#mimì augello
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1.
"Te la vieni a fare una passeggiata con me in riva al mare?"
Mimì aveva sentito una fitta allo stomaco quando Salvo gliel'aveva chiesto. Il tono caldo della sua voce, la stretta ferma sul braccio, il tenero sorriso che gli aveva rivolto. Tutto questo era fuori dall'ordinario per il vice Augello, il quale era abituato ad un Salvo Montalbano più schivo, scorbutico. E ogni volta che il suo superiore l'aveva invitato a Marinella durante il suo primo anno a Vigàta, era solo ed esclusivamente per lavoro. Doveva essere questo il motivo, il lavoro! pinsò certo. Ma c'era qualcosa che non lo convinceva, un che di sospetto: erano stati quei modi premurosi che avevano attivato i suoi sensi da poliziotto, e quei pinseri non gli avìano dato pace per tutto il tragitto.
Ad un tratto però Salvo li interruppe quei pinseri.
"Chi cc'è, Mimì? Di solito mi elenchi macari tutte le fimmine con cui sei stato in base al numero civico. Ora nun ti sentu pipitiari."
Mimì lo guardò. Avrebbe voluto sorridere a quei ricordi, ma ora come ora proprio non ci riusciva. Tirava una strana aria dentro quell'abitacolo e forse nessuno dei due avrebbe avuto il coraggio di ammetterlo.
"Allora mi ascolti quando parlo." disse, lisciandosi la cravatta.
Salvo si girò di scatto verso l'amico, accigliato.
"Certo, che ti ascolto. Ma chi domandi sunu?"
Il cuore di Mimì perse 'n battito; non tanto per il fatto che finalmente aveva avuto la conferma che Salvo lo ascoltasse davvero, quanto per il tono infastidito che aveva assunto, pensando che Mimì avesse una considerazione sbagliata di lui. Un moto di piacere, di soddisfazione si fece largo in lui, perché era raro che il commissario Montalbano facesse trasparire i suoi sentimenti verso qualcuno che non fosse Livia Burlando.
"Comunque non rigirare la frittata." Salvo riprese a parlare, "Chi c'hai?"
Rispondere alla domanda non era poi così difficile, doveva solo dirgli la verità, trasformare i suoi pinseri a parole.
"Nun c'ho nenti, Salvo, chi c'ho? Mi chiedevo solo cosa ti sta firriannu per la testa."
"Non posso voler trascorrere una serata col mio migliore amico?" gli rispose con un sorriso siddijatu.
Nonsi, nun è sulu chistu, pensò Mimì.
"Scusami, Salvo, ma non ti credo. Te lo si legge negli occhi, dalla fronte corrucciata, dalla postura tesa. Dalle mani sudate che ti continuano a sciddicari dal volante. Comu vidi nun mi sfugge nenti."
Salvo lo guardò per un attimo, pinsoso, per poi riportare lo sguardo sulla strada. Non disse niente in un primo momento, ma poi Mimì lo sentì sbuffare rassegnato una volta spenta l'auto e inserito il freno a mano. Erano giunti a Marinella.
"Da quannu si accussì perspicace?" gli domandò sardonico, subito dopo, lasciandosi andare sullo schienale.
"Sì nu libbru aperto pi mia, Salvo."
Quella frase così spontanea gli uscì labbra senza neanche rendersene conto. Si malidì, giurando a sé stesso di cucirsi la bocca non appena avrebbe sparato n'altra minchiata davanti al suo superiore. Però così tanto una minchiata macari non era: lui capiva Salvo più di chiunque altro - forse pure più di Livia - ma era un pinsèro che aveva sempre tenuto per sé, da quando lo conosceva. In un anno non si era mai sentito così scoperto come in quel momento perché l'amico ora – grazie alla sua uscita geniale - lo stava guardando in modo particolare: lo scrutava coi suoi occhi verdi, voleva leggergli la mente attraverso le sue microespressioni e a Mimì questo faciva scantari, non voleva che lui scoprisse quello che aveva taciuto sin dalla loro prima stretta di mano. Era 'n joco chi nun potìa perdiri.
"E questo è un male, Mimì." sentenziò abbassando ora lo sguardo sul mazzo di chiavi che aveva in mano.
