Tumgik
#ogni ragazza merita qualcuno che le ricordi che è bella
i-am-almosting · 4 years
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Every girl deverve someone to remind her that she's beautiful.
i-am-almosting
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parlodime1 · 3 years
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01-07-2021
Dicono che la nostra età sia la più bella, l’età dove ti diverti, ti si stravolge il mondo e spesso hai voglia di farlo tuo. Dicono che siano gli anni che non si dimenticheranno mai.
Penso che nella vita più si va avanti più si inciampa in problemi sempre più grandi è difficili da risolvere, con il passare del tempo i problemi passati sembrano quasi delle frivolezze, ma mentre li stai vivendo mentre li stai sentendo a pieno sulla tua pelle sembra quasi il mondo stia per finire, che niente potrebbe andare peggio.
Credo invece che non mi bisogna mai sfidare la sorte, le cose possono andare sempre peggio.
Sono una che si lamenta e pretende sempre il meglio, una che si è accontenta per molto moltissimo tempo e appena ha imparato a non farlo più si è ritrovata costretta ad accontentarsi di nuovo, come se il karma girasse sempre nel verso sbagliato.
Ma nonostante questo io spero sempre in meglio, anche quando il mondo intorno a te ti fa capire che in realtà non c’è più nulla da sperare, ci spero sempre, anche a rischio di perdere dei pezzettini di me per strada.
Se non c’è speranza non c’è vita.
Come si può vivere una vita senza avere un po’ di speranza e fiducia che le cose possano andare meglio, che si possano sistemare.
Tempo al tempo si dice.
il tempo sistema le cose, sistema le ferite basta avere un po’ di pazienza e vedrai le cose andranno come devono andare.
Il ricordo di una vita sregolata, divertente, impaziente e creativa lo porto sempre con me.
È un ricordo.
Sono la tipica ragazza che ricorda tutto, che tiene tutti i ricordi in una scatola del suo cuore e non butta via nulla, belli o brutti che siano.
Non è più quello che sogno o desidero per me, certo non fraintendiamoci, a chi non piacerebbe ogni tanto dimenticarsi di tutto e passare una serata leggera come se nulla contasse più, ma non è più quello che cerco per ogni giorno della mia vita.
Forse sarà troppo presto, ho 19 anni e penso che la mia età celebrale ne dimostri all incirca 30, e questo fa un po’ paura, ‘a per quanto la gente non crederebbe sono sempre stata un po’ più grandi delle persone della mia età, ho imparato a capire e a vivere cose molto prima rispetto agli altri, avrei voluto fare tutto con i miei tempi, con i giusti tempi, ma a ognuno è destinato qualcosa e se è andata così è perché doveva.
Ho tanti, troppi difetti Forse, ma l’unica cosa di cui sono fiera di me stessa e rendermi conto che nella vita, nel mondo e nella quotidianità c’è sempre qualcunoche sta peggio di te, che ha una ferita più grande o una vita più instabile della tua.
Empatia, altruismo.
Sono parte di me, da quando sono piccolina, sempre pronta ad aiutare altre persone, a pensare alle necessità degli altri, sempre all’attacco per fare stare bene qualcuno quando magari da solo non ci riesce.
È una cosa da ammirare me L hanno sempre detto tutti.
È un pregio e bisogna esserne contenti di questa cosa.
Ma per quanto posso risultare strano io vorrei non aver mai avuto questo altruismo e questa empatia verso le altre persone.
L’empatia e capire quando gli altri stanno male, quando c’è qualcosa che non va, mettersi nei suoi panni e capire che ognuno vive il dolore a suo modo.
Sono empatica perché so che vuol dire stare male ed essere sola, piangere e rendersi conto che nessuno se n’è accorto, avere un dolore dentro inspiegabile ma fare finta di niente perché sai che nessuno sarebbe capace di capirlo. So che vuol dire, e per quanto io possa anche non conoscerti o non sopportarti non vorrei mai che passassi una cosa del genere, perché nessuno se lo merita.
E tutto questo passa per stupidità, mi dicono che sono stupida, che sono troppo buona e in alcune situazioni ingenua, che certe cose dovrei capirle e che mi perdo in un bicchiere d’acqua, ma non è così.
Per quanto non può sembrare io capisco subito quando una persona mi prende in giro o si approfitta di me. Non faccio finta di non vederlo, semplicemente lascio stare, perché non puoi mai sapere che sta passando l’altra persona nella sua vita. E io si, mi prenderei il dolore di tutte quelle persone che non sanno più quale sia la felicità o un semplice senso di leggerezza. E questa non è stupida, è capire che le cose a volte fanno male e che nessuno si merita il dolore, per quanto se ne precuri agli altri.
