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#per togliere il sapore
der-papero · 1 year
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Ne ho bevuti di caffè di merda nella mia vita, ma uno che sa di würstel mi mancava.
E mo' dove cazz lo butto? Non c'è manco una pianta vicino al tavolo ...
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Note
Se potessi dare un sapore a ogni sentimento... quale sarebbero? Che ne so tipo all amore, felicità, odio,tristezza ecc
All’amore darei il sapore della frutta, quella dolce matura che ti rimane sulle labbra e ne vorresti ancora oppure al sapore di miele
Alla tristezza darai il sapore di un gusto aspro, che non vorresti provare mai ma senza sembra quasi che ti renderebbe un’automa. Il sapere di quelle orribili caramelline al limone aspre da far schifo
Alla felicità darei il sapore della menta peperita, di qualcosa di frizzante che ti euforia o alle frizzy pazze
All’odio darei il sapore il sapore amaro o acido mischiato ad un sapore di disgusto e amarezza. Qualche cibo amaro tipo verdura di quella amara tipo cicoria o simili
Alla rabbia dare il sapore del peperoncino, (non mi piace quindi sento troppo il sapore piccante) perché ti brucia dentro e aumenta mano a mano che provi a togliere il bruciore
Se me ne vengono in mente altre emozioni, rebloggo e le scrivo ora mi sono basata su quelle che mi ha scritto e ne aggiungo uno
Grazie per la domanda ✨
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5.
Ho le gambe magre. La pancia in dentro. Le guance scavate. Ho gli occhi scuri. Le ciglia lunghe. Il viso pallido. Respiro il fumo da una sigaretta che non finisce mai e tingo l'aria di grigio scuro. Il vento scompiglia i miei capelli ed il sole riscalda le mie mani. Aspetto, sempre in attesa di niente. Ho promesso di scriverti, di aggiornarti su quel che sto diventando, ma non posso. Rovino il tuo lavoro, la tua opera d'arte. Mi hai creata modificando ogni parte di me a tuo piacimento, ma non sono io e tu non capiresti. Sarà passato un anno o forse due e continuo a piedi la via verso me stessa che ho smarrito.
Amore, caro amore mio.
Ti penso. Ogni tanto i tuoi tratti nella mia mente prendono forma, ma poi li scordo. I tuoi capelli ribelli. Gli occhi stanchi. I sbadigli mentre mi perdevo nei miei lunghi monologhi, prima parlando del mio passato per perdermi in qualche futuro non mio.
Aiutami. Davanti a me una folla inesistente, ma esistente solo in testa mia. Mi inumidisco le labbra screpolate e mi smarrisco in sguardi estranei.
Cerco. Cerco fino a vomitare sangue. Ho il collo pieno di lividi lasciati da qualche carnefice a me ignoto. Non mi ricordo mai, l'unica cosa che memorizzo è l'intensità dei loro respiri che vorrei smorzare. Un colpo netto al petto, il cuore strappato dal petto poi mordo. Il sapore del sangue riscalda il mio palato e come al solito mi sono morsa le guance. Disastro, ma tu ammiravi il disastro che sono. Ogni volta che aprivo la porta blu in fondo al corridoio tu mi aspettavi, ma ti trovavi davanti qualcosa di impreciso, indefinito, sconosciuto al tuo sguardo.
Poi capivi, ma solo poi.
Ero io.
Ogni volta la stessa creatura, ma in vesti diverse dall'ultima volta. Mi nascondevo sotto maschere diverse. Oggi labbra dipinte di rosso e abiti neri e dopo una settimana ti trovavi davanti una bambina con i fiocchi tra i capelli ricci e con un vestito verde smeraldo. Ho buttato quel vestito come ho tentato di buttare me stessa e quel che finalmente ero diventata. Mi spaventava. Capisci? Certo che non capisci. Tu non mi hai mai capita come d'altronde non mi sono mai capita nemmeno io. Il mio marchio erano le scarpe alte e gli occhi rossi. Non sono mai stata lucida o sincera con te. Ho preferito le bugie.
Tu mi chiedevi come stavo ed io dicevo bene. Tu mi chiedevi di raccontarti di me, di dirti come era andata la mia settimana ed io ti raccontavo di qualcuno che non ero io, che non mi toccava in nessuna maniera.
L'ultima volta mi hai fatta piangere. Le lacrime scorrevano e la mia voce tremava, però ero tranquilla. Era una cosa fuori di me, estranea a ciò che ero io. Lasciavo le lacrime bagnarmi il viso con un sorriso stampato in faccia come se fosse una cosa divertente. Tu mi guardavi impaurita, spaventata.
A volte per strada, a testa alta incontro gente felice, ci parlo, tocco tutto ciò di buono in loro e lo trasformo in odio, attendo il loro macabro, penoso suicidio in una stazione di servizio alle 3 del mattino o nella propria camera un giorno qualunque.
Attendo.
Tu sai fermarmi.
Tu sai porre fine a tutto ciò di male c'è in me, ma non farlo, non togliere la mia unica arma, il mio unico scudo contro questo mondo mio strano e confuso.
Amore, caro amore mio.
Parlo con loro.
Ancora.
Ascolto le loro voci che rimbombano nella mia testa come colpi di campana, ed anche oggi ho fatto le 4 del mattino. Mi strappo gli occhi e il dolce buio è la mia casa. Io so muovermi, io so distruggerti.
Ed ora svegliami che sto sognando che è un altro incubo che solo tu puoi fermare.
Fammi male e fammi aprire gli occhi.
Spezza tutto.  
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(This is a review about Bones and All.. I apologize for the whole text in Italian, if someone is sincerely interested I truly recommend translating cause it's really worth it..)
