#pci-e
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We’ve seen a lot of PCIe hacks on Hackaday, and a fair few of them boil down to hackers pullin...
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I finally bough a new cpu cooler last week and got it in the mail today (cpu was hitting 100C regularly while gaming which uh. not good). The only issue is that this thing is fucking heavy and I'm kinda scared it will be too heavy for the motherboard
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"Il Cuore della Memoria: Storie di Donne del PCI – Un Incontro per Ricordare le Conquiste del Passato e Guardare al Futuro"
Presentazione del libro a cura di Piera Egidi Bouchard presso il Circolo del Partito Democratico di Novi Ligure, con la partecipazione di figure storiche della politica novese.
Presentazione del libro a cura di Piera Egidi Bouchard presso il Circolo del Partito Democratico di Novi Ligure, con la partecipazione di figure storiche della politica novese. Il Circolo del Partito Democratico di Novi Ligure ospiterà la presentazione del libro “Il Cuore della Memoria: Storie di Donne del PCI”, a cura di Piera Egidi Bouchard, un evento che celebra le storie delle donne che…
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6 Online Payment Security Tips For Business Owners
The risks are usually more substantial for companies that accept online payment methods like credit cards. Cyber attacks have become more common, so small business owners must prioritize keeping their customer data safe. Therefore, securing your portal is important to protect your business since customers expect that their sensitive data information is safe in your hands. Here are some basic…

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Cui prodest? Anzi cui Prodi? Quando il caso dei capelli sembrava finito con una figuraccia ma lasciando destra e sinistra sulle proprie posizioni, con un colpo di bazooka un misterioso video inequivocabile è spuntato all’improvviso.
E con lui una ricostruzione talmente complottista da risultare la più verosimile, visti i precedenti delle grandi cadute del Mortadella affettato dai suoi alleati sia nel primo che nel secondo governo. E perfino quando era a un metro dal Quirinale.
Ed ecco che non appena Letta e la pattuglia anti Schlein si lancia in difesa del Professore pronto a benedire la discesa in campo di Ruffini e dei cattolici dem, da un evento costellato solo di militanti Pd spunta proprio l’arma del delitto.
Servita in prima serata da un Giovanni Floris che ne esce da eroe mettendo in imbarazzo quel Massimo Giannini che aveva accusato i giornalisti che, ahiloro, non votano come lui di essere sicari di regime. Troppo perfetto per essere un caso. Troppo un caso per essere perfetto. Il cerchio si stringe sui fantasmi. E vedrete che presto si inventeranno una versione posticcia per non mettere in imbarazzo proprio Elly. E il piano «Muoia Prodi con tutti gli AntiSchlein».
via https://www.iltempo.it/opinioni-e-commenti/2025/03/28/news/romano-prodi-editoriale-oggi-tommaso-cerno-antischlein-pd-video-42021642/
Tommaso Cerno offre un motivo in più, oltre al non campare di pane e indignaziò come loro, per cui è bene non rivangare la merdina che ha pestato il vecchietto: SO' SOLO REGOLAMENTI DI CONTI TUTTI INTERNI ALLA DITTA.
"Ditta" che è sempre quella roba lì, ex non ex PCI come sempre, con gli uccelli paduli interni sempre in volo (un ambientino davvero di merda) e i personaggi che appaiono e scompaiono dalle foto sul Cremlino durante le parate: contrariamente ai Giannini dalle fronti sfuggenti, le Schlein non sono verginelle di passaggio, ci sono quindi ci fanno.
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GIORNO DEL RICORDO
Il treno giunse alla stazione di Bologna solo a mezzogiorno del giorno seguente, martedì 18 febbraio 1947. Qui, dai microfoni di certi ferrovieri sindacalisti CGIL e iscritti al PCI, fu diramato l'avviso Se i profughi si fermano per mangiare, lo sciopero bloccherà la stazione. Il treno venne preso a sassate da dei giovani che sventolavano la bandiera rossa con falce e martello, altri lanciarono pomodori e sputarono sui loro connazionali, mentre taluni buttarono addirittura il latte, destinato ai bambini in grave stato di disidratazione, sulle rotaie, dopo aver buttato le vettovaglie nella spazzatura. #neverforget
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Marcello Veneziani è il più grande intellettuale politico e culturale che oggi l'Italia ha, il CDX dovrebbe prendere spunto dai suoi scritti.