Avrò pure la sindrome da croce rossina, ma sono fiera di essere ingenua è troppo buona invece di pensare solo a me stessa e ignorare il dolore degli altri. Anche se il karma fa schifo, non faccio niente per avere qualcosa in cambio, perché so che non è facile essere soli con se stessi anche quando hai mille persone attorno.
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teaofjefferson · 4 years
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Recensione Oltre il Bosco o Hazelwood SPOILER
Ecco a voi la recensione
Tutto inizia con la presentazione di Alice, una ragazza con frequenti scatti d'ira, (non sono eccessivi) che è costretta a cambiare casa più volte all'anno perché la sfiga la perseguita
No non ho fatto sketch su Alice perché mi sta antipatica :)
Vi chiederete perché questa tipa viene perseguitata dalla sfiga?
Semplicissimo perché sua nonna era una famosa scrittrice di un libro di fiabe oscure, che sua madre Ella non vuole che legga, quindi la sfiga è direttamente proporzionale alle favole oscure che ha scritto sua nonna (più avanti scopriremo altro sulla sua sfiga)
Sua madre si trova un compagno anche abbastanza ricco (dai, dillo Ella che ti ci sei messa insieme solo per i soldi) che ha una figlia, Auderey, la solita ragazza stereotipata "la popolare" però non riesci ad odiarla
Quasi quasi la preferisco ad Alice
E ovviamente va a scuola e incontra Ellery, tipo fissato con le fiabe oscure di sua nonna e molte cose vecchio stile (shippabile sin da subito con Alice)
Ha anche un lavoro in una caffetteria del posto e...
Finalmente sembra che la sua sfiga sia finita ma
BOOM
Trova una pagina di Alice tre volte sopra il suo COMODino (okay forse la smetto) e pensa che sia stato un tipo che aveva visto alla caffetteria con un introvabile copia del libro di sua nonna. Questo tipo si dimentica tre oggetti che come avrete intuito serviranno sicuramente dopo e Alice che fa con questi oggetti?
Li prende senza fregarsene del proprietario (anzi quando ci vuole provare è già troppo tardi)
Allora non trova nessuno per tutta la casa e quindi decide di andare a chiedere aiuto ad Ellery.
Brava Alice questi si che sono i veri insegnamenti
esiste la sezione oggetti smarriti
Il tipo poteva benissimo essere una persona normale e andarsi a riprendere gli oggetti che si era dimenticato e invece no perché se no la trama non va avanti
E avrei preferito che avesse trovato gli oggetti in un altro modo e in un un'altro momento
Comunque dove eravamo rimasti?
Ellery ed Alice tornano a casa di Alice e trovano il patrigno con una pistola che punta verso Alice e la minaccia (e ovviamente niente tracce di Ella) . Così Ellery decide di ospitarla a casa sua ma davanti al cancello vedono...
SUSPENCE
KATERINE UCCISA DUE VOLTE quindi decidono di scappare e vengono ospitati da un un'amico di Ellery.
Il giorno dopo contattano un fornitore di libri rari ma l'acquisto va a finire male, perché il fornitore trova dentro una loro foto mentre dormivano. Il fornitore lo trova un brutto scherzo e li caccia via senza neanche volere i soldi
Ellery e Alice sono sempre più convinti di voler andare ad Hazelwood (casa di sua nonna) per andare nell'oltremondo per recuperare Ella. Alice contatta una tipa che affermava di esserci stata (non sono io giuro) e la tipa accetta l'incontro con Alice, e le racconta cose importanti da sapere su Hazelwood.