#❤️❤️
"Di Lee, la prima cosa che Maren avverte è l'odore. Un'aroma acre e al contempo ipnotico, simile al sapore rugginoso del sangue fresco quando tocca la punta della lingua. Lo riconoscerebbe tra migliaia di persone, quell'impronta che è al contempo appartenenza e condanna, inconfondibile e selvaggio. Dall'odore può percepire la sua fame, l'impulso fuori controllo che parte dal profondo del suo ventre efebico e confonde i sensi, o forse li acuisce come quelli di un predatore che torna a cacciare dopo un periodo di magra; fame di tornare a mordere la vita senza sentirsi annegare nel senso di colpa, e una fame più ancestrale, quella che da sempre spinge gli uomini e gli animali ad abbandonare le tane e i luoghi sicuri pur di placare il languore che li porterebbe alla follia. Per la prima volta nella sua vita Maren si lascia conquistare dal sentore martellante del pericolo, vinta forse dal quel suo bisogno di colmare la solitudine, di trovare un complice nella sua vita di esule perenne. In Lee trova un compagno con cui potersi sentire fuori luogo in ogni dove, sola tra la gente ma sempre insieme a lui, outsider che cammina perennemente in direzione ostinata e contraria. Loro due contro il mondo, solo un pick-up scassato a proteggerli dalla paura del buio e dell'abbandono, da una società che non li capirebbe e dalla loro stessa natura incontrollabile. I paesaggi del Nord America scorrono fuori dai finestrini, la necessità di trovare un gruppo a cui appartenere sfuma pian piano poiché ogni incontro con altri cannibali evidenzia quanto i due giovani siano profondamente diversi da tutti. Non c'è luogo che possa accoglierli, se non le braccia l'uno dell'altro. Maren solleva il velo di Maya e si scopre parte di un mondo di mostri che vivono d'istinto, e Lee arriva appena in tempo per salvarla prima che rimanga intrappolata sotto questa schiacciante e terribile consapevolezza. La aiuta, se non ad accettarsi, almeno a non arrendersi alla propria natura, le insegna le difficili regole di sopravvivenza nel mondo delle creature dimenticate da Dio.
Rispetto a Maren, Lee reprime difficilmente la sua sessualità disinibita: per lui cacciare le vittime non è solo un modo per soddisfare la sua attrazione per il sangue caldo, nè un modo per placare il suo istinto famelico. Nelle vittime di entrambi i sessi non cerca solo la carne pulsante, ma l'avventura dell'amplesso che precede il pasto, la possibilità di ascoltare l'ultimo battito del cuore dei malcapitati a cui sta per togliere la vita. Ma è subito dopo essersi saziato - e questa sensazione si rafforza con l'arrivo di Maren nel caos della sua esistenza - che arriva la coscienza a picchiettare insistentemente nelle pareti della sua testa. Conoscersi è per loro un evento salvifico, uno spartiacque tra la desolazione e l'incertezza per un futuro che sembra sfrecciare più veloce di loro verso l'oscurità.
In Bones and all Luca Guadagnino ci costringe a sbattere contro lo schermo manifestando chiaramente la nostra tendenza intrinseca a demonizzare le pulsioni irrefrenabili, ci invita a metterci in discussione davanti ad una critica al puritanesimo e ai nostri ideali fin troppo manichei, e per farlo mette in scena la parabola di un amore che divora fino all'osso e che dalla crudeltà e dall'alienazione - iperboli dei sentimenti che ci sconquassano durante il primo innamoramento - trae la sua linfa vitale. Un amore tra mostri, l'incarnazione di ciò che ci hanno insegnato a condannare e che ci spaventa proprio perché risveglia la parte di noi che tra la crudeltà del cannibalismo, il sentimento di incontrollabile e innata repulsione per il sangue umano e l'asservimento alla morale collettiva che disapprova fortemente la tendenza all'asocialità e alla vita vissuta ai margini, riesce comunque a intravedere la tenerezza e le difficoltà del primo amore che consuma e accende.
Dopo Call me by your name, Guadagnino ci regala un'opera straordinaria che difficilmente dimenticheremo, grazie anche alle interpretazioni di un cast davvero incredibile. Non perdetevela per niente al mondo."
~ from IG @nouvellelolita ~
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Il passato, il sangue, la preghiera e la speranza
Il mio passato non vuol dire niente
E vuol dire tutto
Non me ne curo perché il mio cuore
Gronda di sangue
Come lacrime rosse che scorrono
Sul viso di un bambino.
Che dolce é l'apatia che finalmente
Mi giunge
Dotata di un sapore di maturità
Incisa con distacco
Dal mio io di oggi
Sulla mente e sul basso ventre.
Riguarda un passato
Che vorrei disconoscere
Tuttavia su di esso é incisa una firma
Che non riesco a togliere.
Ho paura che il mio nuovo nome
Non riesca a tenere
La valanga del passato che,
chiusa dentro
Uscirà per distruggere il mio presente.
Pregherò per il mio nuovo nome,
Pregherò.
Ma la speranza é cosa pericolosa per le persone come me
Ma ce l'ho
Ce l'ho.
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enkeynetwork · 1 month
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Fiori di zucca fritti
Per 16 fiori di zucca ho usato: Per la pastella: 150 grammi di farina + 225 grammi di birra fredda. Io usato la weiss che rende la pastella amarognola, se non ti piace cambia birra; 100 grammi di mozzarella per pizza; Mezzo litro di olio extra vergine di oliva per friggere; 16 acciughe sott’olio; Apri il fiore (inutile togliere il pistillo che dà sapore), metti dentro un pezzetto di…
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safetyandpromo · 4 months
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Esplorando gli "Spazi Confinati" a Verona: svelare le gemme nascoste
Situata nel cuore del Veneto, Verona è rinomata per la sua ricca storia, la straordinaria architettura e il fascino romantico. Tuttavia, al di là delle strade affollate e dei monumenti iconici, si nasconde un aspetto meno noto del fascino della città: i suoi "Spazi Confinati". Queste gemme nascoste offrono uno sguardo unico sul passato e sul presente di Verona, invitando i visitatori a scavare più a fondo nei suoi segreti.
Un viaggio nel tempo
Gli "Spazi Confinati" di Verona sono un insieme di vicoli stretti, cortili nascosti e angoli nascosti che sussurrano storie di epoche passate. Questi spazi intimi forniscono un netto contrasto con la grandiosità delle attrazioni più famose di Verona, offrendo un'esperienza più autentica e intima per coloro che desiderano esplorare.
I passaggi segreti
Uno degli aspetti più intriganti degli spazi ristretti di Verona è la rete di passaggi segreti che si incrociano sotto la superficie della città. Questi tunnel labirintici hanno avuto vari scopi nel corso della storia, dal fornire vie di fuga durante i periodi di conflitto al facilitare incontri clandestini tra le élite della città. Oggi questi passaggi offrono uno sguardo affascinante sul passato di Verona, permettendo ai visitatori di ripercorrere le orme di chi è venuto prima.
