rocca de Candal
di Carlo Maccà
Dedico l’articolo a Gustavo Millozzi, grande amico e maestro da più di mezzo secolo. Lasciandomi come sempre piena libertà, ne ha seguito tutta la gestazione ed è scomparso proprio al momento della conclusione.
Ai tempi antichi, nel millennio passato, la fotografia era analogica. Ogni immagine fotografica era il risultato di un processo che oggi apparirebbe lentissimo. Il sensore era costituito da uno strato di gelatina contenente sali d’argento depositato su una pellicola. La luce liberata dallo scatto dell’otturatore produceva all’interno del materiale sensibile un embrione, che attraverso fasi fisico-chimiche successive (sviluppo e stampa) si concretizzava materialmente in una immagine partorita sulla superficie di un supporto solido, generalmente cartaceo. Solamente allora l’immagine entrava effettivamente nella vita reale, poteva ricevere un nome, vivere in una cornice appesa a una parete o dormire all’interno di un album, essere mostrata a parenti e amici, alla comunità fotografica, e, attraverso i media, alla società e al mondo intero. La speranza di vita dell’oggetto poteva facilmente superare quella dei suoi contemporanei umani, compreso il presente autore. [1]
Alla selezione della immagini che meritavano di essere conosciute e divulgate nell’internazionale fotografica provvedevano soprattutto alcuni Annuari di editori specializzati, per lo più Americani o Britannici. Anno per anno, professionisti e amatori evoluti, giovani o maturi, nuovi o affermati, inviavano agli editori stampe, sciolte o in portfolio, sperando che almeno una di queste selezionata e il proprio nome comparisse nell’indice degli autori accettati seguito dal numero della pagina in cui avrebbero ritrovato l’immagine o dal numero d’ordine di questa. Se di quei numeri ne compariva più di uno, l’autore poteva considerarsi - o vedersi confermato – “Autore” coll’A maiuscola.
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Figura 1. Geri Della Rocca deCandal -Sulla spiaggia. Ferrania XXI/7, luglio 1967, p.3.
Per Fotopadova immagini relative all'articolo
Per questa via, dalla metà degli anni ’60 cominciarono a farsi conoscere e apprezzare nel mondo fotografico internazionale alcuni dei nostri futuri Maestri, che già contribuivano ad animare e a svecchiare la fotografia italiana. Conservo con devozione alcuni di quegli annuari e ogni tanto li ripercorro con piacere (e qualche nostalgis). Per esempio, nel britannico Photography Year Book [2] del 1967 si rivedono Gianni Berengo Gardin con 4 fotografie (2 in doppia pagina), e Mario Giacomelli con 2 (fra cui l’iconico ritratto della madre colla vanga); con 2 immagini anche Cesco Ciapanna (futuro fondatore del mensile Fotografare, innovativo per l’ambiente fotografico italiano), e con una ciascuno Cesare Colombo e Michelangelo Giuliani. Via via negli anni si ritrovano anche altri autori italiani tuttora amati e apprezzati, assieme ad altri che hanno lasciato qualche memoria alla fotografia italiana. 
Fra fotografi italiani che nei pochi Photograpy Year Book dei primi anni ’70 a disposizione già a quel tempo avevano destato la mia attenzione per la qualità delle immagini e per i commenti che le presentano, soltanto uno, che portava un nome facilmente ricordabile : Geri Della Rocca deCandal, non sembra aver trovato ricordi permanenti nella nostra comunità fotografica. Nella pubblicista fotografica italiana di quegli anni parsimoniosamente tramandata fino ai nostri giorni sembra essersene occupata soltanto la rivista Ferrania [3], che nel numero di luglio 1967 presenta un ispirato articolo di Giuseppe Turroni [4] dal titolo La consolazione dell’occhio. L’autore, autorevole critico cinematografico e fotografico, scrittore e pubblicista notissimo in quegli anni, promuove alcuni giovani autori part-time che nella loro opera si distinguano per "chiarezza, onestà, purezza, spontaneità, e/o linearità di espressione". Doti che in uno di loro riconosce accompagnate da una spiccata sensibilità formale, che diremmo “classica”. Ecco come lo introduce.
 “Un giovane di Milano, studente in Fisica, Geri Della Rocca deCandal, ricerca un dilettantismo quasi prezioso, che può sembrare fuori moda e che anche per la scelta del soggetto non indulge alle convenzioni dei tempi. Ma in quanti siamo a stabilire l’esatta portata di un lavoro al di là degli aspetti formali o linguistici che ci suggestionano? Anche Geri Della Rocca de Candal ha spirito libero e introspettivo. Le sue foto ”artistiche” hanno un’impronta ovviamente diversa da quella che distingueva la produzione amatoriale italiana di lontana memoria. Sono centrate nel gusto formale del momento e nello stesso tempo riescono a tradurre un simbolo di realtà, per i nostri occhi abbacinati da tanta, da troppa cronaca che finisce per non dirci più niente, anzi per guastarci il sapore della realtà.” [4] Turroni accompagna questo testo con ben 5 immagini, certificando che il giovane, in Fisica ancora studente, in Fotografia ha già raggiunto un livello magistrale. 
Da qualche anno la Fondazione 3M offre, oltre alla collezione completa digitalizzata della rivista sopra citata, anche i files delle fotografie originali depositate presso il ricco Archivio Ferrania. Due immagini, una presumibilmente degli anni ’60, l’altra del 1974, presenti nel fondo Lanfranco Colombo sono evidenti tracce di una mostra del giovane Geri a Il Diaframma, la prima galleria in Europa dedicata esclusivamente all’arte fotografica [5], e fanno pensare a una attività espositiva importante. Soltanto le fonti finora  citate  possono suggerire all'ambiente italiano l’esistenza di un Autore da non trascurare.
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Figura 2. Lower Manhattan Skyline - New York City, 1968. APERTURE, SPRING 1972.
Infatti rimane insoddisfatto chi, come noi, cerca di approfondire quelle notizie per la via più agevole, la Rete, che al giorno d’oggi segnala qualsiasi evento grande o piccolo e ne preserva la memoria, e perciò è indotto a supporre che l’attività fotografica del Nostro si sia conclusa in patria prima dell’avvento di Internet. Che però non si trattasse di cosa trascurabile, e che si espandesse anche all’estero, lo si può dedurre da altre tracce che attraverso Internet si reperiscono in archivi digitali della stampa specializzata straniera: per esempio, negli elenchi nominativi dei fotografi con opere presenti in raccolte fotografiche museali, in mostre antologiche dedicate all’eccellenza dell’arte fotografica mondiale o, infine, negli archivi di riviste fotografiche straniere fra le più autorevoli. Tracce lasciate in tutto il mondo, dalla Norvegia all’Australia e dagli anni ’70 fino a tempi recenti. In qualche caso contengono anche riproduzioni di opere. La figura 2, per esempio, è tratta da un articolo dedicato al nostro Autore dalla rivista Aperture [6] nel 1972.