È pericoloso
È come se un pezzo della tua anima restasse per sempre ad Hazelwood
Lì il tempo passa diversamente
E non sei sicura di quanti anni avrai quando uscirai di lì
Dopo questo io sinceramente avrei rinunciato invece Alice no
Prendono una delle macchine del papà di Ellery
A cui non fregherà minimamente della cosa né di suo figlio perché è un uomo d'affari ed ha altro da fare
Per passare tempo durante il viaggio decidono di giocare ad un gioco che aveva inventato la madre di Ellery (che se non mi sbaglio è morta, infatti vive con la sua matrigna che odia)
Povero Ellery l'unico decente per ora
Questo gioco si chiama l'alfabeto dei ricordi, (o una cosa del genere) e consiste nel dire una parola corrispondente alla lettera che ti è capitata e associare a quella parola un ricordo. Poi ad ogni turno si ripetono i ricordi precedenti aggiungendo il proprio
E questo mi ricorda che vorrei giocarci
Ci giocano per conoscersi meglio ma Alice tira fuori solo i libri che ha letto o dov'era quando ha letto un determinato libro
E quindi ecco rovinata una scena di possibile per shipparli
Comunque vengono raccontate solo due fiabe nel libro ed è un peccato perché mettono davvero ansia, vorrei un sequel però formato solo dalle fiabe oscure (niente Alice grazie, se non per farla mettere insieme a Finch anche se non ci conterei tanto)
Le altre fiabe non vengono raccontate o meglio le scopriamo durante la storia. Ed è un peccato perché le fiabe sono uno dei punti forti del libro
Finalmente arriviamo al punto in cui stanno per arrivare ad Hazelwood
Arrivano anche i tipi nell'oltremondo a rompere le scatole
Indovinate
A parte Ellery che si era alleato con i tipo nell'oltremondo mentre Alice era svenuta
COLPO DI SCENA
Uccidono Ellery tagliandogli la testa, ed Alice non riesce a fare niente per salvarlo, e viene abbandonata nel bosco di mezzo da Katerine uccisa due volte e company
In questo bosco gli oggetti rubati al tipo della caffettiera si trasformano in oggetti magici che l'aiuteranno ad arrivare ad Hazelwood
Arriva ad Hazelwood e da questa parte in poi inizia a diventare un trip di acidi, soprattutto la parte dentro la casa di sua nonna. Dove le racconta la verità in realtà lei è Alice tre volte (anche se probabilmente l'avevate capito qualche capitolo prima,se l'avete letto) e (Van)Ella sua madre era la ladra. Praticamente ha preso Alice dall'Oltremondo per darle una vita normale (alla fine scopre che Ella non si trova nell'Oltremondo)
E sua nonna non potrà morire finché resterà un portale fra l'Oltremondo e il mondo normale
Arrivata nell'Oltremodo, Alice incontra una vecchietta che aiuta e per ringraziarla le dà delle informazioni deve andare da Jo(non ricordo minimamente il suo nome e probabilmente mi sto confondendo con le sfide di Apollo con i nomi) e che deve chiederle deve chiederle se può ospitarla e nient'altro (perché è lei che aiuta i nuovi arrivati). Così Alice fa quello che le è stato detto dalla vecchietta
Per comodità la chiameremo Jo anche perché non ho voglia di andare a controllare
Jo la ospita, e a casa insieme a lei vive la sua compagna, Ingrid, che è quella più scontrosa tra le due.
Per fare bere ad Alice una specie di siero della verità fanno finta che sia una bevanda alcolica
Alice racconta un po' di sé, cercando di nascondere che è una storia, anche se alla fine le esce fuori e Jo la mette in guardia che la Tessitrice potrebbe cercare e le racconta un po di sua nonna. Le racconta di come si sono conosciute, e che un tempo stavano insieme. E per quella sera viene ospitata da Jo ed Ingrid
Il giorno dopo va in una locanda,dove per pagare invece di soldi chiedono delle informazioni dal mondo normale, e lei racconta le trame di alcuni libri usciti come Harry Potter visto che non racconta chissachè del mondo. Alla chiusura della locanda tutti se ne vanno tranne lei e una che gestisce la locanda che è la Tessitrice (è inutile dire che facendo parte del fandom di Percy Jackson, ho subito pensato ad Aracne)
La Tessitrice le fa una proposta, se riesce a cambiare la sua storia lei la lascerà andare. Alice accetta la proposta, e insieme alla Tessitrice partono in Bicicletta, per recarsi nel regno di Alice tre volte, ormai fermo in loop da tre anni.
Ed Alice scopre che lei stessa è un portale tra mondi
Per fermare la storia qualcuno deve introdursi al momento giusto per cambiarla completamente e distruggerla
In questo caso non abbiamo solo una persona che vuole cambiarla. C'è il tipo che aveva visto alla Caffetteria, che in realtà nella storia è suo fratello ed è stanco di ripetere le stesse cose all'infinito.
E poi arrivano Jo e udite, udite
ELLERY
Ma non era morto?
Si ma il tipo che gli ha tagliato la testa, se lo è portato dietro perché doveva rientrare nella sua storia e CASUALMENTE l'ha lasciato dove ci fossero persone per poterlo aiutare
Premio per il cattivo migliore dell'anno
È già qui avrei smesso di leggere (ma ero quasi alla fine) avrei preferito un un'approfondimento su questo e chissene se il libro era più lungo
E anche un un'approfondimento su la nonna, Jo ed Ingrid
Alice riesce a passare ritornare nel mondo reale andando ai confini del suo mondo e dicendo come vorrebbe cambiare la storia (secondo me questa è stata una bella idea
Alice ritorna nel mondo reale invece Ellery decide di rimanere nell'Oltremondo a fare delle ricerche
No e che cavolo! Io ho aspettato tutto il libro per questa ship e tu non ti metti insieme ad Alice?!