Augello si limitò a squadrare il suo profilo, cercando di capire cosa avesse voluto dire, ma Salvo lo batté sul tempo, avvertendo il suo silenzio interrogativo.
"Perché accussì perdo tutto il mio fascino."
Il commissario si voltò di nuovo verso il suo vice, per vedere la sua reazione prima di sorridere definitivamente. Mimì stava sorridendo, gli occhi gli luccicavano come sempre.
"Ah, tipo misterioso si... secondo te Livia si è innamorata di te per questi misteri che si celano dietro il nostro Salvo Montalbano?"
La domanda risultò alle orecchie di Salvo come uno sfottò ed era macari proprio quella l'intenzione. Sapeva che a Mimì piaceva stuzzicarlo con questi argomenti assolutamente privati - a cui non avrebbe risposto neanche sotto tortura perché oltrepassava quel limite immaginario che si era fissato nel loro rapporto di amicizia -, ma c'era qualcosa di diverso adesso nella sua espressione. Si rabbuiò tutto ad un tratto, il sorriso abbandonò le sue labbra. Mimì, a quel cambio repentino, si diede mentalmente del minchione, e prima che potesse scusarsi, l'altro riprese a risponniri.
"Chi dumanna è chidda, Mimì? Mai l'affari to', eh?" sbuffò, per poi continuare ,"Nemmeno lo so perché s'è innamurata di mia, sinceramente."
Mimì si limitò a roteare gli occhi, sprofondando col fianco sul sedile, dopo quello che aveva sentito uscire dalla sua bocca.
"Io lo so perché..." sputò rapido, sorprendendo Montalbano che si girò verso di lui, con gli occhi pieni di aspettativa.
Ebbe un brivido lungo la schiena quando le sue iridi scure incrociarono quelle chiare di Salvo.
"E perché? Sentiamo."
Il vice Augello rispose prontamente all'ordine del suo superiore, avvicinandosi con estrema lentezza, sotto il verde ipnotico di Salvo, il quale sentì la necessità di non muoversi neanche di un millimetro. Ci parìa la cosa cchiù naturali du munnu essere lì, ad un palmo dal naso dal suo migliore amico. Lui, che non sopportava gli abbracci e il contatto fisico in generale, adesso non sapìa perché tutta quella vicinanza non lo guastava. Era perfettamente a suo agio anche se gli occhi scuri di Mimì lo stavano fissando come mai prima d'ora. Ci inciampò all'interno di quelle sabbie mobili, tanto da non accorgersi che gli stava indicando i suoi incisivi non perfettamente dritti.
"Per questi due bei signorini qui davanti." aggiunse scherzosamente poi al suo gesto, risvegliando il commissario da quello strano incantesimo. Spiazzato da quella minchiata magistrale, Salvo spalancò gli occhi e cominciò a ridere come non faciva da qualche tempo... .
Mimì, d'altro canto, si sentì avvampare al suono della sua risata e sapere che gliel'aveva causata lui gli fici scurdari per un attimo perché fossero lì, in quel luogo, a parlare di qualsiasi cosa che non fosse quello per cui erano davvero venuti a Marinella.
"Si nu cretino, si" pronunciò ad un tratto Salvo, ancora col sorriso sulle labbra.
"Il cretino ti fici rìdiri però."
"Alzo le mani!" esclamò, eseguendo il gesto con le braccia, per poi aprire lo sportello.
L'aria fredda di quella sera entrò nell'abitacolo facendo ritornare Mimì alla realtà all'istante. Imitò il suo superiore uscendo dalla Fiat Tipo, chiudendo a sua volta lo sportello con delicatezza.
Quando rivolse lo sguardo verso l'amico, lo trovò appoggiato al tettuccio dell'auto con entrambe le braccia incrociate, i suoi capelli ricci spinti dal leggero vento, la fronte pensierosa, il sorriso nuovamente sparito dal suo volto. Pensò fosse difficile appiccicargli un'espressione felice per più di due minuti, ma, d'altronde, Salvo Montalbano era fatto così e nun si potìa fari nenti.
"Comunque..." riprese a parlare per poi fare una piccola pausa, sospirando. "E' successa 'na cosa e te ne vorrei parlare."
