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#mi mangio le mani
iliadette · 5 months
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Ma costerebbe tanto ai traduttori ufficiali saper riconoscere i contesti in cui sympathy è compassione invece di simpatia?
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thenightunfurls · 7 months
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holding scrutinatori at gun point MOVE UP
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lilium-in-blue · 8 months
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non c'è nessun cinema in tutta l'isola che mandi Poor Creatures in lingua originale ho il fegato che SCOPPIA
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cocrante · 1 year
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Io davvero delusa dal titolo in italiano del libro sui solangelo. Era un titolo perfetto, non c'era niente da aggiungere o da cambiare, si traduceva da solo "il sole e la stella" semplice, pulito, efficace, e invece hanno voluto fare i brillantoni e mettere "LUCE E TENEBRE" arfagahwhqj mi fate uscire pazza con ste cose. Già la copertina è qualcosa di terrificante, ma il titolo. IL DANNATISSIMO TITOLO. Ma perché fate ste cose, chi vi autorizza voglio sapere.
Ah se poi mi tengono Niccolo implodo due volte.
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lunaticamic · 4 months
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comunque ho fatto il terzo posto al fantacalcio. hanno passato i primi mesi a secciarmi in maniera assurda che si sono dimenticati di secciare quello che si è preso tutta la squadra dell’inter, che ovviamente ha vinto. è stata una lotta fino alla fine tra me e quello al secondo posto, abbiamo pianto ogni santissima giornata ma lui ha vinto. mannaggia al cazzo
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angelap3 · 5 months
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Nun me trattà male
Ije;
si nu juorno vecchia e stanca,
m'avvessa spurcà quanno magno,
pecchè me tremmene 'e mmane,
tu nun me guardà stuorto,
pienze quanti vvote te spurcave tu,
pe te mparà a magnà piccerillo mbraccia me.
Si 'a vicchiaja;
me fà dicere sempe e stessi ccose,
tu suppuorteme nu me trattà male,
pienze quanti ssere,
t'aggio cantato a stessa ninnanna,
pe te fà addurmmì.
Si 'e coscie me tremmano,
e nun c'a faccio a stà vicino a te a cammenà,
aspiettemi e nu sbuffà,
tu nun te scurdà,
ca ije t'aggio nmparato a cammenà,
senza maje sbuffà manco na vota.
Si mo parlo e sbaglio 'e pparole,
tu nun ridere e me nun me fa sentere na scema,
ije pe te aggio accumminciato lettera pe lettera,
pe te mparà a parlà.
Si mo aggio bisogno e te pe m'appuià nu poco,
ncoppo a spalla pe m'arrupusà,
pienze quanti vvote t'aggio purtato mbbraccio.
E mo aiuteme sulo arrivà a fine e chesta vita,
arricurdete figliu mjo,
che tu si tutto 'a vita mja,
e nun te scurddà maje e me,
pecchè ije,
aggio campato sulo pe te.
(Pupella Maggio)
Non trattarmi male
Io;
se un giorno vecchia e stanca,
mi dovessi sporcare quando mangio,
perché mi tremano le mani,
tu non mi guardare in mal modo,
pensa quante volte ti sporcavi tu,
per insegnarti a mangiare da piccolo nelle mie braccia.
Se la vecchiaia
Mi fa dire sempre le stesse cose,
tu sopportami non trattarmi male,
pensa quante sere,
ti ho cantato la stessa ninna nanna,
per farti addormentare.
Se le gambe mi tremano,
e non ce la faccio a stare vicino a te a camminare,
aspettami e non sbuffare,
tu non ti dimenticare,
che io ti ho insegnato a camminare,
senza mai sbuffare una sola volta.
Se adesso parlo e sbaglio le parole,
ti non ridere di me non farmi sentire una scema,
io per te ho iniziato lettera per lettera,
per insegnarti a parlare.
Se adesso ho bisogno di te per appoggiarmi un po’,
sulla tua spalla per riposarmi,
pensa quante volte ti ho portato in braccio.
E adesso aiutami solo ad arrivare alla fine di questa vita,
ricordati figlio mio,
che tu sei tutta la mia vita,
e non dimenticarti mai di me,
perché io,
ho vissuto solo per te.
Oggi, in memoria di Pupella Maggio, icona del teatro napoletano nata il 24 aprile 1910.
