Tumgik
#paccottiglia
papesatan · 1 year
Text
In fondo, a nessuno frega molto se ci sei o meno: tutti surrogabili, al lavoro o in amicizia. Sono stanco della vana cortesia, i vacui come stai delle conversazioni incuranti, la svogliata ritrosia del raccontarsi, la certezza di essere fraintesi. Bramo uno sventramento d'anime, il massacro dei cuori, selvaggiamente ardire e atrocemente ardere, l'audacia di voler scoprire e scoprirsi ancora beni preziosi, dietro secoli di polvere. E invece, cauti, ci sfioriamo appena, per paura di romperci, paccottiglia.
56 notes · View notes
t-annhauser · 1 month
Text
Invoco la pacifica e innocua ignoranza dei fatti del mondo, delle (s)ragioni che portano alle guerre, delle cause dei naufragi, di quelle dei nubifragi, dei dibattiti presidenziali, di tutta la paccottiglia dei fatti minuti, della cronaca nera, della cronaca rosa, della casa reale, delle cose irreali, e ritrovare la sapienza delle piantine al sole, ignare dei fatti degli uomini e istruite della semplice assennatezza della terra, insomma: il cielo stellato sopra di me, la beata ignoranza in me.
12 notes · View notes
chez-mimich · 4 months
Text
MONTE DI PIETÀ
Venezia, maggio 2024. Credo di aver visto installazioni d’arte di ogni tipo, ma “Monte di pietà” il progetto di Christoph Büchel per Fondazione Prada a Ca’ Corner della Regina, è davvero quanto di più strabiliante mi sia capitato di visitare, in particolar modo per “l’intenzionalità” dell’installazione. Se ne è accorto anche Google Maps che arrivati alla fine di una calle con sbocco sul Canal Grande, si ostinava a dire: “Destinazione raggiunta” mentre di fronte a me solo l’insegna di un “Compro-oro”. Forse avrei dovuto arrivarci per affinità, ma nessuno del personale della Fondazione dava informazioni, anzi il personale sembrava non esserci. Nel nobile palazzo la gigantesca ricostruzione del vecchio Monte di pietà dove sono depositati oggetti di ogni tipo che sembra nessuno voglia più riprendersi. Un luogo desolatamente suggestivo e squallidamente straordinario, dove il contrasto tra la nobile architettura veneziana cozza irrimediabilmente con la paccottiglia immagazzinata in ogni dove. Un progetto che pare non sia stato gradito gran che da molti veneziani con quel finto annuncio di vendita sulla facciata del palazzo, così finto da sembrare vero e quello slogan “Venezia è bella, facciamola più bella” che sembra l’annuncio di una ennesima speculazione immobiliare. Beh certo anche Duchamp spedì il suo orinatoio con la firma del mittente “R. Mutt” e qualcuno ci cascò, ma erano altri tempi ed io credevo di essere più smaliziato… Del resto aveva capito tutto Karl Kraus quando affermava “Fare arte consiste in trasformare in enigmi delle soluzioni” Ah dimenticavo, il “Compro-oro” era la biglietteria. Geniale!
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
11 notes · View notes
gregor-samsung · 5 months
Text
" – Goethe, di cui pochi di noi possono sperare di vivere un’esistenza piú piena e interessante, dichiarò sul letto di morte – aveva ottantadue anni – di aver provato in vita sua non piú di un quarto d’ora di felicità –. Nessuna alzata di sopracciglio fisica da parte sua – quel gesto non apparteneva al suo repertorio –, ma senz’altro metaforica, per non dire morale. Perciò l’intera classe acquisí il dato e cominciammo a discutere chiedendoci se essere un grande – o anche un modesto – intellettuale significava votarsi all’infelicità, e se le persone sul letto di morte pronunciassero frasi come quella (cosa che a noi pareva palesemente improbabile) perché non ricordavano, o perché sminuire un aspetto cosí rilevante della vita poteva renderli meno restii ad accettare la morte. A quel punto Linda, che non temeva mai di esprimere idee che il resto di noi trovava ingenue, se non imbarazzanti, suggerí: – Forse Goethe non aveva trovato la donna giusta. In presenza di un altro docente, ci saremmo sentiti autorizzati a ridacchiare. Ma EF, per quanto rigorosa nell’esposizione del proprio pensiero, non si mostrava mai sprezzante riguardo ai nostri contributi seppur miseri, o sentimentali, o penosamente autobiografici. Al contrario, trasformava la paccottiglia delle nostre idee in concetti degni di interesse. – È certamente doveroso considerare, non solo nel nostro corso, ma anche fuori di qui, nelle nostre vite turbolente e burrascose, l’elemento casualità. Il numero di persone che arriviamo a conoscere nel profondo è curiosamente esiguo. La passione ci può portare violentemente fuori strada. E la ragione può fare lo stesso. Il nostro patrimonio genetico ci può tarpare le ali. Come pure il nostro passato. Non capita solo ai reduci di soffrire di disturbo da stress post-traumatico. Spesso è la conseguenza inevitabile di un’esistenza sublunare apparentemente ordinaria. A queste parole Linda non poté non assumere un’espressione vagamente compiaciuta. "
Julian Barnes, Elizabeth Finch, traduzione di Susanna Basso, Einaudi, 2024¹, pp. 17-18.