Lo sapìa, pensò Mimì abbassando lo sguardo. Era palese che qualcosa non andasse e, a giudicare dall'umore altalenante che continuava ad avere, non era nemmeno una cosa positiva. Fu impulsivo da parte sua chiedere di cosa si trattasse a quel punto, ma Montalbano subito lo frenò: "Nun vogghiu parrari di nenti adesso. Godiamoci la serata."
***
Godiamoci la serata non era proprio l'espressione che Mimì Augello avrebbe scelto di usare per l'occasione. Sopravviviamo alla serata, macari sì, quella la trovava più calzante. In primisi, perché non era un grande amante dell'umidità, gli arruffava i capelli e il baffo perdeva la sua perfezione; in secundisi, perché nun lu sapìa cosa lo avrebbe atteso e avìa 'na paura fottuta. Paura che andava man mano avanzando perché Salvo aveva deciso davvero di portarlo supra la plaia, nta lu so postu, nta lu so munnu. C'andava spesso per pensare e stari sulu e quindi, come già preannunciato, buon segno non lo era pi nenti. Il vento e il mare agitato rispecchiavano totalmente l'animo del giovane Montalbano quella sera e Mimì si limitò semplicemente a galleggiargli intorno.
Dopo un minuto di interminabile silenzio, il commissario riprese parola affondando il suo peso sulla sabbia.
"Chi furtuna... nun cc'è nuddu ddà!" disse, guardandosi intorno per poi aumentare il passo.
Mimì invece lo vide allontanarsi senza neanche accorgersi che era rimasto impalato a guardarlo, avvolto nei suoi pinseri.
"Chi fai? Vieni!" lo richiamò Salvo da lontano.
Mimì scosse la testa e continuò a camminare verso l'amico, finché non lo raggiunse vicino la riva. Si stava sfilando le scarpe.
"Chi ti ci vulìa nu mandato pi venire fino a qua? E togli 'sti scarpi!" ordinò voltandosi verso di lui mentre era accalatu.
"Perché?" domandò il vice interrogativo.
Montalbano si ricompose piazzandosi davanti l'amico, guardandolo sfrontatamente negli occhi.
"Amunì, Mimì, ti fidi di me?" sorrise dolcemente, con un tono quasi implorante.
Mimì annuì deciso senza pensarci due volte, ma al tempo stesso fu pervaso da un brivido lungo tutto il corpo... e non era colpa du vientu.
"Allora toglile."
Sì, signore. Pensò.
"Anche i calzini?"
"Se vuoi... io li tolgo."
Fece come detto, Mimì. Tolse prima una, poi l'altra scarpa. Le mise vicine, perfettamente allineate. Le ripulì inutilmente dai residui di sabbia e solo allora alzò lo sguardo, per poi scoprire che Salvo si era completamente svestito, avìa solo le mutande addosso.
Il suo corpo era illuminato da quella poca fonte di luce che emanavano i lampioni in lontananza, quel tanto che bastava per provocare in Mimì un arresto cardiaco metaforico. Non erano molte le volte che l'avìa ammirato in costume, ma così era puri peggiu!
"Salvo, ti si nisciuto di testa?!"
Salvo non poteva vedere perfettamente il volto dell'amico in controluce ma era sicuro che si stesse perdendo un momento epico. Era raro mettere Domenico Augello in difficoltà: lui, sfacciato, sempre con la risposta pronta, ora era stato messo con le spalle al muro, con tanto di imbarazzo, e ci era riuscito senza neanche volerlo! Montalbano la segnò come una rivincita per tutte le volte che Mimì l'aveva fatto sentire così, cu i spaddi o muro, e quindi rise, rise di gusto.
Gli si avvicinò ancora di più, mettendosi una mano nei capiddi ricci, mossi dal vento.
"Ma lo vidi chi si propriu anziano?"
"No, si' tu chi si pazzu!" esclamò teatralmente. "Se ti viene qualcosa io come ce lo spiego a Livia?"
Non seppe dirlo, Mimì, ma appena nominò il nome della ragazza, in Montalbano si scatenò qualcosa e corse in acqua senza guardarsi indietro. Si tuffò completamente, scomparendo per un attimo in quel mondo a lui ancora sconosciuto. Certo, si definiva il più esperto a capirlo, però c'erano quelle volte che nun sapìa che pesci pigliare e questa era una di quelle.