A questo punto avrei preferito lasciarlo morto
Nel mondo reale Alice riesce a trovare sua madre e sentite cosa le hanno fatto i tipi CATTIVISSIMI dell'oltremondo
L'avevano rapita e rinchiusa senza acqua e cibo per giorni
Poi (non ricordo che giorno) prova a scappare, trova la porta della stanza aperta e nessuno di guardia
MA MI STAI PRENDENDO IN GIRO? E QUESTI SAREBBERO I CATTIVI?
Se non fosse per queste cose rese troppo semplici il libro mi sarebbe piaciuto di più. Sinceramente non lo consiglierei come libro anche se la storia in generale merita, e la scrittura in certi punti non è il massimo (ma di certo è meglio dei soliti romanzi d'amore con il bad boy)
Se vi piace il genere Thriller e le fiabe riviste sotto un punto di vista oscuro potrebbe piacervi
Sparisce
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theoldbookwormsnest · 6 years
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Senza nuvole, Alice Oseman
Tumblr media
Scheda del libro
Titolo originale Solitaire
Titolo italiano Senza nuvole (…)
Autore Alice Oseman
1ª ed. originale 1 agosto 2014
1ª ed. italiana 5 marzo 2015
Editore Newton Compton
Pagine 287 pagine
Genere Young Adult
Lingua originale Inglese
Sinossi Il mio nome è Tori Spring. Mi piace dormire e mi piacciono i blog. L’anno scorso avevo degli amici. Prima che succedesse tutto quel casino con mio fratello, prima di dover affrontare la dura realtà dei miei voti e delle domande per l’iscrizione all’università e prima di rendermi conto che avrei dovuto iniziare a parlare con la gente… Le cose erano molto diverse, credo. Ma adesso è tutto finito. Ora c’è qualcuno che si firma Solitaire che sta cercando di terrorizzare tutta la scuola con strani messaggi e minacce. E, a dire la verità, ci sta riuscendo anche bene! E poi c’è quello nuovo, un certo Michael. Sì, ok, è dolce e sensibile, ma perché mi sta così addosso? Nessuno ha detto che non sia carino e so che molte ragazze in classe lo trovano anche sexy. Ma non io. A me non interessano le storie d’amore e detesto i mielosi romanzi della Austen. Ma con tutta questa confusione ho davvero paura di non capirci più nulla…
Dettagli
Inizio lettura: 6 Maggio
Fine lettura: 12 Maggio (AIUTO)
Tempo di lettura: 7,7h x 169 p/m
Rating: ★★★½
I say...
Di questo libro mi è piaciuto molto solo il punto di vista su Jane Auten e Orgoglio e Pregiudizio (tranne quando l���ha definito l’equivalente letterario di una telenovela squallida). Sono seria. Non immaginate la depressione che mi ha messo addosso questo libro. È buffo perché è vero. È vero, specifica bene che “non è una storia d’amore”, però è deprimente. Non finiva mai. MAI. Poi, non basta che il libro è di suo una noia spaziale, no, ci si mette anche quel cane di traduttore! Da “Ma tu sei di scuola nostra!” a “P!nk mi dice di sollevare gli occhiali” (l’originale è Raise your GLASS e non glasses – e poi, perché mai dovrei sollevare gli occhiali!?), non c’è limite al peggio. Poi, oh, odia pure Dirty Dancing!!! Eppure, sapete cosa? Sotto sotto mi è piaciuto. Tori mi rispecchia in un preciso periodo della mia vita, e certe volte mi sento ancora così.
Prendo posto su una sedia girevole, lontana dal Nostro Gruppo, e penso alle mie caratteristiche distintive. Pessimista. Guastafeste. Insopportabilmente maldestra e probabilmente paranoide. Una povera illusa. Sgradevole. Folle borderline, psicopatica maniaco-depre… «Tori».
Solo che, al contrario di Tori, sono già allo step successivo (essere felici con quello che si è e che si ha, allontanare le persone sgradevoli ed essere, a mia volta, meno sgradevole). Sono contenta che la Oseman abbia pubblicato una novella su Charlie e Nick, che ho adorato.
Citazioni
A volte le persone le odio proprio. E probabilmente questo non giova alla mia salute mentale.