[Edizione originale: Jonathan Cape publishing, London, UK, 2022]
6 notes · View notes
valentina-lauricella · 9 months
Text
Un genere estromesso dalla cultura ufficiale: la letteratura sull'aldilà.
Tutti noi desideriamo capire la sostanza della realtà e il fine dell'esistenza. È consentito interrogarsi su questi argomenti (che per me sono l'Argomento) tramite la scienza e la filosofia. Ma nel momento in cui riceviamo una rivelazione da un'anima che ci ha preceduti nel viaggio e che parla dell'aldilà esattamente come un amico trasferitosi all'altro capo del mondo ci parlerebbe della sua nuova residenza, con tono quotidiano e pragmatico, pur con gli occhi che gli brillano e la voce rotta dalla gioia, come reagiamo?
È consentito ambientare delle opere letterarie nell'aldilà, specificando, però, che provengono dall'ingegno e dalla fantasia e che sono delle allegorie, come la Divina Commedia, e il loro messaggio sia utile e interpretabile anche in chiave strettamente terrena, per il suo valore umanitario laico e non religioso. Nel momento in cui dichiariamo che ciò che abbiamo scritto è assolutamente reale e ci crediamo, possiamo smettere di essere considerati degli autori di letteratura per essere relegati nel campo dei visionari o peggio dei mistificatori. Quindi, per quanto la nostra opera sia frutto di buona fede e utilissima all'umanità, nessuno avrà il coraggio di rendercene merito.
Perché? Perché il mondo vuole essere scettico. Le persone vogliono mantenere la propria libertà di pensiero, e questa è una grande conquista. Per questo hanno formulato dei potenti anticorpi verso le verità rivelate. Al momento attuale, neanche il più grande dispiegamento di forze spirituali può oltrepassare la barriera dell'incredulità umana. Con ciò non voglio dire che l'umanità non sia influenzabile o manipolabile. Lo è, ma da coloro che non si fanno portatori di verità trascendenti. L'umanità è schiava della Terra, proclamandosi libera. Ha fortemente delimitato il proprio raggio di esplorazione, scartando la ricerca personale nel campo spirituale a favore di risposte materialistiche collettive.
Questo scetticismo culturale collettivo è fortemente agente anche in me. Per questo, mentre leggo di splendide e logiche verità che risuonano come ricordi sepolti nell'anima, un'altra parte, martellandomi dice: "Tanto non è vero niente. È tutta paccottiglia di cattivo gusto. La letteratura, quella vera, ha come sostrato l'assunto che l'essere umano sia solo e non ci sia nulla di superiore oltre lui."
La Provvidenza non è stata più Dio, ma una barca che naufraga...
2 notes · View notes
3nding · 1 year
Text
Tutta la peggio paccottiglia invendibile dei vari "Day" delle piattaforme di shopping online che veniva da noi giustamente ridicolizzata e perculata è diventata oggetto di acquisto e promozione a mezzo influencers grazie a Temu. Capitalismo escatologico proprio.