Tesori artistici
Al di là del loro significato storico, gli spazi ristretti di Verona vantano anche una ricchezza di tesori artistici che aspettano di essere scoperti. Dai murales nascosti che adornano muri secolari alle bizzarre sculture nascoste in angoli appartati, questi spazi sono un paradiso per gli appassionati d'arte che cercano qualcosa fuori dai sentieri battuti. Esplorare queste opere d'arte nascoste è come intraprendere una caccia al tesoro nel tempo, dove ogni scoperta offre uno sguardo al vibrante arazzo culturale di Verona.
Delizie culinarie
Nessuna esplorazione degli spazi ristretti di Verona sarebbe completa senza indulgere alle delizie culinarie della città. Nascosti in questi angoli nascosti si trovano pittoresche trattorie e accoglienti caffè che servono piatti tradizionali veneziani ricchi di sapore. Dalle sostanziose paste ai delicati pasticcini, la scena culinaria di Verona è tanto varia quanto deliziosa e offre qualcosa per soddisfare ogni palato.
Preservare il passato, abbracciare il futuro
Mentre Verona continua ad evolversi, c’è un crescente apprezzamento per l’importanza di preservare i suoi spazi confinati. Sono in corso sforzi per proteggere queste gemme nascoste dallo sviluppo moderno e garantire che rimangano accessibili per il godimento delle generazioni future. Dai progetti di restauro alle visite guidate, sono in atto iniziative per celebrare il fascino unico di questi spazi trascurati e mostrare la loro importanza nel plasmare l'identità di Verona.
Esplorare gli spazi ristretti di Verona è come togliere gli strati di un arazzo logoro dal tempo, rivelando i fili intricati che intrecciano il passato e il presente della città. Dai passaggi nascosti ai tesori artistici, queste gemme nascoste offrono uno sguardo nell'anima di Verona, invitando i visitatori a scoprire i suoi segreti e sperimentare in prima persona il suo ricco patrimonio culturale. Quindi, la prossima volta che ti troverai a Verona, assicurati di avventurarti fuori dai sentieri battuti e di scoprire la magia dei suoi "Spazi Confinati.
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Giorno 4
Ieri ancora 5 gocce e nessun effetto collaterale. Nel pomeriggio quinto incontro è mezzo di terapia di coppia. E sì, non sto cercando di salvare solo me stesso, ma anche noi. Bravo il terapista, finalmente quello giusto. Quasi mi dispiace doverlo condividere con mia moglie, avrei voluto tenerlo tutto per me (scherzo). Il quadro piano piano è più chiaro, manca solo chiudere il cerchio, ma "per fare il tondo ci vuole il quadrato".
È circa un mese che ho eliminato: caffeina, alcol e thc e la vita è inevitabilmente cambiata. Non mi è particolarmente pesato togliere il caffè, e nemmeno le canne che alla fine è solamente sballo, ma quanto cazzo mi manca l'alcol! L'alcol sono tante cose. Al primo posto metto il profumo, affondare il naso in un bicchiere di vino passito, inspirare intensamente e riempire i polmoni di odori che ti fanno esplodere il cervello per quante percezioni ha. Il gusto! Che sia vino, che sia birra, che sono le mie preferite. Quanto sapore ha un solo sorso? La stessa bevanda ha sapori differenti anche solo cambiando il modo di berla. Pensa a bere un piccolo sorso di vino e sentirne il sapore. Poi prova dallo stesso bicchiere a fare un sorso normale. Poi prova a buttarlo giù tutto d'un fiato e ancora prova a bere direttamente dalla bottiglia. Beh, lo stesso vino della stessa bottiglia avrà sapori differenti, e senza nemmeno scomodare gli abbinamenti con il cibo. E quanti tipi di ubriacatura ci sono? A seconda di quanto bevi, di quanto ci impieghi, di cosa bevi. L'alcol che ti fa stare bene, l'alcol che ti fa stare male. Forse un'altra volta scriverò ancora di quanto mi piace bere.. Aggiungo solo che la dipendenza è un'altra cosa, quella no, non deve andare giù. Mo esco che è tardi.
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daniela--anna · 6 months
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☕🫖 TEA WITH APPLE & CINNAMON
Ingredients:
•Black or green tea - 1 tsp.
•Apple - 1 pc.
•Lemon - 2 slices
•Cinnamon sticks - 2 pcs.
•Fresh mint leaves
•Boiling water - 500 ml.
•Honey or sugar (to taste)
☕🫖Preparation:
1. Wash the apple, remove the seeds and cut it into small pieces.
2. Place the apple slices, lemon slices, cinnamon sticks, mint and tea in a teapot and pour boiling water over it.
3. Leave to act for 8-10 minutes and then sweeten to taste.
NB.
To fully exploit the beneficial properties of cinnamon and be able to savor its flavor more intensely, we recommend adding cinnamon to the water until it comes to the boil.
Then let them simmer for a few minutes before pouring everything into the teapot together with the other ingredients.
☕🫖Properties:
APPLE is refreshing, anti-inflammatory, diuretic, mineralizing.
CINNAMON is the oldest spice known and one of the most appreciated in some traditional desserts.
In addition to giving an intense and pleasant aroma to our dishes, it has numerous medicinal properties.
Cinnamon contains essential nutrients for our health, such as vitamins (C and B1), iron, calcium and selenium.
Additionally, it is a good source of fiber and antioxidants.
LEMON is antiseptic, digestive, rich in essential oils.
MINT is refreshing, digestive, soothing to the gastrointestinal system.
TEA (especially green tea) is a powerful antioxidant, rich in polyphenols.
It is also diuretic and thermogenic.
📚To learn more about the therapeutic virtues of cinnamon, see the article:
🔍Naturblog - 10 beneficial properties of cinnamon |
NaturHouse
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☕🫖 TÈ CON MELA & CANNELLA
Ingredienti:
•Tè nero o verde - 1 cucchiaino.
•Mela - 1 pz.
•Limone - 2 fette
•Bastoncini di cannella - 2 pz.
•Menta foglie fresche
•Acqua bollente - 500 ml.