Ph. A. De Luca
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intotheclash · 2 months
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ce n’ho abbastanza per comprarmi una bottiglia di vodka un chilo di arance un amburg il pane tondo una birra un pacchetto di marlboro. E poi mangio l’amburg col pane tondo tostato e bevo la birra e fumo la marlboro e poi spremo due arance con la vodka. E poi esco e incontro la più grande figa della mia vita con gli occhi verdi e le ciglia nere e la bocca rossa e le mani nervose e decidiamo cazzo di non fare nessun film di non scrivere nessuna stronzata di non recitare nessuna cagata e di non andare in campagna e di non occuparci della casa né della merda né dei capelli né dei comunisti. Io butto nel fiume il trench di mio fratello io compro i biglietti per la partita roma-river plate io raccolgo gli occhi nella spazzatura io accompagno mio figlio nel paradiso totale senza nessun pericolo né gas né elettricità né politica né bicchieri né coltelli né stanze di pavimento. E lei scompare come le ore e appare come le ore e me ne frego della pensione e me ne frego di morire me ne frego dei fascisti e dovunque mi sdraio sogno e ho sempre voglia di baciarla e gli alberi respirano e le nuvole di merda si spaccano e da dentro partono razzi luminosi e dovunque sono vivo e non ho nessuna paura né dei rinoceronti né dei serpenti né degli appuntamenti e butto via l’elmetto e esco dalla trincea delle spalle di piombo e mando affanculo tutti gli stronzi cagacazzi della terra e grido come un’arancia stellare e viaggio nella luce dell’ananas e cago cicche d’oro sulla faccia dei nazi-igienisti maledetti puliscicessi. Buttare via il tempo della vita a lucidare i bidè e conservare i bicchieri e sorridersi a culo sbarrato e invecchiare come i più stronzi prima di noi. Maledetti cagoni falsi e vigliacconi. lei apparirà. Bruciando i tampax dell’anima sanguinante. apparirà con gli occhi verdi e ciglia nere e bocca rossa anima luminosa come arcobaleno puro radice che spiega con tutta la chiarezza perché questa merda è merda e finirò di vivere la vita con la paura di vivere la vita.
Victor Cavallo - Ce n'ho abbastanza
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amespeciale · 10 months
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Ogni tanto
sai come mi salvo?
rimango con me
fin dall'inizio, fino alla fine,
mi invito alla passeggiata
tra le stradine di collina
sciolgo i nervi a colpi di tramonti
tolgo il nervoso tra i grani mietuti
e cammino
con le mani in tasca
perché nessuno deve vedere
come dirigo l'orchestra silenziosa
del vento che mi porto dentro
ogni tanto mi salvo da solo
non esco
resto a casa
a far vedere al camino
di quante castagne sono capace
a far vedere alla sedia a dondolo
quanti libri mangio in una notte
a far capire a me stesso
che anche soli
si può essere tutto il resto
ogni tanto mi salvo
prendendomi con calma
mollo la presa
delle cose che tengo stretto
e lascio andare
chi decide di allontanarsi troppo
e mi avvicino
alle cose che tendono
a venirmi incontro
ogni tanto
sai come mi salvo?
rimango con me
fino a che la malinconia non finisce il turno di notte,
fino a che la gioia non attacca come la neve convinta
fino a che non inizio a rispondere
alle domande che mi faccio
-dove stai andando?
-non lo so!
-sei felice?
-è capitato!
-puoi farcela?
-ci provo!
ogni tanto mi salvo
che non mi importa dove vanno gli altri,
io rimango con me.
Gio Evan
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thebutterfly0 · 9 months
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Finalmente le feste natalizie sono terminate, c'e' ancora Capodanno ma non faccio nulla quindi non mi interessa. Sono stati 4 giorni di relax in famiglia, mi sono pure dimenticata che domani si lavora, fate voi. Avevo bisogno di staccare e di tornare a casa. Per il resto sono sempre la solita, per colpa del mio pessimismo ho diciamo perso un amico che reputo essere una bellissima persona. Purtroppo non riesco a far finta di essere positiva anche quando non lo sono. Il mio essere limpida come l'acqua non mi aiuta in certe situazioni. Mi dispiace e anche parecchio e ora mi mangio un pochino le mani. Sono stata una cretina. Me ne accorgo sempre troppo tardi. Per il resto direi che la mia autostima continua ad essere sopra lo zero, sto amando me stessa ogni giorno, a volte meno altre volte di più però posso ritenermi soddisfatta di ciò che sto facendo. Venerdì sono uscita con le amiche e al pub davano la partita di calcio e c'erano praticamente tutti uomini. Siamo entrate e in tempi passati sarei uscita perché mi sarei vergognata invece me ne sono fregata e sono entrata e mi sono seduta anche se c'erano 1000 occhi puntati su di noi. E' ora di far vedere alla mia autostima che esiste.