Dalle opere così identificate si poteva già dedurre che Della Rocca de Candal conducesse nel bianco e nero ricerche sulle forme nello spazio parallele a quelle che Franco Fontana e Luigi Ghirri portavano avanti nel colore. Ma nell’accostarsi ai due coloristi a lui contemporanei, Geri manifestvaa ancor più evidente l’eredità dall’arte italiana dei periodi più classici: dalle scansioni spaziali dei pittori del 400 come Piero Della Francesca e Paolo Uccello, alla profondità della prospettiva aerea di Leonardo, ed infine al perfetto equilibrio in cui sono quasi sospese le architetture più compiute di Andrea Palladio. Spazialità tutta di tradizione italiana, da secoli ammirata (e superficialmente imitata) nei paesi anglosassoni.
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Figura 3. The Brooklin Bridge, NYC. 1968. Amon Carter Museum, Fort Worth, Texas.
Il nostro interesse per Geri Della Rocca de Candal si è meglio focalizzato quando, reperito qualche altro numero di quegli anni del Photography Year Book sopra citato, abbiamo trovato ripetutamente il suo nome, a conferma d’una produzione significativa, che si è imposta all’estero più durevolmente che da noi, e che ci è apparsa meritevole di meglio rivisitata.
 
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Figura 4. Fellers, Swiss Alps. Photography Year Book 1972, Fig. 141.
Nello Year Book del 1972, nel quale si affermano ancora Berengo Gardin con due immagini da un servizio sulle celebrazioni della Pasqua a Siviglia, e Giorgio Lotti con quattro storiche fotografie per la rivista EPOCA [7] sugli effetti dell’inquinamento delle acque e dell’aria in alta Italia, Geri figura autorevolmente in doppia pagina coll’immagine di un villaggio delle Alpi Svizzere (Figura 4). Nel 1974, 3 pagine del Photography Year Book presentano un saggio d’un suo progetto pluriennale (BN e colore) dedicato alla tradizionale sfilata delle signore newyorkesi, con vistosi copricapi e accompagnate dai loro pets, nel giorno di Pasquetta lungo la 5th Avenue appositamente chiusa al traffico (Easter Parade, gia all’attenzione con diverso approccio del franco-ungherese Brassaï nel 1957 [8]).
Tuttavia mancava ancora la possibilità di inquadrare compiutamente la figura di Geri Della Rocca de Candal e la sua attività fotografica. Questa opportunità si è avverata soltanto molto recentemente per una fortunosa coincidenza. Compare inaspettatamente in rete un omonimo, fresco di dottorato in discipline umanistiche presso l’Università di Oxford e collaboratore di un gruppo oxoniano di ricerca sul primo secolo di storia del libro a stampa. Il giovane studioso si rivela essere il figlio del nostro obiettivo, e ci dà la possibilità di contattare il padre. Questi accetta di metter mano per noi al proprio archivio fotografico, da decenni lasciato a dormire, e di rivisitarlo con affettuoso distacco.
L’autore stesso ci fornisce un buon numero di files ottenuti da stampe analogiche eseguite personalmente per mostre e pubblicazioni. Molti sono di immagini per noi nuove, altri sostituiscono vantaggiosamente parte di quelli ricavati dalle fonti a noi già note. Tutti insieme saranno di valido aiuto ad interpretare correttamente secondo la dell’Autore pe le immagini ricavate da atre fonti. 
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Figura 5. Easter Sunday Fashion Parade, NY. Photography Year Book 1974 fig.133 . 
Infine i suoi cenni autobiografici, seppure scarni, ci salveranno da induzioni ed esercizi di fantasia di precedenti commentatori [9] e ... nostri. E così possiamo raccontare che il giovane amatore (n. 1944), dopo un primo periodo di partecipazioni e successi in concorsi e mostre collettive, del quale rimase rara testimonianza l’articolo di Turroni sopra riportato, venne effettivamente "scoperto" da Lanfranco Colombo, che nel 1970 gli consentì la sua prima mostra personale presso la Galleria Il Diaframma [5]. Ben presto Geri interruppe gli studi universitari di Fisica per dedicarsi completamente alla professione di fotografo free-lance per la stampa internazionale. Fotografie realizzate nel corso dei suoi viaggi venivano pubblicate su quotidiani, settimanali riviste e libri negli Stati Uniti e in molti paesi europei (in Italia, per esempio, su Il Mondo). Contemporaneamente condusse un’intensa attività espositiva quasi esclusivamente all’estero, con mostre personali e partecipazioni a collettive in Europa e fino ai quattro angoli del mondo, dagli U.S.A. all’Australia e dal Brasile alla Cina. Considerato uno dei più rappresentativi fra i giovani fotografi Italiani del momento, sue opere vennero acquistate da musei stranieri. Ma all'inizio degli anni '80 Geri dovette occuparsi personalmente delle attività legate agli interessi di famiglia, tanto da abbandonare, prima gradualmente e poi del tutto, la fotografia. Le sue ultime apparizioni dirette non vanno oltre il 1984, ma sue opere continuano a comparire in ulteriori mostre dedicate alla più rappresentativa fotografia Italiana dei decenni in cui egli ha operato.
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Figura 6. Venezia, 1977 (bacino di S. Marco visto da S. Giorgio Maggiore)
Una fotografia dello scaffale in cui sono allineati gli annuari, i cataloghi e altri fascicoli occasionali in cui sono riprodotte le sue opere ci ha permesso di arricchire la documentazione figurativa, completando la serie di Photography Year Book degli anni fra il 1972 e il 1980, in ognuno dei quali compare almeno una sua opera. La loro successione ci ha aiutato a formulare una traccia sulla quale restituire l’evoluzione dell’Autore.
Sua caratteristica costante è la sapienza della composizione, distribuita nello spazio con equilibrio di stampo classico, anche quando la prospettiva geometrica è forzata coll’impiego di un grandangolo spinto (fino al 20 mm), e quando si combina con quella forma particolare di prospettiva aerea ottenuta coll’aiuto di foschie e nebbie (figura 6), che già si notava nelle foto dei primi anni (figure 1 e 2). A mano a mano si accentua la ricerca d’una geometria severa, rafforzata da forti contrasti con bianchi puri e neri intensi o addirittura chiusi. Tuttavia il facile rischio dell’aridità viene evitato dalla presenza della persona umana o da dettagli che la richiamano, spesso con una ironia garbata e benevola (figure 7 e 8).
