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#michaeldavid
b-dwolf · 1 year
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actually laughing because so many people (terrible people mainly) call us lgbtq+ people the ‘alphabet community’ and now this silly little wee woo show is on ABC …. literal proof 911 is for gay people!
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“and i promised your husband” jaw. literally. on the floor. bobby. you fucker. i love you. that was amazing. how dare you spoil michaels moment like that. it was beautiful. thank you. you’re perfect.
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mooshkat · 1 year
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"""the ABC move means that the show can be GAY now"""
henren, a six season canonical lesbian couple: 👭
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sipwatchtravel · 1 year
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Happy #wineWednesday! Sipping an old domestic every day favorite: Michael David Petit Petite [macerated blackberries, dark cherry coulis, black plum foam and dark chocolate covered blueberries] #redwine #MichaelDavid #wineporn #sommelier #somm #tastingnotes
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tiseguiro · 2 years
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Accostate
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MichaelDavide Semeraro
La catechesi di Paolo ai cristiani di Corinto sembra prendere una piega assai rigorosa:
«nessuno si illuda» (1Cor 3,18).
La ragione di questa esortazione così ardente sembra consistere nel pericolo di cedere alla tentazione di credere di essere «sapiente in questo mondo» (3,19), con il rischio conseguente di porre il proprio «vanto negli uomini» (3,21). Sulle sponde del lago di Gennèsaret le cose vanno proprio in tutt’altra direzione. Là dove il lavoro, la fatica, la confusione, e persino qualche briciolo di rabbia e di disperazione non farebbero certo pensare se non a cose assai banali e prosaiche, il Signore Gesù
«vide due barche accostate alla sponda» (Lc 5,2).
Stranamente, prima di vedere i «pescatori», il Cristo vede queste due «barche accostate» e sente di potersene tranquillamente servire, come avverrà più tardi per quell’asino che farà sciogliere dai suoi discepoli perché ne ha «bisogno» (Lc 19,34) per fare il suo ingresso in Gerusalemme. Non conosciamo il modo particolare in cui quelle due barche erano accostate, sta di fatto che il Signore vi si imbarca sapendo di poter contare sulla disponibilità del padrone di una di quelle, che «era di Simone», tanto che «lo pregò di scostarsi un poco da terra» (Lc 5,3).
Secondo Luca è così che comincia la storia della Chiesa: con due barche accostate mentre il padrone di una di queste accetta prima di scostarsi un poco da terra e poi di prendere addirittura «il largo» (5,4). Il Signore Gesù entra nella vita di Simone con una naturalezza e una leggerezza esigente tanto da cambiargli la vita, proprio perché questa vita – quella di un pescatore – viene “vista” finalmente e viene valorizzata, apprezzata, guardata in un modo completamente nuovo. Nei gesti e nei modi con cui il Maestro si accosta a coloro che diventeranno, ben presto, suoi discepoli si respira una fiducia che rende la vita più sopportabile fino a poter confessare dapprima che «abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla» (5,5), per arrivare poi a dire qualcosa di molto più intimo:
«allontanati da me, perché sono un peccatore» (Lc 5,8).
Simone può finalmente sentire che qualcuno si accosta in verità alla sua vita, tanto da poter infine condividere fino in fondo la sua fatica di vivere con qualcuno: non basta avere «una barca» per essere un pescatore felice, sono necessari anche i pesci!
In un modo semplice e magnifico al contempo, il Signore Gesù riesce a riaprire il cuore di Simone alla speranza, che comincia sempre con un recupero di fiducia. Proprio accanto alle barche accostate, che ritornano stracariche da una pesca fuori programma, possono ben risuonare le parole con cui Paolo cerca di tagliare alla radice tutte le inutili discussioni di una comunità che pure si ritiene alla sequela dello stesso Signore e Cristo:
«il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro!» (1Cor 3,22).
Pertanto vi è una condizione: «Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio» (3,23). Forse la scintilla che ha cambiato la vita di Simone e dei suoi «soci» (Lc 5,10) è stata la possibilità di sentire di appartenere in realtà a qualcuno che li ha sfiorati con lo sguardo fino all’intimo del cuore, cominciando ad accarezzare con quello sguardo infuocato le «due barche accostate alla sponda» (5,2).