«Stamattina ho visto un vecchio lungo la strada. Stava seduto alla fermata dell’autobus ascoltando qualcosa dall’iPod e batteva il tempo con le mani sulle ginocchia, mentre guardava il cielo. Quando mai ti capita una cosa del genere, un vecchio con l’iPod? Ancora mi chiedo cosa stesse ascoltando. Uno penserebbe a un brano di classica, però poteva essere qualsiasi altra cosa. Chissà, magari era una musica triste». Alza i piedi e li incrocia poggiandoli sul tavolo. «Spero proprio di no». «La musica triste va bene», aggiungo, «se usata con moderazione».
Lui si avvicina e io mi tiro indietro strascicando i piedi. «Tu», dice, «non parli mai sul serio, vero?». Rido ancora: una specie di patetico sbuffo d’aria, ma per me rientra nella categoria “risata”. «Tu chi sei?». Lui si blocca e si ritrae, poi allarga le braccia come se fosse il Secondo Avvento di Cristo e annuncia con voce profonda e riecheggiante: «Mi chiamo Michael Holden». Michael Holden. «E tu chi sei, Victoria Spring?». Non mi viene in mente niente da rispondere perché questa sarebbe proprio la mia risposta: niente. Sono un vuoto. Sono un nulla. Sono niente.
«Insomma, Tori, c’è una cosa che voglio dirti». Batto le ciglia, le mani sotto il sedere. Lauren, Becky, Evelyn, Lucas e Rita hanno drizzato le orecchie per ascoltare. Michael li guarda uno a uno da sopra gli occhiali. «Però… io, be’, non mi ricordo cosa». Lucas sogghigna: «L’hai inseguita fino a questo ristorante per dirle qualcosa e ora non ti ricordi nemmeno cosa?». Stavolta Michael si accorge del tono di Lucas: «Scusami tanto se la mia memoria è un colabrodo. Penso di meritarmi un pizzico di fiducia dato che ho fatto lo sforzo di arrivare fin qui». «Ma non potevi semplicemente mandarle un messaggio su Facebook?» «Facebook serve per le banalità, roba tipo che cosa stai mangiando o il numero di LOL che ieri sera hai scambiato con la tua “bella”». Lucas scuote la testa. «Proprio non capisco perché ti sei precipitato qua per poi dimenticarti. Se fosse stato importante, non sarebbe successo». «Invece, forse è più facile dimenticarsi delle cose che più ti importano».
«Doveva essere una pipì molto lunga», commenta Michael mentre mi risiedo. È ancora qui. Parte di me sperava che se ne fosse andato. «Sembra che la cosa ti abbia colpito». «In effetti sì». Becky, Evelyn e Lauren adesso stanno chiacchierando con le ragazze del nostro anno, sedute al capo opposto della tavolata, che non conosco bene. Lucas accenna un sorriso diretto a me. Rita sorride soprattutto a Lauren: stanno parlando di una ragazza che ci frequentava e che si è trasferita al Truham per l’ultimo biennio, dichiarando che preferiva «i ragazzi alle ragazze», e adesso non fa che organizzare feste dove ti siedi a terra e ti fai di acidi e di fumo. «Quindi, sei gay?», gli chiedo. Batte le palpebre. «Wow, ragazzi, per voi è proprio una faccenda importante». Non è importante, in realtà non me ne frega niente. «Ti attraggono i ragazzi?», insisto facendo spallucce. «O le ragazze? C’è un modo per verificarlo, se non ne sei sicuro». Di nuovo alzo le spalle. Non m’importa. Non m’importa. «Mi attraggono tutti, francamente», mi risponde. «Anche per piccoli particolari: alcune persone hanno mani bellissime. Non lo so. Mi sa che mi innamoro un po’ di chiunque incontro, ma credo che sia normale». «Allora sei bisex». Sorride mentre si sporge in avanti. «Ami tutte queste parole, non è vero? Gay, bisex, attrazione…». «No», lo interrompo, «no, le detesto». «Allora, perché mettere un’etichetta sulle persone?». Inclino il capo. «Perché è la vita. Senza un’organizzazione cadremmo nel caos». Si raddrizza sulla sedia mentre mi guarda divertito. Non posso crederci: ho usato la parola “cadere”. «Be’, se ci tieni tanto, allora tu cosa sei?», mi domanda. «Cosa?» «Cosa sei? Lesbo, normale, una infoiata o cosa?» «Ehm… normale». «E sei certa di essere normale? Ti è mai piaciuto un ragazzo?». In effetti, no. Mai. Ma è perché ho un’opinione molto bassa della maggior parte della gente. Abbasso lo sguardo. «Allora facciamo così: se mi innamoro di una ragazza ti avverto subito».