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Figura 8. His, Hers (per Lui, per Lei). Photography Year Book 1980 fig.58.
Il bordino nero con cui l’autore costantemente racchiude l’immagine stampata (e nelle stampe da esposizione isola l’immagine entro un largo campo bianco) appare dettato, piuttosto che da una pretesa di eleganza, dall’intenzionale affermazione della compiutezza della composizione.
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Figura 8. Silhouettes. PHOTOGRAPHIE (Winthertur, CH) Juli 1977.
Nelle diapositive a colori l’impatto grafico è mediato da una forte saturazione del colore (Figura 9), che possiamo ritenere frutto d’una leggera sottoesposizione del Kodachrome in fase di ripresa.
 
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Figura 9. Storage closets. PHOTOGRAPHIE (CH) Juli 1978.
Varie mostre di successo e i frequenti portfolio ospitati da riviste fotografiche a grande diffusione portano la prova della sua popolarità. “Le sue frequenti permanenze negli Stati Uniti hanno dato alle immagini un’impronta, che per la fotografia europea risulta innovativa” (PHOTOGRAPHIE, Winthertur, Svizzera. Luglio 1978, editoriale). Reciprocamente, per i Nord-americani l’occhio con cui il loro paese è stato fotografato dall'ospite italiano era uno specchio insolito, rivelatore di aspetti da loro mai notati (o mai voluti prendere in considerazione, sebbene meno imbarazzanti di quelli bruscamente esibiti da altri stranieri come Robert Frank, Svizzero, o William Klein, Newyorkese ma culturalmente parigino e autodefinitosi straniero in patria).
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Figure 10 e 11. Dalla serie Bars (Sbarre) PHOTOGRAPHIE (Winthertur, CH) Juli 1978.
NOTE
 [1] Superfluo il confronto colla invadente, fugace, evanescente fotografia della nostra epoca digitale; ovvio e banale ogni commento. Sì, anche cumuli ben distribuiti di elettroni possono essere finalizzati a partorire immagini analogiche; ma ciò nella realtà avviene solo per frazioni fantastilionesimali di quelli partoriti dalle apposite strutture tecniologiche. Nonostante tutte le riviste di moda o di viaggi e gli album di matrimonio.
[2] In Italia fino agli anni ’60 quel poco che esisteva di editoria e pubblicistica fotografica  era orientato quasi esclusivamente alla divulgazione e all’aggiornamento in materie tecniche, e gli orizzonti artistici erano assolutamente provinciali. Chi voleva rimanere informato sulla fotografia nel resto del mondo poteva reperire soltanto in rare librerie più accorte (a Padova, la Libreria Internazionale Draghi) qualche periodico internazionale, come il mensile statunitense Popular Photography e il suo Annuario, o il britannico Photography Year Book. Coll’arrivo di Gustavo Millozzi, qui immigrato da Venezia e La Gondola, i frequentatori del Fotoclub Padova potevano prenotare il mensile svizzero Camera, principale punto di riferimento internazionale per la fotografia.
[3] La rivista Ferrania [ https://it.wikipedia.org/wiki/Ferrania_(periodico) ], fondata nel 1947 e cessata nel 1967, era sponsorizzata dalla storica industria italiana omonima, che fu per vari decenni la produttrice di apparecchiature e materiali fotografici e cinematografici dominante sul nostro mercato. Memorabile la sua pellicola P30, matrice del bianco e nero del Neorealismo cinematografico italiano. La storia dell’azienda, conclusa definitivamente e infelicemente in questo millennio, si può trovare riassunta in https://it.wikipedia.org/wiki/Ferrania_Technologies . I PDF di tutti i numeri della rivista sono liberamente consultabili in Rete sul sito https://www.fondazione3m.it/page_rivistaferrania.php . 
[4] Giuseppe Turroni, La consolazione dell’occhio,Ferrania XXI/7, luglio 1967 pagina 2.
[5] La Galleria Il Diaframma di Milano, fondata e diretta da Lanfranco Colombo, la prima in Europa dedicata esclusivamente all’arte fotografica, presentava molti maestri stranieri e giovani innovatori nostrani, esercitando così un’azione fondamentale per lo svecchiamento della fotografia italiana.
[6] APERTURE magazine è un periodico con cadenza trimestrale nato a New York nel 1952 per opera d’un gruppo di fotografi (Ansel Adams, Minor White, Dorothea Lange e altri) al fine di promuovere la fotografia d’arte. Si è presto affermato come il più importante interprete della cultura fotografica mondiale assieme al più antico Camera. Nelle sue pagine hanno trovato slancio o conferma molti dei più apprezzati fotografi delle successive generazioni, come Diane Arbus, Robert Frank e tanti altri. La rivista è ancora attiva, disponibile anche in formato digitale assieme all’archivio di tutti i numeri dalla nascita; soluzione particolarmente conveniente in Italia dove recentemente sono state “perdute” per le strade postali la metà delle copie cartacee d’un costoso abbonamento biennale.
[7] Il settimanale Epoca della Arnoldo Mondadori Editore, nato nel 1950 sul modello dell’americano LIFE, faceva ampio uso di servizi fotografici, molti dei quali sono rimasti nella storia.
[8] Brassaï, 100 photos pour la liberté de presse. Reporters Sans Frontieres, 2022.
[9] Vatti a fidare delle informazioni reperibili in rete. Esempio:Amazon presenta così Incontri con fotografi illustri, Ferdinando Scianna, 2023: “Scianna ha realizzato migliaia di ritratti: i contadini duri e dignitosi di Bagheria, le donne estasiate durante le processioni siciliane, l’amico e coinquilino (sic) Leonardo Sciascia”. In evidenza la massima, ma non unica, baggianata contenuta in quella frase, nel suo insieme atta a disorientare l’ignaro compratore sul reale contenuto del libro.
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libriaco · 2 years
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Le coincidenze
All'improvviso è comparso, sul mio comodino, un libro di Leskov: "Una famiglia decaduta".