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beppebort · 2 years
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Cuore nuovo
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MichaelDavide Semeraro
Il profeta Ezechiele non solo cerca di dare voce al cuore di Dio, ma lo fa in modo così toccante da rivelarcene un volto assolutamente appassionato della nostra umanità. Nel nostro modo di intendere e di vivere la responsabilità personale, ci sembrerà scontato che ciascuno paghi per le proprie colpe e non per quelle degli altri, foss’anche per quelle dei propri figli o dei propri padri. Ma in antico – e forse anche nelle zone più antiche della nostra anima – le cose non erano percepite in questo modo e il senso di solidarietà parentale era tale per cui il detto non solo veniva tramandato, ma talora veniva tremendamente applicato: «I padri hanno mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati» (Ez 18,2). Davanti a questa sorta di maledizione che sembrerebbe propagarsi inesorabilmente, il Signore, attraverso la bocca e il cuore del suo profeta, reagisce energicamente:
«Ecco, tutte le vite sono mie: la vita del padre e quella del figlio è mia; chi pecca morirà» (Ez 18,4).
Per il Signore Dio la libertà di ciascuno dei suoi figli non solo è un bene inalienabile, ma rappresenta pure un tesoro di cui prendersi cura: «Perciò io giudicherò ognuno di voi secondo la sua condotta» (18,30). Questo testo rappresenta realmente uno stadio evolutivo della percezione della nostra umanità fondata nel modo in cui essa è percepita dal Creatore. Così l’ascolto e la docilità alla Parola di Dio contenuta nelle Scritture diventa realmente un’occasione preziosa di incremento di sensibilità e non una mortificazione della propria libertà di porsi nella vita nel modo non solo oggettivamente migliore, ma pure nel modo più corrispondente a se stessi. Se Ezechiele ci ricorda quanto siamo liberi di orientare la nostra vita, il Signore Gesù nel Vangelo ci ricorda il dovere di accompagnare ogni crescita e di farci carico di ogni indizio che prometta vita.
Ai discepoli preoccupati di assicurare al loro Maestro la quiete e l’onorabilità, il Signore Gesù oppone la sua preferenza per la vita vera e vissuta. Il Signore non si sente disturbato dalla vita, ma se ne fa profondamente carico, per cui sente un appello e non un fastidio la richiesta di imporre «loro le mani» (Mt 19,13) e di pregare per i piccoli. Con questo gesto di imposizione delle «mani» (19,15), il Signore riconosce in questi piccoli una promessa di vita che ha bisogno di essere accompagnata con la benevolenza e l’ammirazione che fanno crescere. Non solo, la parola del Signore allarga ulteriormente la prospettiva, invertendo il modo di guardare e valutare la realtà:
«Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli» (Mt 19,14).
Entrare nel regno significa lasciarsi accompagnare da un gesto di accoglienza e di benedizione, nella coscienza di non poter contare se non sulle proprie potenzialità di vita, che hanno comunque bisogno di essere messe a frutto. Nel «bambino» il Signore Gesù scorge quel mondo di possibilità che è sempre connesso a un mondo di fragilità che esige attenzione, ma che pure apre il cuore alla speranza di un futuro. Il regno dei cieli è davanti a noi e non alle nostre spalle! Chissà come mai la religione ha sempre un così forte tanfo di passato e così raramente profumo di avvenire?! Per ritornare a Ezechiele, è tutta questione di «cuore», di «cuore nuovo» (Ez 18,31).
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buckleyndiaz · 3 years
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pov: you just watched season 5, episode 2 of 911
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chickwithwifi · 2 years
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buck and eddie holding babies, ravi’s childhood cancer, michaeldavid engagement, michael LEAVING-
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ordinaryxgirl · 2 years
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9-1-1 was a show made for middle aged people but the fanbase got filled with gay teenagers so they really said “let’s be as homophobic as we can until they leave so we can pretend to be woke again”
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bucktommysupremacy · 2 years
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so excited for michael and david tonight 😭
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b-dwolf · 1 year
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anyway onto the more exciting stuff….
MADNEY PROPOSAL NEXT WEEK.