•Miele o zucchero (a piacere)
☕🫖Preparazione:
1. Lavare la mela, togliere i semi e tagliarla a pezzetti.
2. Mettere le fette di mela, le fette di limone, i bastoncini di cannella, la menta e il tè, in una teiera e versaci sopra dell'acqua bollente.
3. Lasciare agire per 8-10 minuti e poi addolcire a piacere.
NB. Per sfruttare appieno le proprietà benefiche della cannella e poterne assaporare più intensamente il sapore, si consiglia di unire la cannella all'acqua finché essa giunge a bollore. Lasciarle poi sobbollire per qualche minuto prima di versare il tutto nella teiera insieme agli altri ingredienti.
☕🫖Proprietà:
La MELA è rinfrescante, antinfiammatoria, diuretica, mineralizzante.
La CANNELLA è la spezia più antica che si conosca e una delle più apprezzate in alcuni dolci tradizionali. Oltre a conferire un profumo intenso e gradevole ai nostri piatti, possiede numerose proprietà medicinali.
La cannella contiene nutrienti essenziali per la nostra salute, come vitamine (C e B1), ferro, calcio e selenio. Inoltre, è una buona fonte di fibre e antiossidanti.
Il LIMONE è antisettico, digestivo, ricco di oli essenziali.
La MENTA è rinfrescante, digestiva, lenitiva dell' apparato gastrointestinale.
Il TÈ (soprattutto quello verde), è un potente antiossidante, ricco di polifenoli. È anche diuretico e termogenico.
📚Per approfondire le virtù terapeutiche della cannella vedi l'articolo:
🔍Naturblog - 10 proprietà benefiche della cannella | NaturHouse
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zanzino-shop · 7 months
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La colazione giapponese
COLAZIONE IN GIAPPONE
“La colazione è il pasto più importante della giornata!”.
Quante volte ce lo siamo sentiti dire dai nostri nonni e dai nostri genitori, per non parlare delle sgridate che seguivano se per qualche motivo decidevamo di saltarla.
Ebbene, non siamo gli unici che prendono con estrema serietà il momento della colazione, in Giappone è un vero e proprio pasto completo, ma ben molto diverso dal nostro cappuccino e cornetto, latte e cereali o tè e biscotti.
Ricordo ancora la mia prima colazione in Giappone. Era il 2016 e ero ospite a casa di una gentilissima famiglia giapponese, avevo 18 anni e tanta voglia di scoprire questo bellissimo paese.
La signora Nakajima mi dà il buongiorno e mi chiama a tavola, uscendo dalla mia stanza noto subito che il profumo che viene dalla cucina è ben diverso da quello a cui ero abituata.
Con grande sorpresa e stupore, davanti a me c’era una vera e propria colazione alla giapponese! Vediamo di cosa si tratta !
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Ciotola di riso: Il riso durante la colazione in Giappone è un must.Si tratta di riso tradizionale giapponese a chicco corto, dalla consistenza soffice e leggera.
Viene preparato sciacquandolo accuratamente per togliere l’amido in eccesso e poi cotto nella tipica macchina cuociriso aggiungendo il doppio di acqua.
Proteine: Le proteine non mancano mai a colazione. Un trancio di salmone arrostito (talvolta lo sgombro), una frittata semplice (Tamagoyaki) e ovviamente non può mancare il Nattō.
L’assaggiare il Nattō per la prima volta è stata una sfida per me che non lo avevo mai provato. Questa tipica preparazione giapponese è ottenuta dalla fermentazione dei fagioli di soia. Ha un sapore forte e una consistenza gelatinosa, ma l’energia che ti conferisce dopo averlo mangiato è incredibile.
Verdure: Le verdure sono parte essenziale nella colazione giapponese. Possono essere cotte al vapore e condite con semplice salsa di soia, possono essere anche crude in alcuni casi o molto spesso, sottaceto. Nel caso di verdure cotte al vapore possiamo trovare patate, broccoli o zucca. Se la scelta è di proporre verdure crude spesso si scelgono carote tagliate fini con insalatina di cavolo, altrimenti se le vogliamo marinate sottaceto, la scelta spesso ricade  su cetriolo e radice di Daikon.
Zuppa di miso: Immancabile è la classica zuppa di miso. Preparata con brodo Dashi ottenuto dal tonno essiccato e alga Kombu. Non esiste una ricetta classica, possiamo aggiungere le verdure che preferiamo. La signora Nakajima aggiunse il cipollotto, tocchetti di tofu e un po’ di funghi Enoki.
RIFLESSIONI
Abbiamo quindi visto la classica colazione alla giapponese, considerata tra le più sostanziose e proteiche, motivo anche della longevità del popolo giapponese.
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La signora Nakajima immaginò che potesse essere difficile per me essendo la prima volta, infatti preparò anche un delizioso french toast e dello yogurt.
L’ospitalità in Giappone è presa veramente sul serio, e sicuramente ci somigliamo molto su questo punto di vista, mettere a proprio agio l’ospite è fondamentale!
Da parte mia era molto importante non sembrare un ospite troppo difficile da accontentare e ovviamente mangiai tutto!
Rimasi incredibilmente sorpresa durante tutta la giornata dall’energia che quella colazione mi aveva dato, mi sentivo forte e piena di vitalità, affrontai la giornata piacevolmente senza stanchezza e spossatezza.
E voi come reagireste davanti ad una tipica colazione giapponese? Provare per credere!
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silviascorcella · 10 months
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atelier 7|12: gioielli unici fatti di semplicità, cuore e magia
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“I miei gioielli sono nati con l’idea di essere scelti e indossati come porte-bonheur: offrono positività, bellezza e semplicità. Li indossano donne con gusti diversi, e tutte dicono di sentire un legame speciale con loro: spero che un po’ di magia ci sia davvero!“
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Questa che narra è la voce di Annalisa Morzone: probabilmente non siete avvezzi a riconoscerne l’identità, ma di certo sapreste riconoscere quando il suono della sua voce di giovane designer si trasforma in messaggi incisi su gioielli di grande semplicità, proprio come fossero essenziali supporti preziosi, la cui missione è condensata in quelle parole scritte per essere indossate anche con l’anima.
