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#non amo che le rose che non colsi
iannozzigiuseppe · 6 months
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Guido Gozzano, "Cocotte" perché "non amo che le rose che non colsi"
Cocotte – Guido Gozzano NON AMO CHE LE ROSE CHE NON COLSI IHo rivisto il giardino, il giardinettocontiguo, le palme del viale,la cancellata rozza dalla qualemi protese la mano ed il confetto… II «Piccolino, che fai solo soletto?»«Sto giocando al Diluvio Universale.» Accennai gli stromenti, le bizzarrecose che modellavo nella sabbia,ed ella si chinò come chi abbiafretta d’un bacio e fretta di…
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bludichartres · 4 months
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Il mio sogno è nutrito d’abbandono, di rimpianto. Non amo che le rose che non colsi. Non amo che le cose che potevano essere e non sono state…
G. Gozzano - Cocotte
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abatelunare · 1 year
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Libri che vanno letti 39
Eh, mi tocca ammetterlo. Ora leggo molta più prosa rispetto alla poesia. Anche da ragazzo, a dire il vero, frequentavo pochi poeti. Ma quei pochi erano buoni davvero. Uno dei miei preferiti era il piemontese Guido Gozzano. Mi faceva molta simpatia. Perché non era mediocre come parecchi suoi contemporanei. Perché ha avuto un destino di quelli che si tende a non augurare agli altri. Perché la sua poesia era onesta e orecchiabile. L’ho perfino citato nella mia tesi. Discutevo della sindrome da incompiutezza che affligge buona parte della prosa novecentesca (compresa quella di Antonio Delfini, l’autore su cui mi sono laureato). E mi era sembrato che questi suoi versi - tratti dalla poesia Cocotte - fossero decisamente adatti:
Non amo che le rose che non colsi. Non amo che le cose che potevano essere e non sono state...
E poi, scusate, uno che scrive Donna, mistero senza fine bello! ne La signorina Felicita, una delle poesie italiane più belle di sempre, va letto assolutamente. Secondo me, almeno.
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rraskolnikovv · 11 months
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Il mio sogno è nutrito d’abbandono, di rimpianto. Non amo che le rose che non colsi. Non amo che le cose che potevano essere e non sono state… Vedo la casa, ecco le rose del bel giardino di vent’anni or sono! Oltre le sbarre il tuo giardino intatto fra gli eucalipti liguri si spazia… Vieni! T’accoglierà l’anima sazia. Fa ch’io riveda il tuo volto disfatto; ti bacierò: rifiorirà, nell’atto, sulla tua bocca l’ultima tua grazia.
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nientelacrimeperme · 1 year
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“Non amo che le rose
che non colsi.
Non amo che le cose
che potevano essere e non sono
state.”
- Guido Gozzano
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tempofermo · 1 year
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natale a casa anche quest'anno e dovrei esserne felice, suppongo. ho quest'impressione, questo senso del dovere, perché dai, non scherziamoci su, chi non è contento di passare un po’ di tempo in famiglia?
io. io, mostro, non sono contenta. oltre a non aver per niente sentito l'aria natalizia che solitamente riesco a percepire, ho una tremenda voglia di chiudermi in camera mia, mangiare schifezze, far finta di leggere qualche libro, piangere, guardare la tv, coccolare Spattunchio – il mio criceto, ubriacarmi in solitudine.
non la capisco, tutta questa convivialità, questa strana necessità di stare tutti insieme. come se non ci si vedesse mai poi.
a me basterebbe una sola persona. con una sola persona vorrei passare tutto il mio tempo libero. a una sola persona dedicherei tutte le mie energie, tutto il mio amore. una sola persona a me basterebbe per riuscire a respirare un po' meglio, per essere più leggera. una sola persona che, ovviamente, non c'è.
ci ha pensato l'abitudine alla solitudine a lenire la tristezza di questo destino. se mi penso, mi vengono subito in mente dei versi di Guido Gozzano: «il mio sogno è nutrito d’abbandono e di rimpianto / non amo che le rose che non colsi / non amo che le cose che potevano essere e non sono state».
ed ecco, l’amore... so provarne solo per le persone irraggiungibili, le cose impossibili. di questi amori impossibili sono pieni i miei sogni e tutte quelle ore sdraiata per terra a non dormire. forse non sono affatto sola, c'è la tua assenza a farmi compagnia, chiunque tu sia (e io lo so, chi sei, ma sei impossibile. meglio tacere, amore soffocato).