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caoticoflusso · 7 months
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oggi sono uscita dopo diversi giorni di chiusura sociale, in cui trascorrevo il tempo comunicando attraverso silenzi e citazioni di qualche libro, o di qualche canzone. roma è sempre roma, che ve lo dico a fare. c’è un po’ di me in quelle attese alla fermata dell’autobus, in quel traffico romano composto da parolacce e bestemmie tirate un po’ da un finestrino all’altro. i turisti in centro sono (quasi) sopportabili ma non la folla al semaforo quando sei in auto. è quasi uno spreco passare per piazza di spagna senza una macchina fotografica per collezionare ricordi e amore in giro ma talvolta mi rendo conto che i miei occhi ed il mio sguardo hanno un po’ la stessa funzione di un qualsiasi congegno digitale, perché ammiro i dettagli e ci scatto una foto. poi torno a casa, mangio, ascolto una canzone, e penso a quella coppia seduta su una panchina di fronte al pantheon che si gusta una pizza dividendola in due. a quel signore sulla quarantina che cammina con le mani in tasca, con la testa china, che sorride ad ogni cane con il guinzaglio
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sottileincanto · 7 months
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Vediamo se aiuta, almeno un po'. Cos'è? Praticamente un succhietto per adulti, è di silicone ed è fatto apposta per essere masticato. Siccome mi divoro le mani fino all'osso (ma questo da quando avevo sei anni) oppure mangio in modo sconsiderato solo per masticare qualcosa, vediamo se questo escamotage è utile per evitare entrambi questi vizi estremamente dannosi.
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eseildomanifosseieri · 8 months
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E se ti dicessi...
E se ti dicessi che a volte l'amore non basta a sentirsi bene con se stessi? E se ti dicessi che quando mi tocchi, a volte, penso solo alle tue mani che sentono le mie "forme" morbide e mi viene da piangere.
E se ti dicessi che quando mi dici che ami il mio essere "morbida", io invece mi sento morire e vorrei chiudermi dentro le mura di casa, dentro le mura della mia mente.
E se ti dicessi la verità ai tuoi "ma che succede, perché sei triste", e la risposta è che ultimamente son tornata a non mangiare più.
E se ti dicessi che tutti si aspettano che io sia consapevole dell'importanza dell'alimentazione e invece non sono brava, per niente, con me.
E se ti dicessi che ho ripreso a contarmi tutte le calorie, ad esser attenta a ciò che mangio o a ciò che bevo. E se ti dicessi che vorrei tornare a fumare perché le sigarette placavano la mente e potevo stare senza mangiare anche per ore e ore.
E se ti dicessi che mi sto impegnando tanto ad essere migliore, ma poi, migliore non sono?
E se ti dicessi... Se ti dicessi tutto questo, mi ameresti ancora?
-Eseildomanifosseieri.
Raggidiquotidianità.
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alessandrom76 · 9 months
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il barattolo di biscotti
nel regno, già proprio in quel regno di cui vi ho già raccontato, c'era un pasticciere bravissimo; era panciuto e paffuto, e nonostante le sue torte fossero bellissime e i suoi pasticcini sopraffini, quello in cui riusciva meglio era sfornare dei biscotti deliziosi: tondi, semplici, eppure buonissimi. erano così buoni che se avevi avuto una brutta giornata, ti bastava morderne uno e subito tornava il buonumore.
un giorno però il pasticcere decise di partire, fu irremovibile nella sua decisione. allora salutò tutti e fece due regali alla regina: per prima cosa le donò un barattolo bellissimo, stracolmo di biscotti e poi le diede le chiavi della sua vecchia bottega; quindi, sorridente e carico di valigie partì.
la regina subito ordinò di portare il barattolo a palazzo e di chiuderlo con un lucchetto che solo lei poteva aprire e poi... poi passarono un po' di giorni e accadde una cosa strana.
ogni volta che la regina si sentiva triste, o aveva semplicemente voglia di un biscotto, si avvicinava al barattolo... ma si tratteneva, e mordendosi le labbra si costringeva a rinunciare a quel piccolo piacere, a quella piccola dolcezza che oramai forse più che piacere era per lei vera e propria medicina.
così passarono i giorni e lei divenne sempre più triste, ma sempre più decisa a conservare il suo dolce tesoro.
e venne la sera della festa in paese e, come da tradizione, la regina uscì per salutare il suo popolo e, come ogni anno, si sedette sul trono approntato al centro della piazza e piano piano salutò tutti quelli che venivano a renderle omaggio.
fu ad un certo punto che arrivò una bambina... poco più di un soldo di cacio, con un grande sorriso di denti da latte e le ginocchia sbucciate per le cadute durante le corse e i giochi con gli amici.