«Volevo soltanto dirti che ti avevo già conosciuta». Mamma mia, di nuovo: «Me lo hai detto ieri». «Ma non alla Higgs. Ti ho conosciuta quando hai visitato il Truham. L’anno scorso. La visita alla scuola l’hai fatta con me». La rivelazione fa rifiorire un ricordo. Ma certo. Michael Holden mi ha premurosamente mostrato il Truham all’epoca in cui dovevo decidere la scuola da frequentare per il sixth form. Mi aveva chiesto che materie volevo affrontare per la maturità, se mi piacesse tanto la Higgs, se avessi degli hobby e se fossi una patita dello sport. Infatti, tutto quello che aveva detto era indiscutibile. «Ma…». È impossibile. «Ma tu eri così… normale». Alza le spalle sorridendo, mentre qualche goccia di pioggia gli bagna il volto e sembra che stia piangendo. «Ci sono luoghi e momenti in cui essere normali. Per la maggioranza delle persone, essere normali è la modalità standard. Però, per alcuni, come te e me, la normalità è qualcosa che dobbiamo indossare, come un abito elegante per una cena chic».
Un tizio muscolosissimo fa la corte a Bella. Non è bello, ma capisco il suo disgusto per la letteratura. «A lei leggere piace tanto», dico scuotendo il capo verso la ragazza vestita d’azzurro. «Scoprirà che non è salutare». «Ma tu non porti Inglese per la maturità?» «Sì, perché qualche stronzata lì me la invento, ma non lo approvo. Odio i libri». «Io avrei dovuto scegliere Inglese, sarei stato bravo». «E perché non l’hai fatto?». Mi guarda e sorride: «Credo che leggerli, i libri, sia meglio che studiarli».
«Odio la scuola», affermo. «Tu odi tutto». «È buffo perché è vero».
«Piove». Si appoggia alla mano. «Se uscisse il sole, ci sarebbe un arcobaleno. Sarebbe bellissimo». Guardo fuori dalla finestra. Il cielo è grigio. «Non c’è bisogno di un arcobaleno perché sia bello».
So che, se resistessi per qualche pagina, probabilmente finirei per godermi la lettura, ma non lo faccio. Non leggo i romanzi perché so che niente di quello che c’è scritto è vero. Già, sono un’ipocrita. I film non sono reali eppure li adoro. Però i libri… sono diversi. Quando vedi un film, è come se fossi un osservatore dall’esterno. Con un libro… sei proprio lì. Ci stai dentro. Sei tu il personaggio principale.
«È tipo…», dico, «insomma, tu… insomma, tu vuoi essere mio amico». La sua espressione è leggermente imbarazzata, quasi di scusa. «È come se lo stessi facendo per te stesso», continuo. «Ogni amicizia è egoista. Se fossimo tutti altruisti, forse ci lasceremmo in pace». «A volte è la cosa migliore».
«Michael è okay. Lo ha dimostrato. Non capisco perché non riesci ad accettare cose come queste. Se non riesci ad accettare quello che non comprendi, allora passerai la vita a farti domande su tutto. Vivrai nel tuo mondo ideale». «Perché è importante. Ormai alle cose importanti non bada più nessuno». Divago. «Siamo talmente abituati alle catastrofi che alla fine le accettiamo. Pensiamo di meritarcele». Il suo sorriso incerto si spegne. «Secondo me, nessuno merita una catastrofe. Penso che un sacco di gente la desideri perché è l’unica cosa rimasta in grado di attirare l’attenzione». «Attirare l’attenzione?» «C’è chi non ne riceve affatto», spiega, e qui è di nuovo il ragazzo della pista di pattinaggio: serio, autentico, imbronciato e pieno di rabbia dentro. «C’è chi non riceve mai attenzione. Se passi la vita ad aspettare qualcosa che magari non arriverà mai, si può anche capire perché la desideri tanto».
«Michael», esclamo, «sei letteralmente straordinario». Si mette a ridere. «Straordinario è solo un’espansione di ordinario».
«Vuoi sapere cos’ha detto papà?», dice Charlie, tornando a guardare oltre il parabrezza. Non si rivolge direttamente a me ma a tutti i presenti. «Ha detto che probabilmente è successo perché lui ha letto Il giovane Holden troppe volte quando aveva la nostra età, e che questo è stato assorbito dai suoi geni». Becky sospira. «Cristo. È mai possibile che un adolescente non possa essere triste senza essere paragonato a quel libro?». Lucas le sorride. «Insomma, qualcuno l’ha mai letto?», chiede Becky. Segue un coro unanime di «no». Neppure Lucas l’ha letto. Buffo.