Quel bel piano di legno, dove riposano pile di cartalibri, un ereader, due cellulari, due tablet, un paio di cuffiette bluetooth, un power-bank, una moleskine per le note e alcuni lapis, evidentemente è stato l'oggetto di una 'messa in ordine' da parte di mia moglie. Ora, io considero quell'ampia superficie una naturale estensione delle mie scrivanie (plurale!) e quindi soggetta alla stessa regola che vige per loro: nulla deve essere toccato, spostato, aggiunto o tolto, pena il mio impazzimento nel ritrovare un qualsiasi oggetto che, con memoria fotografica, ricordo a quale livello di stratificazione appartenga, vicino a cosa sia e perché lo abbia amorevolmente accomodato lì (certo in attesa che, un anno o l'altro, mi punga vaghezza di riaverlo tra le mani). Questa 'riorganizzazione' del piano in noce mi ha proprio infastidito ma mi sono ben guardato dal fare commenti; si sa, siamo nel periodo delle feste...
Il libro era in bella evidenza, chissà perché; se siete buoni lettori sapete senza dubbio che i libri, dotati di una vivace vita autonoma, spesso si nascondono e non si fanno trovare nonostante ricerche capillari, per poi sbucare fuori, all'improvviso, dove meno ci si aspetta. Questo libro però io non lo stavo cercando, quindi, da bell'esibizionista, ha evidentemente trovato il modo di mettersi in mostra per imperscrutabili motivi tutti suoi. Si tratta di un economicissimo pocket Longanesi, risale alla fine degli anni '60 e quasi certamente apparteneva alla biblioteca di mio suocero; però il romanzo devo averlo letto anche io, nel periodo adolescenziale dell'innamoramento con gli scrittori russi; sicuramente dopo i Grandi, però. Lo sfoglio e vado a cercare chi ne sia il traduttore: noi common readers abbiamo un sacco di fissazioni, una di quelle che ho io è di sapere chi traduca/tradisca i testi che leggo; nel caso specifico si tratta di una coppia: Dan Danino di Sarra e Leo Longanesi. Rimango perplesso: mi passa per la mente che il primo, sconosciuto, sia un nom de plume; che Leo Longanesi conoscesse il russo non l'ho mai saputo e forse ha solo 'aggiustato' la traduzione, facendo da editor al primo traduttore: in fondo lo ha pubblicato nella sua stessa casa editrice e avrà voluto avere un buon 'prodotto'.
Faccio qualche ricerca e scopro che Dan Danino (detto Dante) di Sarra era uno slavista, profondo conoscitore di lingue e civiltà slave, docente presso l'Istituto Universitario Orientale di Napoli, traduttore di autori russi, polacchi e cèchi tra cui Ljeskov, Gor’kij, Achmatova. "Il suo curriculum annovera attività didattica, pregevoli traduzioni di autori russi, polacchi e cèchi, autorevoli riconoscimenti per la promozione della cultura dell’Est in Italia, collaborazioni a riviste nazionali e straniere di rilevanza intellettuale, rigorose ricerche filologiche nel grande gruppo delle lingue slave. La severità dei suoi studi lo pose tra gli intellettuali bene considerati nei Paesi slavi e nel mondo della Slavistica italiana."  Leggo  QUI. Lo studioso era originario di Fondi. Quest'ultima informazione mi fa accendere, fioca, una lampadina: Fondi, Alberto Moravia, Elsa Morante, “La ciociara”... (uno dei peggiori libri che abbia mai letto).
Approfondisco e scopro che quando Moravia e consorte sfollarono da Roma nel 1943, sperarono di essere aiutati proprio da due loro buoni conoscenti che vivevano a Fondi: i giovani fratelli di Sarra; all'arrivo nel paese non trovarono però Dante, che era impegnato in una docenza a Bratislava, tuttavia la sua famiglia, per i coniugi Pincherle  (che si erano sposati nel 1941, testimone di nozze Leo Longanesi...), riuscì a trovare, nei dintorni, una casetta dove si rifugiarono per mesi e dove Moravia scrisse “La Ciociara”, il suo capolavoro (ironia, eh, ironia!).
Resto tuttavia pensieroso: perché il libro sarà improvvisamente comparso in bella vista? Vorrà ricordarmi di andare a leggere anche "L'angelo suggellato" di cui mi parlò con calore un'amica tempo fa? Mi starà suggerendo di riprendere in mano il saggio di Benjamin su Leskov?   Vorrà che lo rilegga perché il messaggio che mi deve comunicare è contenuto proprio nel testo? Oppure c'è  qualcos'altro che non ho ancora capito?
N. Ljeskov (sic) [Захудалый род - Zahudalyj rod, 1874 ], Una famiglia decaduta, Milano, Longanesi, 1967 [Trad. D. di Sarra, L. Longanesi]
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benzedrina · 1 year
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Si dice che il tuo nome nel mondo porno sia il nome del tuo primo animale + la tua prima via di casa. A me esce una cosa come Layla Roma, e ammetto che se la trovassi nel mio sito di riferimento porno, un'approfodimento ai suoi video lo farei. Immaginarla fisicamente mi è difficile, scadrei nel banale, invece potrei immaginare che le sue scene più popolari siano le DP, di quelle che iniziano dolci e finiscono molto hard, e le public, e come casa di produzione la Evil Angel. Mi accorgo che potrei scrivere di porno tranquillamente, che come per il cinema classico, riconosco la case di produzione da come sono girate le scene. Stupida memoria fotografica.
Ultimamente mi sono abbonato a Mubi. Fruisco poco di serie tv e molto di film, e Mubi m'ha convito con 4 mesi a 4 euro. Di quelli che conosco, molti si sono fatti la settimana gratuita per vedersi Aftersun, e siccome per me mainstream lo diventa se più di 3 persone intorno a me ne parlano (anche sui social), automaticamente quella cosa la accantono per vederla dopo anni. So fatto così. Testa di cazzo inside anche se il film merita, stessa cosa per the whale che per partito preso lo vedrò tra 3-4 anni. Su Mubi mi sono visto un po' di roba casuale, senza criterio. Oggi ho visto Shiva Baby mentre aspettavo che gli altri venissero a casa per giocare a D&D. Uno di loro è venuto 1 ora in anticipo e ha finito per vederselo con me. Uno che vive di poco cinema e film blockbuster s'è visto sto film di nicchia (nulla da togliere, bel film, premiato, tecnicamente valido, ma se giro al campetto e chiedo di Shiva baby non trovo risposta) e non so come l'abbia convinto, forse sembravo convinto io e lui s'è fatto trascinare. E ora immagino lui che tornando dalla sessione di d&d, va dalla compagna (futura moglie) e le dice di sto film, di Mubi, ecc... e la compagna lo scaga perché non ha tempo per vedersi sti film, oppure la compagna lo ascolta e si vedono pure loro sti film, oppure, come capita nel 99% dei casi, non succede nulla. Lui dirà che ha visto un film, che la sessione è andata bene, lei dirà ah ok, e andranno a dormire.