Annalisa è colei che forgia con mani allacciate alla passione questi gioielli, nel del suo piccolo mondo ribattezzato con un nome che suona come un codice, proprio per accarezzare la curiosità con la suggestione del pizzico magico del mistero: atelier 7|12.
Et voilà il segreto racchiuso nel nome: conoscerlo è l’opportunità di godere di una guida gentile per scoprire le sfumature celate nel fascino autentico delle creazioni, e nelle ispirazioni narrate dalle incisioni: “Ho pensato all’atelier come a un luogo in cui creare e sperimentare: il luogo della libertà di espressione. Il 7 e il 12 due numeri fortunati: mi piace dire che sono due numeri su cui puntare, su cui io ho scommesso e nei quali ho creduto.
La buona sorte, la fortuna, quel sapore di magia che vorrei che trasmettessero i miei gioielli volevo fossero presenti già nel nome un po’ misterioso”. Il brand 7|12 è la meta felice di un percorso che inizia con la laurea in Disegno Industriale alla facoltà di Architettura, prosegue con lo studio in comunicazione per l’arte contemporanea a Brera, compie i primi passi professionali tra case editrici e gallerie d’arte, e poi vira accogliendo il richiamo autentico della creatività, e il desiderio di un progetto personale che la esprimesse, e facesse tesoro delle esperienze in progettazione e scrittura acquisite.
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“Ho semplicemente assecondato la mia vena creativa: fin da bambina sono stata attratta dai bijoux, dagli amuleti luccicanti dei marchés aux puces, ho sempre disegnato molto e creato con le mani. Non sono orafa di formazione: non è stato facile ma ho approcciato questo lavoro con la testa di chi ha avuto esperienze in settori diversi, senza troppe conoscenze tecniche ma con un senso del progetto e del lavoro che mi ha aiutato ad avere uno sguardo lungimirante e ambizioso. Ci sono molte persone che mi hanno aiutata e che devo ringraziare: io ci ho messo il cuore e tutta me stessa. Questo significa che la leggerezza con cui mi esprimo attraverso i miei gioielli è una scelta ben consapevole, e che la mia idea di bello ha radici apparentemente lontane”.
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Se la chiamate ‘artigiana’, Annalisa vi risponderà con la sua umiltà generosa che no, “io ho una visione molto alta dell’essere artigiano e non mi corrisponde. Mi sento sicuramente una designer, perché il design fa parte del mio percorso, e la parte creativa e di progetto mi danno più soddisfazione”. Ma, come per gli artigiani, sono le sue mani a creare ogni gioiello, alcuni con la tecnica della cera persa, altri, quelli che son forieri di messaggi scritti e simboli brillanti, tramite l’incisione dalla lastra, che sia d’ottone, in oro o argento: “qui il lavoro è più semplice, vincono la semplicità e l’idea”.
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Quella praticata da Annalisa è la semplicità come la intenderebbe il grande Bruno Munari, ovvero: “complicare è facile, semplificare é difficile. Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare. Per semplificare bisogna togliere, e per togliere bisogna sapere che cosa togliere […] Togliere invece che aggiungere vuol dire riconoscere l’essenza delle cose e comunicarle nella loro essenzialità”.
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Ed ecco, infatti, che anche le collezioni si sviluppano con lentezza saggia: non si rinnovano del tutto, ma mantengono l’essenzialità e la evolvono con nuovi messaggi e nuove forme, con lo splendore dei diamanti e la luce dell’argento, con le pietre colorate, corallo, turchesi, agata, ametista, pirite, quarzi, le medagliette da appendere al collo e ai lobi, i bracciali che avvolgono il polso, le stelline che  guidano il cammino. Assieme alla semplicità, vince di certo, anche quella lieve sensazione di magia che nei gioielli 7|12 ti fa sentire accarezzata dall’intento buono di trasmettere la positività porta-fortuna attraverso la bellezza preziosa. Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
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Ho le gambe magre. La pancia in dentro. Le guance scavate. Ho gli occhi scuri. Le ciglia lunghe. Il viso pallido. Respiro il fumo da una sigaretta che non finisce mai e tingo l'aria di grigio scuro. Il vento scompiglia i miei capelli ed il sole riscalda le mie mani. Aspetto, sempre in attesa di niente. Ho promesso di scriverti, di aggiornarti su quel che sto diventando, ma non posso. Rovino il tuo lavoro, la tua opera d'arte. Mi hai creata modificando ogni parte di me a tuo piacimento, ma non sono io e tu non capiresti. Sarà passato un anno o forse due e continuo a piedi la via verso me stessa che ho smarrito. Ti penso. Ogni tanto i tuoi tratti nella mia mente prendono forma, ma poi li scordo. I tuoi capelli biondi, corti. Gli occhi stanchi. I sbadigli mentre mi perdevo nei miei lunghi monologhi, prima parlando del mio passato per perdermi in qualche futuro non mio. Aiutami. Davanti a me una folla inesistente, ma esistente solo in testa, mia. Mi inumidisco le labbra screpolate e mi smarrisco in sguardi estranei. Cerco. Cerco fino a vomitare sangue. Ho il collo pieno di lividi lasciati da qualche amante a me ignoto. Non mi ricordo mai, l'unica cosa che memorizzo è l'intensità dei loro respiri che vorrei smorzare. Un colpo netto al petto, il cuore strappato e poi mordo, mastico brandelli. Il sapore del sangue riscalda il mio palato e come al solito mi sono morsa le guance. Disastro, ma tu ammiravi il disastro che sono. Ogni volta che aprivo la porta blu in fondo al corridoio tu mi aspettavi, ma ti trovavi davanti qualcosa di impreciso, indefinito, sconosciuto al tuo sguardo. Poi capivi, ma solo poi. Ero io. Ogni volta la stessa creatura, ma in vesti diverse dall'ultima volta. Mi nascondevo sotto maschere diverse. Oggi labbra dipinte di rosso e abiti neri e dopo una settimana ti trovavi davanti una bambina con i fiocchi tra i capelli ricci e con un vestito verde smeraldo. Ho buttato quel vestito come ho tentato di buttare me stessa e quel che finalmente ero diventata. Mi spaventava. Capisci? Certo che non capisci. Tu non mi hai mai capita come d'altronde non mi sono mai capita nemmeno io. Il mio marchio erano le scarpe alte e gli occhi rossi. Non sono mai stata lucida o sincera con te. Ho preferito le bugie. Tu mi chiedevi come stavo ed io dicevo bene. Tu mi chiedevi di raccontarti di