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LA MALAITALIA INCLUDE I GIUDICI E LA SINISTRA
È passato inosservato un libro che fa la storia di Tangentopoli, scritto da un inviato speciale de la Repubblica che per tanti anni seguì in prima linea Mani pulite e si trovò tempestato di querele. Sto parlando di Enzo Cirillo, autore di un libro uscito da poco: “Mani pulite. Fu vera gloria?” edito da Gangemi col sottotitolo “perché non è mai morta la prima repubblica e perché l’Italia rischia”.
Ma come, il libro di una firma di Repubblica contro la corruzione che passa in silenzio? Si, perché sostiene tre tesi non proprio in linea col mainstream. La prima è che Tangentopoli coinvolse appieno la sinistra, anche se fu risparmiata nelle inchieste giudiziarie e mediatiche. La seconda è che la magistratura non era la parte sana che indagava la parte malata delle istituzioni, ma era pienamente dentro quel potere e lottava per la supremazia. La terza è che la corruzione non fu sradicata affatto ma ha continuato imperterrita anche dopo Mani Pulite.
Percorro in grandi linee le tesi di Cirillo. Per cominciare, la corruzione che passava dal ministero dei lavori pubblici (e dei favori privati) arricchiva tutti, “rubavano tutti”; e la corruzione politica fece da volano al salto di qualità di Mafia, Camorra e ‘Ndrangheta e alla loro longa manus nella pubblica amministrazione.
Il libro si apre con una citazione di Luciano Violante: “Noi magistrati eravamo pronti a prendere il potere in Italia. Dopo Tangentopoli aspettavamo il passaggio del testimone”. Lo stesso Violante, passato dalla toga al Pds, sposta le aspettative di ricambio dal piano giudiziario al piano politico e afferma: “Aspettavamo, noi del Pci-Pds che la mela cadesse. Puntavamo sui benefici di mani pulite”, non cogliendo quel che invece Bettino Craxi aveva ben colto: la disgregazione dei partiti trascinerà e delegittimerà tutti. Infatti arrivò il Cavaliere outsider con le opposizioni non coinvolte in Mani pulite, vale a dire l’Msi e la Lega, più i sopravvissuti del pentapartito non assorbiti dalla sinistra.
Oltre le spartizioni trasversali, Cirillo cita anche altre pagine del malaffare che coinvolsero imprenditori sotto l’ombrello protettivo della sinistra. È il caso di Carlo De Benedetti, all’epoca editore de la Repubblica, “finito nel grande proscenio della corruzione che flagellava l’Italia” e sentito a San Vittore da Tonino Di Pietro. Ne nacque pure un’intervista di Giampaolo Pansa all’editore che aveva ammesso di aver pagato tangenti. La difesa dell’editore-finanziere fu che se avesse provato a rivelare il sistema delle tangenti “mi avrebbero distrutto”; dunque per sopravvivere meglio l’omertà e la partecipazione al gioco… L’intervista è dura ma chi ne esce bene è l’intervistatore, Pansa, non certo l’intervistato, e il suo gruppo.
È pure il caso dei Benetton, legati al Pd e al gruppo L’Espresso, e della tragedia del ponte Morandi, con 43 morti, dopo più di vent’anni di gestione della società autostrade con profitti per decine di miliardi. Cirillo si addentra nella vicenda e nella manutenzione mancata del ponte, col finale salvacondotto firmato dal governo giallo-rosso. A la Repubblica di De Benedetti, si affianca l’Unità, ancora organo del Pci, poi Pds, “un giornale – scrive Cirillo – indispensabile e utile per disarticolare il dissenso e distruggere professionalmente e umanamente i nemici, in ossequio alle verità inoppugnabili del Bottegone, ma se necessario anche randello mediatico per amici poco ortodossi e alleati riluttanti o troppo autonomi per accettare la leadership culturale e politica del Pci”.
C’è poi il capitolo dei “faccendieri falce e martello”: “la lunga strada del business tra consulenze, voti di scambio, mazzette, appalti miliardari e occupazione dei posti di comando e gestione nasce e si sviluppa, a sinistra, a partire dagli anni ottanta”. Ovvero, faccio notare, da quando si chiuse il generoso rubinetto sovietico, le mediazioni sull’export-import con l’est, gli aiuti di Mosca. Ma per dirla in sintesi con il titolo di un capitolo: “Corruzione. Il Pci-Pds era parte del sistema”.