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fashionbooksmilano · 2 years
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Piemonte. Una definizione fotografica
Keiichi Tahara
a cura di Adele Re Rebaudengo
Agarttha Arte, Torino 2001, 88 pagine,  25 x 33 cm,  con 36 illustrazioni in b/n a piena e doppia pagina ,testo in italiano e inglese
euro 40,00
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Catalogo della personale  di Keiichi Tahara al Castello di Rivoli del maggio 2001. Questa mostra da' l'avvio al progetto "Piemonte. Una definizione fotografica" curato da Jean-Luc Monterosso e ideato da Patrizia Mussa e Adele Re Rebaudengo, nato con lo scopo di proporre ogni anno a un fotografo di fama internazionale di presentare, su una tematica liberamente scelta, una visione originale e personale e di costituire cosi' una collezione di fotografie che siano al contempo specchio e memoria. Tahara, di origini giapponesi che vive e lavora a Parigi, ha scelto la Reggia di Venaria in quel momento in fase di restauro. In quel luogo senza ornamenti ne' statue penetra gli spazi e con l'uso della luce fa affiorare quella visione Zen che lo richiama alla sua cultura.
01/03/23
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blackrosesnymph · 9 months
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Ma l'altro si è masturbato per sbaglio sulla tua foto?
Ahahahahaha non so se è volutamente ironico come commento
Allora io direi di sì in verità, nel senso che a me, l'amico, ha confessato dopo tanti mesi che non si è mai permesso di masturbarsi sulla foto (che ha eliminato immediatamente), ma che gli era rimasta impressa e quindi un pensierino ce l'ha fatto lo stesso per memoria fotografica lol
Ragionamento che a detta mia regge parecchio
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Otto anni fa usciva il libro fotografico di Stefania Sammarro, in arte Ania Lilith, con la collaborazione poetica di Estelle Vargas.
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 Un'opera da "leggere" attraverso lo sguardo. Infine, sono chiari i riferimenti al sociale, con i ritratti legati alla donna e alla violenza sulla donna, ma anche attraverso il richiamo coraggioso alla valorizzazione della propria terra e delle sue mille sfaccettature. Borghi antichi, ruderi e paesaggi obliati che, attraverso l'arte fotografica, ritornano ad essere protagonisti indiscussi dello scenario culturale e sociale, consegnati nuovamente alla memoria del tempo.
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curiositasmundi · 1 year
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In una sala gremita, presso Francavilla al Mare, Rino Rocchelli sorride alla platea e ringraziando, dopo aver ricevuto un premio dedicato alla memoria del figlio, dice una frase molto significativa: “La Verità è stata trovata, non la Giustizia”. Non si può riassumere meglio quello che è successo il 24 maggio del 2014. Andy Rocchelli era un talento fotografico riconosciuto, i suoi reportage dai territori dell’ex Unione Sovietica erano precisi nello stile e riconoscibilissimi, la stima del suo lavoro era evidente e non deve essere riscoperta. Coprendo la questione del Donbas nei mesi dei referendum non riconosciuti del 2014, Rocchelli morirà insieme al collega e amico Andrej Mironov sotto il fuoco dalla parte ucraina nei pressi di Slovjiansk. Rimarrà ferito ma vivo il corrispondente francese William Roguelon. La notizia sconvolse l’industria fotografica nel profondo, furono tantissimi i presenti al funerale di Rocchelli a Pavia, e il ricordo addolorato dei ragazzi e delle ragazze di Cesuralab, realtà fotografica che Andy fondò anni prima insieme ad un pugno di altri fotografi, è un’immagine fortissima che rimarrà impressa a tutti i presenti. Il caso Rocchelli purtroppo si evolverà in una questione politica, da una parte i filo ucraini in Italia considereranno la questione argomento di propaganda filorussa, dall’altra molti canali simpatizzanti proprio dei filorussi useranno Rocchelli per descrivere gli ucraini come atroci assassini. È un’ingiustizia nell’ingiustizia, poiché la morte di Rocchelli rimane un dolore umano: un collega è rimasto brutalmente ucciso mentre faceva il suo mestiere, e chiunque abbia voluto indagare per capire chi fosse il colpevole di quest’atrocità ha fatto il suo sacrosanto dovere. Invece le indagini saranno sempre inquinate dalle urla di varie tifoserie, in particolare quando verrà arrestato Vitalij Markiv nel 2017. Il soldato ucraino venne accusato dell’uccisione dei reporter poiché era presente sulla collina da dove sono partiti i colpi, la quale era presieduta dal reparto della Guardia Nazionale di cui Markiv faceva parte e da uno dell’esercito. Il processo sarà piuttosto teatrale, ucraini presenti sempre in aula accoglieranno ogni volta Markiv con l’urlo “Slava Ukraïni!” e la risposta “Heroiam slava!” (Gloria all’Ucraina! Gloria agli Eroi!). Secondo il governo ucraino Markiv è vittima di un processo persecutorio fatto nell’isterismo di trovare un colpevole. Dall’altra parte le autorità italiane denunceranno chiaramente gli ostacoli posti dalle autorità ucraine durante le indagini nel tentativo di sabotarle. Il processo, il 3 novembre del 2020, finisce con l’assoluzione di Markiv che arriva per un errore formale. In un battito di ciglia Markiv se ne torna in Ucraina accolto da eroe. Il suo paese è già governato dal presidente Zelenskiy, che su questo tema non ha mai pronunciato una sillaba negli incontri oramai super amichevoli tra i nostri paesi. Solamente lo sforzo di due reporter italiani, Giuseppe Borello e Andrea Sceresini, porterà nuovi dettagli che metteranno luce su chi è colpevole di quello che è successo.
[...]
In tutto questo sulla famigerata lista ‘Myrotvorec’ il nome di Rocchelli era presente e orribilmente segnalato come: “liquidato”. Come se fosse stato un nemico politico, non un giornalista che svolgeva il suo lavoro. Ma su quella lista molti corrispondenti italiani ci finiscono ancora oggi, le autorità ucraine dicono che non la ritengono ufficiale e non ha peso, ma i nomi ci sono e uffici stampa, comandanti, soldati, fixer che sono legati a ideologie di estrema destra invece la leggono come fosse il Vangelo.Sulla morte di Rocchelli bisogna rimanere solidi “rompicoglioni”: quello che gli è successo è un crimine di guerra ed essere obiettivi significa che, se piangiamo i colleghi morti in Donbas sotto i bombardamenti dell’artiglieria russa, si deve anche puntare il dito su chi è responsabile nella Difesa ucraina, perché una famiglia ha perso un figlio, un’attivista che era voce autorevole per i diritti umani come Mironov non c’è più, colleghi si stringono nel dolore di un fratello ucciso ed è semplicemente insopportabile che su mille strette di mano e abbracci non venga detta la frase: la questione va chiusa per il bene della Giustizia. Qualcuno potrà pensare che Rocchelli si sia trovato nel posto sbagliato e queste cose capitano quando ci si immischia in una guerra. Questo pensiero è sbagliato e può esserlo per due motivi: o non fai il reporter e non conosci le dinamiche oppure sei fazioso, perché un reporter è sempre nel posto giusto quando la sua esperienza e il suo intuito lo portano dove la storia è presente. Gli incidenti capitano, ma qui parliamo di un’uccisione intenzionale.