CHIM TALKING TO THE 118 TRYING TO PLAN OUT HOW TO DO IT
THE TEASING
OH ITS GONNA BE EXCELLENT
(also expecting madney proposal to be same as michaeldavid where it is Not at all what they planned not expected but who cares because it’s THEM and they’re so happy and !!!!!)
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MICHAELS PROPOSING MICHAELS PROPOSING IM SCREAMING I CANT HANDLE THIS THIS IS ADORABLE
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tragedyfetishist · 2 years
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I wonder if the same people who like got mad at supercorp fans for wanting supercorp to go canon after like years of queerbbait would have the same reaction to Buddie. Because from I’ve seen from people mad at supercorp stans,apparently you can’t be mad at bait if you already have a canonical queer couple in the same show. And some people were bringing up that the supercorps fans choose to only care about the white women but like of course? Even if you have a canon sapphic pairing already it makes sense to pay more attention to the bait. In series Buddie is in there’s already Henren and like Michealdavid and I just can’t help but wonder if the same people who act like they’re can’t be more than one queer couple in a series at a time would be just as mad at buddie stabs as they are as Supercorp stans.
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prettypanikkar · 2 years
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What if in the next episode Michael is talking about David and loving David whether it be a proposal or a ‘I don’t know if you’re going to make it out of this and I need to make a big love speech right now’ or just him talking to others about just how much David matters to him and how he has been through life and relationships not quite feeling like they fit him exactly, not feeling that passion and intensity of love and attraction that people always preach and write about until he accepted he was gay and was comfortable with it and met David. 
What if we get Eddie hearing this, Eddie listening to him talk about feeling uncomfortable and passive in all his past relationships and feeling that disconnect and just going huh, wait, oh, because he has never heard of someone else feeling the way he has been feeling all his life and wait a second just how is he relating THIS much to Michael and the seeds are planted and we finally get the stirrings of gay repressed eddie my love. 
Because also Eddie doesn’t really know Michael that well and he wasn’t around in season 1 when Athena and Michael were working through it. Eddie (from what we have seen so far) really only knows Hen, who has always been so sure in her love for Karen and of who she is. Michael alternatively was in a marriage, with kids, well into his 30s-40s. If Eddie could see that it’s okay to find yourself and be comfortable with yourself on your own timeline and that others in his circle have been through it too? That could mean the world. 
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tiseguiro · 2 years
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È lui!
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MichaelDavide Semeraro osb
La parola che il Signore rivolge al profeta Geremia, in un momento che si potrebbe a ragione qualificare come depressivo, ci aiuta a entrare nella sfida che ci offre il Vangelo:
«se saprai distinguere ciò che è prezioso da ciò che è vile, sarai come la mia bocca» (Ger 15,19).
Il Vangelo ci parla non più di seme, più o meno accolto dal terreno, e neppure di quel seme pericoloso che è la «zizzania». Ireneo di Lione commenta così: «Infatti è lui “il tesoro nascosto nel campo” cioè nel mondo (Mt 13,38). Tesoro nascosto nelle Scritture, perché veniva manifestato attraverso figure e parabole che, umanamente parlando, non potevano essere intese prima che le profezie fossero compiute, cioè prima della venuta del Signore. Perciò è stato detto al profeta Daniele: “Chiudi queste parole e sigilla questo libro, fino al tempo della fine” (Dn 12,4). Anche Geremia dice: “Alla fine dei giorni comprenderete tutto!” (Ger 22,20). Letta dai cristiani, la legge è un tesoro, un tempo nascosto in un campo, ma rivelato e spiegato dalla croce di Cristo; essa manifesta la sapienza di Dio, rivela i suoi disegni di salvezza per l'uomo, prefigura il Regno di Cristo, preannuncia la Buona Novella dell'eredità della Gerusalemme santa” (IRENEO DI LIONE, Contro le eresie, IV, 26).