Quando riemerse, si buttò i capelli all'indietro, facendo scivolare l'acqua rimasta. I muscoli delle braccia vennero messi in risalto grazie ai giochi di luce con l'oscurità della notte e a Mimì venne solo da sospirare.
"Dai, Mimì, quante cammurrie pi nu bagno!"
Anche il vice si mise le mani nei capelli, però a differenza sua avìa quasi perso la pazienza.
"Eh, no, Salvo. Avevi detto una passeggiata!" disse, avvicinandosi istintivamente verso la riva.
"Haju canciato idea. Nun si pò?"
"Per carità di Dio!" esclamò, alzando le mani.
"Amunì, Mimì! Livia non vuole mai farlo, almeno tu fammi contento."
Mimì, tutto ad un tratto, fu lui a canciari idea. E sotto quel ghigno soddisfatto di Montalbano, si tolse dapprima la giacca facendola scivolare a terra, poi allentò la cravatta fino a sfilarsela, sbottonò la camicia più in fretta che poté, si disfò anche della cintura, e infine toccò ai pantaloni che lasciò cadere sulla sabbia, insieme agli altri indumenti ammassati. In quel momento non gli importava più dei vestiti sporchi di sabbia, del vento freddo e dell'umidità che gli tràsia rintra i ùossa: voleva solo farlo contento. Così si lanciò in acqua e quando rispuntò in superficie fu colto dalla consapevolezza che per Salvo Montalbano avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche morire di ipotermia.
"Bravo, Mimì, hai visto? Nun si anziano come credevo." asserì, nuotando verso di lui.
Mimì fece lo stesso, poiché le onde stavano cercando di allontanarli.
"P-per t-tua informazione caro Salvo..." balbettò leggermente avvicinandosi e alzando l'indice. "...i-io vado a correre tutte le mattine, mi alleno in palestra quattro volte a simana, e tutte le sere ho compagnia per attività extracurriculari, se capisci che intendo."
A Salvo gli si spense il sorriso prima di abbassare lo sguardo. Forse l'acqua era tanticchia cchiù fridda adesso.
"Ma nun fai troppe cosi?" domandò, facendosi ancora più vicino.
"Mi devo mantenere giovane, no?" rispose subito l'altro, distanziandosi leggermente.
Salvo fece una smorfia annuendo. Lo guardò senza dire niente. I suoi occhi a volte erano come gli artigli di un gatto, affilati, e in quel momento Mimì si sentì come graffiare in varie parti del corpo. Il commissario sembrava così siddijatu che preferì sprofondare nto scùru, così forse almeno lì le sue vere emozioni potevano affiorare liberamente senza che l'altro se ne accorgesse.
Non vedendolo risalire subito dopo, il vice gli si affiancò, preoccupato.
"Salvo?"
Nenti. Salvo non risalì.
"Oh, Salvo?!" urlò, afferrando per un braccio sott'acqua.
Quando Mimì lo tirò fuori, si ritrovarono ad una distanza chiaramente imbarazzante, che quasi si scantò di nuovo per quanto erano vicini. Nonostante tutto però Mimì non lasciò ancora la presa.
"Chi cc'è, Mimì?!" domandò passandosi una mano sugli occhi, facendo scivolare via l'acqua che gli ostruiva la vista.
"E tu non risalivi cchiù! Mi facisti scantari!"
"E quantu si esaggiratu!" esclamò, tirandosi malamente il braccio.
Salvo prese le distanze da lui, dandogli le spalle. Il suo cuore stìa correndo all'impazzata per quel gesto e non sapìa perché lo faceva stare così. Forse aveva esagerato davvero questa volta col contatto fisico, la vicinanza. Cercò, allora, di mascherare quella sua sensazione come meglio sapìa fare: lamentandosi.
"Comunque non mi devo più fidare di te." disse, spingendo l'altro a voltarsi verso di lui. "In primisi, perché questo..." indicò loro due e il mare, "...non è una passeggiata; in secundisi, quest'acqua è gelata, nun c'ha fazzo cchiù."
"Ti devi solo abituare." disse, nuotandogli accanto.
"Alla tua follia? Sissì, ci dovrò fare i conti per tutta la vita!"