[...]
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spettriedemoni · 2 years
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Ieri ho finito di vedere la serie tv "Inside Man".
Lo sceneggiatore è Steven Moffat, lo stesso di Sherlock e di Dracula serie tv della BBC e già questo è una garanzia.
Se poi gli attori protagonisti sono Stanley Tucci e David Tennant qualcosa di buono sicuramente esce anche se il copione è la bolletta dell'Enel.
L'idea è forse un po' già vista: un uomo condannato a morte dalla cella del carcere in cui è rinchiuso risolve casi di omicidio e altri misteri, in pratica un misto tra Hannibal Lecter e Sherlock Holmes. Fin qui una serie classica poliziesca dove Moffat è il solito Moffat.
Poi però c'è il personaggio di Tennant, un prete anglicano, sposato e con un figlio adolescente, una brava persona che per una serie (anche) incredibile di circostanze si trova ad essere l'aggressore e poi il sequestratore di una donna è anche un assassino. Un dramma psicologico angoscioso che lascia con l'amaro in bocca.
È come se le due storie viaggiassero su binari paralleli e ogni tanto sembrano convergere. In realtà sono due storie differenti anche se ben intrecciate. Differenti a cominciare dai Paesi ove le due vicende si svolgono: il condannato a morte è negli USA mentre Il vicario è in Inghilterra.
Nei pochi episodi vi sono anche altri fatti collaterali, casi che il personaggio di Tucci risolve coadiuvato in minima parte da un altro detenuto: un serial killer, anche lui condannato a morte, dalla memoria fotografica eccezionale che in pratica funge da registratore durante i colloqui che il personaggio di Tucci ha con chi vuole affidargli i vari casi.
Una serie che in realtà ne racchiude due. Due serie che forse potrebbero vivere separatamente e che però convivono.
Se la convivenza è riuscita sta allo spettatore giudicarlo.
A me, spettatore, l'esperimento è piaciuto.
Però ripeto: Moffat potrebbe scrivere qualunque cosa e a me piacerebbe sempre. Tucci può interpretare pure una cassapanca e lo troverei strepitoso. Tennent è così bravo che c'è gente ha trovato bello Jessica Jones grazie a lui.
Consigliata assolutamente anche per i temi trattati.
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daimonclub · 9 months
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Fotografie, memoria, tristezza e ricordi
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Genitori di Carl William Brown Fotografie, memoria, tristezza e ricordi. Analisi delle emozioni e sensazioni di tristezza suscitate da immagini che ricordano momenti piacevoli del passato. Nessuno dei mortali trascorrerà mai la vita incolume del tutto da pene, paga sempre alla vita ciascuno il suo prezzo. Eschilo Rievocare con la memoria i ricordi della nostra vita passata con le persone care, e soprattutto con la propria madre, ha la funzione fondamentale di anestetizzare il dolore della nostra esistenza presente, ovvero di provare a scalfire la tragica sofferenza della nostra attuale realtà. E' un procedimento che ci aiuta a ingannare la linearità del tempo, rendendolo più circolare e affettuoso, oltre che più incerto nel suo procedere. Carl William Brown La fotografia acquista un po’ della dignità che le manca quando cessa di essere una riproduzione della realtà e ci mostra cose che non esistono più. Marcel Proust Un opera d'arte non è di un autore e nemmeno la vita lo è. Carmelo Bene La filosofia, così come la vita e l'arte, è un percorso accidentato e complesso che dovrebbe insegnare a morire, proprio per non temere più la morte. Difficile se non impossibile riuscire ad arrivare al traguardo senza perdere la propria lucidità. Carl William Brown  La fotografia è un modo di sentire, di toccare, di amare. Aaron Siskind A volte c’è un’unica immagine la cui struttura compositiva ha un tale vigore e una tale ricchezza e il cui contenuto irradia a tal punto al di fuori di essa che questa singola immagine è in sé un’intera narrazione. Henri Cartier Bresson Una fotografia non si limita a cogliere un momento della realtà, ma diventa un'interazione comunicativa tra il passato ed il presente che esprime lo stato d'animo e le emozioni più profonde della persona che la osserva. Carl William Brown Ciò che la fotografia riproduce all’infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più ripetersi esistenzialmente. Roland Barthes Scopo di ogni artista è arrestare il movimento, che è vita, con mezzi artificiali, e tenerlo fermo ma in tal modo che cent’anni dopo, quando un estraneo lo guarderà, torni a muoversi, perché è vita. William Faulkner
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Mamma Innocenza ricordi Così tutta la fotografia sembra colpevole di surrealismo, quando è indifferente e quando è compassionevole, quando documenta il passato o il divenire in corso, quando apre la strada al turismo, che poi diventa distruttivo; quando è moralista e quando è incosciente; quando accumula reperti a caso e quando documenta la disperazione della depressione economica. Leonardo Terzo L'immagine della vita non è che il negativo di quella fotografia che si svilupperà solo con la morte. Carl William Brown Rievocare il passato con i ricordi della propria memoria nel tentativo di far scorrere a ritroso il tempo, riportando in vita i nostri cari nella propria immaginazione, è un procedimento, non privo di un certo dolore, che ci aiuta ad avvicinarci più rapidamente alla fine dei nostri giorni, al termine della nostra durata epocale. Carl William Brown Pensiamo che ogni elaborazione mentale faccia parte del Tagesrest, come lo chiama Freud: i residui diurni, immagini composite, la spazzatura della vita. Ma