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nineteeneighty4 · 1 year
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Non amo che le rose
che non colsi. Non amo che le cose
che potevano essere e non sono
state.
Guido Gozzano.
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dottssapatrizia · 2 years
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Il mio sogno è nutrito d'audacia,
di realtà. Amo le rose
che colsi. Amo le cose
che non potevano essere e sono
state…
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colorfulprincewombat · 5 months
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Non amo che le rose che non colsi.
Non amo che le cose che potevano essere e non sono state.
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iannozzigiuseppe · 6 months
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Guido Gozzano, "Cocotte" perché "non amo che le rose che non colsi"
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nebbiaovunque · 2 years
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Il mio sogno è nutrito d’abbandono,
di rimpianto. Non amo che le rose
che non colsi. Non amo che le cose
che potevano essere e non sono state…
Guido Gozzano
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rraskolnikovv · 2 years
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[...] non amo che le rose che non colsi...
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bludichartres · 3 years
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Il mio sogno è nutrito d’abbandono, di rimpianto. Non amo che le rose che non colsi. Non amo che le cose che potevano essere e non sono state...
Cocotte, G. Gozzano
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saturnoxiv · 3 years
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Amore consapevole.
Custodisco di noi quella settimana d’estate trascorsa in hotel. Dopo l’amore eri solita andare in balcone; te ne stavi affacciata alla ringhiera, a contemplare la vastità del tramonto. Sai, mi piaceva osservarti. E lo facevo di nascosto, attraverso il vetro, evitando di disturbarti. Amore bello, quello era un momento soltanto tuo, che io rispettavo. Lo vedevo quanto l’amavi [...] come un fresco bicchiere d’aranciata, quasi ti ci saresti tuffata. Ebbene, per discrezione, mi tenevo un passo indietro. Invero bastava poco a farmi stare tranquillo – l’importante è che non prendessi freddo. La sera tirava un certo venticello. Quieto, riaccostavo la tenda e me ne andavo in vasca. Dal vecchio telefono sceglievo la playlist: musica vintage. M’immergevo nell’acqua bollente, nelle note romantiche che tra me e me ti dedicavo, poggiavo la testa sul bordo, abbandonando i pensieri. Quello era un momento soltanto mio, ma che presto sarebbe diventato anche tuo. Perché tu arrivavi in punta di piedi, facevi scivolare i vestiti sul pavimento e chiedevi sottovoce: “posso?”. Già, come se avessi mai potuto dirti di no. È condivisione. Sorridevo, assopito dal calore e puntualmente allungavo la mano per sorreggerti, ad evitare che scivolassi. Noi, unicamente noi. Stesa su di me, accoccolata sul petto; in sottofondo “la vie en rose” cantata dal magico Armstrong. C’eri, ti sentivo. Accarezzavo la tua schiena setosa. Mi baciavi la pelle, parlavi in piccoli sussurri del nostro progetto di vita, di quanto fosse indispensabile restare insieme, senza separarci. “Ti amo” ci tenevi a ricordarmelo. E ripetevi fino alla nausea che eri felice con me. Eppure c’erano momenti in cui non ti credevo. A novembre, nel B&B a Ostiense, ce ne stavamo a letto insieme, quando mi domandasti per l’ennesima volta del nostro futuro. Io ti risposi sincero “non riesco ad immaginarmi un futuro con te”. Inatteso – scoppiasti letteralmente in lacrime. È chiaro che non avevi capito. E nonostante lo colsi all’istante, lasciai correre. Sul finale scelsi di tacere. Nessuna spiegazione riparatrice. Preferivo tenerti con i piedi per terra. Soffrivo con te, in silenzio. Sperando in qualcosa di grande, t’abbracciai forte. D’altronde ne ero cosciente, non c’era alcuna ragione di piangere — io t’amavo. È la vita ad essere inclemente, imprevedibile e merdosa. L’ammetto, una parte di me era già preparata alla nostra fine. L’idea mi faceva male, ma l’accettavo. In fondo non sono più un ragazzino. Conosco la salita – la bastarda