« perchè sei triste? » le chiese la piccola. « oh... ma io non sono triste » rispose la regina. « non è vero, io lo so, lo capisco. perchè anche io quando mi faccio male cerco di trattenere le lacrime, ma poi, se proprio non ce la faccio, mangio uno dei biscotti magici che mi ha regalato il pasticciere prima di partire... come questo. » la bambina prese dalla tasca un biscotto, mezzo sbriciolato « mordilo, ti farà stare bene, è l'ultimo che ho, ma spero sia abbastanza. »
la regina strabuzzo' gli occhi, e scoppiò in lacrime. finalmente capì. finalmente comprese cosa fare dei regali del pasticciere.
ordinò subito alle guardie di portare il barattolo di biscotti in piazza e di romperlo in mille pezzi. i biscotti fuoriuscirono e si riversarono golosamente sul tavolo e formarono una piccola montagnola di dolcezza, e tutti ne mangiarono.
e per una sera tutti furono felici.
per una sera.
...
e adesso lo so, mi chiederete: « ... e poi?... dopo quel giorno? »
beh non tutte le storie hanno una fine, e nemmeno questa ce l'ha. perchè le storie spesso non finiscono, ma continuano. comunque, se proprio lo volete sapere, il pasticciere non tornò mai più nel regno, e i biscotti magici scomparvero per sempre.
ma se passate di lì, ogni giorno, poco prima dell'ora della merenda, sentirete un dolce profumo arrivare da una vecchia bottega, allora, guardando attraverso una finestrella, vedrete una regina impastare e infornare piccoli biscotti, semplici e tondi. se siano buoni non lo saprei dire, e men che meno so se rendano felici a mangiarli...
... ma quello che so, quello che ho visto, è che la regina, con le mani impiastricciate e tutta sporca di farina, sorrideva.
@alessandrom76
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swingtoscano · 1 month
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Non c'è nessuno al sole per le strade solo un po di venticello caldo d'estate, e quasi mi piace.
Mi fermo a prendere una pesca per la fame, il fruttivendolo egiziano che mette a posto le insalate sente a palla un vecchio pezzo di Shakira, e quasi mi piace.
Un signore alla fontanella mi fa una battuta stupida sul caldo ma non capisco bene cosa dice; mi bagno i capelli con le mani, lavo la pesca e la mangio con la buccia con le mani bagnate, e quasi mi piace.
Faccio il giro lungo per passeggiare ancora tra l'asfalto e le case, sento dentro una strana pace:
non ho niente da fare, nessuno da incontrare, le saracinesche sono tutte abbassate, e quasi mi piace.
Filippo Dr.Panico
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chouncazzodicasino · 3 months
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Adesso getterò qui due o tre mestolate del mio minestrone mentale. Chiamarlo "flusso di coscienza" sarebbe veramente un imbellettamento esagerato, sii sincera con te stessa.
Che giornate, molto piene, molto complesse, tanto lavoro, molte cose risolte, molte cose che guardo con la coda dell'occhio perché l'importante è che arrivino a compimento senza problemi, chissà se mi lasceranno quei rotoli di carta sbagliati, molti intralci, vorrei un massaggio alle mani, ho appena realizzato che non mi sono portata il pranzo e l'alimentari è chiuso, molte corse, molti rallentamenti, ieri sera non ho preso l'antistaminico e sto starnutendo ad oltranza, direi che non è ancora arrivato il momento di interrompere, sono un po' stanca, un po' frastornata, come un "pugile frastornato" come dice sempre mia madre a lavoro, devo cercare informazioni amiche su delle rsa, sento che sto dimenticando qualcosa, per questo scrivo tutto tre volte su foglietto+quaderno+post-it, ah ecco vedi mi devo ricordare di comprare il regalo di compleanno a mio fratello, mi ha appena richiamata l'architetto, ora passa, questa ristrutturazione è semplicissima ma i clienti sono davvero piacevoli come i tagli fatti dalla carta sulle nocche, che mi mangio? vorrei tanto stare in una caletta selvaggia senza gente a fare tanti bagnetti, poi stendermi a leggere un bel libro mentre i capelli gocciano sulle pagine e mi fanno arrabbiare perché ho paura che le rovinino, devo comprare la fettuccia in cotone per terminare il paralume, devo chiamare il fornitore per verificare una disponibilità, vorrei fare un giro in moto verso il lago, devo capire se quelle che hanno fatto i nidi a terra in giardino sono vespe o api, dovrei scrivere alla commercialista ma non lo farò, devo selezionare delle carte da parti per la consulenza di sabato mattina, devo mangiare.