Note
L’autrice ha creato dei blog e scritto delle side stories e fatto dei disegni e creato una playlist e perfino il suo cast da sogno per un film che non faranno. Cristo, come la capisco! Trovate tutto qui: www.aliceoseman.com Inoltre, qui trovate la mia chiacchierata con Alice Oseman a proposito del titolo “Senza Nuvole”.
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pangeanews · 4 years
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“Ci è accaduto di vivere. Come uno si rompe il collo”. Giuseppe Prezzolini è un vero fenomeno. Ristampate i suoi diari, please
“È morto a Lugano lo scorso mercoledì Giuseppe Prezzolini, uno dei più anziani scrittori in attività, a 100 anni”. Così il New York Times del 17 luglio 1982. Il coccodrillo continua stringato: “Mr Prezzolini tornò in Europa dagli USA nel 1962 e si stabilì a Lugano un quindici anni fa. Lo scorso aprile confidò al telefono a uno dei nostri reporter di leggere ancora sette quotidiani e di scrivere recensioni e articoli a cadenza mensile per giornali e riviste europee. Sua moglie Giocanda se n’è andata lo scorso anno; gli sopravvive a Firenze il figlio Giuliano”. Fin qui tutto bene.
*
Ora le magagne. Possibile che di uno scrittore prolifico come Giuseppe Prezzolini, uno nato nel 1982 che perde l’innocenza stampando a 21 anni La vita intima, ci si ricordi per parlarne in termini di infinito repertorio bibliografico (quando va bene) oppure come uno dei tanti esuli negli USA, mai abbastanza antifascista per alcuni, mai troppo conservatore per altri? Prezzolini era chiaramente molto più di questo, parliamoci chiaro. Era un perugino che leggeva e studiava senza particolari necessità di fare altro e sfondò la porta ermeticamente chiusa degli italiani di allora, stretti nella catena cattolica di analfabetismo & decadenti ermetici, avviando la stagione delle riviste.
*
Un paragone che vale un tiro a salve, così nessuno si offende né si fa male. La rivista di Prezzolini, La voce, tentava di far letteratura e di guardare anche fuori perché lui andava bene in inglese e c’era Piero Jahier che masticava discretamente il francese. Poi le cose andarono a modo loro, con il nazionalismo la rivista finì, fu trasformata sotto altri padroni in Lacerba e Prezzolini, che aveva osato scrivere un libretto su Mussolini già nel 1912… apriti cielo.
*
Come risultato, Prezzolini non è più italiano. Gli americani si godono il suo libretto sugli Spaghetti nel 1955 e noi siamo ancora qui a menarcelo su quanto sia lungo il suo ‘fascismo’. Come si dice? Ogni popolo ha il destino che si merita. Prezzolini andò a cercarselo in Nordamerica. Dal suo diario alla data 19 novembre 1950: “Fu qui a New York che conobbi le intrigate gallerie sotterranee, i callucci misteriosi, le trattorie incerte, le lingue, i dialetti ed i gerghi risonanti nell’aria da cento parti del mondo, e il più grande serbatoio di incontri e di avventure.  Il mio segreto è durato già da qualche anno, e speriamo che non abbia fine così prossima”. La vita come libro, la città come biblioteca del frigido Calvino?
No, no, molto altro, c’è la forza più antica che dà slancio e fa saltare il tavolo. La nota continua così: “Nella biblioteca di Livingston un giorno di noia mi sorpresi a far scendere dagli scaffali un libro (The way of all flesh, 1903) di un certo Samuele Butler che mi parve la rivelazione e della mia vita. Così New York: tutte quelle vite, quei tentativi di vita, quelle ascese, discese, quei tramonti rapidi di improvvise aurore, quel formicolare di desideri infiniti e di passioni tenute appena in freno da pochi uomini in divisa e soprattutto da una paura reciproca che alle volte si cambiava,  almeno per un quarto d’ora, in una fratellanza di bevute, era uno spaventoso rifugio, un museo vivente, una conservazione di antiche civiltà e di tentativi insani di nuove relazioni umane, un baillame (dicevo fra me e me in fiorentino). Fu in questo baillame dove meno me l’aspettavo, che trovai vicino a me qualcuno, che cercava me. Lei”.
*
Al di là dei diari di Prezzolini ristampati, recentemente è uscita una sua raccolta di aforismi anti-italiani per amore dell’Italia. È il momento di rispolverare i diari personali di Prezzolini uomo. Non hanno più avuto ristampe da quando Rusconi li pubblicò, in due tronconi (1900-1941 e 1942-1968) rispettivamente nel 1978 e 1980.