Di colpo, Mimì si ritrovò coinvolto in un incessante guerra di schizzi d'acqua. Secondo il suo manuale di Salvo Montalbano, il commissario si era offeso per la risposta che gli aveva dato e quindi, come un picciriddu qualsiasi, doveva fargliela assolutamente pagare.
"Prendimi se ci riesci, Augello!" intimò l'altro, sferrando un nuovo attacco.
Una nuova fitta allo stomaco lo colse in flagrante sentendosi chiamare per cognome come la prima volta, proprio quando aveva varcato la soglia dell'ufficio del suo superiore. Salvo l'avìa centrato in pieno, in tutti i sensi, da quando aveva messo piede a Vigàta.
Fituso! pensò con un sorriso sulle labbra, e ricambiò l'attacco per la sua 'difesa personale'. Ma non sempre lo faceva... stava al gioco più che altro per darsi del sollievo prima di quella tempesta che aleggiava nell'aria e poi perché vedere Salvo sorridere era la cosa che più desiderava in quel momento (o per tutta la vita). Erano come due picciriddi spensierati, che facivano finta di non avere una conversazione pericolosa in sospeso.
Tutti quei pinseri lo fecero distrarre a tal punto che non si accorse della presenza dell'amico proprio a due passi da lui. Così, l'altro, ne approfittò, raccogliendo ancora più acqua nel palmo delle mani e colpendolo assai più forte delle volte precedenti.
L'impatto non fu indolore: infatti per Mimì fu come ricevere un pugno dritto in un occhio e si lasciò cadere nell'acqua più bassa con entrambe le mani sul viso.
La guerra degli schizzi dunque si era conclusa con la vittoria del giovane Montalbano - almeno così si fece persuaso - e, esultando come un bambino, non si rese subito conto della minchiata che in realtà avìa combinato. Ci mise un po' prima di accorgersi che Mimì stava avendo una certa difficoltà nel rialzarsi, in balìa delle onde che volevano trascinarlo insistentemente a riva. E quando finalmente gli mise gli occhi addosso, fu perché l'altro lo stava chiamando.
"Avà, Salvo! Vèni cca!"
Salvo s'accigliò fermandosi di colpo.
"Ma chi ti pigliò?" domandò, nuotando ora verso di lui.
"Non lo so, ho fastidio all'occhio." gli rispose Mimì, tastando la parte dolorante e cercando ancora l'equilibrio.
"Mi stai babbiando, Mimì? Pi dui gocce d'acqua?"
"Nonsì! Sono serio." disse, seccato. "E poi nun furu dui gocci d'acqua, Salvo. Mi vùlisti ammazzari!"
"A finisci cu chistu teatrino r'i to'?"
Mimì fece un profondo sospiro, rimanendo in silenzio. A volte nun si potìa controbattere con Salvo Montalbano, questo è quanto.
"Sùsiti, fammi vedere" incitò offrendogli la sua mano per tirarlo su.
Il vice gli porse la sua, ma Salvo non aveva controllato così bene la forza come credeva e inaspettatamente se lo ritrovò addosso, petto contro petto.
Entrambi si guardarono dritto negli occhi: Mimì perse l'uso della parola, mentre Salvo si scostò da lui alla velocità della luce.
"Scusami." disse subito, frizionandosi timidamente i capelli e guardando in basso.
"N-Non è successo niente, Salvo. Non ti preoccupare."
Mentì. Per Mimì era stato molto più di uno semplice niente. Un tocco fugace, certo, ma tanto era bastato per mandarlo in tilt. Era abituato a toccare Salvo magari sulla spalla o con un abbraccio, ma c'erano sempre quei vestiti ingombranti di mezzo. Ora era diverso. Il contatto con la sua pelle gli avìa fatto provare una sensazione di incredibile piacere, brividi. Ed era... sbagliato.
"Non mi scandalizzo per così poco."
Falso, bugiardo. Era così che si sentiva, ma cosa poteva fari? Continuare a tenersi tutto per sé era l'unica via d'uscita da qualcosa che era destinato a morire.
Salvo spalancò gli occhi, ma fece finta di nenti, "Dai, fammi dare 'na taliata."