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L’apatia del tuo sguardo me la sento incollata addosso come l’umidità di questi giorni tutti uguali. Incontrarti ieri sera al supermercato mi ha fatto rimbombare dentro quell’intimità invadente, come chi non riesce a dirsi ciao dopo essersi lavato i denti insieme una vita intera. Starti accanto è sembrato una vita intera. Gli schiamazzi dei bambini nel cortile affianco mi cullano in una mattina infinita in cui continuo a vederti chiudere la porta. Finisco un calcolo poi ti chiamo, è il valzer di pensieri che mi balla dietro gli occhi da quando non ti vedo. Da quanto non ti vedo cantare in macchina? Me lo chiedo mentre vorrei tenermi stretta alle emozioni ma, come sulle montagne russe, non trovo appigli. L’altra sera mi ha detto, tutta sprezzante, che nulla cambia se non cambio nulla. Mi è rimasto un sapore acre in bocca, come chi ha paura ma non lo sa dire. Ho paura e non lo so dire. In mezzo al traffico di questa mattina mi ha assalito la convinzione che rimarrò sola per sempre. Mi fa paura che forse mi vada bene così. Mi guardo intorno, non riesco a capire se la persona che sto diventando si avvicini ai sogni che ho. Ieri mattina mi sono imbattuta nei suoi successi e il cuore ha tremato un po’. Mi sta bene una vita senza successi? Non mi sta bene una vita in cui non riesco ad essere sinceramente felice dei successi altrui. Starti lontano sembra una vita intera. Prima cercavo di contare gli anni che ho passato in questo ufficio, sulla punta delle dita, però, mi rimanevano solo le volte che ti ho deluso. Mi sono delusa senza sosta, come chi mette a soqquadro la vita e non trova più i cassetti dove ha nascosto i sogni. Quanto ti ho lasciato andare quando la vita mi è sfuggita dalle mani? Nelle mani mi rimangono una manciata di convinzioni ingarbugliate e qualche progetto disinnescato. Inciampo nell’attesa di quella risposta, mentre mi domando se mi terrorizzi più un semaforo verde o uno stop. Gli stop servono per ripartire, sento ancora il tuo fiato caldo mentre lo sussurri piano. Mi serve solo un piano per imparare a respirare nella tempesta, come chi cerca l’occhio in mezzo al ciclone. Non ho fame. Starti accanto sembra una vita fa. Ho sete di successi ma ancora busso prima di entrare. Mi guarda con sdegno prima di dirmi che nessuno mi aprirà la porta e mi inviterà gentilmente a partecipare, ché siamo squali e ci sbraniamo a vicenda. Siamo umani, anche quando lo dimentichi. Vorrei che mi avesse riempito il cuore invece che la bocca. Starti lontano è sembrato una vita fa. Vorrei trovarmi a dirtelo nel reparto ortofrutticolo di una domenica pomeriggio svogliata. Invece mi circondo di persone a cui non interessa se sto in piedi, figuriamoci se sto bene. Chissà se bene davvero lo sei mai stato. Vorrei saperti ancora bambino, mica guarito, solo consapevole, solo presente, quasi sereno. Per curarti ci vorrebbe tuo padre, lo pensa ma non sa verbalizzarlo senza diventare carnefice. La carneficina di questo rapporto è stata silenziosa ma reiterata, moderata ma costante, circoscritta ma centrata. Cerco di incollare tutti questi rimasugli di vita mentre mangio male o non mangio affatto. Ho la bocca piena di fallimenti. Mi chiamo vittima ma con gli occhi appannati non saprei distinguermi dal colpevole. Chiedimi se voglio restare. Freno le mani molto prima dell’impatto con i tuoi mattini, non voglio farti diventare un danno collaterale. Chissà se non sa vedermi o se, semplicemente, non sono. La settimana scorsa mi sono guardata e ho costruito occhi nuovi, idee nuove, abitudini nuove. A te vorrei raccontarmi, farti parte dello spazio che mi compone, ma faccio ancora a pugni con la necessità di essere vista, troppo diversa dalla voglia che tu mi guardi. Se mi avesse chiamato ieri, mi sarei ancorata alla vita che conosco nascondendomi dietro la finestra per guardarti vivere ancora. Ancorata ad una indefinita mancanza non saprò mai trovare una cura per le nuvole. Ma le nuvole vanno e vengono, mica passano e non tornano.
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