4 notes · View notes
contro-futuro · 1 year
Text
Di libri, cultura, turismo di massa e letture nel “Bel Paese”
Per quel che ci riguarda, siamo cresciuti con dei genitori che hanno tentato invano di spegnerci la Playstation e metterci in mano qualche libro di Calvino o di Jules Verne. Volevano che leggessimo, quei pazzi. A quei tempi eravamo ancora sani di mente e ci facevano schifo i libri, perché ci ricordavano la scuola, le istituzioni, le regole, la pazienza, e credevamo che ci arricchissero, che avessero una qualche utilità morale, che ci rendessero persone migliori: questa è l’impalcatura retorica che ha costruito l’industria culturale per venderti la sua paccottiglia letteraria. Ma in piena pubertà tutto ciò che ti fa bene ti ripugna, la scuola è una prigione e tu vorresti soltanto dilapidarti invece di arricchirti, fare del tuo corpo una macchina da scontro. Scontrarti con qualsiasi cosa, sentire che suono fa la vita quanto ti sbatte addosso e sei indifeso. E quando non si poteva uscire in strada, Call of duty era meglio dei libri come simulazione. Almeno era quello che credevamo, fortunatamente. Perché poi, più tardi, i libri li abbiamo scoperti sul serio. La pubertà era finita e ormai ci inoltravamo nell’età adulta schivando parecchie letture scolastiche. Ma è stato durante un Natale qualunque, in una di quelle giornate di pioggia dove l’ottundimento che segue alle feste ti ovatta il cervello e le ore sembrano non passare più e non hai voglia di uscire né di guardare un film. È stato allora che abbiamo preso in mano un libro in totale autonomia, disinteressatamente, per la prima volta. Che ci sarà poi di speciale in questi libri? Ci sediamo e cominciamo a sfogliare, poi a leggere, poi ci finiamo dentro, come storditi. Ma che roba è questa? Si apre una porta dentro di noi. Il nostro orizzonte interiore scala di qualche centimetro. C’è più spazio adesso, ci sono più parole, ci sono più mondi, c’è più vita della vita e non si torna più indietro. Se quella porta si apre, se una frase scritta bene è la chiave per la tua serratura, allora è finita. I confini della nostra coscienza cominciano ad espandersi. Sensazione strana, assurda, mai provata prima, quando eravamo costretti nel nostro monolocale, arredato solo da ciò che era immediatamente visibile. Tra gli slogan di Feltrinelli ce n’è uno ispirato a una frase di Umberto Eco: chi non legge vive solo la propria vita, chi legge invece ne vive mille. Quelli di Feltrinelli pensano sia uno slogan carino, lo mettono sui segnalibri, sulle shopper. Gli psichiatri, invece, la chiamano schizofrenia. Nonostante gli operatori del settore culturale, editori, giornalisti, direttori di fiere e festival, caporedattori, critici, editor e via discorrendo, (e i nostri genitori a fare da eco) incentivino i giovani a leggere - convinti che la lettura sia edificante - in realtà non hanno capito che questa attività può degenerare in patologia, portare a disforie mentali, indurre ad allucinazioni, come una droga. Oltre a essere una condotta anti-sociale al massimo (se la Playstation è un’attività che si può svolgere al plurale, leggere si fa sempre al singolare), la lettura è anche pericolosa, la cultura in generale è pericolosa, e oltre ad aver prodotto capolavori assoluti e grandi e lodevoli imprese, ha generato spesso conflitti e catastrofi. È in nome dei libri sacri, come la Torah, la Bibbia o il Corano, che si sono innalzate le chiese più belle ma anche indetti i peggiori massacri della storia. H1tler aveva 16.000 volumi nella sua biblioteca - chissà che l’Istat non lo consideri un lettore forte. Il Manifesto di Marx e Engels, per citare l’esempio più celebre, ha causato rivolte e rivoluzioni. La lettura è una roba da spostati, da deviati mentali. La letteratura stessa ne dà prova. Il Don Chisciotte, infatti, impazzisce per le troppe ore passate sui libri, l’amore folle nutrito dal giovane Werther è alimentato dalle letture dei Canti di Ossian, Madame Bovary viene colpita dal male dell’immaginazione dopo aver passato l’adolescenza tra romanzi dozzinali. Eppure, gli operatori editoriali mettono cuscini, gattine e tisane tra noi e la lettura, conferiscono una qualche utilità morale all’oggetto libro, disinnescando tutto il potenziale eversivo della parola e della cultura in generale. Il Ministero del Turismo con la sua nuova e raccapricciante campagna ideata dal team della Santanché, “Open to meraviglia” è la massima apologia di questa retorica quando apparecchia questa festa di vuoti cliché, riducendo l’Italia all’idea che ne ha un americano