“Si inizia con le cooperative emiliane per finire a D’Alema, Renzi ed Emiliano, il presidente della Regione Puglia…passando per Carrai e il suicidio-omicidio di Davide Rossi del Monte dei Paschi di Siena. Matteo Renzi è il più fantasioso. D’Alema il più grezzo e arrogante”. Eccoli, “i piazzisti d’Arabia”: altro che rottamazione e discontinuità, siamo in piena continuità. Sorse un conflitto tra la linea di d’Alema che difendeva (come Craxi) il primato della politica e la linea giustizialista di Violante. Al pool di Mani pulite, commenta Cirillo “mancò il coraggio di sedersi sulle macerie di un sistema dove anche i magistrati avevano giocato la loro partita sporca”. Chi non era di sinistra è finito in galera per traffico d’influenza, collusioni, voti di scambio e via dicendo. A sinistra, invece l’hanno fatta franca quasi tutti.
Il libro si conclude senza happy end, anzi: l’Italia del Malaffare non fu affatto sgominata con Mani Pulite ma prosegue ancora, con la sinistra ancora coprotagonista. “Il sistema della tangenti si spezza ma non crolla” dopo le inchieste giudiziarie. Molti gli episodi recenti citati.
Perché ho ripreso questa ricostruzione di Tangentopoli? Perché per capire il presente dobbiamo capire meglio il passato che lo ha prodotto. E per capire le tensioni odierne tra politica e magistratura di oggi dobbiamo tornare alle tensioni di ieri e ai moventi, che non sono cambiati. Serve conoscere quella storia per capire il ruolo di potere della sinistra anche oggi, nell’epoca Meloni. Tangentopoli non fu una guerra tra i corrotti e gli onesti, tra guardie e ladri, ma un conflitto di poteri, anzi una contesa per la supremazia in Italia; quasi un derby. Poi, certo, ci sono da distinguere gradi e livelli diversi di corruzione e responsabilità.
Faccio notare che la sinistra nel nostro Paese ha giocato su due tavoli, anzi tra un tavolo e sottobanco: da un verso partecipava alla spartizione del potere e dei vantaggi derivati dal malaffare e dall’altro portava all’incasso la sua posizione di partito moralizzatore e anti-corrotti, ergendosi al ruolo di giudice in un processo in cui avrebbe dovuto essere coimputata. La vera accusa da rivolgere sul piano storico e politico alla sinistra non è dunque solo di aver partecipato al malaffare, ma di aver giocato due parti in commedia, ossia una partita doppia, ambigua, succhiando sia i benefici pratici del malaffare che i benefici etici contro il malaffare. Con una mano rubava e con l’altra puntava l’indice accusatore.
La Magistratura e i suoi alleati in alto loco non hanno combattuto una battaglia nel nome della giustizia contro l’illegalità, ma una guerra per l’egemonia giudiziaria, interna al Palazzo. Lo confermò Giovanni Pellegrino, esponente dei dem e all’epoca presidente della commissione autorizzazioni a procedere e poi della commissione stragi. La molla di Mani pulite, dichiarò, fu il primato del potere giudiziario, “in contrasto col disegno costituzionale”. E su Tangentopoli: “Apparentemente il mio partito non prendeva soldi, però nella cordata vincitrice di ogni appalto c’era sempre una cooperativa rossa con una percentuale dei lavori dal 10 al 15%”.
Non so se davvero, come sostiene Cirillo, sia ancora vivo come allora il malaffare ma so che anche oggi non siamo dotati di anticorpi per fronteggiare il malaffare: ossia forti motivazioni politiche e ideali, rigorosi criteri di selezione e rotazione della classe dirigente, basati sulla capacità e sulla qualità e non sull’affiliazione servile; la lungimiranza di chi sa vedere oltre il “particulare” e oltre il presente, alla storia e a quel che lasciamo in eredità a chi verrà dopo. Senza questi tre fattori, la politica è ancora esposta al malaffare, a destra come a sinistra.
Marcello Veneziani.
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Peter Freeman
Una riflessione su questo mezzo secolo di appuntamenti referendari, a partire dal 1974, andrebbe forse fatta.