Con molta calma, si riavvicinò al collega, tenendo fisso lo sguardo su di lui. Mimì, che non reggeva per più di due minuti quegli occhi dentro ai suoi, arrossì, ma nel buio della notte non si potìa vìdiri. E, combinazione micidiale, Montalbano gli posò tutte e due le mani sul viso, un gesto completamente non necessario secondo il vice commissario. Che bisogno avìa Salvo di accarezzarlo asciugando le goccioline d'acqua che continuavano a cadergli dai capiddi? Nisciuno! Mimì deglutì a fatica col cuore in folle, mentre l'altro si avvicinò ancora di più all'occhio che faciva male con una tale spavalderia in cui non ci si rivedeva. Da quando era così? E soprattutto con... Mimì? Cercò di allontanare quei pinseri e nasconderli sotto la sabbia con l'unica arma che aveva a disposizione: babbiarlo.
"Fimmine di qua, fimmine di là, e poi chiànci pi tanticchia d'acqua." enfatizzò, guardandolo.
"Quarchi vota si propriu nu strunzu." gli rispose riducendo gli occhi a due fessure.
Sul volto di Salvo invece si palesò un sorriso molto divertito che fu quasi una risata, "Peggio di 'n picciriddu si."
Salvo però non era l'unico a sorridere in quel momento.
"Tà stari fermu però, ché nun vìju 'na minchia."
Il vice eseguì il nuovo ordine del suo superiore e s'impegnò davvero a restare fermo, ma a dirla tutta quella distanza ravvicinata che c'era tra lui e quell'uomo dannatamente bello non lo aiutava di certo a mantenere la calma. Da lì poteva ammirare le ciglia lunghissime, le rughette ai lati degli occhi e quel delizioso neo sullo zigomo sinistro. Però la cosa che più lo faciva impazzire era la tonalità indefinita delle sue iridi. Perché, a pensarci bene, da così vicino, non erano semplicemente verdi come si poteva pensare. Erano diversi, avìano qualcosa di più. Erano verdi come riolite adornati da un tocco di marrone, che lo fissavano come se ci si volesse appigliare per un motivo a lui sconosciuto.
Poi Salvo prese dolcemente ad accarezzarlo col pollice sulla guancia e d'improvviso Mimì si scurdò di lu friddu. Rabbrividì sotto a quel gesto delicato, ma allo stesso tempo si sentì così cullato da quella carezza inaspettata che c'avrebbe potuto davvero morire in quel mare gelido e scuro macari senza neanche conoscere la verità.
Tuttavia, gli era chiaro come il sole invece che quello lì di fronte a lui fosse un Salvo diverso; uno che non gli avìa mai voluto mostrare e questo lo faceva agitare.
"Talìa là!" ordinò subito dopo il commissario indicando con la testa verso la sinistra.
Mimì fece come detto, distogliendo il suo sguardo dal viso di Salvo. Lo percepì avvicinarsi ancora di più, tanto da sfiorarlo con la punta del naso. Trattenne il respiro, ma non i battiti accelerati del suo cuore.
"No, Mimì, nun vìju nenti." affermò, staccandosi leggermente.
Macari normale vista l'oscurità che li avvolgeva sempre più, ciononostante lo vide rabbrividire sotto i suoi occhi.
"Mimì..." pronunciò dolcemente.
Gli venne spontaneo posargli la mano sulla spalla per poi spostarla lungo il braccio tastandola. Era freddissimo, ma Salvo non poteva sapere che dentro di sé, Mimì, stava andando a fuoco.
"...ma tu stai congelando!" esclamò il commissario portandoselo tra le braccia.
Mimì non ricambiò, restò immobile, col volto nell'incavo del suo collo. E ora che poteva toccarlo col suo petto constatò che nun era u sulu a trimari.
"S-Sissì, e nun sugnu l'unico..." gli rispose flebile, rimanendo ancorato nell'abbraccio.
Fu Salvo il primo a sciogliere quell'unione a metà. Lo guardò per poi mettergli di nuovo un braccio attorno al collo, girandosi e sfoggiando un sorriso a trentadue denti, colto completamente in flagrante.
"Ahhh, trasimu, và!"
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Is it gay to ask your new male co-worker if he has a girlfriend or wife after having known him for five minutes and him answering "why, do you want to ask me on a date?"
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Il metodo Catalanotti + text posts
In onore della replica e per sopportare il tutto. La scarsa presenza di Fazio non aiuta però.