me, di dirti come era andata la mia settimana ed io ti raccontavo di qualcuno che non ero io, che non mi toccava in nessuna maniera. L'ultima volta mi hai fatta piangere. Le lacrime scorrevano e la mia voce tremava, però ero tranquilla. Era una cosa fuori di me, estranea a ciò che ero io. Lasciavo le lacrime bagnarmi il viso con un sorriso stampato in faccia come se fosse una cosa divertente. Tu mi guardavi impaurita, oh cara, eri spaventata. Avevo i polsi marcati da lividi e tagli sconosciuti, ma tu sapevi, capivi bene che la colpevole era la vita e non io. Ora mi manchi. A volte per strada, a testa alta incontro gente felice, ci parlo, tocco tutto ciò di buono in loro e lo trasformo in odio, attendo il loro macabro, penoso suicidio in una stazione di servizio alle 3 del mattino o nella propria camera un giorno qualunque. Attendo. Tu sai fermarmi. Tu sai porre fine a tutto ciò di male c'è in me, ma non farlo, non togliere la mia unica arma, il mio unico scudo contro questo mondo mio strano e confuso. Parlo con loro. Ancora. Ascolto le loro voci che rimbombano nella mia testa come colpi di campana, ed anche oggi ho fatto le 4 del mattino, ed anche oggi penso a te, ma non ti voglio, non voglio il bene. Io sono nata sotto vesti del male, incubo dei miei che ancora non capiscono e urlano dicendomi di smettere, dicendo che mi distruggo, ma io non penso, io agisco d'impulso. Mi strappo gli occhi e il dolce buio è la mia casa. Io so muovermi, io so distruggerti. Ed ora svegliami che sto sognando che è un altro incubo che solo tu puoi fermare. Fammi male e fammi aprire gli occhi. Spezza tutto.  
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lamannafranco · 11 months
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Acqua Bio Naturale e Gasata
Acqua Bio Naturale e Gasata
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Il sistema PrimAcqua-Bio Naturale e Gasata
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L’ULTRAFILTRAZIONE Il sistema PrimAcqua-Bio è un processo di purificazione acqua ad Ultrafiltrazione che rimuove le particelle solide dall’acqua. Facendola passare attraverso dei filtri con densità filtrante da 0,5  micron  a 0,01 micron. Purifica le caratteristiche dell’acqua già buona. L'ultrafiltrazione del sistema PrimAcqua-Bio elimina dall’acqua cloro, microorganismi, sedimento, ruggine, micro plastiche, odore, colore, sapore, torbidità rendendola limpida e cristallina, buona da bere e per tutti gli usi alimentari, produzione alimentare, bollitura di brodi, minestre e cottura della pasta ideale per tutta la famiglia. Il sistema PrimAcqua-Bio non scarta acqua e non elimina i sali minerali lasciandoli inalterati(TDS). Il sistema PrimAcqua-Bio permette di avere un costo per litro molto economico e sempre disponibile, rispetto all’acqua in bottiglia che produce rifiuti di plastica con il rischio di essere compromessa a causa del trasporto o stoccaggio nei magazzini. L’Acqua di “Casa” DIVENTA ACQUA  DI  FONTE, con l’impiego di un sistema  ad Ultrafiltrazione PrimAcqua-Bio. Il sistema opera in posizione verticale , occupa pochissimo spazio e quindi può essere collocato sotto lavello.(disponibile anche la versione orizzontale) Prodotto certificato D.M. 25, D.M. 174.
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Il sistema ad ultra-filtrazione  PrimAcqua-Bio Naturale e Gasata a ha un costo di COSTO
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CARATTERISTICHE TECNICHE  DELL’IMPIANTO  PrimAcqua-Bio Naturale e Gasata
♦ Stadio 1
Filtro in linea a sedimenti – 5micron Rimuove sporco, impurità grossolane come ruggine, terra, sabbia, particelle in sospensione. Caratteristiche Tecniche: Portata max: 2,8lpm * Pressione max.: 8bar * Temperatura max.: 38°C. * Autonomia: 9.500 litri. * Sostituzione12 mesi
♦ Stadio 2
Filtro con tecnologia Pre-Coat e Carbon Block con innesto baionetta Un unico filtro con carbone attivo che rimuove il cloro, i sapori e gli odori sgradevoli e dà un’acqua di qualità per la produzione di cibo, bevande e cubetti di ghiaccio. I filtri con i sistemi Pre-Coat e Carbon Block, aiutano a fornire un’acqua di elevate qualità organolettiche. Rimozione di eventuali agenti contaminanti Le fibre di Asbesto, le fibre di Amianto e altri microorganismi presenti nell’acqua, come le cisti di Giardia e di Criptosporidio, la sporcizia, il cloro, il calcare, la muffa e le alghe. Lo strato preliminare fornisce la filtrazione assoluta e rimuove tutte le particelle di diametro superiori o uguali a 0,5 micron (0,0005 mm). Questa tecnologia brevettata offre la più grande area di filtrazione, una lunga vita del filtro e la protezione contro guasti inosservabili come chanelling e fuoriuscita. E’ allineato con un polimero di categoria alimentare che impedisce all’acqua di venire a contatto con esso. Qualità dell’acqua costante nel tempo. Variazioni di pressione non possono causare rilasci improvvisi di impurità accumulata nel filtro. * Sostituzione: 12 mesi.
♦ Stadio 3
Filtro a ultrafiltrazione L’Ultrafiltrazione è un processo che separa le particelle d’acqua tra l’osmosi inversa e la micro filtrazione. Può essere descritto come una sintesi di filtrazione a membrana, per far fronte a problemi quali metalli pesanti, macromolecole, colloidi, virus e batteri. Il sistema opera a basse pressioni rispetto all'osmosi inversa, senza togliere i sali minerali presenti nell'acqua. La membrana di ultrafiltrazione è prodotta con capillari in polisulfone, con filtrazione nominale inferiore a 0,01 micron. GASATORE Co2
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Bombola Co2 monouso
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Riduttore di pressione Gas Co2
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Grado di filtrazione dell’acqua trattata
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ABBATTIMENTO PRINCIPALI INQUINANTI CON UN SISTEMA AD ULTRA-FILTRAZIONE Il trattamento di ultrafiltrazione agisce eliminando tutte le impurità superiori a 0,01 micron con una capacità di rimozione microbica totale ed è altrettanto efficace nella riduzione dei nitrati. Inoltre migliora l’aspetto microbiologico dell’acqua e non avvengono rilasci dall’intero sistema né di ammoniaca né di metalli. L’ultrafiltrazione PrimaAcqua-Bio è un sistema ecologico, sicuro è consigliato per studi medici, professionisti e abitazioni dove si desidera la certezza di un acqua perfettamente sana.