Jung dice che persino i nostri pensieri derivano dalle figure. Dunque il compito sarebbe riportarle alla luce, e il Libro rosso sembra fare esattamente questo. Jung permette alle figure di parlare, di mostrarsi. Addirittura le incoraggia a farlo. James Hillman La fotografia è sempre poetica poiché ci ricorda situazioni passate, emozioni, sentimenti, angosce o delusioni lontane nel tempo e nello spazio; la sua forza è quella di far rivivere nella nostra memoria un mondo che non esiste più e quindi necessariamente malinconico ed evocativo, quindi è simile alla poesia che cerca con le parole di ottenere gli stessi effetti romantici sulla nostra sterile esistenza. Carl William Brown Gli antenati. I morti. Non è una mera metafora, un messaggio cifrato per indicare l’inconscio o qualcosa del genere. Quando parla dei morti, Jung intende proprio i morti. E loro sono presenti nelle immagini, continuano a vivere. Sonu Shamdasani
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Mamma Innocenza sorridente In genere l’arte non nasce dalla felicità, ma nasce da un disagio, da una necessità di comunicare qualcosa agli altri, così come la letteratura spesso è alimentata dal desiderio di voler esternare un malessere interiore, magari raccontando storie, che alla fine non sono altro che la raffigurazione delle nostre tragiche esistenze. Carl William Brown Il fotografo è soprattutto un uomo del mestiere, ma che anche da dilettante si trova in una situazione inevitabilmente “esistenzialista”, cioè scagliato in una parte di mondo, da cui a sua volta sceglie e ritaglia una parte ancor più ridotta disponibile davanti al suo obiettivo. Egli lavora nelle circostanze date, ma potrebbe impiegare la sua vocazione in ogni circostanza. Tutti siamo fotografi e tutti abbiamo i nostri interessi più o meno provvisori. E un professionista o dilettante delle immagini è insieme un artista, un artigiano, un designer, portato, se vuole, a impegnarsi in tutta la gamma delle creatività, dalle arti applicate a quelle più astratte e concettuali. Leonardo Terzo Questo articolo nasce per analizzare le emozioni e le sensazioni provate dopo la morte di mia madre, avvenuta nel mese di ottobre del 2023, e riferite soprattutto al ruolo delle fotografie e delle immagini della sua persona riferite a momenti piacevoli del passato. Da premettere subito che tutta l'arte nasce dalla paura della morte, come diceva sempre il mio amico Andros, possiamo inoltre aggiungere che l'arte, come la vita, nasce per cercare di lenire un dolore. Art never comes from happiness, e anche la fotografia trova la sua principale ragione d'essere nel tentativo di durare oltre il tempo di una semplice esistenza, attraverso la memoria e i ricordi, testimonianza condivisa dell'essere vissuti in questo povero mondo immondo, in pratica quello che in passato si cercava di ottenere attraverso la pittura e la scultura. Dopo la perdita di mia mamma ho cercato di darmi da fare per superare il dolore del lutto, pulire la casa, mettere a posto gli armadi, eliminando capi che da decenni non erano utilizzati, conservando solo un po’ di abiti per alimentare il ricordo, andare spesso al cimitero e camminare nelle zone della mia infanzia e della mia gioventù.
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Ricordi di Mamma Innocenza I luoghi in parte erano parecchio cambiati, ma lì avevo trascorso il tempo più felice accanto a mia mamma, e a mio papà, e l’atmosfera mi aiutava a ricordarli ancora di più, come se gli anni non fossero passati, come se stessi tornando alla mia vecchia casa per trovarli ancora intenti nelle varie faccende domestiche e magari a litigare anche un po’, e soprattutto scegliere le foto da stampare per poi incorniciarle e metterle in ogni stanza dell'appartamento dove abito e dove ogni cosa chiaramente mi ricorda mia mamma. Naturalmente ho scelto varie foto di quando mia mamma era ancora un po' più in salute e aveva alcuni anni in meno, e ovviamente ho scelto quelle migliori. In queste immagini la sua espressione è sempre leggermente sorridente e comunque serena, come se in quei frangenti non fosse ammalata, ma anzi fosse quasi felice e compiaciuta del suo stato e dei momenti che stava vivendo. Questo è in parte dovuto al fatto che a causa della sua condizione mentale non si rendeva effettivamente conto della situazione e poi perché la fotografia coglie un attimo della nostra vita, e magari in quel frangente siamo proprio più contenti del solito. Queste foto le reputo bellissime, tuttavia l'espressione serena, soave e quasi allegra di mia madre mi mette una certa ansia e mi crea anche una seria angoscia in quanto ogni volta che le guardo mi rendo conto della tragicità della realtà, infatti mia mamma non c'è più, e non ritornerà mai più. Certamente guardare una foto di una persona cara, tipo la mamma, ora morta, di molti anni fa, è come fare un viaggio a ritroso nel tempo, come guardare una galassia lontana che ora non c'è più e la nostalgia che ne deriva è purtroppo un sentimento assai triste che evoca un profondo senso di perdita e irreversibilità del tempo. Le fotografie sono come tesori che conservano momenti preziosi. Ogni dettaglio nella foto può essere un frammento di un ricordo: un sorriso, uno sguardo, un luogo. Questi dettagli possono essere fonte di conforto e connessione con il passato, ma al tempo stesso inducono l'esasperarsi di un atroce senso di malinconia. Guardare foto di persone care defunte può essere parte del processo di elaborazione del lutto, e proprio per questo si acutizzano sentimenti di negazione, rabbia, tristezza e infine si spera che un poco alla volta si riesca anche ad accettare la grave situazione.