*
In particolare quello di Prezzolini maturo che si apre nel 1942, con la sua voce di cinquantenne che ancora e sempre parla della sua vita privata, tra un’improbabile prostituta ucraina a New York, la vecchia moglie da cui si è separato prima di andare in USA, e poi la norvegese ubriaca che va a bussargli alla porta di notte… insomma, un testo senza tempo.
*
In un certo senso, di là dalla sua vena di erudito, Prezzolini diarista chiude il cerchio aperto con la sua opera prima e intima di ventunenne. Sono abbastanza sicuro che avesse chiaro in mente che a nessuno sarebbe interessato leggere della sua vita perché in fondo a nessuno importa di leggere della vita degli altri. Tutti vogliono leggere della propria vita. E lui è riuscito a raccontarcela attraverso la sua e quella degli altri, quegli incontri assurdi del calderone neworkese. La vita nei suoi diari non è il fremito della fanciulla rapita nella torre di Rilke, non è una vita astratta o generica da diarista meteorologico, ma è proprio quella del lettore, che emerge nei tratti comuni tra la nostra vita e quella degli altri. Tenendo presente che alcuni tentano di ammazzarci se non scansiamo il colpo. Come diceva l’americana, you dogded her. La vita sempre e ancora come un duello tra cowboy, anche nella civile New York, perché solo il fanciullo Huckleberry Finn quando non vuole il duello prende e sale sul tetto del villaggio. Infatti lui è un ragazzo, la vita è più dura della grande letteratura di Twain.
* Prezzolini richiama fantasmi senza nome nel suo diario, compare “quel simpatico Cimatti della Fiera letteraria” che gli scrive il 19 maggio 1961, lo stesso giorno che Prezzolini annota sul diario di aver mandato a stendere in formato epistolare il fratello di Rebora. Prezzolini aveva spiegato che il poeta Rebora aveva conosciuto dio con una russa prima di conoscerlo di persona prendendo i voti e si sa, nei paesi cattolici certe cose si possono solo pensare senza dirle…
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“18 dicembre 1954. Sono un isotopo irradiato da lei. La sua risposta al suo amore mi colpisce ad ogni incontro. Mi pare d’esser amato per la prima volta; o forse accade così di tutti gli amori? Per quelli che ricordo, no. Talvolta mi provo a esprimere quello che lei è per me; ma ho troppe cose da dire e non ci riesco, come una bottiglia troppo piena che non lascia uscire l’acqua dal collo che a spruzzi e a getti. Dal mio terrazzo la sera ci facciamo segnali con luci di lanterna. È la sola ragione che mi tiene nel continente americano ora che l’insegnamento è finito. Occupa tutto o quasi tutto il mio mondo; ed io il suo. Ogni notte che passa con me, nel sonno mi chiama senza svegliarsi, ed io sveglio le rispondo, l’accarezzo, e lei non sembra nemmeno accorgersene perché nel suo inconscio le deve sembrare che io faccia parte di lei”.
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Prezzolini va con questo ritmo nel diario, cinicamente compassionevole, pietosamente cinico, senza aggredire i suoi personaggi e mostrando che lo feriscono e che lui sa essere gentile, sa essere leggero.
Andrea Bianchi 
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10 aprile 1952
… poi a casa tardi far cena, mangiare, lavare i piatti, prendere nota di innumerevoli cose da fare o da comprare, e poi pensare ogni tanto alla Morte che mi sta sempre vicina, e non vorrei mi sorprendesse con trucco. Vorrei che dipendesse da me.
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12 aprile 1952
Pasqua: questa data che ha tanto significato per tanti, per me non esiste. Un giorno come un altro, salvo quando insegnavo, ed era vacanza. Cristo non è risorto per me. Come si può vivere accanto ad una civiltà – e non sentirla affatto?
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13 aprile 1952
Sempre più mi convinco che siamo un accidente nel mondo, ossia che il mondo, come lo vediamo, si presenta a noi come un accidente. Ci è accaduto di vivere. Come uno si rompe il collo.
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15 aprile 1952
Stasera avventura con una ragazza norvegese che non so nemmeno come si chiami, e venne a bussare alla mia porta ubriaca e parlammo a stento, ha telefonato, poi si è addormentata. Ero preoccupato. L’ho lasciata dormire, poi l’ho svegliata con dell’acqua di Colonia e finalmente rificcata nell’ascensore. Era un pezzo di ragazza, ma non bella. Forse un po’ pazza e certamente ubriaca. Ma chi le dette il mio indirizzo?
Giuseppe Prezzolini 
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