medio, banalizzando una storia millenaria. Con quale disinvoltura invitiamo milioni di persone a visitare Chiese dove venivano battezzati uomini pronti a partire per le Crociate in Terra Santa a perpetuare uno sterminio, o a fotografare anfiteatri dove migliaia di schiavi sono stati sbranati da leoni per il puro divertimento della folla? Tutta l’iconografia medievale e rinascimentale che decantiamo e di cui il MT fa il suo core business, ha come temi principali la morte del Cristo, i dolori della Madonna addolorata, la vita degli apostoli e dei santi, spesso morti atrocemente - scuoiati, messi al rogo, sgozzati - e noi scattiamo selfie sullo sfondo di affreschi che immortalano omicidi di tutti i tipi, fratricidi, matricidi, parricidi, convinti che tutto ciò sia in qualche modo educativo. Confondendo la cultura con la bellezza, limitando ogni opera a muta testimonianza del passato, facendo della lettura solo un’attività ricreativa, annientiamo tutta la potenza sovversiva di queste dimensioni. Se diventano edificanti, vuol dire che non ci parlano più, se non riusciamo a inginocchiarci e a piangere di fronte a un cristo di Mantegna, se finito di leggere Dostojevskij non vorremo anche noi uccidere una vecchia ma invece lasciamo una recensione su Amazon, uscendone migliorati, compiaciuti, come se avessimo spuntato in agenda anche questa esperienza fatta, allora la cultura è già villeggiatura, una passeggiata domenicale da fare in ciabatte, un passatempo rilassante, consigliato dal medico o dallo psicologo, puro intrattenimento, riduzione a quello spettacolo che per Debord rappresenta “il brutto sogno della società moderna incatenata, che infine non esprime altro che il suo desiderio di dormire”. Leggere, invece, è un'attività che radicalizza, leggere può far diventare pazzi, leggere porta a compiere anche azioni riprovevoli, leggere non fa bene, non ci migliora, non ci edifica ma ci annienta, può mandare all’aria un’esistenza, può farci innamorare o disamorare, con tutte le sofferenze che questo comporta, può farci partire o restare, creare mondi e distruggerne di altri, può farci vivere da santi o peccatori, e sopprimere una di queste alternative vuol dire mutilare il nostro modo di essere nel mondo, privandoci di vedere il male che c’è nel bene e il bene che c’è nel male. Tutto questo siluro per dire che il potere, così come è sempre accaduto nella storia, dovrebbe temere la cultura e aver paura di chi legge. Mentre noi abbiamo uno Stato, con tutto il suo apparato culturale, che incentiva la lettura. Se lo fa, vuol dire che la parola non ha più peso, che le ideologie sono morte, che non si può più agire sulla realtà e che tutto è già deciso altrove, da una megamacchina tecno-burocratica a cui abbiamo appaltato ogni scelta, e che ha come unico scopo quello di riprodurre se stessa. Noi vorremmo che la parola tornasse ad avere quel peso, quel potere afrodisiaco su individui e collettività, la capacità di modificare destini, di far sollevare i popoli, inaugurare rivoluzioni - senza cui il mondo diventerà uno spazio piatto e indistinto, igienizzato e bonificato dalla dimensione tragica dell’esistenza, dove leggeremo libri scritti da ChatGPT, cercando di capire perché non proviamo più niente.
GOG edizioni https://www.gogedizioni.it/
Tumblr media
2 notes · View notes
raffaeleitlodeo · 2 years
Text
Mio nonno, l'esperanto e "Slava Ukraïni"!
Mio nonno, che era un socialista finito pure al confino per le sue idee antifasciste e contrarie alla guerra, quando ero piccolo mi diceva che non c'è inno nazionale che non abbia dentro connotati e parole di superiorità, gloria, onore, guerra, battaglie, armi, vittoria, confini: tutte cose che da socialista internazionalista e pacifista lui aborriva - e che mi ha insegnato ad aborrire.
Non so se è vero che proprio tutti gli inni nazionali sono così. A me quello francese ad esempio non dispiace, anche se si parla anche lì di "gloria" e di "patria", e a me il concetto stesso di patria invece fa sbuffare, sarà colpa del nonno che si definiva "cittadino del mondo" e sognava un pianeta senza confini dove si parlasse esperanto.
Ma nulla è più fuori moda delle idee di mio nonno, e mie, in questa fase della storia carica di sovranismi e patriottismi e mitizzazione dei confini che a volte diventano muri, reazione forse inevitabile a una globalizzazione che ha corso troppo in fretta e non ci ha fatto diventare cittadini del mondo ma solo consumatori globali, con un'élite che tutto o quasi decide, alla democrazia resta più o meno  dove mettere i semafori.