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Mio papà Luciano nel 1984 Il problema grave tuttavia è che con il passare del tempo le immagini, i ricordi, e gli eventi spiacevoli si accumulano. Affrontare la morte di un genitore è una delle esperienze più dolorose e traumatiche che una persona può vivere, e chiaramente il  dolore può riacutizzarsi quando si verificano eventi simili o quando si ricordano perdite passate, e le fotografie sono proprio sempre presenti a testimoniare le varie disgrazie. Ed è proprio quando si evocano i ricordi piacevoli e le esperienze condivise con i propri genitori che l'ansia e la commozione aumenta, di pari passo con la tristezza per i momenti e le persone che non possono più tornare tra noi. Il legame tra emozioni malinconiche e fotografie che rappresentano eventi passati è quindi profondo e complesso. Questo legame può essere spiegato attraverso diversi fattori psicologici e emotivi. Le fotografie infatti catturano momenti della nostra vita, spesso associati a forti emozioni. Quando guardiamo queste foto in seguito, possono evocare ricordi e emozioni legate a quegli eventi. Le emozioni connesse al passato possono variare quindi da felicità a tristezza, ma la malinconia spesso emerge quando si riflette su momenti passati che non possono essere più ripetuti o che sono cambiati nel corso del tempo. La malinconia è spesso collegata alla nostalgia, che è un sentimento di desiderio per il passato. Le fotografie agiscono come potenti trigger per la nostalgia, poiché ci mostrano come eravamo e i momenti che abbiamo vissuto. Guardando le fotografie, si diventa inoltre consapevoli del passare del tempo e del cambiamento irreversibile al quale siamo purtroppo sottoposti. Questa consapevolezza può suscitare sentimenti di perdita, poiché ci rendiamo conto che non possiamo tornare indietro nel tempo o recuperare ciò che è andato perso. Quando poi si confronta il passato rappresentato nelle fotografie con la realtà attuale, si può sperimentare una forte rottura emotiva che inevitabilmente può essere una fonte di estrema malinconia poiché mette in evidenza i cambiamenti nella vita, nelle relazioni o nell'ambiente che si sono verificati nel tempo. Come ha scritto Robert Caputo, ogni giorno siamo inondati di fotografie, immagini di guerra e carestia, vittorie e sconfitte, gente famosa e famigerata, prodotti invitanti, splendide modelle, case ideali, organismi microscopici e stelle distanti, momenti importanti della storia e momenti che sono importanti solo per noi, ciascuna trasmette un'emozione forte, sia essa gioia, tristezza, pietà, repulsione, o il semplice ma indescrivibile piacere di guardare qualcosa che i nostri occhi e la nostra mente trovano attraente. Le fotografie trasportano luoghi lontanissimi nelle nostre case e il passato nel presente. Tutti noi abbiamo album (o cassetti, se siamo disordinati) pieni di foto di persone care e di noi stessi quando eravamo più giovani. Le fotografie appagano il nostro desiderio di arte, ci fanno conoscere cose che non vedremo mai da vicino. E sono la nostra memoria. Delle innumerevoli fotografie che ci passano sotto gli occhi, solo poche, però, catturano la nostra attenzione e restano fra i nostri ricordi, immagini indelebili che spesso accentuano la nostra attuale infelicità. La parola "fotografare" tradotta letteralmente dal greco, significa "disegnare con la luce". La fotografia è infatti strettamente collegata con la luce. La luce che si riflette su una scena crea un'immagine, e costituisce un'energia che a sua volta stimola le nostre sinapsi, il nostro cervello e la nostra memoria.
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Mia Mamma Innocenza nel 2015 Per tornare alle immagini di mia madre, quando le guardo mi sembra di vivere in una situazione estremamente surreale, in quanto da una parte c'è il piacere di vedere fisicamente la figura di mia madre, ma dall'altra la staticità della sua posizione e la permanenza della sua espressione soddisfatta e sorridente stridono enormente con la mia condizione estremamente triste, melanconica e ripeto parecchio angosciata. L’effetto che genera la fotografia è proprio quello di rendere finalmente visibili, cose e ambienti sociali che prima erano, colpevolmente o meno, ignorate, e di conseguenza “trascurate”. Questo aspetto valoriale della fotografia può trasformarsi in vitalità o in tristezza. Lo stesso sentimento che possono suscitare luoghi spettrali ed edifici abbandonati, a maggior ragione può essere suscitato da un'immagine che appare soave, allegra e vitale, ma che in realtà fa trasparire una lugubre visione di morte, che ci rende assai tristi e desolati, soprattutto se la fotografia in questione è quella di mia madre sorridente che ti guarda dal freddo marmo cimiteriale della lapide che copre la sua tomba. Per concludere voglio solo aggiungere che benché il mio motto sia sempre stato, - In tristitia hilaris, in hilaritate tristis - in questo caso di fronte alla grave perdita della mamma, dovrò dire - Cum enim grave damnum est, difficile est tristitiam aliquod gaudium ponere. - Sempre su queste tematiche potete anche leggere: Mamma, morte e memoria Un Natale molto triste Halloween e la festa dei morti Madonne, madri e letterati Letteratura, religione, morti e psicologia Aforismi per argomento Aforismi per autore Pensieri e riflessioni Saggi e aforismi Read the full article
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sharoncssb0 · 1 year
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la ley de los audaces es una serie en la que habla de Michael Ross de como su vida cambio gracias a Harvye Specter que le da empleo gracias a su capacidad de aprender cualquier cosa (memoria fotografica) sin haber estudiado.
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¡Bienvenidos a mis memorias fotograficas cumple 10 años hoy!
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justmythings-stuff · 1 year
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Allora sentite è fisicamente impossibile che una persona faccia tre esami in meno di un mese e che lavori pure e che sia sana, cioè a meno che non compra gli esami, come cazzo fa? 😂
Sarà una di quelle fortunate con la memoria fotografica che non ha problemi a studiare pagine su pagine 😅 comunque, mica è detto che ne faccia uno domani, è una delle date disponibili, lo può dare anche a luglio o dopo
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carlocolli · 2 years
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❤️FELICE 20023❤️ “Finalmente la pace - Planisfero fisico” | Poster: stampa digitale su carta fotografica satinata e profili in plastica bianca | 100x70cm. #carlocolli #diemauerartecontemporanea A colpo d’occhio diamo per scontato che si tratta di una semplice carta geografica, di un planisfero fisico, ma soffermando lo sguardo ci accorgiamo dell’anomalia, che, per quanto inquietante, invita e lascia spazio a molte riflessioni che possono dare e restituire infinite declinazioni all’immagine che si presenta davanti ai vostri occhi. Romanticamente, per come è presentata, ci riporta alla memoria i banchi di scuola, proprio la dove per la prima volta con grande stupore e meraviglia scoprivamo e localizzavamo le coordinate del punto esatto del nostro sguardo sull’immensità del mondo, ma oggettivamente, oltre a farci vivere questa nostalgica intima dimensione temporale, ci induce inevitabilmente a porci delle domande sulle possibili cause di tale scenario post apocalittico. A prescindere dalle possibili declinazioni che possiamo attribuire a tali cause, che non sto qui ad elencare per non condizionare le vostre intime riflessioni, di sicuro ci accorgeremo o spero ci ricorderemo che nulla è scontato, e che esse semplicemente o terribilmente sono connesse alla perdita di uno dei principali valori indispensabili per la naturale e sostenibile convivenza e coesistenza in questa nostra casa comune: il rispetto. Davanti alla celestiale calma di questo primordiale mare sconfinato, a voi le vostre intime riflessioni. Didascalia opera: C'era una volta, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, finalmente la pace. . . . . #conceptualillustration #contemporaryartcollection #contemporaryprintmaking #contemporaryart #conceptual_art #alteration #contemporatyartist #planisfero #cartageografica #geographic #world #erased #mappa #pacenelmondo #planisferofisico #magazine (presso Prato, Italy) https://www.instagram.com/p/Cmy5QHmoqBe/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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