Bonus, io per tutto il tempo:

#montalbano#il commissario montalbano#il metodo Catalanotti#salvo montalbano#mimì augello#livia burlando
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L'ex corteggiatrice Ginevra Pisani si è messa alle spalle il passato tv e l'amore con Claudio D'Angelo. Oggi il suo cuore batte per Alessio Vassallo, anche se al primo appuntamento non l'ha voluto baciare Avete presente il rubacuori de Il Giovane Montalbano? Alessio Vassallo, che in tv ha interpretato il ruolo di Mimì Augello (che nella serie Il Commissario Montalbano ha il volto di Cesare Bocci) è invece innamoratissimo di un volto noto del... Continua a leggere.. https://www.eva3000.com/ginevra-pisani-ama-alessio-vassallo-lontano-dalla-tv/?feed_id=8612&_unique_id=6690fa240daf4&utm_source=Tumblr&utm_medium=%40Redazione30&utm_campaign=FS%20Poster
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trovo divertente il fatto che abbiano voluto rendere chiaro sin dal primo secondo quanto fosse fimminaro mimì, più precisamente il più fimminaro di tutta la sicilia, al punto tale che hanno fatto il giro a 360° e io non riesco minimamente a leggerlo come etero ma solo come gay represso trying to overcompensate
#tanto di cappello a chi lo hc come bi eh#ma io lo vedo e penso . omosessuale ric— insomma etc.#il giovane montalbano#mimì augello#questo fandom è mezzo morto ma mi è ripartito il brainrot non posso farci niente
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🔥🔥🔥
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This for Mimì as portrayed in Il Giovane Montalbano. You can't tell me that man is not crushing hard on Salvo.
if a characters defining trait is that they're a "playboy" or a "womaniser" then they're automatically bisexual. sorry, i don't make the rules.
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I belli bellissimi di Vigàta 💘
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Joining the Montaugello ship is like coming late to a party of five people but the five people have already left and you are alone dancing to the music hoping it's loud enough to get other people to join but it's only italian music in a non-Italian neighbourhood
#il giovane montalbano#the young montalbano#montaugello#salvo montalbano#mimì augello#italian stuff#italian tag#italy
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Il giovane Montalbano episodio 3 mi dà molte gioie (Mimì arriving and immediately fucking up the first conversation with Montalbano but then they learn to work together), ma anche molti dolori (Livia and the beginning of her 20+ years long absurd relationship with Montalbano)
#montalbano#il giovane montalbano#il commissario montalbano#salvo montalbano#mimì augello#livia burlando
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“E tu? Sei fidanzato, sposato...?” “Perché, mi vuoi invitare a cena?”
è l’inizio di una rom com o di una puntata di un poliziesco? chi può dirlo, di certo non gli attori! :D
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ah ma quindi mimì è proprio etero allo 0%. cioè manco si sforza. le manine sulle guance. lo sguardo allo specchio. that man is into mirror sex and i can tell that without even having watched la serie.
alessio vassallo ha fatto delle consce scelte di recitazione che posso solo approvare onestamente. mimì si mangia con gli occhi montalbano ogni volta che lo vede e non intendo nel modo hannibal OVVIAMENTE è into mirror sex
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Au fic: Mimi who works as a waiter at Calogero and Salvo is a loyal customer, for once not for the food but for the handsome dark-eyed waiter.

#il giovane Montalbano#salvo montalbano#mimi augello#Salvo x Mimì#au fic idea#fanfic prompt#moodboard#my moodboard#my work#my artwork#aesthetic#my aesthetic#il commissario montalbano#montalbano x augello
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La gita a Tindari è il mio guilty pleasure. Ci sono tanti momenti Montalbano/Augello che mi hanno fatto ripartire la ship.
Salvo che non riesce a ricordarsi il nome della tizia di Pavia con cui Mimì si vuole sposare.
Mimì che si ubriaca e va da Salvo. E Salvo pensa che Mimì sia omosessuale e innamorato di lui!!!!!!
Salvo che vede Beba e pianifica di farla conoscere a Mimì per farlo restare a Vigata.
Beba che è la versione femminile di Salvo,ama la buona cucina e non parla mentre si mangia, è pure portata per le indagini.
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Due puntate sono sempre troppo poche
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