A tutto questo (in cauda venenum, sì) pensavo leggendo i diffusi "Slava Ukraïni!" di persone di sinistra che vorrebbero così salutare la liberazione di Cherson, la sconfitta dell'autocrate invasore. Fatto, quest'ultimo, che è doppiamente benvenuto: primo perché l'autocrate invasore è stato almeno po' ricacciato da dove non lo volevano e - secondo - perché se Dio vuole apre uno spiraglio per sospendere, almeno, la mattanza. Eppure, compagne e compagni, restano i fondamentali - almeno per chi considera le nazioni dei residui ottocenteschi: duole dirvelo, ma anche "Slava Ukraïni" è nazionalismo, confini, onore, gloria e tutta la paccottiglia culturalmente di destra dell'800 e del 900. E, prima che si alzi su un pinocchietto ad accusarmi di putinismo, sia chiaro che  il più acceso e folle nazionalista - "ontologico", "spiritualista" - è proprio Putin e il suo giro di fascistoidi, da Medvedev a Cirillo.
E quindi sì, è ovvio che ora possa esserci sbandamento ideologico e culturale da parte di chi i nazionalismi li avversa, e prende quindi la scorciatoia facile di opporsi al nazionalismo di chi è in torto e aggressore con il nazionalismo di chi ha ragione ed è aggredito - quindi cade con tutti i piedi nella trappola. Anche perché ora c'è l'onda collettiva di simpatia per l'invaso che ha resistito e in parte vinto.
Ma poi l'onda passerà, e sarebbe una sconfitta culturale epocale se, una volta passata, restassimo orfani - noi di sinistra - anche del sogno di un mondo senza confini, se finissimo imbevuti anche noi di patria, gloria, onore, armi, e "nazione": la parola che infatti tanto piace alla nostra - anzi al nostro - presidente del consiglio.
Alessandro Gilioli - Facebook
6 notes · View notes
ethanacquarius · 1 month
Text
· · ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀         ⤹         𝐞𝐭𝐡𝐚𝐧 𝐡𝐮𝐠𝐡𝐞𝐬 ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ⠀⠀ ⠀ ‧‧‧‧  ʟɪғᴇ ᴘɪʟʟs › ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ ⠀hamptons, ny ‧‧‧ 03.08.2024               ─── ㅤㅤ ㅤㅤ ㅤ     Distesa d'acqua s'estende davanti a me, come se potessi allungare una mano, con il più piccolo degli sforzi e tastarne la quiete, la calma che avrei necessità di inglobare in me. Così immobile da essere irreale. Flebile è poi il vento che accarezza la mia pelle, i capelli scuri che contrastano con il cielo tinto dei colori più caldi che il vespro regala, gli occhi cerulei che tanto sembrano raccontare eppure sono qui da solo. Scivola, ancora una volta, ogni giornata, dal crepuscolo al tramonto mentre i pensieri si raccolgono, s'annidano dentro di me senza lasciarmi fiato. Come l'oceano d'innanzi a me, come la mia anima all'apparenza così pacata e imperturbabile, la tempesta viene celata agli occhi più ottusi. Si lasciano abbindolare dalle buone maniere, da un sorriso che non raggiunge nemmeno parzialmente gli occhi, ma quelle carinerie che sembrano essere d'obbligo. Sola è la mia anima, oscura come i pensieri che giungono nel cuore della notte, mentre osservo i colori tinteggiarsi della stessa oscurità che possiedo. Lenta ed inesorabile accolgo la vita che mi è stata concessa, la vita che avrei dovuto plasmare ma che ora non è altro che semplice paccottiglia. Isolata è la mia mente, irraggiungibile da chi desidera comprendermi, da chi anche si chiede che cosa stia pensando, come se fossi la persona più semplice al mondo. Ma perché ostinarsi a risolvere un dilemma così persistente? Perché ostinarsi a chiarire qualcosa che non vuole essere esplicato? Mi lascio andare, il corpo a contatto con la sabbia fredda scote le mie stanche membra, eppure il piacere di quel contrasto mi ricorda che sono vivo, che sono qui ed ora, e forse sono ancora padrone di 𝒎𝒆 𝒔𝒕𝒆𝒔𝒔𝒐.
Tumblr media
0 notes
cerentari · 4 months
Text
Sembra domenica
Sembra domenica, ma non è l’ultimo giorno della settimana, ricordo alcune piene di luce ampie come il cuore più giovane e un mercato di paccottiglia, bella perché vicina e condivisa senza tutti gli avrei voluto di un tempo presente. *
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
roccioletti · 5 months
Text
Tumblr media
Tumblr media
Nuovi prodotti sul mercato - 1.
Kipple! Contiene 500 gr. di frammenti, rimasugli, frantumi, avanzi, racimoli, resti, rimanenze, residui, avanzume, ciarpame, scarti, paccottiglia, rifiuti, scorie. Attenzione: tende ad espandersi e a proliferare in modo incontrollato.