RISULTATO FINALE
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Passando attraverso un sistema ad ultra-filtrazione PrimAcqua-Bio , l’acqua che raggiunge il rubinetto è più pulita, priva di agenti chimici e di impurità dannose per la salute, e avrà un sapore più genuino.  Inoltre l’ultrafiltrazione PrimAcqua-Bio lascia invariate le percentuali dei sali minerali  lasciando inalterato il suo PH (rispetto all’osmosi inversa), che toglie tutti i SALI minerali indispensabili per il corpo umano) E’ adatta per tutti coloro che desiderano bere acqua pulita e sicura dal rubinetto. Grazie a questa caratteristica oltre a migliorare enormemente il sapore dell’acqua, garantisce l’eliminazione dei microorganismi in sospensione e dei residui nei processi di potabilizzazione è determinante nella rimozione di batteri patogeni, virus e metalli pesanti. Quindi l’acqua erogata attraverso un impianto di ultrafiltrazione PrimAcqua-Bio è completamente priva di cloro,  soprattutto, conserva i sali minerali utili per il nostro organismo come il magnesio, il calcio, il potassio, il sodio e altri Sali minerali contenuti nell'acqua.
Sopratutto Purificando l’acqua con L’ultrafiltrazione 
PrimAcqua-Bio   - Si OTTIENE uno stile di vita sano ed equilibrato. - Si  risparmia  sull’acquisto di acqua in bottiglia  - rispetta  l’ambiente, inquinandolo meno. - Si riduce drasticamente l’uso della plastica - non produce scarti (acqua eliminata) - Inoltre la tua acqua  avrà un gusto autentico e non alterato
COSTI
Il sistema ad ultra-filtrazione PrimAcqua-Bio Naturale e Gasata a ha un costo di COSTO
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Il sistema primAcqua-Bio Naturale e Gasata è fornito con: * Conta litri digitale funzionamento con 2x batterie da 1,5v. AAA incluse. Allarme consumo filtri con segnalazione visiva e acustica
Scheda
Sistema ultrafiltrazione PrimAcqua-Bio naturale e gasata *Filtro in linea a  - 5 micron *Filtro  Pre-Coat e Carbon Block  0,5 micron, innesto baionetta *Filtro a Ultrafiltrazione 0,01 micron. * Pompa booster   *sensore anti allagamento  *centralina di controllo. *Carbonatore da 1lt. in acciaio inox. * Pressostato ed elettrovalvola in ingresso. * Produzione 2.700 Lt /giorno +/-10% acqua naturale. * Contenitore: Lamiera verniciata a polvere epossidica. * Dimensioni: (B x A x P) 108 x 454 x 420 mm * Peso: Kg 5/7 (a seconda del modello) * Pressione richiesta: 0,7 – 4 bar, non-shock. * temperatura: 35 – 100°F (2 – 38°C) Connessioni Connessioni * Ingresso acqua: Filetto maschio 3/4" o innesto rapido 3/8" J.G. * Ingresso Co2: 1/4" innesto rapido J.G. * Uscita acqua naturale: 1/4" innesto rapido J.G. * Uscita acqua naturale gassata: 1/4" innesto rapido J.G. - L’impianto viene fornito di un kit per l’installazione AVVERTENZE Non usare dove l’acqua è microbiologicamente pericolosa o di qualità ignota. Usare solo su acqua potabile o potabilizzata conforme alla legge. I sistemi certificati per riduzione di cisti possono essere usati su acqua disinfettata che può contenere cisti filtrabili. Il sistema non è un potabilizzatore, ma purifica l’acqua già potabile Tutti i sistemi devono essere mantenuti secondo le istruzioni del produttore. Nota: Gli agenti inquinanti rimossi o ridotti da questo sistema non sono necessariamente nella vostra acqua. Cambio cartucce filtri  Quando la capacità è arrivata al termine, o quando il flusso arriva troppo lento, almeno annualmente. Chiedi liberamente Per informazioni o domande, compila la richiesta qui di seguito GDPR/CCPA acconsento che i miei dati vengano usati per l'uso della presente richiesta Il tuo nome La tua email Oggetto Il tuo messaggio (facoltativo) Δ Read the full article
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rideretremando · 1 year
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«A Wittgenstein piacevano i romanzi gialli, leggerli lo distraeva dalle sue profonde riflessioni. Per un filosofo che aspirava a spiegare tutti i problemi del mondo mediante la logica, una storia che propone un enigma, un omicidio o svariati omicidi, mettiamo, e che si sviluppa in base alle regole del caso e della deduzione, scartando piste false, procedendo per tentativi, indagando sui fatti e i presunti colpevoli, fino a trovare la soluzione e risolvere il mistero (questo è l’assassino e questa la ragione per cui ha commesso il suo delitto) doveva essere gratificante: ci sono una causa, un fine e un metodo; un romanzo giallo su una morte senza spiegazioni, che può essere stata un incidente o un suicidio o un omicidio (ma allora chi l’ha commesso e per quale motivo?) e non risolve l’enigma, ha il sapore di una frode o di una truffa, una storia assurda che non serve nemmeno da cornice o da soggetto per un brutto B-movie, di quelli in cui recitava Sandra Mozarovski».