è sempre uguale. Prima o poi saremmo arrivati al crepaccio. E da lì le cose sono due: o si salta insieme, oppure si torna indietro, ognuno per conto suo. C’ero sempre. C’eri spesso. La tua gelosia immotivata l’incassavo con il sarcasmo, almeno finché lo rendevi possibile. Quando sragionavi mi mettevi perfino le mani addosso... merda, io non mi sarei azzardato. Manco quando alzasti quella ridicola commedia sulla collega e mi hai rifilato il famoso schiaffo in faccia. T’amavo. Comprendevo la tua emotività, non mi infastidiva e mai, mai te l’ho fatta pesare. Il problema è venuto poi, attraverso la tua morbosità contorta. C’era un’importante festa di compleanno e tu non volevi c’andassi. Mi hai minacciato di lasciarmi, eri terrorizzata che potessi lanciarmi in qualche orgia. Come cazzo l’avevi sgravata una roba del genere? Cristo, si parlava di un fottuto compleanno! E di fatto sono rimasto irremovibile. La porcata più grossa l’hai commessa contattando la terza persona per cercare un modo di “cogliermi in flagrante”. Follia pura. La mancanza di fiducia mi spezzò il cuore. Giuro, fu peggio di un tradimento carnale. È che sin dapprincipio ero stato così sincero, t’avevo aperto il cuore, accogliendoti a pieno. E scoprire dopo sette lunghi mesi che in realtà tu non ti fidavi di me, mi ha ucciso. È come se fossi stato un estraneo. Un colpo duro; fu veramente insopportabile. Eppure siamo stati insieme giorno e notte. Insomma, m’avevi visto com’ero — però no, ormai eri fissata. Secondo te ammiccavo la prima stronza che passa, ridevo e scherzavo da “piacione” con la gente, offrivo troppi caffè [...] mi imputavi di tutto. Addirittura mi colpevolizzavi per il riavvicinamento di Noemi, cosa che per l’ennesima volta l’ho respinta io. Sfiduciata al massimo. Sognavi di diventare cantante, lo trovavo pazzesco. Fanculo, tu eri tutta pazzesca e mozzafiato. La tua voce, i testi, ogni singola cosa di te meritava riconoscimento. Tuttavia, se ti parlavo dei miei di progetti, non ci stavi. Troppo, troppo, troppo possessiva. A quanto pare, secondo il tuo infantile modo di pensare, dovevo essere il cane che ti segue in ogni dove. “Tu piaci a tutti. Parli con tutti. Io invece sto al posto mio e non do confidenza a nessuno”. Immatura, un po’. Avanti, non sapevi vivere. Se fossi stata rispettosa, te l’avrei insegnato nei giusti tempi, a dosi perfette. Mera illusione; il sesso non ti rende grande, Sev. È il dolore che ci porta a crescere, lo sai. Credimi, sei stata tanto. Forse sarai addirittura il mio ultimo amore. È che non lo so più come finisce ‘sta storia. L’ammetto, è spaventoso. A volte vorrei solo tornare indietro in quella vasca, con quella stessa musica – e te, nuda addosso, nel frattempo che il mondo fuori gira. E non ci disturba.
230421
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vecchiorovere-blog · 3 years
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Non amo che le rose che non colsi Non amo che le cose che potevano essere e non sono state Guido Gozzano
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temporanea · 4 years
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Non amo che le rose che non colsi
Oggi mi sono svegliata con questo verso in mente. Chissà il mio cervello da dove l’ha tirato fuori. Per i curiosi, è una poesia di Gozzano, Cocotte, del 1911,  e, se dovessi dire, giurerei di non averla mai letta prima. E’ bella, nella sua bellezza stantia e superata, polverosa di fiori secchi conservati nelle pagine di un libro, di ricami ingialliti e guanti di capretto. Riporta Secoli Bui in questa pianura lombarda in cui il vecchio continuamente muta, in cui tutti sono così dannatamente affaccendati e attivi da non permettere alla polvere di posarsi.
Il cervello è come una polla d’acqua profonda, da cui sgorgano flussi, onde, reti, rami che si allungano, foglie marce e schiuma. Difficile riconoscere i legami, trarre significati da queste raccolte di oggetti eterogenei. E’ un po’ una lettura da indovini, un’opera da sibilla, il mettere insieme, ordinare, dare un senso a quello che resta nella rete della coscienza, magari vuota di pesci utili, ma piena di perle sconosciute.  
(Poi vabeh, c’è gente che pesca collegamenti con tra covid-19 e 5G, chip sottopellle, mercurio e vaccini..)
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