Io non penso che la questione si possa affrontare unicamente, come sembra invece fare Maurizio Landini, puntando il dito sulla "crisi democratica evidente". A meno di non interrogarsi su cosa noi possiamo e dobbiamo intendere per democrazia, che non è, non può ridursi al puro esercizio del diritto di voto.
Ho buona memoria e ricordo molto del referendum del 1974 sul divorzio, che fu il primo dell'Italia repubblicana. Quell'appuntamento sanciva uno dei principi della nostra Costituzione: la sovranità popolare che non si esprimeva soltanto attraverso le elezioni e la delega agli eletti della funzione legislativa, ma interveniva direttamente su una legge del Parlamento, in quel caso la legge che aveva introdotto il divorzio. E forse non fu casuale che a promuovere quella consultazione popolare fosse stata la destra - Gabrio Lombardi con l'appoggio dell'Azione Cattolica, della CEI, di una DC riluttante (il partito temeva gli esiti ma vi fu trascinato) e del MSI sempre pronto a fare proprie le battaglie più reazionarie. A sinistra, penso soprattutto al PCI, il referendum era uno strumento guardato con un certo sospetto: la sovranità popolare espressa in quel modo appariva pur sempre un azzardo. Piu disinvolti apparvero i partiti laici e i socialisti.
Votò l'87 per cento degli aventi diritto, oggi ci sembra un'enormita'. E in parte lo era. In quel 1974 era ancora forte l'onda lunga di un ciclo di lotte che aveva attraversato gli anni Sessanta e parte dei Settanta. Quel voto fu anche un voto contro la DC. Un anno dopo la sinistra conquistava la guida delle principali città (Roma, Napoli, Torino, Milano, Genova, una cosa mai vista) e nel 1976 le elezioni politiche videro insieme il picco dei voti e il fine corsa di quella stagione.
I referendum successivi (legge Reale e finanziamento pubblico dei partiti) si svolsero nel giugno del 1978, a ridosso del sequestro Moro con un clima politico ormai mutato; quelli del 1981 videro sempre sconfitti i radicali (e il Movimento per la vita sul quesito relativo all'aborto). Fine di una stagione e calo sempre più pronunciato dei partecipanti. Da quel momento lo strumento referendario subì torsioni e abusi che lo misero in crisi oltre a farne un campo di sperimentazione per le campagne di segno populista.
L'ho fatta un po' lunga ma sono convinto che le battaglie referendarie siano state un momento virtuoso sempre e soltanto quando accompagnate da una spinta reale della società come fu in quel 1974. Senza quel ciclo di lotte sociali e culturali che lo aveva preceduto non si sarebbe vinto alcun referendum, senza una società in movimento avrebbe prevalso la palude.
L'Italia di questo ultimo decennio non ha nulla a che vedere con quella di quegli anni. È un Paese silenziato, regredito, privo di conflitti forti, incapace persino (e spesso anche nelle sue organizzazioni sindacali) di pensarsi in lotta. Una palude, appunto. In queste condizioni non vi erano possibilità di trascinare al voto la maggioranza degli aventi diritto e il referendum e' stato non un terreno di conquista ma lo specchio della propria debolezza.
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okay so there's lots of ways I could've answered this, but I'm going PCI-E wifi cards with two antennas. I picked this one particularly because of the fluffy* heatsink coat, but most of them apply.
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social (networking equipment) but could be left by itself for long periods of time (lone wolf)
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excellent sense of smell (can sniff packets)
is a girl (all computer hardware is girls)
runner-up answers: MiG-105, gameboy advance SP with wireless adapter, suspension with trailing-arm geometry
*metal heatsinks are fluffy and huggable
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Beh, pero' lui il "suo" grido di dolore lo aveva lanciato qualche mese fa, quando andava dicendo che con i 15mila euro di stipendio da parlamentare e' difficile campare, impossibile arrivare a fine mese.
Anche negli anni '70 c'erano compagni che sbagliavano, come li definivano i vertici dell'allora PCI ma nessuno lo faceva per un profumo e ogni sbaglio lo hanno pagato con anni e anni di galera.
Ormai siamo alla miseria etica, alla moralita' "questa sconosciuta", agli ideali sepolti.