Così scrive Clara Usón in «L’assassino timido» (Sellerio 2018, cap. iv), un ottimo romanzo che ricostruisce la breve vita appunto di Sandra Mozarovski o Mozarowski (1958-1977), attrice spagnola (il padre era russo, fuggito dall’Urss per motivi politici, e faceva il diplomatico) la cui carriera consistette quasi tutta in brevi apparizioni in film di serie B (in genere sexy-horror nei quali appariva per lo più svestita e quasi inevitabilmente finiva sgozzata), e che morì cadendo misteriosamente da una terrazza. Il romanzo di Clara Usón è assai bello, e ovviamente la morte della ragazza rimane senza spiegazioni (o meglio: con troppe spiegazioni e con l’impossibilità di decidere per una di esse), ma il lettore non rimane insoddisfatto: perché si rende conto che tutto il possibile è stato fatto per togliere il velo al mistero, e non c’è stata dunque truffa né frode, e perché ben presto lo conquistano la solidarietà e la pietà verso la giovane donna che nella Spagna ancora franchista (Francisco Franco morì nel 1975) e ufficialmente cattolicissima e bigottissima, «si guadagnava da vivere bene facendo film che scandalizzavano la sua famiglia», come scrive Usón.
Ma torniamo a Ludwig Wittgenstein. Filosofo dall’intelligenza leggendaria («Il più perfetto esempio di genio che abbia mai conosciuto», scrisse Bertrand Russell nella propria autobiografia) e dalla vita romanzesca, autore di opere difficili e affascinanti, è noto a tutti – è diventato una citazione pop – se non altro per l’aforisma che chiude l’unica opera che pubblicò in vita, nel 1921, a trentadue anni, il «Tractatus logico-philosophicus»: «Di ciò di cui non si può parlare si deve tacere». In realtà, dopo la pubblicazione del «Tractatus» Wittgenstein instancabilmente meditò – come dimostrano i numerosi manoscritti pubblicati dopo la sua morte – proprio su ciò di cui non si può, o non si riesce a, parlare. Ed era, Wittgenstein, un vero appassionato di letteratura gialla: il che, a prima vista, potrebbe sembrare un po’ contraddittorio. E invece no. Le storie raccontate nei romanzi gialli (a lui piacevano soprattutto le storie «hard-boiled»: gialli deduttivi, sì, ma non asettici e quasi striminziti come quelli di Agatha Christie, bensì pieni di rappresentazioni realistiche del crimine, della violenza, e magari anche del sesso: roba «pulp», insomma) non sono «reali» (benché possano essere ispirate a fatti ed eventi reali, eccetera), ma ciò non impedisce loro di essere «qualcosa di cui si può parlare».
Quando, nella mia prima liceo (vi parlo del 1976 o giù di lì), il professor Renato Bortot entrò nell’aula per la prima lezione di filosofia (e noi eravamo, giustamente, piuttosto intimoriti dall’idea di studiare filosofia: io, per dire, sono ancora adesso terrorizzato dalla violenza argomentativa dei filosofi), aprì la porta e si mosse come se stesse spingendo avanti un qualcuno: che non vedevamo. Poi si accomodò alla cattedra e disse: «Vi presento il mio elefantino rosa». Ce ne parlò a lungo, descrivendone l’aspetto e le abitudini (molto divertenti). E così imparammo, o almeno imparai io, e non mi scordai mai la lezione, che si può benissimo parlare di cose che non esistono – o delle quali non si sa se esistono o no: si tratti di elefantini rosa, di ruote celesti, di Dio, dell’Essere, dello Spirito, o dei personaggi di una storia inventata. L’importante è che la narrazione che se ne fa non sia una frode né una truffa. Addirittura, può accadere che un romanzo giallo non porti alla scoperta del colpevole e finisca nel nulla – come certi romanzi di Friedrich Dürrenmatt, da lui raccolti sotto il titolo significativo «Un requiem per il romanzo giallo» –; ma l’autore non deve mai dimenticare di mettere in scena «una causa, un fine e un metodo».
Per esempio, nei «Promessi sposi» ciascun personaggi ha la sua causa, il suo fine e il suo metodo. Don Rodrigo ha la libidine come causa, la vittoria della scommessa con il cugino (il conte Attilio) come fine, e la violenza come metodo. Renzo ha la propria gioia di vivere come causa, l’amore per Lucia – e quindi il matrimonio – come fine, e un suo certo senso di giustizia come metodo. L’innominato ha un greve senso di noia come causa, il desiderio di libertà come fine, e la propria umanità (sepolta, ma ancora viva) come metodo. Don Abbondio ha la fifa come causa, la fifa come fine, e la fifa come metodo."
Giulio Mozzi
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barbaraincucina · 1 year
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Al Barbaricum abbiamo scoperto alcuni piatti di origine longobarda. Vediamo la ricetta di oggi!
La saba
Le origini del “mosto cotto” si perdono nella notte dei tempi, dato che la saba era un economico sostituto del miele e, così come le spezie, aiutava a conservare i cibi. I contadini erano soliti utilizzare molto la saba, sia per i dolci casalinghi sia per dare più sapore a piatti poveri come la polenta o per intingervi altre pietanze come il gnocco fritto. Squisita insieme ai formaggi stagionati e saporiti, la saba s'accompagna molto bene anche come condimento per l'insalata e come salsa per i gelati di crema e di panna. In estate, aggiunta all'acqua, diventa un'ottima bevanda dissetante. Un tempo, quando la neve fresca non era inquinata dall'atmosfera, costituiva un'inaspettata granatina.
8 kg. di uva dolce e matura 5 cm. di corteccia di cannella 16 chiodi di garofano 2 limoni
Lavate bene gli acini dell'uva, staccateli uno a uno per controllarne lo stato, asciugateli e metteteli in un'ampia pentola di coccio. Con un pestello (meglio con le mani) ammostate l'uva il più possibile, passatela al setaccio per togliere buccia e vinaccioli e rimettetela nella pentola. Coprite con un canovaccio e fate riposare in un luogo fresco. Dopo 24 ore, unite al mosto la cannella, i chiodi di garofano e la scorza dei limoni senza nulla del bianco interno e ponete sul fuoco. Mescolando sempre, fate bollire piano piano per almeno 12 ore, finchè il mosto non si sia ritirato di circa 2/3. Schiumate per togliere eventuali impurità e poi lasciate raffreddare. Togliete la cannella e il liquido ottenuto, dolce, semiliquido e vischioso, versatelo in bottiglie che poi sigillerete e conserverete in luogo fresco, asciutto e bene aerato.
Fonte: http://sottolaghirlandina.blogspot.com/2014/01/mosto-cotto-saba.html
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