Kipple. Vassoio per alimenti, cellophane, etichetta, kipple. Performance e installazione, 2024.
Kipple. Food tray, cellophane, label, kipple. Performance and installation, 2024.
Kipple. Plateau pour aliments, cellophane, étiquette, kipple. Performance et installation, 2024.
www.roccioletti.com
#installationart #contemporaryart #art #performingarts
“Il kipple, sorta di ammasso informe di rifiuti destinato a fagocitare tutto; fatto di oggetti inutili, inservibili, come la pubblicità che arriva per posta, o le scatole dei fiammiferi dopo che hai usato l’ultimo, o gli involucri delle caramelle. […] Quando non c’è più nessuno a controllarlo, il kipple si riproduce. Perché il problema è proprio la perdita del controllo. Le città degli omessi controlli pullulano di sacchetti di rifiuti, cartoni, plastiche, polveri, crepe e buche non riparate, macerie di gestioni metropolitane incapaci di progettualità.” Titti Marrone, 2012.
0 notes
princessofmistake · 5 months
Text
Tumblr media
« so che gli piaccio. Non potrebbe essere diversamente: non faccio che adularlo. Ho scoperto uno strano piacere nel dirgli cose che, lo so, mi pentirò d’aver detto. Di solito è gentile con me, e ce ne stiamo insieme nel mio studio a chiacchierare di mille argomenti. Certe volte, però, mi tratta senza riguardo e sembra quasi che si diverta enormemente a farmi soffrire. In quei momenti, Harry, ho la sensazione di aver gettato la mia anima nelle mani di uno che la tratta come un fiore da mettere all’occhiello, una specie di decorazione per lusingare la sua vanità, l’ornamento di un giorno d’estate. » « I giorni d’estate sono lenti a passare, Basil, » mormorò Lord Henry « ma tu ti stancherai molto prima di lui. È triste da ammettere, ma il Genio è senz’altro più duraturo della Bellezza. Il che spiega come mai ci si dia tanta pena per imparare più cose di quanto sia necessario. Nella lotta feroce per l’esistenza, nutriamo l’ambizione di avere qualcosa che resista nel tempo, e perciò ci riempiamo la testa di fatti e stupidaggini di ogni genere e specie, nella vana speranza di non perdere terreno. Un uomo onnisciente: ecco l’ideale moderno. Ma la mente di un uomo onnisciente è spaventosa: è come una bottega di cianfrusaglie, piena di polvere e di paccottiglia mostruosa, dove ogni oggetto è marcato con un prezzo superiore al valore reale. Sarai tu a stancarti per primo, credimi. Un giorno guarderai il tuo amico e ti sembrerà un po’ disegnato male, oppure non ti piacerà il suo tono di colore, o qualcosa del genere. Sarai molto risentito con lui e penserai sul serio che si sia comportato malissimo con te. Quando tornerà a trovarti, sarai freddo e scostante. Un vero peccato, perché non sarai più lo stesso. Quella che mi hai appena raccontato è una storia romantica, una storia romantica sull’arte, si potrebbe dire, e il guaio d’aver vissuto una storia romantica è che si finisce per detestare tutto ciò che sa di romantico! » « Non parlare in questo modo, Harry! Finché avrò vita, Dorian Gray mi soggiogherà. Tu non hai mai provato i sentimenti che provo io. Sei troppo incostante. » « Mio caro Basil, proprio per questa ragione posso capire ciò che senti. Gli uomini fedeli conoscono soltanto l’aspetto triviale dell’amore; sono gli infedeli a conoscere le tragedie dell’amore. » E, dopo aver sfregato un fiammifero su una preziosa scatola d’argento, cominciò a fumare una sigaretta con un’aria consapevole e appagata di sé, come se avesse appena riassunto il mondo in una frase.
1 note · View note
bergamorisvegliata · 6 months
Text
EMISFERO DESTRO CHIAMA
Tumblr media
"Le persone sono definite dai loro risultati". Tu credi a questo assunto? Se io dovessi definirmi su questa base, concluderei di non valere nulla e di non essere stata capace di fare nulla, dato che mi sento ancora molto lontana dall'aver realizzato pienamente Me Stessa e il mio Progetto. Sono inciampata molte volte. Mi sono rialzata altrettante volte. Il Risultato massimo può essere stato non imbruttirmi dentro, non esaurire mai la voglia di scoprire, sapere e conoscere, non mollare nonostante le innumerevoli batoste, una più dura dell'altra. Essere andata sempre oltre l'ovvio, rischiando sulla mia pelle con scelte coraggiosissime.