Nel caso del tesoro, è facile passarci sopra senza accorgersene, fino a che si mette a fuoco che c’è già una possibilità che rischia di sfuggire alla nostra attenzione. Nel caso della perla, vi è l’occhio clinico del collezionista che sa riconoscere, comparare e che pure porta nel cuore un desiderio che sembra aguzzare la vista. In ambedue i casi – fortuito o studiato – la cosa necessaria è di mettersi in movimento per acquisire il tesoro o la perla perché faccia parte integrante della nostra vita. L’imperativo è il medesimo in ambedue i casi: «poi va» (Mt 13,44) e ancora «va, vende» (13,45). L’evangelista Matteo non chiarisce se queste due parabole sono offerte solo ai discepoli oppure a tutta la folla, ma tutto fa pensare che si sia ancora «in casa». Se fosse così, allora queste parabole riguardano in modo più specifico il discepolo, chiamato a rendersi conto della preziosità del regno dei cieli e del fatto che il suo ingresso nella storia e nella vita, se è una sorpresa, nondimeno richiede che si sappia stimarne il valore e investire totalmente su di esso, concentrando nella sua ricerca tutte le proprie migliori energie.
La caccia al «tesoro» ricomincia ogni mattina e, per riprendere le parole e l’esortazione del profeta Geremia, il grande compito è quello di saper distinguere ciò che è «prezioso» da ciò che, invece, è «vile». Tutto ciò è come una perla di grande valore, la cui preziosità è già sotto i nostri occhi e aspetta di essere riconosciuta, aspetta di essere desiderata, di essere cercata, di essere amata… ed è Lui, il Signore dentro di noi!
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beppebort · 2 years
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Prevenuti
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MichaelDavide Semeraro
L’evangelista Matteo ci mette di fronte a una delicatezza da parte del Signore, il quale «prevenne» (Mt 17,25) il povero Pietro, che doveva sentirsi abbastanza imbarazzato per la richiesta di pagare la tassa per il tempio. Questo racconto assai particolare, con un modo di pagare le tasse a cui certo non ci dispiacerebbe poter ricorrere, è, in realtà, un’ulteriore esplicitazione del senso profondo di quella parola sulla Pasqua che il Signore Gesù ha appena annunciato ai suoi discepoli gettandoli nello sconforto:
«Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato…» (Mt 17,22).
La domanda circa la differenza tra i «figli» e gli «estranei» la cui risposta viene a Pietro - immediata ed esatta – sembra essere capovolta dalla scelta del Figlio di assoggettarsi alla regola degli estranei, rinunciando così a ogni privilegio. L’ombra luminosa della croce già si staglia all’orizzonte non solo del cammino del Signore Gesù, ma anche per ciascuno dei suoi discepoli.
La «visione» (Ez 1,28) del profeta Ezechiele si trasforma così come lo sfondo necessario su cui bisogna continuamente rileggere il mistero di una vita che si consegna, rinunciando a ogni forma di privilegio e di esenzione. Se «i figli sono liberi» (Mt 17,26), lo sono proprio nella misura in cui accettano di essere i primi a mettere in gioco la propria vita. La parola che il Maestro sembra quasi sussurrare al suo discepolo:
«Prendila e consegnala loro per me e per te» (Mt 17,27)
diventa una regola di vita segnata dalla logica pasquale della consegna di sé piuttosto che della salvaguardia di se stessi attraverso la difesa e la creazione di un sistema di privilegi che, in realtà, rischia di separare dal flusso della vita fino a renderci estranei alle dinamiche ordinarie e vitali dell’esistenza. La rivelazione che sembra raggiungerci fino a scuoterci è quella di un Dio cui non dobbiamo pagare nessuna tassa, ma con cui siamo chiamati a giocare la nostra vita in un dinamismo di reciproco dono di cui fa parte una sottile complicità, come quella vissuta tra Pietro e il Signore Gesù.
La preghiera che la Chiesa ci fa rivolgere al Padre assume tutto il suo senso di gratuità alla luce del Vangelo: «Dio onnipotente ed eterno, che ci dài il privilegio di chiamarti Padre, fa’ crescere in noi lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare nell’eredità che ci hai promesso». Non solo tutta la nostra vita, ma persino tutto il nostro combattimento spirituale ha come fine questo processo di auto-riconoscimento, che passa attraverso la consapevolezza di essere figli dell’Altissimo. Il Signore Gesù si dona a noi come la porta stretta attraverso cui possiamo entrare in questo mistero di intimità con Dio. La porta non è stretta perché angusta, ma è stretta per sottrarre a occhi indiscreti le gioie che si vivono nella casa del Padre, le quali non possono essere donate se non a chi desidera aprirsi realmente al dono di una relazione che trasforma il cuore, la mente, le logiche.
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