Penso a chi e' morto per lasciare liberta' a questo nostro Paese e a chi ha capito fosse liberta' di rubare.. @ilpianistasultetto
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Gira un video di un candidato pd che dice cose profonde. Tra cui: "Il mio partito deve smettere di fare la guerra ai poveri e agli ignoranti". Dice che un tempo il Pci agli ignoranti offriva strumenti per crescere. Un tempo, però, gli ignoranti avevano fame di sapere, ascoltavano. Oggi rivendicano con orgoglio di non leggere un libro, un giornale e hanno, comunque, opinioni forgiate nel fuoco. Gli ignoranti non ascoltano scienziati, ricercatori, neppure la prof delle medie. Poi, votano.
@Corrado Zunino
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Noi e loro
Noi studenti liceali li chiamavamo "The Killers", gli assassini del PCI, loro, quelli della Bolognina, quelli della svolta storica ci definivano "giovani vecchi" perché le nostre idee erano "superate dalla Storia". "Solo gli stupidi non cambiano idea" era diventato il loro motto da usare in ogni discussione. Il nuovo partito si affidava agli spin doctors che indicavano la via: basta parlare di diritti civili, di giustizia sociale, di povertà e, soprattutto, basta parlare di classi sociali, è da perdenti, non fanno vincere le elezioni. Il partito deve essere "aperto alle istanze dei ceti produttivi" "che guarda al centro" "che guarda al futuro" che guarda dove vuoi che guardi. Ucciso il partito che guidava gli elettori, nasce il partito guidato dagli elettori, il partito che insegue l'elettore, che avalla le sue pulsioni, i suoi capricci, i suoi più bassi istinti. L'elettore non va guidato, roba da comunisti, dicevano gli strateghi. L'elettore va coccolato e assecondato. Non vi è piaciuto il nostro partito? Ve ne facciamo un altro. Volete andare a destra? E noi andiamo a destra. Al centro? Va bene il centro. "D'Alema dici qualcosa di sinistra! Qualunque cosa" urlava Nanni Moretti. C'era ancora un barlume di vita a sinistra: i Nanni Moretti, i Michele Serra di Cuore, quelli del Manifesto. Poi arrivarono le porcate degli americani con le loro guerre, i loro stermini di massa in Iraq e Afghanistan. È l'ultimo appello per il partito per "dire qualcosa di sinistra" e invece appoggia e partecipa a tutte le guerre senza più inibizioni. Le due anime della sinistra si dividono definitivamente, senza possibilità di conciliazioni. Noi prendevamo le mazzate alle manifestazioni, loro credevano alla propaganda Usa, che Saddam Hussein avesse un mega missile in grado di colpire New York. Noi diventammo pacifisti sul serio con l'obiezione di coscienza, il servizio civile a 300 km da casa, loro rincorrevano il berlusconismo imitandolo. Imbarcarono nel partito nani e ballerine, affaristi senza scrupoli, signorotti di provincia con le mani in pasta dapertutto, yes men a iosa, gente disposta a tutto che non fa domande, gente con pericolose tendenze fascistoide. Poi è arrivata Gaza, il mattatoio di bambini. Qui, per la prima volta il partito mostra il nuovo volto della borghesia fascista. Non ha più remore, indecisioni, non è più imbarazzato come con le altre guerre. Diventa il partito più apertamente schierato con i genocidiari, li appoggiano, li avallano, li difendono, mentono spudoratamente, censurano chi dissente mentre gli intellettuali contigui al partito restano vigliaccamente in silenzio. Il guado è stato attraversato, non hanno più freni inibitori, vogliono più guerre, più armi, più guerrieri, il pacifista è un traditore da mettere alla gogna. La base è disorientata. I "Killers" colpiscono ancora, volete un partito conservatore? Eccolo pronto, potrai ammirarlo il 15 marzo in una piazza di Roma.
@gianlucamart1
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LA LIBERTÀ SI CONQUISTA
C'è un problema alla Sapienza: una delle più prestigiose Università europee, ostaggio dei comunisti, nel 2024. Un problema che coinvolge il "baronato rosso" erede del PCI, dei collettivi antifascisti che fanno i mafiosetti schedatori e prepotenti. È ora che gli universitari si sveglino contro questi mafiosi. Chi pensa che per risolvere il problema, basti essere vittima e chiedere agli altri di apprezzare tale status, poco ha compreso di questi mafiosi rossi. La libertà si conquista, non si chiede, tantomeno all'antifascismo.
➡️ https://www.instagram.com/p/DCpY1NAREc2/?igsh=MWJjMjdqejIyaHhucQ==
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