Tumblr media
Ma se dovessi fare una valutazione in termini di "risultati" così come normalmente considerati, allora potrei dire non aver realizzato materialmente un granché, francamente. E so anche perché, ma l'ho scoperto da poco.
"Le persone sono definite dalle loro scelte", allora. Questo è l'altro ingannevole assunto. Non tutti siamo nelle condizioni di poter scegliere liberamente. Ci sono molti condizionamenti che abbiamo ricevuto, programmi mentali, indottrinamenti, deviazioni belle e buone della nostra Natura Autentica. E un essere depistato dal suo vero Sé, che scelte può mai prendere? Essere governati dalla paura, ad esempio, che scelte ci farà mai prendere? Saremo veramente Noi, a decidere? Naturalmente no.
Perciò questa idea di valutare le persone partendo da questi presupposti, lascia il tempo che trova. Prima ci dobbiamo liberare di ciò che NON siamo, e uscire dai #recintipercettivi limitanti, e poi possiamo iniziare a vedere, sentire, discernere, scegliere.
Tumblr media
Ognuno di noi ha delle programmazioni inconsce, dei programmi veri e propri che gli sono stati installati, e corriamo il rischio di girare a vuoto per anni e anni, convincendoci magari che siamo noi a sbagliare, che siamo noi a non aver ancora capito, che siamo noi che non abbiamo compreso a fondo "la dottrina" o "il metodo"… E così andiamo avanti ancora a sbattere la testa al muro, come fa una mosca che sbatte sul vetro della finestra da cui non riesce a uscire.
Io, di "dottrine", ne ho incrociate parecchie. Di "filosofie" ne ho vagliate molte. Di "sistemi" ne ho sperimentati tanti. Quasi tutti si rifanno a qualcosa di "superiore" a cui ci dobbiamo piegare o sottomettere, ammettendo la nostra natura infima, peccatrice, imperfetta, fallace, misera. A me, questa storia depotenziante, ha veramente stancato. Sono stufa marcia di sentir dire "l'uomo qua, l'uomo là" attribuendogli la colpa di ogni male esistente al mondo.
No, gente. C'è dell'altro, da sapere e scoprire. Ci sono #recintipercettivi che, se non vengono oltrepassati, rischiano di tenerci lì, o come schiavi, o come finti liberi, quando abbiamo legacci ancor più potenti di chi non sa nulla di tutta la paccottiglia spiritualista.
Tumblr media
E allora io dico, proviamo ad andare all'essenza delle cose. Non sulla base dei risultati e nemmeno sulla base delle scelte, ma sulla base di un Sentire profondo, che ci fa dire: qui, c'è qualcosa che non va. Non sono molti ad avere quel sentire, perché si viene abbagliati, a volte, da certi "risultati" e ci si ferma lì, quando c'è ancora molto altro da fare. Ma io mi rivolgo a quelli che ancora si fanno quella scomoda domanda e sentono che qualcosa, decisamente, non torna.
I miei percorsi non sono strutturati per insegnare qualcosa, né per salvare qualcuno. Sono solo esperienze, in seguito alle quali ognuno inizierà a percepire qualcosa, dentro. Posso darti qualche tecnica ma è poca cosa. Non cerco proseliti e non intendo creare "community". Voglio solo metterti nelle condizioni di Sperimentare qualcosa di diverso, dandoti qualche chiave di decodifica, passandoti ciò che sono, oltre a ciò che so.
Tumblr media
Se vuoi organizzare una di queste Esperienze nella tua città, scrivimi a [email protected] e capiremo insieme se e come organizzarci.
0 notes
sandrapenelope · 8 months
Text
Focaccia integrale frutta secca e miele
la Focaccia integrale frutta secca e miele e una ricetta fotonica, di un sapore meraviglioso e di una sofficità perfetta ed è integrale Musica per l’impasto Christian Loffer, Hault . . ho perso i guanti, i miei preferiti, sabato scorso. ho perso un anello, paccottiglia, ma era forse l’unico che ancora mi piaceva mettermi, la scorsa settimana. mi chiedo cosa perderò questa settimana….. io…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
cornermaker · 10 months
Text
no
si dì anche che non lo sapevi tanto lo sapevi si era già infilato l'alito del presagio con quel non vuoi saperlo tu non vuoi saperlo, fosse quello il problema. arrivo alle sette, va bene. intanto la notte mi svuotano l'interrato rimane il pavimento giallo, le pareti gialle gli scaffali billy bordeaux svuotati chiamo il 112 ma con calma c'è gentilezza cordialità la testa divisa tra lo sgomento e il non preoccuparti son cose che va beh poi tanto non è un sogno pensa al lato positivo quasi deluso fermo le parole una ogni tanto la fermo apro gli occhi questa canzone la conos.. ah già.. è presto è tardi è ora, poi al vicolo in anticipo, lì----andu esce si volta dall'altra parte, mentre preparto il disco di Wadada solo che suona Monk, esce e va dall'altra parte accendo la macchina si gira mi vede andiamo, prima lisci poi il traffico, il solito, facciam finta che lo sappiamo che ce l'aspettiamo, ma siamo lisci, usciamo dalla tangenziale ne gorgo delle luci dei freni improvvisi delle confluenze dei restringimenti c'è posto perfino al piano terra coperto del parcheggio, roba inedita, e poi fai finta che eri già passato di lì a quell'ora, pensa te come andare in spiaggia all'alba o con tutti gli altri, come andare in palestra all'alba o con tutti gli altri, non cambia niente, ma non puoi farne a meno, essere i n anticipo solleva dall'ansia, non dall'essere in anticipo, e arriviamo tra i bagliori di una luce che sembra promettere luce ma poi scompare con le promesse svanite del tempo, affrontiamo l'androne del civico 72, ci butteranno fuori, lo fanno, ma cordialmente, si manifesta un avverbio adeguato, cordialmente, uno tutt'uno col cane, cordialmente, buongiorno, tra mezz'ora, cordialmente, un caffè, io sì landu no, cordialmente ne ho bisogno, va bene, caffè milano, speriamo bene, nemmeno il tempo di salutare, lei vuole brioche! lei vuole la brioche?! chi io? si lei. andiamo bene, un caffè grazie, mi giro, il tizio col cane lui mi riconosce e mi saluta io di consueto non lo riconosco ma dove l'ho già visto va beh lo saluto cordialità complicità solidarietà sarà mica il tipo della prefettura ma no come ha fatto sono uscito prima io, ma parla del ponte, del commissariato, della questura, ascolto intanto noto il cartello sul bancone FATEVI I CAZZI VOSTRI andiamo bene consumo il caffè devo pisciare no non chiederò mai dov'è il bagno, mi giro sarà di qua o du là una parete addobbata senza criterio di paccottiglia natalizia, dolci finta pasticceria a cui non dedico lo sguardo preso dal mio disagio da ambiente disagio, ma due caraffe d'acqua per accompagnare il caffè, allora va beh io cercavo il bagno sarà dall'altra parte è dall'altra parte, PER L'UTILIZZO DEL BAGNO LA CONSUMAZIONE E' OBBLIGATORIA, andiamo bene, avrò consumato? certo perfino la brioche, vai non temere svuota la vescica, la svuoto, mi preparo ecco cosa mi costerà, la brioch.. mmh vassoi colmi di frolle e pasticcini che valeva la pena, ma ora esco, quant'è? due euro, ah si? si caffè brioche due euro, come se dicesse quantocazzocredevidipagare? eh, di più, ma non sottolineo che poi si apre il dibattito. comunque lingala non ci sarà, lei accompagna? si accompagno. lingala ci sarà, si palesano mediatori traduttori interpreti, lingala tarda, lingala arriva? sarà meglio chiedere, faccio domande di controno, dove mano le notifiche? cambio questura lui cambio commissione no volevo dire, cambio residenza, allora si spieghi, si no ecco intendevo avrei da aggiornare, si va beh poi lo dice mi faccia finire l'appello certo mi scusi, poi torna ma non si ricorda perchè, ma gentilissima, forse troope informazioni, come provare a raccogliere le scarpe l'ombrellone l'asciugamano , poi c'era irmastala bottiglia d'acqua e come fai ci provi qualcosa casca, meglio fare due giri, faccia due giri noi siamo qui. fuori la luce ha smesso di crescere, l'attesa ha smesso di contarsi,
0 notes
crossroad1960 · 10 months
Text
“A pensarci bene, nell’improvvisa fortuna dell’ideologia rossobruna si nasconde una singolare ironia della storia: tutta quella paccottiglia sinistreggiante con cui l’estrema destra aveva cercato di camuffarsi negli anni settanta (ma a guardar bene anche prima, con lo pseudo-socialismo mussoliniano delle origini, riscoperto nella Repubblica sociale) diviene oggi il modello, malamente scimmiottato proprio dagli ultimi reduci dell’estrema sinistra.”
0 notes